Nietzsche e le musica - Istituto Progetto Uomo

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Nietzsche e le musica - Istituto Progetto Uomo
LA CARMEN DI NIETZSCHE
di Gloria Sica
“ Il cielo aperto, la vita errante !
Per patria l’universo, e per legge la tua volontà !
E soprattutto una cosa inebriante :
la libertà ! “
( “Carmen”, n.16- Duetto )
Esiste una tesi del filosofo Manlio Sgalambro secondo cui Nietzsche, “padre mancato della musica
dionisiaca”, è invece il padre – o parente stretto – della musica leggera.(1).
Nietzsche avrebbe dunque usato “una buona dose di ironia” quando esaltava la “Carmen” di Bizet,
contrapponendo quella musica “mediterranea” all’ “umido Nord” delle note wagneriane.
E questo “ironico” atteggiamento nietzscheano costituirebbe l’atto di fondazione della musica
leggera e la “morte della musica alta.(…). Da qui la sua ricerca di musica leggera, nel senso di
musica della terra, di musica da niente, ma che dà piacere, fa provare una liberazione”. (2).
Non mi sento di condividere pienamente questa tesi e cercherò di mostrare quanto profondamente e
seriamente filosofica sia l’adesione di Nietzsche alla musica di Bizet.
Sappiamo che la passione del nostro filosofo per la musica fu una caratteristica costante. La musica
è legata indissolubilmente a tutti i momenti della vita, e dunque del pensiero filosofico di Nietzsche.
Egli era un grande conoscitore di opere musicali, del passato e del suo tempo. Alcuni paragrafi di
“Umano,troppo umano” e de “Il viandante e la sua ombra” trattano di musica e compositori (Bach,
Handel, Beethoven, Mozart, Schubert, Schumann ). Poi sono naturalmente da considerare il famoso
rapporto con il circolo wagneriano e l’ammirazione nei confronti del Maestro, fino alla
composizione del “Parsifal”.
Ma Nietzsche non era soltanto un esperto conoscitore di musica: egli sapeva suonare il pianoforte
fin da giovanissimo e componeva pezzi musicali già nel periodo 1858-1864, quando si dedicava
agli studi superiori a Pforta. Continuerà a suonare anche nel periodo della pazzia.(3).
Le composizioni musicali di un Nietzsche non ancora ventenne non sono certamente considerate dei
capolavori. In alcuni suoi pezzi, per esempio in quelli composti tra il 1871 ed il 1873, si nota
l’influenza di Listz e Wagner, ma l’utilizzo del violino sembra anticipare Debussy.
Prima di convertirsi alla musica wagneriana (1868), comunque, il modello di Nietzsche era
piuttosto R. Schumann: la più nota composizione di Nietzsche, la “Meditazione-Manfred” è un
tentativo di revisione del “Manfred” di Schumann, basato sul poema “Manfred” di Byron.
Ricordiamo anche la “Gebet an das Leben”, o “Preghiera alla vita”, musicata per voce e pianoforte
nel 1882 su testo di Lou Salomé. In seguito Peter Gast arrangiò il pezzo per coro ed orchestra:
nacque così l’ “Hymnus an das Leben” ( “Inno alla vita”). Ecco cosa scrisse Nietzsche al riguardo,
qualche anno dopo il suo incontro con Lou (avvenuto a Roma, il 20 aprile del 1882), in “Ecce
homo”: “Un giorno si canterà quell’inno – per coro misto ed orchestra – in mia memoria. Il testo, lo
osservo espressamente perché circola un equivoco in proposito, non è mio: esso è la stupefacente
ispirazione di una giovane russa, di cui allora ero amico, la signorina Lou von Salomé . Chi sa
cogliere un qualche senso nelle ultime parole di quella poesia indovinerà perché io l’ ho scelta e
ammirata: in quelle parole c’è grandezza. Il dolore non vale da obiezione alla vita:- Non hai più
altra felicità da darmi, bene! Hai ancora la tua pena…-. Forse in quel passo c’è grandezza anche
nella mia musica “. (4).
In “Al di là della musica” gli autori affermano che l’importanza della musica composta da
Nietzsche è stata troppo spesso oscurata dalla invadente presenza di Wagner e ciò è probabilmente
vero.
Non possiamo qui sviluppare il tema dei rapporti tra Nietzsche, Wagner e Cosima von Bulow, ma
possiamo ricordare che nel Natale del 1871 Cosima ricevette in dono da Nietzsche, che si trovava a
Basilea, proprio una composizione musicale.
Il fatto che più ci interessa ora è che , nel 1878, Wagner inviò al filosofo il testo del “Parsifal” con
una dedica. Ma Nietzsche non apprezzò l’opera ed il suo atteggiamento critico provocò la rottura
con Richard e Cosima.
Gli anni 1878 e 1879 costituirono certamente il periodo più doloroso nella vita del filosofo.
I suoi problemi di salute lo avevano costretto a rinunciare alla cattedra di filologia classica a
Basilea. Cominciava la sua vita di viaggiatore malato e sempre più inquieto.
Nel 1880 veniva pubblicata la seconda parte di “Umano, troppo umano”, con il significativo titolo
de “Il viandante e la sua ombra”, interpretata come un inno di attesa alla morte.
L’anno dopo ci sarà la pubblicazione di “Aurora”, cui seguirà, nel 1882, quella della “Gaia
scienza”. Al 1882 risale anche l’incontro fatale con Lou Salomé. Ma precedentemente c’è l’incontro
di Nietzsche con la “Carmen” di Bizet.
A Genova, il 27 novembre 1881, Nietzsche assiste per la prima volta alla rappresentazione della
“Carmen”. Il giorno seguente egli scrive una lettera a Peter Gast, che sembra non condividere
l’entusiasmo dell’amico nei confronti di un’opera che non ha ancora ascoltato. Ma Nietzsche gli
scrive ancora, insistendo sulla bellezza di quella musica “estremamente meridionale!”e, in una terza
lettera, si dichiara quasi convinto che “Carmen” è la migliore opera che ci sia.
Egli acquista anche una partitura per piano della “Carmen”, vi apporta delle notazioni a margine –
l’esemplare è conservato nell’Archivio Goethe-Schiller di Weimar – e la invia a Peter Gast. (5).
La risposta dell’amico contiene un bel complimento per il filosofo: “Mi sono di nuovo reso conto
che voi siete più musicale di me, il musicista!”.
Perché la musica di Bizet aveva colpito Nietzsche al punto da causare in lui un’adesione così
entusiastica?
Probabilmente , nella “Carmen”,Nietzsche vedeva espressa la sua filosofia.
Analizziamo le parole che Carmen rivolge a Don José nel Duetto n. 16 :
“Il cielo aperto, la vita errante!”.
L’immagine del cielo aperto non ci riporta forse al celebre annuncio della morte di Dio, che
Nietzsche farà pronunciare all’”uomo folle” nella “Gaia scienza”, quando egli si domanda :”Chi ci
dette la spugna per strofinare l’intero orizzonte?”. Mentre la vita errante è quella che Nietzsche
andava conducendo dal 1879 a causa di uno stato di salute precario, a tratti invalidante; ma
filosoficamente è anche quella del viaggiatore, del “libero spirito” che deve poter scrutare dall’alto
verso ogni lontananza. (“Al di là del bene e del male”).
“Per patria l’universo, e per legge la tua volontà!”.
Qui Carmen esprime il concetto stesso di volontà di potenza come libertà creatrice che impone alla
vita il proprio significato.
“E soprattutto una cosa inebriante: la libertà!”.
La libertà, valore supremo dell’ “Uber-mensch” : “Noi filosofi e spiriti liberi alla notizia che il
vecchio Dio è morto, ci sentiamo come illuminati dai raggi di una nuova aurora; il nostro cuore ne
straripa di riconoscenza, di meraviglia, di presentimento, di attesa, finalmente l’orizzonte torna ad
apparirci libero, anche ammettendo che non è sereno, finalmente possiamo di nuovo sciogliere le
vele alle nostre navi, muovere incontro ad ogni pericolo; ogni rischio dell’uomo della conoscenza è
di nuovo permesso; il mare, il nostro mare, ci sta ancora aperto dinanzi, forse non vi è ancora mai
stato un mare così aperto”.(“La gaia scienza”, 343).
Carmen incarna per Nietzsche l’autentico trieb dionisiaco, quell’impulso che scaturisce dalla forza
caotica della vita e che si esprime nella musica.
In Carmen Nietzsche vede l’espressione di un gioioso immoralismo che esalta amore e libertà, il
vero attaccamento alla terra, la fatale accettazione della morte come proprio destino: i caratteri
fondanti dell’”Uber-mensch”.
Così comprendiamo perché Nietzsche scriva, a proposito della “Carmen”, espressioni come queste:
”Come rende perfetti una tale opera! Nell’udirla si diventa noi stessi un «capolavoro». E realmente,
ogni volta che ascoltavo la “Carmen” mi sembrava di essere più filosofo, un miglior filosofo di
quanto non fossi solito credere.(…). Questa musica mi sembra perfetta.(…). E ancora, io divento un
uomo migliore, quando questo Bizet mi incoraggia.(…). Si è mai notato che la musica rende libero
lo spirito? Mette ali al pensiero? E che si diventa tanto più filosofi quanto più si diventa
musicisti?”(6).
Si può immaginare un rapporto più stretto tra filosofia e musica? Il pensiero di Nietzsche è stato
definito un’estetica dell’esistenza, in quanto solo l’arte ci permette di vivere. La musica può così
prendere il posto della metafisica, come già aveva annunciato Schopenhauer nel cap.52 del “Mondo
come volontà e rappresentazione”. Nietzsche è convinto, e lo scrive nel “Crepuscolo degli idoli”,
che “senza la musica la vita sarebbe un errore”. Erico Blondel commenta queste parole sostenendo
che, per Nietzsche, la musica è la giustificazione del mondo e della vita.
Ma torniamo alla “Carmen” e consideriamo il trio delle carte nel terzo atto, quando i flauti
annunciano la morte della protagonista.Come reagisce Carmen? Accetta il responso delle carte, con
autentico amor fati: a cosa servirebbe lottare per un destino diverso?
Dunque “ anche quest’opera redime; non soltanto Wagner è un <redentore>. Con essa si prende
congedo dall’umido Nord , da tutti i vapori dell’ideale wagneriano. Da tutto questo già ci redime
l’azione.Essa ha ancora di Mérimée la logica nella passione,la linea più breve,la dura necessità”.(7).
Carmen va incontro al suo destino di morte per affermare la sua libertà di amare senza subire
imposizioni di alcun genere – “Carmen non cederà mai! E’ nata e morirà libera!”, ella grida a Don
José che sta per colpirla con il coltello - , quel tipo di amore esaltato da Nietzsche.
“Finalmente l’amore, l’amore ritradotto nella natura! Non l’amore di una <vergine superiore>!(…)
sibbene l’amore come fatum, come fatalità, cinico, innocente, crudele - e appunto in ciò natura!
L’amore che nei suoi strumenti è guerra, nel suo fondo è l’odio mortale dei sessi!”. (8).
Vale la pena di ricordare che proprio nel periodo in cui Nietzsche amava moltissimo la “Carmen” di
Bizet, come autentica musica dionisiaca, ci fu l’incontro fatale con Lou Salomé e forse in lei il
filosofo scoprì qualcosa della personalità di Carmen. Ma questa sarebbe un’altra storia.
A conclusione di queste mie note vorrei riportare un passo scritto da Nietzsche nell’agosto del
1864: “Ho tentato dapprima con le note; ahimé non andava; il cuore continuava a tempestare, e la
nota restava morta. Tentai poi coi versi: no, con le rime non riesco ad esprimermi, e nemmeno coi
ritmi tranquilli e misurati. Via il foglio: prendiamone uno nuovo, e ora, penna, scricchiola veloce,
presto, inchiostro!”. (9).
Se le note restano morte, se non si riesce ad esprimere qualcosa con la musica, allora si prova a
farlo tramite la poesia o la filosofia. Ma sicuramente la musica può prendere il posto della filosofia
nell’espressione di una verità estetica, non cartesiana.
E l’ “Uber-mensch” è contemporaneamente filosofo ed artista, al tempo stesso distruttore ( si deve
filosofare con il martello! ) e creatore, perché, come Heidegger scrive a proposito di Nietzsche
“l’arte ha più valore della verità . (…). Noi abbiamo l’arte per non morire a causa della verità”.
NOTE
1) Cfr. la presentazione che M. Sgalambro acclude a “Ferro battuto”, il recente disco di F. Battiato.
2) La citazione di M. Sgalambro è tratta da “Che cosa c’entra Nietzsche con Vasco?”, di R.
Polese, Sette, 30/8/01, pag. 87.
3) La musica aveva su Nietzsche un effetto “terapeutico”. Così leggiamo in “La mia vita”, 27
marzo 1864: “Oggi ho suonato a lungo le <Consolations> di Liszt, e avverto chiaramente come le
note mi siano penetrate nell’animo, e ora vi risuonino spiritualizzate. Ho fatto di recente
un’esperienza dolorosa, quella di un addio o non-addio, e ora noto come questo sentimento e quelle
note si siano fusi, e credo che la musica non mi sarebbe piaciuta se non avessi fatto
quell’esperienza”.
4) Edizione Oscar Mondadori, 1983, pag.69.
5) Cfr. “En marge de Carmen”, di P. D’Iorio, citato in Bibliografia.
6) F. Nietzsche, “Il caso Wagner - Lettera da Torino del maggio 1888”, ed. cit. in Bibliografia,
pp.7 e 8.
7) Ibidem, pag. 8.
8) Ibidem, pag. 9.
9) F. Nietzsche, “La mia vita”, ed. cit. in Bibliografia, pp. 141-142.
BIBLIOGRAFIA
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7)
8)
9)
F. Nietzsche, “La mia vita”, Milano, 1983.
F. Nietzsche, “Il caso Wagner”, Milano, 1981.
Libretto dell’opera “Carmen” di Bizet, di H. Meilhac e L. Halévy, Firenze,1997.
P. Mérimée, “Carmen”, Firenze, 1995.
P. D’Iorio, “En marge de Carmen”, in “Magazine Littéraire, n. 383, Gennaio 2000.
M. Girardi, “Carmen, ou l’amour”, La Fenice, 1997.
A. Piovano, “Suggestioni iberiche sulla scia di Carmen”, La Fenice, 1997.
G. Penzo e S. Zacchini, “Al di là della musica”, Milano, 2000.
“Otobiografia, ovvero una biografia di Nietzsche musicista”, a cura del liceo scientifico
Vercelli di Asti, http://provincia.asti.it/biblioteca/news/nietzsche/2410/oto.htm