IL CONSU n.247-mar-apr2015 - Unione Nazionale Consumatori

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IL CONSU n.247-mar-apr2015 - Unione Nazionale Consumatori
EDITORIALE
QUANDO LE TASSE
DIVENTANO DEMENZIALI
’Italia, un tempo Paese di poeti e navigatori, oggi è anche il Paese dei tassatori, dei comici e degli affabulatori. Ormai
gli italiani, nonostante siano imbufaliti e
pronti a diventare rivoluzionari dal salotto di
casa davanti alle fiction televisive (non quelle vere, ma quelle dove gli attori sono i politici) sono talmente assuefatti ed imbambolati da accettare supinamente ogni balla,
ogni bufala, ogni sproloquio e, purtroppo,
anche qualsiasi nuova tassa.
Dopo che lo scout affabulatore ci rintrona
col suo eloquio da venditore di aspirapolvere, contrabbandando l’aumento delle tasse
con una fantomatica riduzione, con la grancassa dei suoi compagni di merende del
partito abilmente indottrinati a ripetere le
stesse balle come tanti scolaretti che recitano a soggetto, i Comuni si vedono costretti
ad inventarsi dei tributi anche laddove nessuno mai, prima, aveva osato spaziare.
E’ di questi giorni la notizia che il Comune
di Bologna ha sguinzagliato dei segugi a
fotografare l’esterno degli esercizi commerciali, per affibbiare tasse sulla pubblicità
addirittura demenziali.
L
TASSATORE SERIALE
Ad un negozio di materiale fotografico e di
ottica è stata notificata una cartella di 2.800
euro per i cartellini dei prezzi indicati per i
singoli articoli, obbligatorio per legge.
Addirittura sono state considerate insegne
pubblicitarie i menù con l’elenco dei prezzi che i ristoranti, obbligatoriamente, sono costretti ad esporre all’esterno del locale, come avviene in tutta Europa.
Addirittura hanno tassato come insegna pubblicitaria il
nome dell’esercizio riportato sullo zerbino all’esterno
della porta di ingresso. Forse faranno pagare come insegne pubblicitarie, le vetrofanie delle carte di credito e dei
buoni pasto accettati? Anche quelle sono pubblicità per le
aziende emittenti: o no?
Siamo arrivati alla follia pura, ad una ricerca affannosa di
denaro dalle istituzioni locali, a loro volta depredate dal
governo nazionale per continuare a fare il gioco delle tre
carte ed a raccontarci la storiella della diminuzione della
tassazione quando, dagli indici Istat, vediamo che nonostante la diminuzione dei consumi, la riduzione degli
introiti dall’IVA e dalle accise dovute alla deflazione, gli
introiti dello Stato aumentano ogni anno. Da dove derivano, se non dagli aumenti delle tasse?
MA FACCIAMO PRIMA UN PASSO INDIETRO
Il lettore deve conoscere quali siano le leggi che regolano
il commercio e le informazioni obbligatorie che riguardano l’indicazione del prezzo di vendita delle merci esposte al pubblico. Vale sia per le vetrina che per la merce
esposta per la vendita negli scaffali dei supermercati. Esse
sono fissate per legge (D.Lgs. del 31.03.1998 n. 114, art.
14 e 22), per cui il prezzo di vendita nonché il prezzo per
unità di misura devono essere indicati in modo chiaro,
univoco e chiaramente leggibile; questo vale per ogni
prodotto offerto in vendita da un esercizio commerciale.
Univoco, in questo caso, significa che “il prezzo finale,
valido per un’unità di prodotto o per una determinata
quantità del prodotto, comprensivo dell'IVA e di ogni altra
imposta” (Direttiva 98/6/UE, recepita dal Codice del
Consumo, D.Lgs. 206/2005, art. 14-17). “I prodotti esposti per la vendita al dettaglio nelle vetrine esterne o all’ingresso del locale e nelle immediate adiacenze dell’esercizio o su aree pubbliche o sui banchi di vendita, ovunque
collocati, debbono indicare, in modo chiaro e ben leggibile, il prezzo di vendita al pubblico, mediante l’uso di un
cartello o con altre modalità idonee allo scopo. Quando
siano esposti insieme prodotti identici dello stesso valore
è sufficiente l’uso di un unico cartello. Tutte le merci
comunque esposte al pubblico sono soggette a questo
obbligo; sono esclusi i prodotti sui quali si trovi già
impresso in maniera chiara e con caratteri
ben leggibili il prezzo di vendita. Sono altresì esclusi pellicce, “haute couture”, opere di
oreficeria, gemme o antichità, il cui prezzo
sia superiore ai 1.746 euro. I prezzi di oreficeria e gemme possono essere indicati su
piccoli cartellini collegati al prodotto, non
visibili all’esterno”.
PENALITÀ
Chiunque viola le disposizioni di cui sopra è
punito con la sanzione amministrativa del
pagamento di una somma da 516 a 3.098
euro. L’autorità competente è il Sindaco del
Comune nel quale le contravvenzioni
hanno avuto luogo. Alla medesima autorità
pervengono i proventi derivanti dai pagamenti (D. Lgs 114/98, art. 22).
GARANZIE PER I CONSUMATORI
Se alla cassa viene richiesto un prezzo diverso (maggiore) di quello esposto, si ha il
diritto di pagare il prezzo esposto. Se il prezzo maggiore è già stato corrisposto, si ha il
diritto al rimborso della differenza di prezzo.
In tal caso al consumatore deve essere restituita la differenza tra il prezzo battuto sul
registratore di cassa e quanto effettivamente
si dovrebbe pagare (prezzo esposto); la
responsabilità è del venditore e questo non
può sottrarsi dall’applicare il prezzo esposto. Il rimborso deve avvenire in moneta e
non con buoni spesa od altro. La scusa dell’
“importo già battuto in cassa” non conta;
esiste infatti sul registratore di cassa il tasto
“resa” e comunque una registrazione può
anche essere annullata. Per prevenire troppe “sviste” si può segnalare l’accaduto alla
Polizia annonaria.
[email protected]
La SARDEGNA è un'isola circondata da 450 chilometri quadrati di Mar Mediterraneo,
pertanto ai sensi del PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA non può avere lo STESSO REGIME FISCALE
delle ALTRE REGIONI ITALIANE che non hanno i nostri SVANTAGGI! (lo capiscono anche i bambini)
www.zonafrancasardegna.it
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N° 247 - MARZO-APRILE 2015
3
SOMMARIO
3 EDITORIALE
6 LETTERE AL DIRETTORE
8 LA SOSTENIBILITÀ DELLE CARNI
IN ITALIA
9 PATATINE FRITTE: MULTA DI UN
MILIONE DELL’ANTITRUST PER PUBBLICITÀ INGANNEVOLE
10 COSA SI MANGIA NELLO SPAZIO?
11 ENERGY DRINK IN ETÀ SCOLARE
12 PESCE: LE NUOVE ETICHETTE IN
PESCHERIA
13 RUCOLA CON SALMONELLA E PESTO
ITALIANO INFESTATO DA MUFFE…
14 LE NOVITÀ NELL’ETICHETTATURA
ALIMENTARE
15 OBBLIGO DI ETICHETTATURA PER LE
CARNI
16 SÌ ALL’INDICAZIONE DELLO STABILIMENTO DI PRODUZIONE SULLE ETICHETTE DEI PRODOTTI ALIMENTARI
N° 247 - MARZO-APRILE 2015 - ANNO XXVIII
Fondato nel 1988 da Romano Satolli
DIRETTORE RESPONSABILE
E-mail: [email protected]
EDITRICE: Trial Press sas
Via Giudice Guglielmo, 17 - 09131 Cagliari
Per avere una
VOCE FORTE
non serve gridare
scompostamente, ma avere
capacità di
risposta, dialogo,
iniziativa
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18 PANE E MARMELLATA E MERENDINE
21 LIBERTÀ AI RISTORATORI SU COME
RIPORTARE GLI ALLERGENI NEL
MENU
22 FARMACI FASCIA C: ECCO COME LA
CASTA HA CONVINTO IL GOVERNO
23 IL PEPERONCINO È UTILE PER PERDERE PESO
24 COSA FAR MANGIARE AI CANI ED AI
GATTI
25 RUMINANTI ED IMPATTO AMBIENTALE: PROBLEMA VERO O PRESUNTO?
27 LA BIBLIOTECA DEL CONSUMATORE
28 CANONE RAI IN BOLLETTA: UNA
SIMULAZIONE DEL POSSIBILE
IMPATTO
28 CARTE DI CREDITO: UN NUOVO
SISTEMA ANTIFRODE
29 DIRITTO & ROVESCIO
30 LA CHIRURGIA BARIATRICA: COME
REDAZIONE E DIREZIONE
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Tel. 070/485040 - Fax 480406
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REG. TRIB. DI CAGLIARI
n° 6/02 del 2/10/87
Iscrizione al Registro degli Operatori
di Comunicazione (R.O.C.) n° 1012
IN COPERTINA:
SARDEGNA, PERLA DEL MEDITERRANEO
Chia, le Spiagge
foto di Stefano Soddu
(Vincenzo Dona
fondatore
dell’Unione
Nazionale
Consumatori)
PROGETTO GRAFICO, IMPAGINAZIONE
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Il Graffio di Stefano Soddu
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TiEmme Officine Grafiche srl
Loc. Truncu is Follas - tel. 070/948128 - Assemini
RISPARMIARE IL COSTO
DELL’OBESITÀ
32 RC AUTO GRATIS PER UN ANNO A CHI
COMPRA UN’AUTO NUOVA?
35 LE POMPE DI CALORE
36 L’ESPERTO RISPONDE SU… VACANZE
ROVINATE
36 L’ANGOLO DEL NOTAIO: USUFRUTTO
37 CONCORRENZA: CHIEDIAMO ZERO
SPESE PER LA SPEDIZIONE DELLE
BOLLETTE E PER IL RECESSO
38 LE TRAPPOLE DEL WEB PER
GUARDONI
39 CONSUMATORI NELL’ERA DI
INTERNET
40 ROTTAMAZIONE AUTO: LE PRATICHE
PER L’ASSICURAZIONE RCA
41 I CONSUMATORI VOGLIONO SAPERE
42 LE AZIENDE INFORMANO
COPYRIGHT REDAZIONALE
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N° 247 - MARZO-APRILE 2015
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LETTERE AL DIRETTORE
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Un nostro affezionato lettore ci chiede di
pubblicare una sua risposta a seguito di
alcune dichiarazioni del dott. Diego Piazza,
presidente dell’AIDO
(Associazione
Chirurghi Ospedalieri Italiani) e del
Ministro della Salute Beatrice Lorenzin sul
federalismo sanitario, apparse in una rivista medica.
“ll federalismo sanitario, come giustamente
dice il ministro Lorenzin, ha fallito, perché
invece di essere una risorsa a favore dei cittadini, è diventato una risorsa dei politici, che lo
hanno utilizzato come merce di scambio a
fini elettorali- aggiunge Piazza- mancando i
servizi sul territorio, che dovrebbero essere in
buona parte effettuati dai medici di medicina
generale, si ingolfano i nostri pronto soccorso”. “I ticket per i codici bianchi dovrebbero
essere prelevati non sulle tasche dei cittadini,
ma dai budget dei medici di base che hanno
inviato in maniera impropria persone al
pronto soccorso- sottolinea ancora- e quei
fondi dovrebbero essere utilizzati per incentivare i medici che svolgono il servizio nella rete
di emergenza”. “I medici che lavorano nella
rete di emergenza dovrebbero essere incentivati sia professionalmente che economicamente per evitare fughe da posti di lavoro usuranti e rischiosi” rileva infine, concludendo
che “se la ‘malapolitica’ non riesce a gestire
un servizio fondamentale come quello sanitario, e'doveroso un intervento dello Stato centrale per garantire il diritto alla salute".
Sì ad un ticket sul pronto soccorso, per chi ne
abusa, perché, spiega il ministro della Salute
Beatrice Lorenzin, gli italiani ci vanno anche
quando non serve, e scatta l'emergenza. Della
compartecipazione alla spesa per alcune prestazioni si parla da tempo e una volta chiusa
definitivamente la partita sui Livelli essenziali di assistenza si dovrebbe passare alla attesa
riforma del sistema dei ticket”.
Risponde il dottor Fabio Barbarossa,
medico di famiglia
Le affermazioni del dottor Piazza non stanno ne
in terra ne in cielo. Inoltre denotano una notevole ignoranza nella conoscenza di ciò che avviene al di fuori del suo onorato naso. I Medici di
Famiglia, di cui mi onoro essere parte da poco
meno di 35 anni, svolgono un ruolo di primaria
importanza su un territorio articolato e complesso, spesso al limite delle possibilità umane e
professionali. Oltre alle funzioni proprie dell'assistenza primaria, con ambulatorio e visite
domiciliari, richieste giornalmente o programmate (ADI, ADP) nel corso dell'anno, si cimentano in una serie di atti burocratici obbligatori
che distolgono risorse in termini di tempo e di
spazio. Malgrado tutto, con tempo distolto alle
nostre famiglie, prolunghiamo la nostra presenza e disponibilità anche telefonica in gran parte
della giornata. Certe volte, caro Piazza, anche in
ore notturne. E' evidente, e sarei ipocrita a non
ammetterlo, ci sono le pecore nere, come in
tutte le professioni, compresa la vostra, e di
lamentele nei vostri confronti ne riceviamo tutti
i giorni. Non ho nessuna intenzione comunque
di entrare nel merito su chi lavora meglio di chi,
o su chi è più o meno bravo. Ci sono altre sedi e
altri tavoli sui quali discutere. Voglio però ricordare al dottor Piazza, che mentre lui riceve lo stipendio garantito dalle sue ore di lavoro -che le
faccia bene o male non ha importanza- come
peraltro per tutte le professioni statali, per noi
MMG è diverso; prima perché siamo liberi professionisti e quindi i nostri datori di lavoro possono ricusarci in qualunque momento; secondo, perché i nostri emolumenti sono composti
da due voci, una a quota capitaria, economicamente ridicola, e l’altra in funzione del lavoro
svolto aldilà delle ore di ambulatorio. Concludo
invitando il dottor Piazza ad informarsi onestamente sulla medicina generale e prima di sputare sentenze e proclami, si guardi in casa sua e
faccia un’ultima riflessione: come mai nel gradimento degli italiani, i Carabinieri e i Medici di
Famiglia si contendono alternativamente il
primo posto?
Fabio Barbarossa
Siurgus Donigala (per mail)
LA PROCURA A VENDERE
Sto per comprare casa tramite un'agenzia
immobiliare; la suddetta casa appartiene
ad una anziana signora con 10 figli. Ora,
visto che solo uno dei figli si sta prendendo
cura della mamma (ce l'ha in casa con sé
in un altro paese), la mamma ha dato la
procura a vendere al figlio. Mi chiedo: se va
in porto l'acquisto un domani gli eredi possono impugnare tale provvedimento? Io
non ho visto la procura ma chiederò una
copia all'agenzia immobiliare (credo che la
procura debba essere fatta dal notaio). Io e
6
mia moglie siamo un po' dubbiosi proprio
per questo motivo, aggiungiamo poi che il
prezzo è interessante, il che fa aumentare
i nostri dubbi.
Giancarlo-per mail
La procura a vendere deve essere fatta da un
notaio, il quale si preoccuperà di accertare attraverso un certificato medico - della capacità di intendere e di volere della signora. Non
vi sono pertanto motivi di preoccupazione.
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
CARTONE PER PIZZA
Siamo abituati in famiglia a mangiare la
pizza direttamente dal cartone. Trovo
diversi imballaggi, che indicano il rispetto di decreti, ma che poi hanno carta
marrone che non può che essere riciclata. Per essere sicuro che il cartone
rispetti tutte le regole, comunitarie e italiane, quali regolamenti e decreti deve
riportare sul retro? Ancora una curiosità: ogni tanto noto dei numeri e dei cerchi con numeri sul retro. Mi sapreste
indicare cosa significano e che attenzione dovrei prestare a queste indicazioni?
Maria Pia (per mail)
Il problema della carta riciclata è rappresentato dal fatto che potrebbe contenere dei
contaminanti (piombo e ftalati per esempio) che potrebbero essere trasferiti alla
pizza, anche a causa delle temperature
della pizza appena sfornata che può essere
anche superiore agli 80° C. Il pericolo
aumenta se si usa il cartone come "piatto"
e con il coltello si taglia, oltre alla pizza,
anche lo stesso cartone. Proprio per questi
motivi viene proibito l’impiego di carta riciclata per la preparazione di cartoni per uso
alimentare, come previsto dal Decreto
Ministeriale 21.3.73 e successivi aggiornamenti. Il fatto che il contenitore sia di colore giallo potrebbe significare che si tratta di
carta "grezza" e semplicemente non sbiancata; quindi il colore non è necessariamente indicativo di un pericolo. Le indicazioni
che si trovano sulle scatole sono spesso
forme di pubblicità. In ogni caso devono
riportare anche il luogo di produzione.
www.ilconsumatore.eu
Il report “La sostenibilità delle carni in Italia” analizza i temi
legati alla sostenibilità ambientale, economica e sociale del
settore italiano delle carni
rodurre e consumare carne è sostenibile. Lo
conferma lo studio “La sostenibilità delle
carni in Italia”, in cui si dimostra in modo
scientifico che la maggior parte delle accuse al
settore delle carni sono infondate.
Il rapporto, che attraverso l’innovativa “Clessidra
ambientale” dimostra come i cibi più impattanti a livello ambientale siano anche quelli consumati in minori quantità e con il maggiore valore
nutrizionale, analizza i temi legati alla sostenibilità ambientale, economica e sociale del settore
italiano delle carni. “Il lavoro, che nasce come
un’organizzazione di materiale pubblico disponibile, vuole rappresentare un contributo ai vari
dibattiti sul tema”, spiega Massimo Marino di
LCE, centro di consulenza in campo ambientale
che ha curato la stesura del rapporto.
Primo argomento: quello nutrizionale. “In una
situazione in cui la popolazione mondiale passerà dagli attuali 7 ai 9 miliardi di individui nel
2050, lo scenario che si prospetta è un aumento della domanda di cibo che, indipendentemente dai modelli alimentari scelti, riguarda sia
l’apporto energetico (prevalentemente cereali),
sia quello proteico (carne, uova, latte e proteine
vegetali)”, spiega Marino: “In questo contesto, le
carni si candidano a fornire un valido contributo alla formazione di un’offerta di cibo varia
necessaria per una sana alimentazione”.
P
8
Per quanto riguarda la sicurezza, il sistema sanitario italiano è uno dei più strutturati a livello
mondiale, grazie ai circa 4.500 veterinari coinvolti e alla completa tracciabilità dei prodotti:
“Basti pensare che oltre il 99,9% dei controlli
sulle carni e sui salumi consumati in Italia risultano conformi ai requisiti di legge”. Il report
affronta poi il tema dello spreco alimentare, evidenziando come la filiera della carne sia una
delle più virtuose e possa fungere da modello
produttivo, in uno scenario che prevede appunto un aumento del 60% della domanda di proteine da parte della popolazione mondiale entro
i prossimi due decenni.
A livello ambientale, l’analisi parte dalla forte
correlazione tra le filiere agricole e la gestione
del territorio, con due aspetti di rilievo: la diffusione delle aziende e l’utilizzo di pratiche rispettose dell’ambiente. “È necessario che l’incremento della produzione alimentare si fondi su
un più efficiente utilizzo delle aree già esistenti e
sulla riduzione degli impatti ambientali dell’agricoltura”. Ma è appunto con la Clessidra
Ambientale che viene dato il messaggio più forte:
“Fino ad oggi si è valutato il Carbon Footprint
della filiera delle carni in termini assoluti (emissioni di CO2 per kg di carne), il che ha portato a
conclusioni poco significative e a valutazioni distorte”, sottolinea
Marino:
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
“L’impatto di un alimento, infatti, deve essere
valutato sulla base delle quantità consumate
nell’ambito di una dieta corretta ed equilibrata”.
Infine, lo studio espone il valore del modello
zootecnico italiano, che da solo vale ben 30 dei
180 miliardi di fatturato annuo dell’intero settore alimentare. E mentre le tre filiere principali
avicola, bovina e suina si ripartiscono in modo
abbastanza equivalente il valore economico
complessivo, le differenze si trovano nel numero di addetti in Italia: 80.000 per le carni bovine,
44.000 per le carni suine e i salumi e 55.000 per
le carni avicole, per un totale di circa 180.000
addetti sul territorio nazionale.
Il report “La sostenibilità delle carni in Italia”
non vuole solo “rappresentare un punto di partenza per un confronto costruttivo e trasparente,
libero da preconcetti e mosso dalla volontà di
analisi scientifica e oggettiva”, ma esprime l’attività di un gruppo di operatori del settore zootecnico (aziende e associazioni) che, dal 2012, si è
organizzato per supportare studi scientifici che
hanno permesso di arrivare, oltre che alla pubblicazione di questo rapporto, all’avvio del progetto “Carni Sostenibili” e, quindi, del portale
Web www.carnisostenibili.it. , nato dalla comunione di intenti delle tre principali associazioni
di categoria, Assocarni, Assica e Unaitalia.
Fonte: Unaitalia
www.ilconsumatore.eu
di Sara Rossi
opo diverse denunce di privati e
dell’Unione nazionale consumatori,
l’Antitrust ha sanzionato con oltre un
milione di euro le patatine fritte: San Carlo,
Amica chips, Pata e Ica Foods per pubblicità
ingannevole. Come ilfattoalimentare ha più
volte segnalato in diversi articoli, queste
aziende utilizzano diciture e immagini suggestive per attribuire alle patatine “vanti di artigianalità”, nonostante la loro natura industriale. Sulle confezioni di “Eldorada” era
indicata la dicitura “cotte a mano” come
pure sulle patatine “Alfredo’s” di Amica
Chips. Pata invece dichiarava “patatina artigianale” le “Da Vinci chips” mentre “Le
contadine” di Ica Foods erano presentate
come “fatte a mano”.
Le aziende sono state condannate a pagare
una multa salata che per il gruppo “San
Carlo” è di 350.000 euro, di 300.000 per
“Amica chips”, di 250.000 a “Pata” e di
150.000 per “Ica Foods”. L’Antitrust tra le
motivazioni ricorda che “quattro le imprese
sanzionate dichiaravano un ridotto contenuto di grassi nelle loro confezioni, non rispettando le regole secondo cui per cui la percentuale di riduzione vantata era inferiore
rispetto a quella consentita”.
C’è di più, tre aziende hanno dato una particolare enfasi grafica alla presenza di olio d’oliva (“Autentica trattoria all’olio di oliva” di
San Carlo; “Eldorada la tradizionale con olio
d’oliva” di Amica Chips; “Da Vinci chips: con
olio extra vergine d’oliva”), anche se la percentuale di olio risultava più basso ad altri
oli vegetali.
La censura ha colpito anche la patatina
“Rustica” pubblicizzata dal famoso cuoco
Carlo Cracco e “La patatina” di Amica Chips,
entrambi condannate per pubblicità ingannevole in quanto “hanno presentato in
maniera ambigua e omissiva le caratteristi-
D
www.ilconsumatore.eu
PATATINE FRITTE:
MULTA DI UN MILIONE
DELL’ANTITRUST
PER PUBBLICITÀ
INGANNEVOLE
Non sono “fatte a mano”. Sanzione anche
per la Rustica promossa da Carlo Cracco
infine, Ica Foods hanno accreditato al prodotto “Crik Crok & Blue” proprietà salutistiche
che sono risultate ancora controverse nella
comunità scientifica e comunque non autorizzate dalla Commissione europea.
Tratto da: www.ilfattoalimentare.it
che reali e distintive di alcuni prodotti ingenerando così nei consumatori l’erronea convinzione che queste confezioni fossero nettamente diverse dal prodotto base”. Questo
problema era stato segnalato da ilfattoalimentare il 5 maggio dell’anno scorso sottolineando la scorrettezza del messaggio, che
poi l’azienda ha promesso di modificare. E
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
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COSA SI
MANGIA
NELLO
SPAZIO?
Tutti i segreti del pasto e della
cena di Samantha Cristoforetti,
preparati da un’equipe di Torino
di di Eleonora Viganò
Samantha Cristoforetti l’astronauta
italiana arrivata qualche settimana fa
nella navicella spaziale, ieri ha detto in
collegamento con la trasmissione
di Fabio Fazio ‘Che tempo che fa” che
uno dei suoi piatti preferiti è l’insalata di
sgombro, quinoa, gamberi.
Ma cose sono fatti i cibi destinati
agli astronauti? Abbiamo chiesto lumi
ad Argotec, azienda con sede a Torino,
partecipa alla messa a punto del “bonus
food”, ovvero del menu degli astronauti
dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA)
che viene consumato solo nei giorni di
“festa”. I protagonisti della Stazione
Spaziale Internazionale, come Samantha
Cristoforetti e Luca Parmitano, hanno
infatti bisogno non solo degli alimenti
giusti, ma anche di qualche extra per rendere migliore il lungo soggiorno nello
spazio e contribuire psicologicamente al
loro benessere. Per capire meglio le
caratteristiche del cibo “spaziale”, abbiamo rivolto alcune domande a Stefano
Polato, chef del ristorante Campiello di
Monselice (Padova) e collaboratore di
Argotec dal 2012.
Quali sono gli elementi che rendono
critica la conservazione del cibo nella
navicella spaziale?
Per prima cosa dobbiamo considerare
che nello spazio sono due le sfide da
superare: non esiste un frigorifero né un
congelatore, dobbiamo mantenere i cibi a
temperatura ambiente in condizioni di
alte pressioni e assenza di gravità.
L’ultimo elemento da considerare è la
necessità di riuscire a conservare i cibi
pronti per almeno 18-24 mesi, a volte 3
anni. Anche il confezionamento ha qualche regola poiché non possiamo permetterci grossi ingombri o pesi. Per questo
10
motivo a volte si preferisce il prodotto
liofilizzato da conservare in una scatola
di 30 x 20 cm dove possiamo tenere scorte per periodi lunghi.
Quali sono le criticità maggiori e i
divieti?
Quando gli astronauti hanno aperto le
confezioni non devono fuoriuscire parti
volatili e nemmeno devono volare briciole o pezzetti di cibo che potrebbero
finire all’interno di strumenti delicati
oppure essere anche inalate. Quando si
utilizzano le posate, l’alimento non deve
“perdere pezzi” nell’ambiente circostante. Inoltre non si possono trasportare
liquidi. Il succo d’arancia per esempio
viene prodotto lifolizzato e poi idratato
prima dell’uso.
Come viene preparato il cibo?
La conservazione a lungo termine viene
realizzata grazie alla termostabilizzazione ovvero una sterilizzazione a temperature molto alte, intorno ai 121°C per 15
minuti per la carne e il pesce visto che la
carica microbica in quei casi è alta, mentre per la frutta basta una pastorizzazione
a 71°C che permette di mantenere meglio
il gusto e di non distruggere i fitonutrienti necessari agli astronauti. Per cuocere le pietanze e mantenere inalterato il
sapore, il cibo sterilizzato viene messo in
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
speciali sacchetti formati da 4 strati dove
non entra né luce né aria per evitare ossidazioni e lì viene cuinato sottovuoto. Un
altro metodo consiste nella liofilizzazione: il cibo viene congelato e poi privato
dell’acqua che passa direttamente dai cristalli di ghiaccio a vapore e poi conservato sottovuoto. Quando è il momento del
consumo si aggiunge il brodo e si ricostituisce la pietanza. In questo caso si mantengono inalterati i valori nutrizionali e si
elimina il problema della carica microbica, anche se la consistenza non è proprio
il massimo.
Qual è stata l’evoluzione di queste tecniche?
In passato si utilizzava solo la sterilizzazione, degradando la qualità del cibo con
un impatto psicologico negativo per gli
astronauti. Non dobbiamo dimenticare
che il pasto – soprattutto in contesti particolari, come in una missione spaziale –
ha conseguenze importanti sulla psiche e
sul fisico. Per questo sono gli stessi
austronauti a scegliersi il bonus food, in
base ai loro gusti e alle loro priorità.
Qualche esempio?
Samantha Cristoforetti si è orientata
verso pesce azzurro, proteine vegetali,
carne bianca, cereali integrali al 100% e
frutta e verdura. Tutti gli ingredienti sono
www.ilconsumatore.eu
da agricoltura biologica. Samantha vuole
farsi portavoce dei principi di una buona
e sana alimentazione, è la sua mission.
Luca Parmitano invece ha scelto lasagne,
risotto al pesto e caponata: per sentirsi a
casa. Anche un astronauta tedesco si è
affidato al cibo della sua tradizione. Non
dimentichiamo che stiamo parlando di
“bonus food”, quindi alimenti che vengono serviti sono in alcuni giorni o per le
grandi occasioni. Per i pasti quotidiani
invece se ne occupa direttamente l’ESA.
Quali competenze in più deve avere lo
chef degli astronauti?
Più che di competenze specifiche, è
importante avere a disposizione una squadra adatta al progetto. Il nostro team è formato da me, che lavoro con Argotec dal
2012, da un tecnologo alimentare, che
fornisce le informazioni tecniche sulle
modalità migliori per mantenere il cibo,
un medico nutrizionista per formulare la
dieta corretta per ogni astronauta, e da un
tecnico di laboratorio che mette a punto le
modalità di cottura migliori.
Quali caratteristiche nutrizionali
hanno questi alimenti?
A bordo manca la gravità con conseguenze sul peso muscolare. Si ha una accelerazione del processo di invecchiamento cellulare soprattutto perché per lunghi periodi non si può fare attività fisica.
L’alimentazione è l’unico modo per preservare la salute degli astronauti. Quindi
si prediligono alimenti senza sale – per
evitare la ritenzione idrica – ricchi di calcio e proteine.
Cosa ci può dire dei costi?
Rispetto agli stessi prodotti in vendita al
supermercato i prezzi lievitano di 5/6
volte. Innanzitutto per la qualità della
materia prima che scegliamo: siamo
andati personalmente in Trentino a compare le mele migliori e mature al punto
giusto. Poi la produzione è ristretta (500
porzioni per ogni cibo) e il packaging
incide molto sui costi perché nelle buste
non devono entrare aria e luce, la pressione è alta e il materiale deve essere resistente.
È possibile trasferire l’esperienza del
food spaziale nel settore “terrestre”?
Sì, soprattutto per quanto riguarda lo spreco alimentare e la necessità di conservazione a lungo termine. Mi vengono in
mente tutte le situazioni in cui non si ha a
disposizione un frigorifero come nel caso
di calamità naturali, attività estreme,
escursioni in ambienti particolari … I
costi, come dicevamo, sono alti, ma in
quei casi di emergenza si può per esempio
giocare sui numeri, producendo più di
500 buste alla volta.
ENERGY DRINK
IN ETÀ SCOLARE
Gli energy drink in età scolare aumentano del 66% il rischio
di iperattività e disattenzione. Le bibite zuccherate lo
aumentano del 14%
di Beniamino Bonardi
econdo una ricerca della Yale School of
Public Health, pubblicata dalla rivista
Academic Pediatrics, l’abuso di energydrink in età scolare aumenta del 66% il
rischio iperattività e distrazione. Lo studio
ha coinvolto 1.649 studenti delle scuole
medie di un distretto scolastico urbano del
Connecticut, di cui il 47% ispanici e il 38%
afro-americani, con un’età media di poco
più di 12 anni. Il consumo di bevande zuccherate, comprese quelle energetiche, è
risultato maggiore, per quantità e varietà,
tra ispanici e neri, rispetto ai bianchi, e tra
i ragazzi rispetto alle ragazze.
Il rischio di iperattività e di disattenzione
aumenta del 14% per ogni bibita zuccherata consumata e diventa maggiore con il
S
consumo di energy drink, probabilmente a
causa a causa del mix di sostanze quali
taurina, guaranà e caffeina. Secondo
Jeannette Ickovics, che ha guidato la ricerca, i risultati dello studio confermano le
raccomandazioni dell’American Academy
of Pediatrics, secondo cui i genitori
dovrebbero cercare di limitare il consumo
di bevande zuccherate da parte dei figli,
evitando del tutto quelle energetiche.
Alcune delle bibite più popolari tra gli studenti contengono fino a 40 grammi di zucchero e tra i partecipanti alla ricerca il consumo medio rilevato è stato di due bibite
zuccherate al giorno, andando da chi non
ne beve affatto a chi ne consuma sette o
più.
tratto da: www.ilfattoalimentare.it
tratto da: www.ilfattoalimentare.it
www.ilconsumatore.eu
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
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Obbligatorio il metodo di cattura.
L’infografica di MDC ed Eurofishmarket
PESCE: LE NUOVE ETICHETTE
IN PESCHERIA
di Sara Rossi
’entrata in vigore del Regolamento UE
1169 modifica le etichette dei prodotti
alimentari e prevede nuovi obblighi per
la commercializzazione del pesce a partire
dal 13 dicembre 2014. Il Movimento Difesa
del Cittadino in collaborazione con
Eurofishmarket ha sintetizzato in questa
infografica le novità
La prima novità è che si dovrà indicare il
metodo in cui il pesce è stato catturato –
pescato, pescato in acque dolci oppure allevato. Per quello pescato sarà obbligatorio
indicare la zona di origine (Mar Adriatico,
Mar Ionio, Sardegna, anche attraverso un
disegno o una mappa) e la modalità di cattura scelta a bordo del peschereccio. La lista
L
12
comprende: reti da traino, reti da circuizione, sciabiche, reti da imbrocco, ami e palagari, draghe e anche nasse e trappole. Deve
inoltre essere indicato il Termine Minimo di
consumo ovvero e la presenza di allergeni.
Per quanto riguarda il pesce congelato, dovrà
essere indicata la data di congelamento,
mentre quelli decongelati dovranno riportare
le diciture “decongelato” e l’avvertenza di
non ricongelare il prodotto, conservarlo in
frigorifero e consumarlo entro 24 ore.
Più trasparenza anche nelle preparazioni. I
prodotti della pesca che possono sembrare
costituiti da un unico pezzo, ma che in realtà
sono ottenuti assemblando diverse parti
amalgamati ad altri ingredienti (additivi ed
enzimi alimentari), dovranno recare l’indicazione “pesce ricomposto”. In questo caso l’e-
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
tichetta deve riportare gli ingredienti e la loro
quantità oltre alla presenza degli eventuali
additivi.
tratto da: www.ilfattoalimentare.it
www.ilconsumatore.eu
di Valeria Nardi
ella settimana n°51 del 2014 le segnalazioni diffuse dal Sistema
rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi sono state 72
(14 quelle inviate dal Ministero della salute italiano).
L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende
due casi: cadmio in carne di cavallo refrigerata dalla Romania, via
Belgio; norovirus in cozze pre-cotte e congelate provenienti dalla
Spagna, via del Portogallo.
Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un intervento urgente troviamo: eccesso di Escherichia coli in
vongole (Ruditapes decussatus) dalla Tunisia;
Listeria monocytogenes in due lotti di
salmone affumicato dalla
Polonia; Escherichia coli in
mitili refrigerati (Mitilus
spp)
N
Questo avviso, tratto da Il Fatto Alimentare,
deve portare il consumatore ad una semplice
considerazione. Preferire comunque prodotti
italiani, anche se qualche inconveniente
succede anche in casa nostra, ma comunque
sappiamo di avere norme sanitarie molto severe e controlli continui
dalla Spagna; Escherichia coli in vongole refrigerate dall’Italia.
Tra i lotti respinti alle frontiere l’Italia segnala: residui di pesticida
(tiofanato metile) in fragole provenienti dall’Egitto; migrazione di nichel e di manganese da grill a gas provenienti
dalla Cina; insetti morti in datteri dalla Tunisia; residui
di pesticida (profenofos) in peperoni in salamoia da
Egitto; enteropatogeno (Escherichia coli) in carni di
manzo disossate congelate dal Brasile; aflatossine in fichi
secchi turchi; residui di pesticida (carbendazim) in riso
dall’India. Questa settimana tra le esportazioni italiane
in altri Paesi che sono state ritirate dal mercato, la
Norvegia segnala rucola con Salmonella Kottbus
(via Danimarca), e i Paesi Bassi segnalano pesto
infestato da muffe.
tratto da: wwwilfattoalimentare.it
www.ilconsumatore.eu
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
13
LE NOVITÀ
NELL’ETICHETTATURA
ALIMENTARE
In breve alcune novità del regolamento:
- leggibilità delle informazioni obbligatorie: al
fine di migliorare la leggibilità delle informazioni fornite nelle etichette, viene stabilita una
dimensione minima dei caratteri per le informazioni obbligatorie, fissata in 1,2 mm (eccetto
confezioni < 80 cm2 – minimo 0,9 mm);
- soggetto responsabile: viene individuato l’ope-
cipale (parte anteriore dell'imballaggio) mentre gli elementi nutritivi di un elenco determinato possono essere dichiarati volontariamente;
- modalità di indicazione degli allergeni:
Qualsiasi ingrediente o coadiuvante che provochi allergie deve figurare nell’elenco degli
ingredienti con un riferimento chiaro alla
suine, ovine, caprine e di volatili;
- acquisti online: qualora il prodotto alimentare
sia venduto a distanza, la maggior parte delle
informazioni obbligatorie sull’etichetta deve
essere fornita prima dell’acquisto;
- oli e grassi utilizzati: l’indicazione “oli vegetali”
o “grassi vegetali” viene superata in quanto
tra gli ingredienti si dovrà specificare quale
tipo di olio o di grasso è stato utilizzato;
- altre prescrizioni:riguardano prodotti scongelati, tagli di carne o pesce combinati ed ingredienti sostitutivi
Il Regolamento (UE) n. 1169/2011, del Parlamento europeo e
del Consiglio del 25 ottobre 2011, relativo alla fornitura di
informazioni sugli alimenti ai consumatori, pubblicato in
data 22 novembre 2011 ed entrato in vigore il 13 dicembre
2011, ha trovato applicazione a decorrere dal 13 dicembre
2014 per le disposizioni in materia di etichettatura, presentazione e pubblicità degli alimenti mentre troverà applicazione dal 13 dicembre 2016, per quanto riguarda le disposizioni
sull'etichettatura nutrizionale
ratore responsabile della presenza e della correttezza delle informazioni sugli alimenti, cioè
l’operatore con il cui nome o ragione sociale
il prodotto è commercializzato, o, se tale operatore non è stabilito nell’Unione, l’importatore nel mercato dell’Unione;
- etichetta nutrizionale: sarà obbligatoria a partire dal 13 dicembre 2016, ma può essere anticipata volontariamente. La dichiarazione
obbligatoria riguarda il contenuto calorico
(energia), i grassi, i grassi saturi, i carboidrati
con specifico riferimento agli zuccheri e il
sale, espressi come quantità per 100g o per
100 ml o per porzione, nel campo visivo prin-
14
denominazione della sostanza definita come
allergene. Inoltre l'allergene deve essere evidenziato attraverso un tipo di carattere chiaramente distinto dagli altri, per dimensioni,
stile o colore di sfondo;
- nanomateriali : la lista dei nanomateriali
impiegati va inserita fra gli ingredienti ;
- prodotti alimentari non preimballati: anche
per i prodotti alimentari venduti nel commercio al dettaglio e nei punti di ristoro collettivo
occorre riportare le indicazioni sugli ingredienti allergenici;
- indicazione di origine: obbligatoria, a partire
dal prossimo aprile 2015, per le carni fresche
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
- Con il Regolamento viene operato un complesso riassetto della normativa previgente e consolidato in un unico testo le precedenti norme
di carattere generale sulla pubblicità, sull’etichettatura, sull’indicazione degli allergeni e
sull’etichettatura nutrizionale. Infatti, a partire dal 13 dicembre 2014 sono abrogate sei
direttive ed un regolamento, nonché vengono
modificati il regolamento (CE) n. 1924/2006,
relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla
salute fornite sui prodotti alimentari ed il
regolamento (CE) n. 1925/2006, sull'aggiunta di vitamine e minerali e di talune altre
sostanze agli alimenti.
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Dal primo aprile 2015 è obbligatoria in tutta l’Unione europea l’etichettatura delle carni
fresche, refrigerate o congelate suine, ovine, caprine e
pollame. Obiettivo: indicarne
con precisione l’origine.
Questo provvedimento, in
realtà, era già stato preso in
precedenza per il pollame italiano in seguito all’influenza
aviaria, mentre per le carni
bovine era già stato preso
ben quindici anni fa
OBBLIGO DI ETICHETTATURA
PER LE CARNI
a novità prevista dal regolamento europeo
1337/2013,
attuativo
del
Regolamento della Commissione europea 1169/2011 entrato in vigore il 13 dicembre 2014, stabilisce che i consumatori europei possano leggere in etichetta il luogo dell’allevamento e della macellazione, mentre
l’origine potrà apparire, su base volontaria, se
la carne è ottenuta da animali nati, allevati e
macellati nello stesso Paese.
Oltre a questo, si è poi fissata una serie di
norme per ogni tipo di produzione, affinché il
luogo dell’allevamento corrisponda al luogo
in cui l’animale ha trascorso una parte
sostanziale della sua vita. Per le carni macinate, ad esempio, dovrà essere indicato se
provengono da animali allevati e macellati in
Paesi appartenenti all’Unione europea, oppure se questi provengono da nazioni extra Ue.
In pratica, potremo sapere se l’animale è
“Allevato in…” e in seguito “Macellato in…”
un determinato Stato membro, oppure in un
Paese terzo. Con l’“Origine…”, invece, si
indica se l’animale stesso è nato, allevato e
macellato in un unico Stato membro o in un
Paese terzo. Ad esempio, solo se l’animale è
nato, allevato e macellato in Italia si potrà
scrivere “Origine: Italia”. In caso contrario, si
dovrà indicare “Allevato in…” con il nome
del Paese in cui è avvenuto gran parte dell’allevamento.
È possibile anche prevedere di etichettare
L
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una stessa confezione presentata al consumatore finale contenente pezzi di carne della
stesse specie o di specie diverse alle quali corrispondono indicazioni di etichettatura diverse. In questo caso l’etichetta deve indicare
per ciascuna specie l’elenco dei relativi Stati
membri o Paesi terzi e il codice unico della
partita che identifica il prodotto fornito al
consumatore. In questo caso, ovviamente,
l’operatore deve essere in grado di dimostrare a quali codici partita, in entrata o in lavorazione, le carni appartenevano.
Il nuovo regolamento non si applica alle frattaglie di nessuna delle specie animale citate
sopra, alle carni salate, in salamoia, secche,
affumicate o cotte, e alle carni di volatili
diverse da quelle che rientrano nella “voce
doganale 0105” (ossia polli, tacchini, anatre,
oche e faraone). Per la carne bovina, misure
già prese nel lontano 2000 con il regolamento Ce 1760/2000 impongono l’obbligo di indicare anche il luogo di nascita, oltre a quello
di allevamento e macellazione.
Secondo il ministro delle Politiche Agricole
Maurizio Martina, a cui il direttore di
Assocarni François Tomei, in rappresentanza
del Progetto “Carni sostenibili” ha recentemente consegnato lo studio “La sostenibilità
delle carni in Italia” (proponendo l’innovativa “Clessidra ambientale” come valida proposta per la Carta di Milano), un’etichettatura
ancora più trasparente va nella giusta dire-
zione. “Per noi l’origine dei prodotti è fondamentale”, ha spiegato il ministro: “Per questo motivo continueremo un serio impegno
sull’origine come tratto distintivo del lavoro
delle nostre aziende e per una più forte
garanzia per la sicurezza dei consumatori”.
Una garanzia in più che il settore bovino, vale
la pena ripeterlo, dà ai consumatori ormai da
molti anni.
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
Assocarni
15
SÌ ALL’INDICAZIONE
DELLO STABILIMENTO
DI PRODUZIONE
SULLE ETICHETTE DEI
PRODOTTI
ALIMENTARI
di Dario Dongo* e Roberto La Pira**
mento di origine per le seguenti ragioni:
reat Italian Food Trade e Il Fatto
Alimentare chiedono al governo italiano
di tutelare il Made in Italy e la salute dei
consumatori, riaffermando l'obbligo di indicare sulle etichette dei prodotti alimentari e
delle bevande la sede dello stabilimento di
produzione.
Chiediamo alla Ministra Federica Guidi di
notificare subito a Bruxelles la norma che a
partire dal 1992 consentiva ai prodotti italiani di indicare lo stabilimento di produzione,
come già più volte richiesto dalle organizzazioni dei consumatori, da numerose imprese industriali, artigianali e distributive, da
diversi parlamentari e dallo stesso Ministro
delle politiche agricole Maurizio Martina.
Premesso che l’indicazione dello stabilimento di produzione è relativamente indipendente dall'origine delle materie prime (la
quale è pure in corso di discussione a livello
europeo, per categorie di alimenti), chiediamo ai tre Ministri di cogliere l'occasione per
rilanciare in Europa il valore indispensabile
dell'informazione in etichetta sullo stabili-
SICUREZZA ALIMENTARE
Nei casi di allerta alimentare, la disponibilità immediata della notizia della sede dello
stabilimento consente alle autorità di controllo di risalire in tempo reale alla causa del
problema, e di intervenire con efficacia per
ritirare il prodotto, anche al di fuori dei giorni feriali e degli orari di ufficio. Nella gestione delle crisi di sicurezza alimentare il tempismo è cruciale, e l’indicazione dello stabilimento può sicuramente abbreviarlo.
G
16
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
SOVRANITÀ ALIMENTARE E OCCUPAZIONE
I consumatori hanno il diritto di fare scelte
consapevoli che incidono in misura significativa sull'economia e sull'occupazione
nelle filiere agroalimentari scegliendo prodotti confezionati nel proprio Paese. Senza
l’indicazione dello stabilimento i gruppi
multinazionali dell'industria alimentare e
della distribuzione possono trasferire le produzioni e gli approvvigionamenti da un
Paese all'altro - dentro e fuori l'Unione
Europea - senza informare gli acquirenti.
PROTEZIONE DEI CITTADINI
In assenza di informazioni sulla sede di produzione, i gruppi multinazionali che hanno
acquistato marchi legati a un Paese (o a una
sua Regione) possono ingannare i consumatori, utilizzando questo marchio su prodotti
realizzati altrove. È il caso marchi italiani
legati a formaggi, insaccati, pizze, pasta,
gelati, olio, che verrebbero acquistati da
consumatori convinti di comprare un alimento prodotto in Italia. Si deve perciò
affermare il diritto dei cittadini a conoscere
il luogo di produzione, a sapere se una pizza
Margherita a marchio Buitoni è “made in
Germany”, se un Cornetto Algida è “made in
UK”, se un olio Bertolli è imbottigliato in
Spagna, e così via.
In assenza di un intervento volto a tutelare il
made in Italy come pure il made in France o
il made in Spain… diventa impossibile per i
cittadini identificare l’origine degli alimenti
confezionati con il marchio delle catene di
supermercati e di grandi gruppi industriali,
che troverebbero sull’etichetta solo l’indirizzo di una sede legale. Tutto ciò a discapito
dell'identità e della cultura materiale, del
valore del lavoro in ciascun distretto produttivo, e delle rispettive economie.
tratto da : IlFattoalimentare.it
* Great Italian Food Trade
** Il Fatto Alimentare
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PANE E MARMELLATA
E MERENDINE
E' opinione molto diffusa che le “merendine” siano una delle principali cause
della diffusione del sovrappeso e dell’obesità. Curiosamente alcuni “esperti”
puntano il dito su quelle delle aziende leader sul mercato senza menzionare i
biscotti, i crackers, le varie barrette di cioccolato, e i tanti altri prodotti da forno di
aziende minori. Inoltre raramente vengono presi in considerazione i cornetti, le
brioches, le bombe e le ciambelle fritte e i tanti altri dolci, spesso autentiche
bombe caloriche, ritenuti migliori in quanto di produzione artigianale
di Agostino Macrì
i suggerisce il ritorno alla alimentazione
tradizionale con pane, burro e marmellata, frutta secca e anche, fortunatamente,
alla frutta fresca considerati molto salubri e
quasi “acalorici” per il loro richiamo a stili di
vita sempre più rari. Cerchiamo di capire
quali sono i reali benefici e gli eventuali pericoli dei vari tipi di questi alimenti.
S
PRODOTTI INDUSTRIALI
I tanti prodotti da forno “industriali” hanno
valori nutrizionali molto simili tra loro, siano
18
essi merendine o biscotti. Molto spesso la differenza riguarda le tecnologia utilizzata per la
loro lavorazione. Pochi sanno, o hanno voglia
di dire, che dietro gli alimenti industriali ci
sono ricerche scientifiche approfondite per la
scelta degli ingredienti, le modalità di cottura,
il tipo di confezionamento, ecc. La produzione avviene seguendo dei disciplinari molto
rigidi con un controllo costante delle diverse
fasi per evitare l’immissione in commercio di
alimenti potenzialmente dannosi per la salute dei consumatori. Nelle etichette debbono
essere riportate con accuratezza le informazioni nutrizionali, la composizione, l’eventua-
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
le presenza di allergeni, il sale presente, la
data di scadenza e gli altri dati richiesti dal
regolamento 1169/2011. In poche parole il
consumatore, se vuole, può conoscere nel
dettaglio quello che mangia e decidere di
comportarsi di conseguenza. In ogni caso si
tratta di prodotti molto simili tra loro anche se
le aziende produttrici si fanno una concorrenza molto attiva mediante messaggi promozionali di ogni tipo.
PRODOTTI ARTIGIANALI
Anche le produzioni di carattere artigianale
debbono avvenire nel rispetto di norme ben
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definite e fornai, pasticceri, ecc, hanno l’obbligo di seguire delle procedure tali da assicurare una qualità igienica ottimale per gli alimenti che producono. I singoli artigiani
seguono delle ricette “personali” che conferiscono ai loro prodotti caratteristiche organolettiche, ed alle volte anche nutrizionali, spesso particolari e che fanno la differenza con
quelli industriali. Gli artigiani debbono mettere a disposizione dei loro clienti la lista degli
ingredienti che utilizzano e fornire anche le
informazioni sul contenuto calorico dei pro-
za precisa delle caratteristiche dei vari ingredienti considerando che i carboidrati delle
farine dei cereali, i grassi animali e vegetali e
gli zuccheri hanno un valore calorico che si
aggira intorno alle 6-8 chilocalorie per grammo.
Non sempre si tiene conto che con la cottura
casalinga non sempre è possibile tenere sotto
controllo le temperature e non sono rari i casi
di cibi cotti male. Con la cottura prolungata a
temperature elevate possono formarsi dei
prodotti di combustione come gli idrocarburi
minerali e la fibra grezza rispetto alla frutta
fresca si perdono alcune vitamine e sostanze
antiossidanti. Per favorirne la conservazione
si aggiungono i solfiti che in alcune persone
sensibili possono provocare fenomeni allergici.
Anche la frutta secca (noci, mandorle, nocciole, arachidi, ecc.) ha un valore calorico
molto elevato grazie alla presenza dei grassi; il
valore nutrizionale è comunque ottimo grazie
ai sali minerali, alle vitamine e agli antiossidanti.
dotti venduti allo stato sfuso. E’ ovviamente
difficile calcolare con precisione quante calorie possono essere presenti in un cornetto, in
una bomba alla crema o in un maritozzo con
panna, ma analizzando con attenzione le
informazioni disponibili si può scoprire quanto questi alimenti incidono sulla quota energetica che ogni giorno assumiamo.
policiclici aromatici ritenuti potenzialmente
pericolosi.
Durante la conservazione della frutta secca e
di quella essiccata si può avere lo sviluppo di
muffe che potrebbero produrre delle pericolose micotossine; è quindi opportuno evitare
il consumo dei prodotti avariati.
DOLCI DI CASA
Le qualità organolettiche dei prodotti da forno
sono dipendenti dalle quantità di alcuni
ingredienti e in particolare burro, zucchero,
sale oltre ad additivi aromatizzanti, addensanti, ecc. Nelle preparazioni domestiche non
esistono regole da rispettare ed è quindi possibile eccedere in uno o più ingredienti per
raggiungere l’obiettivo di ottenere un alimento il più buono possibile.
I media sono molto prodighi nel fornire indicazioni su come ottenere i migliori risultati
organolettici abbondando in quegli ingredienti che migliorano l’appetibilità. In effetti le
ricette “suggerite” dalle innumerevoli trasmissioni televisive, radiofoniche e dei giornali, consentono di ottenere alimenti con un
contenuto calorico molto più elevato rispetto
a quelli della tradizione.
Per conoscere il valore nutrizionale dei dolci
fatti in casa è necessario avere una conoscen-
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PANE, BURRO E MARMELLATA
Si tratta di un ottimo alimento, ma è importante sapersi regolare sulle quantità che vengono assunte tenendo sempre presente l’elevato valore calorico dei vari costituenti. A
svantaggio del pane, burro e marmellata c’è la
minore praticità di consumo rispetto ai prodotti cotti.
FRUTTA FRESCA E FRUTTA SECCA
La frutta fresca è un componente insostituibile della dieta per il suo apporto in zuccheri ad
elevato valore biologico, ma, soprattutto per la
presenza di vitamine, sali minerali e un gran
numero di sostanze ad attività “antiossidante”
di cui non sono ancora interamente noti i
benefici che possono apportare.
Di fondamentale importanza è poi la presenza della frazione cellulosica indigeribile (fibra
grezza) che ha funzioni molto importante nei
processi digestivi in quanto favorisce la peristalsi intestinale.
La frutta essiccata (fichi, albicocche, prugne,
ecc.) ha una concentrazione degli zuccheri
per cui il valore calorico unitario è molto elevato (circa 500-600 chilocalorie per 100
grammi). Pur mantenendo inalterate i sali
CONCLUSIONI
Il consumo di alimenti “complementari”
come i dolci o gli “snaks” è sicuramente utile
e ovviamente muove importanti interessi economici. In generale non si può affermare che
esistono prodotti buoni o cattivi, ma ogni alimento ha i suoi lati positivi e quelli negativi. Si
tratta di conoscerli meglio e di evitare ogni
forma di abuso. Il modo migliore per trarne i
maggiori vantaggi è quello di alternare quelli
che . a disposizione siano essi le “merendine”
piuttosto che la frutta secca o il pane e marmellata. E’ però importante non dimenticare
la frutta fresca che andrebbe consumata regolarmente più volte al giorno.
Occorre infine fare attenzione ai tanti messaggi pubblicitari che alle volte sono ingannevoli,
ma anche ai frequenti allarmismi che non
sono del tutto disinteressati, ma nascondono
il tentativo di “sollecitare” qualche azienda a
contribuire al mantenimento di chi fa le
denunce.
Tratto da: www.sicurezzalimentare.it
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
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LIBERTÀ AI
RISTORATORI SU
COME RIPORTARE
GLI ALLERGENI
NEL MENU
I chiarimenti del Ministero della salute: codici a barre, QR code o simili
applicazioni tecnologiche non possono essere gli unici strumenti in quanto
non facilmente accessibili a tutta la popolazione
on una nota datata 6 febbraio 2015, ma
diffusa il 16 febbraio scorso, il Ministero
della salute ha chiarito la ratio applicativa
del regolamento 1169/2011 per i ristoranti e i
pubblici esercizi. L'obbligo di informare i clienti su ingredienti e allergeni nei piatti vale anche
per ristoranti, mense o servizi di catering, ovvero in tutti quegli esercizi dove si somministrino
alimenti.
Dovrà dunque essere indicata la presenza di
tutte quelle sostanze responsabili di intolleranze alimentari e allergie, che dunque possono
causare reazioni avverse, dal latte al pesce, dal
frumento alle uova ai crostacei, eventualmente
presenti nei piatti servizi.
Ma come?
Tali informazioni possono essere riportate sui
menù, su appositi registri o cartelli o ancora su
altro sistema equivalente, anche tecnologico,
da tenere bene in vista, così da consentire al
consumatore di accedervi facilmente e liberamente. Si potranno usare applicazioni elettroniche ma "sistemi elettronici di tipo “applicazioni per smartphone”, codice a barre, codice
QR etc., questi non possono essere in ogni caso
C
www.ilconsumatore.eu
predisposti quali unici strumenti per riportare
le dovute informazioni, in quanto non facilmente accessibili a tutta la popolazione e dunque non sufficientemente idonei allo scopo”.
L’obbligo previsto dal regolamento sarà assolto
anche se “l’operatore del settore alimentare si
limiti ad indicare per iscritto, in maniera chiara ed in luogo ben visibile, una dicitura del
tipo: “le informazioni circa la presenza di
sostanze o di prodotti che provocano allergie o
intolleranze sono disponibili rivolgendosi al
personale in servizio” o se l’operatore riporti
per iscritto, sul menù, sul registro o su un cartello apposito, una dicitura quale “per qualsiasi informazioni su sostanze e allergeni è possibile consultare l’apposita documentazione che
verrà fornita, a richiesta, dal personale in servizio”.
"È comunque necessario che, in ciascuna delle
ipotesi sopra menzionate, le informazioni
dovute ai sensi del Regolamento 1169/2011,
risultino da idonea documentazione scritta,
facilmente reperibile sia per l’autorità competente sia per il consumatore finale, di cui il personale avrà preventivamente preso visione e
conoscenza con contestuale approvazione per
iscritto.
La scelta circa la modalità da utilizzare per
render edotto il consumatore finale è rimessa
alla discrezionalità dell’operatore, che sceglierà
la soluzione più idonea a seconda della propria
organizzazione e dimensione aziendale.
L’operatore, nel predisporre l’informativa scritta necessaria per adempiere all’obbligo di cui
sopra, dovrà, inoltre, essere libero di indicare la
presenza degli allergeni in rapporto alle singole preparazioni secondo le modalità che riterrà
più opportune. Ciò potrà avvenire per esempio
evidenziando nella lista degli ingredienti delle
singole preparazioni la presenza degli allergeni,
predisponendo una tabella che riporti le 14
categorie di allergeni previste dal Regolamento
e che, contestualmente, individui le preparazioni che le contengono, o secondo altre e
diverse modalità che garantiscano comunque
l’informazione corretta al consumatore.” R.T.
tratto da: www.teatronatuale.it
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
21
“Il Governo Renzi si è fatto
convincere a rinunciare
al progetto di liberalizzazione da
una serie impressionante di falsità”.
Lo denuncia il Movimento Nazionale
Liberi Farmacisti (MNLF) che svela il contenuto
di alcune affermazioni di Federfarma, dall’apertura di 3000
nuove farmacie ed all’aumento dei consumi di farmaci di fascia C
ull’apertura di 3000 nuove farmacie, che il
Presidente di Federfarma va ripetendo ad
ogni piè sospinto, la verità è che le nuove farmacie dovrebbero essere poco più di 1200
(poco più del 6% delle attuali farmacie).
“Ad oggi non una sola farmacia è stata aperta
grazie al decreto legge 24 gennaio 2012 n.1 che
– ricorda il MNLF – rappresentò un ripiego
dopo il blitz notturno politico-corporativo mirato proprio ad evitare la liberalizzazione dei farmaci di fascia C già presente nelle bozze del
Governo Monti”. Corsi e ricorsi storici della
commistione tra alcune forze politiche e le corporazioni.
E sull’allarme per la salute pubblica e l’aumento dei consumi di farmaci di fascia C, lanciato
dal Ministro Lorenzin, dai titolari di farmacia e
da alcune “pseudo” organizzazioni di anziani, i
Liberi Farmacisti precisano che “si tratta di
allarmi gridati con l’unico scopo di difendere il
proprio privilegio”.
Per non parlare del fatto che l’Agenzia del
Farmaco non ha alzato nessun dito quando il
MNLF ha denunciato l’abitudine diffusa su tutto
il territorio nazionale di consegnare proprio quei
farmaci d fascia C senza la dovuta prescrizione
medica. “Dov’era il Ministro, quali controlli ha
fatto quando migliaia di dipendenti laureati vengono ogni giorno costretti ogni giorno a violare la
legge, pena la perdita del proprio posto di lavoro? Non è forse questo un pericolo per la salute
S
22
pubblica?
Infine, un’altra falsa affermazione: le piccole
farmacie saranno costrette a chiudere in caso di
liberalizzazione della fascia C. “Peccato che i
conti non tornano perché la perdita media per
ogni farmacia si aggirerebbe intorno ai 30/35
euro al giorno. Si può fallire con queste cifre?
“La verità è che quando un Governo ascolta solo
i più forti o i loro rappresentanti politici ha, inevitabilmente, una visione distorta della realtà e
compie scelte sbagliate. Il Paese continua ad
essere bloccato. I giovani soffocati dal peso cor-
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
porativo devono subire l’elevato grado di disoccupazione senza che sia data loro la possibilità
di reagire esercitando liberamente la propria
professione. Sempre e solo le categorie protette
trovano rappresentanza nel potere. Cosi come
nel mondo del lavoro dei dipendenti che delle
libere professioni. Nel frattempo giovani professionisti e consumatori ringraziano per essere
stati ancora una volta sacrificati sull’altare del
conservatorismo peggiore che l’Europa conosca”.
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La capsaicina,
presente nel
peperoncino, può aiutare a
prevenire e gestire l'obesità e
altre complicazioni di salute
correlate, come il diabete
di tipo 2, ipertensione
e malattie
cardiovascolari
'Università
del
Wyoming avrebbe
scoperto che la
capsaicina, presente nel peperoncino, potrebbe stimolare il metabolismo energetico, facendo perdere
peso senza la necessità di ridurre l'apporto calorico giornaliero. In particolare, secondo lo studio, la capsaicina
sarebbe in grado di stimolare la termogenesi e quindi stimolare l'organismo a convertire il grasso da bianco, adiposo, in bruno, ovvero metabolicamente utilizzabile. Questa proprietà potrebbe aiutare a prevenire e gestire l'obesità e altre complicazioni di salute correlate, come il diabete di tipo
2, ipertensione e malattie cardiovascolari. "L'obesità è causata da uno
squilibrio tra apporto calorico e dissipazione di energia - ha spiegato Vivek
Krishnan, coa-autore dello studio - Nei nostri corpi, le cellule di grasso
bianco immagazzinano energia e le cellule di grasso bruno servono per
bruciare il grasso immagazzinato. Mangiare alimenti ricchi di calorie
senza la necessaria attività fisica può causare uno squilibrio nel metabolismo che porta all'obesità.” Lo studio, effettuato su cavie di laboratorio, ha
però individuato un recettore (TRPV1), non presente in tutti i genomi, che
può però essere attivato dalla capsicina e ridurre l'accumulo di grasso. Era
L
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sufficiente lo 0,1% di
capsaicina, rispetto all'apporto di grassi, per verificare
una perdita di peso.
Interessante notare come la capsaicina, a parità di cibo e acqua
introdotti, ha aumentato significativamente l'attività metabolica e il dispendio energetico in topi nutriti con
una dieta ricca di grassi. I ricercatori
americani stanno già pensando a una formulazione a rilascio prolungato di nanoparticelle di capsaicina, quindi come integratore alimentare con finalità dietetiche. R.T.
tratto da: www.ilteatronaturale.it
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
23
Nelle nostre case ci sono ben
oltre 10 milioni fra cani e gatti.
Questi animali hanno bisogno
di avere un’alimentazione adeguata alle loro esigenze nutrizionali. Nel passato, quando
gli animali da compagnia non
erano diffusi come adesso, la
loro dieta era basata prevalentemente sulla utilizzazione
degli avanzi dell’alimentazione
umana ed anche sugli scarti
delle macellerie che venivano
spesso anche regalati. Questo
tipo di alimentazione non
garantisce però il corretto
apporto di nutrienti. I cani ed i
gatti sono degli animali carnivori ed hanno bisogno di una
dieta a base di proteine di origine animale
di Agostino Macrì
limentarli esclusivamente con gli avanzi
della cucina tradizionale italiana, che fa dei
vegetali un punto di forza, potrebbe essere
un errore. Inoltre bisogna tenere presente che
sempre meno italiani mangiano a casa ed ovviamente gli avanzi finiscono con lo scarseggiare.
La soluzione potrebbe essere quella di cucinare
direttamente per gli animali, ma questo comporta un notevole dispendio di tempo, è abbastanza costoso e non sempre adeguato alle esigenze nutrizionali degli animali.
Gli “stili di vita” degli animali da compagnia
sono molto diversi da quelli che vivono in natura; il loro movimento fisico dipende in gran
parte dalla volontà dei proprietari di farli correre liberamente, non hanno stimoli per la ricerca del cibo, sono spesso alimentati con cibi sconosciuti ai loro processi digestivi.
Il pericolo del cane e del gatto obeso diviene
quindi reale e, come avviene per l’uomo, si possono innescare gravi malattie metaboliche.
Un aiuto concreto è arrivato dall’industria mangimistica che ha prodotto dei mangimi secchi
sotto forma di crocchette, oppure umidi in scatola che sono dei veri e propri pasti completi.
A
24
COSA FAR MANGIARE
AI CANI ED AI GATTI
Questi mangimi sono il frutto di studi scientifici
accurati che hanno permesso di dosare con
precisione i vari nutrienti indispensabili per
mantenere in buone condizioni di salute gli animali. Esistono anche dei mangimi dietetici utili
per gli animali che hanno qualche malattia per
cui necessitano di una alimentazione particolare. Questi mangimi sono generalmente più
costosi e per evitare spese inutili è opportuno
consultare il veterinario per avere un parere
sulla opportunità o meno di impiegarli.
I mangimi per i cani ed i gatti sono ormai disponibili in abbondanza e questo ha portato ad
una situazione di forte concorrenza tra le varie
aziende che cercano di “conquistare” la fiducia
dei consumatori con messaggi pubblicitari di
vario genere.
Molti puntano sulla qualità delle materie prime
impiegate parlando di tagli di carne pregiate, di
origine italiana, di prodotti biologici, ecc. Queste
informazioni non sempre sono credibili anche
perché non esistono metodi analitici in grado di
dimostrarne la veridicità. In generale le materie
prime sono sottoprodotti dell’industria della
carne o del pesce che, pur possedendo ottime
qualità nutrizionali, non trovano mercato nell’alimentazione umana.
Altro aspetto non facilmente condivisibile è quello delle immagini di cani o gatti felici e particolarmente “efficienti” per aver mangiato questo o
quel mangime. Si tratta di “claims” la cui veridicità scientifica dovrebbe essere dimostrata.
Qualcosa di simile esiste per gli alimenti per
l’uomo; però non appena la Autorità Sanitarie
hanno approfondito i “claims” si è verificato che
per la stragrande maggioranza non c’erano
dimostrazioni scientifiche sulla loro veridicità e
per questi ne è stata proibita la descrizione sulle
etichette.
La produzione dei mangimi è regolamentata da
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
norme molto rigorose e quelli che si trovano in
commercio danno delle ottime garanzie di sicurezza. Bisogna fare attenzione a quelli reperibili
su internet, soprattutto se non sono chiare le etichette e le origini.
Non esistono cani e gatti vegetariani o vegani,
bisogna quindi fare attenzione ad alcuni messaggi menzogneri.
Altrettanto opinabili sono i mangimi “biologici”
la cui “autenticità” non è dimostrabile.
Sembra che stia diventando di moda l’alimentazione BARF (bone and row food) che si basa
sulla utilizzazione di carne e ossa crudi ed è
ovviamente correlata al fatto che i cani ed i gatti
sono carnivori.
Sono disponibili anche attraverso Internet vari
tipi di carne e, ancora una volta, ne vengono
magnificate la qualità e l’origine. Bisogna rendersi conto che si tratta di sottoprodotti della
macellazione di scarso valore economico.
Ciò è confermato dal fatto che il costo del BARF
è molto contenuto e nessuno può immaginare
che si tratta di tagli pregiati come invece alle
volte viene lasciato intendere dalle informazioni
che circolano su internet.
In ogni caso è molto importante la “gestione”
dell’alimentazione dei nostri animali. Bisogna
fare attenzione alle possibili contaminazioni
microbiologiche che possono provocare gravi
malattie agli animali.
I mangimi umidi delle scatolette dovrebbero
essere consumati rapidamente e non lasciati
per lungo tempo aperti ed esposti all’aria. I
BARF andrebbero cotti. Infine agli animali va
somministrata acqua potabile.
Insomma gli animali possono soffrire delle stesse nostre patologie alimentari e, se si hanno dei
dubbi, è di fondamentale importanza rivolgersi
al veterinario che potrà fornire tutte le indicazione per l tutela della salute dei nostri pet.
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Mi è capitato per le mani un
libro di zootecnia del 1910.
Nella sua introduzione si parla
dell’allora patrimonio zootecnico italiano. Il nostro Paese
era popolato da oltre 2 milioni
di equini, da poco più di 6
milioni di bovini, circa 2,5
milioni di suini e quasi 14
milioni tra pecore e capre. Non
si parla di conigli, polli, e
neanche degli animali di affezione
cani
e
gatti.
Presumibilmente il numero
era relativamente esiguo. I cittadini erano circa 35 milioni
RUMINANTI ED IMPATTO
AMBIENTALE: PROBLEMA
VERO O PRESUNTO?
di Agostino Macrì
ai dati disponibili risulta che in Italia
attualmente gli equini sono circa
400.000, i bovini circa 7 milioni, i suini
intorno ai 9 milioni e gli ovini sono quasi
dimezzati a 8 milioni. Sono enormemente
aumentati polli, conigli e tacchini, che nel
complesso superano abbondantemente i 600
milioni. Infine i cani ed i gatti sono almeno
10 milioni. I cittadini sono 60 milioni.
È molto diffusa l’opinione che gli erbivori, ed
i ruminanti in particolare, siano tra i maggiori responsabili della emissione dei gas
“serra” e che quindi la loro presenza dovrebbe essere contenuta. Se così è, il nostro Paese
D
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è un fulgido esempio di sobrietà, perché nonostante il forte incremento demografico non
ha aumentato il numero di bovini ed ha
quasi dimezzato il numero degli ovini. Inoltre
i bovini sono allevati con criteri tali da
aumentare l’efficienza degli alimenti e quindi ridurre le emissioni di CO2 e di metano. I
ruminanti inoltre si nutrono prevalentemente di foraggi e sono scarsamente competitori
alimentari dell’uomo.
Da queste elementari osservazioni si può
facilmente intuire che, almeno in Italia,
appare strano puntare il dito contro gli allevamenti in generale e dei ruminanti (bovini
ed ovini) in particolare. Forse bisognerebbe
cominciare a ragionare in modo complessivo
su quali forme di zootecnia e di agricoltura
debbano essere attuate per aumentare l’efficienza e ridurre l’impatto ambientale.
Paradossalmente, forse, potrebbe essere utile
aumentare il numero di ruminanti sviluppando tecniche di alimentazione tali da
ridurre l’emissione dei gas serra.
Per gli altri animali è necessario studiare le
possibilità di migliorare l’efficienza nutritiva
degli alimenti che vengono somministrati,
considerato che per i suini ed i polli una
buona parte dei nutrienti ingeriti vengono eliminati per via fecale. In ogni caso, sempre
facendo riferimento al nostro Paese, il contributo alla emissione di gas con effetto serra da
parte dei ruminanti dovrebbe essere veramente modesto.
Probabilmente era percentualmente maggio-
re all’inizio del secolo scorso, quando il loro
numero era più elevato e le “sorgenti” di
emissione erano minori; allora però il problema del “riscaldamento globale” era totalmente inesistente.
Il vero problema è invece l’emissione di CO2
che avviene con la combustione dei carburanti, del carbone e del gas. Forse è giunto il
momento di far capire ai cittadini che lo spostamento da casa al lavoro con la propria utilitaria fa più danni all’ambiente di una
mucca che se ne sta tranquillamente a ruminare nella sua stalla.
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
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LA BIBLIOTECA DEL CONSUMATORE
RICONOSCERE
IL CARATTERE
Attraverso l'intuito,
l'enneagramma e la
fisiognomica
di Chiara Pardini
e Francesco Martelli
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Lo scopo di questo testo è fornire un'introduzione sintetica e pragmatica allo studio
della personalità che renda possibile al lettore comprendere come individuare e riconoscere intuitivamente i diversi tipi di carattere, a partire dal proprio.
La base teorica per lo studio della personalità è formata principalmente
dall'Enneagramma e dalla fisiognomica, che sono stati qui semplificati al
massimo per facilitarne la comprensione e l'applicazione per mezzo
dell'Intuito.
Vengono dati spunti per l'osservazione e l'ascolto di se stessi e degli altri,
per facilitare la comprensione del carattere, e vengono sottolineate e spiegate le diverse dinamiche comportamentali tipiche di ciascuna personalità, in modo che sia possibile comprendere finalmente se stessi e imparare come conoscere meglio e rapportarsi agli altri. In un capitolo dedicato
agli esercizi sono suggerite le pratiche che aiutano a iniziare ad allenare
queste diverse abilità.
Il capitolo delle applicazioni suggerisce in quali situazioni, soprattutto
negli ambiti personale e professionale, l'abilità di riconoscere intuitivamente i caratteri semplifica e migliora la qualità di vita e alcune abilità
come quelle relazionali, di leadership, di comunicazione efficace e di lavoro in team.
COME AFFRONTARE
I CONTROLLI NEI BAR
E NEI RISTORANTI
cosa predisporre
per superare
positivamente
i controlli
amministrativi
e igienico-sanitari
di Saverio Linguanti
e Vincenzo Staiano
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Tutte le attività produttive sono soggette a una serie di molteplici normative ciascuna delle quali, per la propria materia di riferimento, è
rivolta alla tutela della collettività.
L'attività di somministrazione di alimenti e bevande non sfugge a
questa regola.
Questa utile guida pratica ha lo scopo di far conoscere all'esercente i
diritti e i doveri nell'ambito dell'attività di somministrazione esercitata, per consentire di affrontare con serenità e superare positivamente i controlli amministrativi effettuati nei pubblici esercizi di somministrazione di alimenti e bevande. La Guida è stata realizzata appositamente in forma pratica e con un linguaggio sintetico e chiaro, ma
al tempo stesso esaustiva in tutti gli aspetti amministativi e igienico
sanitari relativi all'attività di bar e ristoranti, con riferimenti alle leggi
e con esempi utili a comprendere come comportarsi e cosa predisporre per rispettare le leggi e quindi i controlli che le forze di polizia amministrative possono effettuare nel corso dell'attività.
COME ESSERE INFLUENTI
LA CHIAVE PER SBLOCCARE
LA CRESCITA
La chiave
per sbloccare la crescita
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Trimble
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Il gap tra le nazioni cosiddette ricche e i
mercati emergenti si sta colmando. Il
risultato è che le dinamiche della globalizzazione stanno cambiando, per cui
l'innovazione non sarà più a senso unico e non più dalle nazioni sviluppate a quelle in via di sviluppo.
Gli autori spiegano queste profonde implicazioni che colpiranno le
nazioni, le aziende e i singoli mostrano ai manager come pensare a
una nuova innovazione e come sbloccare le opportunità finora
nascoste.
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La scienza
della persuasione
di Rob Yeung
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Come usare le proprie caratteristiche per esercitare un grande ascendente sui nostri interlocutori?
Perché dare più scelta a un cliente significa
ridurre la sua attitudine all'acquisto?
Con quale sistema è possibile avanzare richieste che non si possono rifiutare?
Come si può riuscire a motivare le persone a lavorare di più? O a comportarsi onestamente?
In quale modo si possono invitare amici e parenti, clienti e colleghi a tener
conto dei nostri consigli o di quel che diciamo?
Queste sono solo un esempio di domande a cui il libro fornisce una risposta. Lo psicologo Rob Yeung esplora le ultime ricerche di settore per
mostrare le verità sull'arte della persuasione e rivela i segreti che vi porteranno agevolmente a guadagnare fiducia e autorevolezza e vi aiuteranno
a essere più influenti, convincenti e ascoltati.
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
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CANONE RAI IN BOLLETTA: UNA SIMULAZIONE
DEL POSSIBILE IMPATTO
di Gloria Marcotullio
a diverso tempo, ormai, circolano indiscrezioni circa la
volontà del Governo di porre
all’interno della bolletta elettrica il
pagamento del canone RAI, al fine
soprattutto di ridurre l’elevata evasione (stimata di poco inferiore al
30%, decisamente superiore rispetto alla media europea) e l’onere
medio gravante sugli italiani a parità di gettito. Molte le idee proposte,
anche sulla base delle esperienze
D
degli altri Paesi europei. Si è parlato di legare il canone al reddito,
basandosi sulla situazione economica equivalente (ISEE), di passare
da un’imposta sul possesso di
apparecchi televisivi a una sulla
casa e, ancora, di legare quest’ultima al principio di residenza.
Tale nuova voce si andrebbe a sommare ai già numerosi oneri aggiuntivi (non sempre direttamente correlati all’elettricità) che oggi gravano sulla spesa energetica dei consumatori, rischiando di comprime-
re ulteriormente l’unica componente di mercato che potrebbe agevolare il risparmio del cliente finale. I-Com ha elaborato alcune
opzioni di introduzione del canone
in tariffa al fine di comprenderne
meglio il possibile impatto.
Una prima ipotesi prevede l’introduzione di un canone fisso (circa
60¤) uguale per tutti ottenuto spalmando l’attuale gettito sul totale dei
punti di prelievo domestici.
Le altre ipotesi legano il canone al
consumo (ripartendolo sui
TWh/annui consumati nel 2013),
in un caso incrementando la tariffa
di una quota costante di circa 3
c¤/kWh e in un altro seguendo la
progressività degli oneri di sistema.
Di seguito viene mostrato l’andamento della spesa annua, in funzione delle condizioni economiche
da sito Aeegsi (relative al I trimestre
2015) e dei tre scenari immaginati.
E’ possibile notare come nelle ipotesi di canone legato al consumo
l’introduzione della nuova componente nell’attuale bolletta enfatizzi
il fenomeno della progressività,
portando a pagare ancora di più chi
ha consumi più elevati.
Prendendo come riferimento tre
tipologie di clienti domestici (1500,
2700, 4500 kWh/annui), l’incidenza del canone varia, passando dal
26%, al 13% e successivamente al
6% nell’ipotesi di canone flat, dal
15% (clienti 1500 e 2700
kWh/anno) al 13% nell’ipotesi
legata al consumo in modo costante, progredendo, invece, dal 12% al
14%, seguendo l’andamento degli
oneri. Aldilà degli esercizi teorici,
fondamentali per comprendere la
portata del fenomeno, sorge il dubbio che tale modalità di pagamento
del canone RAI rischi di appesantire la bolletta con ulteriori oneri non
strettamente legati al servizio reso e
di rallentare, se non frenare del
tutto, il percorso di semplificazione
delle bollette intrapreso del
Regolatore.
tratto da: www.i-com.it
CARTE DI CREDITO: UN NUOVO SISTEMA ANTIFRODE
Stop alle truffe e addio al PIN per autorizzare i pagamenti, presto potrebbero essere introdotte le carte di credito anti frode
che sfruttano la tecnologia biometrica. Effettuare pagamenti
per mezzo della “moneta di plastica” è ad oggi una prassi
assai diffusa e per fare acquisti senza bisogno dei contanti è
possibile scegliere l’opzione più adatta alle proprie esigenze
mettendo le carte di credito più convenienti a confronto. Nel
prossimo futuro questo tipo di transazioni potrebbero divenire
ancor più sicure per mezzo di un sistema di riconoscimento
delle impronte digitali
o scorso ottobre a lanciare la prima
carta di credito biometrica è stata
MasterCard in Gran Bretagna in collaborazione con l’azienda norvegese Zwipe.
Un progetto simile a quello dello thumbprint card di MasterCard è stato messo a
punto dalla start up friulana CardTech che
ha creato la prima smart card biometrica
che si attiva con l’impronta digitale. Le carte
di credito anti frode sono dotate di un sensore biometrico che attiva la smart card solo
nel momento in cui riconosce il legittimo
proprietario, garantendo elevati standard di
L
28
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
sicurezza e privacy.
Le carte di credito anti frode sono utilizzabili per mezzo di qualsiasi lettore di smart
card diffuso sul mercato sfruttando le
modalità di pagamento tramite Pos e Atm.
In attesa di vedere queste carte divenire
strumenti di pagamento di largo utilizzo,
l’azienda CardTech ha riferito di voler applicare la tecnologia biometrica del sistema
anche ai normali badge aziendali o altri
sistemi d’ingresso con l’obiettivo di mettere
in produzione le carte di credito anti frode
entro la metà dell’anno.
Il ricorso al riconoscimento del proprietario
della carta di pagamento per mezzo di tecnologia biometrica apporterà ulteriore praticità e convenienza alle operazioni di pagamento
effettuate
quotidianamente.
Attualmente in Italia sono in circolazione
circa 60 milioni di carte di pagamento e, in
concomitanza con il boom dell’e-commerce e delle applicazioni per smartphone
dedicate allo shopping, implementare i
sistemi di sicurezza per la tutela dei risparmiatori è un’esigenza sempre più comune e
stringente.
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DIRITTO & ROVESCIO
CASI DI GIURISPRUDENZA
a cura di Agostino Mela, avvocato cassazionista
www.avvocatoagostinomela.it
LA VILLA BISOGNA
SUDARSELA
el 2003 Metello cita Publio e Minervina
davanti al tribunale di Varese. Chiede
che siano dichiarate la sua qualità di
erede universale dei defunti genitori e la nullità di un atto notarile stipulato da costoro
con i convenuti
Il contratto prevedeva il trasferimento a favore dei convenuti della nuda proprietà di una
villa con vista sul lago, contro un corrispettivo, a carico dei convenuti, costituito da una
rendita vitalizia di dodicimila euro annui e
dall’assistenza per il soddisfacimento dei
bisogni essenziali della vita dei vitaliziati.
Con sentenza del 19 novembre 2007 il tribunale rigetta la domanda di Metello.
L’appello di Metello viene accolto dalla corte
d’appello di Milano con sentenza del 24 gennaio 2012.
La corte sviluppa questo ragionamento:
1) la nuda proprietà della villa oggetto del
contratto è stata stimata in euro 262.000;
2) la prospettiva di vita del vitaliziato (padre
di Metello), di anni 81, affetto da metastasi da carcinoma alla prostata, deceduto sei
mesi dopo la stipula del contratto, non era
superiore ad un anno;
3) la prospettiva di vita della vitaliziata
(madre di Metello), di anni 78, affetta da
morbo di Parkinson, invalida al cento per
cento, deceduta meno di due mesi dopo la
stipula del contratto, non era superiore a
quattro anni;
4) il valore della controprestazione del trasferimento della nuda proprietà della villa
oggetto del contratto poteva essere stimato
in complessivi euro 80.000, di cui 48.000
per la prestazione economica (non versata
nemmeno in parte) e 32.000 per la prestazione assistenziale (tenuto conto che i
coniugi erano già assistiti a loro spese da
una badante qualificata);
5) considerata perciò la palese sproporzione
fra le prestazioni delle parti, e ritenuto che
il contratto stipulato fosse di natura aleatoria, doveva essere dichiarata la mancanza
di alea e conseguentemente della causa del
contratto, che in conclusione era nullo.
N
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Publio e Minervina ricorrono per la cassazione della sentenza.
Il ricorso è fondato su un unico, complesso
motivo.
I ricorrenti sostengono che: l’elemento della
aleatorietà del contratto avrebbe dovuto verificarsi in concreto; un vitalizio oneroso
potrebbe anche sorgere come contratto non
aleatorio; la funzione assistenziale dovrebbe
appartenere alla causa del negozio e non ai
motivi; le parti ben avrebbero potuto porre in
essere un contratto atipico nel quale l’alea
fosse subvalente rispetto al connotato assistenziale; la probabilità di morte, al fine di
valutare l’alea, doveva essere una estrema
probabilità, una quasi certezza, non ravvisabile nella fattispecie, in relazione alle patologie dei due coniugi al momento della conclusione del contratto; non era stato ben valutato il valore della controprestazione, ossia
l’impegno di assistenza, particolarmente gravoso in relazione alle patologie accertate; nel
contratto atipico di vitalizio alimentare o di
mantenimento non costituisce causa di risoluzione la morte del beneficiari della prestazione.
Il relatore della causa, ritenendo che il ricorso sia manifestamente infondato, deposita in
cancelleria una relazione ai sensi dell’art.
380-bis del codice di procedura civile, contenente la concisa esposizione delle ragioni che
giustificano tale conclusione.
La sesta sezione civile della corte condivide le
argomentazioni del relatore e rigetta il ricorso di Publio e Minervina con ordinanza
numero 4533/15, depositata il 5 marzo 2015.
Queste sono le argomentazioni che giustificano la decisione:
Il motivo è inammissibile in quanto non è
indicata alcuna norma di legge che sarebbe
stata violata o falsamente applicata, ma si
risolve in una censura generica sull’interpretazione del contratto e sulla motivazione
senza indicare, con riferimento all’interpretazione, le norme di ermeneutica contrattuale che sarebbero violate. Ove il Collegio ritenesse desumibile, dal contenuto complessivo
del motivo, la denuncia del vizio di motivazione se ne rileva, comunque, la manifesta
infondatezza in quanto:
- il cosiddetto contratto atipico di mantenimento (secondo la prospettazione datane
dagli stessi ricorrenti) è caratterizzato dall’aleatorietà, addirittura più accentuata
rispetto al contratto di rendita vitalizia configurato dall’art. 1872 cc, in quanto le prestazioni non sono predeterminate nel loro
ammontare, ma variano, giorno per giorno, secondo i bisogni;
- l’individuazione dell’alea postula pur sempre la comparazione delle prestazioni
secondo un giudizio di presumibile equivalenza o di palese sproporzione da impostarsi con riferimento al momento di conclusione del contratto ed al grado ed ai
limiti di obiettiva incertezza, sussistenti a
detta epoca, in ordine alla durata della vita
ed alle esigenze assistenziali del vitaliziato;
- nel vitalizio improprio con riferimento all’età e allo stato di salute, l’alea è esclusa se,
al momento della conclusione, il beneficiario era affetto da malattia che, per natura e
gravità, rendeva estremamente probabile
un rapido esito letale, ovvero se il beneficiario abbia un’età talmente avanzata da
non poter certamente sopravvivere, anche
secondo le previsioni più ottimistiche, oltre
un arco di tempo determinabile;
- anche se si volesse qualificare in tali termini il contratto la Corte territoriale, attenendosi a tali principi, ha esaminato e valutato le prestazioni a carico di ciascuna parte,
giungendo alla conclusione che, in considerazione della ragionevole probabilità
sulle ridotte possibilità di sopravvivenza dei
vitaliziati, dell’entità economica di quanto
trasferito dagli stessi in rapporto alle
modeste prestazioni che gli stessi avrebbero ricevuto dai vitalizianti, doveva escludersi l’elemento dell’alea, costituito dall’impossibilità di prevedere in anticipo i vantaggi e le perdite (invece ampiamente prevedibili) ai quali le parti andavano incontro
con la stipulazione dell’atto.
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
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L’obesità è un fenomeno diffuso in tutto il mondo:
l’Organizzazione
Mondiale
della Sanità (OMS) la definisce una vera e propria epidemia globale. In Italia sono un
milione e 300 mila le persone
con obesità grave. Molto spesso a questa si sommano altre
patologie come il diabete, l’asma, l’artrite, l’ipertensione e il
cancro. Soprattutto gli obesi
hanno un’aspettativa di vita
che si riduce di 10 anni. È, dunque una patologia che desta
molta preoccupazione per gli
effetti negativi che ha sia sulla
salute delle persone, sia sull’attuale e futura sostenibilità
dei sistemi sanitari
LA CHIRURGIA BARIATRICA:
COME RISPARMIARE
IL COSTO DELL’OBESITÀ
di Maria Rosaria Della Porta e Davide
Integlia
’alimentazione corretta e l’esercizio fisico
costante sono le basi per la prevenzione
dell’obesità; inoltre, a parte l’aspetto psicologico altrettanto importante e da non sottovalutare, esistono anche farmaci in grado di
attenuare il senso di fame o di inibire l’assorbimento di grassi. Quando però l’obesità
diventa cronica e arreca invalidità grave, non
è più efficace curarla con terapie convenzionali come diete e farmaci. Sarebbe dunque
opportuno ricorrere ad interventi salvavita di
chirurgia cosiddetta barbarica.
L
30
Quest’ultima è un tipo di chirurgia che non
asporta grasso ma modifica la struttura dell’apparato digestivo per ridurre l’afflusso o la
capacità di assorbimento degli alimenti. Gli
interventi più utilizzati al momento, che
hanno dato prova di ridurre efficacemente
l’obesità grave, sono il bendaggio gastrico
regolabile, il by-pass gastrico, la gastrectomia
verticale e la diversione bilio-pancreatica.
In Italia, sono attivi 83 centri specialistici per
l’obesità, di cui solo 46 eseguono interventi di
chirurgia bariatrica. La maggior parte di questi centri è localizzato nel nord Italia, anche
se il fenomeno ha una più ampia diffusione
al sud.
Ogni anno si praticano, nel nostro paese, diecimila interventi di questo tipo. Se tale numero triplicasse, a beneficiare non sarebbero
solo i pazienti ma anche la sostenibilità del
nostro SSN.
L’obesità pesa per 8 miliardi di euro l’anno
sul sistema sanitario, circa il 7% della spesa
sanitaria annuale complessiva. Un paziente
obeso costa 1700 euro in più rispetto ad un
paziente non obeso. Se all’obesità si aggiungono poi altre patologie, come il diabete, questo costo è destinato ad aumentare.
Gli esperti della Società italiana di chirurgia
dell’obesità e delle malattie metaboliche
(Sicob), che si sono riuniti a Roma per il con-
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
vegno “Obesità una pandemia: l’innovazione
della terapia chirurgica”, sono del parere che
la chirurgia bariatrica potrebbe aiutare a
risparmiare questi 8 miliardi di euro. Nello
specifico si potrebbero risparmiare, ogni
anno, due miliardi di euro di costi legati alla
gestione dell’obesità nell’ambito del SSN. Gli
esperti della Sicob affermano che: “Il costo
del Drg per l’intervento è ammortizzato nei
primi 3 anni, a fronte di una vita residua del
paziente di 30-50 anni con un carico di patologie e invalidità nettamente inferiore rispetto a quello che avrebbe se restasse obeso”.
Il beneficio di tale chirurgia è da considerarsi anche in termini di riduzione delle patologie correlate, delle visite mediche, dell’uso di
farmaci, di ricoveri oltre che di riduzione
della progressiva disabilità a cui potrebbe
andare incontro il paziente se non si sottoponesse all’intervento.
Purtroppo però il numero di pazienti che vi
ricorre è un’esigua minoranza. Appare dunque necessario diffondere in modo capillare,
attraverso la creazione di una rete di specialisti, associazioni di pazienti e medici di famiglia, la conoscenza di questa possibilità di
trattamento che dà alle persone obese una
nuova prospettiva di vita purché avvenga in
strutture specializzate e in condizioni di sicurezza.
www.ilconsumatore.eu
L’Ivass avvia un’indagine
sull’RC auto gratuita per un
anno, concessa a chi acquista un’auto nuova: il dubbio
è che si tratti di una pratica
ingannevole, come hanno
segnalato le Associazioni
dei consumatori. L’Ivass
avverte gli automobilisti: c’è
il rischio di aumenti considerevoli negli anni successivi. Tre consigli per non sbagliare: verificare che la
polizza sia intestata a proprio nome, leggere attentamente le condizioni (bonusmalus o franchigia) e,
soprattutto, affidarsi ad un
intermediario di fiducia
RC AUTO GRATIS PER UN ANNO
A CHI COMPRA UN’AUTO NUOVA?
’Ivass, (Istituto di Vigilanza sulle
Assicurazioni), avverte i consumatori dei
rischi legati alla pratica, utilizzata di
recente dalle compagnie assicurative, di offrire l’RC auto in omaggio per un anno a chi
acquista un’auto nuova. Si rischia che, alla
fine del periodo di promozione, a seconda
delle modalità con cui le polizze vengono
offerte e delle loro caratteristiche, gli assicurati possano perdere i benefici, per sé e per i
propri familiari, della classe di merito acquisita prima dell’offerta, compresi i benefici
riconosciuti dalla Legge n. 40/2007 (decreto
Bersani), con notevole aumento dei premi
successivi.
Se la polizza gratuita è a libro matricola e/o
con franchigia, una persona assicurata da più
anni con formula tariffaria Bonus Malus,
dopo anni di condotta meritevole per non
aver commesso sinistri, per il solo fatto di
aver accettato la polizza gratuita, si vede interrotta la storia assicurativa pregressa e, al termine del periodo promozionale, se vuole tornare ad una tariffa Bonus-Malus, il suo contratto viene inserito nuovamente in classe di
ingresso (14 o addirittura 18). Si trova così a
pagare, l’anno dopo, un premio molto più
elevato rispetto a quello che avrebbe pagato
se avesse rifiutato l’offerta della polizza gratuita ed avesse continuato ad essere assicurato per proprio conto.
Ma non basta, la promozione annulla i benefici della legge Bersani per i neopatentati che
hanno il diritto di beneficiare della classe di
L
32
merito di un familiare, ma solo se al momento in cui acquistano l’auto (nuova o usata),
stipulano il primo contratto come proprietari
di questa macchina. Al termine del periodo di
copertura gratuita, invece, il ragazzo sta assicurando per la seconda volta una macchina
già di sua proprietà, perdendo così l’agevolazione riservata esclusivamente ai nuovi
acquisti di veicoli neo immatricolati o volturati e ad una prima assicurazione. Anche in
questo caso si trova a pagare un premio
molto più elevato rispetto a quello che avrebbe pagato se avesse rifiutato l’offerta della
polizza gratuita e si fosse assicurato per proprio conto, sfruttando il decreto Bersani che,
si ripete, consente, in caso di acquisto di un
nuovo veicolo, di ereditare la classe di merito
già acquisita su altro veicolo.
Tra l’altro molte compagnie, alla fine dell’an-
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
no, non consentono di rientrare in possesso
del proprio contratto con l’evoluzione del
bonus malus corretta e comprensiva dell’anno trascorso. Molte imprese assicurative,
infatti, non intendono assicurare a franchigia
o non prevedono addirittura questo tipo di
tariffa nel listino; così il consumatore si trova
nella condizione di dover rinunciare al proprio attestato bonus malus, continuando ad
essere ostaggio della polizza collettiva pur
non avendo compiuto una scelta consapevole”.
“Il rischio di perdere la classe di merito
maturata e di dover pagare, per gli anni successivi, premi più elevati, non risulta adeguatamente chiarito ai consumatori”, come conferma l’Ivass sulla base delle numerose
segnalazioni di protesta ricevute.
www.ilconsumatore.eu
UN’APP PER LA
TUA "CASA DI
DOMANI"
ell’App sono spiegati tutti
quei prodotti che possono
trasformare l’abitazione in
un ambiente a basso consumo e
dalle grandi prestazioni come, ad
esempio, lampadine a basso
assorbimento, caricatori solari,
rubinetti bicomando, sistemi di
irrigazione automatizzati. Ogni
prodotto inserito ha una piccola
scheda di riferimento per capire
N
impegnarsi, non solo nella tutela
dell’ambiente in senso stretto,
ma anche nella sensibilizzazione
delle persone a una vera e propria educazione della sostenibilità. Attraverso i servizi che offriamo cerchiamo di trasmettere
l’importanza di queste tematiche
a tutti i soggetti con cui entriamo
in contatto, dai nostri collaboratori e fornitori, fino ai nostri
Una casa che faccia risparmiare, che sia più efficiente, che produca l’energia necessaria e che
ottimizzi i consumi con materiali isolanti: è proprio per aiutare i consumatori a realizzare un’abitazione con queste caratteristiche che è nata l’applicazione “Casa di domani”, realizzata dall’UNC
in collaborazione con Leroy Merlin, disponibile
per smartphone e tablet e scaricabile gratuitamente in App Store e Play Store
a quale tipo e famiglia appartiene
e quali sono le caratteristiche che
aiutano a non sprecare.
“Non potevano mancare -dichiara Luca Pereno, Coordinatore
Sviluppo Sostenibile di Leroy
Merlin Italia- gli strumenti per il
“fai da te”: ecco allora che ‘Casa
di domani’ offre tre tool di calcolo per prendere le misure, quantificare il numero di piastrelle o
listelli diparquet che servono per
il pavimento e, ancora, sapere
quanta vernice acquistare per le
pareti, escludendo porte e finestre. In un’ottica di diffusione
della cultura della sostenibilità
lavoriamo da tempo su diversi
fronti con l’obiettivo di coinvolgere tutti i nostri stakeholder. Per
questo crediamo sia importante
34
clienti” conclude Pereno.
Per poter scegliere in modo consapevole quali prodotti acquistare e come utilizzarli, l’app è
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
inoltre ricca di preziosi consigli
per sapere a cosa fare attenzione
prima e dopo aver scelto una
casa: nel primo caso è fondamentale, ad esempio, conoscere
la classe energetica e per questo
sono indicate le caratteristiche
che deve avere un’abitazione per
avere una certificazione di basso
consumo. Nel secondo, anche
con l’aiuto di alcuni video, viene
spiegato come evitare gli sprechi
di acqua, riscaldamento, energia
per gli elettrodomestici”.
Questi i link per scaricare l’app
“Casa di domani”:
Apple Store:
https://itunes.apple.com/it/app/
casa-didomani/id950950801?mt=8
Google Play Store:
https://play.google.com/store/ap
ps/details?id=com.unc.casadidomani
www.ilconsumatore.eu
LE POMPE DI CALORE
di Pieraldo Isolani
uesti impianti sono composti da un apparecchio esterno (il motore) e da uno o
più elementi interni, (split) che
vengono installati nei locali da
climatizzare. A differenza delle
soluzioni "tradizionali", le
pompe di calore, con un consumo energetico inferiore permet-
Q
La ragione della loro efficienza e
del loro vantaggio è che, per ogni
unità di energia elettrica consumata, le pompe di calore producono circa quattro unità di energia termica. In caso di sostituzione della caldaia tradizionale con
un sistema di riscaldamento e
condizionamento a pompa di
calore, una famiglia può ridurre
la propria bolletta energetica
caso, un impianto correttamente
dimensionato, può portare a
livelli minimi la bolletta energetica della famiglia per il riscalda-
indipendente una Analisi
Energetica dell’abitazione, in
modo da valutare correttamente i
costi/benefici, l’entità dell’inve-
mento ed il condizionamento
estivo.
Naturalmente, prima di decidere
di sostituire l’impianto di riscaldamento tradizionale con un
impianto a pompe di calore in un
edificio già esistente, è necessario farsi fare da un Organismo
stimento occorrente ed il tempo
di ritorno delle spese sostenute.
Questi impianti, che possono
essere installati sia in una villa
che in un appartamento condominiale, a tutt’oggi rientrano nei
casi di applicabilità della detrazione fiscale del 65%.
Il sistema attualmente più diffuso per il riscaldamento delle nostre abitazioni è l’impianto
con termosifoni e caldaia (alimentata a gasolio o a gas) autonoma o centralizzata, dove i
locali delle case vengono riscaldati facendo
circolare nei termosifoni l’acqua riscaldata
dalla caldaia. Attualmente esistono però soluzioni più vantaggiose che si stanno diffondendo rapidamente: si tratta di impianti basati sul
principio della "pompa di calore", che permettono di ottenere con lo stesso impianto il
riscaldamento invernale ed il condizionamento estivo
tono, oltre al riscaldamento dell’ambiente, anche il condizionamento estivo e la deumidificazione dell’aria. Inoltre, la particolarità di questi sistemi è che vengono alimentati con energia elettrica e non con metano o gasolio.
www.ilconsumatore.eu
anche fino al 40%, oltre a poter
deumidificare e raffrescare gli
ambienti nella stagione estiva.
La loro convenienza aumenta
ancora di più quando è possibile
abbinarle ed alimentarle con un
impianto fotovoltaico: in questo
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
35
L’ESPERTO RISPONDE SU… VACANZE ROVINATE
nostri esperti rispondono alle domande più frequenti dei consumatori. La domanda di oggi è: Ho prenotato per la settimana di Pasqua un viaggio
“tutto compreso” attratto dalle molteplici attività illustrate nel catalogo, ma sul posto non ho trovato le strutture ed i servizi pubblicizzati (campi da
tennis, centro immersioni, attrezzature varie). Posso fare qualcosa?
Si: le informazioni contenute nell’opuscolo vincolano l’organizzatore ed il venditore
in relazione alle rispettive responsabilità. Il consumatore, quindi, ha diritto
al risarcimento del danno per tutte le difformità rispetto a quanto
illustrato nel catalogo (strutture, servizi, collocazione del villaggio, confort
dell’alloggiamento, orari delle attività, distanze e percorrenze) e dovrà contestare
sul posto ogni mancanza nell’esecuzione del contratto, in modo da c
onsentire all’organizzatore di porvi tempestivo rimedio ed eventualmente
richiedere il risarcimento dei danni. Se nonostante il reclamo sul posto, l
a vacanza è stata comunque deludente, al rientro il
consumatore deve inoltrare reclamo mediante l’invio di lettera
raccomandata AR o di altri mezzi che garantiscono la prova
dell’avvenuto ricevimento, all’organizzatore o al venditore,
mettendo in copia la nostra associazione, entro
10 giorni lavorativi dalla data del rientro,
richiedendo il rimborso parziale del costo del pacchetto,
il rimborso delle somme pagate sul posto per far fronte ai
disservizi. Inoltre, se i disservizi sono documentabili (ad
esempio con fotografie o testimonianze) non sarà difficile
ottenere il risarcimento del danno da vacanza rovinata.
I
L’ANGOLO DEL NOTAIO:
USUFRUTTO
a rubrica per rispondere
alle domande di consumatori su compravendite, successioni, etc. La domanda di
oggi è… Sto per acquistare un
appartamento pertinenza prima
casa. Farò un mutuo di 25 anni
e vorrei mettere l’usufrutto ai
miei genitori. Vorrei però capire
se questo decadrà automaticamente in futuro o se dovrò
affrontare poi delle spese per
toglierlo. Inoltre, se volessi
toglierlo fra qualche anno e
prima dei 25 anni, potrei? Ha
L
36
un costo?
L’usufrutto vitalizio è rapportato
alla vita dell’usufruttuario, pertanto alla sua morte l’usufrutto
si esaurisce e in automatico il
nudo proprietario diventa pieno
proprietario e non si paga alcuna imposta. Se invece l’usufruttuario trasferisce prima il suo
diritto in favore del nudo proprietario, è dovuta l’imposta
prevista per la donazione se il
trasferimento è a titolo gratuito,
se invece il trasferimento è a
titolo oneroso è dovuta l’impo-
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
sta prevista per la vendita.
Associazione
Sindacale Notai del Lazio
www.ilconsumatore.eu
CONCORRENZA:
CHIEDIAMO ZERO SPESE
PER LA SPEDIZIONE DELLE
BOLLETTE E PER IL RECESSO
L'Unione Nazionale
Consumatori avanza delle
proposte per rendere efficace
il capitolo II, art. 16 e 17,
del ddl concorrenza,
che disciplina il recesso in
materia di comunicazioni
Attualmente la norma del Governo è, nella
migliore delle ipotesi, inutile. La reintroduzione dell’espressione “penali”, eliminate formalmente con la Bersani, per quanto
rimaste nella sostanza sotto forma di spese
giustificate, è simbolicamente indicativa dell’inutilità della proposta", dichiara l'Unione
Nazionale Consumatori".
Per un'effettiva liberalizzazione, l'Unc propone al Parlamento le seguenti modifiche:
1) Azzeramento delle spese per il recesso da
contratto telefonico, in modo da realizzare
una vera portabilità, come avviene per i conti
correnti.
2) Zero spese di chiusura anche in caso di
offerte promozionali legate a sconti tariffari.
3) Nuovo tetto di durata alle offerte promozionali: da 24 a 12 mesi
4) In presenza di beni in offerta, tipo modem
o smartphone in omaggio o scontati, in caso
di recesso anticipato il consumatore dovrà
versare una spesa commisurata al valore del
bene al momento del recesso.
5) Eliminazione delle spese di spedizione
delle bollette a carico degli utenti. Oggi, con la
scusa che sono servizi a favore del consumatore, le compagnie telefoniche (ma anche
quelle elettriche, del gas, ecc), fanno pagare
al consumatore la spedizione della fattura,
anche se, per l’art. 21 del D.P.R. n. 633/1972
sono a carico di chi le emette ("non possono
formare oggetto di addebito a qualsiasi titolo"). La proposta era nella famosa terza lenzuolata Bersani, mai approvata.
Nel dettaglio ecco le modifiche tecniche proposte al ddl concorrenza:
1) E' abrogato l'art. 1 comma 3 del decretolegge 31 gennaio 2007, n. 7, convertito, con
tariffari.
3) L'art. 3, comma 3 ter. che il ddl concorrenza propone di aggiungere all'art. 1 della
legge n. 40/2007 diventa: "Il contratto stipulato con operatori di telefonia e di reti televisive e di comunicazione elettronica ove comprensivi di offerte promozionali non può
avere durata superiore a dodici mesi. Se, e
solo se, nel contratto sono previsti beni offerti in promozione, ed in caso di recesso anticipato, le spese e ogni altro onere comunque
denominato dovranno essere rese note al
consumatore al momento della sottoscrizione del contratto, nonché comunicati, in via
generale, all’Autorità per le garanzie delle
comunicazioni, esplicitando analiticamente
la composizione di ciascuna voce e la rispettiva giustificazione economica. In ogni caso la
spesa e ogni altro onere per il recesso anticipato dovranno essere equi e proporzionati,
oltre che inferiori al valore del bene offerto
"
www.ilconsumatore.eu
modificazioni, dalla legge 2 aprile 2007, n.
40, limitatamente alle parole "senza spese
non giustificate da costi dell'operatore".
2) Al comma 3 è aggiunto, infine, il seguente
periodo: non potranno essere addebitate
spese o ogni altro onere comunque denominato in relazione al recesso o al trasferimento dell’utenza ad altro operatore, anche in
caso di offerte promozionali legate a sconti
nel contratto, tenuto conto anche dei versamenti già effettuati dal consumatore e del
valore del bene al momento del recesso".
4) Al ddl va aggiunto un nuovo articolo: "E'
fatto divieto assoluto di addebitare spese di
qualsiasi natura o contributi comunque
denominati anche inerenti alla predisposizione o produzione oppure alla spedizione o
riscossione della fattura o della bolletta".
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
37
LE TRAPPOLE
DEL WEB
PER GUARDONI
Dai dati del web certe parole sono quelle più usate
per la ricerca dei siti. “sesso, sexting, porno” e simili
sono tra le più cliccate. Ma il guaio di certe parole, è
che fanno quasi sembrare intrigante quella che in
realtà è semplicemente una vera e propria truffa:
qualcuno convince una persona a mostrarsi in atteggiamenti sexy in una foto o davanti alla webcam e
poi la ricatta o la umilia diffondendo le immagini
li scenari sono tipicamente due. Nel
primo c'è un legame sentimentale
fra chi si mostra e chi richiede l'immagine: il ragazzo che chiede alla ragazza una foto intima e poi tradisce la fiducia data perché mostra a tutti l'immagine
che doveva essere destinata soltanto ai
suoi occhi. Ma spesso la storia finisce e
c’è chi, vigliaccamente, le diffonde sul
web per una vendetta sciocca e pericolosa. È importante ricordare, fra l'altro, che
la diffusione di immagini intime di
minorenni può essere considerata reato
di pedopornografia anche se chi le trasmette è il soggetto stesso delle immagini, e che le foto "temporanee" promesse
da alcune app come Snapchat, in realtà
sono permanenti.
Nel secondo scenario, invece, si tratta di
incontri fatti via webcam con sconosciuti. La vittima, in questo caso, è quasi
sempre di sesso maschile: s'imbatte in
una bella ragazza, che lo invita a spogliarsi davanti a lei e a sua volta si spoglia.
Infatti ci sono delle mail di ragazze che
chiedono se si vuole chattare e poi se
desidera vedere le sue grazie.
Proseguendo, la ragazza chiede anche
all’altro di spogliarsi e di andare ancora
avanti facendo ciò che è facilmente intuibile.
Spesso la ragazza è una registrazione
appositamente confezionata, i cui vari
spezzoni vengono mostrati in modo da
assecondare eventuali richieste di gesti o
espressioni. La trappola è molto professionale: i truffatori usano un apposito
software che permette di fare una vera e
propria regia e comandare le azioni della
ragazza.
La vittima, nel frattempo, viene registrata
dal truffatore, che poi si rivela e chiede
G
38
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
denaro per non inviare la registrazione
imbarazzante a tutti gli amici della vittima, trovati tramite social network come
Facebook (l'elenco degli amici è solitamente pubblico). Il pagamento viene
richiesto tramite Western Union o
Bitcoin.
Ovviamente la prevenzione è la soluzione
ideale in entrambe le situazioni. Ma cosa
si può fare se ormai il fattaccio è avvenuto? Se si conosce la persona che ha diffuso abusivamente le immagini, si può
denunciarla alle autorità (oppure chiedere una mediazione, specialmente nel
caso di minori). Non è detto che questo
bloccherà la diffusione della foto, ma
probabilmente aiuterà a scoraggiarla.
Nel caso dell'estorsione, invece, la cosa
migliore è non pagare. Si può bluffare,
dicendo che non importa se il video viene
diffuso o no perché non avete nulla da
nascondere. Si può anche ribattere che
non è possibile procurarsi i soldi da spedire (questo vale soprattutto per i minorenni).
In ogni caso si deve resistere alle minacce del truffatore: dato che il truffato è
solo una delle tante vittime che il truffatore ha per le mani, se si oppone anche
un minimo di resistenza è possibile che
il truffatore abbandoni la preda per passare a un'altra più malleabile.
Se invece si paga, sicuramente chiederanno altri soldi. Non sono soluzioni a
prova di bomba, ma di solito funzionano.
Tecnicamente non c'è nemmeno la possibilità di distruggere definitivamente il
video intimo: il massimo che si può fare
è di chiederne la rimozione al sito che lo
ospita (per esempio Youtube), ma sul
computer del truffatore ne resterà
comunque una copia.
www.ilconsumatore.eu
CONSUMATORI
NELL’ERA DI INTERNET
Sarà l’esigenza di risparmiare o la semplicità di fare
acquisti comodamente seduti
sulla poltrona di casa o con
un clic dal proprio telefonino,
sta di fatto che sempre più
consumatori acquistano su
Internet, abbandonando la
reticenza iniziale.
di Eleonora Iacobelli
all’abbigliamento alla tecnologia, dai
viaggi all’estetica, ma anche cibo, libri e
farmaci, ormai in Rete si compra di
tutto con la possibilità di scegliere tra i diversi canali quello più adatto alle proprie esigenze: c’è chi predilige i siti aziendali (soprattutto per l’abbigliamento) che oltre a dare
informazioni sui prodotti offrono ormai sistemi di vendita al pubblico; chi, invece, sceglie
D
i siti specializzati in determinati settori come
l’elettronica, i portali turistici o le compagnie
aeree o quelli generalisti che vendono un po’
di tutto come Ebay ed Amazon. Un discorso a
parte va fatto per i siti di social shopping
(Groupon, Groupalia, Letsbonus e molti altri)
che grazie ad una dinamica molto simile ai
social network stanno facendo letteralmente
faville. Il meccanismo, per chi non lo conoscesse, è molto semplice: gli iscritti ricevono
www.ilconsumatore.eu
quotidianamente per email le offerte del giorno (spesso scontate oltre il 50 per cento del
prezzo iniziale) e scelta la proposta più interessante, l’acquisto si perfeziona solo se si
raggiunge un numero prestabilito di acquirenti (quorum) in un tempo predeterminato
(24, massimo 72 ore).
Insomma basta guardarsi intorno per notare
che, al giorno d’oggi, i consumatori sono
sempre più e-consumer, cioè fruitori della
società elettronica: vivono, interagiscono, si
informano e fanno acquisti sul web.
L’altra faccia della medaglia, purtroppo, è che
se da una parte registriamo una certa predisposizione all’utilizzo della Rete per gli acquisti, non possiamo parlare ancora di una
piena consapevolezza dei propri diritti e doveri di utenti on-line; ogni giorno agli sportelli
dell’Unione Nazionale Consumatori (sul
nostro sito www.consumatori.it è presente
uno sportello dedicato all’e-commerce) giungono decine di segnalazioni, reclami richieste
di chiarimenti da parte di chi si cimenta nello
shopping on-line.
Per fornire ai consumatori le informazioni
adeguate per acquistare sul web in sicurezza
abbiamo realizzato, nell’ambito del Progetto
“E-commerce e tutela del consumatore digitale”, (finanziato dal Ministero del Lavoro e
delle Politiche sociali ai sensi della lett. d) L.
383/2000 – linee di indirizzo annualità
2013), alcuni focus sulle principali aree di
interesse legate agli acquisti on-line.
Iniziamo con un consiglio generale: sia
quando si acquista un paio di scarpe online
che quando si scarica un’app sul telefonino,
siamo consumatori (esattamente come lo
siamo al negozio sotto casa) e dunque abbiamo una serie di diritti e doveri, come in qualsiasi atto di consumo. Il buon senso, dunque,
rimane l’arma più efficace….
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
39
ROTTAMAZIONE AUTO:
LE PRATICHE PER
L’ASSICURAZIONE RCA
Dopo anni alla guida di un veicolo scegliere la rottamazione auto
non è una scelta semplice, tuttavia costi di manutenzione e disguidi inducono frequentemente gli automobilisti a fare scelte di
questo tipo. In queste circostanze è opportuno essere al corrente
delle pratiche da sbrigare con la compagnia assicurativa. Quando
si sceglie la rottamazione auto è importante verificare la scadenza
della propria polizza e, qualora si scelga di acquistare un nuovo
mezzo privato, individuare una nuova Rca mettendo le assicurazioni auto più vantaggiose a confronto così da selezionare i prodotti maggiormente aderenti alle esigenze di ciascuno
ASSICURAZIONE: COSA FARE?
Nel momento in cui si sceglie la rottamazione auto uno dei problemi di gestione più rilevanti riguarda il contratto per l’assicurazione.
I consumatori devono innanzitutto tener
conto del fatto che, se la scadenza della polizza è ancora lontana, si può richiedere all’assicurazione di recuperare la quota di premio
residua e spostare la copertura Rca sulla
nuova auto acquistata. Come previsto dal Dl
179/12 sul tacito rinnovo, tuttavia, ciascun
automobilista ha diritto a scegliere una nuova
40
polizza Rca alla scadenza del contratto assicurativo. Sbrigare le pratica in caso di rottamazione auto è abbastanza semplice: sarà
sufficiente fornire alla compagnia di riferimento comunicazione della rottamazione. In
seguito verranno richiesti all’automobilista
tutti i documenti relativi alla rottamazione
auto e, contestualmente, quelli del nuovo veicolo. E’ un diritto del consumatore prediligere e stipulare una nuova polizza Rca, in tal
caso ciascun consumatore avrà a disposizione 15 giorni di tempo per scegliere un pro-
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
dotto maggiormente conveniente.
GLI INCENTIVI SULLA
ROTTAMAZIONE AUTO
Il servizio di car sharing si è rivelato essere
un grande successo in numerose grandi città.
Si tratta di uno strumento innovativo per la
mobilità sostenibile, ideale per spostamenti
brevi e frequenti e vantaggioso sul piano economico sul medio e lungo termine. Per via
dei costi per assicurazione Rca, manutenzione, bollo e parcheggi urbani non tutti hanno
la possibilità di guidare un mezzo di trasporto di proprietà. Al contempo, in un momento
di crisi, a seguito della rottamazione dell’auto in tanti prendono in considerazione l’idea
di utilizzare i servizi di car sharing piuttosto
che affrontare le spese per comprare un
nuovo veicolo. E’ bene sapere che è stato confermato per il 2015 il bonus rottamazione
che dà diritto agli incentivi sul car sharing.
Per adesso gli incentivi sono riservati ai cittadini di Roma e provincia intestatari di vetture
immatricolate entro il 31/12/2005.
L’iniziativa è promossa dal Ministero
dell’Ambiente, per fare domanda è sufficiente disporre di tutta la documentazione sul
veicolo necessaria, inoltrare la specifica
richiesta ed impegnarsi a comunicare ad
Iniziativa Car Sharing l’eventuale acquisto di
un altro veicolo (fino al termine temporale di
due anni).
Nel dettaglio, dopo aver scelto la rottamazione auto gli automobilisti hanno diritto ad un
bonus di 600 euro (comprensivo di IVA)
sull´utilizzo chilometrico per un periodo
massimo di 2 anni dalla data di attivazione
dell’abbonamento e ad un abbonamento gratuito nel primo anno di iscrizione e 50% di
sconto nel secondo anno.
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I CONSUMATORI VOGLIONO SAPERE
IL CONTACHILOMETRI SCARICATO
l veicolo non è conforme al contratto, perché il dato riportato dal contachilometri è
un dato contrattuale; il venditore è obbligato a restituire parte del prezzo (0,4% del
prezzo pagato per ogni scaglione di 1000 Km)
fino ad una differenza di 50.000 Km; oltre
questo limite potete esigere la risoluzione del
contratto, se la scoperta avviene durante il
I
periodo di garanzia legale.
Oltre il termine della garanzia legale non
potrete agire sul fronte della garanzia, ma
potrete contestare un "vizio occulto", per il
quale il Codice Civile non prevede scadenza,
dei termini e ricorrere all’Autorità Garante
della Concorrenza e del Mercato, che ha già
severamente sanzionato professionisti per
La domanda che molti si fanno
quando comprano una macchina usata è: se scopro che il
contachilometri dell'auto usata
che ho acquistato è stato scaricato cosa devo fare?
aver venduto un veicolo con il contachilometri taroccato, indipendentemente da chi
materialmente lo ha fatto.
La corretta manutenzione pregressa è un elemento critico per la futura affidabilità del veicolo; se non vi viene consegnato il libretto dei
tagliandi, dal quale appaia che tutti i tagliandi previsti dalla casa sono stati regolarmente
eseguiti, il veicolo è molto più logoro di quanto si possa presumere leggendo il conta chilometri.
Raffaele Caracciolo
Raffaele Caracciolo
www.ilconsumatore.eu
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
41
LE AZIENDE INFORMANO
MIDO 2015: MADUP!
SI RISPECCHIA NEI VOLTI E NELLE
ESPRESSIONI DELLA GENTE
La linea di tendenza del marchio tutto Italiano Mad In Italy stupisce con
8 grammi di leggerezza che racchiudono luminostità, flessibilità, tecnologia e comfort
lano di Piave (BL) 18 febbario 2015
– Rispecchiarsi in un modello di
occhiali? Si può fare con Mad in Italy.
In occasione di MIDO 2015 (Milano, 28 febbraio – 2 marzo) il brand dalla creatività e
produzione interamente italiane e conosciuto in molti Paesi del mondo, vuole stupire con effetti specchianti e multicolor
nel design dei modelli della sua linea di
punta Madup!. Lo fa con l’obiettivo di stravolgere l’idea comune di occhiale da vista
per renderla follemente libera di esprimersi a seconda delle personalità e i
volti della gente. Qualsiasi età, viso e
carattere si ritroveranno nel nuovo concetto
Madup! che si sposa perfettamente allo
slogan del marchio Mad in Italy “The madness of being oneself” ossia La follia di
essere sé stessi.
A
Indossàti, gli occhiali Madup! sono colora-
42
tissimi e danno luminosità al viso grazie
ai materiali con cui sono realizzati, il nylon
e il titanio. “In 8 grammi di peso dell’occhiale - spiega Claudio Dalla Longa,
direttore creativo e designer dell’azienda produttrice Vista Eyewear con oltre
30 anni di esperienza nell’occhialeria - si
ritrova una grande tecnologia con frontale
in nylon, materiale flessibile ma resistente, aste e nasello in Titanio, leggero e
robustissimo, cerniere senza viti e occhiale senza saldature e completamente senza
nikel”. Diciannove le varianti di colore
come il turchese, rosso porpora, arancione,
giallo e verde fosforescenti che padroneggiano su varie forme.
Gli occhiali della linea Madup! sono disponibili nei punti vendita delle principali città
italiane. Il prodotto tutto italiano piace agli
stranieri, infatti Mad in Italy e le sue linee
N° 247 - MARZO-APRILE 2015
sono presenti in Europa, Svizzera, USA, in
Australia e Nuova Zelanda, Emirati Arabi,
Hong Kong , Macau , Thailandia e Filippine.
MIDO 2015 – Mad in Italy, Hall 2 Stand
P37 R42
www.mad-in-italy.it
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facebook.com/madinitalyvistaeyewear
twitter.com/MadinItaly
instagram.com/mad_in_italy
www.linkedin.com/company/mad-in-italy
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