IL CONSU n.247-mar-apr2015 - Unione Nazionale Consumatori
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IL CONSU n.247-mar-apr2015 - Unione Nazionale Consumatori
EDITORIALE QUANDO LE TASSE DIVENTANO DEMENZIALI ’Italia, un tempo Paese di poeti e navigatori, oggi è anche il Paese dei tassatori, dei comici e degli affabulatori. Ormai gli italiani, nonostante siano imbufaliti e pronti a diventare rivoluzionari dal salotto di casa davanti alle fiction televisive (non quelle vere, ma quelle dove gli attori sono i politici) sono talmente assuefatti ed imbambolati da accettare supinamente ogni balla, ogni bufala, ogni sproloquio e, purtroppo, anche qualsiasi nuova tassa. Dopo che lo scout affabulatore ci rintrona col suo eloquio da venditore di aspirapolvere, contrabbandando l’aumento delle tasse con una fantomatica riduzione, con la grancassa dei suoi compagni di merende del partito abilmente indottrinati a ripetere le stesse balle come tanti scolaretti che recitano a soggetto, i Comuni si vedono costretti ad inventarsi dei tributi anche laddove nessuno mai, prima, aveva osato spaziare. E’ di questi giorni la notizia che il Comune di Bologna ha sguinzagliato dei segugi a fotografare l’esterno degli esercizi commerciali, per affibbiare tasse sulla pubblicità addirittura demenziali. L TASSATORE SERIALE Ad un negozio di materiale fotografico e di ottica è stata notificata una cartella di 2.800 euro per i cartellini dei prezzi indicati per i singoli articoli, obbligatorio per legge. Addirittura sono state considerate insegne pubblicitarie i menù con l’elenco dei prezzi che i ristoranti, obbligatoriamente, sono costretti ad esporre all’esterno del locale, come avviene in tutta Europa. Addirittura hanno tassato come insegna pubblicitaria il nome dell’esercizio riportato sullo zerbino all’esterno della porta di ingresso. Forse faranno pagare come insegne pubblicitarie, le vetrofanie delle carte di credito e dei buoni pasto accettati? Anche quelle sono pubblicità per le aziende emittenti: o no? Siamo arrivati alla follia pura, ad una ricerca affannosa di denaro dalle istituzioni locali, a loro volta depredate dal governo nazionale per continuare a fare il gioco delle tre carte ed a raccontarci la storiella della diminuzione della tassazione quando, dagli indici Istat, vediamo che nonostante la diminuzione dei consumi, la riduzione degli introiti dall’IVA e dalle accise dovute alla deflazione, gli introiti dello Stato aumentano ogni anno. Da dove derivano, se non dagli aumenti delle tasse? MA FACCIAMO PRIMA UN PASSO INDIETRO Il lettore deve conoscere quali siano le leggi che regolano il commercio e le informazioni obbligatorie che riguardano l’indicazione del prezzo di vendita delle merci esposte al pubblico. Vale sia per le vetrina che per la merce esposta per la vendita negli scaffali dei supermercati. Esse sono fissate per legge (D.Lgs. del 31.03.1998 n. 114, art. 14 e 22), per cui il prezzo di vendita nonché il prezzo per unità di misura devono essere indicati in modo chiaro, univoco e chiaramente leggibile; questo vale per ogni prodotto offerto in vendita da un esercizio commerciale. Univoco, in questo caso, significa che “il prezzo finale, valido per un’unità di prodotto o per una determinata quantità del prodotto, comprensivo dell'IVA e di ogni altra imposta” (Direttiva 98/6/UE, recepita dal Codice del Consumo, D.Lgs. 206/2005, art. 14-17). “I prodotti esposti per la vendita al dettaglio nelle vetrine esterne o all’ingresso del locale e nelle immediate adiacenze dell’esercizio o su aree pubbliche o sui banchi di vendita, ovunque collocati, debbono indicare, in modo chiaro e ben leggibile, il prezzo di vendita al pubblico, mediante l’uso di un cartello o con altre modalità idonee allo scopo. Quando siano esposti insieme prodotti identici dello stesso valore è sufficiente l’uso di un unico cartello. Tutte le merci comunque esposte al pubblico sono soggette a questo obbligo; sono esclusi i prodotti sui quali si trovi già impresso in maniera chiara e con caratteri ben leggibili il prezzo di vendita. Sono altresì esclusi pellicce, “haute couture”, opere di oreficeria, gemme o antichità, il cui prezzo sia superiore ai 1.746 euro. I prezzi di oreficeria e gemme possono essere indicati su piccoli cartellini collegati al prodotto, non visibili all’esterno”. PENALITÀ Chiunque viola le disposizioni di cui sopra è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 516 a 3.098 euro. L’autorità competente è il Sindaco del Comune nel quale le contravvenzioni hanno avuto luogo. Alla medesima autorità pervengono i proventi derivanti dai pagamenti (D. Lgs 114/98, art. 22). GARANZIE PER I CONSUMATORI Se alla cassa viene richiesto un prezzo diverso (maggiore) di quello esposto, si ha il diritto di pagare il prezzo esposto. Se il prezzo maggiore è già stato corrisposto, si ha il diritto al rimborso della differenza di prezzo. In tal caso al consumatore deve essere restituita la differenza tra il prezzo battuto sul registratore di cassa e quanto effettivamente si dovrebbe pagare (prezzo esposto); la responsabilità è del venditore e questo non può sottrarsi dall’applicare il prezzo esposto. Il rimborso deve avvenire in moneta e non con buoni spesa od altro. La scusa dell’ “importo già battuto in cassa” non conta; esiste infatti sul registratore di cassa il tasto “resa” e comunque una registrazione può anche essere annullata. Per prevenire troppe “sviste” si può segnalare l’accaduto alla Polizia annonaria. [email protected] La SARDEGNA è un'isola circondata da 450 chilometri quadrati di Mar Mediterraneo, pertanto ai sensi del PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA non può avere lo STESSO REGIME FISCALE delle ALTRE REGIONI ITALIANE che non hanno i nostri SVANTAGGI! (lo capiscono anche i bambini) www.zonafrancasardegna.it www.ilconsumatore.eu N° 247 - MARZO-APRILE 2015 3 SOMMARIO 3 EDITORIALE 6 LETTERE AL DIRETTORE 8 LA SOSTENIBILITÀ DELLE CARNI IN ITALIA 9 PATATINE FRITTE: MULTA DI UN MILIONE DELL’ANTITRUST PER PUBBLICITÀ INGANNEVOLE 10 COSA SI MANGIA NELLO SPAZIO? 11 ENERGY DRINK IN ETÀ SCOLARE 12 PESCE: LE NUOVE ETICHETTE IN PESCHERIA 13 RUCOLA CON SALMONELLA E PESTO ITALIANO INFESTATO DA MUFFE… 14 LE NOVITÀ NELL’ETICHETTATURA ALIMENTARE 15 OBBLIGO DI ETICHETTATURA PER LE CARNI 16 SÌ ALL’INDICAZIONE DELLO STABILIMENTO DI PRODUZIONE SULLE ETICHETTE DEI PRODOTTI ALIMENTARI N° 247 - MARZO-APRILE 2015 - ANNO XXVIII Fondato nel 1988 da Romano Satolli DIRETTORE RESPONSABILE E-mail: [email protected] EDITRICE: Trial Press sas Via Giudice Guglielmo, 17 - 09131 Cagliari Per avere una VOCE FORTE non serve gridare scompostamente, ma avere capacità di risposta, dialogo, iniziativa www.ilconsumatore.eu 18 PANE E MARMELLATA E MERENDINE 21 LIBERTÀ AI RISTORATORI SU COME RIPORTARE GLI ALLERGENI NEL MENU 22 FARMACI FASCIA C: ECCO COME LA CASTA HA CONVINTO IL GOVERNO 23 IL PEPERONCINO È UTILE PER PERDERE PESO 24 COSA FAR MANGIARE AI CANI ED AI GATTI 25 RUMINANTI ED IMPATTO AMBIENTALE: PROBLEMA VERO O PRESUNTO? 27 LA BIBLIOTECA DEL CONSUMATORE 28 CANONE RAI IN BOLLETTA: UNA SIMULAZIONE DEL POSSIBILE IMPATTO 28 CARTE DI CREDITO: UN NUOVO SISTEMA ANTIFRODE 29 DIRITTO & ROVESCIO 30 LA CHIRURGIA BARIATRICA: COME REDAZIONE E DIREZIONE Via Giudice Guglielmo, 17 - 09131 Cagliari Tel. 070/485040 - Fax 480406 www.ilconsumatore.eu E-mail: [email protected] REG. TRIB. DI CAGLIARI n° 6/02 del 2/10/87 Iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione (R.O.C.) n° 1012 IN COPERTINA: SARDEGNA, PERLA DEL MEDITERRANEO Chia, le Spiagge foto di Stefano Soddu (Vincenzo Dona fondatore dell’Unione Nazionale Consumatori) PROGETTO GRAFICO, IMPAGINAZIONE E FOTO INTERNE Il Graffio di Stefano Soddu [email protected] • 368.7473553 STAMPA TiEmme Officine Grafiche srl Loc. Truncu is Follas - tel. 070/948128 - Assemini RISPARMIARE IL COSTO DELL’OBESITÀ 32 RC AUTO GRATIS PER UN ANNO A CHI COMPRA UN’AUTO NUOVA? 35 LE POMPE DI CALORE 36 L’ESPERTO RISPONDE SU… VACANZE ROVINATE 36 L’ANGOLO DEL NOTAIO: USUFRUTTO 37 CONCORRENZA: CHIEDIAMO ZERO SPESE PER LA SPEDIZIONE DELLE BOLLETTE E PER IL RECESSO 38 LE TRAPPOLE DEL WEB PER GUARDONI 39 CONSUMATORI NELL’ERA DI INTERNET 40 ROTTAMAZIONE AUTO: LE PRATICHE PER L’ASSICURAZIONE RCA 41 I CONSUMATORI VOGLIONO SAPERE 42 LE AZIENDE INFORMANO COPYRIGHT REDAZIONALE Nessun articolo firmato può essere riprodotto, memorizzato o trasmesso in nessun modo e forma senza il permesso dell’Editore. Testi ed immagini, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Si declina ogni responsabilità nel merito delle opinioni espresse dagli autori degli articoli e delle lettere. ABBONAMENTI euro 10,00 Versamento: CCP n° 13722095 intestato a: Trial Press sas Via Giudice Guglielmo, 17 - 09131 Cagliari I dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione e non vengono ceduti a terzi per nessun motivo ASSOCIATO Unione Stampa Periodica Italiana N° 247 - MARZO-APRILE 2015 5 LETTERE AL DIRETTORE RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO Un nostro affezionato lettore ci chiede di pubblicare una sua risposta a seguito di alcune dichiarazioni del dott. Diego Piazza, presidente dell’AIDO (Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani) e del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin sul federalismo sanitario, apparse in una rivista medica. “ll federalismo sanitario, come giustamente dice il ministro Lorenzin, ha fallito, perché invece di essere una risorsa a favore dei cittadini, è diventato una risorsa dei politici, che lo hanno utilizzato come merce di scambio a fini elettorali- aggiunge Piazza- mancando i servizi sul territorio, che dovrebbero essere in buona parte effettuati dai medici di medicina generale, si ingolfano i nostri pronto soccorso”. “I ticket per i codici bianchi dovrebbero essere prelevati non sulle tasche dei cittadini, ma dai budget dei medici di base che hanno inviato in maniera impropria persone al pronto soccorso- sottolinea ancora- e quei fondi dovrebbero essere utilizzati per incentivare i medici che svolgono il servizio nella rete di emergenza”. “I medici che lavorano nella rete di emergenza dovrebbero essere incentivati sia professionalmente che economicamente per evitare fughe da posti di lavoro usuranti e rischiosi” rileva infine, concludendo che “se la ‘malapolitica’ non riesce a gestire un servizio fondamentale come quello sanitario, e'doveroso un intervento dello Stato centrale per garantire il diritto alla salute". Sì ad un ticket sul pronto soccorso, per chi ne abusa, perché, spiega il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, gli italiani ci vanno anche quando non serve, e scatta l'emergenza. Della compartecipazione alla spesa per alcune prestazioni si parla da tempo e una volta chiusa definitivamente la partita sui Livelli essenziali di assistenza si dovrebbe passare alla attesa riforma del sistema dei ticket”. Risponde il dottor Fabio Barbarossa, medico di famiglia Le affermazioni del dottor Piazza non stanno ne in terra ne in cielo. Inoltre denotano una notevole ignoranza nella conoscenza di ciò che avviene al di fuori del suo onorato naso. I Medici di Famiglia, di cui mi onoro essere parte da poco meno di 35 anni, svolgono un ruolo di primaria importanza su un territorio articolato e complesso, spesso al limite delle possibilità umane e professionali. Oltre alle funzioni proprie dell'assistenza primaria, con ambulatorio e visite domiciliari, richieste giornalmente o programmate (ADI, ADP) nel corso dell'anno, si cimentano in una serie di atti burocratici obbligatori che distolgono risorse in termini di tempo e di spazio. Malgrado tutto, con tempo distolto alle nostre famiglie, prolunghiamo la nostra presenza e disponibilità anche telefonica in gran parte della giornata. Certe volte, caro Piazza, anche in ore notturne. E' evidente, e sarei ipocrita a non ammetterlo, ci sono le pecore nere, come in tutte le professioni, compresa la vostra, e di lamentele nei vostri confronti ne riceviamo tutti i giorni. Non ho nessuna intenzione comunque di entrare nel merito su chi lavora meglio di chi, o su chi è più o meno bravo. Ci sono altre sedi e altri tavoli sui quali discutere. Voglio però ricordare al dottor Piazza, che mentre lui riceve lo stipendio garantito dalle sue ore di lavoro -che le faccia bene o male non ha importanza- come peraltro per tutte le professioni statali, per noi MMG è diverso; prima perché siamo liberi professionisti e quindi i nostri datori di lavoro possono ricusarci in qualunque momento; secondo, perché i nostri emolumenti sono composti da due voci, una a quota capitaria, economicamente ridicola, e l’altra in funzione del lavoro svolto aldilà delle ore di ambulatorio. Concludo invitando il dottor Piazza ad informarsi onestamente sulla medicina generale e prima di sputare sentenze e proclami, si guardi in casa sua e faccia un’ultima riflessione: come mai nel gradimento degli italiani, i Carabinieri e i Medici di Famiglia si contendono alternativamente il primo posto? Fabio Barbarossa Siurgus Donigala (per mail) LA PROCURA A VENDERE Sto per comprare casa tramite un'agenzia immobiliare; la suddetta casa appartiene ad una anziana signora con 10 figli. Ora, visto che solo uno dei figli si sta prendendo cura della mamma (ce l'ha in casa con sé in un altro paese), la mamma ha dato la procura a vendere al figlio. Mi chiedo: se va in porto l'acquisto un domani gli eredi possono impugnare tale provvedimento? Io non ho visto la procura ma chiederò una copia all'agenzia immobiliare (credo che la procura debba essere fatta dal notaio). Io e 6 mia moglie siamo un po' dubbiosi proprio per questo motivo, aggiungiamo poi che il prezzo è interessante, il che fa aumentare i nostri dubbi. Giancarlo-per mail La procura a vendere deve essere fatta da un notaio, il quale si preoccuperà di accertare attraverso un certificato medico - della capacità di intendere e di volere della signora. Non vi sono pertanto motivi di preoccupazione. N° 247 - MARZO-APRILE 2015 CARTONE PER PIZZA Siamo abituati in famiglia a mangiare la pizza direttamente dal cartone. Trovo diversi imballaggi, che indicano il rispetto di decreti, ma che poi hanno carta marrone che non può che essere riciclata. Per essere sicuro che il cartone rispetti tutte le regole, comunitarie e italiane, quali regolamenti e decreti deve riportare sul retro? Ancora una curiosità: ogni tanto noto dei numeri e dei cerchi con numeri sul retro. Mi sapreste indicare cosa significano e che attenzione dovrei prestare a queste indicazioni? Maria Pia (per mail) Il problema della carta riciclata è rappresentato dal fatto che potrebbe contenere dei contaminanti (piombo e ftalati per esempio) che potrebbero essere trasferiti alla pizza, anche a causa delle temperature della pizza appena sfornata che può essere anche superiore agli 80° C. Il pericolo aumenta se si usa il cartone come "piatto" e con il coltello si taglia, oltre alla pizza, anche lo stesso cartone. Proprio per questi motivi viene proibito l’impiego di carta riciclata per la preparazione di cartoni per uso alimentare, come previsto dal Decreto Ministeriale 21.3.73 e successivi aggiornamenti. Il fatto che il contenitore sia di colore giallo potrebbe significare che si tratta di carta "grezza" e semplicemente non sbiancata; quindi il colore non è necessariamente indicativo di un pericolo. Le indicazioni che si trovano sulle scatole sono spesso forme di pubblicità. In ogni caso devono riportare anche il luogo di produzione. www.ilconsumatore.eu Il report “La sostenibilità delle carni in Italia” analizza i temi legati alla sostenibilità ambientale, economica e sociale del settore italiano delle carni rodurre e consumare carne è sostenibile. Lo conferma lo studio “La sostenibilità delle carni in Italia”, in cui si dimostra in modo scientifico che la maggior parte delle accuse al settore delle carni sono infondate. Il rapporto, che attraverso l’innovativa “Clessidra ambientale” dimostra come i cibi più impattanti a livello ambientale siano anche quelli consumati in minori quantità e con il maggiore valore nutrizionale, analizza i temi legati alla sostenibilità ambientale, economica e sociale del settore italiano delle carni. “Il lavoro, che nasce come un’organizzazione di materiale pubblico disponibile, vuole rappresentare un contributo ai vari dibattiti sul tema”, spiega Massimo Marino di LCE, centro di consulenza in campo ambientale che ha curato la stesura del rapporto. Primo argomento: quello nutrizionale. “In una situazione in cui la popolazione mondiale passerà dagli attuali 7 ai 9 miliardi di individui nel 2050, lo scenario che si prospetta è un aumento della domanda di cibo che, indipendentemente dai modelli alimentari scelti, riguarda sia l’apporto energetico (prevalentemente cereali), sia quello proteico (carne, uova, latte e proteine vegetali)”, spiega Marino: “In questo contesto, le carni si candidano a fornire un valido contributo alla formazione di un’offerta di cibo varia necessaria per una sana alimentazione”. P 8 Per quanto riguarda la sicurezza, il sistema sanitario italiano è uno dei più strutturati a livello mondiale, grazie ai circa 4.500 veterinari coinvolti e alla completa tracciabilità dei prodotti: “Basti pensare che oltre il 99,9% dei controlli sulle carni e sui salumi consumati in Italia risultano conformi ai requisiti di legge”. Il report affronta poi il tema dello spreco alimentare, evidenziando come la filiera della carne sia una delle più virtuose e possa fungere da modello produttivo, in uno scenario che prevede appunto un aumento del 60% della domanda di proteine da parte della popolazione mondiale entro i prossimi due decenni. A livello ambientale, l’analisi parte dalla forte correlazione tra le filiere agricole e la gestione del territorio, con due aspetti di rilievo: la diffusione delle aziende e l’utilizzo di pratiche rispettose dell’ambiente. “È necessario che l’incremento della produzione alimentare si fondi su un più efficiente utilizzo delle aree già esistenti e sulla riduzione degli impatti ambientali dell’agricoltura”. Ma è appunto con la Clessidra Ambientale che viene dato il messaggio più forte: “Fino ad oggi si è valutato il Carbon Footprint della filiera delle carni in termini assoluti (emissioni di CO2 per kg di carne), il che ha portato a conclusioni poco significative e a valutazioni distorte”, sottolinea Marino: N° 247 - MARZO-APRILE 2015 “L’impatto di un alimento, infatti, deve essere valutato sulla base delle quantità consumate nell’ambito di una dieta corretta ed equilibrata”. Infine, lo studio espone il valore del modello zootecnico italiano, che da solo vale ben 30 dei 180 miliardi di fatturato annuo dell’intero settore alimentare. E mentre le tre filiere principali avicola, bovina e suina si ripartiscono in modo abbastanza equivalente il valore economico complessivo, le differenze si trovano nel numero di addetti in Italia: 80.000 per le carni bovine, 44.000 per le carni suine e i salumi e 55.000 per le carni avicole, per un totale di circa 180.000 addetti sul territorio nazionale. Il report “La sostenibilità delle carni in Italia” non vuole solo “rappresentare un punto di partenza per un confronto costruttivo e trasparente, libero da preconcetti e mosso dalla volontà di analisi scientifica e oggettiva”, ma esprime l’attività di un gruppo di operatori del settore zootecnico (aziende e associazioni) che, dal 2012, si è organizzato per supportare studi scientifici che hanno permesso di arrivare, oltre che alla pubblicazione di questo rapporto, all’avvio del progetto “Carni Sostenibili” e, quindi, del portale Web www.carnisostenibili.it. , nato dalla comunione di intenti delle tre principali associazioni di categoria, Assocarni, Assica e Unaitalia. Fonte: Unaitalia www.ilconsumatore.eu di Sara Rossi opo diverse denunce di privati e dell’Unione nazionale consumatori, l’Antitrust ha sanzionato con oltre un milione di euro le patatine fritte: San Carlo, Amica chips, Pata e Ica Foods per pubblicità ingannevole. Come ilfattoalimentare ha più volte segnalato in diversi articoli, queste aziende utilizzano diciture e immagini suggestive per attribuire alle patatine “vanti di artigianalità”, nonostante la loro natura industriale. Sulle confezioni di “Eldorada” era indicata la dicitura “cotte a mano” come pure sulle patatine “Alfredo’s” di Amica Chips. Pata invece dichiarava “patatina artigianale” le “Da Vinci chips” mentre “Le contadine” di Ica Foods erano presentate come “fatte a mano”. Le aziende sono state condannate a pagare una multa salata che per il gruppo “San Carlo” è di 350.000 euro, di 300.000 per “Amica chips”, di 250.000 a “Pata” e di 150.000 per “Ica Foods”. L’Antitrust tra le motivazioni ricorda che “quattro le imprese sanzionate dichiaravano un ridotto contenuto di grassi nelle loro confezioni, non rispettando le regole secondo cui per cui la percentuale di riduzione vantata era inferiore rispetto a quella consentita”. C’è di più, tre aziende hanno dato una particolare enfasi grafica alla presenza di olio d’oliva (“Autentica trattoria all’olio di oliva” di San Carlo; “Eldorada la tradizionale con olio d’oliva” di Amica Chips; “Da Vinci chips: con olio extra vergine d’oliva”), anche se la percentuale di olio risultava più basso ad altri oli vegetali. La censura ha colpito anche la patatina “Rustica” pubblicizzata dal famoso cuoco Carlo Cracco e “La patatina” di Amica Chips, entrambi condannate per pubblicità ingannevole in quanto “hanno presentato in maniera ambigua e omissiva le caratteristi- D www.ilconsumatore.eu PATATINE FRITTE: MULTA DI UN MILIONE DELL’ANTITRUST PER PUBBLICITÀ INGANNEVOLE Non sono “fatte a mano”. Sanzione anche per la Rustica promossa da Carlo Cracco infine, Ica Foods hanno accreditato al prodotto “Crik Crok & Blue” proprietà salutistiche che sono risultate ancora controverse nella comunità scientifica e comunque non autorizzate dalla Commissione europea. Tratto da: www.ilfattoalimentare.it che reali e distintive di alcuni prodotti ingenerando così nei consumatori l’erronea convinzione che queste confezioni fossero nettamente diverse dal prodotto base”. Questo problema era stato segnalato da ilfattoalimentare il 5 maggio dell’anno scorso sottolineando la scorrettezza del messaggio, che poi l’azienda ha promesso di modificare. E N° 247 - MARZO-APRILE 2015 9 COSA SI MANGIA NELLO SPAZIO? Tutti i segreti del pasto e della cena di Samantha Cristoforetti, preparati da un’equipe di Torino di di Eleonora Viganò Samantha Cristoforetti l’astronauta italiana arrivata qualche settimana fa nella navicella spaziale, ieri ha detto in collegamento con la trasmissione di Fabio Fazio ‘Che tempo che fa” che uno dei suoi piatti preferiti è l’insalata di sgombro, quinoa, gamberi. Ma cose sono fatti i cibi destinati agli astronauti? Abbiamo chiesto lumi ad Argotec, azienda con sede a Torino, partecipa alla messa a punto del “bonus food”, ovvero del menu degli astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) che viene consumato solo nei giorni di “festa”. I protagonisti della Stazione Spaziale Internazionale, come Samantha Cristoforetti e Luca Parmitano, hanno infatti bisogno non solo degli alimenti giusti, ma anche di qualche extra per rendere migliore il lungo soggiorno nello spazio e contribuire psicologicamente al loro benessere. Per capire meglio le caratteristiche del cibo “spaziale”, abbiamo rivolto alcune domande a Stefano Polato, chef del ristorante Campiello di Monselice (Padova) e collaboratore di Argotec dal 2012. Quali sono gli elementi che rendono critica la conservazione del cibo nella navicella spaziale? Per prima cosa dobbiamo considerare che nello spazio sono due le sfide da superare: non esiste un frigorifero né un congelatore, dobbiamo mantenere i cibi a temperatura ambiente in condizioni di alte pressioni e assenza di gravità. L’ultimo elemento da considerare è la necessità di riuscire a conservare i cibi pronti per almeno 18-24 mesi, a volte 3 anni. Anche il confezionamento ha qualche regola poiché non possiamo permetterci grossi ingombri o pesi. Per questo 10 motivo a volte si preferisce il prodotto liofilizzato da conservare in una scatola di 30 x 20 cm dove possiamo tenere scorte per periodi lunghi. Quali sono le criticità maggiori e i divieti? Quando gli astronauti hanno aperto le confezioni non devono fuoriuscire parti volatili e nemmeno devono volare briciole o pezzetti di cibo che potrebbero finire all’interno di strumenti delicati oppure essere anche inalate. Quando si utilizzano le posate, l’alimento non deve “perdere pezzi” nell’ambiente circostante. Inoltre non si possono trasportare liquidi. Il succo d’arancia per esempio viene prodotto lifolizzato e poi idratato prima dell’uso. Come viene preparato il cibo? La conservazione a lungo termine viene realizzata grazie alla termostabilizzazione ovvero una sterilizzazione a temperature molto alte, intorno ai 121°C per 15 minuti per la carne e il pesce visto che la carica microbica in quei casi è alta, mentre per la frutta basta una pastorizzazione a 71°C che permette di mantenere meglio il gusto e di non distruggere i fitonutrienti necessari agli astronauti. Per cuocere le pietanze e mantenere inalterato il sapore, il cibo sterilizzato viene messo in N° 247 - MARZO-APRILE 2015 speciali sacchetti formati da 4 strati dove non entra né luce né aria per evitare ossidazioni e lì viene cuinato sottovuoto. Un altro metodo consiste nella liofilizzazione: il cibo viene congelato e poi privato dell’acqua che passa direttamente dai cristalli di ghiaccio a vapore e poi conservato sottovuoto. Quando è il momento del consumo si aggiunge il brodo e si ricostituisce la pietanza. In questo caso si mantengono inalterati i valori nutrizionali e si elimina il problema della carica microbica, anche se la consistenza non è proprio il massimo. Qual è stata l’evoluzione di queste tecniche? In passato si utilizzava solo la sterilizzazione, degradando la qualità del cibo con un impatto psicologico negativo per gli astronauti. Non dobbiamo dimenticare che il pasto – soprattutto in contesti particolari, come in una missione spaziale – ha conseguenze importanti sulla psiche e sul fisico. Per questo sono gli stessi austronauti a scegliersi il bonus food, in base ai loro gusti e alle loro priorità. Qualche esempio? Samantha Cristoforetti si è orientata verso pesce azzurro, proteine vegetali, carne bianca, cereali integrali al 100% e frutta e verdura. Tutti gli ingredienti sono www.ilconsumatore.eu da agricoltura biologica. Samantha vuole farsi portavoce dei principi di una buona e sana alimentazione, è la sua mission. Luca Parmitano invece ha scelto lasagne, risotto al pesto e caponata: per sentirsi a casa. Anche un astronauta tedesco si è affidato al cibo della sua tradizione. Non dimentichiamo che stiamo parlando di “bonus food”, quindi alimenti che vengono serviti sono in alcuni giorni o per le grandi occasioni. Per i pasti quotidiani invece se ne occupa direttamente l’ESA. Quali competenze in più deve avere lo chef degli astronauti? Più che di competenze specifiche, è importante avere a disposizione una squadra adatta al progetto. Il nostro team è formato da me, che lavoro con Argotec dal 2012, da un tecnologo alimentare, che fornisce le informazioni tecniche sulle modalità migliori per mantenere il cibo, un medico nutrizionista per formulare la dieta corretta per ogni astronauta, e da un tecnico di laboratorio che mette a punto le modalità di cottura migliori. Quali caratteristiche nutrizionali hanno questi alimenti? A bordo manca la gravità con conseguenze sul peso muscolare. Si ha una accelerazione del processo di invecchiamento cellulare soprattutto perché per lunghi periodi non si può fare attività fisica. L’alimentazione è l’unico modo per preservare la salute degli astronauti. Quindi si prediligono alimenti senza sale – per evitare la ritenzione idrica – ricchi di calcio e proteine. Cosa ci può dire dei costi? Rispetto agli stessi prodotti in vendita al supermercato i prezzi lievitano di 5/6 volte. Innanzitutto per la qualità della materia prima che scegliamo: siamo andati personalmente in Trentino a compare le mele migliori e mature al punto giusto. Poi la produzione è ristretta (500 porzioni per ogni cibo) e il packaging incide molto sui costi perché nelle buste non devono entrare aria e luce, la pressione è alta e il materiale deve essere resistente. È possibile trasferire l’esperienza del food spaziale nel settore “terrestre”? Sì, soprattutto per quanto riguarda lo spreco alimentare e la necessità di conservazione a lungo termine. Mi vengono in mente tutte le situazioni in cui non si ha a disposizione un frigorifero come nel caso di calamità naturali, attività estreme, escursioni in ambienti particolari … I costi, come dicevamo, sono alti, ma in quei casi di emergenza si può per esempio giocare sui numeri, producendo più di 500 buste alla volta. ENERGY DRINK IN ETÀ SCOLARE Gli energy drink in età scolare aumentano del 66% il rischio di iperattività e disattenzione. Le bibite zuccherate lo aumentano del 14% di Beniamino Bonardi econdo una ricerca della Yale School of Public Health, pubblicata dalla rivista Academic Pediatrics, l’abuso di energydrink in età scolare aumenta del 66% il rischio iperattività e distrazione. Lo studio ha coinvolto 1.649 studenti delle scuole medie di un distretto scolastico urbano del Connecticut, di cui il 47% ispanici e il 38% afro-americani, con un’età media di poco più di 12 anni. Il consumo di bevande zuccherate, comprese quelle energetiche, è risultato maggiore, per quantità e varietà, tra ispanici e neri, rispetto ai bianchi, e tra i ragazzi rispetto alle ragazze. Il rischio di iperattività e di disattenzione aumenta del 14% per ogni bibita zuccherata consumata e diventa maggiore con il S consumo di energy drink, probabilmente a causa a causa del mix di sostanze quali taurina, guaranà e caffeina. Secondo Jeannette Ickovics, che ha guidato la ricerca, i risultati dello studio confermano le raccomandazioni dell’American Academy of Pediatrics, secondo cui i genitori dovrebbero cercare di limitare il consumo di bevande zuccherate da parte dei figli, evitando del tutto quelle energetiche. Alcune delle bibite più popolari tra gli studenti contengono fino a 40 grammi di zucchero e tra i partecipanti alla ricerca il consumo medio rilevato è stato di due bibite zuccherate al giorno, andando da chi non ne beve affatto a chi ne consuma sette o più. tratto da: www.ilfattoalimentare.it tratto da: www.ilfattoalimentare.it www.ilconsumatore.eu N° 247 - MARZO-APRILE 2015 11 Obbligatorio il metodo di cattura. L’infografica di MDC ed Eurofishmarket PESCE: LE NUOVE ETICHETTE IN PESCHERIA di Sara Rossi ’entrata in vigore del Regolamento UE 1169 modifica le etichette dei prodotti alimentari e prevede nuovi obblighi per la commercializzazione del pesce a partire dal 13 dicembre 2014. Il Movimento Difesa del Cittadino in collaborazione con Eurofishmarket ha sintetizzato in questa infografica le novità La prima novità è che si dovrà indicare il metodo in cui il pesce è stato catturato – pescato, pescato in acque dolci oppure allevato. Per quello pescato sarà obbligatorio indicare la zona di origine (Mar Adriatico, Mar Ionio, Sardegna, anche attraverso un disegno o una mappa) e la modalità di cattura scelta a bordo del peschereccio. La lista L 12 comprende: reti da traino, reti da circuizione, sciabiche, reti da imbrocco, ami e palagari, draghe e anche nasse e trappole. Deve inoltre essere indicato il Termine Minimo di consumo ovvero e la presenza di allergeni. Per quanto riguarda il pesce congelato, dovrà essere indicata la data di congelamento, mentre quelli decongelati dovranno riportare le diciture “decongelato” e l’avvertenza di non ricongelare il prodotto, conservarlo in frigorifero e consumarlo entro 24 ore. Più trasparenza anche nelle preparazioni. I prodotti della pesca che possono sembrare costituiti da un unico pezzo, ma che in realtà sono ottenuti assemblando diverse parti amalgamati ad altri ingredienti (additivi ed enzimi alimentari), dovranno recare l’indicazione “pesce ricomposto”. In questo caso l’e- N° 247 - MARZO-APRILE 2015 tichetta deve riportare gli ingredienti e la loro quantità oltre alla presenza degli eventuali additivi. tratto da: www.ilfattoalimentare.it www.ilconsumatore.eu di Valeria Nardi ella settimana n°51 del 2014 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi sono state 72 (14 quelle inviate dal Ministero della salute italiano). L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende due casi: cadmio in carne di cavallo refrigerata dalla Romania, via Belgio; norovirus in cozze pre-cotte e congelate provenienti dalla Spagna, via del Portogallo. Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un intervento urgente troviamo: eccesso di Escherichia coli in vongole (Ruditapes decussatus) dalla Tunisia; Listeria monocytogenes in due lotti di salmone affumicato dalla Polonia; Escherichia coli in mitili refrigerati (Mitilus spp) N Questo avviso, tratto da Il Fatto Alimentare, deve portare il consumatore ad una semplice considerazione. Preferire comunque prodotti italiani, anche se qualche inconveniente succede anche in casa nostra, ma comunque sappiamo di avere norme sanitarie molto severe e controlli continui dalla Spagna; Escherichia coli in vongole refrigerate dall’Italia. Tra i lotti respinti alle frontiere l’Italia segnala: residui di pesticida (tiofanato metile) in fragole provenienti dall’Egitto; migrazione di nichel e di manganese da grill a gas provenienti dalla Cina; insetti morti in datteri dalla Tunisia; residui di pesticida (profenofos) in peperoni in salamoia da Egitto; enteropatogeno (Escherichia coli) in carni di manzo disossate congelate dal Brasile; aflatossine in fichi secchi turchi; residui di pesticida (carbendazim) in riso dall’India. Questa settimana tra le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal mercato, la Norvegia segnala rucola con Salmonella Kottbus (via Danimarca), e i Paesi Bassi segnalano pesto infestato da muffe. tratto da: wwwilfattoalimentare.it www.ilconsumatore.eu N° 247 - MARZO-APRILE 2015 13 LE NOVITÀ NELL’ETICHETTATURA ALIMENTARE In breve alcune novità del regolamento: - leggibilità delle informazioni obbligatorie: al fine di migliorare la leggibilità delle informazioni fornite nelle etichette, viene stabilita una dimensione minima dei caratteri per le informazioni obbligatorie, fissata in 1,2 mm (eccetto confezioni < 80 cm2 – minimo 0,9 mm); - soggetto responsabile: viene individuato l’ope- cipale (parte anteriore dell'imballaggio) mentre gli elementi nutritivi di un elenco determinato possono essere dichiarati volontariamente; - modalità di indicazione degli allergeni: Qualsiasi ingrediente o coadiuvante che provochi allergie deve figurare nell’elenco degli ingredienti con un riferimento chiaro alla suine, ovine, caprine e di volatili; - acquisti online: qualora il prodotto alimentare sia venduto a distanza, la maggior parte delle informazioni obbligatorie sull’etichetta deve essere fornita prima dell’acquisto; - oli e grassi utilizzati: l’indicazione “oli vegetali” o “grassi vegetali” viene superata in quanto tra gli ingredienti si dovrà specificare quale tipo di olio o di grasso è stato utilizzato; - altre prescrizioni:riguardano prodotti scongelati, tagli di carne o pesce combinati ed ingredienti sostitutivi Il Regolamento (UE) n. 1169/2011, del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 ottobre 2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, pubblicato in data 22 novembre 2011 ed entrato in vigore il 13 dicembre 2011, ha trovato applicazione a decorrere dal 13 dicembre 2014 per le disposizioni in materia di etichettatura, presentazione e pubblicità degli alimenti mentre troverà applicazione dal 13 dicembre 2016, per quanto riguarda le disposizioni sull'etichettatura nutrizionale ratore responsabile della presenza e della correttezza delle informazioni sugli alimenti, cioè l’operatore con il cui nome o ragione sociale il prodotto è commercializzato, o, se tale operatore non è stabilito nell’Unione, l’importatore nel mercato dell’Unione; - etichetta nutrizionale: sarà obbligatoria a partire dal 13 dicembre 2016, ma può essere anticipata volontariamente. La dichiarazione obbligatoria riguarda il contenuto calorico (energia), i grassi, i grassi saturi, i carboidrati con specifico riferimento agli zuccheri e il sale, espressi come quantità per 100g o per 100 ml o per porzione, nel campo visivo prin- 14 denominazione della sostanza definita come allergene. Inoltre l'allergene deve essere evidenziato attraverso un tipo di carattere chiaramente distinto dagli altri, per dimensioni, stile o colore di sfondo; - nanomateriali : la lista dei nanomateriali impiegati va inserita fra gli ingredienti ; - prodotti alimentari non preimballati: anche per i prodotti alimentari venduti nel commercio al dettaglio e nei punti di ristoro collettivo occorre riportare le indicazioni sugli ingredienti allergenici; - indicazione di origine: obbligatoria, a partire dal prossimo aprile 2015, per le carni fresche N° 247 - MARZO-APRILE 2015 - Con il Regolamento viene operato un complesso riassetto della normativa previgente e consolidato in un unico testo le precedenti norme di carattere generale sulla pubblicità, sull’etichettatura, sull’indicazione degli allergeni e sull’etichettatura nutrizionale. Infatti, a partire dal 13 dicembre 2014 sono abrogate sei direttive ed un regolamento, nonché vengono modificati il regolamento (CE) n. 1924/2006, relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari ed il regolamento (CE) n. 1925/2006, sull'aggiunta di vitamine e minerali e di talune altre sostanze agli alimenti. www.ilconsumatore.eu Dal primo aprile 2015 è obbligatoria in tutta l’Unione europea l’etichettatura delle carni fresche, refrigerate o congelate suine, ovine, caprine e pollame. Obiettivo: indicarne con precisione l’origine. Questo provvedimento, in realtà, era già stato preso in precedenza per il pollame italiano in seguito all’influenza aviaria, mentre per le carni bovine era già stato preso ben quindici anni fa OBBLIGO DI ETICHETTATURA PER LE CARNI a novità prevista dal regolamento europeo 1337/2013, attuativo del Regolamento della Commissione europea 1169/2011 entrato in vigore il 13 dicembre 2014, stabilisce che i consumatori europei possano leggere in etichetta il luogo dell’allevamento e della macellazione, mentre l’origine potrà apparire, su base volontaria, se la carne è ottenuta da animali nati, allevati e macellati nello stesso Paese. Oltre a questo, si è poi fissata una serie di norme per ogni tipo di produzione, affinché il luogo dell’allevamento corrisponda al luogo in cui l’animale ha trascorso una parte sostanziale della sua vita. Per le carni macinate, ad esempio, dovrà essere indicato se provengono da animali allevati e macellati in Paesi appartenenti all’Unione europea, oppure se questi provengono da nazioni extra Ue. In pratica, potremo sapere se l’animale è “Allevato in…” e in seguito “Macellato in…” un determinato Stato membro, oppure in un Paese terzo. Con l’“Origine…”, invece, si indica se l’animale stesso è nato, allevato e macellato in un unico Stato membro o in un Paese terzo. Ad esempio, solo se l’animale è nato, allevato e macellato in Italia si potrà scrivere “Origine: Italia”. In caso contrario, si dovrà indicare “Allevato in…” con il nome del Paese in cui è avvenuto gran parte dell’allevamento. È possibile anche prevedere di etichettare L www.ilconsumatore.eu una stessa confezione presentata al consumatore finale contenente pezzi di carne della stesse specie o di specie diverse alle quali corrispondono indicazioni di etichettatura diverse. In questo caso l’etichetta deve indicare per ciascuna specie l’elenco dei relativi Stati membri o Paesi terzi e il codice unico della partita che identifica il prodotto fornito al consumatore. In questo caso, ovviamente, l’operatore deve essere in grado di dimostrare a quali codici partita, in entrata o in lavorazione, le carni appartenevano. Il nuovo regolamento non si applica alle frattaglie di nessuna delle specie animale citate sopra, alle carni salate, in salamoia, secche, affumicate o cotte, e alle carni di volatili diverse da quelle che rientrano nella “voce doganale 0105” (ossia polli, tacchini, anatre, oche e faraone). Per la carne bovina, misure già prese nel lontano 2000 con il regolamento Ce 1760/2000 impongono l’obbligo di indicare anche il luogo di nascita, oltre a quello di allevamento e macellazione. Secondo il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, a cui il direttore di Assocarni François Tomei, in rappresentanza del Progetto “Carni sostenibili” ha recentemente consegnato lo studio “La sostenibilità delle carni in Italia” (proponendo l’innovativa “Clessidra ambientale” come valida proposta per la Carta di Milano), un’etichettatura ancora più trasparente va nella giusta dire- zione. “Per noi l’origine dei prodotti è fondamentale”, ha spiegato il ministro: “Per questo motivo continueremo un serio impegno sull’origine come tratto distintivo del lavoro delle nostre aziende e per una più forte garanzia per la sicurezza dei consumatori”. Una garanzia in più che il settore bovino, vale la pena ripeterlo, dà ai consumatori ormai da molti anni. N° 247 - MARZO-APRILE 2015 Assocarni 15 SÌ ALL’INDICAZIONE DELLO STABILIMENTO DI PRODUZIONE SULLE ETICHETTE DEI PRODOTTI ALIMENTARI di Dario Dongo* e Roberto La Pira** mento di origine per le seguenti ragioni: reat Italian Food Trade e Il Fatto Alimentare chiedono al governo italiano di tutelare il Made in Italy e la salute dei consumatori, riaffermando l'obbligo di indicare sulle etichette dei prodotti alimentari e delle bevande la sede dello stabilimento di produzione. Chiediamo alla Ministra Federica Guidi di notificare subito a Bruxelles la norma che a partire dal 1992 consentiva ai prodotti italiani di indicare lo stabilimento di produzione, come già più volte richiesto dalle organizzazioni dei consumatori, da numerose imprese industriali, artigianali e distributive, da diversi parlamentari e dallo stesso Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina. Premesso che l’indicazione dello stabilimento di produzione è relativamente indipendente dall'origine delle materie prime (la quale è pure in corso di discussione a livello europeo, per categorie di alimenti), chiediamo ai tre Ministri di cogliere l'occasione per rilanciare in Europa il valore indispensabile dell'informazione in etichetta sullo stabili- SICUREZZA ALIMENTARE Nei casi di allerta alimentare, la disponibilità immediata della notizia della sede dello stabilimento consente alle autorità di controllo di risalire in tempo reale alla causa del problema, e di intervenire con efficacia per ritirare il prodotto, anche al di fuori dei giorni feriali e degli orari di ufficio. Nella gestione delle crisi di sicurezza alimentare il tempismo è cruciale, e l’indicazione dello stabilimento può sicuramente abbreviarlo. G 16 N° 247 - MARZO-APRILE 2015 SOVRANITÀ ALIMENTARE E OCCUPAZIONE I consumatori hanno il diritto di fare scelte consapevoli che incidono in misura significativa sull'economia e sull'occupazione nelle filiere agroalimentari scegliendo prodotti confezionati nel proprio Paese. Senza l’indicazione dello stabilimento i gruppi multinazionali dell'industria alimentare e della distribuzione possono trasferire le produzioni e gli approvvigionamenti da un Paese all'altro - dentro e fuori l'Unione Europea - senza informare gli acquirenti. PROTEZIONE DEI CITTADINI In assenza di informazioni sulla sede di produzione, i gruppi multinazionali che hanno acquistato marchi legati a un Paese (o a una sua Regione) possono ingannare i consumatori, utilizzando questo marchio su prodotti realizzati altrove. È il caso marchi italiani legati a formaggi, insaccati, pizze, pasta, gelati, olio, che verrebbero acquistati da consumatori convinti di comprare un alimento prodotto in Italia. Si deve perciò affermare il diritto dei cittadini a conoscere il luogo di produzione, a sapere se una pizza Margherita a marchio Buitoni è “made in Germany”, se un Cornetto Algida è “made in UK”, se un olio Bertolli è imbottigliato in Spagna, e così via. In assenza di un intervento volto a tutelare il made in Italy come pure il made in France o il made in Spain… diventa impossibile per i cittadini identificare l’origine degli alimenti confezionati con il marchio delle catene di supermercati e di grandi gruppi industriali, che troverebbero sull’etichetta solo l’indirizzo di una sede legale. Tutto ciò a discapito dell'identità e della cultura materiale, del valore del lavoro in ciascun distretto produttivo, e delle rispettive economie. tratto da : IlFattoalimentare.it * Great Italian Food Trade ** Il Fatto Alimentare www.ilconsumatore.eu PANE E MARMELLATA E MERENDINE E' opinione molto diffusa che le “merendine” siano una delle principali cause della diffusione del sovrappeso e dell’obesità. Curiosamente alcuni “esperti” puntano il dito su quelle delle aziende leader sul mercato senza menzionare i biscotti, i crackers, le varie barrette di cioccolato, e i tanti altri prodotti da forno di aziende minori. Inoltre raramente vengono presi in considerazione i cornetti, le brioches, le bombe e le ciambelle fritte e i tanti altri dolci, spesso autentiche bombe caloriche, ritenuti migliori in quanto di produzione artigianale di Agostino Macrì i suggerisce il ritorno alla alimentazione tradizionale con pane, burro e marmellata, frutta secca e anche, fortunatamente, alla frutta fresca considerati molto salubri e quasi “acalorici” per il loro richiamo a stili di vita sempre più rari. Cerchiamo di capire quali sono i reali benefici e gli eventuali pericoli dei vari tipi di questi alimenti. S PRODOTTI INDUSTRIALI I tanti prodotti da forno “industriali” hanno valori nutrizionali molto simili tra loro, siano 18 essi merendine o biscotti. Molto spesso la differenza riguarda le tecnologia utilizzata per la loro lavorazione. Pochi sanno, o hanno voglia di dire, che dietro gli alimenti industriali ci sono ricerche scientifiche approfondite per la scelta degli ingredienti, le modalità di cottura, il tipo di confezionamento, ecc. La produzione avviene seguendo dei disciplinari molto rigidi con un controllo costante delle diverse fasi per evitare l’immissione in commercio di alimenti potenzialmente dannosi per la salute dei consumatori. Nelle etichette debbono essere riportate con accuratezza le informazioni nutrizionali, la composizione, l’eventua- N° 247 - MARZO-APRILE 2015 le presenza di allergeni, il sale presente, la data di scadenza e gli altri dati richiesti dal regolamento 1169/2011. In poche parole il consumatore, se vuole, può conoscere nel dettaglio quello che mangia e decidere di comportarsi di conseguenza. In ogni caso si tratta di prodotti molto simili tra loro anche se le aziende produttrici si fanno una concorrenza molto attiva mediante messaggi promozionali di ogni tipo. PRODOTTI ARTIGIANALI Anche le produzioni di carattere artigianale debbono avvenire nel rispetto di norme ben www.ilconsumatore.eu definite e fornai, pasticceri, ecc, hanno l’obbligo di seguire delle procedure tali da assicurare una qualità igienica ottimale per gli alimenti che producono. I singoli artigiani seguono delle ricette “personali” che conferiscono ai loro prodotti caratteristiche organolettiche, ed alle volte anche nutrizionali, spesso particolari e che fanno la differenza con quelli industriali. Gli artigiani debbono mettere a disposizione dei loro clienti la lista degli ingredienti che utilizzano e fornire anche le informazioni sul contenuto calorico dei pro- za precisa delle caratteristiche dei vari ingredienti considerando che i carboidrati delle farine dei cereali, i grassi animali e vegetali e gli zuccheri hanno un valore calorico che si aggira intorno alle 6-8 chilocalorie per grammo. Non sempre si tiene conto che con la cottura casalinga non sempre è possibile tenere sotto controllo le temperature e non sono rari i casi di cibi cotti male. Con la cottura prolungata a temperature elevate possono formarsi dei prodotti di combustione come gli idrocarburi minerali e la fibra grezza rispetto alla frutta fresca si perdono alcune vitamine e sostanze antiossidanti. Per favorirne la conservazione si aggiungono i solfiti che in alcune persone sensibili possono provocare fenomeni allergici. Anche la frutta secca (noci, mandorle, nocciole, arachidi, ecc.) ha un valore calorico molto elevato grazie alla presenza dei grassi; il valore nutrizionale è comunque ottimo grazie ai sali minerali, alle vitamine e agli antiossidanti. dotti venduti allo stato sfuso. E’ ovviamente difficile calcolare con precisione quante calorie possono essere presenti in un cornetto, in una bomba alla crema o in un maritozzo con panna, ma analizzando con attenzione le informazioni disponibili si può scoprire quanto questi alimenti incidono sulla quota energetica che ogni giorno assumiamo. policiclici aromatici ritenuti potenzialmente pericolosi. Durante la conservazione della frutta secca e di quella essiccata si può avere lo sviluppo di muffe che potrebbero produrre delle pericolose micotossine; è quindi opportuno evitare il consumo dei prodotti avariati. DOLCI DI CASA Le qualità organolettiche dei prodotti da forno sono dipendenti dalle quantità di alcuni ingredienti e in particolare burro, zucchero, sale oltre ad additivi aromatizzanti, addensanti, ecc. Nelle preparazioni domestiche non esistono regole da rispettare ed è quindi possibile eccedere in uno o più ingredienti per raggiungere l’obiettivo di ottenere un alimento il più buono possibile. I media sono molto prodighi nel fornire indicazioni su come ottenere i migliori risultati organolettici abbondando in quegli ingredienti che migliorano l’appetibilità. In effetti le ricette “suggerite” dalle innumerevoli trasmissioni televisive, radiofoniche e dei giornali, consentono di ottenere alimenti con un contenuto calorico molto più elevato rispetto a quelli della tradizione. Per conoscere il valore nutrizionale dei dolci fatti in casa è necessario avere una conoscen- www.ilconsumatore.eu PANE, BURRO E MARMELLATA Si tratta di un ottimo alimento, ma è importante sapersi regolare sulle quantità che vengono assunte tenendo sempre presente l’elevato valore calorico dei vari costituenti. A svantaggio del pane, burro e marmellata c’è la minore praticità di consumo rispetto ai prodotti cotti. FRUTTA FRESCA E FRUTTA SECCA La frutta fresca è un componente insostituibile della dieta per il suo apporto in zuccheri ad elevato valore biologico, ma, soprattutto per la presenza di vitamine, sali minerali e un gran numero di sostanze ad attività “antiossidante” di cui non sono ancora interamente noti i benefici che possono apportare. Di fondamentale importanza è poi la presenza della frazione cellulosica indigeribile (fibra grezza) che ha funzioni molto importante nei processi digestivi in quanto favorisce la peristalsi intestinale. La frutta essiccata (fichi, albicocche, prugne, ecc.) ha una concentrazione degli zuccheri per cui il valore calorico unitario è molto elevato (circa 500-600 chilocalorie per 100 grammi). Pur mantenendo inalterate i sali CONCLUSIONI Il consumo di alimenti “complementari” come i dolci o gli “snaks” è sicuramente utile e ovviamente muove importanti interessi economici. In generale non si può affermare che esistono prodotti buoni o cattivi, ma ogni alimento ha i suoi lati positivi e quelli negativi. Si tratta di conoscerli meglio e di evitare ogni forma di abuso. Il modo migliore per trarne i maggiori vantaggi è quello di alternare quelli che . a disposizione siano essi le “merendine” piuttosto che la frutta secca o il pane e marmellata. E’ però importante non dimenticare la frutta fresca che andrebbe consumata regolarmente più volte al giorno. Occorre infine fare attenzione ai tanti messaggi pubblicitari che alle volte sono ingannevoli, ma anche ai frequenti allarmismi che non sono del tutto disinteressati, ma nascondono il tentativo di “sollecitare” qualche azienda a contribuire al mantenimento di chi fa le denunce. Tratto da: www.sicurezzalimentare.it N° 247 - MARZO-APRILE 2015 19 LIBERTÀ AI RISTORATORI SU COME RIPORTARE GLI ALLERGENI NEL MENU I chiarimenti del Ministero della salute: codici a barre, QR code o simili applicazioni tecnologiche non possono essere gli unici strumenti in quanto non facilmente accessibili a tutta la popolazione on una nota datata 6 febbraio 2015, ma diffusa il 16 febbraio scorso, il Ministero della salute ha chiarito la ratio applicativa del regolamento 1169/2011 per i ristoranti e i pubblici esercizi. L'obbligo di informare i clienti su ingredienti e allergeni nei piatti vale anche per ristoranti, mense o servizi di catering, ovvero in tutti quegli esercizi dove si somministrino alimenti. Dovrà dunque essere indicata la presenza di tutte quelle sostanze responsabili di intolleranze alimentari e allergie, che dunque possono causare reazioni avverse, dal latte al pesce, dal frumento alle uova ai crostacei, eventualmente presenti nei piatti servizi. Ma come? Tali informazioni possono essere riportate sui menù, su appositi registri o cartelli o ancora su altro sistema equivalente, anche tecnologico, da tenere bene in vista, così da consentire al consumatore di accedervi facilmente e liberamente. Si potranno usare applicazioni elettroniche ma "sistemi elettronici di tipo “applicazioni per smartphone”, codice a barre, codice QR etc., questi non possono essere in ogni caso C www.ilconsumatore.eu predisposti quali unici strumenti per riportare le dovute informazioni, in quanto non facilmente accessibili a tutta la popolazione e dunque non sufficientemente idonei allo scopo”. L’obbligo previsto dal regolamento sarà assolto anche se “l’operatore del settore alimentare si limiti ad indicare per iscritto, in maniera chiara ed in luogo ben visibile, una dicitura del tipo: “le informazioni circa la presenza di sostanze o di prodotti che provocano allergie o intolleranze sono disponibili rivolgendosi al personale in servizio” o se l’operatore riporti per iscritto, sul menù, sul registro o su un cartello apposito, una dicitura quale “per qualsiasi informazioni su sostanze e allergeni è possibile consultare l’apposita documentazione che verrà fornita, a richiesta, dal personale in servizio”. "È comunque necessario che, in ciascuna delle ipotesi sopra menzionate, le informazioni dovute ai sensi del Regolamento 1169/2011, risultino da idonea documentazione scritta, facilmente reperibile sia per l’autorità competente sia per il consumatore finale, di cui il personale avrà preventivamente preso visione e conoscenza con contestuale approvazione per iscritto. La scelta circa la modalità da utilizzare per render edotto il consumatore finale è rimessa alla discrezionalità dell’operatore, che sceglierà la soluzione più idonea a seconda della propria organizzazione e dimensione aziendale. L’operatore, nel predisporre l’informativa scritta necessaria per adempiere all’obbligo di cui sopra, dovrà, inoltre, essere libero di indicare la presenza degli allergeni in rapporto alle singole preparazioni secondo le modalità che riterrà più opportune. Ciò potrà avvenire per esempio evidenziando nella lista degli ingredienti delle singole preparazioni la presenza degli allergeni, predisponendo una tabella che riporti le 14 categorie di allergeni previste dal Regolamento e che, contestualmente, individui le preparazioni che le contengono, o secondo altre e diverse modalità che garantiscano comunque l’informazione corretta al consumatore.” R.T. tratto da: www.teatronatuale.it N° 247 - MARZO-APRILE 2015 21 “Il Governo Renzi si è fatto convincere a rinunciare al progetto di liberalizzazione da una serie impressionante di falsità”. Lo denuncia il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti (MNLF) che svela il contenuto di alcune affermazioni di Federfarma, dall’apertura di 3000 nuove farmacie ed all’aumento dei consumi di farmaci di fascia C ull’apertura di 3000 nuove farmacie, che il Presidente di Federfarma va ripetendo ad ogni piè sospinto, la verità è che le nuove farmacie dovrebbero essere poco più di 1200 (poco più del 6% delle attuali farmacie). “Ad oggi non una sola farmacia è stata aperta grazie al decreto legge 24 gennaio 2012 n.1 che – ricorda il MNLF – rappresentò un ripiego dopo il blitz notturno politico-corporativo mirato proprio ad evitare la liberalizzazione dei farmaci di fascia C già presente nelle bozze del Governo Monti”. Corsi e ricorsi storici della commistione tra alcune forze politiche e le corporazioni. E sull’allarme per la salute pubblica e l’aumento dei consumi di farmaci di fascia C, lanciato dal Ministro Lorenzin, dai titolari di farmacia e da alcune “pseudo” organizzazioni di anziani, i Liberi Farmacisti precisano che “si tratta di allarmi gridati con l’unico scopo di difendere il proprio privilegio”. Per non parlare del fatto che l’Agenzia del Farmaco non ha alzato nessun dito quando il MNLF ha denunciato l’abitudine diffusa su tutto il territorio nazionale di consegnare proprio quei farmaci d fascia C senza la dovuta prescrizione medica. “Dov’era il Ministro, quali controlli ha fatto quando migliaia di dipendenti laureati vengono ogni giorno costretti ogni giorno a violare la legge, pena la perdita del proprio posto di lavoro? Non è forse questo un pericolo per la salute S 22 pubblica? Infine, un’altra falsa affermazione: le piccole farmacie saranno costrette a chiudere in caso di liberalizzazione della fascia C. “Peccato che i conti non tornano perché la perdita media per ogni farmacia si aggirerebbe intorno ai 30/35 euro al giorno. Si può fallire con queste cifre? “La verità è che quando un Governo ascolta solo i più forti o i loro rappresentanti politici ha, inevitabilmente, una visione distorta della realtà e compie scelte sbagliate. Il Paese continua ad essere bloccato. I giovani soffocati dal peso cor- N° 247 - MARZO-APRILE 2015 porativo devono subire l’elevato grado di disoccupazione senza che sia data loro la possibilità di reagire esercitando liberamente la propria professione. Sempre e solo le categorie protette trovano rappresentanza nel potere. Cosi come nel mondo del lavoro dei dipendenti che delle libere professioni. Nel frattempo giovani professionisti e consumatori ringraziano per essere stati ancora una volta sacrificati sull’altare del conservatorismo peggiore che l’Europa conosca”. www.ilconsumatore.eu La capsaicina, presente nel peperoncino, può aiutare a prevenire e gestire l'obesità e altre complicazioni di salute correlate, come il diabete di tipo 2, ipertensione e malattie cardiovascolari 'Università del Wyoming avrebbe scoperto che la capsaicina, presente nel peperoncino, potrebbe stimolare il metabolismo energetico, facendo perdere peso senza la necessità di ridurre l'apporto calorico giornaliero. In particolare, secondo lo studio, la capsaicina sarebbe in grado di stimolare la termogenesi e quindi stimolare l'organismo a convertire il grasso da bianco, adiposo, in bruno, ovvero metabolicamente utilizzabile. Questa proprietà potrebbe aiutare a prevenire e gestire l'obesità e altre complicazioni di salute correlate, come il diabete di tipo 2, ipertensione e malattie cardiovascolari. "L'obesità è causata da uno squilibrio tra apporto calorico e dissipazione di energia - ha spiegato Vivek Krishnan, coa-autore dello studio - Nei nostri corpi, le cellule di grasso bianco immagazzinano energia e le cellule di grasso bruno servono per bruciare il grasso immagazzinato. Mangiare alimenti ricchi di calorie senza la necessaria attività fisica può causare uno squilibrio nel metabolismo che porta all'obesità.” Lo studio, effettuato su cavie di laboratorio, ha però individuato un recettore (TRPV1), non presente in tutti i genomi, che può però essere attivato dalla capsicina e ridurre l'accumulo di grasso. Era L www.ilconsumatore.eu sufficiente lo 0,1% di capsaicina, rispetto all'apporto di grassi, per verificare una perdita di peso. Interessante notare come la capsaicina, a parità di cibo e acqua introdotti, ha aumentato significativamente l'attività metabolica e il dispendio energetico in topi nutriti con una dieta ricca di grassi. I ricercatori americani stanno già pensando a una formulazione a rilascio prolungato di nanoparticelle di capsaicina, quindi come integratore alimentare con finalità dietetiche. R.T. tratto da: www.ilteatronaturale.it N° 247 - MARZO-APRILE 2015 23 Nelle nostre case ci sono ben oltre 10 milioni fra cani e gatti. Questi animali hanno bisogno di avere un’alimentazione adeguata alle loro esigenze nutrizionali. Nel passato, quando gli animali da compagnia non erano diffusi come adesso, la loro dieta era basata prevalentemente sulla utilizzazione degli avanzi dell’alimentazione umana ed anche sugli scarti delle macellerie che venivano spesso anche regalati. Questo tipo di alimentazione non garantisce però il corretto apporto di nutrienti. I cani ed i gatti sono degli animali carnivori ed hanno bisogno di una dieta a base di proteine di origine animale di Agostino Macrì limentarli esclusivamente con gli avanzi della cucina tradizionale italiana, che fa dei vegetali un punto di forza, potrebbe essere un errore. Inoltre bisogna tenere presente che sempre meno italiani mangiano a casa ed ovviamente gli avanzi finiscono con lo scarseggiare. La soluzione potrebbe essere quella di cucinare direttamente per gli animali, ma questo comporta un notevole dispendio di tempo, è abbastanza costoso e non sempre adeguato alle esigenze nutrizionali degli animali. Gli “stili di vita” degli animali da compagnia sono molto diversi da quelli che vivono in natura; il loro movimento fisico dipende in gran parte dalla volontà dei proprietari di farli correre liberamente, non hanno stimoli per la ricerca del cibo, sono spesso alimentati con cibi sconosciuti ai loro processi digestivi. Il pericolo del cane e del gatto obeso diviene quindi reale e, come avviene per l’uomo, si possono innescare gravi malattie metaboliche. Un aiuto concreto è arrivato dall’industria mangimistica che ha prodotto dei mangimi secchi sotto forma di crocchette, oppure umidi in scatola che sono dei veri e propri pasti completi. A 24 COSA FAR MANGIARE AI CANI ED AI GATTI Questi mangimi sono il frutto di studi scientifici accurati che hanno permesso di dosare con precisione i vari nutrienti indispensabili per mantenere in buone condizioni di salute gli animali. Esistono anche dei mangimi dietetici utili per gli animali che hanno qualche malattia per cui necessitano di una alimentazione particolare. Questi mangimi sono generalmente più costosi e per evitare spese inutili è opportuno consultare il veterinario per avere un parere sulla opportunità o meno di impiegarli. I mangimi per i cani ed i gatti sono ormai disponibili in abbondanza e questo ha portato ad una situazione di forte concorrenza tra le varie aziende che cercano di “conquistare” la fiducia dei consumatori con messaggi pubblicitari di vario genere. Molti puntano sulla qualità delle materie prime impiegate parlando di tagli di carne pregiate, di origine italiana, di prodotti biologici, ecc. Queste informazioni non sempre sono credibili anche perché non esistono metodi analitici in grado di dimostrarne la veridicità. In generale le materie prime sono sottoprodotti dell’industria della carne o del pesce che, pur possedendo ottime qualità nutrizionali, non trovano mercato nell’alimentazione umana. Altro aspetto non facilmente condivisibile è quello delle immagini di cani o gatti felici e particolarmente “efficienti” per aver mangiato questo o quel mangime. Si tratta di “claims” la cui veridicità scientifica dovrebbe essere dimostrata. Qualcosa di simile esiste per gli alimenti per l’uomo; però non appena la Autorità Sanitarie hanno approfondito i “claims” si è verificato che per la stragrande maggioranza non c’erano dimostrazioni scientifiche sulla loro veridicità e per questi ne è stata proibita la descrizione sulle etichette. La produzione dei mangimi è regolamentata da N° 247 - MARZO-APRILE 2015 norme molto rigorose e quelli che si trovano in commercio danno delle ottime garanzie di sicurezza. Bisogna fare attenzione a quelli reperibili su internet, soprattutto se non sono chiare le etichette e le origini. Non esistono cani e gatti vegetariani o vegani, bisogna quindi fare attenzione ad alcuni messaggi menzogneri. Altrettanto opinabili sono i mangimi “biologici” la cui “autenticità” non è dimostrabile. Sembra che stia diventando di moda l’alimentazione BARF (bone and row food) che si basa sulla utilizzazione di carne e ossa crudi ed è ovviamente correlata al fatto che i cani ed i gatti sono carnivori. Sono disponibili anche attraverso Internet vari tipi di carne e, ancora una volta, ne vengono magnificate la qualità e l’origine. Bisogna rendersi conto che si tratta di sottoprodotti della macellazione di scarso valore economico. Ciò è confermato dal fatto che il costo del BARF è molto contenuto e nessuno può immaginare che si tratta di tagli pregiati come invece alle volte viene lasciato intendere dalle informazioni che circolano su internet. In ogni caso è molto importante la “gestione” dell’alimentazione dei nostri animali. Bisogna fare attenzione alle possibili contaminazioni microbiologiche che possono provocare gravi malattie agli animali. I mangimi umidi delle scatolette dovrebbero essere consumati rapidamente e non lasciati per lungo tempo aperti ed esposti all’aria. I BARF andrebbero cotti. Infine agli animali va somministrata acqua potabile. Insomma gli animali possono soffrire delle stesse nostre patologie alimentari e, se si hanno dei dubbi, è di fondamentale importanza rivolgersi al veterinario che potrà fornire tutte le indicazione per l tutela della salute dei nostri pet. www.ilconsumatore.eu Mi è capitato per le mani un libro di zootecnia del 1910. Nella sua introduzione si parla dell’allora patrimonio zootecnico italiano. Il nostro Paese era popolato da oltre 2 milioni di equini, da poco più di 6 milioni di bovini, circa 2,5 milioni di suini e quasi 14 milioni tra pecore e capre. Non si parla di conigli, polli, e neanche degli animali di affezione cani e gatti. Presumibilmente il numero era relativamente esiguo. I cittadini erano circa 35 milioni RUMINANTI ED IMPATTO AMBIENTALE: PROBLEMA VERO O PRESUNTO? di Agostino Macrì ai dati disponibili risulta che in Italia attualmente gli equini sono circa 400.000, i bovini circa 7 milioni, i suini intorno ai 9 milioni e gli ovini sono quasi dimezzati a 8 milioni. Sono enormemente aumentati polli, conigli e tacchini, che nel complesso superano abbondantemente i 600 milioni. Infine i cani ed i gatti sono almeno 10 milioni. I cittadini sono 60 milioni. È molto diffusa l’opinione che gli erbivori, ed i ruminanti in particolare, siano tra i maggiori responsabili della emissione dei gas “serra” e che quindi la loro presenza dovrebbe essere contenuta. Se così è, il nostro Paese D www.ilconsumatore.eu è un fulgido esempio di sobrietà, perché nonostante il forte incremento demografico non ha aumentato il numero di bovini ed ha quasi dimezzato il numero degli ovini. Inoltre i bovini sono allevati con criteri tali da aumentare l’efficienza degli alimenti e quindi ridurre le emissioni di CO2 e di metano. I ruminanti inoltre si nutrono prevalentemente di foraggi e sono scarsamente competitori alimentari dell’uomo. Da queste elementari osservazioni si può facilmente intuire che, almeno in Italia, appare strano puntare il dito contro gli allevamenti in generale e dei ruminanti (bovini ed ovini) in particolare. Forse bisognerebbe cominciare a ragionare in modo complessivo su quali forme di zootecnia e di agricoltura debbano essere attuate per aumentare l’efficienza e ridurre l’impatto ambientale. Paradossalmente, forse, potrebbe essere utile aumentare il numero di ruminanti sviluppando tecniche di alimentazione tali da ridurre l’emissione dei gas serra. Per gli altri animali è necessario studiare le possibilità di migliorare l’efficienza nutritiva degli alimenti che vengono somministrati, considerato che per i suini ed i polli una buona parte dei nutrienti ingeriti vengono eliminati per via fecale. In ogni caso, sempre facendo riferimento al nostro Paese, il contributo alla emissione di gas con effetto serra da parte dei ruminanti dovrebbe essere veramente modesto. Probabilmente era percentualmente maggio- re all’inizio del secolo scorso, quando il loro numero era più elevato e le “sorgenti” di emissione erano minori; allora però il problema del “riscaldamento globale” era totalmente inesistente. Il vero problema è invece l’emissione di CO2 che avviene con la combustione dei carburanti, del carbone e del gas. Forse è giunto il momento di far capire ai cittadini che lo spostamento da casa al lavoro con la propria utilitaria fa più danni all’ambiente di una mucca che se ne sta tranquillamente a ruminare nella sua stalla. N° 247 - MARZO-APRILE 2015 25 LA BIBLIOTECA DEL CONSUMATORE RICONOSCERE IL CARATTERE Attraverso l'intuito, l'enneagramma e la fisiognomica di Chiara Pardini e Francesco Martelli www.tecnichenuove.com euro 16,90 Lo scopo di questo testo è fornire un'introduzione sintetica e pragmatica allo studio della personalità che renda possibile al lettore comprendere come individuare e riconoscere intuitivamente i diversi tipi di carattere, a partire dal proprio. La base teorica per lo studio della personalità è formata principalmente dall'Enneagramma e dalla fisiognomica, che sono stati qui semplificati al massimo per facilitarne la comprensione e l'applicazione per mezzo dell'Intuito. Vengono dati spunti per l'osservazione e l'ascolto di se stessi e degli altri, per facilitare la comprensione del carattere, e vengono sottolineate e spiegate le diverse dinamiche comportamentali tipiche di ciascuna personalità, in modo che sia possibile comprendere finalmente se stessi e imparare come conoscere meglio e rapportarsi agli altri. In un capitolo dedicato agli esercizi sono suggerite le pratiche che aiutano a iniziare ad allenare queste diverse abilità. Il capitolo delle applicazioni suggerisce in quali situazioni, soprattutto negli ambiti personale e professionale, l'abilità di riconoscere intuitivamente i caratteri semplifica e migliora la qualità di vita e alcune abilità come quelle relazionali, di leadership, di comunicazione efficace e di lavoro in team. COME AFFRONTARE I CONTROLLI NEI BAR E NEI RISTORANTI cosa predisporre per superare positivamente i controlli amministrativi e igienico-sanitari di Saverio Linguanti e Vincenzo Staiano www.tecnichenuove.com Euro 13,90 Tutte le attività produttive sono soggette a una serie di molteplici normative ciascuna delle quali, per la propria materia di riferimento, è rivolta alla tutela della collettività. L'attività di somministrazione di alimenti e bevande non sfugge a questa regola. Questa utile guida pratica ha lo scopo di far conoscere all'esercente i diritti e i doveri nell'ambito dell'attività di somministrazione esercitata, per consentire di affrontare con serenità e superare positivamente i controlli amministrativi effettuati nei pubblici esercizi di somministrazione di alimenti e bevande. La Guida è stata realizzata appositamente in forma pratica e con un linguaggio sintetico e chiaro, ma al tempo stesso esaustiva in tutti gli aspetti amministativi e igienico sanitari relativi all'attività di bar e ristoranti, con riferimenti alle leggi e con esempi utili a comprendere come comportarsi e cosa predisporre per rispettare le leggi e quindi i controlli che le forze di polizia amministrative possono effettuare nel corso dell'attività. COME ESSERE INFLUENTI LA CHIAVE PER SBLOCCARE LA CRESCITA La chiave per sbloccare la crescita di Vijay Govindarajan e Chris Trimble www.tecnichenuove.com euro 34,90 Il gap tra le nazioni cosiddette ricche e i mercati emergenti si sta colmando. Il risultato è che le dinamiche della globalizzazione stanno cambiando, per cui l'innovazione non sarà più a senso unico e non più dalle nazioni sviluppate a quelle in via di sviluppo. Gli autori spiegano queste profonde implicazioni che colpiranno le nazioni, le aziende e i singoli mostrano ai manager come pensare a una nuova innovazione e come sbloccare le opportunità finora nascoste. www.ilconsumatore.eu La scienza della persuasione di Rob Yeung www.tecnichenuove.com euro 24,90 Come usare le proprie caratteristiche per esercitare un grande ascendente sui nostri interlocutori? Perché dare più scelta a un cliente significa ridurre la sua attitudine all'acquisto? Con quale sistema è possibile avanzare richieste che non si possono rifiutare? Come si può riuscire a motivare le persone a lavorare di più? O a comportarsi onestamente? In quale modo si possono invitare amici e parenti, clienti e colleghi a tener conto dei nostri consigli o di quel che diciamo? Queste sono solo un esempio di domande a cui il libro fornisce una risposta. Lo psicologo Rob Yeung esplora le ultime ricerche di settore per mostrare le verità sull'arte della persuasione e rivela i segreti che vi porteranno agevolmente a guadagnare fiducia e autorevolezza e vi aiuteranno a essere più influenti, convincenti e ascoltati. N° 247 - MARZO-APRILE 2015 27 CANONE RAI IN BOLLETTA: UNA SIMULAZIONE DEL POSSIBILE IMPATTO di Gloria Marcotullio a diverso tempo, ormai, circolano indiscrezioni circa la volontà del Governo di porre all’interno della bolletta elettrica il pagamento del canone RAI, al fine soprattutto di ridurre l’elevata evasione (stimata di poco inferiore al 30%, decisamente superiore rispetto alla media europea) e l’onere medio gravante sugli italiani a parità di gettito. Molte le idee proposte, anche sulla base delle esperienze D degli altri Paesi europei. Si è parlato di legare il canone al reddito, basandosi sulla situazione economica equivalente (ISEE), di passare da un’imposta sul possesso di apparecchi televisivi a una sulla casa e, ancora, di legare quest’ultima al principio di residenza. Tale nuova voce si andrebbe a sommare ai già numerosi oneri aggiuntivi (non sempre direttamente correlati all’elettricità) che oggi gravano sulla spesa energetica dei consumatori, rischiando di comprime- re ulteriormente l’unica componente di mercato che potrebbe agevolare il risparmio del cliente finale. I-Com ha elaborato alcune opzioni di introduzione del canone in tariffa al fine di comprenderne meglio il possibile impatto. Una prima ipotesi prevede l’introduzione di un canone fisso (circa 60¤) uguale per tutti ottenuto spalmando l’attuale gettito sul totale dei punti di prelievo domestici. Le altre ipotesi legano il canone al consumo (ripartendolo sui TWh/annui consumati nel 2013), in un caso incrementando la tariffa di una quota costante di circa 3 c¤/kWh e in un altro seguendo la progressività degli oneri di sistema. Di seguito viene mostrato l’andamento della spesa annua, in funzione delle condizioni economiche da sito Aeegsi (relative al I trimestre 2015) e dei tre scenari immaginati. E’ possibile notare come nelle ipotesi di canone legato al consumo l’introduzione della nuova componente nell’attuale bolletta enfatizzi il fenomeno della progressività, portando a pagare ancora di più chi ha consumi più elevati. Prendendo come riferimento tre tipologie di clienti domestici (1500, 2700, 4500 kWh/annui), l’incidenza del canone varia, passando dal 26%, al 13% e successivamente al 6% nell’ipotesi di canone flat, dal 15% (clienti 1500 e 2700 kWh/anno) al 13% nell’ipotesi legata al consumo in modo costante, progredendo, invece, dal 12% al 14%, seguendo l’andamento degli oneri. Aldilà degli esercizi teorici, fondamentali per comprendere la portata del fenomeno, sorge il dubbio che tale modalità di pagamento del canone RAI rischi di appesantire la bolletta con ulteriori oneri non strettamente legati al servizio reso e di rallentare, se non frenare del tutto, il percorso di semplificazione delle bollette intrapreso del Regolatore. tratto da: www.i-com.it CARTE DI CREDITO: UN NUOVO SISTEMA ANTIFRODE Stop alle truffe e addio al PIN per autorizzare i pagamenti, presto potrebbero essere introdotte le carte di credito anti frode che sfruttano la tecnologia biometrica. Effettuare pagamenti per mezzo della “moneta di plastica” è ad oggi una prassi assai diffusa e per fare acquisti senza bisogno dei contanti è possibile scegliere l’opzione più adatta alle proprie esigenze mettendo le carte di credito più convenienti a confronto. Nel prossimo futuro questo tipo di transazioni potrebbero divenire ancor più sicure per mezzo di un sistema di riconoscimento delle impronte digitali o scorso ottobre a lanciare la prima carta di credito biometrica è stata MasterCard in Gran Bretagna in collaborazione con l’azienda norvegese Zwipe. Un progetto simile a quello dello thumbprint card di MasterCard è stato messo a punto dalla start up friulana CardTech che ha creato la prima smart card biometrica che si attiva con l’impronta digitale. Le carte di credito anti frode sono dotate di un sensore biometrico che attiva la smart card solo nel momento in cui riconosce il legittimo proprietario, garantendo elevati standard di L 28 N° 247 - MARZO-APRILE 2015 sicurezza e privacy. Le carte di credito anti frode sono utilizzabili per mezzo di qualsiasi lettore di smart card diffuso sul mercato sfruttando le modalità di pagamento tramite Pos e Atm. In attesa di vedere queste carte divenire strumenti di pagamento di largo utilizzo, l’azienda CardTech ha riferito di voler applicare la tecnologia biometrica del sistema anche ai normali badge aziendali o altri sistemi d’ingresso con l’obiettivo di mettere in produzione le carte di credito anti frode entro la metà dell’anno. Il ricorso al riconoscimento del proprietario della carta di pagamento per mezzo di tecnologia biometrica apporterà ulteriore praticità e convenienza alle operazioni di pagamento effettuate quotidianamente. Attualmente in Italia sono in circolazione circa 60 milioni di carte di pagamento e, in concomitanza con il boom dell’e-commerce e delle applicazioni per smartphone dedicate allo shopping, implementare i sistemi di sicurezza per la tutela dei risparmiatori è un’esigenza sempre più comune e stringente. www.ilconsumatore.eu DIRITTO & ROVESCIO CASI DI GIURISPRUDENZA a cura di Agostino Mela, avvocato cassazionista www.avvocatoagostinomela.it LA VILLA BISOGNA SUDARSELA el 2003 Metello cita Publio e Minervina davanti al tribunale di Varese. Chiede che siano dichiarate la sua qualità di erede universale dei defunti genitori e la nullità di un atto notarile stipulato da costoro con i convenuti Il contratto prevedeva il trasferimento a favore dei convenuti della nuda proprietà di una villa con vista sul lago, contro un corrispettivo, a carico dei convenuti, costituito da una rendita vitalizia di dodicimila euro annui e dall’assistenza per il soddisfacimento dei bisogni essenziali della vita dei vitaliziati. Con sentenza del 19 novembre 2007 il tribunale rigetta la domanda di Metello. L’appello di Metello viene accolto dalla corte d’appello di Milano con sentenza del 24 gennaio 2012. La corte sviluppa questo ragionamento: 1) la nuda proprietà della villa oggetto del contratto è stata stimata in euro 262.000; 2) la prospettiva di vita del vitaliziato (padre di Metello), di anni 81, affetto da metastasi da carcinoma alla prostata, deceduto sei mesi dopo la stipula del contratto, non era superiore ad un anno; 3) la prospettiva di vita della vitaliziata (madre di Metello), di anni 78, affetta da morbo di Parkinson, invalida al cento per cento, deceduta meno di due mesi dopo la stipula del contratto, non era superiore a quattro anni; 4) il valore della controprestazione del trasferimento della nuda proprietà della villa oggetto del contratto poteva essere stimato in complessivi euro 80.000, di cui 48.000 per la prestazione economica (non versata nemmeno in parte) e 32.000 per la prestazione assistenziale (tenuto conto che i coniugi erano già assistiti a loro spese da una badante qualificata); 5) considerata perciò la palese sproporzione fra le prestazioni delle parti, e ritenuto che il contratto stipulato fosse di natura aleatoria, doveva essere dichiarata la mancanza di alea e conseguentemente della causa del contratto, che in conclusione era nullo. N www.ilconsumatore.eu Publio e Minervina ricorrono per la cassazione della sentenza. Il ricorso è fondato su un unico, complesso motivo. I ricorrenti sostengono che: l’elemento della aleatorietà del contratto avrebbe dovuto verificarsi in concreto; un vitalizio oneroso potrebbe anche sorgere come contratto non aleatorio; la funzione assistenziale dovrebbe appartenere alla causa del negozio e non ai motivi; le parti ben avrebbero potuto porre in essere un contratto atipico nel quale l’alea fosse subvalente rispetto al connotato assistenziale; la probabilità di morte, al fine di valutare l’alea, doveva essere una estrema probabilità, una quasi certezza, non ravvisabile nella fattispecie, in relazione alle patologie dei due coniugi al momento della conclusione del contratto; non era stato ben valutato il valore della controprestazione, ossia l’impegno di assistenza, particolarmente gravoso in relazione alle patologie accertate; nel contratto atipico di vitalizio alimentare o di mantenimento non costituisce causa di risoluzione la morte del beneficiari della prestazione. Il relatore della causa, ritenendo che il ricorso sia manifestamente infondato, deposita in cancelleria una relazione ai sensi dell’art. 380-bis del codice di procedura civile, contenente la concisa esposizione delle ragioni che giustificano tale conclusione. La sesta sezione civile della corte condivide le argomentazioni del relatore e rigetta il ricorso di Publio e Minervina con ordinanza numero 4533/15, depositata il 5 marzo 2015. Queste sono le argomentazioni che giustificano la decisione: Il motivo è inammissibile in quanto non è indicata alcuna norma di legge che sarebbe stata violata o falsamente applicata, ma si risolve in una censura generica sull’interpretazione del contratto e sulla motivazione senza indicare, con riferimento all’interpretazione, le norme di ermeneutica contrattuale che sarebbero violate. Ove il Collegio ritenesse desumibile, dal contenuto complessivo del motivo, la denuncia del vizio di motivazione se ne rileva, comunque, la manifesta infondatezza in quanto: - il cosiddetto contratto atipico di mantenimento (secondo la prospettazione datane dagli stessi ricorrenti) è caratterizzato dall’aleatorietà, addirittura più accentuata rispetto al contratto di rendita vitalizia configurato dall’art. 1872 cc, in quanto le prestazioni non sono predeterminate nel loro ammontare, ma variano, giorno per giorno, secondo i bisogni; - l’individuazione dell’alea postula pur sempre la comparazione delle prestazioni secondo un giudizio di presumibile equivalenza o di palese sproporzione da impostarsi con riferimento al momento di conclusione del contratto ed al grado ed ai limiti di obiettiva incertezza, sussistenti a detta epoca, in ordine alla durata della vita ed alle esigenze assistenziali del vitaliziato; - nel vitalizio improprio con riferimento all’età e allo stato di salute, l’alea è esclusa se, al momento della conclusione, il beneficiario era affetto da malattia che, per natura e gravità, rendeva estremamente probabile un rapido esito letale, ovvero se il beneficiario abbia un’età talmente avanzata da non poter certamente sopravvivere, anche secondo le previsioni più ottimistiche, oltre un arco di tempo determinabile; - anche se si volesse qualificare in tali termini il contratto la Corte territoriale, attenendosi a tali principi, ha esaminato e valutato le prestazioni a carico di ciascuna parte, giungendo alla conclusione che, in considerazione della ragionevole probabilità sulle ridotte possibilità di sopravvivenza dei vitaliziati, dell’entità economica di quanto trasferito dagli stessi in rapporto alle modeste prestazioni che gli stessi avrebbero ricevuto dai vitalizianti, doveva escludersi l’elemento dell’alea, costituito dall’impossibilità di prevedere in anticipo i vantaggi e le perdite (invece ampiamente prevedibili) ai quali le parti andavano incontro con la stipulazione dell’atto. N° 247 - MARZO-APRILE 2015 29 L’obesità è un fenomeno diffuso in tutto il mondo: l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la definisce una vera e propria epidemia globale. In Italia sono un milione e 300 mila le persone con obesità grave. Molto spesso a questa si sommano altre patologie come il diabete, l’asma, l’artrite, l’ipertensione e il cancro. Soprattutto gli obesi hanno un’aspettativa di vita che si riduce di 10 anni. È, dunque una patologia che desta molta preoccupazione per gli effetti negativi che ha sia sulla salute delle persone, sia sull’attuale e futura sostenibilità dei sistemi sanitari LA CHIRURGIA BARIATRICA: COME RISPARMIARE IL COSTO DELL’OBESITÀ di Maria Rosaria Della Porta e Davide Integlia ’alimentazione corretta e l’esercizio fisico costante sono le basi per la prevenzione dell’obesità; inoltre, a parte l’aspetto psicologico altrettanto importante e da non sottovalutare, esistono anche farmaci in grado di attenuare il senso di fame o di inibire l’assorbimento di grassi. Quando però l’obesità diventa cronica e arreca invalidità grave, non è più efficace curarla con terapie convenzionali come diete e farmaci. Sarebbe dunque opportuno ricorrere ad interventi salvavita di chirurgia cosiddetta barbarica. L 30 Quest’ultima è un tipo di chirurgia che non asporta grasso ma modifica la struttura dell’apparato digestivo per ridurre l’afflusso o la capacità di assorbimento degli alimenti. Gli interventi più utilizzati al momento, che hanno dato prova di ridurre efficacemente l’obesità grave, sono il bendaggio gastrico regolabile, il by-pass gastrico, la gastrectomia verticale e la diversione bilio-pancreatica. In Italia, sono attivi 83 centri specialistici per l’obesità, di cui solo 46 eseguono interventi di chirurgia bariatrica. La maggior parte di questi centri è localizzato nel nord Italia, anche se il fenomeno ha una più ampia diffusione al sud. Ogni anno si praticano, nel nostro paese, diecimila interventi di questo tipo. Se tale numero triplicasse, a beneficiare non sarebbero solo i pazienti ma anche la sostenibilità del nostro SSN. L’obesità pesa per 8 miliardi di euro l’anno sul sistema sanitario, circa il 7% della spesa sanitaria annuale complessiva. Un paziente obeso costa 1700 euro in più rispetto ad un paziente non obeso. Se all’obesità si aggiungono poi altre patologie, come il diabete, questo costo è destinato ad aumentare. Gli esperti della Società italiana di chirurgia dell’obesità e delle malattie metaboliche (Sicob), che si sono riuniti a Roma per il con- N° 247 - MARZO-APRILE 2015 vegno “Obesità una pandemia: l’innovazione della terapia chirurgica”, sono del parere che la chirurgia bariatrica potrebbe aiutare a risparmiare questi 8 miliardi di euro. Nello specifico si potrebbero risparmiare, ogni anno, due miliardi di euro di costi legati alla gestione dell’obesità nell’ambito del SSN. Gli esperti della Sicob affermano che: “Il costo del Drg per l’intervento è ammortizzato nei primi 3 anni, a fronte di una vita residua del paziente di 30-50 anni con un carico di patologie e invalidità nettamente inferiore rispetto a quello che avrebbe se restasse obeso”. Il beneficio di tale chirurgia è da considerarsi anche in termini di riduzione delle patologie correlate, delle visite mediche, dell’uso di farmaci, di ricoveri oltre che di riduzione della progressiva disabilità a cui potrebbe andare incontro il paziente se non si sottoponesse all’intervento. Purtroppo però il numero di pazienti che vi ricorre è un’esigua minoranza. Appare dunque necessario diffondere in modo capillare, attraverso la creazione di una rete di specialisti, associazioni di pazienti e medici di famiglia, la conoscenza di questa possibilità di trattamento che dà alle persone obese una nuova prospettiva di vita purché avvenga in strutture specializzate e in condizioni di sicurezza. www.ilconsumatore.eu L’Ivass avvia un’indagine sull’RC auto gratuita per un anno, concessa a chi acquista un’auto nuova: il dubbio è che si tratti di una pratica ingannevole, come hanno segnalato le Associazioni dei consumatori. L’Ivass avverte gli automobilisti: c’è il rischio di aumenti considerevoli negli anni successivi. Tre consigli per non sbagliare: verificare che la polizza sia intestata a proprio nome, leggere attentamente le condizioni (bonusmalus o franchigia) e, soprattutto, affidarsi ad un intermediario di fiducia RC AUTO GRATIS PER UN ANNO A CHI COMPRA UN’AUTO NUOVA? ’Ivass, (Istituto di Vigilanza sulle Assicurazioni), avverte i consumatori dei rischi legati alla pratica, utilizzata di recente dalle compagnie assicurative, di offrire l’RC auto in omaggio per un anno a chi acquista un’auto nuova. Si rischia che, alla fine del periodo di promozione, a seconda delle modalità con cui le polizze vengono offerte e delle loro caratteristiche, gli assicurati possano perdere i benefici, per sé e per i propri familiari, della classe di merito acquisita prima dell’offerta, compresi i benefici riconosciuti dalla Legge n. 40/2007 (decreto Bersani), con notevole aumento dei premi successivi. Se la polizza gratuita è a libro matricola e/o con franchigia, una persona assicurata da più anni con formula tariffaria Bonus Malus, dopo anni di condotta meritevole per non aver commesso sinistri, per il solo fatto di aver accettato la polizza gratuita, si vede interrotta la storia assicurativa pregressa e, al termine del periodo promozionale, se vuole tornare ad una tariffa Bonus-Malus, il suo contratto viene inserito nuovamente in classe di ingresso (14 o addirittura 18). Si trova così a pagare, l’anno dopo, un premio molto più elevato rispetto a quello che avrebbe pagato se avesse rifiutato l’offerta della polizza gratuita ed avesse continuato ad essere assicurato per proprio conto. Ma non basta, la promozione annulla i benefici della legge Bersani per i neopatentati che hanno il diritto di beneficiare della classe di L 32 merito di un familiare, ma solo se al momento in cui acquistano l’auto (nuova o usata), stipulano il primo contratto come proprietari di questa macchina. Al termine del periodo di copertura gratuita, invece, il ragazzo sta assicurando per la seconda volta una macchina già di sua proprietà, perdendo così l’agevolazione riservata esclusivamente ai nuovi acquisti di veicoli neo immatricolati o volturati e ad una prima assicurazione. Anche in questo caso si trova a pagare un premio molto più elevato rispetto a quello che avrebbe pagato se avesse rifiutato l’offerta della polizza gratuita e si fosse assicurato per proprio conto, sfruttando il decreto Bersani che, si ripete, consente, in caso di acquisto di un nuovo veicolo, di ereditare la classe di merito già acquisita su altro veicolo. Tra l’altro molte compagnie, alla fine dell’an- N° 247 - MARZO-APRILE 2015 no, non consentono di rientrare in possesso del proprio contratto con l’evoluzione del bonus malus corretta e comprensiva dell’anno trascorso. Molte imprese assicurative, infatti, non intendono assicurare a franchigia o non prevedono addirittura questo tipo di tariffa nel listino; così il consumatore si trova nella condizione di dover rinunciare al proprio attestato bonus malus, continuando ad essere ostaggio della polizza collettiva pur non avendo compiuto una scelta consapevole”. “Il rischio di perdere la classe di merito maturata e di dover pagare, per gli anni successivi, premi più elevati, non risulta adeguatamente chiarito ai consumatori”, come conferma l’Ivass sulla base delle numerose segnalazioni di protesta ricevute. www.ilconsumatore.eu UN’APP PER LA TUA "CASA DI DOMANI" ell’App sono spiegati tutti quei prodotti che possono trasformare l’abitazione in un ambiente a basso consumo e dalle grandi prestazioni come, ad esempio, lampadine a basso assorbimento, caricatori solari, rubinetti bicomando, sistemi di irrigazione automatizzati. Ogni prodotto inserito ha una piccola scheda di riferimento per capire N impegnarsi, non solo nella tutela dell’ambiente in senso stretto, ma anche nella sensibilizzazione delle persone a una vera e propria educazione della sostenibilità. Attraverso i servizi che offriamo cerchiamo di trasmettere l’importanza di queste tematiche a tutti i soggetti con cui entriamo in contatto, dai nostri collaboratori e fornitori, fino ai nostri Una casa che faccia risparmiare, che sia più efficiente, che produca l’energia necessaria e che ottimizzi i consumi con materiali isolanti: è proprio per aiutare i consumatori a realizzare un’abitazione con queste caratteristiche che è nata l’applicazione “Casa di domani”, realizzata dall’UNC in collaborazione con Leroy Merlin, disponibile per smartphone e tablet e scaricabile gratuitamente in App Store e Play Store a quale tipo e famiglia appartiene e quali sono le caratteristiche che aiutano a non sprecare. “Non potevano mancare -dichiara Luca Pereno, Coordinatore Sviluppo Sostenibile di Leroy Merlin Italia- gli strumenti per il “fai da te”: ecco allora che ‘Casa di domani’ offre tre tool di calcolo per prendere le misure, quantificare il numero di piastrelle o listelli diparquet che servono per il pavimento e, ancora, sapere quanta vernice acquistare per le pareti, escludendo porte e finestre. In un’ottica di diffusione della cultura della sostenibilità lavoriamo da tempo su diversi fronti con l’obiettivo di coinvolgere tutti i nostri stakeholder. Per questo crediamo sia importante 34 clienti” conclude Pereno. Per poter scegliere in modo consapevole quali prodotti acquistare e come utilizzarli, l’app è N° 247 - MARZO-APRILE 2015 inoltre ricca di preziosi consigli per sapere a cosa fare attenzione prima e dopo aver scelto una casa: nel primo caso è fondamentale, ad esempio, conoscere la classe energetica e per questo sono indicate le caratteristiche che deve avere un’abitazione per avere una certificazione di basso consumo. Nel secondo, anche con l’aiuto di alcuni video, viene spiegato come evitare gli sprechi di acqua, riscaldamento, energia per gli elettrodomestici”. Questi i link per scaricare l’app “Casa di domani”: Apple Store: https://itunes.apple.com/it/app/ casa-didomani/id950950801?mt=8 Google Play Store: https://play.google.com/store/ap ps/details?id=com.unc.casadidomani www.ilconsumatore.eu LE POMPE DI CALORE di Pieraldo Isolani uesti impianti sono composti da un apparecchio esterno (il motore) e da uno o più elementi interni, (split) che vengono installati nei locali da climatizzare. A differenza delle soluzioni "tradizionali", le pompe di calore, con un consumo energetico inferiore permet- Q La ragione della loro efficienza e del loro vantaggio è che, per ogni unità di energia elettrica consumata, le pompe di calore producono circa quattro unità di energia termica. In caso di sostituzione della caldaia tradizionale con un sistema di riscaldamento e condizionamento a pompa di calore, una famiglia può ridurre la propria bolletta energetica caso, un impianto correttamente dimensionato, può portare a livelli minimi la bolletta energetica della famiglia per il riscalda- indipendente una Analisi Energetica dell’abitazione, in modo da valutare correttamente i costi/benefici, l’entità dell’inve- mento ed il condizionamento estivo. Naturalmente, prima di decidere di sostituire l’impianto di riscaldamento tradizionale con un impianto a pompe di calore in un edificio già esistente, è necessario farsi fare da un Organismo stimento occorrente ed il tempo di ritorno delle spese sostenute. Questi impianti, che possono essere installati sia in una villa che in un appartamento condominiale, a tutt’oggi rientrano nei casi di applicabilità della detrazione fiscale del 65%. Il sistema attualmente più diffuso per il riscaldamento delle nostre abitazioni è l’impianto con termosifoni e caldaia (alimentata a gasolio o a gas) autonoma o centralizzata, dove i locali delle case vengono riscaldati facendo circolare nei termosifoni l’acqua riscaldata dalla caldaia. Attualmente esistono però soluzioni più vantaggiose che si stanno diffondendo rapidamente: si tratta di impianti basati sul principio della "pompa di calore", che permettono di ottenere con lo stesso impianto il riscaldamento invernale ed il condizionamento estivo tono, oltre al riscaldamento dell’ambiente, anche il condizionamento estivo e la deumidificazione dell’aria. Inoltre, la particolarità di questi sistemi è che vengono alimentati con energia elettrica e non con metano o gasolio. www.ilconsumatore.eu anche fino al 40%, oltre a poter deumidificare e raffrescare gli ambienti nella stagione estiva. La loro convenienza aumenta ancora di più quando è possibile abbinarle ed alimentarle con un impianto fotovoltaico: in questo N° 247 - MARZO-APRILE 2015 35 L’ESPERTO RISPONDE SU… VACANZE ROVINATE nostri esperti rispondono alle domande più frequenti dei consumatori. La domanda di oggi è: Ho prenotato per la settimana di Pasqua un viaggio “tutto compreso” attratto dalle molteplici attività illustrate nel catalogo, ma sul posto non ho trovato le strutture ed i servizi pubblicizzati (campi da tennis, centro immersioni, attrezzature varie). Posso fare qualcosa? Si: le informazioni contenute nell’opuscolo vincolano l’organizzatore ed il venditore in relazione alle rispettive responsabilità. Il consumatore, quindi, ha diritto al risarcimento del danno per tutte le difformità rispetto a quanto illustrato nel catalogo (strutture, servizi, collocazione del villaggio, confort dell’alloggiamento, orari delle attività, distanze e percorrenze) e dovrà contestare sul posto ogni mancanza nell’esecuzione del contratto, in modo da c onsentire all’organizzatore di porvi tempestivo rimedio ed eventualmente richiedere il risarcimento dei danni. Se nonostante il reclamo sul posto, l a vacanza è stata comunque deludente, al rientro il consumatore deve inoltrare reclamo mediante l’invio di lettera raccomandata AR o di altri mezzi che garantiscono la prova dell’avvenuto ricevimento, all’organizzatore o al venditore, mettendo in copia la nostra associazione, entro 10 giorni lavorativi dalla data del rientro, richiedendo il rimborso parziale del costo del pacchetto, il rimborso delle somme pagate sul posto per far fronte ai disservizi. Inoltre, se i disservizi sono documentabili (ad esempio con fotografie o testimonianze) non sarà difficile ottenere il risarcimento del danno da vacanza rovinata. I L’ANGOLO DEL NOTAIO: USUFRUTTO a rubrica per rispondere alle domande di consumatori su compravendite, successioni, etc. La domanda di oggi è… Sto per acquistare un appartamento pertinenza prima casa. Farò un mutuo di 25 anni e vorrei mettere l’usufrutto ai miei genitori. Vorrei però capire se questo decadrà automaticamente in futuro o se dovrò affrontare poi delle spese per toglierlo. Inoltre, se volessi toglierlo fra qualche anno e prima dei 25 anni, potrei? Ha L 36 un costo? L’usufrutto vitalizio è rapportato alla vita dell’usufruttuario, pertanto alla sua morte l’usufrutto si esaurisce e in automatico il nudo proprietario diventa pieno proprietario e non si paga alcuna imposta. Se invece l’usufruttuario trasferisce prima il suo diritto in favore del nudo proprietario, è dovuta l’imposta prevista per la donazione se il trasferimento è a titolo gratuito, se invece il trasferimento è a titolo oneroso è dovuta l’impo- N° 247 - MARZO-APRILE 2015 sta prevista per la vendita. Associazione Sindacale Notai del Lazio www.ilconsumatore.eu CONCORRENZA: CHIEDIAMO ZERO SPESE PER LA SPEDIZIONE DELLE BOLLETTE E PER IL RECESSO L'Unione Nazionale Consumatori avanza delle proposte per rendere efficace il capitolo II, art. 16 e 17, del ddl concorrenza, che disciplina il recesso in materia di comunicazioni Attualmente la norma del Governo è, nella migliore delle ipotesi, inutile. La reintroduzione dell’espressione “penali”, eliminate formalmente con la Bersani, per quanto rimaste nella sostanza sotto forma di spese giustificate, è simbolicamente indicativa dell’inutilità della proposta", dichiara l'Unione Nazionale Consumatori". Per un'effettiva liberalizzazione, l'Unc propone al Parlamento le seguenti modifiche: 1) Azzeramento delle spese per il recesso da contratto telefonico, in modo da realizzare una vera portabilità, come avviene per i conti correnti. 2) Zero spese di chiusura anche in caso di offerte promozionali legate a sconti tariffari. 3) Nuovo tetto di durata alle offerte promozionali: da 24 a 12 mesi 4) In presenza di beni in offerta, tipo modem o smartphone in omaggio o scontati, in caso di recesso anticipato il consumatore dovrà versare una spesa commisurata al valore del bene al momento del recesso. 5) Eliminazione delle spese di spedizione delle bollette a carico degli utenti. Oggi, con la scusa che sono servizi a favore del consumatore, le compagnie telefoniche (ma anche quelle elettriche, del gas, ecc), fanno pagare al consumatore la spedizione della fattura, anche se, per l’art. 21 del D.P.R. n. 633/1972 sono a carico di chi le emette ("non possono formare oggetto di addebito a qualsiasi titolo"). La proposta era nella famosa terza lenzuolata Bersani, mai approvata. Nel dettaglio ecco le modifiche tecniche proposte al ddl concorrenza: 1) E' abrogato l'art. 1 comma 3 del decretolegge 31 gennaio 2007, n. 7, convertito, con tariffari. 3) L'art. 3, comma 3 ter. che il ddl concorrenza propone di aggiungere all'art. 1 della legge n. 40/2007 diventa: "Il contratto stipulato con operatori di telefonia e di reti televisive e di comunicazione elettronica ove comprensivi di offerte promozionali non può avere durata superiore a dodici mesi. Se, e solo se, nel contratto sono previsti beni offerti in promozione, ed in caso di recesso anticipato, le spese e ogni altro onere comunque denominato dovranno essere rese note al consumatore al momento della sottoscrizione del contratto, nonché comunicati, in via generale, all’Autorità per le garanzie delle comunicazioni, esplicitando analiticamente la composizione di ciascuna voce e la rispettiva giustificazione economica. In ogni caso la spesa e ogni altro onere per il recesso anticipato dovranno essere equi e proporzionati, oltre che inferiori al valore del bene offerto " www.ilconsumatore.eu modificazioni, dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, limitatamente alle parole "senza spese non giustificate da costi dell'operatore". 2) Al comma 3 è aggiunto, infine, il seguente periodo: non potranno essere addebitate spese o ogni altro onere comunque denominato in relazione al recesso o al trasferimento dell’utenza ad altro operatore, anche in caso di offerte promozionali legate a sconti nel contratto, tenuto conto anche dei versamenti già effettuati dal consumatore e del valore del bene al momento del recesso". 4) Al ddl va aggiunto un nuovo articolo: "E' fatto divieto assoluto di addebitare spese di qualsiasi natura o contributi comunque denominati anche inerenti alla predisposizione o produzione oppure alla spedizione o riscossione della fattura o della bolletta". N° 247 - MARZO-APRILE 2015 37 LE TRAPPOLE DEL WEB PER GUARDONI Dai dati del web certe parole sono quelle più usate per la ricerca dei siti. “sesso, sexting, porno” e simili sono tra le più cliccate. Ma il guaio di certe parole, è che fanno quasi sembrare intrigante quella che in realtà è semplicemente una vera e propria truffa: qualcuno convince una persona a mostrarsi in atteggiamenti sexy in una foto o davanti alla webcam e poi la ricatta o la umilia diffondendo le immagini li scenari sono tipicamente due. Nel primo c'è un legame sentimentale fra chi si mostra e chi richiede l'immagine: il ragazzo che chiede alla ragazza una foto intima e poi tradisce la fiducia data perché mostra a tutti l'immagine che doveva essere destinata soltanto ai suoi occhi. Ma spesso la storia finisce e c’è chi, vigliaccamente, le diffonde sul web per una vendetta sciocca e pericolosa. È importante ricordare, fra l'altro, che la diffusione di immagini intime di minorenni può essere considerata reato di pedopornografia anche se chi le trasmette è il soggetto stesso delle immagini, e che le foto "temporanee" promesse da alcune app come Snapchat, in realtà sono permanenti. Nel secondo scenario, invece, si tratta di incontri fatti via webcam con sconosciuti. La vittima, in questo caso, è quasi sempre di sesso maschile: s'imbatte in una bella ragazza, che lo invita a spogliarsi davanti a lei e a sua volta si spoglia. Infatti ci sono delle mail di ragazze che chiedono se si vuole chattare e poi se desidera vedere le sue grazie. Proseguendo, la ragazza chiede anche all’altro di spogliarsi e di andare ancora avanti facendo ciò che è facilmente intuibile. Spesso la ragazza è una registrazione appositamente confezionata, i cui vari spezzoni vengono mostrati in modo da assecondare eventuali richieste di gesti o espressioni. La trappola è molto professionale: i truffatori usano un apposito software che permette di fare una vera e propria regia e comandare le azioni della ragazza. La vittima, nel frattempo, viene registrata dal truffatore, che poi si rivela e chiede G 38 N° 247 - MARZO-APRILE 2015 denaro per non inviare la registrazione imbarazzante a tutti gli amici della vittima, trovati tramite social network come Facebook (l'elenco degli amici è solitamente pubblico). Il pagamento viene richiesto tramite Western Union o Bitcoin. Ovviamente la prevenzione è la soluzione ideale in entrambe le situazioni. Ma cosa si può fare se ormai il fattaccio è avvenuto? Se si conosce la persona che ha diffuso abusivamente le immagini, si può denunciarla alle autorità (oppure chiedere una mediazione, specialmente nel caso di minori). Non è detto che questo bloccherà la diffusione della foto, ma probabilmente aiuterà a scoraggiarla. Nel caso dell'estorsione, invece, la cosa migliore è non pagare. Si può bluffare, dicendo che non importa se il video viene diffuso o no perché non avete nulla da nascondere. Si può anche ribattere che non è possibile procurarsi i soldi da spedire (questo vale soprattutto per i minorenni). In ogni caso si deve resistere alle minacce del truffatore: dato che il truffato è solo una delle tante vittime che il truffatore ha per le mani, se si oppone anche un minimo di resistenza è possibile che il truffatore abbandoni la preda per passare a un'altra più malleabile. Se invece si paga, sicuramente chiederanno altri soldi. Non sono soluzioni a prova di bomba, ma di solito funzionano. Tecnicamente non c'è nemmeno la possibilità di distruggere definitivamente il video intimo: il massimo che si può fare è di chiederne la rimozione al sito che lo ospita (per esempio Youtube), ma sul computer del truffatore ne resterà comunque una copia. www.ilconsumatore.eu CONSUMATORI NELL’ERA DI INTERNET Sarà l’esigenza di risparmiare o la semplicità di fare acquisti comodamente seduti sulla poltrona di casa o con un clic dal proprio telefonino, sta di fatto che sempre più consumatori acquistano su Internet, abbandonando la reticenza iniziale. di Eleonora Iacobelli all’abbigliamento alla tecnologia, dai viaggi all’estetica, ma anche cibo, libri e farmaci, ormai in Rete si compra di tutto con la possibilità di scegliere tra i diversi canali quello più adatto alle proprie esigenze: c’è chi predilige i siti aziendali (soprattutto per l’abbigliamento) che oltre a dare informazioni sui prodotti offrono ormai sistemi di vendita al pubblico; chi, invece, sceglie D i siti specializzati in determinati settori come l’elettronica, i portali turistici o le compagnie aeree o quelli generalisti che vendono un po’ di tutto come Ebay ed Amazon. Un discorso a parte va fatto per i siti di social shopping (Groupon, Groupalia, Letsbonus e molti altri) che grazie ad una dinamica molto simile ai social network stanno facendo letteralmente faville. Il meccanismo, per chi non lo conoscesse, è molto semplice: gli iscritti ricevono www.ilconsumatore.eu quotidianamente per email le offerte del giorno (spesso scontate oltre il 50 per cento del prezzo iniziale) e scelta la proposta più interessante, l’acquisto si perfeziona solo se si raggiunge un numero prestabilito di acquirenti (quorum) in un tempo predeterminato (24, massimo 72 ore). Insomma basta guardarsi intorno per notare che, al giorno d’oggi, i consumatori sono sempre più e-consumer, cioè fruitori della società elettronica: vivono, interagiscono, si informano e fanno acquisti sul web. L’altra faccia della medaglia, purtroppo, è che se da una parte registriamo una certa predisposizione all’utilizzo della Rete per gli acquisti, non possiamo parlare ancora di una piena consapevolezza dei propri diritti e doveri di utenti on-line; ogni giorno agli sportelli dell’Unione Nazionale Consumatori (sul nostro sito www.consumatori.it è presente uno sportello dedicato all’e-commerce) giungono decine di segnalazioni, reclami richieste di chiarimenti da parte di chi si cimenta nello shopping on-line. Per fornire ai consumatori le informazioni adeguate per acquistare sul web in sicurezza abbiamo realizzato, nell’ambito del Progetto “E-commerce e tutela del consumatore digitale”, (finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ai sensi della lett. d) L. 383/2000 – linee di indirizzo annualità 2013), alcuni focus sulle principali aree di interesse legate agli acquisti on-line. Iniziamo con un consiglio generale: sia quando si acquista un paio di scarpe online che quando si scarica un’app sul telefonino, siamo consumatori (esattamente come lo siamo al negozio sotto casa) e dunque abbiamo una serie di diritti e doveri, come in qualsiasi atto di consumo. Il buon senso, dunque, rimane l’arma più efficace…. N° 247 - MARZO-APRILE 2015 39 ROTTAMAZIONE AUTO: LE PRATICHE PER L’ASSICURAZIONE RCA Dopo anni alla guida di un veicolo scegliere la rottamazione auto non è una scelta semplice, tuttavia costi di manutenzione e disguidi inducono frequentemente gli automobilisti a fare scelte di questo tipo. In queste circostanze è opportuno essere al corrente delle pratiche da sbrigare con la compagnia assicurativa. Quando si sceglie la rottamazione auto è importante verificare la scadenza della propria polizza e, qualora si scelga di acquistare un nuovo mezzo privato, individuare una nuova Rca mettendo le assicurazioni auto più vantaggiose a confronto così da selezionare i prodotti maggiormente aderenti alle esigenze di ciascuno ASSICURAZIONE: COSA FARE? Nel momento in cui si sceglie la rottamazione auto uno dei problemi di gestione più rilevanti riguarda il contratto per l’assicurazione. I consumatori devono innanzitutto tener conto del fatto che, se la scadenza della polizza è ancora lontana, si può richiedere all’assicurazione di recuperare la quota di premio residua e spostare la copertura Rca sulla nuova auto acquistata. Come previsto dal Dl 179/12 sul tacito rinnovo, tuttavia, ciascun automobilista ha diritto a scegliere una nuova 40 polizza Rca alla scadenza del contratto assicurativo. Sbrigare le pratica in caso di rottamazione auto è abbastanza semplice: sarà sufficiente fornire alla compagnia di riferimento comunicazione della rottamazione. In seguito verranno richiesti all’automobilista tutti i documenti relativi alla rottamazione auto e, contestualmente, quelli del nuovo veicolo. E’ un diritto del consumatore prediligere e stipulare una nuova polizza Rca, in tal caso ciascun consumatore avrà a disposizione 15 giorni di tempo per scegliere un pro- N° 247 - MARZO-APRILE 2015 dotto maggiormente conveniente. GLI INCENTIVI SULLA ROTTAMAZIONE AUTO Il servizio di car sharing si è rivelato essere un grande successo in numerose grandi città. Si tratta di uno strumento innovativo per la mobilità sostenibile, ideale per spostamenti brevi e frequenti e vantaggioso sul piano economico sul medio e lungo termine. Per via dei costi per assicurazione Rca, manutenzione, bollo e parcheggi urbani non tutti hanno la possibilità di guidare un mezzo di trasporto di proprietà. Al contempo, in un momento di crisi, a seguito della rottamazione dell’auto in tanti prendono in considerazione l’idea di utilizzare i servizi di car sharing piuttosto che affrontare le spese per comprare un nuovo veicolo. E’ bene sapere che è stato confermato per il 2015 il bonus rottamazione che dà diritto agli incentivi sul car sharing. Per adesso gli incentivi sono riservati ai cittadini di Roma e provincia intestatari di vetture immatricolate entro il 31/12/2005. L’iniziativa è promossa dal Ministero dell’Ambiente, per fare domanda è sufficiente disporre di tutta la documentazione sul veicolo necessaria, inoltrare la specifica richiesta ed impegnarsi a comunicare ad Iniziativa Car Sharing l’eventuale acquisto di un altro veicolo (fino al termine temporale di due anni). Nel dettaglio, dopo aver scelto la rottamazione auto gli automobilisti hanno diritto ad un bonus di 600 euro (comprensivo di IVA) sull´utilizzo chilometrico per un periodo massimo di 2 anni dalla data di attivazione dell’abbonamento e ad un abbonamento gratuito nel primo anno di iscrizione e 50% di sconto nel secondo anno. www.ilconsumatore.eu I CONSUMATORI VOGLIONO SAPERE IL CONTACHILOMETRI SCARICATO l veicolo non è conforme al contratto, perché il dato riportato dal contachilometri è un dato contrattuale; il venditore è obbligato a restituire parte del prezzo (0,4% del prezzo pagato per ogni scaglione di 1000 Km) fino ad una differenza di 50.000 Km; oltre questo limite potete esigere la risoluzione del contratto, se la scoperta avviene durante il I periodo di garanzia legale. Oltre il termine della garanzia legale non potrete agire sul fronte della garanzia, ma potrete contestare un "vizio occulto", per il quale il Codice Civile non prevede scadenza, dei termini e ricorrere all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che ha già severamente sanzionato professionisti per La domanda che molti si fanno quando comprano una macchina usata è: se scopro che il contachilometri dell'auto usata che ho acquistato è stato scaricato cosa devo fare? aver venduto un veicolo con il contachilometri taroccato, indipendentemente da chi materialmente lo ha fatto. La corretta manutenzione pregressa è un elemento critico per la futura affidabilità del veicolo; se non vi viene consegnato il libretto dei tagliandi, dal quale appaia che tutti i tagliandi previsti dalla casa sono stati regolarmente eseguiti, il veicolo è molto più logoro di quanto si possa presumere leggendo il conta chilometri. Raffaele Caracciolo Raffaele Caracciolo www.ilconsumatore.eu N° 247 - MARZO-APRILE 2015 41 LE AZIENDE INFORMANO MIDO 2015: MADUP! SI RISPECCHIA NEI VOLTI E NELLE ESPRESSIONI DELLA GENTE La linea di tendenza del marchio tutto Italiano Mad In Italy stupisce con 8 grammi di leggerezza che racchiudono luminostità, flessibilità, tecnologia e comfort lano di Piave (BL) 18 febbario 2015 – Rispecchiarsi in un modello di occhiali? Si può fare con Mad in Italy. In occasione di MIDO 2015 (Milano, 28 febbraio – 2 marzo) il brand dalla creatività e produzione interamente italiane e conosciuto in molti Paesi del mondo, vuole stupire con effetti specchianti e multicolor nel design dei modelli della sua linea di punta Madup!. Lo fa con l’obiettivo di stravolgere l’idea comune di occhiale da vista per renderla follemente libera di esprimersi a seconda delle personalità e i volti della gente. Qualsiasi età, viso e carattere si ritroveranno nel nuovo concetto Madup! che si sposa perfettamente allo slogan del marchio Mad in Italy “The madness of being oneself” ossia La follia di essere sé stessi. A Indossàti, gli occhiali Madup! sono colora- 42 tissimi e danno luminosità al viso grazie ai materiali con cui sono realizzati, il nylon e il titanio. “In 8 grammi di peso dell’occhiale - spiega Claudio Dalla Longa, direttore creativo e designer dell’azienda produttrice Vista Eyewear con oltre 30 anni di esperienza nell’occhialeria - si ritrova una grande tecnologia con frontale in nylon, materiale flessibile ma resistente, aste e nasello in Titanio, leggero e robustissimo, cerniere senza viti e occhiale senza saldature e completamente senza nikel”. Diciannove le varianti di colore come il turchese, rosso porpora, arancione, giallo e verde fosforescenti che padroneggiano su varie forme. Gli occhiali della linea Madup! sono disponibili nei punti vendita delle principali città italiane. Il prodotto tutto italiano piace agli stranieri, infatti Mad in Italy e le sue linee N° 247 - MARZO-APRILE 2015 sono presenti in Europa, Svizzera, USA, in Australia e Nuova Zelanda, Emirati Arabi, Hong Kong , Macau , Thailandia e Filippine. MIDO 2015 – Mad in Italy, Hall 2 Stand P37 R42 www.mad-in-italy.it Social: facebook.com/madinitalyvistaeyewear twitter.com/MadinItaly instagram.com/mad_in_italy www.linkedin.com/company/mad-in-italy Ufficio Stampa: Press & PR Management - Stefania Mafalda +39 345 58 10 157 [email protected] www.stefaniamafalda.it www.ilconsumatore.eu