breve guida alla lettura del bilancio strumenti di analisi per il rating

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BREVE GUIDA ALLA LETTURA DEL BILANCIO
STRUMENTI DI ANALISI PER IL RATING
DELLE IMPRESE TURISTICHE
PROF. MARCO FAZZINI
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI “PARTHENOPE”
CAPITOLO 1
INTRODUZIONE ALLA LETTURA DEL BILANCIO
1. Introduzione all’analisi di bilancio – 2. Definizione e ruolo dell’analisi di bilancio – 3. La comparazione nel
tempo e nello spazio
1. INTRODUZIONE ALL’ANALISI DI BILANCIO
La gestione di una attività di impresa si concretizza in un complesso di decisioni e di
operazioni tese al conseguimento degli obiettivi prefissati dal soggetto economico.
La vita economica di un’impresa, per esigenze di carattere amministrativo, fiscale e civile,
viene suddivisa in periodi, detti esercizi, solitamente coincidenti con l’anno solare. Al termine
di ciascun esercizio i risultati conseguiti dalla attività vengono rappresentati ed illustrati
Tale rappresentazione si concretizza nella rilevazione dei fatti gestionali che trovano il loro
quadro di sintesi nella redazione del bilancio d’esercizio, documento che rappresenta uno
strumento d’informazione universale per tutti i soggetti che sono interessati a conoscere le
vicende aziendali, da un punto di vista economico, patrimoniale e finanziario.
Questi soggetti sono eterogenei, sia per il tipo di interesse conoscitivo che propongono, sia
per la capacità di cogliere l’informazione trasmessa. Si può trattare sia di soggetti esperti che
non esperti nella lettura del bilancio di esercizio, ma comunque con un interesse conoscitivo
per le informazioni contenute nel documento stesso.
La conseguenza di ciò è che il bilancio deve fornire informazioni neutrali, attendibili e
minime:
• minime: in quanto in relazione ai soggetti ai quali è destinato deve fornire le
informazioni di base su cui valutare la gestione svolta prescindendo dalla capacità
tecnica di ognuno di essi e dagli specifici interessi di cui sono portatori;
• attendibili: in quanto deve produrre conoscenze tali da soddisfare,
contemporaneamente, le varie categorie di soggetti che devono essere tutelati con
informazioni non suscettibili di diversa interpretazione;
• neutrali: in quanto, rispondendo ai due requisiti anzidetti, il bilancio è unico e
prescinde da ogni specifico interesse di categoria.
La funzione informativa del bilancio viene assolta secondo schemi prestabiliti dalla legge,
essendo questo redatto secondo le disposizioni previste dal codice civile e dei principi
contabili. Questi schemi sono spesso insufficienti a soddisfare le necessità informative dei
diversi soggetti che li utilizzano. Da ciò l’esigenza di sottoporre i dati di bilancio ad
opportune elaborazioni che ne semplifichino la struttura e ne accrescano il contenuto
informativo sulla gestione dell’impresa svoltasi durante l’esercizio.
Tale operazione richiede una lettura critica del bilancio d’esercizio che si articola
essenzialmente in due fasi:
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interpretazione dei dati contenuti nello Stato Patrimoniale, nel Conto Economico, e
nella Nota Integrativa, in modo da comprenderne l’esatto significato;
• analisi di bilancio, denominata anche. Tale analisi mira ad osservare determinati
aspetti della gestione, al fine di ottenere elementi di sintesi necessari ad una
valutazione economica-finanziaria della gestione.
Le indicate analisi possono essere intraprese da tutti i soggetti interessati (siano essi interni
od esterni all’attività) ad una informazione più approfondita sui fatti di gestione.
•
2. D EFINIZIONE
E RUOLO DELL ’ ANALISI DI BILANCIO
L’analisi di bilancio è la «disaggregazione dei valori rappresentati in bilancio e la loro
successiva ricomposizione in modo organico, al fine di fornire elementi utili per la
determinazione di dati significativi».
L’analisi di bilancio quindi non può prescindere dal bilancio stesso, in quanto il bilancio è
il documento di sintesi attraverso il quale si rappresentano i risultati della gestione.
Da un punto di vista operativo l’analisi di bilancio può essere:
• interna in quanto si ricollega ad altri strumenti del controllo:
• esterna per la valutazione dell’andamento aziendale.
Questa ultima funzione è utile a soggetti esterni quali finanziatori, fornitori, clienti, ecc.
per valutare le performances aziendali.
Infatti, tramite l’analisi di bilancio il soggetto esterno potrà esaminare l’evoluzione della
gestione, i risultati conseguiti e quindi formulare le proprie decisioni su eventuali
investimenti, forniture e qualsiasi altro rapporto da instaurare con l’azienda oggetto di esame.
L’esame esterno è effettuato sul bilancio destinato a pubblicazione, per cui l’attendibilità è
riposta nella credibilità dei dati di bilancio che vengono analizzati.
A tale proposito è di significativo supporto la certificazione dei bilanci, che fornisce una
maggiore attendibilità al lettore esterno. Infatti un bilancio certificato è già stato sottoposto ad
analisi da parte della società di revisione che ne attesta la veridicità rispetto alle scritture
contabili.
3. LA COMPARAZIONE NEL TEMPO E NELLO SPAZIO
Gli indici segnaletici ottenuti attraverso le rilevazioni effettuate con l’analisi di bilancio,
non sono di per se valori rappresentativi assoluti. Essi acquistano capacità rappresentativa se
correlati in sistemi oppure se posti in analisi comparative. Le analisi comparative possono
essere condotte in funzione di variabili diverse quali il tempo e lo spazio.
La comparazione nel tempo si ha nel caso in cui si confrontino dati di periodi diversi.
Attraverso questo confronto l’azienda può usufruire di precise successioni temporali di un
medesimo fattore.
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Per condurre questa operazione in modo corretto, è indispensabile che i valori confrontati
siano riferiti sempre allo stesso fenomeno e che i criteri di valutazione adottati nella redazione
del bilancio siano omogenei. Per quanto riguarda l’omogeneità dei dati si dovrà tenere conto
dell’incidenza di fenomeni quali ad esempio la riduzione della produzione, l’introduzione di
nuovi prodotti e l’esistenza di fasi congiunturali.
Tenendo presente questi vincoli, con il confronto temporale, si può conoscere l’andamento
della gestione nel tempo e mediante l’esame degli scostamenti trarne indicazioni utili per le
decisioni aziendali.
Si parla di comparazione nello spazio quando si confronta il bilancio con quello di altre
imprese o con i valori medi del settore di appartenenza. La comparazione dei dati di bilancio
nello spazio, a differenza di quella nel tempo, indica la posizione dell’azienda nello specifico
settore permettendo di individuare gli scostamenti ed i motivi che li hanno generati rispetto
alle altre realtà.
I problemi che presenta questo tipo di analisi sono di tipo operativo. Il primo, relativo alla
difficoltà nella raccolta dei dati, è ormai largamente superato poiché tramite Internet e le
numerose banche dati esistenti è possibile accedere ai bilanci di gran parte della società
operanti sul mercato. Il problema, casomai, è di altro tipo cioè avere a disposizione dati
omogenei tra le diverse imprese oggetto di comparazione. Si dovrà pertanto, per quanto
possibile, verificare che i dati si riferiscano a fenomeni simili e che siano stati raccolti con
criteri omogenei. Qualora si riescano a superare gli ostacoli esposti, tale tipo di comparazione
costituisce un formidabile strumento di gestione che permette di confrontare i propri standard
alle migliori performances del mercato. Negli ultimi tempi si sono affermate numerose
banche dati che mettono a disposizione studi ed indicatori di settore (ad esempio Dun &
Bradstreet e Databank).
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CAPITOLO 2
LA RICLASSIFICAZIONE DELLO STATO PATRIMONIALE
1. I limiti dello Stato patrimoniale civilistico – 2. Lo Stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio
finanziario – 3. Lo Stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio funzionale
1. I LIMITI DELLO STATO PATRIMONIALE CIVILISTICO
Lo Stato patrimoniale come ben sappiamo, ha principalmente la funzione di dimostrare, ad
una certa data di riferimento, la composizione del patrimonio sociale e la consistenza del
capitale netto. Esso, in estrema sintesi, presenta la seguente articolazione:
ATTIVO
A) CREDITI V/SOCI PER VERSAMENTI
ANCORA DOVUTI
B) IMMOBILIZZAZIONI
I - Immobilizzazioni immateriali
II - Immobilizzazioni materiali
III - Immobilizzazioni finanziarie
C) ATTIVO CIRCOLANTE
I - Rimanenze
II - Crediti
III - Attività finanziarie
IV - Disponibilità liquide
D) RATEI E RISCONTI
PASSIVO
A) STATO PATRIMONIALE
I - Capitale
II - Riserva da sovrapprezzo azioni
III - Riserve di rivalutazione
IV - Riserva legale
V - Riserva per azioni proprie in portafoglio
VI - Riserve statutarie
VII - Altre riserve, distintamente indicate
VIII - Utili (perdite) portate a nuovo
IX - Utile (perdita) dell’esercizio
B) FONDI PER RISCHI ED ONERI
C) TFR DI LAVORO SUBORDINATO
D) DEBITI
E) RATEI E RISCONTI
Questa struttura, tuttavia, non consente di comprendere in maniera immediata alcune
correlazioni particolarmente significative che esistono fra le poste dell’attivo e del passivo.
Lo schema obbligatorio previsto dal legislatore presenta infatti soluzioni ibride rispetto ai
tradizionali modelli che la prassi aziendalistica promuove per la classificazione delle voci
dello Stato patrimoniale, i quali possono rispondere ad una logica finanziaria o ad una
funzionale, secondo il parametro di classificazione prescelto.
Il disposto dell’art 2424 c.c., tuttavia, non accoglie alcuna delle due impostazioni, in
quanto prevede l’adozione:
• per le poste dell’attivo di un criterio della destinazione e, in subordine, di un criterio
finanziario;
• per le poste del passivo di un criterio che privilegia la natura delle fonti di
finanziamento.
La lettura dello Stato patrimoniale si svolge in due tempi:
• in una prima fase ci concentreremo sulle modalità di riclassificazione delle poste
patrimoniali, sulla base delle indicazioni più ricorrenti in dottrina e fra gli operatori;
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nella seconda fase prenderemo in esame alcuni aggregati particolarmente significativi
ottenuti dalla precedente riclassificazione e li metteremo a confronto per trarre
significative indicazioni sulla gestione d’impresa.
Coerentemente a questa impostazione, nei paragrafi successivi approfondiremo due diversi
orientamenti per la classificazione patrimoniale:
1. il criterio c.d. «finanziario», che consiste nell’aggregazione delle poste dell’attivo e
del passivo sul fondamento del grado di esigibilità e di liquidità delle stesse. Tale
criterio risponde all’esigenza, essenziale per quanti vengono a contatto con
l’impresa, di valutarne la solvibilità;
2. il criterio c.d. «funzionale», o «di pertinenza gestionale», che consiste
nell’aggregazione delle attività e delle passività sul fondamento del collegamento
con le operazioni di gestione. Si tratta di uno schema utile ai fini della misurazione
del capitale impegnato nelle differenti aree gestionali per l’apprezzamento delle
politiche commerciali e di investimento di un’impresa.
Dopo aver proceduto alla riclassificazione delle voci di bilancio, prenderemo in esame
alcuni aggregati particolarmente significativi, per confrontarli sotto forma di margini e
rapporti comunemente accettati nella loro funzione segnaletica.
•
2. LO STATO PATRIMONIALE RICLASSIFICATO SECONDO IL CRITERIO FINANZIARIO
Il criterio finanziario «consiste nell’evidenziare l’attitudine o capacità che ogni singolo
bene ha di trasformarsi in “liquido” entro il termine convenzionale di un anno dalla data di
chiusura dell’esercizio». In altre parole, si fonda su una rilettura del bilancio di esercizio, in
base alla realizzabilità dei valori in esso contenuti. Proviamo a chiarire il concetto con un
procedimento semplice ma efficace. Rappresentiamo le sezioni dello Stato patrimoniale come
due contenitori.
ATTIVITA’
PASSIVITA’
Crediti v/soci
Patrimonio netto
Immobilizzazioni
F.di rischi e oneri
F.do TFR
Attivo circolante
Debiti
Ratei e risconti
Ratei e risconti
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Nel contenitore di sinistra confluiscono le macroclassi attive, che rappresentano gli
investimenti effettuati dall’impresa; in quello di destra, invece, le macroclassi passive, che
costituiscono i mezzi attraverso cui tali investimenti sono effettuati.
Di fatto non è cambiato niente rispetto alla formulazione originale prevista dal dettato
civilistico, salvo una più efficace rappresentazione grafica; tuttavia, per essere più aderenti
alla terminologia finanziaria, definiamo:
•
•
le attività
le passività
«impieghi»
«fonti»
I valori presenti nei due contenitori, così come sono articolati, non sono tuttavia in grado di
fornire adeguate informazioni sotto il profilo finanziario; per questa ragione si rende
necessario trovare una soluzione, che, in qualche maniera, ci consenta di superare i limiti
connaturati allo schema previsto dall’art. 2424 c.c.
Anzitutto ricordiamo che l’obiettivo di una rilettura di tipo finanziario è quello di verificare
se esiste un equilibrio fra:
• investimenti e finanziamenti a medio-lungo termine (oltre l’anno);
• investimenti e finanziamenti a breve termine (entro l’anno).
Ovvero, per dirla con altre parole, occorre accertare se un’impresa finanzi gli impieghi
strutturali con fonti di lungo periodo e gli impieghi correnti con fonti di breve periodo.
Per far questo sarebbe opportuno poter disporre di un rendiconto in cui impieghi e fonti
confluiscano, in maniera distinta, in base alla loro realizzabilità, come di seguito riportato.
IMPIEGHI
FONTI
Patrimonio
netto
Attivo
immobilizzato
Passività
strutturali
Attivo
circolante
Passività
correnti
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Il legislatore, tuttavia, ha inteso considerare l’elemento tempo come un parametro di
«secondo livello», nel senso che non promuove una distinzione netta fra valori di lungo e di
breve periodo; la stessa differenziazione fra attivo immobilizzato ed attivo circolante viene
effettuata prescindendo dalla durata dell’investimento stesso: a titolo di esempio, nel bilancio
civilistico, un credito commerciale viene sempre inserito nell’attivo circolante
indipendentemente dalla sua data di realizzo, che può essere anche superiore a un anno. Alla
stessa maniera un debito commerciale, a prescindere dalla sua scadenza, trova collocazione in
una sola voce dello Stato patrimoniale passivo.
È chiaro, a questo punto, che occorre superare i limiti propri del dettato civilistico.
Ciò che serve, in definitiva, è un criterio logico che ci consenta di operare una distinzione
fra le poste dello Stato patrimoniale, in base ad un criterio di realizzabilità. Dal momento che
attivo e passivo (o, meglio, impieghi e fonti) presentano criteri di classificazione fra loro
differenti, è opportuno procedere ad una disamina più particolareggiata di ciascuna delle
singole fattispecie.
La riclassificazione finanziaria degli impieghi
La riclassificazione finanziaria dei valori patrimoniali attivi tende ad individuare le
componenti del capitale investito, distinguendole secondo la loro attitudine ad essere
trasformate in denaro liquido.
Nel dettaglio, è possibile individuare due macro-aggregati di riferimento:
• l'attivo immobilizzato, che è costituito dagli investimenti in essere la cui
trasformabilità in denaro è a ciclo pluriennale;
• l'attivo circolante, che comprende le disponibilità immediate e gli investimenti in
essere, la cui trasformabilità in denaro è inferiore o pari ad un anno.
La distinzione fra i due gruppi deve essere effettuata privilegiando l’aspetto sostanziale su
quello formale. In particolare riteniamo opportuno focalizzare l’attenzione del lettore su
alcune poste che presentano soluzioni non riconducibili in via esclusiva ad uno degli
aggregati sopra indicati:
• i crediti verso soci per versamenti ancora dovuti devono essere compresi tra i crediti
correnti o fra quelli immobilizzati, a seconda del periodo previsto per il versamento;
• i crediti entro l’anno contenuti nelle immobilizzazioni finanziarie devono essere
compresi nell’attivo circolante;
• i crediti oltre l’anno contenuti nell’attivo circolante devono essere compresi fra le
immobilizzazioni;
• i risconti, se hanno natura pluriennale, devono essere compresi fra le
immobilizzazioni.
Il passaggio dallo schema civilistico a quello finanziario si fonda essenzialmente sulle
riclassificazioni contenute nella tavola che segue.
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Stato patrimoniale attivo civilistico
A) CREDITI VERSO SOCI
- parte richiamata dopo un anno
- parte richiamata entro un anno
Stato patrimoniale attivo finanziario
ATTIVO IMMOBILIZZATO
ATTIVO CIRCOLANTE
B) IMMOBILIZZAZIONI
I) Immateriali
II) Materiali
III) Finanziarie
- partecipazioni
- crediti esigibili oltre l’anno
- crediti esigibili entro l’anno
ATTIVO IMMOBILIZZATO
ATTIVO IMMOBILIZZATO
ATTIVO IMMOBILIZZATO
ATTIVO IMMOBILIZZATO
ATTIVO CIRCOLANTE
C) ATTIVO CIRCOLANTE
I) Rimanenze
II) Crediti
- crediti esigibili oltre l’anno
- crediti esigibili entro l’anno
III) Att. finanziarie non immobilizzate
IV) Disponibilità liquide
ATTIVO IMMOBILIZZATO
ATTIVO CIRCOLANTE
ATTIVO CIRCOLANTE
ATTIVO CIRCOLANTE
D) RATEI E RISCONTI
- ratei e risconti annuali
- risconti pluriennali
ATTIVO CIRCOLANTE
ATTIVO IMMOBILIZZATO
ATTIVO CIRCOLANTE
Lo Stato patrimoniale attivo riclassificato secondo il criterio finanziario presenta pertanto il
seguente contenuto:
ATTIVO IMMOBILIZZATO
I) Immobilizzazioni immateriali
•
voce B.I del bilancio
•
risconti pluriennali compressi nella voce D)
………
II) Immobilizzazioni materiali
•
voci B.II del bilancio
………
III) Immobilizzazioni finanziarie
•
voci B.III del bilancio (esclusi i crediti esigibili entro l’anno successivo)
•
voce C.II del bilancio (per i crediti con scadenza oltre l’anno successivo)
•
voce A per i crediti v/soci con scadenza oltre l’anno successivo
………
TOTALE ATTIVO IMMOBILIZZATO
ATTIVO CIRCOLANTE
I) Scorte di magazzino
•
voce C.I del bilancio
(A)
………
II) Liquidità differite
•
voci C.II del bilancio (esclusi i crediti esigibili oltre l’anno successivo)
•
voce B.III del bilancio (per i crediti con scadenza entro l’anno successivo)
•
ratei e risconti annuali compresi nella voce D)
•
voce A per i crediti v/soci con scadenza entro l’anno successivo
………
III) Liquidità immediate
•
voce C.III del bilancio
•
voce C.IV del bilancio
………
TOTALE ATTIVO CIRCOLANTE
TOTALE CAPITALE INVESTITO
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(B)
(A + B)
La riclassificazione finanziaria delle fonti
Le fonti di finanziamento rappresentano il capitale acquisito da un’impresa per far fronte ai
fabbisogni espressi dal capitale investito. Anche esse possono essere riclassificate in base alla
loro durata, assumendo il parametro temporale di un anno, come è stato fatto precedentemente
nel caso delle attività.
Nel dettaglio, è possibile individuare tre macro-aggregati di riferimento:
• il patrimonio netto;
• le passività correnti (o a breve), che sono costituite da finanziamenti a breve ciclo di
estinzione e da debiti fluttuanti del tipo conti correnti bancari;
• le passività consolidate (o a lungo), che sono costituite da finanziamenti a lunga
scadenza con vincolo dell'indebitamento.
La distinzione fra i due gruppi, anche in questo caso, deve essere effettuata privilegiando
l’aspetto sostanziale su quello formale.
Il passaggio dallo schema civilistico a quello finanziario si fonda essenzialmente sulle
riclassificazioni contenute di seguito.
Stato patrimoniale passivo civilistico
Stato patrimoniale passivo finanziario
A) PATRIMONIO NETTO
PATRIMONIO NETTO
B) FONDI PER RISCHI E ONERI
- scadenza del rischio/onere entro l’anno
- scadenza del rischio/onere oltre l’anno
PASSIVITÀ CORRENTI
PASSIVITÀ CONSOLIDATE
C) F.DO TFR
PASSIVITÀ CONSOLIDATE
D) DEBITI
- debiti esigibili entro l’esercizio
- debiti esigibili oltre l’esercizio
PASSIVITÀ CORRENTI
PASSIVITÀ CONSOLIDATE
E) RATEI E RISCONTI
- ratei e risconti annuali
- risconti pluriennali
PASSIVITÀ CORRENTI
PASSIVITÀ CONSOLIDATE
Lo Stato patrimoniale passivo riclassificato secondo il criterio finanziario presenta pertanto il
seguente contenuto:
PATRIMONIO NETTO
•
………
macroclasse A del passivo
Totale patrimonio netto
(A)
PASSIVITÀ CONSOLIDATE
•
•
•
•
fondi per rischi/oneri compresi in B) con esigibilità oltre l’anno successivo
macroclasse C)
debiti compresi in D) con esigibilità oltre l’anno successivo
risconti pluriennali compressi nella voce D)
Totale passività consolidate
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(B)
PASSIVITÀ CORRENTI
•
•
•
fondi per rischi/oneri compresi in B) con esigibilità entro l’anno successivo
debiti compresi in D) con esigibilità entro l’anno successivo
ratei e risconti annuali compressi nella voce D)
Totale passività correnti
Totale fonti
(C)
(A + B+ C)
Imm.ni immateriali
Imm.ni materiali
Imm.ni finanziarie
Patrimonio netto
Passività consolidate
Liquidità differite
Passività correnti
Liquidità immediate
Capitale di terzi
Scorte di magazzino
Capitale proprio
FONTI
Capitale permanente
IMPIEGHI
Capitale corrente
Capitale circolante lordo
Attivo immobilizzato
In definitiva, la rappresentazione grafica:
3. LO STATO PATRIMONIALE RICLASSIFICATO SECONDO IL CRITERIO FUNZIONALE
Il criterio funzionale, come abbiamo anticipato, consente di cogliere «la connessione che i
singoli beni hanno o presentano con lo svolgimento dell’attività aziendale»; esso, in altre
parole, consente di apprezzare la distinzione che esiste tra attività operative in senso stretto e
attività riferibili a gestioni accessorie o complementari all’interno dello stato patrimoniale.
L’attività d’impresa, infatti, secondo una definizione comunemente accettata, può essere
articolata come indicato:
GESTIONE ORDINARIA
operativa
accessoria
h
finanziaria
GESTIONE STRAORDINARIA
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Seguendo questa impostazione, possiamo effettuare una riclassificazione dello Stato
patrimoniale sulla base delle aree di pertinenza gestionale che contraddistinguono una realtà
imprenditoriale.
Contrariamente a quanto è avvenuto in precedenza, in questo caso risulta più complesso
indicare a priori la collocazione delle varie poste patrimoniali all’interno di uno schema
redatto con una logica funzionale. Infatti, non esiste un criterio univoco e valido per tutte le
imprese in base al quale sia possibile assegnare le voci di bilancio ad un aggregato ben
definito.
Il motivo è ovvio: ciò che è operativo per un’azienda non è detto che lo sia per tutte le altre.
Prendiamo a titolo di esempio gli immobili di proprietà dell’impresa destinati ad uso civile
(ovvero affittati a terzi e non utilizzati direttamente per lo svolgimento delle attività).
Se il nostro scopo fosse quello di riclassificare il bilancio di una società immobiliare, essi
dovrebbero essere collocati tra le attività operative, in quanto strumentali al core business
vero e proprio (ovvero dare immobili in locazione).
Se invece dovessimo analizzare una società manifatturiera, molto probabilmente dovrebbero
essere considerati attività accessorie rispetto a quella principale.
Tanto premesso, possiamo dar corpo allo Stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio
funzionale, adottando la stessa soluzione grafica precedentemente seguita:
Patrimonio netto
Immobilizzazioni
Passività
consolidate
Capitale
circolante
Passività
correnti
Pass. fin. a breve
Attività fin. a breve
Pass. fin. a lungo
Attività fin. a lungo
Come è agevole osservare, la classificazione funzionale dei valori non esclude del tutto una
logica di tipo finanziario. Tuttavia, solitamente, essa è applicata soltanto alle poste aventi
natura operativa e finanziaria.
Quanto alle altre aree gestionali, considerata la scarsa incidenza che generalmente hanno
rispetto al totale dell’attivo e del passivo, non vi è l’esigenza di operare ulteriori distinzioni
sotto il profilo dei tempi di realizzabilità.
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a struttura così articolata, anche da un punto di vista «grafico», ci consente di apprezzare
alcuni elementi di omogeneità: sia fra gli impieghi che fra le fonti esistono infatti aggregati
riferiti alle stesse aree gestionali.
Proviamo dunque ad «accorpare» i valori fra loro omogenei, tenendo conto sia del criterio di
pertinenza gestionale che di quello finanziario.
Iniziamo proprio dai valori operativi.
Valori operativi strutturali:
Immobilizzazioni –
Passività consolidate =
Immobilizzo netto (In)
Valori operativi correnti:
Da un punto di vista grafico:
Capitale circolante –
Passività correnti =
Capitale circolante netto (CCN)
Passività
consolidate
Capitale
circolante
Passività
correnti
Immobilizzazioni
In
CCN
La somma delle due grandezze così identificate (Immobilizzo netto e Capitale circolante
netto) rappresenta a tutti gli effetti il capitale operativo netto (COIN) di un’impresa.
Pur senza riproporre anche la soluzione grafica, una procedura analoga può essere seguita per
le poste riferite alle altre aree gestionali:
Valori finanziari a breve:
Passività fin. a breve –
Attività fin. a breve =
Posizione finanziaria netta a breve (PFNb)
Valori finanziari a lungo:
Passività fin. a lungo –
Attività fin. a lungo =
Posizione finanziaria netta a lungo (PFNl)
Proviamo a riaggregare, in forma grafica, quanto abbiamo ottenuto dai passaggi precedenti:
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Patrimonio netto
Immobilizzazioni
nette
Posizione
finanziaria netta a
breve
Capitale
circolante
netto
Posizione
finanziaria netta
a lungo
Lo Stato patrimoniale così riclassificato, consente di cogliere alcune correlazioni
particolarmente significative, in quanto consente di individuare:
•
•
il capitale investito nella gestione operativa (COIN), scomponibile nei due aggregati
Immobilizzo netto «In» e Capitale circolante netto «CCN»;
la composizione delle fonti di finanziamento, ovvero il peso del capitale proprio
(Patrimonio netto «PN») e di terzi (Posizione finanziaria netta «PFN» a lungo e a
breve).
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