Mein Kampf - Liceo Galvani
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Mein Kampf - Liceo Galvani
Il ruolo dello stato nella difesa della razza Adolf Hitler (1889-1945) dopo il fallito colpo di stato contro la repubblica di Weimar, attuato tra l’8 e il 9 ottobre 1923 a Monaco di Baviera, venne condannato a cinque anni di carcere, dei quali ne scontò appena uno, venendo rilasciato, per amnistia, già nel dicembre del 1925. Durante la reclusione, tuttavia, egli concepì e iniziò a redigere l’opera nella quale presentava il programma del nazionalsocialismo, il Mein Kampf (La mia battaglia), che vide la luce in due parti, tra il 1925 e il 1927. Si tratta di un documento rilevante non tanto per l’originalità del suo contenuto teorico – che riprende molte delle tesi sostenute dal professor Eugen Fischer, capo dell’Istituto di Antropologia di Berlino, nell’opera Fondamenti di genetica umana e di igiene della razza, del 1921 – quanto perché è possibile vedere in esso già con molta chiarezza le linee politiche lungo le quali si mosse il nazismo una volta giunto al potere: tutela e promozione della stirpe ariana, considerata razza superiore, e dottrina del Lebensraum – “spazio vitale” – necessario alla Germania per il proprio sviluppo, la cui direzione geografica è l’oriente, ossia i paesi slavi e l’Unione Sovietica. Il peccato commesso contro il sangue e contro la razza rappresenta il peccato ereditario di questa umanità e la fine di una umanità che lo commette. [...] Viceversa la Weltanschauung popolare ravvisa l’importanza dell’umanità nei suoi elementi originari razziali e vede nello stato principalmente un mezzo per raggiungere un fine, che è poi la conservazione dell’esistenza razziale dell’uomo. Per questo essa non crede affatto all’uguaglianza delle razze ma riconosce nella loro differenza dei valori superiori ed inferiori, per cui si sente in dovere, conforme alla Volontà eterna signora di questo universo, di promuovere la vittoria del migliore, del più forte e di effettuare la sottomissione del peggiore e del più debole. [...] Su questa terra la cultura e la civiltà umana sono indissolubilmente legate alla presenza dell’uomo ariano. La sua morte o il suo tramonto stenderebbero nuovamente sul nostro pianeta i veli oscuri di un’epoca priva di civiltà. [...] No, esiste un solo sacrosanto diritto dell’umanità, che è allo stesso tempo un vincolo morale sacrosanto e cioè quello di far sì che il sangue venga mantenuto integro per assicurare la possibilità di uno sviluppo più nobile di questa esistenza mediante la conservazione degli uomini migliori. Quindi uno stato popolare dovrà in primo luogo strappare il matrimonio da un livello in cui esso non è che una perpetua contaminazione della razza per consacrarlo invece a quelli che sono i veri compiti dell’istituto matrimoniale, ossia la produzione di immagini di Dio e non di orribili incroci tra l’uomo e la scimmia. [...] La politica estera dello Stato popolare deve salvaguardare l’esistenza su questo pianeta della razza raccolta nello Stato, creando un sistema di rapporti sano, adatto alla vita, naturale nel promuovere la crescita numerica del popolo, la grandezza e fecondità del suolo e della terra. [...] Quindi noi nazionalsocialisti rifiutiamo consapevolmente le direttive della politica tedesca dell’anteguerra. [...] Noi arrestiamo l’eterna spinta dei Germani verso sud e verso ovest e rivolgiamo lo sguardo verso oriente. Noi facciamo definitivamente cessare la politica coloniale e commerciale dell’anteguerra e passiamo alla politica del suolo dell’avvenire. Se noi parliamo oggi di nuovo suolo e nuova terra in Europa, possiamo pensare soprattutto e soltanto alla Russia ed agli Stati ad essa sottoposti. W. Hofer, Il nazionalsocialismo. Documenti 1933-1945, Milano 1964, pp. 750-751 e 753. Capitalismo e grande proprietà terriera dalla parte del nazismo Il testo che di seguito presentiamo (una petizione inviata al presidente Paul L. von Hindenburg) è assai significativo, soprattutto tenuto conto del momento in cui fu scritto, il 19 novembre 1932, ossia poco prima che Hitler arrivasse al potere, con la nomina a cancelliere (30 gennaio 1933). In esso si esprime l’appoggio dei vertici economici della Germania, formati dai grandi industriali e dagli agrari prussiani, a un governo di orientamento conservatore costruito attorno al movimento nazionalsocialista, con lo scopo di arrivare a una stabilizzazione sociale del paese. Come nel caso del fascismo italiano, l’appoggio al nazismo è motivato dalla necessità di combattere il pericolo rappresentato da un’enorme massa di disoccupati e di esclusi dal mondo del lavoro, anche a causa della crisi del 1929. Come alternativa alla contrapposizione di classe si propone qui il nazionalismo economico, nel quale tutti, lavoratori e datori di lavoro, si impegnano al rilancio industriale della Germania. Al pari dell’Eccellenza vostra pervasi da caldo amore per il popolo tedesco e per la patria, i firmatari hanno salutato con speranza la trasformazione fondamentale che l’Eccellenza vostra ha inaugurato nella gestione degli affari di stato. Con l’Eccellenza vostra condividiamo la necessità di un governo indipendente dal sistema parlamentare dei partiti, come emerge dal pensiero dell’Eccellenza vostra in merito al gabinetto presidenziale. [...] Contro il regime parlamentare dei partiti fin qui esistente sono orientati per principio non solo il partito popolare tedesco-nazionale, ma anche il partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori, che condividono in tal modo l’obiettivo di vostra Eccellenza. Riteniamo tale esito particolarmente positivo e non possiamo a questo punto pensare che la realizzazione dell’obiettivo possa naufragare di fronte alla conservazione di un metodo inefficiente. [...] Riteniamo per questo nostro dovere morale chiedere rispettosamente all’Eccellenza vostra che per il raggiungimento dell’obiettivo da tutti perseguito, il rimpasto del gabinetto del Reich avvenga in modo tale da permettere di raccogliere in esso la forza popolare più ampia possibile. Ci dichiariamo immuni da qualsiasi angusto orientamento politico di partito. Riconosciamo nel movimento nazionale che passa attraverso il popolo l’inizio promettente di un’epoca che dopo il superamento dei contrasti di classe creerà la base indispensabile per la ripresa dell’economia tedesca. Sappiamo che questa ascesa richiederà ancora molti sacrifici. Crediamo che questi sacrifici possano essere accettati volenterosamente solo se alla direzione del governo prenderà parte la componente più consistente di questo movimento nazionale. Il conferimento della responsabilità di un governo fornito delle forze migliori dal punto di vista delle competenze e delle persone al Führerdel più grande gruppo nazionale rimarginerà le debolezze e gli errori connessi a ogni movimento di massa e trasformerà milioni di persone, oggi in disparte, in forza di consenso. E. Collotti, Nazismo e società tedesca 1933-1945, Loescher, Torino 1982, pp. 57 e ss.