Progetto di ricerca Artisti, letterati e segretari
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Progetto di ricerca Artisti, letterati e segretari
Progetto di ricerca Artisti, letterati e segretari ducali alla corte di Cosimo I de’ Medici (1537-1554) [Antonio Geremicca] Con una lettera inviata a Cosimo de’ Medici il 3 gennaio del 1546 (Gaye 1839-1840, II, p. 347, n. CCXLII), Pietro Aretino intendeva iniziare una battaglia contro Pierfrancesco Riccio, stimatissimo «segretario particolare» della corte medicea. A creare l’occasione per uno scontro tra i due, annunciato in verità da tempo, era stato un ritratto dipinto da Tiziano; ritratto che l’Aretino aveva inviato in dono a Cosimo, per conquistarne il favore, e che il segretario si era premurato di nascondere per limitare le occasioni di scambio tra il duca e il letterato (Mozzetti 1996). Prende avvio da questo episodio il progetto di ricerca che si propone in questa sede, il cui obiettivo è rileggere le imprese artistiche promosse da Cosimo I de’ Medici nella prima fase del suo governo – tra il momento del suo insediamento (1537) e il rientro a Firenze di Giorgio Vasari (1554) – alla luce delle tante personalità presenti nel suo entourage e che lo affiancarono in questo ambito. Già prima dell’ingresso a corte di messer Giorgio, Cosimo I de’ Medici tenta, infatti, di costruire la propria immagine di protettore e patrocinatore delle arti, ma solo con l’arrivo dell’aretino il suo programma culturale in merito, rivolto a presentare se stesso quale Augusto redivivo, assunse una visione realmente unitaria e un’organizzazione programmatica e coerente. Le prime commissioni artistiche promosse dal duca, benché sempre orientate alla glorificazione della casata dei Medici, appaiono invece il risultato di esperienze più autonome, risultato anche della partecipazione dei vari collaboratori di cui si circondò in questa fase, e che presero parte a più livelli alle sue imprese, ritrovandosi non raramente ad esserne i veri e propri promotori, a curarne i programmi iconografici, a sceglierne gli esecutori. Un gruppo nutrito di personaggi che vede in prima fila, tra gli artisti, Giovan Battista di Marco del Tasso e Niccolò Tribolo; tra i letterati, Pierfrancesco Giambullari, Cosimo Bartoli e Benedetto Varchi; ancora Cristofano Rinieri e Pasquino Bertini tra i segretari ducali. Come hanno dimostrati gli studi più recenti (Cecchi 1998, Firpo 1997, Fragnito 1986) e come voleva testimoniare l’episodio citato in apertura, specialmente il Riccio – già nelle Vite vasariane indicato quale braccio destro del duca – giocò un ruolo di primo piano nel campo della committenza artistica; ma egli non fu l’unico e con certezza non seguì un “programma” ben definito. A provarlo è, per esempio, la regia dei primi cicli decorativi affrescati in Palazzo Vecchio, meno organica rispetto a quella predisposta successivamente da Vasari con l’aiuto di Vincenzo Borghini (Allegri-Cecchi 1980). Oltre al Riccio, tra i “fedelissimi” di Cosimo ed Eleonora vi era pure Cristofano Rinieri, personaggio che meriterebbe di essere studiato con maggiore attenzione e sul quale solo di recente si è accesa l’attenzione della critica (Trimboli 2008). Altro segretario ducale, il Rinieri favorì, per esempio, l’ascesa di Tribolo e Salviati, e sopratutto fu collezionista finissimo, committente del Tribolo e di Bugiardini, così di Cecchino, al quale richiese una serie di arazzi con Storie di Lucrezia e Tarquinio (Vasari 1568, V, p. 524), impresa che addirittura precedette la partecipazione dell’artista al ciclo con Storie di Giuseppe destinato al Salone dei Dugento (Adelson 1985). Personaggio di statura intellettuale ben più elevata fu poi Benedetto Varchi, del quale la critica ha da tempo sottolineato il particolare interesse rivolto al mondo delle arti (Mendelshon 1982, Quiviger 1987, Barocchi 1998, Collareta 2007). Attenzione concretizzatasi in una fitta rete di relazioni intessuta con gli artisti, di cui l’Inchiesta sulla maggioranza delle arti (1547) e l’orazione funebre per la morte di Michelangelo (1564) costituiscono solo il raggiungimento più elevato. Alla luce dei più recenti studi dedicati al letterato (Varchi 2007; Id. 2008;) e di materiali editi e inediti – tanti i sonetti dedicati ad artisti e non ancora pubblicati presenti tra le carte varchiane – sarebbe importante rileggere i suoi legami con alcuni artisti fiorentini, dei quali appare spessissimo non solo amico e sodale, ma ancora committente e patrocinatore. Tra questi certo è noto il suo legame con Bronzino (Cecchi 1990; Cecchi 1991; Geremicca 2013), ma attendono di essere spiegati quelli, non meno ricchi di implicazioni, da lui coltivati con Francesco Salviati e Leone Leoni, ancora col medaglista Poggini, il ricamatore Bachiacca e l’incisore di gemme Grechetto. Alla luce di quanto sostenuto sinora anche il percorso di alcuni artisti potrebbe forse trovare una più coerente spiegazione, specialmente quello di Francesco Salviati. La sua attività fiorentina, protrattasi tra il 1543 e il 1548 (Cecchi 1998, Nova 1998), solo all’inizio si svolse infatti sotto la protezione del Riccio, mentre dopo il 1546 – anno in cui entrò in collisione col segretario a causa verosimilmente di uno scontro col Tasso – il pittore fu sostenuto da altri funzionari molto vicini a Cosimo: Lelio Torelli, del quale Cecchino eseguì un ritratto attualmente disperso, e ancora Pasquino Bertini, committente bella Madonna del pappagallo del Museo del Louvre (Vasari 1568, V, p. 525). Chiarire alcuni snodi dell’attività fiorentina del pittore aiuterebbe a comprendere anche le dinamiche scaturite all’interno del nutrito gruppo di artisti attivi per i Medici. Appare forse da rileggere il suo legame con Bronzino, con il quale ha non poche convergenze in questi anni (Janet Cox-Rearick 2005). Attraverso materiali editi e inediti custoditi presso l’Archivio di Stato e la Biblioteca di Firenze – e con l’ausilio delle lettere di artisti pubblicate da Giovanni Gaetano Bottari (1822-1825) e Giovanni Gaye (1839-1840); dei carteggi di Giorgio Vasari (1923-1940) e Michelangelo (1963-1985), alcune delle fonti che si intende mettere al centro di questa ricerca – l’obiettivo del progetto è rileggere le relazioni che legarono gli artisti, i letterati e segretari ducali in questa prima fase del governo cosimiano (in parte ridimensionate da Vasari nelle Vite), nel tentativo di restituirne la varietà e la complessità, e proporne una più precisa definizione e interpretazione. Nel caso di Bronzino, per esempio, appare chiaro che la protezione accordatagli dal Riccio non fu di ostacolo al suo rapporto con Benedetto Varchi, il quale certo non fu sodale del segretario pratese (Geremicca 2013).