Mariano Fresta La tradizione del Befano nella Val di Chiana senese
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Mariano Fresta La tradizione del Befano nella Val di Chiana senese
Mariano Fresta La tradizione del Befano nella Val di Chiana senese meridionale. 1.- Sul befano. In alcuni paesi della Val di Chiana senese meridionale è d'uso, per il sei gennaio, fare il befano a qualcuno. Nella notte tra il 5 e il 6, viene appeso (o impiccato, come si dice in dialetto) su un palo o su un albero o sulla facciata di un edificio, in un luogo del paese dove di solito si riunisce la gente, o dove ne transita molta, un fantoccio che riproduce l'immagine tradizionale della befana: una vecchia, dai vestiti mal ridotti, le gambe magre e una scopa come mezzo di trasporto. Al fantoccio generalmente si accompagna un cartello, su cui sono scritte frasi più o meno satiriche riguardanti persone del paese. Quasi sempre la satira è rivolta a giovanotti o ragazze che hanno avuto una disavventura amorosa, ma non è raro che vengano prese di mira anche persone che hanno un tic particolare o che sono saliti alla ribalta della vita paesana per una qualche ragione. Secondo Ilio Calabresi1, la zona in cui il fenomeno del befano si manifesta è quella che va da Chiusi a Sinalunga; egli riporta, tuttavia, anche notizie di befani presenti a Trequanda e a San Giovanni d'Asso. Si tratterebbe, dunque, di una zona piuttosto circoscritta che ha conservato, o sviluppato, questa tradizione che si differenzia notevolmente da quelle di altre zone in cui la befana o befanata assume le caratteristiche del dramma itinerante comico (nel grossetano, per esempio) o della Sacra rappresentazione (in Garfagnana, per esempio). Anche se si tratta di un aspetto secondario, potrebbe essere utile studiare il perché di questa differenza; qui si può affacciare, con tutte le cautele del caso (giacché non si hanno prove sufficienti), l'ipotesi che il befano non ha assunto in Val di Chiana forma drammatica perché c'è già la Vecchia che in alcune sue parti (e nella figura della Vecchia, protagonista del dramma) comprende ciò che altrove ha dato vita alla befanata come azione drammatica itinerante. Comunque, come si diceva, questo è un aspetto secondario; sarebbe più importante, invece, vedere meglio il tipo di satira che il befano svolge nel paese, chi ne sono gli autori (anche se è difficile individuarli, trattandosi di un'azione del tutto anonima); chi sono i destinatari della satira, qual è il giudizio che sul fenomeno esprime l'opinione pubblica. Si possono, tuttavia, dire alcune cose: − Il befano pare essere un fenomeno del tutto paesano; è difficile che esso abbia caratteri contadini, visto che ha bisogno di un pubblico che veda e legga il cartello. Calabresi parla anche di un befano di campagna e di un befano di paese; bisogna però vedere che cosa s'intende per “campagna”: una strada di collegamento tra poderi? O un nucleo di case più o meno grande come, per esempio, Argiano e Cervognano nel comune di Montepulciano; o il Capannone nel territorio di Torrita? − Gli autori, più che da spirito di controllo sociale (che pure talora è presente) sembrano essere spinti solo da un feroce spirito burlesco che si abbatte, nei limiti del lecito, su persone deboli o sulle defaillance momentanee di qualcuno. − La satira assume molto spesso un linguaggio ermetico e si rivolge a personaggi indicati con soprannomi particolari; per questi motivi si può pensare che essa nasca tra piccoli gruppi in ambienti ristretti, come potrebbe essere quello dei giovani che frequentano i bar a tarda sera. Anche la poca attenzione che la gente presta al fenomeno e il fatto che nei paesi, in cui si fa il befano, compaiono due o tre fantocci in luoghi diversi (a Sinalunga e a Torrita, per esempio) dimostra (o, almeno sembra dimostrare) che l'uso è piuttosto circoscritto e 1 Calabresi Ilio, Il folklore della strada, stampato in proprio, Firenze 1987. attribuibile, appunto, a piccoli gruppi che non esercitano o non vogliono esercitare un controllo sociale − Il linguaggio è spesso osceno e scurrile; i fantocci invece si presentano in forma stilizzata, senza riferimenti di carattere sessuale. Ilio Calabresi tuttavia dà notizie di befani più antichi in cui gli organi sessuali maschili e femminili (a seconda se il fantoccio era dedicato a un uomo o a una donna) erano ben visibili e molto accentuati. Si può ipotizzare, seguendo le teorie di Frazer (e il Calabresi l'ha fatto), che da un'origine rituale dei fantocci, in chiave di fertilità e fecondità, si sia arrivati in epoca molto recente a fantocci senza attributi sessuali; in compenso la ritualità dell'osceno si è trasferita nel linguaggio e nei contenuti della satira. 2.- Risultati di un'inchiesta condotta nel 1989. Nel 1989 è stata svolta un'indagine nei seguenti paesi: Montepulciano e sue frazioni (Acquaviva, Montepulciano Stazione, Tre Berte, Sant'Albino), Montallese (comune di Chiusi), Chianciano Terme, Torrita di Siena, Sinalunga. Si è cercato così di coprire tutta la zona che il Calabresi indica come quella interessata al fenomeno; Trequanda e San Giovanni d'Asso sono rimasti fuori dall'indagine per semplici motivi logistici: in genere dopo le 8.30 del mattino, gli eventuali fantocci sono già stati rimossi, per evitare eventuali discussioni e conflitti. I paesi in cui si è fatto il befano sono stati: Sinalunga, Torrita, Acquaviva e Montepulciano. A Sinalunga i befani erano due ed entrambi collocati nella parte bassa del paese, che prende il nome di La Pieve di Sinalunga. Il primo era sulla strada provinciale per Siena, all'incrocio con via Trento; ai fili della luce era appeso un pupazzo, somigliante più a Pinocchio che alla befana, sotto la quale un cartello diceva: Pierino la peste di corni lo veste da Parigi a Sinalunga gliela tirava lunga da Sinalunga a Milano con la fava sempre in mano. Il secondo si trovava appeso a uno degli alberi del piazzale antistante alla stazione ferroviaria. Il pupazzo era a cavallo di una vecchia bicicletta da bambino; sul cartello si leggeva: Più di Silvan meglio di Binarelli il mago Ciampi tira solo tranelli. Si trattava di una burla ai danni di un meccanico di automobili che si autodefinisce “il mago dei motori”: da ciò la bicicletta e il riferimento ai “maghi” illusionisti televisivi Silvan e Binarelli. A Torrita i befani erano tre: il primo a piazza della Libertà (Torrita Scalo) era appeso a dei pali di un'intelaiatura di tubi innalzata per lavori edilizi. Il fantoccio aveva tre cartelli, dedicati a tre gruppi di personaggi diversi. Qui si riportano i testi di due cartelli, perché non è stato possibile leggere il testo, per la sua collocazione. Il primo cartello dice: Questa befana è dedicata a occhiolino e Topino. Partivano con furore da Torrita e Acquaviva e Gracciano, andavano e lì l'inculata pigliavano. Lavorano tutto l'anno per il pane e per la fica ma le ragazze non gliela danno. Non cercate di scoprire chi ve l'ha fatta ma fatevi i cazzi vostri. Il secondo cartello riporta: Un altro messaggio invio quest'anno al grande amato spazzino e poi bidello che c'ha proprio rotto l'uccello!! Perché non t'impicchi grande bastardo? Un cero in chiesa molti accenderanno e sarà festa per più di un anno. Segue poi: NIGI = (il disegno di un cappio). Il secondo befano, con il pupazzo avente per copricapo un sombrero messicano, si trovava appeso a un palo della luce di fronte al bar Lo Stop (sempre a Torrita Scalo). Il cartello portava questa satira in versi: BEFANA 89 Il cappello si rivole Dopo un anno di lontananza ho sentito la tua mancanza. Han cantato le civette e le cose si son dette: tutti l'anni vai al mare e in pineta che vai a fare? Con la capra e con l'agnello ti sei staso il pisello. O mio caro bidellino tra una sega e un pompino sempre rosso è il garofanino. Primo eri servo dei compagni ora sei un mangiaguadagni. Tu sei in concorrenza e devi chieder precedenza. Se lui ti dà il benestare tu sei pronto a montare. Tutte le mattine vai a Siena con la palla sempre piena e il pomeriggio, al ritorno, gliela voti dentro il forno. Dopo tutto il mio discorso io mi sento il rimorso: la tua scelta devi fare una sola devi amare. Amore mi manchi. (seguono i disegni di una “falce e martello”, di un cuore e, forse, di un garofano). Il terzo fantoccio, infine, si trovava appeso ad un albero dei giardinetti antistanti alla porta principale del centro storico. Il cartello recitava: Care sorelle, miei fratelli con il fido di Martelli per vedere quel cittino toccatore sopraffino, che la mano lunga lunga confinò giù a Sinalunga, dove ora con tante beghe si farà solo le seghe. Per placare le sue voglie sempre è in giro ha (sic) cercar moglie, con il biondo ballerino accanito juventino Sto carciofo, sta calzetta gira sempre con l'alfetta, ma non trova la biondina e va via solo benzina. E io sono qui ha incoragiarlo (sic) anzi meglio per sfamarlo, ma se lui ancora indugia me ne vado giù a Perugia, dove tromba a compressione il vicino gran GRILLONE. Quindi caro sei avvertito non mi far menare il dito, perciò vieni non temere che io so farti godere. Befana 89. Ad Acquaviva il fantoccio del befano non c'era; al suo posto, sulla facciata dell'edificio che ospita un negozio di generi alimentari della Coop, c'era un'enorme coppa, di quelle che si danno ai vincitori di gare sportive, ma tutta di cartone. La coppa era dedicata all'Aia di Chiavino. L'Aia di Chiavino è uno dei rioni in cui Acquaviva è stata suddivisa tenendo a modello le contrade di Siena o di Montepulciano. Poiché il paese è di origine contadina, invece di avere una partizione in contrade, è stato suddiviso in Aie. Durante l'estate vengono promossi dei giochi (esemplati, dicono gli informatori, su quelli proposti alla televisione nella trasmissione “Giochi senza frontiere”. L'Aia di Chiavino non ha mai vinto una gara: per questo, in occasione del befano, le è stata offerta una coppa di cartone. Il cartello accompagnatore recitava: O Aia di Chiavino che la cerchi tutti i dì quella vera non ce l'hai perciò becca questa qui. E' passata lesta e vista che nemmeno l'avete vista ed è inutile affannarsi e al Bambin raccomandarsi. Ci vuol altro per averla né il presepe né la veglia e per questo vi consiglio con un animo accorato o cercate un altro appiglio o quest'anno è già fregato Cari amici di Chiavino or vi lascio al gran dolore di veder la vostra coppa che purtroppo è di cartone. Non vogliatene per questa perché oggi è una gran festa. E' uno scherzo di Natale dagli amici di … La befana. Questo per quanto riguarda il circondario di Montepulciano, nel cui centro storico negli ultimi quindici anni è comparsa la befana: la prima volta, nel 1984, il fantoccio tradizionale era stato posto a ridosso di Piazza delle Erbe, dove usualmente si fa l'albero di Natale; il pupazzo, ben costruito, portava un cartello in cui si annunciava il dono di nuove tasse (“Arriva la stangata”, diceva il cartello) che il governo di allora stava per fare agli italiani proprio in prossimità dell'Epifania. Nel 1989 il pupazzo era appeso a un filo teso tra due piante del viale che da Piazza S. Agnese conduce a Porta al Prato. Il cartello, retto dal pupazzo, diceva: Viva la topa ceca. E' evidente il suo significato osceno, ma impossibile spiegare se si trattava della proclamazione di una concezione di vita o se si riferiva a qualche evento sconosciuto ai più. E così il carattere ermetico ed enigmatico del befano chianino era stato rispettato ancora una volta.