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Circolo
za della società italiana. Siamo ormai assuefatti a leggere sui giornali le
continue prese di posizione di politici che hanno fatto della paura nei
confronti dell’immigrato, dell’altro una vera bandiera, incarnando quelli
che sono i timori atavici e mai repressi dello strato più chiuso e ignorante del nostro paese: sì ignorante, perché ignora quanto la paura inspiegabile nei confronti di chi è diverso da noi generi altra paura, e poi odio
in una catena infinita. Quelle che racconta Perissinotto in Semina il vento sono le conseguenze di questa spirale d’odio in grado di rovinare
anche la più profonda delle storie d’amore, in grado di risvegliare sentimenti sopiti di vendetta e la ricerca affannosa di un’identità lontana,
solo per il gusto di dichiararsi diversi, solo per legittimare l’integralismo
più assoluto. Shirin, che nella prima parte del romanzo appare quanto
di più vicino all’idea di cittadina del mondo, incarna questo bisogno: in
cerca di una risposta all’intolleranza che la circonda, ne genera altra, in
un’eterna battaglia che crea solo sconfitti. Il ritmo del romanzo è quello
di un giallo di buona levatura: è un crescendo di dettagli che si infittiscono, attirando il lettore e facendolo sconvolgere di fronte all’inclemenza
della storia narrata.
E. Baldoni
Dice l’autore:
Nel libro, il radicalismo religioso prevale sull'amore....
Credo che sia un dato evidente: le religioni monoteiste si stanno radicalizzando. Il
tempo dell'incontro e della fraternità sembra finito. In particolare, l'Islam e il cristianesimo stanno riscoprendo il martirio come ragione di esistenza e di propaganda. In Europa il cattolicesimo, che per secoli è stato imperante, oggi cerca di riguadagnare il terreno perduto e di riscattare la propria immagine oscurata dagli scandali, proponendosi
come religione dei perseguitati e dei martiri: i libri di Socci e di Magdi Allam ne sono la
dimostrazione. E se il cristianesimo individua l'Islam come nemico, l'Islam non può
che fare altrettanto. Giacomo e Shirin, entrambi laici e atei, faranno le spese di questo
radicalismo, verranno schiacciati dallo scontro tra i due blocchi. Può sembrare una
visione apocalittica, ma la lezione del XX secolo ci mostra come l'odio religioso si
insinui a poco a poco e poi cresca: mio padre mi raccontava che durante la guerra,
quando i tedeschi arrestavano i commercianti ebrei, la gente scendeva in strada e
applaudiva, ed era gente normale, normalmente indottrinata. Chi semina il vento raccoglie tempesta; stiamo seminando molto vento contro gli immigrati, contro gli Altri e
forse non abbiamo idea della tempesta che si sta preparando. Nel romanzo ho raccontato la storia d'un amore molto forte, molto tenace, che però viene incrinato e poi
spezzato da questi venti di tempesta; mi sono chiesto: se Romeo e Giulietta nascessero oggi, quale odio li ucciderebbe? La storia si ripete, con poche varianti.
2 luglio 2012
L’autore. Alessandro Perissinotto
lasciate aperte dalla dittatura. Semina il vento è il suo ultimo romanzo,
finalista al premio Bancarella 2012.
Alessandro Perissinotto nasce a Torino nel 1964. Pratica vari mestieri
e, intanto, si laurea in Lettere nel 1992 con un tesi in semiotica. Inizia
quindi un’intensa attività di ricerca, occupandosi di semiologia della fiaba, di multimedialità e di didattica della letteratura. È docente nell'Università di Torino. Tra i suoi saggi ritroviamo Il testo multimediale (UtetLibreria), Gli attrezzi del narratore (Rizzoli), e, con G.P. Caprettini,
il Dizionario della fiaba (Meltemi, Premio C. Nigra per il folclore).
Alla narrativa approda nel 1997 con il romanzo poliziesco L’anno che
uccisero Rosetta (Sellerio), storia di un’indagine condotta negli anni ’60
in un remoto paese delle alpi piemontesi, al quale fa seguito, nel
2000, La canzone di Colombano (Sellerio - Premio Fedeli), un
"noir" ambientato tra Val di Susa e Delfinato all’inizio del Cinquecento.
Il suo ultimo romanzo, Treno 8017 (Sellerio 2003), è ancora una storia
con delitto che prende le mosse da un fatto vero, la morte di oltre cinquecento persone in un incidente ferroviario del 1944, un incidente poco noto e mai chiarito. Nel 2004 pubblica per Rizzoli Al mio giudice
(Premio Grinzane Cavour 2005 per la Narrativa Italiana, Premio via Po
2005, Premio Chianti 2005-2006), un noir epistolare che porta alla luce
le criminali spericolatezze della finanza on-line. Del 2006 è Una piccola
storia ignobile (Rizzoli - Premio Camaiore), un'indagine nella banalità
del male condotta da una psicologa, Anna Pavesi che usa la sua conoscenza dell'animo umano come altri detective usano i mezzi della polizia scientifica. E Anna Pavesi torna anche in L'ultima notte bianca, ambientato nella Torino olimpica, tra la gente esclusa dalla grande
festa. Nel 2008 la riflessione sul poliziesco si sviluppa anche in forma
saggistica con La società dell’indagine (Bompiani), mentre la sua produzione narrativa si arricchisce con il terzo volume della saga di Anna
Pavesi: L’orchestra del Titanic (Rizzoli).
Conclusa la trilogia dedicata ad Anna Pavesi, decide di andare oltre il
poliziesco per giungere a un romanzo che, pur conservando i ritmi del
noir, si svincoli dagli schematismi dell’indagine, un romanzo di semplice
e dolorosa denuncia. Nasce così Per vendetta, una storia d'amore e di
follia, ambientato in un'Argentina che non ha ancora sanato le ferite
Il libro: Semina il vento
Giacomo Musso 35 anni, maestro elementare, si trova nel reparto di
massima sicurezza di un carcere del nord Italia: interrogato, ha davanti
una copia del Corriere della Sera che ritrae il cadavere di sua moglie
Shirin. Bloc-notes e biro, un pacco di fotografie: ecco ciò che gli viene
dato, ecco ciò con cui inizia a ripercorrere la sua storia.
La storia comincia qualche anno prima, a Parigi: Giacomo cura esposizioni scientifiche per ragazzi alla Citè des Sciences e di sera fa il cameriere in un locale, per arrotondare lo stipendio, altrimenti troppo basso
per mantenersi nella capitale francese. Shirin è una delle frequentatrici
di questo locale: interessante, esotica, misteriosa, parigina nei modi,
orientale nel nome, mediterranea nei colori. È di origine iraniana, i genitori hanno lasciato Teheran nel ’79, dopo la cacciata dello scià e lei è
nata a Parigi, nell’81; Giacomo invece proviene dalle montagne piemontesi, da un piccolo paese di nome Molini, dove lo aspetta una casa
di famiglia rimasta ormai vuota, dopo il decesso di entrambi i genitori. Il
loro non è un amore immediato, nasce da una curiosità reciproca, comincia con incontri sospesi e tradimenti, finisce con l’essere una grande
storia perché “ci sono storie d’amore che iniziano all’improvviso, con
notti memorabili, la nostra cominciò lentamente, come tra compagni di
liceo”. Presto arriva la decisione di convivere, poi il matrimonio, infine il
trasferimento: a Giacomo viene proposto di insegnare alle scuole elementari del suo piccolo paese d’origine, Shirin accetta di buon grado,
potendo lavorare per la sua azienda anche a distanza e attraverso la
filiale italiana e così la coppia si stabilisce nella casa di famiglia, a Molini. Inizialmente tutto gira nel verso giusto, lei socializza con i vecchi
amici di Giacomo, si instaura un clima positivo. Mano a mano, però,
qualcosa inizia a cambiare: Shirin viene avvertita come una presenza
estranea, diversa e lei, inevitabilmente, lo percepisce…
Alessandro Perissinotto abbandona il genere poliziesco con cui si era
dilettato finora per la stesura di un romanzo volto a raccontare con la
necessaria crudezza il pericolo che si cela dietro la crescente intolleran-