Allegato: Avventura-di-un

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Allegato: Avventura-di-un
Avventura di un lettore
Provo a immaginare un mondo senza la lettura. Come sarà? I cani e i gatti non leggono.
Gli uccelli nemmeno. Possiamo dire che siano creature spregevoli? Naturalmente no. Non
leggono i coccodrilli, le giraffe, gli ippopotami. Solo l'uomo legge, ma non da sempre.(...)
Prima la parola veniva scolpita nella mente. Semplici formule. Poi ideogrammi. (...) Noi che
leggiamo senza pronunciare le parole a voce alta stupiremmo gli antichi, abituati al
rimbombare della voce. Leggere non era ancora un atto privato...
Si pensa che leggendo si diventi migliori, che un uomo che legge ne vale due. Sono solo
slogan. In realtà leggendo si scoprono anche cose che non sempre fa bene sapere. Si
esplora la natura umana, la doppiezza delle anime, a cominciare dalla propria.
Don Chisciotte e madame Bovary si sono rovinati leggendo romanzi. La piccola Alice,
sentendo leggere, si è addormentata e si è messa a sognare: adesso siamo noi che
possiamo leggere Alice. E sognare insieme a lei.
La lettura è esplorazione, esposizione di sé all'esperienza altrui. Poi, si sa, c'è anche l'arte,
l'emozione di incontrare l'opera d'arte sotto forma di poesia, di romanzo o di racconto.
Waugh, nel suo magnifico romanzo Una manciata di polvere, immagina che un colono
analfabeta che vive nella foresta amazzonica ospiti un esploratore colto per farsi leggere,
la sera, le opere di Dickens. Ho detto "ospiti", ma ben presto il malcapitato scopre che si
tratta di una vera e propria schiavitù. L'uomo ha un fucile e lui, che si è perso, non ha più
nulla. Si salva con la lettura come Sheerazade.
Chi legge ha sempre una sorta di fucile puntato contro: se smette qualcosa finisce per
sempre. Non muore solo il lettore, muore tutto un mondo. Impossibile? E' già accaduto
un'iunfinità di volte.
A proposito: non sono poi tanto sicuro che i cani che vivono in casa con noi non sappiano
leggere. Lo fanno di nascosto, ma lo fanno.
Paolo Mauri (Introduzione a L'Arte di leggere)
Bisogna dunque sapere che il detto gentiluomo, nei momenti che stava senza far nulla
(che erano i più dell'anno), si dedicava a leggere i libri di cavalleria con tanta passione,
con tanto gusto, che arrivò quasi a trascurare l'esercizio della caccia, nonché
l'amministrazione della sua proprietà; e arrivò a tanto quella sua folle mania che vendette
diverse staia di terra da semina per comprare romanzi cavallereschi da leggere, e in tal
modo se ne portò in casa quanti più riuscì a procurarsene, e fra tutti, non ce n'erano altri
che gli piacessero quanto quelli composti dal famoso Feliciano de Silva.
Insomma , tanto s'immerse nelle sue letture, che passava le nottate a leggere da un
crepuscolo all'altro, e le giornate dalla prima all'ultima luce; e così, dal poco dormire e il
molto leggere gli s'inaridì il cervello in maniera che perdette il giudizio. La fantasia gli si
empì di tutto quello che leggeva nei libri, sia d'incantamenti che di contese, battaglie, sfide,
ferite, dichiarazioni, amori, tempeste ed altre impossibili assurdità; e gli si ficcò in testa a
tal punto che tutta quella macchina d'immaginarie invenzioni che leggeva, fossero verità,
che per lui non c'era al mondo altra storia più certa.
Miguel de Cervantes, Don Chisciotte della Mancia
Teresa pareva sognare tuttodì ad occhi aperti. Divorava i pochi libri di versi e romanzi che
la principessa le consentiva di leggere(...). Le finzioni poetiche dei libri le accendevano la
fantasia e le facevano battere il cuore, ma se la principessa giudicava troppo lungo il
tempo da lei dedicato alle letture frivole, le smetteva addirittura. Spesso udiva lodare un
romanzo, un dramma, un volume di versi, e si struggeva di comperarli, pensando quanto
dovevano essere belli, che piacere le avrebbero procurato; non ci pensava più se la
madrigna le diceva : "No, Teresa, non sono per te".
Lo spirito della tentazione si serviva di arti molto sottili per turbarla in quella serenità. Forse
erano i libri, le poesie, i romanzi, quelli che, certe volte, quando ella si sentiva più tranquilla
e sicura e sorrideva di maggior beatitudine, facevano sorgere a un tratto una specie di
nebbia che offuscava il suo bel cielo, e le davano un senso di sgominante tristezza e il
rancore d'un bene perduto prima ancora che ella avesse potuto raggiungerlo. Era peccato
leggere quei libri, seguire quelle visioni?... E poi, e poi, ella aveva rinunziato a tante cose;
se avesse rinunziato anche a vivere con la fantasia, che le sarebbe rimasto?
Federico De Roberto, I viceré
Lo sguardo gli cadde sul libro dalla copertina gialla che lord Henry gli aveva mandato. Si
chiese che cosa fosse. Andò verso lo scaffaletto ottagonale color perla che gli era sempre
sembrato l'opera di una strana specie di api egiziane che lavoravano l'argento, e, raccolto
il volume, si sprofondò in una poltrona e cominciò a leggerlo. Dopo qualche minuto ne fu
completamente preso. Era il libro più strano che avesse mai letto. Gli pareva che, con
squisite acconciature, e al suono delicato di flauti, tutti i peccati del mondo gli passassero
davanti in silenziosa sfilata. Cose di cui aveva appena sognato diventarono
improvvisamente reali per lui. Cose di cui non aveva mai sognato gli furono gradualmente
rivelate.
Era un libro pieno di veleni. La sola cadenza delle sue pagine, la sottile monotonia della
loro musicalità, piena com'era di ritornelli complessi e di movimenti elaboratamente
ripetuti, produceva nella mente del giovane, mentre passava da un capitolo all'altro, una
forma di fantasticheria, una malattia sognante che lo rendeva inconsapevole del giorno
che tramontava e delle ombre che avanzavano. Continuò a leggere a quella luce fievole
finchè non riuscì più a leggere.
Per anni Dorian Gray non riuscì a liberarsi dall'influenza di quel libro.
Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray
Bene, cosa aspetti? Distendi le gambe, allunga pure i piedi su un cuscino, su due cuscini,
sui braccioli del divano, sugli orecchioni della poltrona, sul tavolino da tè, sulla scrivania,
sul pianoforte, sul mappamondo. Togliti le scarpe, prima. Se vuoi tenere i piedi sollevati; se
no, rimettitele. Adesso non restare lì con le scarpe in una mano e il libro nell'altra.
Regola la luce in modo che non ti stanchi la vista. Fallo adesso, perché appena sarai
sprofondato nella lettura non ci sarà più verso di smuoverti. Fa' in modo che la pagina non
resti in ombra, un addensarsi di lettere nere su sfondo grigio, uniformi come un branco di
topi; ma sta' attento che non le batta addosso una luce troppo forte e non si rifletta sul
bianco crudele della carta rosicchiando le ombre dei caratteri come in un mezzogiorno del
Sud. Cerca di prevedere ora tutto ciò che può evitarti di interrompere la lettura. Le
sigarette a portata di mano, se fumi, il portacenere. Che c'è ancora? Devi fare pipì? Bene,
saprai tu.
Non che t'aspetti qualcosa di particolare da questo libro in particolare. Sei uno che per
principio non si aspetta più niente da niente. Ci sono tanti, più giovani di te o meno
giovani, che vivono in attesa d'esperienze straordinarie; dai libri, dalle persone, dai viaggi,
dagli avvenimenti, da quello che il domani tiene in serbo. Tu no. Tu sai che il meglio che ci
si può aspettare è di evitare il peggio. E coi libri? Ecco, proprio perchè lo hai escluso in
ogni altro campo, credi che sia giusto concederti ancora questo piacere giovanile
dell'aspettativa in un settore ben circoscritto come quello dei libri, dove può andarti male o
andarti bene, ma il rischio della delusione non è grave.
Italo Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore
libri che mi piacciono di più sono quelli che almeno ogni tanto sono un po' da ridere.
Leggo un sacco di classici, come Il ritorno dell'indigeno e via discorrendo, e mi piacciono,
e leggo un sacco di libri di guerra e di gialli e via discorrendo, ma non è che mi lascino
proprio senza fiato. Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai
finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti cher l'autore fosse un tuo amico per la pelle
e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira.
J.D. Salinger, Il giovane Holden