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Filippo Fontana, Ketty Iannantuono (Università di Bologna)
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Fibule cruciformi dalla villa di Teoderico a Galeata: dati di scavo e confronti
The brooches presented have been found during archaeological investigations conducted from 1998 to the present, by the team of the Department of Archaeology of Bologna (DISCI), directed by Prof. Sandro De Maria and coordinated by Prof.
Riccardo Villicich on the field, at the site of the villa of Theodoric at Galeata (Forlì-Cesena, Italy). Both the artifacts are due to the cross-shaped brooches, characteristic ornaments of the female costume between the V - VI century and the seventh
century, with a most likely going at least through the eighth century. Cross-shaped brooches are an excellent example of early medieval artefacts spread on both sides of the Adriatic. Their area of distribution, in fact, is considerably wider: from the
Balkans to the Alpine regions, up to Emilia Romagna, Liguria and the central-southern Italy. These objects, at times, could assume a stronger allegorical value that can be assigned to areas of Christian symbolism. Apart from these rare cases, on the
other hand, it should be emphasized the strong bond that forms with such ornaments have reasons very similar to those already present in the repertoire of the brooches of the Roman imperial period.
Also in relation to these issues, a comparison is particularly interesting for the fibulae presented here comes from Berceto (Parma, Italy).
Le fibule presentate sono state rinvenute durante le indagini archeologiche condotte, dal 1998 ad oggi, dall’equipe del Dipartimento di Archeologia di Bologna, diretta dal Prof. Sandro De Maria e coordinata sul campo dal Prof. Riccardo Villicich, nel
sito della villa di Teoderico presso Galeata (FC).
La prima fibula è stata rinvenuta durante la campagna di scavo del 2008, nell’ambito dell’indagine del Saggio 34, ai suoi limiti occidentali, in corrispondenza di uno stradello
riferibile alle fasi di risistemazione della villa nel V secolo. Si tratta di una fibula a croce greca, presumibilmente realizzata in bronzo, di 3,8 x 4,4 cm e del peso di 20 g, i cui
bracci, quasi perfettamente simmetrici tra loro, sono caratterizzati da estremità espanse e arrotondate. Sulla parte anteriore, la fibula presenta una decorazione incisa cosiddetta a
"occhi di dado", con cerchi concentrici incisi a punzone, eseguiti molto regolarmente e disposti con ordine: due alle estremità di ogni braccio e cinque al centro. Sulla parte
superiore è presente una colomba stilizzata rivolta a destra. Nella parte posteriore, si conservano integri il sistema di chiusura a molla e la staffa. Manca l’ardiglione di chiusura.
La seconda fibula è stata ritrovata durante la campagna di scavo del 2011, nel Saggio 35, all’interno di uno
degli strati del Vano 45, ambiente di un magazzino destinato in parte allo stoccaggio di cereali, in parte alla
lavorazione e all’essiccamento delle carni, riferibile ad un primo impianto produttivo, di età alto/medio
imperiale; la struttura è caratterizzata da una lunga fase di vita che va fino alla metà del III secolo d.C.
quando la struttura venne distrutta da un incendio. Il ritrovamento della fibula è stato interpretato quale
frutto del rimescolamento e della dispersione dei materiali all’interno degli strati obliteranti la fase di
incendio del magazzino. La forma dei bracci di questa fibula a croce greca, i quali incorniciano una
prominenza centrale a semicupola piuttosto consistente, è approssimativamente pentagonale. Di dimensioni
inferiori rispetto al precedente, l’oggetto misura 3,2 x 3,2 cm, e ha un peso di 10 g; presumibilmente,
anch’esso realizzato in bronzo. Sulla parte anteriore, anche in questo caso, è presente una decorazione a
"occhi di dado". Nella parte posteriore, è riconoscibile l’attacco della staffa di chiusura; si conservano,
inoltre, l’ardiglione e la molla, distaccati dal corpo del manufatto.
Fig. 1) Fibula a croce greca, rinvenuta nel sito della villa di Teoderico
a Galeata (FC). Laboratorio del Museo Civico Mambrini di Galeata.
inv. G08 US 850 334. Foto e disegni di Ketty Iannantuono.
Greek cross-shaped brooch, found at the site of the villa of Theodoric in Galeata
(FC). Laboratory of the Museo Civico Mambrini Galeata.
inv. G08 US 850 334. Photos and drawings by Ketty Iannantuono.
A livello tipologico, entrambi i manufatti sono riconducibili alle fibule cruciformi, oggetti di ornamento
caratteristici del costume femminile delle popolazioni latine tra il V – VI secolo e il VII secolo, con una
assai probabile continuità almeno per tutto l’VIII secolo. La persistenza nella cultura materiale di età
carolingia di tali oggetti è documentata con sicurezza per l’area renana. Al di là di poche eccezioni, le
fibule a croce erano realizzate in bronzo; prevalentemente, dovevano essere indossate all’altezza del petto
per fissare i lembi di un mantello indossato sopra la tunica o di capi d’abbigliamento simili. Questa
tipologia è caratterizzata da una grande variabilità formale che induce a considerare una produzione frutto
di piccolo artigianato, che sicuramente agiva su modelli mutuati da quelli in voga nei centri maggiori, e
non piuttosto di grandi manifatture seriali, le quali avrebbero sicuramente dato luogo ad una produzione
più uniforme.
Le fibule cruciformi costituiscono un ottimo esempio di manufatti alto
medievali diffusi su entrambe le sponde dell’Adriatico. La loro area di
diffusione, infatti, risulta notevolmente ampia: dai Balcani alle regioni
alpine, fino al’Emilia Romagna, alla Liguria e all’Italia centromeridionale. In particolare, la presenza di questi manufatti è cospicua,
per quanto riguarda l’Italia, nella regione alpina centro-orientale,
soprattutto nell’area veneto-friulana e nel Trentino e, per quanto
riguarda l’area a Est dell’Adriatico, nel territorio croato e bosniaco.
Fibule a croce risultano documentate frequentemente in contesti
funerari. Utilizzati in modi peculiari all’interno della performance
funebre, alle volte, questi oggetti potevano assumere una più forte
valenza allegorica che può essere ricondotta ad ambiti del simbolismo
cristiano. A prescindere da questi casi, d’altro canto, va sottolineato il
forte legame che le forme di tali ornamenti hanno con motivi molto
simili già presenti nel repertorio delle fibule di epoca romana
imperiale. Molto significativa pare la somiglianza di alcuni di questi
oggetti con le fibule del tipo Feugère 24c (assimilabili al tipo Ettlinger
40), datate alla seconda metà del I secolo e diffuse particolarmente tra
la Francia centro-meridionale e la Svizzera occidentale, le quali, in
ultima analisi, potrebbero essere considerate come i prototipi delle
fibule cruciformi di epoca alto-medievale.
Un confronto particolarmente interessante per le fibule qui presentate
proviene da Berceto (PR).
Fig. 2) Fibula a croce greca con umbone centrale, rinvenuta nel sito della villa di
Teoderico a Galeata (FC). Laboratorio del Museo Civico Mambrini di Galeata. inv.
G11 US 1014 95. Foto e disegni di Ketty Iannantuono.
Greek cross-shaped brooch with a central boss, found at the site of the villa of
Theodoric in Galeata (FC). Laboratory of the Museo Civico Mambrini Galeata.
inv. G11 US 1014 95. Photos and drawings by Ketty Iannantuono.
Contesto di provenienza delle fibule a croce
35
30
25
20
15
10
5
0
Da scavo
Da tomba
Da survey
Da collezione
museale
Fig. 4) Grafico del contesto di provenienza delle fibule a croce nell’area adriatica.
Elaborazione di Ketty Iannantuono.
Bar graph of origin context of cross-shaped brooches into the Adriatic area.
Elaborated by Ketty Iannantuono.
Fig. 3) Pianta di distribuzione delle fibule a croce nel contesto adriatico. Elaborazione di Ketty Iannantuono.
Distribution map of cross-shaped brooches in the Adriatic context. Elaborated by Ketty Iannantuono.
K. Iannantuono
La croce del Duomo di Berceto: ipotesi di un riutilizzo
Purpose of this study is the pectoral cross, used as reliquary conserved at the Museum of Berceto's Cathedral (Parma, Italy). . The archaeological investigations in the Berceto’s Cathedral, carried out since the beginning of 1985, stopped in 1987
during the consolidation works of the church. Meanwhile, under the main altar, a shrine was built to keep the body of the founder St. Moderanno. In the same space is placed the body of St. Abbondio, the first patron saint of the abbey before St.
Moderanno. The relics of St. Abbondio were kept in a lead chest. Inside it, placed in a shrine beneath the high altar, they found the bronze enkolpion now shown in the museum of the cathedral. The type of the cross-reliquary hasn't any comparison in
higher production of similar devotional objects and presents some issues regarding the typological definition. The shape is, in fact, very similar to crosses brooches. The interpretation of some of these objects found in particular funerary contexts such
as Christian symbols, makes it possible to assume, in the case of Berceto, a reuse of a brooch defunctionalized by removing the pin buckle. Archaeometrical non-destructives investigations would allow to acquire data about the alloy used studying the
object with SEM. Radiographical analysis could highlight changes at the time of defunctionalization of the brooch. An archaeometrical study project of the materials was launched by DISCI (Alma Mater Studiorum Università di Bologna), and
coordinated by Prof. Sandro De Maria and Prof. Mariangela Vandini.
L’oggetto che qui si presenta è la croce pettorale porta reliquie conservata presso il Museo del Duomo di Berceto (PR); di dimensioni ridotte, circa 5 cm di diametro,
ad un esame autoptico pare realizzata in bronzo ricoperto con inserti in rame dorato. La forma è del tipo patente a cerchio derivata dalla croce greca con le estremità
stondate. All'incrocio dei due bracci è applicato un contenitore porta-reliquie, fissato per mezzo di due piccole cerniere bronzee. Nella parte superiore insiste, tramite
una saldatura, un appiccagnolo per la sospensione. Il verso presenta invece una piccola cavità al centro, somigliante ad un castone, non funzionale allo spazio usato
come reliquiario.
La notizia della fondazione da parte di re Liutprando del monasterium quod Bercetum dicitur situato in summa quoque Bardonis Alpe è riportata da Paolo Diacono;
segnalando i principali monumenti alla memoria del sovrano menziona Berceto assieme alla costruzione di San Pietro in Ciel d'Oro a Pavia. Le indagini
archeologiche effettuate dall'inizio del 1985 e terminate nel 1987 sono seguite ai lavori di consolidamento dell'edificio. Delle modificazioni subite in antico rimane
traccia negli Acta Translationis S. Abundi che riferiscono in merito all'allungamento dell'abside (VIII sec.); inoltre sotto l'altare maggiore venne, nello stesso
momento, ricavato un sacello per ospitare il corpo del fondatore San Moderanno. Nello spazio è collocata parte del corpo di Sant'Abbondio dedicatario dell'abbazia
prima di San Moderanno. Le reliquie di Sant'Abbondio erano conservate in un contenitore in piombo. All'interno dell'urna, posta in un sacello sotto l'altare
maggiore, è stato rinvenuto l'enkòlpion in bronzo ora nel museo del duomo.
La forma della croce-reliquiario non trova confronti all'interno delle maggiori produzioni di oggetti devozionali di questo tipo e presenta alcune problematiche
riguardo la definizione tipologica. La forma infatti ricorda molto da vicino le fibule del tipo a croce. Al centro si notano tre piccole appendici, alle quali era assicurata
la capsella, che rivelano stringenti somiglianze con gli agganci per l'ardiglione nelle fibule ricordate. Del pari, in quello che ora è il verso dell'oggetto, è presente una
piccola cavità che non è funzionale allo spazio usato per ospitare la reliquia. Anche in questo caso sono molteplici i confronti con l'umbone centrale delle fibule a
croce greca dove il piccolo umbone è parte integrante della decorazione e, in alcuni casi, sarebbe da interpretare come un castone per l'applicazione di pietre dure o
vetri.
L’interpretazione di taluni di questi oggetti rinvenuti in particolari contesti funerari quali simboli cristiani, rende possibile ipotizzare, nel caso di Berceto, un
riutilizzo della fibula che, de-funzionalizzata dopo l'asportazione dell'ardiglione, sarebbe stata impiegata nel senso del simbolismo cristiano della croce impiegando
gli agganci per incastrare la capsella-reliquiario.
Fig. 5) 1: Croce pettorale da Berceto (PR), recto; 2: Croce pettorale, verso.
Foto di Filippo Fontana.
1: Pectoral cross from Berceto (PR), recto; 2 : Pectoral cross, verso.
Photos by Filippo Fontana.
Indagini archeometriche non distruttive, permetterebbero di acquisire dati certi riguardo la lega utilizzata, con lo studio dell'oggetto tramite il SEM (Microscopio
elettronico a scansione). Un'analisi radiografica potrebbe evidenziare sia le saldature già visibili, come nel fissaggio dell'appiccagnolo, che altri interventi approntati
al momento della de-funzionalizzazione della fibula. Si mostrerebbero anche eventuali tracce di decorazione superficiale, come ad esempio il motivo degli occhi di
dado, così attestato nelle fibule a croce, anche quando il cattivo stato di conservazione delle lamine più esterne non lo renda visibile ad occhio nudo.
In questo senso, da parte del DISCI dell'Alma Mater Studiorum,è stato attivato un progetto di studio archeometrico dei materiali, coordinato dal Prof. Sandro De Maria e dalla Professoressa Mariangela Vandini (Dipartimento di Beni Culturali), che
vedrà la collaborazione degli autori.
F. Fontana
Economia e Territorio
nell’Adriatico centrale tra tarda Antichità e alto
Medioevo (IV-VIII secolo)
Parole Chiave: Paesaggio, Cultura materiale,
Archeologia, Adriatico
Ravenna, 28 Febbraio - 1 marzo 2014