Liberal - Bonatti
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Liberal - Bonatti
mondo pagina 10 • 16 dicembre 2011 L’accordo, firmato nel 2008 a Bengasi da Berlusconi e Gheddafi era stato sospeso durante la guerra contro il regime dell’ex Raìs L’amico ritrovato Monti incontra Jalil a Roma e riattiva il Trattato di amicizia con la Libia di Luisa Arezzo talia e Libia hanno deciso di riattivare il Trattato di amicizia firmato da Berlusconi e Gheddafi nel 2008 a Bengasi e sospeso durante il conflitto che ha condotto alla fine del regime del Raìs. Ad annunciarlo sono stati il premier, Mario Monti, e il presidente del Consiglio nazionale transitorio libico, Mustafa Abdel Jalil, che ieri a Palazzo Chigi hanno avuto un incontro di un’ora e mezza. «Con Jalil abbiamo deciso di riattivare il Trattato di amicizia la cui applicazione era stata sospesa», ha comunicato Monti, seguito a stretto giro da Jalil, secondo cui la riattivazione del protocollo «è nell’interesse dei due Paesi». Nessun fronzolo ulteriore, nessuna festa del perdono, nessuna dichiarazione fuori dalle righe, nessuna tenda o presentazione di album fotografici dei nipotini, come aveva fatto il Cavaliere a Bengasi nel 2008. È anche vero, però, che Jalil in Libia è nell’occhio del ciclone: solo due giorni fa erano circolate delle voci di dimissioni, poi rientrate, a conferma che il governo ad interim è comun- I Sopra, tecnici dell’Eni in Libia. In apertura, Monti assieme a Jalil. A destra, Gheddafi e Berlusconi. Sotto Bouteflika e Rossella Urru que nella bufera. Al momento, comunque, l’accordo, su cui il Cnt avrebbe espresso in passato perplessità per alcuni punti, continuerà ad essere valido: riconfermata dunque la cooperazione nella lotta contro l’immigrazione clandestina, con maggiori controlli lungo le coste libiche, e anche una serie di investimenti italiani in Libia. Previsto anche un risarcimento economico alla Libia per l’epoca coloniale pari a 4 miliardi di euro in 25 anni, in cambio di un’attenzione alle aziende italiane nelle commesse pubbliche. «La Libia con il presidente Jalil sta coronando le sue aspirazioni alla libertà e alla democrazia», ha affermato Monti, che a metà gennaio si recherà in visita a Tripoli. Il premier ha voluto anche complimentarsi con il Cnt per la «determinazione mostrata in ogni momento ad evitare qualsiasi atteggia- mento vendicativo» verso gli esponenti dell’ex regime. Quindi, la conferma dell’impegno economico a fianco di Tripoli, a partire dallo scongelamento, da parte di Roma, dei fondi libici, passati da 230 a 600 milioni di euro. L’Italia sarà in prima linea anche nella ricostruzione ed è pronta a dare assistenza nei settori strategici, dalla sicurezza all’energia alle infrastrutture. Quanto ai crediti delle aziende italiane in Libia, Monti ha spiegato di aver convenuto con Jalil «sull’importanza delle procedure per il riconoscimento e la certificazione» di tali crediti e sul possibile uso a tale scopo dei fondi scongelati. Jalil ha confermato l’intesa, «purché si tratti di crediti reali e legittimi. Noi ci adoperiamo per la piena trasparenza», ha precisato. Jalil è stato poi ricevuto al Quirinale dal presidente Giorgio Napolitano e nel pomeriggio dal presidente della Camera, Gianfran- Il Fronte di Liberazione Nazionale (il partito di governo) annuncia che il dittatore si presenterà alle elezioni del 2014 In Algeria è sempre inverno. Bouteflika si ricandida di Muhammad Krishan Algeria sembra non voler ricavare nulla da quanto è accaduto e sta accadendo nei paesi arabi dopo il rovesciamento di Ben Ali lo scorso gennaio. Non solo il governo algerino ha assunto posizioni fiacche o contrarie rispetto a tutto ciò che è accaduto in Tunisia, Egitto, Libia,Yemen e Siria, sulla base di varie giustificazioni; ma ecco che in questi giorni, persino in casa propria, vediamo il governo decidere di andare, in più di un ambito, contro quella che si potrebbe chiamare “una vera riforma politica”. Ultimo in ordine di tempo, a questo proposito, è l’annuncio di Abdelaziz Belkhadem – segretario generale del Fronte di Liberazione Nazionale, il partito algerino al governo – che il presidente Abdelaziz Bouteflika sarà il candidato del partito alle prossime elezioni presidenziali del 2014 «a meno che egli non rifiuti». In realtà, non vie- L’ ne richiesto a nessuno, in Algeria, di dire fin d’ora – quando mancano ancora almeno due anni – che il presidente attuale sarà anche il prossimo presidente. Semmai sarebbe necessario comunicare fin d’ora la dichiarazione che Bouteflika non si candiderà: si saprebbe allora in cosa starebbe la precocità e la dignità della di- biamento che avrebbe potuto iniziare fin d’ora, ed il cui coronamento sarebbe stato la scelta di un nuovo presidente per il paese nel 2014. La dichiarazione di Belkhadem al giornale algerino El-Khabar in sostanza è la seguente: non aspettatevi un cambiamento ai vertici dello Stato fra due anni, a meno che non sarà il presidente stesso a concederlo. Ciò avviene sebbene non sia più un segreto che attualmente è in corso un dibattito nel paese sullo stato di salute del presidente e sulla sua capacità di continuare a sopportare l’enorme fardello delle sue responsabilità. Com’è dunque possibile annunciare fin d’ora al popolo che colui che oggi è oggetto di polemiche è lo stesso che sarà candidato fra due anni? E questo naturalmente senza trascurare che Belkhadem non si è neanche preso la briga di fare un accenno fugace al fatto che ciò sarà possibile solo se Dio prolun- Il parlamento algerino si appresta a ratificare una legge che inasprisce le condizioni per la creazione di partiti politici invece di semplificarle. Così facendo, va contro le promesse fatte chiarazione stessa. Essa infatti avrebbe potuto significare l’apertura di orizzonti di cambiamento a proposito dei quali sarebbe preferibile cominciare a pensare fin da subito, esaminandone i dettagli. Ciò avrebbe potuto essere inteso come il fatto che il paese è intenzionato a entrare in un’epoca diversa, fondata sul cambiamento pacifico – un cam- mondo per il Commercio estero, al momento non sono più di 40 le aziende italiane che hanno ripreso le attività in Libia dopo la rivoluzione, a fronte delle 134 che erano presenti durante l’era Gheddafi e che ora «stanno aspettando che la situazione interna si normalizzi». Oltre all’Eni, hanno ripreso le attività anche alcune società collegate al ”Cane a sei zampe” come Dietsmann, Demont, Bonatti e Impresub. L’Oil&Gas, commentano da Tripoli, «è l’unico settore che, per ovvi motivi, è ripartito». co Fini. Oltre a un ringraziamento all’ex premier, Silvio Berlusconi, il cui governo «fin dall’inizio» ha sostenuto la rivolta, Jalil ha reso omaggio al «coraggio» e alla «dedizione al lavoro» dell’Eni, che «ha ormai raggiunto il 70% della produzione precedente». Ma quali sono gli interessi del nostro Paese in Libia? Non solo la finanza, con le quote libiche, e quindi i diritti di voto e i divi- dendi, che erano stati già sterilizzati a febbraio dall’Unione Europea. Ma soprattutto investimenti consistenti, grandi appalti, forniture di materie prime e maxi-commesse che sono ancora congelate. Con ripercussioni consistenti sui bilanci delle società e sull’economia italiana (a pagare il conto soprattutto le piccole e medie imprese della subfornitura). Secondo i dati forniti ad Aki-AdnKronos dall’ufficio tripolino dell’Istituto Anche se nel paese nordafricano non sono tornate solo le aziende italiane legate al settore degli idrocarburi. Alitalia è l’unica compagnia europea che ha ripreso i voli da e per la Libia. Ma hanno ricominciato le loro attività anche le compagnie di navigazione marittima Tarros, Messina ed Arabital, la Techint, che sta collaborando per la ripresa dei lavori dell’acciaieria Lisco e l’Iveco, che ha ripreso la produzione, anche se in maniera ridotta. Oltre a queste aziende, fa sapere ancora La cooperante italiana è stata sequestrata il 23 ottobre Presi i rapitori di Rossella Alcuni dei presunti sequestratori dell’italiana Rossella Urru - rapita il 23 ottobre scorso in Algeria insieme ad altri due cooperanti spagnoli - sono stati arrestati dai servizi di sicurezza del Fronte Polisario. Secondo le fonti i fermati - di cui non è stato reso noto né il numero né la nazionalità avrebbero agito per conto di un’organizzazione criminale fin qui sconosciuta. Tre giorni fa uno dei mediatori maliani che si occupa dei negoziati per il rilascio degli ostaggi aveva diffuso un video fornito dai seque- stratori dei tre cooperanti europei. Il rapimento era stato rivendicato da un gruppo dissidente di al Qaeda nel Maghreb (Aqmi), il Movimento Unito per il Jihad nell’Africa Occidentale che intende appunto ampliare la zona di operazioni dell’Aqmi - limitate finora al Maghreb verso ovest. La 30enne Urru, cooperante italiana e rappresentante del Comitato Italiano Sviluppo dei Popoli è stata rapita insieme a due volontari spagnoli, Ainhoa Fernandez de Rincon ed Enric Gonyalons. 16 dicembre 2011 • pagina 11 l’Ice, in Libia sono attualmente presenti alcune delle nostre maggiori società di costruzioni (Impregilo, Salini, Bonatti, Bentini, Conicos, Ferretti, Pascucci&Vannucci, Piccini), titolari di contratti importanti assegnati nel periodo pre-rivoluzione, le quali stanno negoziando con il governo transitorio se e quando riprendere i lavori, così come le delle commesse stipulate da Finmeccanica che si è aggiudicata numerosi contratti in Libia attraverso le sue controllate, come Ansaldo Sts e Selex Sistemi Integrati. Le condizioni di ripresa sono legate alle verifiche che il Cnt sta effettuando su tutti i contratti in essere prima della rivoluzione che saranno confermati qualora non scaturiranno elementi di corruzione. Il “quando” invece è stato stabilito: dopo le elezioni, a cura del governo legittimato dal voto popolare. Sempre ieri, Farhat Omar Bengdara, ex presidente della Banca Centrale della Libia, è arrivato all’assemblea straordinaria di Unicredit in corso a Roma per deliberare sull’aumento di capitale da 7,5 milioni di euro. La sua presenza è fon- Confermato anche il risarcimento economico per l’epoca coloniale pari a 4 miliardi di euro in 25 anni, in cambio di un’attenzione particolare alle aziende italiane nelle commesse pubbliche alcune società di engineering (Tecon e Intertecno), nonché la Sirti e la Prysmyan (Pirelli). Ad esempio, Impregilo ha in essere progetti nel settore costruzioni: come la Conference hall di Tripoli, la realizzazione di tre poli universitari e la progettazione e realizzazione di lavori infrastrutturali e di opere di urbanizzazione nelle città di Tripoli e Misurata. Si tratta di ordini che si aggirano attorno al miliardo di euro. Una cifra vicina a quel- gherà la vita del presidente. Inoltre, a rafforzare ulteriormente l’impressione che le prospettive di cambiamento pacifico e democratico in Algeria siano praticamente in un vicolo cieco sono le parole pronunciate ancora una volta da Belkhadem per sminuire le rivoluzioni di interi popoli contro la tirannia e la corruzione. Non solo Belkhadem si è rifiutato di definire “rivoluzioni”le mobilitazioni a cui stanno assistendo i paesi arabi – cosa che è pur sempre un suo diritto – ma si è chiesto, con una sorta di intenzionale semplificazione, chi è che si nasconde dietro Facebook, dimenticando che la stragrande maggioranza di coloro che si sono rivoltati contro l’ingiustizia di Ben Ali, Mubarak, Gheddafi, Saleh e Assad non ha mai conosciuto in vita sua il significato di questa parola. È vero che alcuni gruppi di giovani, più o meno numerosi a seconda dei diversi paesi arabi, hanno fatto ricorso a questo moderno mezzo di lotta, di mobilitazione e di comunicazione via internet, ma non è vero, né esatto né giusto, ridurre le rivoluzioni dei popoli arabi contro decenni di dittatura e di corruzione a questo noto sito web. Pur tenendo in considerazione la specificità dell’esperienza vissuta dall’Algeria nel 1989 – che aprì la porta al pluralismo malgrado il golpe militare contro la volontà degli elettori nel 1990 e il successi- damentale, visto che Bengdara partecipa all’assemblea in qualità di vice presidente (in tutto sono quattro) di UniCredit. Il colosso bancario è stato sotto i riflettori per mesi per la partecipazione libica nella banca di Piazza Cordusio. Tra gli azionisti, infatti, ci sono la Central Bank of Libya (4,988%) e Libyan Investment Authority (2,594%). Sommando le due quote la componente libica è di gran lunga il primo azionista. vo massacro di oltre 100.000 algerini – ciò non dà a Belkhadem il diritto di fare paragoni del tutto inappropriati per giungere a una conclusione preconcetta la cui sostanza è, molto semplicemente, che “ciò che hanno fatto i paesi vicini non è un atto eroico”! Ad accrescere la probabilità che le dichiarazioni di Belkhadem – le quali deludono le speranze di cambiamento in Algeria e sviliscono il cambiamento in atto in altri paesi – non siano affatto dichiarazioni personali è il fatto che il parlamento algerino riunitosi la scorsa settimana si appresta a ratificare una legge che inasprisce le condizioni per la creazione di partiti politici invece di semplificarle. E ciò avviene malgrado il fatto che lo stesso presidente Bouteflika aveva promesso, lo scorso 15 aprile, di compiere riforme politiche complessive, ed in particolare di emendare la legge sui partiti ed altre 15 leggi. Fino a quando non verranno rilasciate dichiarazioni di altro tenore da parte di leader algerini che riflettono gli orientamenti dell’establishment al potere, ed in primo luogo dell’esercito – dichiarazioni che accennino all’apertura dello spazio politico invece che a un suo ulteriore restringimento – l’Algeria si avvierà inevitabilmente verso una fase di ulteriore crisi che preannuncia eventi ancor più gravi.