G. Lasalvia su Donna Moderna – 14 Novembre 2016

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G. Lasalvia su Donna Moderna – 14 Novembre 2016
COSA SUCCEDE . QUESTA SETTIMANA
Qual è il
libro che ti
ha salvato
la vita?
Leopardi non era uno
sfigato. Parola di prof
L’arte di
essere fragili
di Alessandro
D’Avenia è anche
un racconto
teatrale con la
regia di Gabriele
Vacis. Dopo il
debutto a Milano
il 15 novembre
al Teatro Carcano,
farà tappa a
Palermo (il 20)
e a Torino (il 5
dicembre).
Da gennaio sarà
nelle altre
città italiane.
Ma davvero
leggere Leopardi è
terapeutico? «Sì»
dice D’Avenia. «La
letteratura ci
può aiutare a vivere
meglio la vita
quotidiana».
di Giovanna Lasalvia
E tu hai un
libro che ti ha
salvato la vita?
Raccontancelo
a dilatua@
mondadori.it.
«Ma chi non lo è?» si chiede D’Avenia. «Leopardi ha trasformato la sua
fragilità nella sua grandezza. Viviamo in un’epoca in cui ci vogliono
persone non fragili: sembra che non si possa non essere perfetti,
allegri, pieni di like sui social mentre sappiamo bene che le ferite
del quotidiano abbattono tutti e che bisogna lottare. E per i ragazzi
Leopardi è questo: uno che non si arrende».
S
fortunato, triste, depresso, malinconico. Un ranocchio con
la gobba. Giacomo Leopardi ce l’hanno sempre presentato
così. «Eppure se il poeta romantico tornasse in vita e gli dicessimo: “Ti abbiamo capito: il pessimismo è l’aspetto che
caratterizza la tua opera. Hai attraverso 3 fasi e ora ti diciamo
anche le date precise” non sarebbe affatto contento». Ne è convinto
Alessandro D’Avenia, 39 anni, insegnante di Lettere in un liceo milanese,
autore di romanzi tradotti in tutto il mondo, che ha appena pubblicato
L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita (Mondadori). Il
libro rivoluziona l’idea che molti hanno dell’autore de L’infinito: svela un
Leopardi “predatore di felicità” mosso da “una passione assoluta”. «Un
uomo che ama la notte, ma che cerca la luce, che non si rifugia in un
pessimismo pieno di autocommiserazione. Tutt’altro» spiega D’Avenia.
cato la vita. Negli ultimi anni era diventato quasi cieco, eppure non si
diede per vinto: dettava i suoi versi, si faceva leggere le opere dagli
amici. Andava per le vie di Napoli a parlare con le persone, al porto
per sentire l’odore del mare o ascoltare le storie dei pescatori». Nel
libro di D’Avenia conosciamo Un Leopardi, insomma, meno sfigato
e più pop «nel senso di popolare» precisa l’autore «perché anche lui
ha lottato come tutti noi per cercare la felicità».
Ha trasformato la fragilità in grandezza. Certo, era un uomo fragile.
Dare ai figli il cognome
paterno non deve essere
automatico, perché
quello della madre ha lo
stesso, identico peso.
Lo ha stabilito la Corte
Costituzionale con una
sentenza storica. Ma cosa
cambia in concreto? «Oggi
si può solo affiancare il
cognome materno, presto si
potrà scegliere uno, l’altro o
entrambi» dice Alessandro
Sartori, presidente Aiaf
(Associazione degli avvocati
per la famiglia e i minori.
«All’atto pratico è
indispensabile che la novità
sia recepita per legge.
Il Parlamento deve chiarire
un dettaglio: se non
c’è accordo fra i genitori,
prevale il padre o spetterà a
un giudice decidere? Ci
sono già proposte di legge
e l’approvazione dovrebbe
avvenire in breve» (nella
foto, i comici Maurizio
Crozza e Carla Signoris:
i loro figli Giovanni e
Pietro hanno il cognome di
entrambi i genitori). A.L.
WWW.DONNAMODERNA.COM
MARTA D’AVENIA / GETTY
Sapeva gustare la felicità quotidiana. «Leopardi fino alla fine ha cer-
DEDICATO AI
RAGAZZI
Alessandro D’Avenia
(sopra, il suo
nuovo libro) scrive
anche sul blog
profduepuntozero.it.
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Di cognome
non ce n’è uno solo:
si può dare anche
quello della mamma