Il macinino che conquistò il mondo

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Il macinino che conquistò il mondo
&
SPETTACOLI CULTURA
s p e t t a c o l i@ i l t i r r e n o . i t
UNA LEGGENDA
A 4 RUOTE
Un museo a Varese, club in tutta Italia
e tanti appassionati e collezionisti
Studiata per i contadini
francesi, puntava su
consumi bassi e semplicità
Un vecchio
modello
Citroen
In basso
una scena
del film “Alla
rivoluzione
con la
Due cavalli”
di Luigi Spinosi
M
angualde, Portogallo, ore 16 del 27 luglio 1990: dalla
catena di montaggio degli stabilimenti Citroën esce
una 2 Cavalli. È un modello Charleston 2Cv 6 Special
di color grigio e nero. Ma quel giorno in fabbrica si respira
uno strano clima: il fermento misto a tristezza degli operai,
le telecamere dappertutto e, persino, la presenza di una banda musicale. La spiegazione è sulla targa di quella della stessa macchina: “Derniere 2Cv”, l’ultima 2 Cavalli.
Quel giorno si chiudeva un
capitolo che si era aperto il 7 ottobre del 1948 al salone dell’auto di Parigi.
Sì, oggi la Citroën 2 Cavalli
compie 60 anni. Sessant’anni
nei quali questo “brutto anatroccolo” di latta ha messo al
volante intere generazioni, diventando l’espressione di un’epoca e un simbolo nazionale
per la Francia, come la Torre
Eiffel o Brigitte Bardot. Un simbolo della Francia, ma dal cuore italiano.
Le origini. La storia della 2Cv
affonda le sue radici negli anni
Trenta. Anni difficili. Nel 1935
muore a 57 anni André Citroën,
il fondatore nel 1919 della casa
automobilistica. Da un anno però Citroën non faceva più parte
della società che portava il suo
nome. Era un uomo dalle grandi intuizioni: aveva introdotto primo in Europa - la catena di
montaggio nell’industria automobilistica, aveva creato un
nuovo modo di fare pubblicità
(come l’enorme scritta Citroën
che per 10 anni spiccò sui 4 lati
della Torre Eiffel), aveva sviluppato una politica sociale in fabbrica (introducendo, per citare
due esempi, le 8 ore al giorno e
la maternità pagata). Fu sempre Citroën a intuire le doti e ad
assumere un giovane artista italiano (che, come vedremo, avrà
un ruolo centrale nella storia
della casa automobilistica francese), lo scultore Flaminio Bertoni. Ma le capacità di Citroën
non furono altrettanto grandi
quando si trattò di affrontare le dure leggi del mercato: a metà anni Trenta l’azienda era sull’orlo del fallimento. La ristrutturazione dell’azienda, i grossi investimenti su
un altro modello storico
(la Traction,
prima vettura
al mondo a
trazione anteriore, disegnata proprio da
Bertoni) misero in crisi la
Citroën, che
fu rilevata dai
fratelli Michelin. E qui fa la
sua comparsa
una
figura
centrale nella storia Citroën,
Pierre Jules Boulanger, cui i
Michelin affidarono il compito
di ristrutturare l’azienda.
Dal mercato alla guerra. Fu
proprio Boulanger a dare il via
alla storia. Si trovava nel suo
paese, Lempdes, un piccolo villaggio alla periferia di Clermont Ferrand, e osservando i
contadini che portavano le proprie merci al mercato ebbe l’idea: creare una vettura che potesse essere guidata dalle donne. Così, mentre i mariti si sarebbero occupati dei campi, le
mogli avrebbero potuto gestire
da sole la vendita. Fu così che
partì il progetto Tpv, toute petite voiture (piccola vettura). Gli
ordini di Boulanger furono semplicissimi: creare un’auto che
possa trasportare due contadini in zoccoli, un sacco di patate
o una damigiana di vino a una
velocità massima di 60 km/h,
consumando 3 litri di benzina
Il design e il motore
sono di due italiani,
Bertoni e Becchia
Ancor oggi, a 18 anni dallo stop alla
produzione, la 2Cv ha un grosso seguito di
appassionati e collezionisti, con raduni che
vengono organizzati periodicamente in
tutta Italia.
L’ultimo evento, dedicato a tutte le
Citroën storiche, si è svolto ad agosto
all’autodromo romano di Vallelunga, con
la prima volta italiana del raduno
mondiale Icccr (International Citroën Car
Club Rally).
Periodicamente viene anche organizzato
il raduno mondiale dedicato alle 2 Cavalli:
il prossimo, nel 2009, si svolgerà nella
Repubblica Ceca.
Inoltre in Italia esistono numerosi club
di amanti della piccola Citroën. Il più
importante è il 2Cv Club Italia
(www.2cvclubitalia.com) che ha sede a
Cuneo, cui si aggiungono alcune decine di
gruppi locali.
In Toscana è attivo più di un gruppo: c’è
il Gruppo 2Cv Valdarno
(www.2cvvaldarno.it), e sempre in Toscana
è nato (a Siena) e ha sede (ad Arezzo) il
Riasc, il Registro Italiano Auto Storiche
Citroën (www.riasc.it), un’organizzazione
che raccoglie gli appassionati di tutti i
modelli che hanno fatto la storia della casa
francese.
Uscendo dal Granducato merita una
visita il museo di Varese dedicato a
Flaminio Bertoni
(www.flaminiobertoni.it), papà anche di un
altro mito Citroën, la Ds.
L.S.
Il macinino che conquistò il mondo
Oggi la Citroen 2 Cavalli, vettura simbolo di un’epoca, compie 60 anni
per 100 chilometri e in grado di
muoversi su ogni terreno. Un
ordine che i tecnici Citroën ribattezzarono in “quattro ruote
sotto un ombrello”. Per il responsabile del progetto André
Lefèbvre furono anni di impegnativo (e segretissimo) lavoro
di ricerca, accompagnato da test durissimi. Il caratteristico sistema di ammortizzatori della
2Cv, per esempio, nacque dopo
una serie di prove curiose: l’auto doveva passare su un campo
appena arato trasportando un
cappello pieno di uova. Un solo
uovo rotto significava progetto
bocciato. Alla fine la Tpv vide
la luce, e il disegno della vettura fu affidato all’italiano Bertoni, dopo le resistenze iniziali
dello stesso Boulanger (per il
quale l’estetica - in questo caso non era una priorità). Il primo
settembre del 1939 parte la produzione, e il giorno dopo a mezzogiorno esce la prima Citroën
Tpv, pronta per essere presentata al salone di Parigi dell’ottobre successivo: un’auto spartana al massimo, con un solo faro
e col tergicristallo azionato a
Auto giovane e fenomeno di costume
che ha ispirato libri, film e dischi
La 2Cv è diventata un fenomeno di costume. Auto
sempre giovane, al di là dell’età, è considerata un simbolo dei ribelli anni Sessanta.
Un successo che ha contagiato anche il mondo della
cultura, a partire dal cinema: è la protagonista del film
(Pardo d’oro al festival di Locarno) “Alla rivoluzione
sulla 2 Cavalli”, dall’omonimo romanzo di Marco Ferrari. È l’auto di Richard Dreyfuss in “American Graffiti”, e anche James Bond avrà la sua avventura su una
2Cv (“007 solo per i tuoi occhi”). Un’auto presente anche in tutta la filmografia sulla guerra in Vietnam (ex
colonia francese): è una 2Cv l’auto bombardata dagli
elicotteri in “Apocalipse Now”. E, passando alla musica, i meno giovani si ricorderanno della Camilla di Baglioni (una 2Cv appunto). Nei fumetti è l’auto di Tin
Tin, la vettura della protagonista del recente fumetto
italiano “L’Insonne”, e persino Topolino e Pippo abbandoneranno, per una volta, le vetture di fantasia
per guidare una 2Cv in una storia ambientata in Francia. (l.s.)
Va di moda la nostalgia
“Mamma mia” vola e conferma la voglia di passato
ROMA. Sara’ la recessione, la depressione verso il futuro
che non promette niente di buono, sarà per consolarci ma
questo autunno grigio, povero di soldi e ricco di brutte notizie, ha per ora un solo vincitore: la nostalgia. Quella che fa
correre il pubblico a vedere il film musicale “Mamma Mia” e
a canticchiare gli Abba come fosse una new entry in classifica, o che fa appassionare a Tutti pazzi per la tele il martedì sera su Raiuno per il merito di farci vedere la tv in bianco e nero, con le immagini familiari di Corrado e delle Kessler.
O ancora che fa vincere il venerdì sera
in tv I migliori anni, sfida tra decenni tutta giocata proprio sulla nostalgia tra reperti d’epoca (oggetti ma anche personaggi) e
rivisitazioni e che fa incoronare ancora
una volta (nonostante gli strali di Fiorello)
Raffaella Carrà nostra regina della tv per i
ricongiungimenti con i lacrimoni ormai
per tutti’carrambate’ ma anche per quell’inconfondibile look anni’80.
Lo stesso look che la moda, che deve
cambiare ogni sei mesi per sopravvivere
come industria e come circo mediatico, ripropone e recupera quest’inverno nei mini abiti di maglia lunghi a metà coscia, nelle stoffe luccicose di lurex (come quelle
sfoggiate dalla olimpionica Granbassi ad
AnnoZero), nelle spalle importanti, nella
vernice a profusione su scarpe e borse ma
anche nei dettagli folk.
Gli Abba
protagonisti
dell’effetto
nostalgia
innescato
dal film
Mamma mia
La nostalgia, quando prende, è trasversale: investe la tv - in altri tempi Tutti pazzi per la tele, talk show in prima serata su
Raiuno, avrebbe potuto essere un flop di
stagione ma ha imbroccato il mood - il cinema, la musica, la moda e altro, basta
pensare al fenomeno dei farmers market,
della spesa alimentare dal contadino (se
non è nostalgia d’altri tempi, cosa è?).
“Mamma Mia” con l’attempata Meryl
Streep, femminista incallita anni’70 (non
ha rivelato il padre alla figlia, da li’ tutta
la storia) che balla con gioia le hit degli Abba ha sbancato al botteghino stabilendo il
record dell’esordio di un film musicale in
Italia con 1 milione 800 mila euro d’incasso Cinetel.
La musica conferma questa tendenza: la
classifica dei dvd musicali sembra uscita
dall’armadio di 30 anni fa, se non 40. Ci so-
no Adriano Celentano con Yuppi Du, Donatella Rettore (più anni’80 di cosi’ si muore), il rock heavy metal degli Ac/Dc, l’hard
dei Queen, per non parlare dei Genesis,
Pink Floyd e Metallica, tutti in classifica
come un tempo.
Al cinema, seppure un pò aggiornata, ci
aveva messo nostalgia già Indiana Jones
tornato avventuriero per la quarta avventura dopo 27 anni, una distanza rischiosa
ma lo scaltro team George Lucas - Harrison Ford - Stephen Spielberg avevano visto giusto e infatti il film è stato record
d’incassi della stagione. In libreria il’68 imperversa sugli scaffali 40 anni dopo accanto a tanti libri sui Beatles e il pop rock
d’annata. Fabio Fazio alcuni anni fa aveva
visto lungo: è datato’97 Anima Mia, con
Claudio Baglioni, il capostipite di tutto il
trend.
mano. Ma in quelle stesse ore
gli occhi del mondo sono puntati altrove: le truppe tedesche
hanno appena invaso la Polonia e di lì a poco scadrà l’ultimatum di Francia e Inghilterra alla Germania di Hitler. È la seconda guerra mondiale.
Nasce la 2 Cavalli. La produzione della Tpv si interrompe
subito, e con l’invasione tedesca della Francia Boulanger ordina la distruzione di tutte le
vetture prodotte. Teme che i tedeschi, anche loro impegnati
nella ricerca della vettura del
popolo (la Volkswagen appunto), possano interessarsi ai suoi
progetti. Di quei primi prototipi
se ne salvano pochissimi, smontati e con i pezzi nascosti nei
luoghi più impensabili (compreso un granaio). Durante la guerra continuò però il lavoro di ricerca: Flaminio Bertoni dà alla
2Cv la forma definitiva, mentre
un altro italiano, Walter Becchia, crea il suo caratteristico
motore raffreddato ad aria (con
una potenza di 2 cavalli fiscali,
da cui il nome). E il 7 ottobre
del 1948 al salone dell’auto di
Parigi, davanti al presidente
Francese Auriol, viene finalmente scoperta la nuova Citroën 2 Cavalli. Un’auto che sollevò da subito grosse reazioni:
quelle negative della stampa
specializzata (ci fu chi chiese se
l’apriscatole era di serie) e quelle entusiastiche del pubblico (all’inizio la lista d’attesa per avere una 2Cv era di tre anni).
La cavalcata. È l’inizio di una
storia di successi che, grazie ai
tanti appassionati, continua ancor oggi: in 42 anni furono prodotte 3.872.583 2Cv, più un altro
milione e mezzo della versione
furgone, per tacere delle auto
direttamente derivate dalla
2Cv, come la Dyane (oltre
1.400.000 auto), il milione e
800mila Ami e le 144mila Mehari. Auto che avevano nella semplicità il loro punto di forza,
quello che ha permesso alle
2Cv di affrontare senza problemi avventure nei luoghi più
inaccessibili del mondo, dai deserti alla Cordigliera delle Ande, e di continuare a viaggiare
ancor oggi, dopo 60 anni, sulle
nostre strade.
Presentata a Parigi
il 7 ottobre 1948, fu
costruita fino al 1990