01_Arte Greca - Scuole Maestre Pie

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01_Arte Greca - Scuole Maestre Pie
Arte Greca
Le origini della civiltà greca risalgono al periodo in cui, dal XII al IX secolo a.C. (circa), tribù di Ioni,
Eoli, Dori, provenienti dai Balcani, occupano, in fasi successive, il Peloponneso. Essi si impongono
alla civiltà micenea, determinando l'inizio di una nuova cultura, che si estenderà poi a tutto il
Mediterraneo. La civiltà greca vera e propria, con caratteri originali e ben definiti, viene
generalmente comprese nel periodo che va dall'VIII al II secolo a.C. Inizialmente localizzata nella
penisola ellenica, la civiltà greca si estende successivamente sulle coste dell'Asia Minore e
dell'Italia meridionale (colonie della Magna Grecia), per diffondersi, con Alessandro Magno, in
Egitto ed in Oriente, fino ai confini dell'India. Moltissime sono le testimonianze della civiltà greca
giunte sino a noi. Oltre ai numerosissimi reperti archeologici originali (impianti di città, teatri,
statue, vasi) esistono copie romane di sculture e testimonianze scritte in greco e latino, che
illustrano molteplici aspetti della vita e della cultura in Grecia. Assai scarse sono, tuttavia, le
testimonianze della pittura. L'arte greca raggiunse altissimi livelli nella rappresentazione della
figura umana: lo studio anatomico ed il movimento armonioso del corpo sono resi nel marmo e
nel bronzo con grandissima abilità tecnica.
L'arte greca è divisa in tre grandi periodi.
- Periodo Arcaico (dall'VIII secolo alla prima metà del V secolo a.C.): nell'arte sono ancora
riconoscibili i modi espressivi degli antichi popoli dei Dori e degli Ioni; elementi delle loro culture
rimangono evidenti, anche nei periodi successivi, soprattutto nella costruzione dei templi. A
questo periodo risalgono templi semplici e massicci, sculture immobili e solenni, vasi a
decorazione geometrica o a figure nere.
- Periodo Classico (dalla seconda metà del V secolo a tutto il IV secolo a.C.): l'arte presenta
caratteri unitari e ben definiti; ad essa è affidato il compito di divulgare e rafforzare i valori
religiosi, sociali e politici del tempo. A questo periodo risalgono templi slanciati, armoniosi e
riccamente decorati; sculture che propongono una bellezza fisica e perfetta, quasi irreale, carica di
tensione e movimento. I vasi sono a figure rosse, che pongono in risalto l'anatomia dei corpi. Il
complesso monumentale più significativo del periodo classico è l'Acropoli di Atene, che per
volontà di Pericle viene costruita dai più importanti artisti del tempo, affinché divenga il simbolo
della grandezza greca.
- Periodo Ellenistico (dal III secolo al II secolo a.C. compreso): Alessandro Magno riunisce in un
grande impero le civiltà dell'Oriente e della Grecia. L'arte greca si arricchisce degli influssi di
culture diverse, ma perde il suo carattere unitario. Si formano varie correnti artistiche, che fanno
capo a vere e proprie scuole (scuole di Pergamo e di Rodi). A questo periodo risalgono edifici
monumentali che devono celebrare la potenza dell'impero; si costruiscono nuove città, secondo
veri e propri piani regolatori. Le sculture divengono sempre più realistiche, caratterizzate da una
forte espressività ed esasperazione dei gesti. La decorazione dei vasi è sempre più ricca e raffinata
e le opere riflettono una padronanza assoluta dei mezzi tecnici. Vastissima è la produzione dei
monili e di oggetti preziosi. Nasce il mercato delle opere d'arte, riprodotte anche in serie, in copie
di piccolo formato.
Architettura
Il teatro e, in particolare, il tempio sono le tipologie dell'architettura greca che prendiamo in
considerazione. Il teatro, per i Greci, era un luogo importante per manifestazioni collettive,
insieme religiose, politiche, culturali e di svago. Gli spettacoli coincidevano con le grandi festività in
onore del dio Dioniso, a cui partecipava la totalità della cittadinanza. Il teatro, come costruzione, è
semplice, perfettamente funzionale ed esteticamente armoniosa. Costruito sempre a cielo aperto
sul declivio di una collina si compone di tre parti:
- la gradinata semicircolare, divisa in settore per gli spettatori;
- l'orchestra, cioè la platea, a forma circolare o semicircolare: serviva per le danze del coro; nei
tempi più antichi vi era collocato al centro un altare per i sacrifici al dio Dioniso;
- il proscenio (o palcoscenico), dove recitavano gli attori, avente come sfondo la scena, un edificio
in muratura a imitazione di una reggia.
Il tempio, al pari del teatro, ha una struttura semplice e un aspetto armonioso; anche se vasto e
maestoso non tende al colossale come le costruzioni egizie. Derivato dal megaron, assume
attraverso il tempo una sua tipica fisionomia; il tempio tipo consiste di tre parti, disposte in senso
longitudinale:
- il pronao, un porticato a colonne che precede la cella;
- la cella, locale destinato alla statua della divinità;
- l'opistodomo, locali posteriori destinati a conservare gli arredi del tempio e le offerte dei fedeli.
La costruzione posa su di un basamento formato da gradoni ed è coperta da un tetto a due
spioventi che danno origine sulle facciate brevi a due frontoni o timpani triangolari. A seconda
della disposizione delle colonne e anche del loro numero sulla facciata frontale il tempio ha
denominazioni diverse. E' detto in antis quando il portico è costituito dai prolungamenti dei muri
della cella ed è delineato sulla facciata da due colonne; pròstilo quando il portico è aperto
lateralmente e presenta quattro colonne sul fronte; anfipròstilo quando il portico è presente oltre
che sulla facciata anteriore anche su quella posteriore; periptero quando il portico circonda
l'intero tempio; diptero quando il portico è costituito da due file di colonne.
L'effetto armonioso del tempio greco è dovuto a un calcolato rapporto di proporzioni fra tutte le
parti, principali e secondarie, dell'edificio. Come unità di misura o "modulo" gli architetti
stabilirono il raggio di base della colonna; ad esso rapportarono le strutture portanti, quelle
portate e anche le modanature o sagome architettoniche. Sono, queste, elementi che hanno la
funzione di profilare e separare le parti principali e, nello stesso tempo, di decorare; possono
essere rettilinee o curve, a superficie liscia o decorate a rilievo o a pittura. Il tempio greco è
costruito secondo il sistema trilitico: come elemento portante c'è la colonna, composta di base,
fusto e capitello; come elemento portato la trabeazione, suddivisa in architrave, fregio e cornice.
La disposizione della colonna e della trabeazione con le loro tipiche suddivisioni, definite da regole
fisse, costituisce il cosiddetto ordine architettonico. Gli ordini si suddividono in:
- ordine dorico: il fusto della colonna presenta scanalature a spigoli vivi e poggia direttamente
sullo stilobate. Il capitello è costituito da un semplice rigonfiamento (echino) sormontato da una
spessa lastra a base quadrata (abaco). Sull'architrave è posta una fascia decorativa (fregio),
composta da elementi scanalati (triglifi), alternati a lastre con bassorilievi (metope). La netta
separazione fra un metopa e l'altra favorisce la rappresentazione di episodi staccati l'uno dall'altro.
- ordine ionico: il fusto della colonna presenta scanalature a spigoli smussati; è più alto e sottile di
quello dell'ordine dorico; poggia su di un basamento che lo isola dallo stilobate. Il capitello è
costituito da due volute, sormontate da un sottile abaco. Sull'architrave il fregio è costituito da un
bassorilievo che si sviluppa senza interruzioni e che si presta particolarmente per una narrazione
continua.
- ordine corinzio: la colonna e la decorazione del fregio sono ripresi dall'ordine ionico, il capitello è
invece costituito da una composizione di foglie di acanto; gli edifici realizzati secondo l'ordine
corinzio appaiono nel complesso più alti e monumentali.
In tutti e tre gli ordini il frontone del tempio, determinato dal tetto a due spioventi, è costituito da
una cornice che delimita uno spazio triangolare interno detto timpano. Esso è decorato da sculture
a tuttotondo che devono essere ideate in funzione del posto che occupano.
Scultura
La figura umana è il soggetto più rappresentato nella scultura greca. Le statue più antiche (VIII-VI
secolo) raffigurano prevalentemente giovani uomini e donne e sono realizzate in pietra o marmo
(tipiche sculture dell'epoca arcaica sono i kouroi, giovani atleti, e le korai, fanciulle ateniesi recanti
offerte alla dea Athena). Sono sculture votive, erette con uno scopo propiziatorio, rigidamente
frontali nell'impostazione della figura; sembrano chiedere benevolenza alla divinità che
rappresenta il destinatario del messaggio visivo. Dal V secolo si evidenzia un vivo interesse per
l'anatomia e la rappresentazione del movimento. Nel mondo greco le divinità hanno forma
umana: il loro corpo, rappresentato nel pieno della giovinezza e del vigore, comunica l'idea di una
bellezza perfetta, incorruttibile nel tempi, immortale. La rappresentazione della figura umana
testimonia desiderio di perfezione nel corpo e nello spirito, volontà di raggiungere l'ideale
dell'uomo eroico e vittorioso, protetto ed amato da un dio che guida le sue azioni. I grandi scultori
del V secolo (Mirone, Policleto, Fidia) e del IV secolo (Skopas, Prassitele, Lisippo) esaltano la
perfezione della muscolatura e studiano accuratamente l'armonia e la proporzione fra le parti del
corpo, mostrando una grandissima abilità tecnica nella realizzazione delle loro opere, scolpite nel
marno o fuse in bronzo. Dal III secolo in poi l'ideale dell'uomo greco perfetto viene abbandonato.
Ci si allontana dalla bellezza idealizzata ed irreale dei secoli precedenti e le immagini riproducono
anche i difetti fisici e le caratteristiche dei volti e corpi non più solo giovani ed atletici. Si sviluppa la
ritrattistica per tramandare il volto degli uomini illustri. Al cittadino non si propone più un modello
astratto di perfezione, bensì l'esempio di coloro che, con volontà, hanno saputo potenziare le
molteplici capacità umane. Gli eroi della cultura greca sono ora i grandi protagonisti della storia:
condottieri, uomini politici, filosofi, poeti, artisti. Lo scopo di questi messaggi visivi è soprattutto
celebrativo; l'artista che scolpisce i ritratti vuole comunicare, attraverso l'espressività del volto, la
personalità del soggetto rappresentato.
L'Acropoli di Atene
Il complesso monumentale più significativo dell'arte greca è l'Acropoli di Atene. Fin dall'epoca
micenea (secondo millennio a.C.) sulla sua sommità si trovava il palazzo del re (anax) e intorno al
XIII secolo a.C. vi fu innalzata la prima potente cinta muraria fortificata. Con l'accrescersi
dell'importanza di Atene e in modo particolare nell'età di Pisistrato e dei Pisistratidi (VI secolo a.C.)
l'Acropoli era stata via via arricchita di edifici sacri e le sue fortificazioni erano state rinforzate.
Dopo le distruzioni operate dai Persiani cominciò la ricostruzione prima sotto il governo di
Temistocle (inizio del V secolo a.C.), poi con Cimone (prima metà del V secolo a.C.), ma fu
comunque con Pericle che l'Acropoli raggiunse il suo massimo splendore. L'agorà già alla fine del
VI secolo a.C. era staccata dall'Acropoli caratterizzandosi come luogo civico per eccellenza,
simbolo della trionfante democrazia. Nel V secolo a.C. acquistò una forma più regolare, si arricchì
di edifici e di porticati che ospitavano botteghe e luoghi d'incontro. Divenne il vero centro politico
e commerciale della città. Il primo edificio innalzato sull'Acropoli fu il Partenone, tempio di Athena
Parthenos, cioè della Vergine in quanto la dea Athena aveva custodito la propria castità anche
quando Efeso l'insediò, il monumento che Pericle volle fosse omaggio alla dea Athena protettrice
della città nel difficile momento dello scontro con i persiani, anche un simbolo della potenza
ateniese che dal periodo della guerra era uscita vincitrice stabilendo la propria egemonia sulla
Grecia. Una serie di attente indagini condotte da un archeologo inglese, Rhys Carpenter, hanno
rivelato che nel sito dove sorse il tempio pericleo era già stato in costruzione un altro tempio
dedicato ad Athena ed era stato progettato nel 490 a.C. circa. Era già stata eretta un'altra
piattaforma di pietra e posti in loco i tamburi di base del colonnato quando nel 480 a.C.
sopravvenne l'invasione persiana. Tra il 468 e il 465 a.C., per iniziativa di Cimone, fu progettato un
nuovo tempio nello stesso luogo e con la stessa pianta. I lavori per la costruzione del nuovo
edificio furono interrotti però quando Pericle assunse il potere dopo la morte di Cimone nel 450
a.C. In questa fase fu progettato un nuovo tempio, il terzo, nello stesso luogo ma con pianta
ampliata. Dai resoconti finanziari desumiamo che la costruzione del Partenone fu iniziata nel 447
a.C. quando fu inaugurata la grande statua crisoelefantina, cioè in oro e in avorio, la Athena
Parthenos di Fidia, ma rimasero all'opera squadre di scultori fino al 432 per completare la
decorazione dei frontoni. Le fonti antiche ci hanno tramandato i nomi di alcuni architetti: Iktinos,
Kallikrates, Karpion. Sappiamo qualcosa di più di Fidia grazie alla sua notorietà e alla sua amicizia
con Pericle. Le fonti sono d'accordo sul fatto che fu nominato da Pericle episkopos, cioè
sovrintendente dei lavori del Partenone, e non abbiamo motivo per metterlo in dubbio.
Comunque il Partenone non fu opera di una sola persona, ma di una équipe affiatata.
Lunga e minuziosa fu la progettazione, durata almeno due anni (449 e 448 a.C.). Fu usata,
ristrutturandola e ampliandola (da 23,53 m x 66,94 con sei colonne per sedici a 30,88 m x 69,609)
la piattaforma del precedente tempio che presentava già la disposizione prostila della cella, cioè
con opistodomo anteriore con quattro colonne distaccate tra le ante e la profondità del pronao
ridotta. Iktinos mantenne inoltre la divisione della cella in due settori, il vano principale a ovest a
tre navate con doppia fila di dieci colonne, il secondo a est, a pianta quadrata, con quattro colonne
che sostenevano il soffitto. La necessità di riutilizzare gli elementi delle colonne già presenti nel
cantiere condizionò le dimensioni delle colonne, che risultarono di diametro inferiore rispetto ai
canoni tradizionali dell'ordine dorico e quindi il colonnato esterno risultò con un ritmo molto
serrato. Iktinos, pur conservando questa pianta, dovette tener conto delle proporzioni
monumentali che Fidia prevedeva per la statua. Mantenne allora la divisione in due sale della cella
del precedente tempio, ma trasformò però in modo sostanziale la ripartizione degli spazi e dei
volumi. Sviluppò il colonnato interno attorno alla navata centrale della cella sotto forma di un
portico a tre ali, due laterali a dieci colonne e una trasversale a cinque colonne. Aumentando così
l'ampiezza della cella il numero delle colonne sulla facciata fu aumentato dai sei a otto; i corridoi
del peristilio vennero ridotti, il pronao e l'opistodomo perdettero la profondità. Nella sala
posteriore, dove veniva custodito il tesoro della dea e che all'origine portava il nome di Parthenon,
nome che soltanto dal IV secolo a.C. fu adottato per tutto l'edificio, Iktinos impiegò l'ordine ionico
per le quattro colonne perché la forma più slanciata soddisfaceva meglio l'esigenza di spazio.
La decorazione scultorea e pittorica ravvivava ed esaltava il tempio. Sobria quella relativa alle
modanature in marmo dotate di piccoli fregi con perle. In quella del tetto predominava il motivo
della palmetta. A testa di leone i gocciolatoi. Contenuta anche la cromia: poco azzurro, rosso, oro
su alcune modanature e sui cassettoni marmorei, con motivi geometrici o floreali stilizzati.
Sfortunatamente ci sono giunte in cattivissime condizioni le sculture del tempio, distribuite su
novantadue metope, su un fregio di centosessanta metri che girava intorno alla cella e sui due
frontoni. Per connettere in qualche modo i frammenti dispersi e interpretarli si sono rivelati
preziosi i disegni eseguiti dal pittore Carrey prima dell'esplosione del Partenone-polveriera nel
1687. Le sculture, in marmo a grana fina erano dipinte e arricchite da dettagli in bronzo
probabilmente dorato.
Le metope, pressappoco quadrate, erano quattordici sui lati brevi, trentadue sui lunghi. Sul lato
occidentale è rappresentata un'amazzonomachia, lotta di amazzoni, simboleggiante con ogni
probabilità la guerra contro i persiani. Del lato nord quasi nulla possiamo dire, perché l'unica
metopa leggibile è la trentaduesima, che si pensa raffiguri Iris ed Hera, le divinità rappresentanti i
fenomeni naturali e la terra o la vita stessa. Il tema svolto era comunque la guerra di Troia, con gli
dei che assistevano alla lotta. La stessa indecifrabilità presenta il lato orientale, rappresentante
una gigantomachia. Meglio si sono conservate le metope del lato occidentale, probabilmente
perché di più difficile accesso, poiché da quella parte il pendio era più scosceso. Il tema è una Lotta
fra Centauri e Lapiti, un popolo mitico della Tessaglia noto per avere liberato quella regione dei
Centauri, chiara metafora della lotta tra la bestialità e razionalità. I contendenti sono in parte nudi
in parte coperti da clamidi e mantelli. Alla contenutezza espressiva dei Lapiti fa riscontro
un'intensissima gamma di emozioni sul volti dei Centauri. Perdute sono le metope dalla
tredicesima alla ventunesima.
Ideato da Fidia, il lunghissimo fregio, della cella rappresenta in chiave realistica la processione
delle Panatenee, la maggiore festa civile e religiosa di Atene, che si svolgeva in estate in onore
della dea protettrice della città. Sul lato occidentale del fregio un corteo di cavalieri con un
personaggio che li guida. Sul lato settentrionale ancora una cavalcata: i cavalieri sono preceduti da
carri e seguiti da anziani, da citaredi e flautisti, da portatori di offerte, da conducenti di vittime
sacrificali. Sul lato meridionale la tematica si ripete. Su quello occidentale un po' meno affollato, le
fanciulle ateniesi alla presenza degli eroi e degli dei offrono ad Athena il sacro peplo. Non c'è un
momento di monotonia nella rappresentazione: le figure in movimento si alternano a quelle
ferme, lo scorcio è risolto con un regredire dei piani e con una variazione di profondità del rilievo.
Sono in tutto nel fregio trecentocinquanta figure, che riescono a vivere ciascuna di vita propria,
pur integrandosi nell'insieme.
Anche i frontoni sono in cattivo stato di conservazione. Quello orientale recava ai lati il Sole sul
carro che sorgeva dal mare e Selene, personificazione della luna, che con la sua quadriga vi
sprofondava, al centro (perduta) la nascita di Athena; poco rimane anche di altre figure di divinità
che assistevano al prodigio. Più complessa e dinamica la rappresentazione sul frontone
occidentale. E' la lotta fra Athena e Poseidone per il possesso dell'Attica, con la partecipazione di
divinità e i eroi. Si avvertono anche qui l'idea e la mano di Fidia.
Tutte queste sculture convergevano a esaltare il capolavoro di Fidia, l'Athena Parthenos, il
simulacro d'oro e avorio, posto all'interno della cella, della dea simbolo del genio e della libertà
ateniesi. La statua era alta circa dodici metri ed erano stati impiegati per la costruzione circa mille
chili d'oro, le parti nude erano di avorio, gli occhi di pietre preziose. La dea indossava una lunga
veste, recava sul petto una testa di gorgone d'avorio, aveva il capo coperto da un elmo adorno al
centro di una sfinge e ai lati di grifi. Nella mano destra reggeva una Nike, la dea della vittoria,
coronata d'oro, con la sinistra lo scudo rotondo decorato all'esterno da una testa di gorgone e da
un'amazzonomachia. Si affacciava dallo scudo Erichtonios, eroe attico con le fattezze di serpente,
accudito alla nascita da Athena, che ne favorì il culto quando divenne re di Atene. Sulla spalla
sinistra poggiava la lancia. Una centauromachia ornava le suole dei sandali. Per farci un'idea
dell'opera dobbiamo ricorrere alle copie, non infedeli ma scialbe.
Dopo la costruzione del Partenone i cantieri attivi sull'Acropoli non cessarono la loro attività e
l'officina organizzata da Iktinos e Kallikrates continuò a dominare la creazione architettonica in
Grecia fino alla fine del V secolo a.C. Sull'Acropoli il nuovo tempio esigeva un accesso
monumentale. Il precedente ingresso costruito nel VI secolo a.C. non rispondeva più alle esigenze
del grande tempio. I lavori cominciarono nel 437-436 a.C. ma non furono mai terminati per l'inizio
nel 432-431 a.C. della guerra del Peloponneso tra Atene e Sparta. A un nuovo architetto Mnesikles
strettamente legato all'officina del Partenone per stile e modi costruttivi fu affidato l'incarico.
I Propilei sono costituiti da un corpo centrale con sei colonne doriche sulle due facciate di ovest ed
est. L'interno era diviso da una parete a cinque porte in due vestiboli dei quali l'occidentale è il più
ampio e ha tre navate separate da due file di tre colonne ioniche. Attraverso la navata centrale
passava la via che conduceva agli edifici sacri. Al corpo centrale si affiancava a nord un edificio
formato da un'ampia sala e da un portico a tre colonne "la pinacoteca", così detta perché in essa
erano conservate opere pittoriche.
A sud dei Propilei s'innalzava il Tempio di Athena Nike, progettato nel 448 a.C. circa da Ipponikos,
nipote di Cimone che affidò la costruzione all'architetto Kallikrates. La costruzione divenne oggetto
di contesa tra il partito conservatore di Cimone e Pericle che non gradiva che il bastione
dell'Acropoli, sede di antichi culti fin da epoca micenea, fosse rioccupato da un culto tradizionale.
Soltanto dopo la morte di Pericle, nel 424-423 a.C., il progetto di Kallikrates fu ripreso. Si tratta di
un tempio ionico, in marmo pentelico, con quattro colonne sulle due facciate e con un'unica cella.
Un fregio continuo correva sui quattro lati ed era decorato con lotte tra greci e orientali alla
presenza degli dei, con allusioni forse ai recenti avvenimenti di guerra della città ateniese. La
statua di culto, l'Athena Nike, era in legno.
Lungo il lato sud delle mura fu costruito l'Eretteo, di cui ignoriamo il nome del progettista. La
costruzione ebbe inizio nel 421 a.C. e completata nel 405 a.c. (tra il 413 e il 409 a.C. fu interrotta
per la spedizione in Sicilia). Il corpo principale è costituito da un tempio ionico con sei colonne
sulla fronte come accesso alla cella dell'Athena Polias, dove era conservata l'antica statua della
dea che si voleva fosse caduta dal cielo; la fronte occidentale è chiusa da un'altra parete. Nel lato
nord presenta un vestibolo con quattro colonne ioniche sulla fronte e una su ciascun lato che
racchiudeva il segno del colpo del tridente di Poseidone e dava accesso alla cella del dio. Nel lato
meridionale sullo stesso asse c'è la Loggia delle Korai, la cui trabeazione è costituita da sei statue
femminili (cariatidi) oggi sostituite da copie. Dalla loggetta si accedeva alla tomba di Cecrope. Un
fregio con figure ad altorilievo recingevano tutto il tempio, compreso il portico settentrionale.