Dio porta a compimento tutte le sue promesse

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Dio porta a compimento tutte le sue promesse
Dio porta a compimento tutte le sue promesse
… i miei giorni sono nelle tue mani (Sal 31:16)
Mi sto cimentando in questi giorni con un piccolo studio sul ‘sentimento del tempo’, un’esperienza che è
particolarmente caratteristica della custodia cautelare. Qualcuno che mi ha preceduto in questa cella ha inciso
sopra la porta: «Tra cent’anni sarà tutto finito». Era il suo tentativo di venire a capo di questa esperienza del
tempo vuoto, ma c’è molto da dire su questo argomento, e mi piacerebbe discuterne con papà. La risposta
biblica al problema è: «Nelle tue mani sono i miei giorni» (Sal 31). Ma anche nella Bibbia troviamo proprio
la domanda che qui minaccia di imporsi su tutto: «Fino a quando, Signore?» (Sal 13). (Lettera n. 17, 67).
Le letture del 28 sono molto belle. La mattina di quel giorno, quando ti penserò, mi atterrò ad esse. Con la
domanda «II braccio è forse...?» (Nm 11,23) pensiamo probabilmente a qualche desiderio o speranza
inappagati. Ma di fronte a questo c’è 2 Cor 1,20: Dio non porta a compimento tutti i nostri desideri, bensì
tutte le sue promesse, cioè egli rimane il Signore della terra, conserva la sua Chiesa, ci dona sempre nuova
fede, non ci impone mai pesi maggiori di quanto possiamo sopportare, ci rende lieti con la sua vicinanza e il
suo aiuto, esaudisce le nostre preghiere e ci conduce a sé attraverso la via migliore e più diritta. Poiché Dio
fa tutto questo con certezza, egli procura a se stesso lode per mezzo nostro. (Lettera n. 190, 529s.).
Ho preso ancora una volta in mano le letture e ci
ho meditato un po’ sopra. Tutto dipende da
quell’«in lui». Tutto ciò che possiamo a buon
diritto attenderci e chiedere a Dio, possiamo
trovarlo in Gesù Cristo. Quello che un Dio come
noi ce lo immaginiamo dovrebbe e potrebbe fare,
con ciò il Dio di Gesù Cristo non ha nulla a che
vedere. Dobbiamo immergerci sempre di nuovo,
a lungo e con molta costanza, nel vivere, parlare,
agire, soffrire e morire di Gesù per riconoscere
ciò che Dio promette e ciò che egli adempie.
È certo che noi possiamo vivere sempre vicini a Dio e alla sua presenza, e che questa vita per noi è una vita
totalmente nuova; che per noi non esiste più nulla di impossibile, perché nulla di impossibile esiste per Dio;
che nessun potere terreno ci può toccare senza che Dio lo voglia, e che il pericolo e la tribolazione ci
conducono solo più vicino a Dio; è certo che noi non dobbiamo pretendere nulla e che tuttavia possiamo
chiedere ogni cosa; è certo che nel soffrire è nascosta la nostra gioia, e nel morire la nostra vita; è certo che
in tutto questo noi ci troviamo in una comunione che ci sostiene. A tutto questo Dio ha detto ‘sì’ e ‘amen’ in
Cristo. Questo ‘sì’ e questo ‘amen’ sono il solido terreno sul quale noi siamo. (Lettera n. 192, 533s.)
__sch_amen di Dio
Cristiani e pagani
Giunsero a un podere chiamato
Getsèmani ed egli disse ai suoi
discepoli: “Sedetevi qui, mentre io
prego”. Prese con sé Pietro,
Giacomo e Giovanni e cominciò a
sentire paura e angoscia. Disse
loro: “La mia anima è triste fino
alla morte. Restate qui e
vegliate”.Poi, andato un po’
innanzi, cadde a terra e pregava
che, se fosse possibile, passasse
via da lui quell’ora. E diceva:
“Abbà! Padre! Tutto è possibile a
te: allontana da me questo calice!
Però non ciò che voglio io, ma ciò
che vuoi tu”. Poi venne, li trovò
addormentati e disse a Pietro:
“Simone, dormi? Non sei riuscito
a vegliare una sola ora? Vegliate
e pregate per non entrare in
tentazione. Lo spirito è pronto, ma
la carne è debole”. Si allontanò di
nuovo e pregò dicendo le stesse
parole. (Marco 14,32-39)
1.
Uomini vanno a Dio nella loro tribolazione,
piangono per aiuto, chiedono felicità e pane,
salvezza dalla malattia, dalla colpa e dalla morte.
Così fan tutti, cristiani e pagani.
2.
Uomini vanno a Dio nella sua tribolazione,
lo trovano povero, oltraggiato, senza tetto né pane,
lo vedono consunti da peccati, debolezza e morte.
I cristiani stanno vicini a Dio nella sua sofferenza.
3.
Dio va a tutti gli uomini nella loro tribolazione,
sazia il corpo e l’anima del suo pane,
muore in croce per cristiani e pagani
e a questi e a quelli perdona.
La poesia Cristiani e pagani contiene un’idea che ritroverai qui. «I cristiani stanno vicino a Dio nella sua
passione»: questo distingue i cristiani dai pagani. «Non potete vegliare un’ora con me?», chiede Gesù nel
Getsemani. Questo è il rovesciamento di tutto ciò che l’uomo religioso si aspetta da Dio. L’uomo è chiamato
a condividere la sofferenza di Dio per il mondo senza Dio. [...]
Essere cristiano non significa essere religioso in un determinato modo, fare qualcosa di se stessi (un
peccatore, un penitente o un santo) in base a una certa metodica, ma significa essere uomini; Cristo crea in
noi non un tipo d’uomo, ma l’uomo. Non è l’atto religioso a fare il cristiano, ma il prender parte alla
sofferenza di Dio nella vita del mondo. Questa è la meta,noia non pensare anzitutto alle proprie tribolazioni,
ai propri problemi, ai propri peccati, alle proprie angosce, ma lasciarsi trascinare con Gesù Cristo sulla sua
strada nell’evento messianico costituito dal fatto che Is 53 si compie ora! (Resistenza e Resa, 18 luglio 1944).
cristiani e pagani
Vangelo e fede
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