Ladispoli VARIANTE GENERALE AL PIANO REGOLATORE

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Ladispoli VARIANTE GENERALE AL PIANO REGOLATORE
Comune di
Ladispoli
VARIANTE GENERALE AL PIANO
REGOLATORE GENERALE
Progettisti
ing. G. Castelli
(capogruppo)
Consulenti
arch. M. Ambrogio
arch. C. Pimpini
arch.F. Rinaldi
Collaboratori
arch. M. Cuneo
arch. A. Marotta
arch. S. Moretti
arch. F. Scuteri
arch. M. Serra
arch. S. De Santis
elaborato
Numero
Relazione tecnica e illustrativa
Scala
data
Febbraio 2010
D1
Comune di Ladispoli
RELAZIONE TECNICA E ILLUSTRATIVA
Febbraio 2010
Si ringrazia l'Ufficio tecnico per la costruttiva collaborazione, efficienza e disponibilità con
cui ci ha supportato nelle diversi fasi di elaborazione del piano, e in particolare il geom. A.
Lancianese e l’arch. Carlo Passerini.
COMUNE DI LADISPOLI – Variante Generale al Piano Regolatore Generale
INDICE
1 IL QUADRO CONOSCITIVO........................................................... 9
1.1
LADISPOLI E IL SISTEMA D’AREA VASTA ................................................. 11
Il contesto territoriale .......................................................................................11
Una città multietnica ........................................................................................12
1.2
L’ANALISI PER SISTEMI ........................................................................ 14
Il sistema naturalistico, i boschi e le aree protette ..........................................15
Il sistema agricolo e i casali della bonifica ......................................................21
Il sistema storico archeologico e il patrimonio architettonico .........................25
Il sistema dei luoghi centrali e gli spazi di aggregazione ...............................35
Il sistema della mobilità ...................................................................................37
Il sistema della residenza ................................................................................38
1.3
LA STRUMENTAZIONE URBANISTICA ...................................................... 40
Il prg del 1978 e la variante denominata “550” ...............................................49
La variante per il recupero urbanistico dell’abusivismo ..................................53
Le due varianti di salvaguardia ........................................................................54
2 GLI INPUT DI PROGETTO ........................................................... 57
INDIVIDUAZIONE DEI PROBLEMI ...................................................................... 59
2.1
LE RICHIESTE DELL’AMMINISTRAZIONE ................................................. 61
Criteri orientativi ed indirizzi espressi nell’atto fondamentale .........................61
2.2
LE RISORSE DEL TERRITORIO ............................................................... 62
2.3
LA SFIDA PER LA CITTÀ ........................................................................ 64
3 IL PIANO ....................................................................................... 67
3.1
LE FASI DI COSTRUZIONE DELLA VARIANTE ............................................ 69
3.2
OBIETTIVI E FINALITÀ DEL NUOVO PRG................................................. 73
3.3
LE AZIONI DI PROGETTO ...................................................................... 91
Riqualificare il sistema insediativo e renderlo sostenibile ...............................92
Valorizzare e incentivare la risorsa “turismo” connessa all’artigianato e alla
produzione .......................................................................................................97
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COMUNE DI LADISPOLI
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Migliorare l’accessibilità al centro urbano .....................................................103
Dare identità e fornire una nuova immagine di città .....................................105
Garantire il reperimento delle aree pubbliche ...............................................120
3.4
IL DIMENSIONAMENTO DEL PIANO....................................................... 124
3.5
GLI STANDARD E LE AREE PUBBLICHE................................................. 131
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COMUNE DI LADISPOLI
Variante Generale al Piano Regolatore Generale
PREMESSA
La presente relazione costituisce uno degli elaborati fondamentali della Variante generale
al PRG e serve per meglio chiarire gli obiettivi e le finalità dello strumento pianificatorio. E’
articolata in quattro parti:
- Il quadro conoscitivo, inerente le analisi e le interpretazioni dello stato di fatto,
all’interno del quale si descrive e si valuta lo stato del territorio e i processi evolutivi
che lo caratterizzano, costituendo il riferimento necessario per la definizione degli
obiettivi e dei contenuti dello strumento di pianificazione comunale;
- L’analisi delle criticità, riguardante la valutazione delle problematiche riscontrate nel
corso dell’elaborazione dello stato di fatto; le criticità individuate hanno offerto lo
spunto per definire, insieme all’Amministrazione Comunale, gli obiettivi da
raggiungere e le scelte alla base della pianificazione;
- Gli input di progetto, che consistono nella messa in campo delle risorse/opportunità
che il territorio di Ladispoli offre; si tratta sia di fattori già di per sè positivi che il piano
intende valorizzare sia di fattori negativi che, però, rappresentano spunti di
progettazione;
- Il piano, concernente l’elaborazione vera e propria del progetto di variante.
Il gruppo di lavoro nell’elaborazione della Variante ha cercato di costruire, o in alcuni casi,
di ricostruire un’immagine unitaria del territorio comunale all’interno del quale sono
presenti realtà che isolatamente sono di rilevanza comunale, regionale, e, in alcuni casi,
anche nazionale (basti pensare alle aree delle Oasi di Torre Flavia e al Bosco protetto di
Palo Laziale ) ma che non sono mai riuscite, per diversi motivi, a integrarsi tra loro
producendo, da un lato, possibili sinergie e, dall’altro, definendo un’identità del comune
di Ladispoli.
Costruire un’identità è forse uno degli obiettivi più difficili da raggiungere per un territorio
e per un piano urbanistico poiché se da una parte può apparire minimale mettere in valore
le risorse esistenti dall’altro esistono accertate difficoltà di integrazione tra le diverse
attività antropiche e naturali di un territorio, per cui si è obbligati a far prevalere alcune
attività a discapito di altre. In quest’ottica di lavoro la variante generale non prevede
trasformazioni urbane isolate bensì individua un insieme di interventi, articolati per sistemi,
che permettono la costruzione di una identità composta di diversi temi in cui il disegno
unitario prevale e rende riconoscibile dall’esterno il territorio del Comune di Ladispoli.
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IL QUADRO CONOSCITIVO
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1.1 LADISPOLI E IL SISTEMA D’AREA VASTA
IL CONTESTO TERRITORIALE
Situata sulla Via Aurelia, a 38 km da Roma, Ladispoli è una cittadina prevalentemente
balneare voluta e costruita dal Principe Ladislao Odescalchi alla fine del secolo scorso.
Anche se le origini del territorio di Ladispoli (l’antica spiaggia di Caere) risalgono a circa
duemila anni fa, fu proprio il principe Ladislao alla fine dell’ottocento a fondare la nuova
località balneare che si sviluppò negli anni a seguire crescendo ed espandendosi fino a
diventare una città.
Il territorio di Ladispoli è oggi caratterizzato da diverse realtà: si tratta di una cittadina
giovane, i primi manufatti edilizi nascono, agli inizi del Novecento, a ridosso della
spiaggia, tra il fosso di Vaccina e il Sanguinaro; lo sviluppo demografico e topografico
della cittadina, molto lento nei primi anni, quando il centro aveva una esclusiva funzione
balneare, si velocizza in seguito con le varie lottizzazioni Marescotti, Odescalchi e
Ruspoli.
Nel corso degli anni si è verificato un notevole incremento demografico: oggi, infatti, gli
abitanti residenti sono circa 40.000 contro i 653 del 1921; questo è dovuto al fatto che
l’originario centro balneare si è trasformato in un centro turistico-residenziale a soli 35 Km
da Roma, ben collegato con essa tramite la via Aurelia e la linea ferroviaria Roma-Pisa.
Questo fattore, insieme al minor costo degli affitti e delle vendite rispetto a Roma, ha
comportato un continuo aumento della domanda di alloggi a cui è seguita la
speculazione delle aree fabbricabili con la costruzione di edifici multipiano che sono
andati nel tempo ad occupare il posto di vecchi edifici del primo nucleo urbano; le stesse
ragioni hanno portato alla nascita di zone ad alta densità edilizia, come nei pressi
dell’attuale stazione ferroviaria.
Il nucleo urbano, compreso nel quadrante formato a est e ovest dai due fossi e a nord e
sud dalla Via Aurelia e dalla linea di costa, si presenta quindi abbastanza denso e
compatto.
Al contrario dell’area urbana il territorio agricolo ha mantenuto un carattere rurale,
fortemente legato alla produttività del terreno, ancora lontano, salvo alcuni casi, da
logiche di speculazione edilizia tanto che tutto il territorio dell’entroterra è punteggiato dei
caratteristici casali della bonifica dell’Ente Maremma ancora produttivi e le estensioni
agricole rappresentano circa l’ottanta percento dell’intero territorio.
Il territorio di Ladispoli è anche piuttosto interessante dal punto di vista storico
archeologico in quanto sono presenti diversi reperti sparsi nell’area comunale: gli antichi
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casali medioevali delle tenute dei principi Ruspoli, Odescalchi e Torlonia e le tipiche case
coloniche dell’Ente Maremma conferiscono a questo territorio un notevole fascino.
In generale, quindi, il contesto paesaggistico di Ladispoli si presenta piuttosto vario e
complesso, ricco di risorse, di tipo antropico e di tipo naturale, che rappresentano delle
enormi potenzialità.
UNA CITTÀ MULTIETNICA
Ladispoli è un comune con uno dei più alti tassi d’immigrazione della Provincia di Roma
e ne rappresenta la città multietnica per eccellenza.
Il distretto F2, che rappresenta il distretto provinciale di riferimento del Comune di
Ladispoli e ne è il capofila, si conferma come meta di immigrazione delle comunità
provenienti dall’Est dell’Europa. La comunità più grande è quella rumena (1.685 residenti
a Ladispoli e 547 a Cerveteri, su un totale di 5.396 residenti nel distretto), cresciuta
soprattutto negli ultimi anni, seguita da quella polacca (591 residenti a Ladispoli e 220 a
Cerveteri, con un’incidenza sul totale pari al 15%), quest’ultima di più antico
insediamento e numericamente stabile.
Ladispoli è uno dei comuni del nord di Roma con un alto tasso di presenze straniere1.
Anche se la comunità più numerosa è quella dei rumeni, le diversità etniche presenti sul
territorio fanno di Ladispoli una città cosmopolita; gli immigrati provengono da circa 30
paesi diversi di 5 continenti: Europa, Africa, Asia, Nord America e America Latina.
Tuttavia in questo distretto, come pure negli altri, si conferma la frammentazione delle
nazionalità tipica dell’immigrazione italiana: la comunità rumena raggiunge il 42% delle
presenze, il restante 58% dei residenti stranieri è suddiviso fra più di dieci comunità in cui
prevalgono quelle dell’Est Europa.
La popolazione straniera di Ladispoli è rappresentata oggi soprattutto dai giovani e dalle
donne che riescono ad inserirsi con più facilità nel mercato del lavoro. Circa il 40% del
totale degli stranieri (regolari e non) lavora a Roma in quanto Ladispoli non offre grosse
opportunità di lavoro ma preferisce abitare a Ladispoli perché è più facile trovare case in
affitto ed a prezzi più bassi.
A Ladispoli i lavori svolti dagli immigrati sono nell’ambito domestico, in edilizia, nel
commercio e in alcuni servizi; non tutti lavorano in regola e, spesso, sono sottopagati.
Una piccola percentuale di loro ha un’attività propria (phone-center, centro internet e
send-money, negozi etnici, alimentari e di abbigliamento,ristoranti, pizzerie ecc.) mentre
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Relazione Rete Provinciale delle Comunità Straniere – a cura di Provincia di Roma (Assessorato
politiche sociali) e Archivio dell’Immigrazione
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COMUNE DI LADISPOLI
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la maggior parte possiede come titolo di studio un diploma o una laurea quasi mai
riconosciute in Italia.
Il percorso burocratico per il riconoscimento dei titoli di studio è talmente difficile e lungo
che gran parte della popolazione immigrata rinuncia adattandosi a svolgere mansioni di
tutti i tipi e solo una piccola percentuale continua a studiare.
Le famiglie (escluse le badanti che convivono con i loro datori di lavoro) sono composte
in gran parte di due membri ma ultimamente si è verificato un aumento dei
ricongiungimenti con i figli (anche irregolari) e un aumento delle nascite; le difficoltà
economiche e il costo alto degli affitti costringono molti di loro a una convivenza
plurifamiliare. Ultimamente si è verificata una leggera crescita negli acquisti di
appartamenti.
La vita sociale degli immigrati di Ladispoli è abbastanza scarsa soprattutto perché
mancano i luoghi e i momenti di aggregazione. La carenza di spazi adeguatamente
progettati per il tempo libero dove sarebbe possibile la condivisione e l’integrazione
rappresenta il principale fattore di “isolamento” sociale per le minoranze. Gli unici poli di
aggregazione e di incontro per gli immigrati sono i luoghi di culto e le associazioni. A
Ladispoli ci sono 4 chiese cattoliche (romeni, bulgari, nigeriani, polacchi), 1 ortodossa
rumena, una moschea e una sala anglicana e le associazioni sono una decina. Tuttavia
queste istituzioni, poiché settoriali, non contribuiscono ad un’integrazione della
popolazione straniera all’interno della cittadinanza di Ladispoli, che è senz’altro una città
dai colori etnici vivaci in cui le diversità s’incontrano e si scontrano nella ricerca di una
“culturalità” dai valori comuni.
Alla luce di quanto detto sarebbe importante individuare e caratterizzare quegli spazi,
all’interno della città, che potrebbero rappresentare i luoghi dell’integrazione e dello
scambio culturale. La storia ci insegna che vi sono risposte spaziali a tutti i mutamenti
sociali.
Gli aeroporti, le stazioni ferroviarie, le stazioni metropolitane, le scuole, gli stadi, le
discoteche, le sale da concerto, i musei, le fiere, i centri commerciali, i parchi
rappresentano gli spazi pubblici in cui la gente viene accolta in una città, si incontra e si
integra. Da uno spazio urbano all’altro, studia e/o lavora, si informa, occupa il tempo
libero.
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1.2 L’ANALISI PER SISTEMI
Pensare la città per sistemi significa studiare le regole della loro compatibilità e
componibilità, immaginare insiemi di spazi, luoghi ed edifici riconoscibili, dotati di uno
specifico “statuto” e tra loro integrati.
I diversi sistemi si articolano funzionalmente e morfologicamente dando luogo a parti di
città e di territorio ad insiemi tra loro correlati e dotati di una propria identità.
Ciascun sistema è costituito da un insieme di “materiali” puntuali e/o areali (residenze,
industrie, edifici commerciali, piazze). Ogni “materiale” ed ogni insieme di materiali, ogni
luogo ed ogni sistema sono dotati, in maggiore o minore misura, di una propria
trasformabilità; sono capaci di ospitare persone ed attività diverse da quelle per le quali
sono stati originariamente pensati e costruiti.
Il territorio può essere ri-progettato partendo dall’analisi dei seguenti sistemi, e
dall’individuazione delle carenze e/o mancanze strutturali, e infine, dalla ricomposizione
delle parti:
Il sistema naturalistico, i boschi e le aree protette
Il sistema agricolo e i casali della bonifica
Il sistema archeologico e il patrimonio storico architettonico
Il sistema dei luoghi centrali e gli spazi di aggregazione
Il sistema della mobilità
Il sistema della residenza
Il sistema degli spazi turistico ricettivi
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IL SISTEMA NATURALISTICO, I BOSCHI E LE AREE PROTETTE
Il paesaggio naturale risulta nel suo complesso privo di zone collinari con un andamento
orografico appena mosso, pressoché pianeggiante, con un acclività praticamente nulla.
L’area presenta numerosi ambienti naturali, molto diversi tra loro seppur limitrofi che
caratterizzano il territorio di Ladispoli, rendendolo un unicum rispetto ai contesti territoriali
circostanti.
La molteplicità delle componenti ambientali conferisce al territorio l’aspetto di un
articolato sistema, entro cui coesistono significativi sistemi di tipo naturalistico,
paesaggistico, idrografico, di grande valore in cui nonostante le profonde azioni di
antropizzazione abbiano modificato il territorio, ognuna di queste zone accoglie un
patrimonio faunistico e floreale ricco e vario.
Le formazioni vegetali naturali presenti sul territorio di Ladispoli sono caratterizzate da
due grandi riserve naturali: il bosco di Palo e la Palude di Torre Flavia collocate lungo la
costa e delle aree verdi dell’entroterra suddivise tra i giardini pubblici, la vegetazione
ripariale, e la vegetazione nelle proprietà private.
L’inquadramento della situazione sotto il profilo normativo e vincolistico è stato effettuato
con l’esame del P.T.P. regionale e della legislazione vigente in materia di tutela dei beni
ambientali e culturali.
Le componenti morfologico–funzionali, che si sono analizzate attraverso l’analisi dei
sistemi concentrandosi su una lettura–decodifica dei palinsesti del paesaggio coincidono
con i materiali di questo sistema, e sono:
i boschi
i rimboschimenti
le alberature
i corsi d’acqua
la vegetazione naturale dei fossi
il litorale
La parte del territorio di Ladispoli non occupata da infrastrutture urbane e territoriali è
costituita da coltivi, aree prative a pascolo ed incolti.
MACCHIA MEDITERRANEA
Si tratta di una fitocenosi arbustiva strutturalmente molto densa ed intricata che
raggiunge un'altezza media di circa 2 metri. E' costituita da specie screrofille sempreverdi
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quali Pistacia lentiscus (lentisco), Phillyrea Ialifolia. (fillirea), Ouercus iley (leccio),
Rhamus alaternus (alaterno) e da lianose quali Smilax aspera (stracciabraghe), Clematis
flamula (clematide), Lonicera implexa (Ionicera), Rubia-peregrina (attacca veste).
Lembi ben conservati di macchia mediterranea si estendono in prossimità della costa,
sulla duna sabbiosa consolidata retrostante la spiaggia il Località Il Pigneto e
parzialmente in località Tumuleto della Palazzina.
Tali lembi di vegetazione risultano ben conservati e meriterebbero una opportuna politica
di salvaguardia con interventi mirati a favorire il naturale evolversi e la diffusione su
superfici più estese.
VEGETAZIONE PSAMMOFILA
Una piccolissima parte della duna recente, in gran parte devastata dall'edilizia
residenziale stagionale, è rimasta come ultimo baluardo (all'interno del territorio
comunale) di un tipo di vegetazione tipica delle dune, ma estremamente sensibile ai
disturbi esterni: la vegetazione psammofila, tipica dei litorali sabbiosi e adattata a vivere
su substrati salsi (ricchi di sale). Di tale vegetazione rimangono però soltanto piccolissimi
nuclei. In corrispondenza dell'antiduna si rinvengono tracce di Agropyreto, presente in
forma assai impoverita cori pochi esemplari di Agropírum juniceum, Sporobolus pungens
e Eryngium maritimum. Un po' più consistente è la presenza della tipica fitocenosi
pionera, delle dune mobili, l'Ammofileto, rappresentato, da piccole colonie di Ammofila
arenaria accompagnata dall Anthemis maritima e dall'Ononis.
BOSCO DI SEMPREVERDI E CADUCIFOGLIE
Si tratta principalmente di querceti, sempreverdi e caducifoglie; i sempreverdi sono
costituiti in prevalenza da Leccio o da Sughera, mentre quelli a caducifoglie sono
rappresentati da Roverella o Cerro di Gussone. Non si trovano mai in popolamenti puri,
ma associati ad altre specie arboree ed arbustive definendo il cosiddetto "Bosco misto
mediterraneo".
QUERCETO MISTO
Una buona parte del territorio comunale doveva essere un tempo ricoperta da estese
foreste planiziali di querce unitamente a piccoli lembi boscati residuali, caratterizzati dalla
presenza di querce caducifoglie di discreta dimensione e struttura.
Questi boschi risultano costituiti nello strato arboreo da Quercus cerris e in misura
minore da Ouercus pubescens, sporadicamente è presente anche Querqus pubescens.
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COMUNE DI LADISPOLI
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Nello strato arbustivo si rilevano Citysus villosus, Phillirea latifolia, Laurus nobilis e
Euonymus europaeus
Spesso le due tipologie vegetazionali sopra descritte si sovrappongono, dando origine a
querceti misti nei quali in alcuni casi prevale la sughera e in altri le querce caducifoglie. Si
è ritenuto opportuno distinguerli da un punto di vista fisionomico in:
Sughereta mista con querce caducifoglie, nel casi in cui prevale la sughera;
Querceto misto con sughera, nel casi in cui prevalgono le querce caducifoglie.
VEGETAZIONE RIPARIALE
La vegetazione tipica degli ambienti di ripa è presente sul territorio comunale di
Ladiospoli in corrispondenza di alcuni tratti dei fossi Sanguinara e Vaccina.
E' costituita principalmente da Salix alba in forma arborea. ed arbustiva ed in misura
minore da Salix purpurea e Arundo dorax.
FORMAZIONI ERBACEE PREVALENTI
Sono state così definite alcune aree molto estese con presenza di specie erbacee. Le
aree prevalentemente interessate sono località campo Ascolano Ascolano, Capanna
Murata, Isolottello e Bonifica campo Jemini.
VEGETAZIONE LACUSTRE
Raggruppa la tipica vegetazione acquatica presente nella Palude di torre Flavia. Oltre alla
Cannuccia di palude Phragmites australis che vegeta sulle sponde fangose, numerose
sono le varietà di ranuncoli acquatici e semi-acquatici alcune delle quali endemiche:
Ranunculus aquatilis, R. peltatus, R. tricophyllus tricophyllus, R. marginatus, R.
ophioglossifolius, R. lateriflorus. Altre specie erbacee sono: Lingua d'acqua Potamogeton
natans, Brasca Potamogeton pectinatus, Mestolaccia comune Alisma plantago-aquatica,
Pampina del paradiso Colocasia antiquorum.
LE OASI NATURALISTICHE
Il territorio di Ladispoli conserva due importanti, per certi versi uniche, aree di grande
pregio naturalistiche: il Bosco di Palo e l’area umida della Torre Flavia.
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Le due riserve naturali hanno mantenuto praticamente intatte le loro peculiarità
naturalistiche e paesaggistiche, contribuendo di molto ad arricchire dal punto di vista
ecologico il territorio.
IL BOSCO DI PALO
L’Oasi WWF “Bosco di Palo” si trova, tra Marina di San Nicola e Ladispoli.
Nonostante le alterazioni subite nel corso degli anni, mantiene ancora alcune
caratteristiche
di
natura
intatta
in
ciascuno
degli
habitat
presenti.
La data di creazione è il 1980 e l’estensione è di 120 ettari.
L’Oasi Affiliata WWF del Bosco di Palo è uno degli ultimi residui della foresta planiziale
tirrenica. I resti del porto etrusco di Alsium e della villa di Pompeo Magno a San Nicola
sono testimonianze inconfutabili della presenza prima degli Etruschi e poi dei Romani.
Nell’alto Medioevo Palo fu quasi abbandonato: rimase una torre di avvistamento contro le
incursioni dei barbari, ma la selva e le paludi ripresero il sopravvento. Il borgo di Palo,
minuscolo agglomerato di case immerse nel bosco, visse in simbiosi con la torre
trasformata in castello. Nel 1300, i monaci del monastero di S. Saba fecero ampliare la
rocca e la vendettero alla famiglia Orsini, che nel 1367 costruirono il castello. Tra il ‘500 e
il ‘600 la tenuta di Palo passò da un proprietario all’altro (Orsini, Borgia, Farnese, Orsini).
Il castello acquistò lentamente le caratteristiche del palazzo signorile, perdendo quelle di
forte costiero. Il bosco fu utilizzato come luogo di caccia e di svago dei signori di Palo.
Nel 1780 gli Orsini vendettero la Signoria di Palo alla famiglia Odescalchi. Il vero fulcro
dell’Oasi è il relitto bosco planiziale che un tempo occupava zone vastissime della nostra
penisola. Altri ambienti sono le piscine temporanee, la macchia mediterranea e il prato. Il
bosco accoglie molti passeriformi e mammiferi, in particolare quelli dalle abitudini
prettamente notturne. Le pozze temporanee sono popolate da diverse specie, alcune
rare.
Tra le molte specie di piante e fiori presenti, é possibile imbattersi in numerose specie di
orchidee selvatiche.
Ultimo lembo del bosco planiziale esteso un tempo sul litorale tosco-laziale L’area della
riserva racchiude in sé i seguenti ambienti:
Flora
Bosco di sempre verdi e caducifoglie, prato (in prossimità della spiaggia),bosco con
cerro, roverella, frassino, alloro, olmo. Macchia mediterranea con lentisco, fillirea, mirto,
erica arborea, leccio.
Specie arboree presenti: pini marittimi, cipressi, eucalipti, cerri, roverelle, lecci, aceri
minori, olmi.
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COMUNE DI LADISPOLI
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Il sottobosco è invece popolato da corbezzolo, edera, pungitopo, alloro, mirto e lentisco.
Le presenze floreali più rappresentative sono: gladiolo dei campi, campanula, ranucolo,
romici e orchidee.
Fauna
Rettili: testuggine palustre e testuggine terrestre.
Uccelli: passeriformi di bosco e macchia, uccelli marini lungo la costa. Mammiferi: tasso
(simbolo dell’Oasi), istrice, faina, donnola, volpe e puzzola.
L'oasi di Palo è anche il luogo dove molti uccelli possono fare sosta lungo le loro rotte
migratorie o fermarsi per nidificare.
L’AREA UMIDA DI TORRE FLAVIA
La torre Flavia è inserita all’interno dell’area protetta “litorale Roma Nord”, prevista dal
Piano Regionale dei Parchi e delle Riserve (1993), ricadente nei comuni di Ladispoli,
Cerveteri e Santa Marinella. Dal punto di vista naturalistico le caratteristiche di principale
interesse riguardano la vegetazione Alofila – Salicorneto e la vegetazione dei prati
parzialmente inondati; in questa regione i prati sono periodicamente ricoperti di acque
dolci o debolmente salmastre. Sono ambienti di elevato valore naturalistico e presentano
durante il corso dell’anno un alternarsi di comunità vegetali e animali diverse in relazione
alla quantità d’acqua presente. Il Bosco di Palo si estende tra la Marina di S. Nicola e la
città; è un bosco misto di caducifoglie con una netta prevalenza di Querqus cerris e
secondariamente da Querqus pubescens e Fraxinus ornus. Notevole nello strato
arbustivo la presenza di Laurus nobilis, che costituisce la parte strutturalmente
preponderante del sottobosco.
Per queste peculiarità il Bosco di Palo è stato indicato come habitat prioritario nel
censimento CEE dei biotipi di rilevanza naturalistica.
Questo bosco è ciò che resta delle foreste planiziari che prima della bonifica si
estendevano su tutta la costa dell’Italia mediotirrenica e che attualmente sono
rappresentate significativamente solo dal Bosco di Palo, da quello di Castel Porziano e
da quello di Sabaudia.
L'attuale area di Torre Flavia rappresenta l'ultimo tassello temporaneamente umido che
faceva parte della più ampia palude di Campo di Mare estesa, fino ai primi anni '60 per
alcune decine di ettari.
Oggi il territorio si presenta come un susseguirsi di piccole depressioni che
stagionalmente si riempiono d'acqua, grazie all'affioramento della falda costiera
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sottostante, all'apporto delle acque dolci dell'entroterra e delle piogge invernali. Il variare
della salinità dell'acqua ha generato una vegetazione tipica delle zone salmastre, come la
salicornia, simbolo dell'oasi, l'orzo marittimo ed il limonio.
Le aree verdi nel centro urbano del Comune di Ladispoli e della frazione di Marina di San
Nicola si possono ricondurre principalmente in tre generi:a) giardini pubblici b)
vegetazione in proprietà private, c) vegetazione ripariale nel letto dei fossi Vaccina,
Sanguinara ed in quello del Quartaccio.
Il verde pubblico si concentra maggiormente nella vasta zona di giardini pubblici situati
tra via Ancona e via Odescalchi, lungo il loro intero percorso.
Nel verde si trovano in abbondanza siepi di mortella e di oleandro, nonché numerosi
esemplari di pino marittimo e di eucalipto. Sono in oltre presenti essenze quercine.
Degno altresì di menzione è il bosco pubblico di Palo, situato a ridosso dell’area protetta
denominata “Bosco di Palo”.
In questa area si nota una copiosa presenza di lecci e zone di macchia mediterranea.
Il suolo dei giardini pubblici è ricoperto di erba e ghiaia, mentre soltanto nel bosco
pubblico sopra ricordato il suolo è alla stato naturale.
Complessivamente in entrambi gli ambienti, si nota un buono stato di conservazione.
La vegetazione nelle proprietà private contribuisce non poco all’entità ed alla fisionomia
della vegetazione generalmente diffusa sul territorio: questa, all’interno di pertinenze di
ville e condomini, presenta caratteri di eterogeneità, ove si privilegiano palme e palmizi
bassi (palme da datteri, palme di San Pietro), esemplari di cactus e di succulente genere,
alloro, gelsomino, mortella, rose, bouganville, e tra gli alberi da frutto, primeggino i
limoni.
Le specie arboree, costituite da pini marittimi ed eucalipti, sono presenti in discreto
numero anche nelle zone agricole o comunque periferiche (come nelle zone di
Monterone ed Olmetto).
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IL SISTEMA AGRICOLO E I CASALI DELLA BONIFICA
Il territorio di Ladispoli ha mantenuto un carattere fortemente agricolo/produttivo tanto
che tutto il territorio dell’entroterra è punteggiato dei caratteristici casali della bonifica
dell’Ente Maremma ancora produttivi e le estensioni agricole rappresentano circa
l’ottanta percento dell’intero territorio.
I “materiali” di questo sistema sono:
-
le coltivazioni
-
gli impianti agricoli
-
i casali agricoli della bonifica
-
le alberature
La morfologia del territorio di Ladispoli risulta nel suo intero complesso priva di zone
collinari; l’andamento orografico è appena mosso con presenza di un insieme pressoché
pianeggiante e con un’acclività praticamente nulla se riferita agli usi agricoli.
In corrispondenza degli insediamenti abitativi le pendenze sono assenti; in ambito della
fascia coltivata più esterna il profilo del terreno è dolcemente ondulato, non si notano
pendii, scarpate o altri rilievi.
Sono presenti sul territorio le seguenti associazioni:
Depositi superficiali incoerenti
Si tratta di coperture colluviali residuali, formate da detriti che hanno subito un trasporto
sia da acque ruscellanti che dalla forza di gravità. I suoli sono mediamente ben dotati,
discretamente
profondi,
piuttosto
sciolti
e
permeabili,
mediamente
forniti
di
macroelementi nutritivi. Su tali tipi di copertura trovano sede le più disparate associazioni
vegetali o colture agrarie, la vegetazione vi cresce rigogliosa a causa della relativa fertilità
del suolo e delle pendenze pressoché assenti. L’ambiente è favorevole per una
vegetazione più esigente, arbustiva. L’utilizzo agricolo può risultare redditizio e si
possono realizzare colture estese.
Depositi litoranei e sublitoranei
Sono depositi costituenti cordoni dunali sabbiosi pressoché paralleli alle rive; con il
tempo gli agenti esogeni hanno in parte spianato le primitive dune, per cui il profilo
attuale è quello di una pianura costiera blandamente ondulata. Si tratta di suoli in cui i
pregi sono comunque superiori agli inconvenienti, limitati alla necessità di apporti irrigui
ed alla occorrenza di disponibilità di abbondanti concimazioni. In questo paesaggio
litoraneo la vegetazione naturale sarebbe appannaggio della foresta “climax” costituita di
leccio e la lecceta sarebbe preceduta, verso il mare, dalla macchia mediterranea; in effetti
RELAZIONE TECNICA E ILLUSTRATIVA
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COMUNE DI LADISPOLI
Variante Generale al Piano Regolatore Generale
la flora spontanea è stata gradualmente sostituita da colture specializzate a carattere per
lo più intensivo.
Argille plioceniche
Le argille azzurre, o grigio azzurre, danno luogo ad un paesaggio moderatamente
ondulato, con ampi dossi quasi pianeggianti, senza brusche interruzioni o ripidi pendii.
Su tale formazione si trovano terreni impervi all’aria ed all’acqua, a causa della loro
tessitura; essi hanno reazione alcalina o subalcalina e, per l’elevata coesione, presentano
qualche difficoltà in più ad essere lavorati; la capacità produttiva può essere aumentata
migliorando le caratteristiche chimiche del substrato, ma soprattutto quelle fisiche e
biologiche. Devono pertanto essere sistemati, lavorati e concimati: solo a tale condizione
possono ospitare convenientemente colture ortive, industriali ed arboree. L’utilizzazione
migliore di tali terreni sarebbe quella agro-silvo-pastorale.
Alluvioni
Si tratta di formazioni strettamente confinate a ridosso dell’alveo dei fossi e delle loro
diramazioni; la loro distribuzione ed entità superficiale complessiva è pertanto non
significativa ai fini della loro partecipazione alla quantità che si prende in considerazione
perché
ad
uso
agricolo.
Questi
terreni
esprimono
comunque
caratteristiche
assolutamente favorevoli, per il loro elevato spessore, per la ricchezza di elementi
nutritivi, per il sufficiente contenuto in humus; inoltre sono nel complesso molto fertili.
Composizioni arenarie calcaree
Sono rocce di origine organogena, anche se vi si è sovrapposto il fenomeno chimico
della incrostazione; si sono formate per l’accumulo di spoglie o detriti di organismi
animali, principalmente conchiglie marine. Complessivamente, a causa di importanti
difetti che sono il limitato spessore, la povertà di principi nutritivi, la ricchezza di scheletro
e l’eccesso di materiali colloidali, tali suoli possono essere asserviti a colture di un certo
reddito, quali la cerealicoltura, in seguito ad interventi migliorativi generali.
Terreni palustri
Sono suoli a profilo poco differenziato, difficili da classificare a motivo della loro
eterogeneità di composizione mineralogica e di tessitura e per essere stati
profondamente rimaneggiati dall’uomo. Nel complesso si tratta di terreni a potenzialità
produttiva da buona ad ottima, specialmente se migliorati con interventi che ne
assicurino un buon drenaggio.
RELAZIONE TECNICA E ILLUSTRATIVA
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COMUNE DI LADISPOLI
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Flysch
Si tratta di arenarie silicee che si alternano ripetutamente e regolarmente con strati di
marne o di argille. I suoli che ne derivano sono poveri di elementi nutritivi, di scarsa
fertilità. In questi terreni le pratiche colturali eseguite in passato non hanno fatto altro che
accelerare il loro impoverimento. L’area interessata da questo tipo di suolo non è
considerabile per la pratica dell’agricoltura in quanto vi sorge sopra la caserma.
Nell’ambito del territorio comunale occorre segnalare la realizzazione di colture piuttosto
eterogenee e, di conseguenza, le scelte agronomico - produttive risultano alquanto varie.
In generale è presente una situazione complessiva di razionalità nelle scelte effettuate ed
il giudizio di larga massima sulla redditività e competitività dell’attività agricola di tutta la
zona è più che discreto. E’ rilevante la presenza di aree investite da un’agricoltura
estensiva in cui sono praticate la cerealicoltura, la favicoltura, la coltivazione dei finocchi
e sono impiantate le carciofaie: le zone che hanno dei terreni adatti a colture di tipo
esteso sono quelle di Pianaccio-Monteroni, anche se vi si trova qualche vigneto, la
Tenuta di Palo e l’Infernaccio, in parte, per le caratteristiche agropedologiche.
E’ interessante notare come, proprio dove il substrato è più disponibile ad accogliere
impianti più intensivi e colture specializzate, come nelle due fasce delle sabbie, che
fanno da cuscinetto rispettivamente una tra le zone di Pianaccio e Monteroni e la Tenuta
di Palo e l’altra tra Rimessa Nuova e Piane di Vaccina, compare con più forza l’ulivo e vi
sono serre, sempre insieme ad appezzamenti sterposi ed incolti. Le altre due zone che
completano lo scenario della tipologia complessiva del territorio sono quella ad est di
Marina di San Nicola, in cui vi sono le calcareniti compatte litoidi i cui terreni ospitano in
forma estensiva la cerealicoltura, e quella di Tenuta di Torre Flavia-Le Piane, a nordovest, in cui i terreni di natura palustre ben si prestano ad ospitare una certa eterogeneità
di colture: vi sono serre, seminativi, vigneti ed orti.
Dal punto di vista agronomico il giudizio è positivo in quanto le emergenze agronomiche
presenti sul territorio appaiono le più razionali considerando le limitazioni poste dalle
condizioni podologiche, con il raggiungimento di un equilibrio tra agricoltura e
paesaggio, garanzia per una valida conservazione del territorio, pur se a fronte di risultati
produttivi globalmente non eccellenti, soprattutto in ragione delle ridotte dimensioni
aziendali. In particolare lungo le principali strade agricole interpoderali si sviluppano delle
attività produttive di tipo familiare caratterizzate dalla presenza di lotti di dimensioni
esigue che arrivano a circa un ettaro di estensione e commercializzazione, in proprio, di
prodotti locali.
RELAZIONE TECNICA E ILLUSTRATIVA
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COMUNE DI LADISPOLI
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Il paesaggio agricolo di Ladispoli è fortemente caratterizzato dai casali dislocati su tutto il
territorio comunale; si tratta di manufatti edilizi prevalentemente adibiti a residenza e
produzione agricola. Sono due le tipologie presenti: i casali dell’Ente Maremma e i casali
Odescalchi.
- I primi, tipologia Ente Maremma, sono i caratteristici e inconfondibili "poderi" nati dalla
grande riforma fondiaria attuata nei primi anni cinquanta dall’Ente Maremma: i casali
sono in genere posti al centro della proprietà, in posizione dominante, configurando
l’aspetto agreste che oggi è possibile rintracciare. Le tipologie che risultano essere
maggiormente presenti sono la casa colonica tipo “Montetosto”, tipo “Sabatina”, tipo
“Bottaccia”, tipo “Cabrata”, tipo “Rispescia”, tipo “Maremma”, tipo “Marsiliana”, tipo
“Sant’Agostino”.
Gli assegnatari dell’Ente Maremma sono, o meglio erano, conduttori di poderi, della
superficie di circa dieci ettari. Successivamente gli appezzamenti concessi in origine a
ciascuna famiglia sono stati quasi tutti frazionati in superfici minori, in media circa due o
tre ettari, in quanto, a distanza di quarant’anni, crescendo la famiglia, è sorta la necessità
di ripartire tra i suoi componenti il terreno stesso.
- I secondi, tipologia Odescalchi, sono i casali dove i mercanti della campagna romana,
affittuari di gran parte delle tenute dei principi Ruspoli, Odescalchi e Torlonia,
conducevano le loro aziende sfruttando i contadini. Sono i vecchi casali medioevali:
Casale di Monteroni, Osteria Nova e Casale dei Venti.
RELAZIONE TECNICA E ILLUSTRATIVA
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IL SISTEMA STORICO ARCHEOLOGICO E IL PATRIMONIO ARCHITETTONICO
Lo studio del sistema storico-archeologico-architettonico del territorio del comune di
Ladispoli parte dall’analisi e della valutazione delle testimonianze archeologiche presenti
sull’intero territorio fino ad arrivare all’individuazione di edifici, aree e complessi di valore
architettonico e testimoniale.
L’analisi del sistema storico-archeologico e architettonico contribuisce, nell’ambito della
pianificazione territoriale, ad una ricerca di equilibrio e integrazione tra le nuove esigenze
che si manifestano nella società moderna e l’unità/identità del paesaggio storico,
evitando scelte squilibranti e disaggreganti a favore dell’uno o dell’altro.
L’analisi di questo sistema fornisce “elementi utili” alla “ri-progettazione” dei paesaggi
storici, nel senso della riqualificazione ambientale e paesaggistica, e della valorizzazione
turistico-culturale del territorio.
I “materiali” di questo sistema sono:
-
le trame agricole storiche ed i caratteri morfologici dei siti
-
gli antichi tracciati
-
i monumenti storici
-
gli antichi casali
-
i reperti archeologici
Il territorio di pertinenza del comune di Ladispoli rientra pienamente nella parte
meridionale dell’Etruria; questa è caratterizzata dalla presenza di antichi crateri vulcanici
diventati conche lacustri con intorno tavolati di tufo di altezze comprese tra i 50 e i 350
metri s.l.m. nei quali i corsi d’acqua hanno isolato pianori di estensione variabile utilizzati
spesso nell’antichità come luoghi adatti all’insediamento umano.
La presenza di zone ricche di giacimenti minerari come il complesso collinare dei monti
della Tolfa, anch’essi di origine vulcanica, ha costituito un altro fattore cruciale nello
sviluppo culturale di questa regione fin dall’epoca protostorica.
LA PROTOSTORIA
Relativamente al periodo protostorico (età del bronzo e del ferro) l’area si presenta
scarsa di ritrovamenti nonostante sia stata oggetto di una ricognizione archeologica di
superficie che ha interessato tutta la regione a nord del Tevere fino al torrente Fiora.
Gli unici siti individuati sono in località Monteroni e Vaccina; il primo è rappresentato dalla
presenza sporadica di frammenti ceramici di origine funeraria databili all’età del ferro
iniziale.
RELAZIONE TECNICA E ILLUSTRATIVA
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COMUNE DI LADISPOLI
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Queste presenze esclusivamente in aree collinari fanno ritenere che il territorio
pianeggiante non fosse adatto all’insediamento anche perché probabilmente malsano.
L’EPOCA ETRUSCA
Con tutta probabilità in epoca etrusca il territorio di Ladispoli si trovava nel sistema
territoriale di Cere (Cerveteri), che comprendeva tutta la zona tra la città antica e il mare;
lungo la costa, in prossimità di Palo, doveva essere ubicato lo scalo marittimo di Alsium
che insieme a quello di Pyrgi, più a nord, costituivano le due stazioni commerciali della
città etrusca.
Secondo alcuni studiosi ad Alsium sorgeva anche un santuario emporiale.
I pochi ritrovamenti pertinenti a questo periodo consistono nelle due necropoli di
Monteroni e della Vaccina distanti circa tre chilometri una dall’altra.
Il sepolcreto di Monteroni, scavato lo scorso secolo, è datato al secolo VII a.C. in base ai
numerosi materiali di stile orientalizzante rinvenuti al suo interno.
La necropoli è costituita da tombe a tumulo scavate in una vasta area collinare; un primo
gruppo di almeno due tumuli si trova sulla collina a destra della stradina che dalla via
Aurelia porta al Casale di Monteroni. Attualmente i sepolcri sono all’interno di una
proprietà privata (Telecom).
Una più vasta area sepolcrale a tumuli si estende sulla destra oltre il Castellaccio, dove
imponenti lavori di livellamento hanno pesantemente sconvolto il rilievo originario; qui si
rinvenne numeroso materiale ceramico di fabbrica ceretana databile al VII sec. a. C.
Un altro sepolcreto, sempre pertinente alla necropoli di Monteroni, è costituito da cinque
tombe ipogeiche scavate lungo le scarpate di una lunga fossa oblunga simile ad una
valletta.
La seconda necropoli etrusca del territorio di Ladispoli è ubicata su alcune basse colline
nei pressi del fosso Vaccina, al chilometro 41 della via Aurelia all’interno di una proprietà
privata. Attualmente il sepolcreto è visitabile solo su richiesta poiché all’interno di una
proprietà privata. Le tombe non sono visitabili in quanto gli ingressi sono stati ricoperti di
terra dalla Soprintendenza Archeologica dell’Etruria Meridionale.
Ancora più a levante una quarta collina contiene sepolcri che la circondano da ogni lato.
La necropoli, in base ai pochi corredi funerari rinvenuti può essere datata tra la metà del
VII e l’inizio del VI secolo. Il probabile insediamento etrusco relativo a questa necropoli
non è stato individuato.
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COMUNE DI LADISPOLI
Variante Generale al Piano Regolatore Generale
L’ETÀ ROMANA
L’età romana è essenzialmente caratterizzata dall’occupazione del territorio costiero
appartenente alle città etrusche di Cere e di Pyrgi, dalla conseguente costruzione vicino
alla costa di una arteria di collegamento tra Roma e la parte settentrionale della penisola
e da un sostanziale cambiamento nell’uso e nell’organizzazione del territorio,
cambiamento che ha portato alla nascita di numerosi insediamenti costieri (ville, fattorie,
centri) a discapito delle antiche città collinari etrusche e perciò ad una radicale
trasformazione del territorio.
Il quadro degli studi di topografia antica ci consente di considerare il clima storico: i primi
decenni del III sec. a.C. sono caratterizzati dalla sottomissione a Roma delle grandi città
etrusche di Tarquinia (281 a.C.), Vulci (280 a.C.) e Cerveteri (273 a.C.), e dalla relativa
acquisizione di ampie fasce di territorio; iInizia così una sistematica politica di
colonizzazione romana del litorale etrusco, volta essenzialmente alla creazione di una
salda difesa contro i continui attacchi dal mare di Cartagine, durante la prima guerra
punica.
La conclusione vittoriosa della guerra contro la città punica spinse i romani alla
costruzione della via Aurelia, sicuro e veloce collegamento con le colonie di nuova
fondazione, nell’ambito di un più vasto e noto progetto di espansione nella penisola.
Le antiche città-stato etrusche furono volutamente tagliate fuori dal percorso della strada;
Cerveteri, Tarquinia e Vulci furono infatti collegate all’Aurelia solamente con un sistema di
raccordi minori. L’isolamento in cui si vennero a trovare tali centri, tagliati fuori dalla
fascia litoranea e quindi dagli scali portuali, fonte principale della loro antica ricchezza,
contribuì in maniera determinante alla loro rapida e definitiva decadenza.
La conquista romana dell’Etruria meridionale portò ad una diversificazione dell’uso e
dell’organizzazione del territorio. Gli insediamenti collinari, che avevano sulla costa pochi
e puntuali centri per l’approdo, lasciano gradualmente il posto a una serie di grandi ville e
fattorie costruite sul litorale o immediatamente a ridosso di questo, in un’area
probabilmente resa più salubre dagli imponenti lavori di idraulica che sottendevano la
costruzione delle arterie principali.
Lungo la costa sono ancora facilmente riconoscibili numerosi nuclei di ville residenziali,
distribuiti quasi senza soluzione di continuità con gli agglomerati urbani delle colonie
romane, che si sovrappongono agli antichi centri portuali etruschi. Di grande interesse
sono le peschiere annesse alle ville, impiantate immediatamente a ridosso della linea di
costa; si trattava di impianti destinati all’allevamento ittico, descritti da Varrone e
Columella, probabilmente sfruttati anche a scopo commerciale.
RELAZIONE TECNICA E ILLUSTRATIVA
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COMUNE DI LADISPOLI
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Alcune di queste ville marittine diventarono residenze imperiali o residenze di ricchi
personaggi della nobiltà romana; i complessi restarono in vita per tutta l’età imperiale,
pur essendosi evoluti in latifondi.
Con il diffondersi e lo stabilizzarsi del Cristianesimo, nel corso dei secoli IV e V furono
costituite la diocesi suburbicarie di Centumcellae (314 d.C.) e di Lorium-Caere (487 d.C.),
circoscrizioni territoriali soggette al vescovo di Roma.
Nel corso del V sec., periodo segnato dalle incursioni dei goti guidati da Alarico (408410) e dal crollo dell’Impero Romano d’Occidente (476), il territorio attraversato dalla via
Aurelia subì nuovamente radicali trasformazioni, trasformazioni che condizioneranno
anche il successivo periodo medievale.
E’ questa l’epoca in qui Rutilio Namaziano, scrivendo il De reditu suo, “Il ritorno”, è
testimone delle devastazioni operate dai Goti, tali da rendere impraticabile la via Aurelia e
obbligare l’autore a intraprendere il viaggio di ritorno in Gallia per via mare.
La fine dell’epoca romana segna il tramonto degli insediamenti costieri e il loro
successivo abbandono. L’epoca romana ha lasciato importanti tracce archeologiche che
spesso si distinguono per le loro caratteristiche monumentali. Illustriamo qui di seguito, le
varie testimonianze archeologiche presenti.
Sulla via Aurelia, all’altezza del valico di fosso Quartaccio, in località Ponte del Lupo negli
anni sessanta, durante lavori di sistemazione stradale, si individuarono tracce di due
testate di un ponte romano costruito in blocchi di tufo del quale attualmente non c’è più
alcuna traccia.
Sempre lungo l’antico tracciato della via Aurelia, attuale via dell’acquedotto di Statua,
oltre Monteroni sono visibili i ruderi di un’ampia costruzione rettangolare il cosiddetto
“Muraccio” e di una cisterna; tali resti sono forse da collegare con la stazione di Alsium,
sulla via Aurelia, posta in corrispondenza di una via secondaria di collegamento con la
colonia di Alsium.
Al km.39.5 dell’Aurelia, all’altezza del bivio per S. Martino, in località Due ponti, sono
visibili due ponti sul fosso Sanguinara. Un primo ponte, a due basse arcate sostenute da
mattoncini e pilone centrale sembrerebbe di epoca medievale costruito probabilmente su
un più antico ponte di epoca romana mentre di un altro che scavalcava la diramazione
del Fosso Sanguinara restano poche tracce di epoca medievale.
RELAZIONE TECNICA E ILLUSTRATIVA
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COMUNE DI LADISPOLI
Variante Generale al Piano Regolatore Generale
Nella zona della necropoli della Vaccina si rinvengono resti di muratura in laterizio di
epoca romana forse pertinenti ad una costruzione rurale ed inoltre non distante da qui, in
località “Muracci di Vaccina”, dove su una collina oggi occupata da un castello
dell’acquedotto erano visibili in passato resti murari di epoca romana, si sono individuate
tracce di un muro intonacato e nei campi arati intorno alla collina una buona
concentrazione di materiali ceramici, tegole e coppi di epoca romana indizio di un
probabile sito.
Scarse le tracce di epoca romana nell’entroterra; alla fine degli anni trenta in un’area
compresa tra la ferrovia Roma-Civitavecchia ed i Km. 40,5 e 42,5 della moderna via
Aurelia erano visibili numerosi ruderi forse pertinenti a ville rurali di epoca romana.
Da segnalare il ritrovamento in località Piane Vaccina da parte della Soprintendenza
Archeologica dell’Etruria Meridionale di una struttura abitativa rurale di epoca romana (II
sec. a.C.- II sec. d.C.) costituita da numerose murature e da una cisterna rettangolare; tali
strutture furono oggetto di riutilizzo in epoca tardo antica.
Nella stessa area sono stati individuati i resti di un ponte sul fosso Vaccina, il cosiddetto
“Ponte dell’Incastro”, di probabile epoca romana, segnalato tanto nella cartografia del
1873 che nel recente piano paesistico.
Si ha inoltre notizia di un rudere di muratura romana in località Cerreto.
Di grande interesse i resti di numerose ville romane che sorgevano sulla costa, lungo
l’antica via costiera che da Fregenae risaliva ad Alsium e che poi si ricongiungeva con
l’Aurelia presso Pyrgi.
Partendo da sud, in località San Nicola, si trovano gli imponenti ruderi di una villa
costruita sul mare nei pressi della foce del Fosso Cupino.
Cospicui resti di una grande villa romana con pianta ad U sono stati identificati presso il
castello Odescalchi di Palo; tra questi numerosi ruderi di complesse strutture
architettoniche in opera reticolata distribuiti sia lungo la costa (muraglioni e una vasca
rettangolare in calcestruzzo) che tra le rovine del vecchio borgo di Palo.
Vaste concentrazioni di frammenti fittili sono documentate nell’immediato entroterra del
castello.
RELAZIONE TECNICA E ILLUSTRATIVA
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COMUNE DI LADISPOLI
Variante Generale al Piano Regolatore Generale
Più a nord, a circa un chilometro da Palo, sempre lungo la costa si possono individuare
le tracce di un piccolo molo in opera cementizia con cortina in blocchetti di calcare e
laterizi, impostato su archi di laterizio probabilmente da interpretare come resti del porto
di Alsium.
Tra la pineta di Palo e la foce del Fosso Sanguinara, si ha notizia del ritrovamento di un
deposito votivo; tali resti, che sono da attribuire ad un santuario forse extraurbano
databile al III-II secolo a.C., rappresentano l’unica testimonianza archeologica della
Alsium di epoca medio-repubblicana.
All’estremità meridionale dell’abitato di Ladispoli, presso la foce del Fosso Sanguinara è
visibile un rudere in opera reticolata con resti di una scala elicoidale forse da identificare
con un mausoleo. Altri resti pertinenti ad una grande villa tardo repubblicana consistono
in una cisterna a due vasche comunicanti e in alcuni ambienti forse termali visibili in
Piazza della Rugiada e in via Albatros. La villa doveva essere dotata di una piccola
struttura portuale di cui residuano brevi tratti di muratura che affiorano sull’acqua davanti
alla foce del fosso Sanguinara.
I resti di un’altra villa, la cosiddetta Grottaccia, ubicata nell’entroterra, sono visibili in via
Rapallo, nell’abitato di Ladispoli.
All’estremità nord occidentale di Ladispoli, a Torre Flavia inglobati nella parte inferiore
della struttura, si trovano alcuni ruderi di difficile lettura probabilmente pertinenti ad
un’altra villa costiera di epoca romana; alla stessa villa dovevano essere pertinenti i ruderi
di un piccolo ambiente chiuso su due lati da muri in opera laterizia e di numerose altre
murature in opera laterizia e in opera cementizia che erano ancora visibili negli anni 60
sulla spiaggia presso la torre.
Infine a nord di Torre Flavia i resti sommersi di una grande peschiera circolare in opera
laterizia costituita da due anelli concentrici del diametro massimo di m.22 sono visibili o
meno a seconda delle maree. Nella parte insabbiata un muro di rinforzo è addossato
all’anulare più esterno; inoltre sulla spiaggia fino agli anni 60 erano visibili fino agli anni
60 i resti di una pavimentazione in opera spicata attualmente non più visibili.
Infine molto interessante il ritrovamento di un relitto di nave romana da carico naufragata
circa a un miglio di distanza da Torre Flavia. Il naufragio, sulla base del carico
consistente in numerosi dolia di grandi dimensioni, anfore, vasellame da cucina di
diverse fabbriche anche aretine, lucerne etc., può essere riferito ai primi anni del I sec. d.
C..
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COMUNE DI LADISPOLI
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DALL’ALTO MEDIOEVO AL XIX SECOLO
Dopo il crollo dell’Impero Romano d’Occidente, la brusca interruzione delle opere di
manutenzione dei corsi d’acqua, del sistema di approvvigionamento idrico e della rete
fognaria, precedentemente connesse alla vitalità stessa delle strutture insediative e
produttive sia urbane che extraurbane, rendono impraticabile la via Aurelia, data la
formazione di ampie aree paludose e malsane.
Perciò, la perduta importanza del sistema viario tirrenico, e gli eventi bellici legati
soprattutto alla rovinosa guerra combattuta tra Goti e Bizantini (535-554), determina il
definitivo abbandono degli insediamenti costieri e la nascita dei castra, nuclei abitativi
fortificati situati in luoghi elevati.
Al termine delle successive guerre tra Bizantini e Longobardi inizia una nuova fase
storica, segnata da una diversa politica di amministrazione del territorio della Tuscia, e
ciò in concomitanza con la nascita dello Stato della Chiesa, che resosi indipendente
dall’esarca di Ravenna, amministra autonomamente il territorio a settentrione di Roma.
Relativamente all’occupazione e all’uso del territorio, l’età altomedievale è caratterizzata
dalla costruzione delle prime torri di vedetta costiere, attestate fin dall’epoca di Gregorio
Magno, e finalizzate alla segnalazione di incursioni dei pirati saraceni dal mare.
Agli inizi del IX sec. la costruzione delle torri ebbe un notevole incremento; è di questi
anni la costruzione delle torri di Maccarese, Polidoro e Montalto.
Nell’848 i Saraceni furono sconfitti a Ostia dalla flotta di Leone IV e dalle città confederate
di Napoli, Gaeta e Amalfi. Ma ancora nel X e XI secolo furono costruite le torri di Palo a
Ladispoli, Santa Severa, Santa marinella e Corneto, tutte destinate a proteggere un porto
o un abitato retrostante. In seguito le torri di Palo, Santa severa e Santa Marinella furono
inserite in castelli fortificati.
La torre di Palo, la fortificazione e il borgo che sorge protetto da queste, rappresentano
praticamente gli unici insediamenti stabili sul territorio di Palo, nel periodo medievale.
Questa sorte di abbandono del territorio durerà fino alla fine del XVII sec. Ancora nel
1870, nella carte dell’Istituto Geografico Militare, tutta l’area tra le colline di Cervetri e
Cere e la costa appare disabitata, fatta eccezione per l’abitato di Palo e alcuni casali sulla
via Aurelia.
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