INTERVENTO ASSESSORE IACOP Oggetto: Tavola Rotonda
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INTERVENTO ASSESSORE IACOP Oggetto: Tavola Rotonda
INTERVENTO ASSESSORE IACOP Oggetto: Tavola Rotonda Comitato delle Regioni ”The EGCT: new impetus for territorial cooperation in Europe” – Bruxelles, 7 Giugno 2007 Egregi colleghi relatori, gentili partecipanti a questa Tavola Rotonda, ci stiamo avvicinando alla scadenza del periodo transitorio, di preparazione, previsto per l’adozione delle necessarie misure di attuazione del Regolamento 1082/2006 e conseguentemente per l’effettiva operatività del GECT- Gruppo europeo di cooperazione territoriale. Prima di fornire alcuni spunti per una comune riflessione che derivano dall’esperienza della Regione Friuli Venezia Giulia come area di frontiera, da sempre e naturalmente per la sua collocazione geo-politica, attore della cooperazione con i territori limitrofi (e non solo), vorrei partire dalla fine, per così dire. Ritengo essenziale richiamare il valore indiscutibile dell’esistenza, finalmente, di un quadro giuridico comunitario pensato per superare le diversità degli ordinamenti nazionali, per rendere il concetto della coesione territoriale, economica e sociale maggiormente concreto e funzionante. Un quadro giuridico che dà risposta alla necessità di investire nella qualità di nuove forme di governance multivello, basate sulla partnership forte tra i diversi soggetti chiamati a condividere responsabilità e titolarità delle azioni di governo. L’aver previsto che gli Stati possano agire assieme alle autorità regionali e locali all’interno della medesima struttura “cooperativa” in un ambito di intervento, quello della cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale, che è stato “promosso” da Iniziativa Comunitaria ad Obiettivo, risponde alla consapevolezza che le nuove sfide della globalizzazione, della sempre più incisiva permeabilità delle frontiere e del conseguente affermarsi della libera circolazione di lavoratori, merci, servizi e capitali devono essere colte e affrontate attraverso l’attivazione e l’integrazione delle strategie economiche, sociali e politiche anche del livello sub-nazionale. L’innovativo strumento GECT rappresenta un’ opportunità all’interno di tale nuova dimensione proposta dalla programmazione dei Fondi Strutturali 2007-2013, in cui anche alla Regione si chiede di esercitare una funzione di tipo strategico, di attivazione e coordinamento degli attori locali e di individuazione delle priorità di sviluppo in maniera da capitalizzare le risorse finanziarie a disposizione, avviando mirate iniziative capaci di creare massa critica e benefici nel medio e lungo periodo. Qual è il percorso che allora sta seguendo in tale contesto la Regione Friuli Venezia Giulia che presenta uno scenario originale e complesso? Un territorio di circa 1.200.000 abitanti, posizionato al confine con Austria, Slovenia e Croazia, coacervo di identità, lingue e culture che si è misurato fin dal 1965 (risale a quell’anno l’istituzione del Trigon, un’associazione priva di una struttura istituzionale tra FVG, Slovenia e Carinzia) con i primi tentativi volti a creare una rete di cooperazione su base regionale in grado di superare quelle barriere ideologiche che, a livello nazionale, bloccavano ogni possibilità di relazione alla luce del quadro politico creatosi al termine del secondo conflitto mondiale. Mi preme ricordare che la nostra Regione, con alle spalle l’esperienza di INTERREG II e in fase di chiusura dell’INTERREG III, in piena fase peraltro di sperimentazione della riforma cha ha di recente investito la Comunità di Lavoro Alpe Adria di cui siamo membri fondatori, risulta oggi eleggibile ad otto tra i prossimi Programmi di cooperazione territoriale (Tranfrontaliero IT-AT, IT-SI, IPA Adriatico; Transnazionali CEC, SEES, Spazio Alpino, MED; Interregionale): si prepara ad affrontare la nuova prospettiva della coesione territoriale, sociale ed economica, di cui il confine è parte integrante ma non più elemento scatenante, guardando contestualmente al livello qualitativo e quantitativo della cooperazione ed a come migliorarli, l’uno e l’altro. La complessità del quadro di riferimento appena ricordato per cui il Friuli Venezia Giulia si trova a dialogare con aree della Vecchia Europa di recente adesione e di prossima adesione all’Unione, sia nell’ambito della politica di coesione comunitaria così come di quella istituzionale a livello bilaterale e multilaterale, ha gioco forza determinato la necessità di considerare con attenzione le due dimensioni chiave del GECT, quella territoriale (estensione e potenziali membri) e funzionale (compiti). La nostra politica di cooperazione transfrontaliera così come quella di area vasta trarrebbe un indubbio beneficio dalla costituzione di enti stabili a ciò preposti, con propria personalità giuridica: una soluzione da tempo auspicata se si considera l’arretrata e asimmetrica posizione italiana rispetto agli sviluppi degli strumenti giuridici internazionali utilizzabili per le attività di cooperazione territoriale, nonché l’attuale quadro normativo nazionale 2 disomogeneo rispetto ad altri quadri nazionali. Occorre peraltro osservare che la tempistica stabilita per l’elaborazione e conseguente approvazione dei futuri Programmi operativi, ormai in dirittura di arrivo dopo un lungo lavoro negoziale, ha di fatto comportato al momento il superamento della possibile incidenza del GECT a livello di gestione dei Programmi. Rimane di assoluto interesse per la nostra Regione l’applicazione del GECT a livello progettuale, di attuazione degli interventi, anche al di fuori dell’ambito Fondi strutturali. Nell’alveo di un ragionamento così articolato, sviluppatosi ormai già da qualche anno, l’Amministrazione regionale ha anche promosso e sostenuto il progetto comunitario INTERREG III B CADSES “MATRIOSCA – MAnagement Tools, effective Relations for new Interregional Organisation aimed at Strengthening the Cooperation among Adria Area regions”, approvato a fine aprile 2005 dal competente Steering committee CADSES. Si tratta di un vero e proprio laboratorio di riflessione e discussione a livello tecnico e politico sostenuto attivamente dai 15 Partner di progetto (accanto a Friuli Venezia Giulia e Vento, la Slovenia, i tre Länder austriaci di Carinzia, Stiria, Burgenland, le contee ungheresi della regione transdanubiana sudoccidentale, le contee croate di Istria, Koprivnica e Varazdin, la Provincia Autonoma serba di Vojvodina) finalizzato ad approfondire la fattibilità di una cooperazione rafforzata ed efficace in un’area, quella Alpino-Adriatica-Pannonia (AAP), tra le più dinamiche nella cooperazione transnazionale europea. Obiettivo del progetto è anche l’individuazione dell’assetto istituzionale più adatto a sovrintendere a forme di collaborazione integrate ed effettive tra i diversi livelli amministrativi coinvolti, tenendo in considerazione le esistenti esperienze di natura multilaterale, euroregionale e approfondendo le possibili applicazioni in tale contesto dello strumento GECT. Attualmente, proprio con riguardo a quest’ultimo aspetto, i 15 territori Partner, dopo aver concluso lo studio comparato delle condizioni-quadro normative proprie di ciascun ordinamento in materia di cooperazione territoriale, stanno completando un’importante fase relativa alla fattibilità giuridica del GECT in ambito transnazionale, sia con riguardo all’area vasta che alla dimensione multilaterale più ristretta. Sono state indagate le possibili funzioni di un sistema di governance territoriale strutturato, individuate secondo quattro macro prospettive: 1) realizzazione di progetti strategici congiunti; 2) forte e coordinato coinvolgimento politico nel processo decisionale e conseguente visibilità del territorio; 3) networking e messa in rete delle esperienze, dei risultati progettuali, pensando alla facilitazione dei contatti tra i soggetti della cooperazione-istituzioni così come alla fornitura di servizi congiunti per le comunità; 4) 3 realizzazione di reti operative tra amministratori, al fine di omogeneizzare regole e procedure fino ad arrivare auspicabilmente ad una reale armonizzazione dei sistemi. Dall’analisi incrociata dei rispettivi piani di sviluppo regionale e documenti strategici sono emersi i settori prioritari in cui realizzare interventi congiunti e massimizzare gli sforzi comuni di investimento. Sono così risultati quattro ambiti privilegiati: Sviluppo territoriale e sistemi policentrici; Infrastrutture materiali e immateriali a forte impatto su ampia scala; Messa in rete della conoscenza di eccellenza; Clustering di Piccole e Medie Imprese innovative. Un primo assaggio dei risultati finali del progetto, che terminerà a dicembre 2007, si terrà nel corso della seconda Conferenza politica di MATRIOSCA ospitata in autunno a Graz. Forti di questa esperienza positiva abbiamo condiviso con i partner adriatici un analogo progetto, ADRIEUROP, a valere sul Programma Transfrontaliero Adriatico, approvato lo scorso gennaio 2007 e che permetterà di dare gambe all’analogo progetto di Euroregione Adriatica, la cui realizzazione, dopo la firma sull’atto costitutivo del 30 giugno 2006 a Pola, interessa le regioni e autorità locali che si affacciano sul mare Adriatico (quelle italiane, slovene e croate, della Bosnia, Montenegro e dell’Albania). A dimostrazione che si sta continuando a lavorare alacremente e la Regione è impegnata su più fronti, dal Comitato delle Regioni all’Assemblea delle Regioni d’Europa, dalla Comunità delle regioni di confine a quella di Alpe Adria, in Italia ed all’estero, insomma, in tutte le sedi e contesti disponibili, a ragionare e confrontarsi sulla portata innovativa dello strumento GECT ed a creare i presupposti perché in questa nostra area geo-politica, al di là degli strumenti innovativi che la comunità internazionale ci mette a disposizione, la dimensione del confine continui a fare parte, in senso positivo e costruttivo, della nostra identità istituzionale e della nostra volontà di lavorare insieme. E’ con questo spirito che incoraggiamo il Comitato delle Regioni a valorizzare le iniziative in corso supportandone la reciproca conoscenza e riportandole a sistema su scala europea. 4