note introduttive di finanza islamica bari_dic2014 Miglietta
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note introduttive di finanza islamica bari_dic2014 Miglietta
La Finanza Islamica: aspetti giuridici ed economici Prof.ssa Federica Miglietta Dipartimento di Studi Aziendali e Giusprivatistici [email protected] Bari, 2 dicembre 2014 Agenda e domande Cosa è la finanza Islamica? Ci può interessare o è solo una finanza un po’ esotica e di nicchia? E’ simile ad una finanza etica? E’ immune dalle crisi economiche? Qual è il futuro della finanza Islamica? Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Da dove nasce la finanza islamica? Cenni storici “Arabo” è un sinonimo di “Islamico”? Il Corano, il Libro Sacro dell’Islam e la Sunnah, ovvero la tradizione del profeta Mohammed Esiste una distinzione tra Stato e Religione? Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Cenni storici e approfondimento Focus sulle radici comuni tra Ebraismo, Cristianesimo e Islam Seppure si tenda spesso a porre in contrapposizione le tre grandi religioni monoteistiche, l’Islam, il Cristianesimo e l’Ebraismo, esse hanno, secondo la tradizione religiosa, un antenato comune in Abramo. La tradizione araba del tempo del Profeta tendeva a riconoscere Ismaele, figlio primogenito di Abramo, come antenato delle tribù arabe Il secondo figlio di Abramo, Isacco, dà origine, invece, secondo la tradizione, alla stirpe di Mosè (dal quale nasce l’Ebraismo) e a quella di Gesù, che fonda il Cristianesimo. Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Cenni storici e approfondimento (2) Le tre religioni monoteistiche hanno, dunque, comune origine in Abramo, considerato da Muhammad né ebraico, né cristiano, ma primo ed autentico monoteista (hanif) e si ritrovano all’interno del Corano numerosi riferimenti alle Sacre scritture cristiane ed ebraiche. Il Corano parla di Abramo e della Ka’ba, l’edificio cubico nel quale viene custodita la “pietra nera”, come primo tempio monoteista. Il pellegrinaggio alla Ka’ba, culto religioso panarabo, trova posto anche nella nuova religione predicata da Muhammad. Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Cenni storici e approfondimento (3) Nelle varie sure in cui è diviso il Corano si accenna molto spesso al fatto che Ebrei e Cristiani, le “genti del Libro” hanno corrotto gli insegnamenti di Dio e proprio per questa ragione Allah (ovvero il Dio, l’unico), ha mandato Muhammad come ultimo e più importante Profeta per ricondurre alla religione le genti che avevano tradito il suo messaggio originario. Muhammad, prova a convincere Ebrei e Cristiani della validità del proprio messaggio e propone l’Islam (che in arabo vuol dire “sottomissione”) come una religione ultima, completa e perfetta che dovrebbe succedere al cristianesimo ed all’ebraismo. Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Cenni storici e approfondimento (4) Questa speranza spiega la tolleranza di Muhammad, dimostrata nel primo periodo, nei confronti di cristiani ed ebrei, che vengono definiti fratelli nella fede (Corano, II: 62) e gente del Libro, (Corano, V: 15). Nel periodo medinese Muhammad sperimenta le ostilità dei clan ebrei che, secondo le sue accuse, cospirano contro di lui insieme ai meccani, ed inizia un periodo di delusione (perché non lo accettano come Profeta) e di aperta ostilità. Gli ebrei vengono definiti “ipocriti” e si spezza definitivamente quel regime di collaborazione e tolleranza che aveva caratterizzato i primi periodi di convivenza tra i nuovi fedeli musulmani ed i clan ebrei. In risposta a questo cambiamento di opinione, Muhammad sposta la qibla, ovvero la direzione della preghiera, da Gerusalemme, città santa ebraica, a Mecca, verso la Ka’ba. Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Cenni storici e approfondimento (5) Nella Sura della Mensa, Muhammad si scaglia contro gli Ebrei che hanno “stravolto il senso della Parola e hanno obliato parte di quel che fu loro insegnato” mentre i Cristiani (ovvero coloro che affermano “il Cristo, figlio di Maria, è Dio”) “rifiutan fede a Dio” (Corano, V:17). Dio, per bocca di Muhammad li ammonisce severamente, affermando “O gente del Libro! Voi non farete nulla di buono finché non metterete in pratica la Torah e il Vangelo e quello che è stato rivelato dal vostro Signore” (Corano, V:68). Nella stessa Sura Gesù viene riconosciuto come profeta e Maria, sua madre, come una santa. Nella Sura della famiglia di Imran si narra dell’annunciazione da parte dell’arcangelo Gabriele a Maria Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Cenni storici e approfondimento (6) “O Maria, Iddio ti annunzia la buona novella di una Parola che viene da Lui, e il cui nome sarà il Cristo, figlio di Maria, eminente in questo mondo e nell’altro e uno dei più vicini a Dio” (Corano, III: 45). Gesù, però, non muore crocifisso, come nella tradizione cristiana, e anzi, si afferma: “essi né lo uccisero, né lo crocifissero […] seguono una congettura, ché, per certo, essi non lo uccisero” (Corano, IV:157). Nonostante sia un profeta potente, egli è solo un Messo di Dio, precedente a Muhammad che dunque è l’ultimo inviato, il “sugello dei profeti” (Corano, 33:40), inviato a correggere gli errori nelle precedenti rivelazioni e a riportare tutti gli uomini al vero Dio Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Finanza Islamica? Perché accostiamo due termini così differenti tra loro: Finanza Islamica ISLAM E’ RELIGIONE E SOCIETA’ Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Le principali caratteristiche della Finanza Islamica: il divieto di “riba” La Finanza Islamica: fondata sulle proibizioni (prohibition-driven finance)? La riba Il termine deriva dal verbo “raba” che significa “aumentare”, “accrescere”. La riba era proibita ai tempi del profeta Riba è comunemente tradotto come “usura”, “Interesse”, “premio” Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Le principali caratteristiche della Finanza Islamica: il divieto di “riba” (2) Il Corano è molto severo con la riba. E’ considerato un comportamento che porta ad una maledizione perenne ed alla pazzia La riba viene citata solo in tre sure (2: 275-81, La sura della vacca; 3:130-132, La sura della famiglia di Imran, 4:161, La sura delle donne), ma la condanna è così veemente che non vi sono dubbi sulla sua gravità Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Le principali caratteristiche della Finanza Islamica: il divieto di “riba” (3) Ogni buon musulmano è consapevole del divieto di riba: il problema risiede nella definizione e nella traduzione di “riba” in concetti economici moderni. La riba si riferisce al tasso di interesse, qualsiasi sia il livello applicato, o solo all’usura Molti economisti moderni definiscono formalmente la riba come segue. 1) Rappresenta un “premio” fissato ex-ante 2) E’ legato al periodo di tempo e all’ammontare del prestito 3) Il suo pagamento è garantito indipendentemente dai risultati dell’investimento e dai motivi per i quali il denaro è stato preso a prestito Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Le principali caratteristiche della Finanza Islamica: il divieto di “riba” (4) Vi è una ratio economica dietro il divieto di riba? Si. La presenza della riba viola l’idea fondamentale di giustizia che permea il Corano: proibendo transazioni inique evita che il bisognoso possa indebitarsi oltre quello che può pagare e che il finanziatore ne approfitti. D’altro canto, il finanziamento in cui il tasso è definito ex-ante, non è equo. CAVEAT La mancanza del tasso di interesse non implica che la finanza islamica rappresenti una economia di gratuità né che un RENDIMENTO sul capitale non sia lecito Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Le principali caratteristiche della Finanza Islamica: lo schema del PLS Nel Corano si afferma che “Allah ha permesso il commercio e proibito l’usura”. Si riporta un hadith del Profeta ove si affermerebbe: “il profitto si ottiene condividendo le perdite”. Tutti gli strumenti finanziari per il commercio e la produzione si basano sulla condivisione dei profitti e delle perdite. La partecipazione ai profitti rappresenta una remunerazione per lo sforzo imprenditoriale. Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Le principali caratteristiche della Finanza Islamica: gharar Oltre la riba, il gharar rappresenta l’elemento più importante nei contratti finanziari. Il gharar deriva da problemi di tipo informativo e si riferisce a qualsiasi incertezza creata da mancanza di informazione o controllo nella redazione di un contratto. Si può pensare al gharar come qualsiasi ignoranza riguardo un elemento essenziale di un contratto o in una transazione. L’esistenza del gharar rende nullo un contratto. Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Contratti bancari islamici Riassumere e classificare i contratti islamici è piuttosto complesso e soggetto ad una serie di distinguo; visto che tutti i contratti, infatti, variamente combinati, possono soddisfare molteplici bisogni, non esiste una relazione univoca che lega un tipo di contratto lecito ad uno strumento o servizio bancario. Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Qualche esempio:il mudarabah Mudarabah: rapporto contrattuale tra il mandante, che conferisce il capitale ed è denominato “rabb ul mal” ed un imprenditore/gestore denominato “mudarib” al quale viene attribuita la gestione del capitale o della attività. I profitti conseguiti vengono divisi tra le due parti secondo rapporti predefiniti, le perdite vanno a totale carico del conferente. Si noti che lo schema capitalista/imprenditore è perfettamente assibilabile ad uno schema finanziatore/finanziato e, in ogni caso, ad un rapporto di agenzia nella quale il capitalista rappresenta un mandante e l’imprenditore funge da agente. I termini, infatti, sono utilizzati come fossero sinonimi quando si tratta del contratto di mudarabah. Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro I depositi bancari secondo il mudarabah La raccolta di una banca islamica può avvenire, per esempio, raccogliendo risparmio tra il pubblico a titolo di depositi non garantiti, che vengono investiti dalla banca, entrando a far parte di uno schema di profit and loss sharing. La banca non è tenuta al pagamento di alcuna remunerazione sui depositi a vista ma può discrezionalmente decidere di accordare al depositante un “premio”, in denaro o in natura. Esiste la possibilità che la banca decurti il valore nominale dei depositi, nel caso gli investimenti effettuati intacchino il capitale, ma generalmente le banche cercano di garantire il valore nominale dei depositi a vista. Esistono anche dei depositi più rischiosi, detti investment account, nei quali la banca investe in attività finanziarie i depositi conferiti dai risparmiatori. In questo caso i risparmiatori assumono la veste di rabb-al-mal, ovvero conferiscono i capitali e le banche li utilizzano, in veste di mudarib, per investire i risparmi sui mercati finanziari. Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro La società islamica: musharakah Musharakah: contratto di capitale e lavoro. E’ un accordo societario in base al quale due o più soci contribuiscono al finanziamento di un affare apportando pro quota il capitale e partecipano alla conduzione dell’affare stesso con il proprio lavoro. In questa tipologia contrattuale i profitti vengono distribuiti secondo modalità predefinite e generalmente in proporzione alla entità del capitale conferito. Anche le perdite vengono ripartite in relazione all’apporto di capitali rappresenta una società di persone, non di capitale e dunque i soci rispondono con il proprio patrimonio ed in modo illimitato per le perdite societarie. Questa caratteristica contrattuale pone naturalmente molti vincoli e non rende possibile utilizzare il contratto base per creare, per esempio, una società per azioni, che è, invece una società di capitali. Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Musharakah mutanaqisah Ipotizziamo che un piccolo imprenditore degli Emirati Arabi Uniti necessiti di un battello con il quale condurre i turisti attraverso i canali nella marina di Dubai. Il battello da acquistare costa 200.000 dirham (circa 40.000 euro): l’imprenditore può contribuire con il 20% del valore, ovvero con 40.000 dirham e chiede alla banca di finanziare l’importo restante (pari all’80% del valore, per 160.000 dirham). L’imprenditore e la banca si accordano per un contratto di musharakah mutanaqisah nei termini che seguono: L’imprenditore pagherà per i primi sei mesi l’80% dei propri profitti netti alla banca, su base mensile. Dopo sei mesi l’imprenditore acquisterà dalla banca una quota di proprietà del battello pari al 10%, corrispondenti a 20.000 dirham. Dopo dodici mesi l’imprenditore acquisterà dalla banca una ulteriore quota di proprietà del battello, pari ad un ulteriore 10%, per un valore di 20.000 dirham. Ogni sei mesi l’imprenditore acquisterà una quota pari al 10% del battello, fino ad acquistare l’intero battello. A partire dal settimo mese in poi, la quota di profitto che l’imprenditore verserà alla banca su base mensile sarà calcolata in base alla ripartizione della proprietà del battello. In pratica, all’inizio, la banca possiede una quota dell’80% della società che possiede il battello: il piccolo imprenditore deve versare alla banca l’80% dei profitti netti per remunerare la banca proprietaria del battello. Alla fine del sesto mese, però, l’imprenditore acquista una quota di proprietà e dunque la società diventa per il 70% (poiché ha ceduto un 10%) di proprietà della banca e per il 30% (ovvero la vecchia quota del 20% più la nuova quota del 10%) dell’imprenditore. Contestualmente cambierà la proporzione nella ripartizione dei profitti: la banca, nel corso del secondo semestre avrà diritto al 70% dei profitti netti e l’imprenditore al 30%. Con il passare dei semestri la proprietà del battello passa dalla banca al battelliere e i profitti vengono ripartiti in base alle nuove quote di società. Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro La vendita cost-plus: murabahah Questo contratto prevede una vendita nella quale il venditore comunica all’acquirente il prezzo pagato all’origine per il bene ed il ricarico applicato. Il termine murabahah, quindi, nella sua accezione originaria, indica semplicemente una vendita cost-plus. Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Qualche domanda (e alcune risposte) Quanto “vale” la Finanza islamica? …circa 1.000 miliardi di dollari…. In quali Paesi è diffusa? è diffusa nel Medio Oriente, nei Paesi del GCC, in Malesia e ….in Europa Qualche esempio europeo (land della Sassonia-Anhalt) Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro La finanza islamica è solo per i fedeli musulmani? No. In molti condividiamo, prescindendo dalla religione, l’aspirazione ad un mondo economico più equo. Si pensi che il divieto di usura accomuna la religione cristiana e quella musulmana, quella ebraica Colossi bancari occidentali si occupano di finanza islamica (HSBC, Citigroup, Deutsche Bank) Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro E’ una finanza di gratuità? Assolutamente no. Vi sono modi e metodi per sostenere i fratelli più deboli (per esempio con l’istituto del qard hasan) ma il profitto (lecito) è importante per l’investitore musulmano così come per un investitore convenzionale. CAVEAT!: IL PROFITTO E’ LECITO SOLO SE OTTENUTO ATTRAVERSO MODALITA’ LECITE (approccio dei building blocks) Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Crisi finanziaria e finanza islamica Gli operatori di finanza islamica hanno delle severe restrizioni relativamente: 1. All’uso dei derivati finanziari 2. All’uso della vendita allo scoperto 3. All’eccessivo leverage finanziario Inoltre, come regola molto importante, gli investitori islamici privilegiano una finanza REALE ad una finanziaria Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro I certificati di partecipazione: i sukuk i sukuk rappresentano dei certificati rappresentativi di partecipazione alla proprietà in un pool di attività il cui rendimento assicura il pagamento di un flusso di cassa costante ai detentori dei titoli. Lo schema con il quale viene costruito un sukuk ricalca, in parte, quello della cartolarizzazione: il trasferimento della proprietà, infatti, viene assicurato dalla costituzione di una società veicolo che, dopo aver acquistato il pool di attività le rende negoziabili con l’emissione dei certificati, i sukuk. Il tipo di attività alla base dello schema di sukuk assume diverse forme e il rendimento che l’attività stessa assicura remunera i possessori dei sukuk. il sukuk è un certificato rappresentativo di una comunione di beni e non deriva, come nel caso dei titoli cartolarizzati, dalla vendita di un debito (per esempio dalla vendita di un pool di mutui) poiché questo sarebbe vietato dalla Shari’ah. Inoltre, alla base di un sukuk vi è sempre un contratto conforme dal quale hanno origine non flussi di interesse ma, per esempio, nel caso del leasing, canoni che vanno a remunerare gli investitori che sono proprietari pro quota degli immobili o dei beni locati. Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Finanza islamica e crisi finanziaria (1) La crisi finanziaria è stata scatenata da una serie di fattori, tra i quali possiamo menzionare: 1. La concessione di credito a chi non era in grado di restituire il denaro 2. La parcellizzazione del rischio attraverso la cartolarizzazione 3. La cessione, attuata n volte, dei crediti cartolarizzati, attraverso shadow vehicles Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Finanza Islamica e crisi finanziaria (2) La cessione dei crediti e dei titoli effettuata per n volte ha fatto si che si perdesse il legame tra la transazione reale e il titolo. Nella finanza islamica questo non è possibile! Si può cartolarizzare solo una volta e dunque persiste un legame diretto tra l’asset reale (per esempio il portafoglio immobiliare) e gli investitori (i quali, ricordiamolo, non guadagnano interessi, bensì canoni o quote di profitto) Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Finanza Islamica e crisi finanziaria (3) Secondo la Task Force della IDB-IFSB vi sono alcune caratteristiche della finanza islamica che possono contribuire alla stabilità finanziaria mondiale. Ricordiamone alcune: La finanza islamica è di tipo REALE. Il denaro è solo un mezzo, non un asset finanziario e non può essere né capitalizzato, né tesaurizzato (perché verrebbe sottratto alla circolazione ed alla creazione del denaro) Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Finanza Islamica e crisi finanziaria (4) La speculazione eccessiva viene scoraggiata ed apertamente avversata e deriva dal principio coranico del “non vendere ciò che non possiedi”. Si pone forte accento sulla trasparenza e sulla mancanza di ambiguità dei contratti Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Finanza Islamica e crisi finanziaria (5) La vendita del debito e la sua capitalizzazione sono vietati. Questo blocca alla base alcune strutture, come la cartolarizzazione sequenziale, che sono state alla base della crisi finanziaria Tutte le proibizioni, combinate insieme, hanno lo scopo di creare un mondo più equo, più trasparente e che permetta pari opportunità nell’accesso alle risorse, insomma….un mondo più etico…per tutti. Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Per qualche informazione in più…. Fondi sovrani arabi e finanza islamica, A cura di F. Miglietta e A. dell’Atti, Egea, 2009. Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Per qualche informazione in più…. I bond islamici alla conquisa dei mercati: opportunità, rischi e sfide dei sukuk, A cura di F. Miglietta,Egea, 2012. Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Grazie mille e…a presto Ma'aa salamah [email protected] Federica Miglietta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro