La canzone di Nanda - Teatro Comunale di Monfalcone

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La canzone di Nanda - Teatro Comunale di Monfalcone
corrispondenze, per cui, stranamente, quello che vuole
l’attore è sempre un po’ quello che voglio anch’io.
Specie se hai un testo come i Diari di Fernanda Pivano
da decifrare. I suoi Diari sono una specie di dizionario.
Il vocabolario di un mondo che, purtroppo, non esiste più.
Il nostro percorso è stato costruire il corpo che potesse
pronunciare le parole di quel mondo. È un processo di
incarnazione. In questo senso è sacro e non si può tanto
parlarne. [...]
dalle note di regia di Gabriele Vacis
Giulio Casale, classe 1971, veneto di origini milanesi,
è scrittore, autore e cantattore di grande talento.
Nel 1991 fonda il gruppo rock Estra con il quale s’impone
all’attenzione di critica e pubblico grazie a ricerca poetica
e doti istrioniche. Le tournée che accompagnano le uscite
dei dischi sottolineano i punti di forza di Giulio Casale:
tensione interpretativa, lirismo e simbolismo al servizio
di testi dolorosi e introspettivi, qualità per le quali si
guadagna la definizione di poeta-rock. Parallelamente
Casale si dedica alla scrittura e nel 2000 pubblica
Sullo Zero. Il successo del libro dà vita dapprima ad
un concerto-reading che alterna le letture poetiche alle
canzoni degli Estra e in seguito all’album Sullo Zero,
cui viene assegnato il Premio Mariposa 2002 e la Targa
Premio Grinzane Cavour 2003. Con la partecipazione,
nel luglio 2004, al prestigioso Festival di Teatro-Canzone
“Giorgio Gaber”, Giulio Casale getta le basi per il suo
nuovo percorso artistico. Nel 2005, infatti, incide l’album
solista In fondo al blu, da cui ha origine lo spettacolo di
teatro-canzone Illusi d’esistenza, per la regia di Roberto
Citran. Nel 2006 pubblica il libro Se ci fosse un uomo gli anni affollati del Signor Gaber ed è in tournée con lo
spettacolo Polli di allevamento di Giorgio Gaber e Sandro
Luporini: è un lungo tour nazionale ricco di successi, che
fa conoscere al pubblico e alla critica non solo le sue doti
di cantante ma anche quelle di attore. Nel 2007 vince il
Premio Enriquez come miglior attore e nel 2008 porta in
scena Formidabili quegli anni, tratto dai racconti di Mario
Capanna sul ’68 italiano: un viaggio in parole e musica
tra i sogni e le ribellioni di quei giovani che hanno saputo
cambiare la nostra società. Sempre nel 2008 pubblica la
raccolta di racconti Intanto corro, alla quale si ispira
l’omonimo spettacolo. La stagione 2009-2010 lo vede
protagonista dello spettacolo La canzone di Nanda, per
la regia di Gabriele Vacis, dedicato all’amica Fernanda
Pivano, che debutta in prima nazionale al Piccolo Teatro
di Milano - Teatro d’Europa. L’estate 2010 lo vede
vincitore del Premio Lunezia Canzone e Teatro e in
tournée con The beat goes on, concerto-reading sugli
anni della beat generation.
Info
ERTFVG.IT
t. 0432 224211
La canzone
di Nanda
AGIDI
presenta
Giulio Casale
in
La canzone di Nanda
di Giulio Casale
dai Diari 1917-1973 di Fernanda Pivano
(opera pubblicata da Bompiani)
regia Gabriele Vacis
scenografia e immagini Lucio Diana
Lo spettacolo di Giulio Casale è dedicato a una delle
figure principali del panorama culturale italiano, la
scrittrice e traduttrice, scomparsa nell’agosto 2009,
Fernanda Pivano. La canzone di Nanda ripercorre le tappe
di un’avventura lunga quasi un secolo attraverso i Diari
1917-1973 (pubblicati da Bompiani) e i racconti originali
che la Pivano ha fatto a Casale negli anni della loro
frequentazione, dando così vita ad un affresco poetico
ricco di figurazioni e melodie. La narrazione è
accompagnata da immagini inedite e sottolineata
da momenti musicali che attraversano le tappe più
importanti della letteratura americana, da Hemingway
ai giorni nostri, soffermandosi in particolare sulla beat
generation. Un tributo, dunque, che riporta in scena la
Nanda stessa e la sua passione per la letteratura, la
musica, la libertà. “La canzone di Nanda - dichiara Giulio
Casale - è uno spettacolo di teatro-canzone e nasce
dall’idea di unire i tanti amici e i tanti amori artistici
di Fernanda Pivano attraverso una drammaturgia che
contenga non solo i riferimenti ai grandi poeti, scrittori
e artisti ma anche le canzoni più rappresentative di
un’epoca, che segnano anche i tempi della narrazione
scenica. Questo lavoro nasce perché credo che la lezione
libertaria e pacifista di Fernanda Pivano, vera
selezionatrice di momenti eccellenti in letteratura e
nell’arte in generale, sia quanto mai urgente oggi”.
Tornare a Nanda, ripartire da Lei, vincere la damnatio
memoriae cui sembriamo condannati ai giorni nostri,
attraverso la sua vicenda umana e intellettuale ritrovare
origine e senso del nostro presente, col suo stesso
entusiasmo, il suo coraggio di donna, la sua curiosità
vitale, indomita. Tornare a Nanda come si torna ad amare,
lontani un mondo intero dalla mercificazione dei corpi e
dei nostri sentimenti, pescare “a caso” dal suo immenso
giardino culturale e nel rigore singolare del suo antiaccademismo tornare ad amare tutto, anche la solitudine,
anche i guasti, le corruzioni e le contraddizioni, in vista
sempre di un amore più grande, per tutti. Come se
Fernanda Pivano ci avesse ogni volta cantato una
canzone. Il titolo? Pacifica rivolta. Essere altro
dall’osceno mondano, semplicemente. Nella tenacia
di chi rifiuta l’oggi perché sente l’infinito, dentro. P.S.
Questo spettacolo l’ho scritto nei primi mesi del 2009.
Voglio dire che abbiamo fatto in tempo a parlarne, io e
Nanda, discutendone insieme priorità e direzioni possibili,
ed è stato un privilegio, un altro. Non voleva essere e non
è in alcun modo un omaggio postumo alla sua persona
(era anzi previsto che lei fosse in sala alla “prima”,
poi...). Ho del resto sempre ritenuto che degli spiriti
grandi si possa parlare solo al presente. Per sempre.
Giulio Casale
Fernanda Pivano. Ma che cos’era? Era una traduttrice.
Anzi, diciamolo: era una grande traduttrice.
Ma è dai tempi di Vincenzo Monti, traduttor dei traduttor
d’Omero, che non ci ricordiamo il nome di un traduttore.
Mentre Fernanda Pivano ce la ricordiamo, eccome.
È un personaggio popolare, quasi un’icona. Come si
spiega? Prima di questo spettacolo pensavo che fossero
le sue frequentazioni. Cioè, le sue frequentazioni
c’entrano. Ma io pensavo, come molti, che lei fosse stata
proprio l’amante, prima di Pavese, poi di Hemingway, di
Kerouac e chissà di quanti altri... Un’irresistibile pantera
che rubava i sentimenti degli artisti... Professione?
Musa ispiratrice. Una specie di Alma Mahler del nostro
tempo. E invece niente del genere. Tutti quelli che la
conoscono bene sono pronti a giurare che nella sua vita
c’è stato solo un uomo. Ettore Sottsass. Suo marito.
E gli altri? Cos’erano gli altri per lei? Ma soprattutto,
cos’era lei per gli altri? Per tutti gli altri. Compresi noi
che l’abbiamo incontrata di striscio. Compreso un
pubblico molto vasto che le vuole bene. Senza sapere
bene perché. Questo spettacolo mi è servito a capirci
qualcosa. [...] Quello che fa il regista è convincere gli
attori a fare quello che veramente vogliono fare.
[...] E allora, come si fa a convincere un attore a fare
quello che vuole fare? Intanto si può convincerlo, alcuni
provano a costringerli, gli attori, altri registi li
“incantano”. Io credo che si tratti di costruirgli un posto
pulito, illuminato bene. Ecco, è questo che può fare il
regista: prendersi cura, dare una mano, sorreggere...
Consolare, quando serve. Non è facile, perché è il
gregario quello che devi fare, non quello che vince la
tappa. Un po’ come Cyrano quando, da sotto il balcone,
suggerisce a Cristiano le parole che deve dire a
Rossana... Però poi a baciare Rossana ci vanno gli attori.
Quando ho visto Giulio Casale ho pensato che mi sarebbe
piaciuto suggerirgli qualche parola utile per riuscire a
baciare Rossana. Allora mi sono messo a seguirlo.
Mi sono messo sulle sue tracce, cercando di tirargli la
volata standogli alle spalle. Qualche volta bisogna farlo di
nascosto, con gli attori, perché se ti beccano s’incazzano:
è incredibile quanto s’incazza la gente se cerchi di
aiutarla a fare quello che vuole fare. Giulio no. Giulio
oltre che un attore è anche un autore. E gli attori-autori
capiscono al volo. Poi è uno che non scava solchi.
Per dire: la distinzione tra recitare, cantare, ballare
è solo occidentale. In oriente e nelle tradizioni più
antiche, gli attori recitano, cantano, ballano... E lavorare
con uno che fa tutto al livello di Giulio mi incuriosiva
molto... E lavorando con lui mi sono convinto ancora di
più che la regia è un lavoro di ascolto... Insomma, fare il
gregario, il cameriere degli attori è molto più interessante
che far fare agli attori quello che vuoi tu. Che poi, in
realtà, non c’è contrapposizione: è un’alchimia di