Il batterista laureato

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Il batterista laureato
Da “PERCUSSIONI” n°155 - ottobre 2004
Intervista
Luciano Galloni
Il batterista laureato
Nel vederlo suonare da lontano con il master abbassato, questo ragazzo emiliano con il look alternativo dai capelli dritti e
colorati potrebbe farti pensare a un musicista rockeggiante, un batterista incazzato che va sul pesante e tira giù i palazzi
appena il braccio sinistro si fionda sul rullante. Ma se ci si avvicina al palco alzando lentamente il master, da questo ragazzo
arriva un groove pazzesco miscelato al gran suono, capace di tirare in ogni caso giù interi condomini.
Elegante nei movimenti, preciso da far sorridere l’uno a ogni misura, essenziale e mai scontato, il ragazzo dai capelli dritti affascina e
sarà un piacere fargli un paio di domande appena finito il sound ceck, col presentimento di aver scoperto per queste pagine un nuovo
talento tricolore. Il presentimento lascia spazio alla meraviglia delle meraviglie, quando nelle passeggere note biografiche viene fuori
una laurea in Geologia con il massimo dei voti; e se a questo ci aggiungi la consueta genuinità emiliana, la testa giusta per affrontare la
prima tournèe da grande professionista…Allora come ti chiami?
Ti chiami Luciano Galloni, hai 35 anni ne dimostri meno e vivi attorno al modenese. Quello che più ci ha colpito di questo ragazzo, di
questo bravissimo musicista, è l’umiltà, la grande professionalità con cui ha affrontato il suo primo lavoro importante, un tour, quello
di Nek, nell’olimpo delle produzioni di casa nostra, prodotto da qualcuno che di cognome fa Parisini. Cresciuto alla corte di Massimo
Pacciani, Luciano ha alle spalle quella gavetta fondamentale nei club, con la band storica Maxbrando (più di cento concerti l’anno), la
storia di chi ha suonato tanto sui dischi in cantina e che si è poi trovato in studio all’Esagono a dividere il turno con un certo Alfredo
Golino. Oggi Luciano è sul palco di Nek una sera sì e l’altra pure, con una band affiatata su quel palco e non, a far parte di un team
serio e invidiabile per chiunque faccia questo mestiere: un caso? Non ci credo, i conti tornano sempre, vero Dott.Galloni? Buona
lettura.
L’INCONTRO
Abbiamo cominciato la nostra chiacchierata dimenticandoci l’intervista: non ci sono state domande in realtà, ho quindi deciso di riportare questo incontro esattamente com’è
andato, per meglio farvi percepire che tipo di persona abbiamo avuto il piacere di ascoltare tra un antipasto e un piatto di spaghetti nella bellissima Matera…
Luciano Galloni:…Inutile dirti che, grazie a Nek, mi sono trovato davvero da un giorno all’altro in un mondo totalmente diverso da quello che ero stato abituato a vivere. Essere
all’Esagono (noto studio di registrazione in Emilia, N.d.a.) a registrare in uno studio così importante, con Renato Cantele (fonico tra i più richiesti nelle produzioni pop italiane) e
Dado Parisini dall’altra parte, non è certamente una cosa che ti capita tutti i giorni. A Filippo (Nek) devo davvero tutto, e non finirò mai di ringraziarlo per la possibilità che mi ha
dato di suonare a questi livelli, con una band eccezionale e un team, dal palco alla produzione, davvero incredibile.
Nek è venuto a sentirti in un locale immagino…
Sì. Io e Filippo, abitando vicini, nella stessa terra, ci siamo sempre conosciuti di vista, e già qualche tempo fa avevo rischiato di finire sul suo palco, circa otto anni fa venne a
sentirmi con il suo manager di allora, ma per una serie di cose non ci riuscimmo a mettere d’accordo. Forse il destino aveva deciso che comunque la mia strada mi portasse ancora
a lui, perché all’improvviso mi sono trovato col passaporto in mano in viaggio per un’esperienza incredibile, e non a caso succedeva in un periodo molto particolare della mia vita
…
Mi obblighi a essere indiscreto…
Ma scherzi, sono certo che tantissimi musicisti si sono ritrovati al famoso bivio… Succedeva semplicemente che la mia vita sembrava delinearsi, una relazione sentimentale
abbastanza stabile, una laurea che mi aveva appena dato un lavoro in un importante studio di un agronomo, che avrebbe potuto avere un socio più avanti; insomma le cose a 33
anni sembravano essere abbastanza chiare per me; la musica era stata sempre comunque di una importanza incredibile, ma non c’eravamo mai seduti- io e lei- per così dire,
chiedendoci cosa sarebbe stato di noi… In passato avevo metabolizzato delle delusioni sullo strumento, la batteria e la musica erano il mio rifugio, la cantina con i dischi da
suonare erano il migliore amico in assoluto, quindi capisci bene che il mio rapporto con la musica è sempre stato molto intimo, un amore lontano dall’idea che potesse diventare
una professione. All’improvviso in pochissimo tempo si è capovolto tutto, la mia relazione stabile è crollata, alcuni incontri casuali ma fondamentali mi incoraggiavano nel suonare
soltanto, insomma tutte situazioni che mi hanno portato a lavorare dall’agronomo un giorno scarso, e credimi se ti dico che, appena uscito dal posto di lavoro a lungo occupato
(risatissime, N.d.a.), mi è arrivata la telefonata dal management di Filippo che mi chiedeva la disponibilità per il tour in Canada…
Un film in pratica…
Un film che sono assolutamente contento di aver vissuto su questa pelle. La vita mi ha insegnato che può succedere davvero di tutto, e vista l’occasione datami mi sono subito
messo in moto per fare in modo che questa mia prima tournèe importante fosse all’altezza di tutto il resto. Ho certamente fatto tesoro di tutti i consigli visivi e non che Massimo
Pacciani mi ha regalato nel corso degli anni.
Grandissimo professionista…
Dici benissimo. Massimo è un batterista con una marcia in più a mio avviso, arriva a certe cose in tempi pazzeschi, è un musicista dotato di una grande sensibilità, che rispecchia
poi il tipo di persona che conosco da anni. Lui con me è sempre stato carino, disponibile, quando ha potuto mi ha sempre invitato agli allestimenti delle tournèe, mettendomi nella
inconsapevole visione di capire delle cose che nessuno ti insegna su questo lavoro. Il rapporto con il produttore, gli strumenti da portarsi e la loro relativa manutenzione: fai questo
lavoro come me e sai benissimo quanto sia difficile essere al passo…
Certo, fondamentale mettere chi ti sta attorno nella situazione ottimale di lavoro, sul palco e non…
Hai centrato in pieno quello che voglio dire. Lo strumento utilizzato tirato al meglio significa per il fonico minuti di lavoro prezioso nel dare alla sala e al palco una bella batteria
per me e per chi ascolta; investire migliaia di euro in flight case professionali per tenere la batteria sempre in ordinee per così permettere ai backliners di lavorare meglio; o avere
un metronomo di ricambio sempre… Sono tutti aspetti che forse vengono ignorati all’inizio e che conosci strada facendo a spese però della reputazione iniziale, che può a volte
precluderti altri lavori, credo…
Lì diventa fondamentale il criterio, l’approccio giusto alla professione, e Pacciani ha fatto tanti dischi e tour che hanno sempre lasciato trasparire grande cura dei suoni.
Ovviamente dietro tutto ciò è inevitabile ci sia la grande esperienza del ‘pre-live’ o del ‘pre-studio’…
Ma certo! Per dirtene una, quando sono andato a fare il turno in studio all’Esagono, la sera prima ho accuratamente oliato la catena del pedale per evitare qualsiasi tipo di cigolìo.
Ho visto per anni Massimo lavorare per Parisini, ed è di una giusta maniacale pulizia, ha un orecchio bionico in pratica (risate)! Se penso alla mia prima batteria, al casino che
faceva soltanto se la guardavi, è già un grande traguardo!
Solita Holliwood di seconda mano?
Molto peggio, sottomarca della Hollywood comprata dal Circo Togni a sole centomila lire! Avevo in realtà cominciato a suonare la chitarra a sette anni, ma poi la batteria prese il
sopravvento e grazie al solito bonus-nonna (risate) decisi di comprare questo catorcio che non sapevo neanche montare, e non ti nascondo che presi l’enciclopedia cercando una
foto, che ovviamente era al contrario, e montai la batteria da mancino: mi resi conto che c’era qualcosa che non andava (risate)…
C’è chi è andato avanti così per anni…
No, fortunatamente sono stato corretto da un insegnante della zona che mi ha dato le prime nozioni didattiche. Ero ancora nella fase in cui la musica era l’amico confidente. Mi
sono diplomato come tutti, andavo a giocare a pallone, facevo nuoto, tutto quello che i ragazzi della mia età a 20 anni fanno, in un ambiente dove girano un sacco di soldi come
quello di Sassuolo, dove i coetanei cercano di trascinarti inconsapevoli nel tunnel della discoteca e del Gin Tonic, ma io invece mi rendevo conto che amavo sempre di più suonare
e stare nella musica e che me ne fregavo di tutto ciò. Sono sempre stato un ragazzo molto ragionevole nelle scelte in assoluto, soprattutto per il tipo di educazione ricevuta, e forse
anche per questo mi sono trovato ad affrontare il mio primo lavoro con una maturità un po’ diversa dalla norma dei primi lavoro in genere.
La tua Sonor Delite suona benissimo, stavo pensando ai pochi tamburi sul palco e alla resa finale in ogni caso di grandissimo impatto sonoro.
Ho sempre suonato con un tom, un timpano e poca roba, mi sono abituato a tirar fuori il massimo da quel set. Per ritornare al discorso di prima, prima di partire per il tour ho
sentito Filippo e chiesto se per lui andasse bene: Sonor, Paiste, grandi aziende che tramite Gianluca Aramini e Giorgio Polenta della Eko sono i miei strumenti ogni giorno, facendo
per me metà del lavoro.
Beh, proprio il 50 per cento non credo…
Resta il fatto che sono grandissimi strumenti, che mi mettono nelle condizioni di avere in effetti un gran suono. Il mio set è formato da una cassa da 22 pollici, tom da 12 e timpano
a terra da 16. I rullanti sono due, il Sonor Delite da 14x5 e un Nobley & Coley a sinistra da 12. I piatti sono tutti Paiste Signature, anche lì poca roba, due crash, un ride, uno splash
e un china. Tramite la Eko ho avuto anche un endorsement con la Pro Mark: uso il modello 5A Millenium.
Luciano, quali sono i tuoi batteristi ‘fulmini’?
Ti sembrerà strano, ma adoro Bill Stewart oggi. E’ un musicista dotato di una sensibilità e di una musicalità incredibili, l’ho visto suonare in più contesti e ogni volta mi ha
emozionato. Nel passato invece inutile non menzionarti Ian Paice, Porcaro, Steve Ferrone e i grandi della batteria. Oggi mi piace ascoltare anche molto i gruppi inglesi, artisti
emergenti che magari escono e fanno il botto, come i Muse o, non so, John Mayer, artista emergente di cui sono sicuro sentiremo molto parlare.
Sei contento della situazione musicale che viviamo oggi?
L’altro giorno leggevo un’inchiesta su internet che diceva che la rete non ha ammazzato la musica, perché se ci pensi bene è un modo per ascoltare i pezzi e decidere di comprare il
disco poi. Certo i dischi costano un sacco, e forse questo è il motivo principale per cui i dischi non si vendono. C’è un disco di Nek che, per esempio, non ha venduto tanto quanto
gli altri dischi nei negozi, ma resta il fatto che i ragazzi al concerto conoscono bene i pezzi contenuti in quel disco: questo significa che il disco ce l’hanno ma non l’hanno
comprato…Penso che si dovrebbe anche investire per creare degli spazi adeguati per la musica, si dovrebbe fare un sacco un sacco di cose per migliorare la situazione in generale,
i dischi sono un male certo, ma non quello assoluto.
Ok, forse non ti sei accorto che da questa chiacchierata è venuta fuori un’intervista costruttiva e utile per tanti nostri lettori che stanno cercando di fare questo mestiere.
Io ti ringrazio di cuore anche per loro…
Grazie a voi, e spero di poter leggere tante altre storie come la mia: fa sempre piacere sapere che c’è gente che lavora con passione e dedizione. In bocca al lupo a tutti i batteristi,
in particolare ai lettori di Percussioni, di cui non mi sono mai perso un numero!
Sandro Baldi