L`estensione del reale e lo spazio fluido nell`opera di Toyo Ito

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L`estensione del reale e lo spazio fluido nell`opera di Toyo Ito
RECENSIONE/BOOK REVIEW
L’estensione del reale e lo spazio fluido nell’opera di Toyo Ito
Mello 2008 - Patrizia Mello, Ito digitale. Nuovi media, nuovo reale. Edilstampa, Roma 2008, pp. 96
Il saggio di Patrizia Mello indaga le forti relazioni che legano la produzione architettonica di Toyo Ito all’Information Technology. I primi capitoli analizzano alcune opere dell’architetto
giapponese e ne individuano i principi formativi, il corpo della trattazione affronta i molteplici filoni di ricerca intrapresi da Ito e gli esiti delle sue collaborazioni con gli “ingegneri
strutturali”, le considerazioni conclusive lasciano spazio agli scenari futuri in cui le potenzialità dell’elettronica si manifesteranno in architettura. (fig. 1)
La prefazione al volume, curata da Antonino Saggio, rileva la centralità dell’interazione, mediata dall’elettronica, tra ambiente esterno e architettura, nell’opera di Ito. I progetti
dell’architetto giapponese danno forma e realtà materica al fluire delle informazioni. Lo scorrimento dei flussi d’informazione diviene quindi il principio che plasma la materia e che
produce esiti spaziali fluidi e continui in cui gli elementi architettonici perdono la propria identità convenzionale. (fig. 2 )
La prima immagine cardine nello studio dell’opera di Ito è la foresta dei media, uno scenario teorizzato dallo stesso architetto per descrivere lo spazio configurato dai media elettronici,
una realtà alterata, ulteriore e non in antagonismo con la natura. Tale natura potrebbe quindi essere definita virtuale in addizione a quella che convenzionalmente intendiamo come
reale. Il progetto della Mediateca di Sendai (1995-2001) tramuta tale scenario in architettura; i piani sembrano fluttuare senza essere limitati da partizioni, i sostegni verticali perdono
il rigore della gabbia strutturale diventando tubi, di sezione irregolare, che ospitano anche collegamenti e impianti. Gli elementi architettonici dello spazio prospettico e quelli dell’era
della macchina perdono la loro riconoscibilità e la propria valenza costruttiva e formale per modellare uno spazio fluido e continuo. (fig. 3)
I media e l’elettronica oltre ad una valenza metaforica sono sostanziali alla costruzione del progetto di architettura. L’analisi strutturale di forme complesse, basata su sistemi di calcolo
non lineari e facente riferimento a geometrie non euclidee, sarebbe impossibile con l’approccio del calcolo delle strutture convenzionalmente inteso. La collaborazione di Toyo Ito con
gli ingegneri strutturali (Balmond, Sasaki e altri) diventa quindi fondamentale.
Il corpo della trattazione analizza i progetti per i padiglioni di Londra (2002) e di Bruges (2002) insieme alla sede di Tod’s a Tokyo (2004) ponendo l’accento sul concetto di superficie strutturale. Gli elementi tradizionali dell’architettura diventano irriconoscibili, le convenzionali gerarchie tra elementi portanti e portati si confondono e al tempo stesso si forma
una nuova architettura che nega i principi e il rigore seriale di quella del ventesimo secolo. Il parco di Fukuoka (2005) rappresenta questa nuova economia di progetto e l’identità tra
partizioni e copertura. In questa direzione si muovono le ultime ricerche di Ito, interamente tese a conformare uno spazio fluido, continuo che non presenti soluzione di continuità tra
interno ed esterno. (fig. 4, 5, 6 e 7)
Il testo analizza in maniera efficace l’opera architettonica e teorica di Toyo Ito dimostrando come il portato della rivoluzione informatica si sia materializzato in architettura. L’analisi
degli esiti formali e spaziali delle realizzazioni dell’architetto giapponese costituisce un utile spunto di riflessione sulla formazione di una nuova estetica e sulla percezione dello spazio
contemporaneo. (fig. 8)
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3
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Tutte le immagine sono tratte dal sito Toyo Ito & Associates ad esclusione della copertina del libro e dell’immagine del plastico scattata da chi scrive alla Biennale di Venezia 2010.