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1/25/2009
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2 [ LA MORSA DELLA CRISI ■ le misure ]
NEL MIRINO BANCHE E AGENZIE DI RATING
L’annuncio di Obama: «Regole più severe per la finanza»
NEW YORK - L’Amministrazione del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, intende riscrivere in tempi brevi le regole sui
mercati finanziari in modo da renderle più
severe.
Come ha scritto ieri con ampio rilievo il
"New York Times", la riforma, studiata tra
l’altro dall’ex presidente della Fed Paul
Volcker, comporterà regole più stringenti
per gli «hedge fund» (i fondi di investimento a rischio dei paradisi fiscali), le agenzie
di rating, le banche e gli istituti che stipulano mutui, oltre a una serie di meccanismi
di controllo dei prodotti finanziari più nuovi (e pericolosi), come i derivati. Nel mirino ci sono in particolare i cosiddetti Credit
Default Swaps (Cds), un complesso meccanismo assicurativo sul credito, giudicato
dagli esperti una delle cause principali della profonda crisi finanziaria ed economica attuale.
A guidare la riforma sarà Timothy Geithner,
il segretario al Tesoro designato (la cui conferma dal Senato è attesa oggi. Geithner è
attualmente il presidente della Fed di New
York e conosce molto bene i meccanismi
in vigore a Wall Street.
MUTUI CASA
«Italiani i meno indebitati
tra i cittadini di Eurolandia»
I prestiti per l’acquisto dell’abitazione principale rappresentano il 17,2% del Pil
La Bce: «L’Italia più al sicuro in caso di esplosione della bolla immobiliare»
ROMA L’Italia è il Paese meno
indebitato fra quelli di Eurolandia per l’acquisto di abitazioni.
I mutui contratti per finanziare
le compravendite di immobili
rappresentano il 17,2% del Pil,
un valore di gran lunga inferiore a quello degli altri Paesi dell’Eurozona, eccezion fatta per la
sola Slovenia, che ha fatto l’ingresso nell’euro nel 2007, ferma
al 7,7%.
È quanto emerge dall’ultimo bollettino mensile della Banca Centrale Europea, che spiega come
«la consistenza del debito impiegato per l’acquisto di immobili residenziali può essere vista
in prima approssimazione come
un indicatore dell’intensità con
cui gli shock ai prezzi delle abitazioni possono trasmettersi all’economia». Per questo motivo,
spiega l’istituto di Francoforte,
l’Italia rientra fra quei Paesi che
sono maggiormente al sicuro rispetto ad un’eventuale esplosione della bolla immobiliare. «Gli
shock sui prezzi degli immobili
- spiega l’Eurotower - determineranno reazioni verosimilmente maggiori nelle economie contraddistinte da un più agevole
accesso delle famiglie al credito
ipotecario (ad esempio Stati Uniti, Danimarca, Paesi Bassi, Australia e Svezia) che in quelle di
molti paesi appartenenti all’area
dell’euro (ad esempio Francia,
Italia, Germania, Austria, Belgio
o Grecia). In particolare, spiega
ancora la Bce, le economie del
secondo gruppo» potrebbero risultare più stabili e più efficaci
nel ridurre al minimo il rischio
di inadempienza e nell’erogare
prestiti alle famiglie che desiderano indebitarsi in misura superiore al loro reddito futuro previsto».
L’Italia rientra invece perfettamente nella media Ue per quanto riguarda la quota di abitazioni occupate dai proprietari: il
72% delle persone, infatti, abita nella casa di proprietà, mentre i valori europei vanno dal minimo del 44% della Germania
al massimo dell’83% della Spagna. Anche il rapporto fra ammontare del prestito e valore dell’immobile, in Italia pari all’80%,
è sostanzialmente in linea con
quello degli altri Paesi, ad eccezione del picco del 112% dei
Paesi Bassi e del 60% della Grecia.
Sotto la media invece, anche se
i dati per l’Italia si fermano al
2004, la crescita del prezzo delle abitazioni. Dalle tabelle contenute nel bollettino e relative al
periodo 1997-2007 emerge infatti che il tasso di crescita del prezzo delle case in Italia è stato vicino al 5%, sotto quello medio
di Eurolandia e molto lontano
dal rialzo superiore al 10% assistito in Spagna e all’8% della
Francia.
[ I NUMERI ]
72%
80%
5%
17,2%
È la percentuale degli italiani che
abita nella casa di proprietà. I valori europei vanno dal minimo del
44% della Germania al massimo
dell’83% della Spagna.
Rapporto fra ammontare del prestito e il valore dell’immobile, in
linea con quello degli altri Paesi,
ad eccezione del 112% dei Paesi Bassi e del 60% della Grecia.
È il tasso di crescita del prezzo
delle case in Italia, sotto quello
medio di Eurolandia e molto lontano dal rialzo superiore al 10%
assistito in Spagna.
I mutui contratti per finanziare le
compravendite di immobili rappresentano il 17,2% del Pil, un valore di gran lunga inferiore a
quello degli altri Paesi Ue.
[ RIDOTTE LE STIME ]
Fmi: «Crescita peggio del previsto»
L’economia globale non supererà l’1,5%. Confermata la frenata di India e Cina
ABU DHABI Il Fondo monetario internazionale taglierà
ancora le proprie previsioni
sulla crescita globale, portandole a un livello tra l’1 e
l’1,5%, a causa dell’ulteriore deterioramento delle condizioni dell’economia. Lo ha
annunciato Axel Bertuch-Samuels, vicedirettore del dipartimento monetario e dei
mercati dei capitali del Fmi.
Le previsioni più recenti del
Fondo, elaborate in novembre, prevedevano una crescita globale del 2,2%: «Saranno riviste all’1-1,5%, che è
molto». Bertuch-Samuels ha
spiegato che «le prospettive
economiche globali si sono
deteriorate nei mesi recenti,
la fiducia di consumatori e
imprese è scesa a livelli che
non avevamo visto da decenni, e anche l’attività è diminuita seccamente».
La revisione, ha continuato,
riguarderà anche le economie emergenti come India e
Cina.
Un comunicato ufficiale del
Fondo con la revisione delle
previsioni, ha concluso, è
previsto per mercoledì. Gio-
vedì i dati trimestrali della
Ford daranno ulteriori informazione di salute dell’industria automobilistica americana, dopo i salvataggi di General Motors e Chrysler. Nella stessa giornata la Fed renderà nota la propria decisione di politica monetaria: il
mantenimento del tasso di riferimento fra lo 0 e lo 0,25%
appare scontato, ma si guarda con attenzione alla possibilità che la banca centrale
possa fornire indicazioni sulle sue prossime mosse a sostegno del rilancio dell’eco-
[industria al palo la ricetta inglese ]
"Settimana" di tre giorni anti licenziamenti
LONDRA Nella Gran Bretagna della recessione ormai conclamata e della soglia di due milioni di disoccupati già varcata, il governo sta
prendendo in considerazione la possibilità di
incentivare le aziende affinchè riducano la
settimana lavorativa a tre giorni. Lo afferma
l’"Independent on Sunday", citando fonti governative e sottolineando che questa drastica
riduzione dell’orario di lavoro consentirebbe
di evitare l’esplodere della disoccupazione
con le sue drammatiche conseguenze sociali.
L’idea, tuttavia, riporta in vita sgraditi fantasmi del passato: negli anni Settanta si fece
ricorso alla riduzione dell’orario a causa di
scioperi dei minatori che bloccarono l’approvvigionamento energetico alle industrie e picchettarono le centrali elettriche. Era il 1972.
Si arrivò dopo un mese, a inizio 1973, allo stato d’emergenza: il premier Edward Heath lo
dichiarò e impose alle fabbriche la settimana
di tre giorni. Poi seguirono chiusure e licenziamenti. Un’altra agitazione dei minatori
portò di nuovo alla settimana di tre giorni nel
1974.Alla fine Heath dovette dimettersi.
Oggi le motivazioni sono diverse, e molte
aziende stanno considerando di ridurre la set-
timana lavorativa per evitare i licenziamenti.
La Jcb, ad esempio, ha già tagliato una giornata lavorativa, e l’amministratore delegato
Matthew Taylor, sta facendo pressione sul ministro per le Attività produttive, Lord Mandelson, affinchè introduca sussidi per i lavoratori che accettano il taglio della settimana a
tre giorni. Così facendo, posti che dovrebbero saltare in aprile potrebbero essere salvati,
spiega.
Fonti ministeriali dicono al domenicale che
la decisione su questi sussidi «non è imminente».
nomia.
Il tanto atteso dato sul pil del
quarto trimestre arriverà venerdì 30. Gli analisti sui attendono una pesante contrazione, anche alla luce del balzo della disoccupazione alla
fine dello scorso anno. L’economia americana - a loro avviso - potrebbe contrarsi fino
al 6,5%. Negli Usa l’attenzione è tutta concentrata sul
Congresso dove da oggi riprende la discussione sul
maxi-piano di rilancio fiscale e sulle misure per stabilizzare il mercato finanziario.
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LUNEDÌ 26 GENNAIO 2009
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[ SOSTEGNO AL SETTORE ]
Auto: il governo
pensa agli incentivi
Altolà di Calderoli: «Niente aiuti diretti alla Fiat»
[le misure]
BONUS DI 200 EURO
Secondo gli esperti il contributo economico per
l’acquisto di nuove auto rottamando un Euro
0, 1 o 2, dovrebbe essere al minimo di 2000 euro. Includendo anche le Euro 2 tra le beneficiarie degli incentivi, il parco auto interessato
al cambio riguarda 4-5 milioni di vetture.
[ MEZZI COMMERCIALI ]
80%
In Italia l’80% di acquisti di autovetture avviene a
rate. Gli operatori del settore chiedono, per i veicoli commerciali, di reintrodurre la defiscalizzazione
degli utili d’impresa reinvestiti e per le auto aziendali di velocizzare i tempi di ammortamento dell’acquisto e di aumentare il tetto ammortizzabile che
oggi si attesta appena al 40% di 18.000 euro. La richiesta di sostegno al credito o di un finanziamento alle società finanziarie, viene estesa anche per
l’acquisto di auto private
CONTRIBUTO PER L’USATO
Gli incentivi dovrebbero essere mirati anche all’usato. Per chi acquista una vettura
usata Euro 3 o 4, la proposta è di un bonus
di almeno 700 euro contro rottamazione di
un Euro 0, 1 o 2.
ROMA Incentivi all’acquisto di vetture non
inquinanti e alla rottamazione, ma anche aiuti agli investimenti e all’accesso al credito.
Sono questi gli interventi, sulla scia di quanto definito negli altri Paesi europei, che saranno discussi al tavolo per l’Auto convocato a Palazzo Chigi mercoledì come ribadito
sabato dal premier Silvio Berlusconi in Sardegna. Ma alla vigilia dell’incontro, dal ministro Roberto Calderoli arriva un ammonimento al governo: «Niente aiuti di Stato
alla Fiat. Credo che se ci fossero ci sarebbe
una rivolta del popolo». Calderoli, ospite di Lucia Annunciata su Rai Tre
ha spiegato che qualsiasi aiuto
deve indirizzarsi all’intero
comparto, in un ambito europeo, e non solo alla Fiat.
«Bisogna considerare il
mercato nel suo complesso e nel suo insieme a livello europeo. L’Europa, oltre a far tanti danni, forse
può fare qualcosa di positivo».
A commentare la posizione dell’esponente del Carroccio è intervenuto Stefano Saglia, presidente della commissione Lavoro della Camera. «Le dichiarazioni del ministro Calderoli sugli aiuti all’auto
sono anacronistiche. Visto che Fiat conta
83mila dipendenti mentre le aziende dell’indotto, la maggior parte delle quali al nord,
hanno 375mila lavoratori c’è da chiedersi se
la Lega è contro il nord». «Aiuti diretti alla
Fiat non sono mai stati all’ordine del giorno
anche perché - ha aggiunto Saglia - sarebbero aiuti di Stato e verrebbero bocciati dalla
Ue. Serve invece un mix di incentivi su innovazione e stimolo ai consumi. Auspichiamo che il ministro Scajola lavori serenamente contando sul sostegno del premier e della maggioranza»
La partita sulla natura degli aiuti al settore
auto si annuncia ancora aperta e il "caso Fiat"
sarà senza dubbio uno dei punti "caldi" della discussione.
L’azienda di Torino che venerdì ha annunciato nuova cassa integrazione per i 5.000 lavoratori delle carrozzerie di Mirafiori nell’ultima settimana di febbraio e nelle prime due
di marzo, ha più volte sollecitato un sostegno per riuscire a fronteggiare la grave crisi
che sta attraversando.
Per l’ad di Unicredit Alessandro Profumo
sull’ipotesi di una linea di credito aggiuntiva a Fiat «è necessario fare una
scelta». «Il gruppo - ha detto sabato nel corso del convegno
sul futuro dell’economia
mondiale promosso dagli
Industriali di Treviso e Venezia. - è il motore industriale del Paese tanto che
una parte significativa dell’aumento del Pil del 2008 è
dovuta alla crescita del gruppo di Torino».
Al tavolo di mercoledì, per ora, sono invitate solo le associazioni dei costruttori di auto, Anfia e Unrae, dei costruttori dei veicoli a due e tre ruote (Ancma) e
dei concessionari. Continuano a sollecitare
la presenza all’incontro i sindacati e la presidente della Regione Piemonte, Mercedes
Bresso.
Dal canto suo il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, quando ha annunciato la convocazione ha parlato di un pacchetto di interventi allo studio che non peserà troppo
sulle casse dello Stato, ma «faciliterà le vendite». La cornice per gli aiuti al settore è stata tracciata venerdì scorso a Bruxelles, dove
si è concordato di favorire il rinnovo del parco macchine attraverso incentivi alla rottamazione, misure fiscali e appalti pubblici.
[ LE OPZIONI ALLO STUDIO ]
«Il bonus non inferiore ai 2mila euro»
Incentivo di 700 euro anche per l’acquisto di un usato e l’ipotesi di un sostegno al credito
SOSTEGNO AL CREDITO
Sul tavolo anche la proposta di sostegno al credito, o attraverso un finanziamento alle società
finanziarie, oppure un fondo di garanzia, o anche eliminando l’imposta relativa all’ipoteca.
ROMA Incentivi consistenti nella media di 2.000 euro, ecologicamente mirati, e sostegno all’industria dell’auto italiana, favorendo il gpl e metano su cui il Bel
Paese ha sviluppato una avanzata tecnologia. Sono queste le ricette messe in campo dagli esperti del settore in vista del tavolo
sull’auto convocato mercoledì a
Palazzo Chigi dal premier Berlusconi.
Gli esperti intanto hanno le idee
chiare su come sostenere il settore. Per chi acquista un’auto nuova rottamando un Euro 0, 1 o 2,
il direttore del Centro Studi Promotor (Csp), Gian Primo Quagliano, propone un bonus di 2000 euro, «graduato eventualmente in
funzione delle emissioni inquinanti del veicolo acquistato». Per
Quagliano, sono da evitare bonus
aggiunti tipo l’esenzione dal bollo auto per uno o due anni, in
quanto più l’incentivo è diretto,
più è efficace. L’inclusione delle
Euro 2 tra le beneficiarie degli incentivi è in particolare importante - sottolinea l’Unrae, l’associazione che raduna le case estere
operanti in Italia - perchè riguarda 4-5 milioni di vetture e il rinnovo del parco circolante richiede «una rottamazione più efficace e allargata di quella precedente».
Ma gli incentivi, secondo il direttore del Centro Studi Promotor,
devono essere mirati anche all’usato. Per chi acquista una vettura usata Euro 3 o 4, Quagliano
propone un bonus di almeno 700
euro contro rottamazione di un
Euro 0, 1 o 2. Per rivitalizzare la
domanda, aggiunge il direttore
Csp, è inoltre necessario sostenere il credito, o attraverso un finanziamento alle società finanziarie,
oppure un fondo di garanzia tipo
Cofidi, o anche eliminando l’imposta relativa all’ipoteca.
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