Trinidad Lechuga Varona
Transcript
Trinidad Lechuga Varona
Una noche al terminar escuela, hace unos 3 años, Marijo, esa madrileña vivaz, que llevaba poco tiempo en nuestra escuela de comunidad, nos propuso iniciar Scholé. Era la primera vez que oía ese nombre, pero dije inmediatamente sí, porque yo quería estar cerca de “esa vida” y me fie de ella. En todo este tiempo han sucedido dos grandes cosas. Unas derivada del encuentro con estos chicos y otras derivadas del encuentro entre nosotros. Con los chicos, ha habido momentos de compartir, de jugar, de merendar y de estudiar. Han sido muchos los que han pasado, pocos los que han permanecido, motivo por el que a veces, confieso, que llegué a pensar ¿Qué es lo que estaba haciendo? Con lo cansada que salía de trabajar, ¿no será quizás mucho esfuerzo, para pocos niños, incluso pocos resultados? Scholé realmente, me ha educado a mí. He ido entendiendo que no se trata del número de niños, sino que si tan solo uno se ha sentido abrazado, acompañado, para mí esto ya merecía la pena. Entendí que hay veces que los resultados no se ven ahora, sino a lo largo del tiempo. Todos recordamos profesores que sus palabras o sus gestos o su actitud ante la vida nos han acompañado a nosotros siempre. Y al final me atravesó y digo me atravesó, el sentimiento de cuan osada era yo, queriendo medir y medir aquí y ahora, todo esto! Hoy siento que Solo El es el dueño de mis momentos y quiero que disponga de ellos a Su manera. Ahora siento que todo pesa menos y yo soy más libre. Hoy siento que es Él quien me llena. En esto años hay mil caras en mi corazón y os cuento una, la de Alba. Alba es una chica de doce años, que había estado en Schole el primer año junto a su hermana. Su actitud en clase era un poco “distraer o provocar a su hermana y al mismo tiempo a todos”. El segundo año casi que no fueron ninguna de las dos y en el tercero acudía solo su hermana, Virginia. Alba iba solo a recogerla al final de clase, pero se quedaba al inicio del pasillo de acceso. Cuando nos acercábamos a saludarla, parecía que se encogía al abrazarla, me parecía, como “si se escurriese en el abrazo”. Al final de unos meses, sin saber porqué, decidió acudir de nuevo a clase. Todos en Schole “cuidamos” la relación entre las hermanas, para que ambas pudiesen, simplemente ser. Al terminar el curso, hicimos una sesión de tormenta de ideas, en la que nosotros y ellos compartimos, todos, con que deseos comenzábamos las vacaciones, que habíamos sentido en ese año en Schole, como nos veíamos, porqué sentían estas cosas… etc Fue un momento precioso. Alba siempre hermética, estaba más atenta. Nos sorprendió escucharla comentar que había descubierto que su hermana le ayudaba más en Schole. Le instamos a que se preguntara un porqué y su hermetismo parecía irse “resquebrajando” para terminar totalmente “tocada”, cuando le dijimos que su corazón era realmente grande, pero que por algún motivo, lo mantenía en silencio. Cuando oyó esto la expresión de sus ojos atravesaron mi corazón. Su mirada no la olvidaré y por tan solo esto creo que también ha merecido la pena este tiempo. Ante la pregunta de si quiero seguir educando, respondo que sí, quiero seguir ayudando y quiero seguir siendo ayudada a descubrir y engrandecer mi corazón. Pero Scholé no es solo lo que sucede con los chicos y en cada uno de nosotros, en este encuentro, sino lo que sucede entre nosotros y esto es mi mejor regalo de Schole y al mismo tiempo, mi mayor sorpresa. Entre nosotros ha surgido una amistad que para describírosla no puedo más que utilizar una frase, una amistad que nos “catapulta a la vida”. A raíz de Schole, hemos creado nuestra pequeña Frater y lo que va sucediendo en ella no puedo ahora describirlo y además muchos de vosotros ya lo sabéis, pero para mí, el Infinito sigue tomando rostro. Una sera, dopo scuola di comunità, circa tre anni fa, Maryjo, quella madrileña vivace, che veniva da poco alla nostra scuola di comunità, ci ha proposto d’iniziare Scholè. Era la prima volta che ascoltavo quel nome, ma ho detto subito di sì, perché volevo stare vicino a “quella vita” e mi sono fidata di lei. In tutto questo tempo sono accadute due grandi cose. L’una, nata dall’incontro con questi ragazzi e l’altra, nata dall’incontro tra di noi. Con i ragazzi, ci sono stati dei momenti di condivisione, di gioco, di merenda, di studio. Sono stati molti i giovani che sono passati, pochi quelli che sono rimasti. Motivo per cui a volte, devo confessare, sono arrivata a pensare: “ Cosa stiamo facendo?” Come ero stanca quando arrivavo lì dal lavoro...! “Non sarà forse troppo sforzo, per pochi bambini, ed anche pochi risultati?” Scholè, veramente, ha educato me. Ho capito, pian piano, che non si tratta del numero dei bambini, ma che se soltanto uno si fosse sentito abbracciato, accompagnato, per me già avrebbe valso la pena. Ho capito che, a volte, i risultati non si vedono subito, ma nel tempo. Tutti ricordiamo professori le cui parole, i cui gesti o i cui atteggiamenti davanti alla vita ci hanno accompagnato sempre. E alla fine mi sono accorta (e dico “ad un tratto mi ha attraversata un pensiero ”) di quanto ero arrogante, che volevo misurare questo e quello! Oggi sento che soltanto Lui è il padrone dei miei momenti e voglio che ne disponga a Suo modo. Adesso sento che tutto è meno pesante e io sono più libera. Oggi sento che è Lui che mi riempie la vita. In questi anni tanti volti hanno riempito il mio cuore... Ma vi parlo di uno: quello di Alba. Alba è una ragazza di 12 anni che era stata in Scholè il primo anno con sua sorella. Il suo atteggiamento in classe era distrarre e provocare sua sorella e, allo stesso tempo, tutti. Il secondo anno, praticamente non veniva nessuna delle due e il terzo anno, solo sua sorella, Virginia. Alba veniva soltanto a prenderla alla fine della lezione, ma si fermava al fondo del corridoio all’entrata. Quando ci avvicinavamo per salutarla, sembrava che si rimpiccollisse con l’abbraccio, come “scivolata nell’abbraccio”. Dopo qualche mese, senza sapere perché, ha deciso di venire di nuovo alla lezione. Tutti in Scholè abbiamo “curato” il rapporto tra le sorelle, perché tutte e due potessero, semplicemente, essere. Alla fine dell’anno scolastico abbiamo fatto una sessione di brainstorming, in cui tutti abbiamo condiviso con che desideri cominciavamo le vacanze, cosa avevamo sentito quest’anno in Scholè, come ci vedevamo, perché sentivano queste cose,... C’è stato un momento bellissimo. Alba, sempre ermetica, stava più attenta. Ci ha colpito ascoltarla dire che aveva scoperto che sua sorella le aiutava di più in Scholè. L’abbiamo incoraggiata a chiedersi perché e il suo ermetismo sembrava crollare, indebolirsi, fino a rimanere “colpita” quando le abbiamo detto che il suo cuore era veramente grande, ma che per qualche ragione, lo manteneva in silenzio. Quando ha sentito questo, l’espressione dei suoi occhi ha traversato il suo cuore. Il suo sguardo, non lo dimenticherò mai. Dunque direi che questo tempo valeva la pena! Davanti alla domanda se voglio continuare ad educare, dico di sì. Voglio continuare ad aiutare e voglio continuare ad essere aiutata a scoprire e ingrandire il mio cuore. Ma Scholè non è solo ciò che accade con i ragazzi e in ognuno di noi in questo incontro, ma ciò che accade tra di noi e questo è il miglior regalo di Scholè e, allo stesso tempo, la più grande sorpresa per me. Tra di noi è nata un’amicizia che, per descriverla, non posso più che utilizzare questa frase: un’amicizia che “ci catapulta nella vita”. A partire da Scholè, abbiamo creato la nostra piccola Fraternità e ciò che sta accadendo, non posso adesso descriverlo... E anche (molti di voi lo sapete), per me l’Infinito continua a prendere un volto.