leggi tutto - Adorazione Eucaristica Perpetua
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I frutti dell’adorazione eucaristica o adorazione – missione P. FLORIAN RACINE « Sia lodato e ringraziato ogni momento il Santissimo e Divinissimo Sacramento !». É con questa preghiera di lode che desidero benedire il nostro Signore Gesù, davvero presente nel sacramento del suo Amore. L’Eucaristia è il nostro vero tesoro sulla terra: non c’è nulla di più bello, di più grande, di più mirabile di questa presenza del Risorto che, pur senza lasciare il cielo, ha posto la sua dimora in mezzo a noi per arricchirci della sua grazia e rivestirci della sua gloria. Quante parrocchie -prostrandosi davanti al Re dei re e Signore dei signori- hanno sperimentato il suo amore che dà senso alla nostra esistenza e hanno fatto scendere sulla Chiesa e sul mondo qualche raggio della luce del Cristo risorto. B ENEDETTO XVI, durante una catechesi su santa Giuliana di Cornillon, ha espresso la sua gioia nel constatare all’interno della Chiesa « una « primavera eucaristica »: quante persone sostano silenziose di fronte al Tabernacolo per intrattenersi in colloquio d’amore con Gesù! È consolante sapere che non pochi gruppi di giovani hanno riscoperto la bellezza della preghiera in adorazione davanti al Santissimo Sacramento (…). Prego perché questa « primavera » eucaristica si diffonda sempre di più in tutte le parrocchie ».1 Da una parte, sono sempre più numerose le parrocchie che fanno radicare la vita pastorale nell’Eucaristia prima celebrata e poi continuamente adorata. In questo modo l’adorazione diventa una fonte inesauribile di santità per i fedeli. Dall’altra però, come ricordava san Giovanni Paolo II, « Purtroppo, accanto a queste luci, non mancano delle ombre. Infatti vi sono luoghi dove si registra un pressoché totale abbandono del culto di adorazione eucaristica. Si aggiungono, nell'uno o nell'altro contesto ecclesiale, abusi che contribuiscono ad oscurare la retta fede e la dottrina cattolica su questo mirabile Sacramento. Emerge talvolta una comprensione assai riduttiva del Mistero eucaristico. 1 Udienza generale di Benedetto XVI su santa Giuliana di Cornillon, 17 novembre 2010. ALETHEIA – ECOLE SAINT-JEAN – 2014 – N° 45 Spogliato del suo valore sacrificale, viene vissuto come se non oltrepassasse il senso e il valore di un incontro conviviale fraterno»2 Ecco una delle ragioni per cui l’adorazione del Santissimo Sacramento è caduta pressoché in disuso negli ultimi decenni. Ai tempi del Concilio, essa era considerata da molti come un approccio devozionale e dai liturgisti come un palliativo a una liturgia divenuta ormai inaccessibile ai fedeli. Gli stessi pensavano che, dopo il Concilio, l’adorazione dovesse sparire perché la devozione doveva lasciare spazio ad un’autentica spiritualità e anche perché la rinnovata liturgia permetteva una vera partecipazione dei fedeli. Da qui intuiamo che all’epoca non si comprendeva l’adorazione nella sua vera identità e nella continuità con la santa Messa. Grazie al contributo pastorale di Giovanni Paolo II e l’apporto teologico di Benedetto XVI, la Chiesa non cessa di ricordare che l’adorazione non è né un sentimento personale né una devozione privata, ma una preghiera che allarga il cuore alle dimensioni del mondo. Toccando il Cuore di Cristo, Dio tocca tutti i cuori degli uomini. Adorando la santa Eucaristia, «entriamo in questo movimento dell’amore da cui scorre ogni progresso interiore ed ogni efficacia apostolica »3. Ci accingiamo ora ad osservare più da vicino alcune grazie tangibili che scaturiscono da questa preghiera contemplativa, ma senza dimenticare che noi « camminiamo nella fede e non ancora in visione » (2 Cor 5, 7). Ciò significa che le grazie visibili nate dall’Eucaristia sono come la punta di un iceberg, se confrontate ai benefici spirituali invisibili che il Signore prodiga alla sua Chiesa e al mondo. Poiché l’Eucaristia è il memoriale della Passione di Cristo, i frutti dell’Eucaristia scaturiscono direttamente dalla Croce: pur avendo stravolto il mondo dell’interiorità, il mondo visibile non è cambiato radicalmente perché noi attendiamo « un nuovo cielo e una nuova terra » (Ap 21, 1). Ma, prima di parlare dei frutti dell’adorazione, riflettiamo un momento sull’essenziale : il Signore è degno di essere adorato per se stesso, perché lui è il nostro Creatore, il nostro Redentore, il nostro Santificatore. Paolo VI scriveva : 2 GIOVANNI-PAOLO II, lettera enciclica, Ecclesia de Eucharistia, n. 10, 2003. GIOVANNI-PAOLO II, discorso in occasione della visita al Sacro Cuore di Montmartre, Parigi, 1 Giugno 1980. 3 ALETHEIA – ECOLE SAINT-JEAN – 2014 – N° 45 «Ed è per noi un dovere dolcissimo onorare e adorare nell’Ostia santa, che vedono i nostri occhi, il Verbo Incarnato, che essi non possono vedere e che, senza lasciare il Cielo, si è reso presente dinanzi a noi »4. Adorare Dio è quindi un « dolce dovere ». Prima di tutto, si tratta di un « dovere », perché è il primo comandamento : «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti » (Mt 22, 36). Tuttavia, questo dovere è « dolce » perché i benefici per l’anima e per il mondo sono innumerevoli : « Chiunque perciò si rivolge all'augusto Sacramento Eucaristico con particolare devozione e si sforza di amare con slancio e generosità Cristo che ci ama infinitamente, sperimenta e comprende a fondo, non senza godimento dell'animo e frutto, quanto sia preziosa la vita nascosta con Cristo in Dio; e quanto valga stare a colloquio con Cristo, di cui non c'è niente più efficace a percorrere le vie della santità...»5. Se anche l’adorazione del Santissimo fosse una pratica difficile, o se non ne scaturisse alcun frutto tangibile, il Signore sarebbe ugualmente degno di essere adorato per se stesso. Ciò che deve motivare il nostro slancio d’adorazione non riguarda solo i benefici spirituali che riceveremo. Adorare è il primo atto di giustizia in cui si riconosce che Dio è l’essere primo che dona la vita. È l’Alfa e l’Omega. Tutto viene da lui, tutto sussiste in lui e tutto deve ritornare a lui. Prima di dare il mandato ai suoi discepoli, il Cristo risorto « mostrò loro le mani e i piedi » (Lc 24, 40) con le sue piaghe gloriose, fonte di grazia per l’umanità. Perché « egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e per le sue piaghe noi siamo stati guariti » (Is 53, 4-5). Dalle piaghe gloriose di Cristo scaturiscono frutti spirituali per l’adoratore, per la Chiesa e per il mondo. Questo testo cercherà di presentare alcune delle grazie che si manifestano dal momento in cui una comunità parrocchiale si mette in moto per adorare il Santo Sacramento. Per rafforzare la nostra tesi ci verranno in aiuto le testimonianze di diversi sacerdoti. Le tre diverse parti del testo affronteranno i principali frutti riscontrati: prima nella vita degli adoratori, poi nella comunità parrocchiale, infine nella Chiesa e nel mondo. Tutti questi frutti nascono dal sacrificio di Gesù sulla Croce, reso presente nell’Eucaristia, e sono tutti profondamente legati: rinnovando il cuore dei fedeli, il Signore edifica la comunità. In questo modo, dona alla Chiesa delle vocazioni e al 4 5 PAOLO VI, Motu proprio, Credo del Popolo di Dio- Solenne Professione di fede, 1968. PAOLO VI, lettera enciclica, Mysterium Fidei, 1965. ALETHEIA – ECOLE SAINT-JEAN – 2014 – N° 45 mondo degli apostoli. Ogni vita che cambia rinnova la Chiesa e trasforma il mondo… GRAZIE PERSONALI L’esperienza della tenerezza di Dio In primo luogo, prostrandosi davanti al Santissimo, l’adoratore fa esperienza della tenerezza di Dio. Già in Galilea le folle si accalcavano attorno a Gesù per ascoltarlo e vederlo compiere segni e prodigi. Pensiamo alla donna che toccò Gesù per la sua fede, liberando così la sua potenza. Gesù si accorse della forza che era uscita da lui e disse: « Chi mi ha toccato? » (Mc 5, 30). La nostra fede tocca il Cuore di Gesù e libera la sua potenza e il suo amore guaritore su di noi, la famiglia e il mondo intero, ogni volta che noi andiamo verso di lui nel Santo Sacramento. Nel silenzio dell’adorazione, rispondiamo all’invito di Gesù che dice alle moltitudini: « Venite a me, voi tutti che avete sete…, voi tutti che siete affaticati... e troverete ristoro… Perché dal mio grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva. Parlava dello Spirito Santo… » Presso il Tabernacolo, Gesù rinvigorisce le nostre forze e rinnova in noi la speranza quando tutto sembra perduto. Giovanni Paolo II scriveva: «È bello intrattenersi con Lui e, chinati sul suo petto come il discepolo prediletto, essere toccati dall'amore infinito del suo cuore. Se il cristianesimo deve distinguersi, nel nostro tempo, soprattutto per l'« arte della preghiera », come non sentire un rinnovato bisogno di trattenersi a lungo, in spirituale conversazione, in adorazione silenziosa, in atteggiamento di amore, davanti a Cristo presente nel Santissimo Sacramento? Quante volte, miei cari fratelli e sorelle, ho fatto questa esperienza, e ne ho tratto forza, consolazione, sostegno ! »6. Lasciarsi evangelizzare Per poter evangelizzare meglio, l’adoratore deve prima di tutto lasciarsi evangelizzare. Deve lasciare, cioè, che l’amore misericordioso di Cristo lo guarisca, lo liberi, lo illumini, lo rialzi. Alla domanda « cosa fa Gesù nel Santissimo Sacramento ? », il Curato d’Ars rispondeva : « ci aspetta ». Là Gesù nasconde la sua maestà perché noi osiamo andargli a parlare come fa un amico a un altro amico. Modera l’ardore del suo Cuore per farci sperimentare la sua dolce tenerezza. Sulla Croce, Gesù trasforma l’odio in amore e la morte in vita. Allo stesso modo, attraverso 6 GIOVANNI-PAOLO II, lettera enciclica, Ecclesia de Eucharistia, n. 25, 2003. ALETHEIA – ECOLE SAINT-JEAN – 2014 – N° 45 l’Eucaristia, Gesù opera la stessa meraviglia in noi: trasforma il male in bene, le tenebre in luce, la paura in fiducia. Pauline-Marie Jaricot, infaticabile apostolo della carità vissuta a Lione nel XIX secolo, riassume questa trasformazione personale che accade nel cuore degli adoratori quando essi lasciano che lo Spirito muti i cuori di pietra in cuori di carne : « Ai piedi del santo Tabernacolo, il mio cuore, affranto dalle più dure prove, ha costantemente trovato la forza necessaria per sopportarne il rigore; qui, le mie lotte si sono mutate in vittoria, la mia debolezza in coraggio, le mie tiepidezze in fervore, le mie incertezze in luce, la mia tristezza in gioia, i miei ostacoli in successo, i miei desideri in ferma volontà, le mie antipatie, gelosie e risentimenti verso il prossimo, in ardente carità. Tutto ciò che so, l'ho appreso ai tuoi piedi, Signore»7. Fervore e fedeltà Adorare fedelmente il Santissimo Sacramento diventa una scuola di fervore spirituale e di fedeltà nella preghiera. Quando una parrocchia organizza l’adorazione perpetua, ciascun parrocchiano è invitato a recarsi regolarmente ad adorare un’ora alla settimana. Questo impegno settimanale comporta diversi benefici: prima di tutto, aiuta i parrocchiani a restare fedeli alla preghiera personale malgrado i tempi di aridità spirituale in cui viviamo. Un sacerdote testimonia : « I grandi maestri spirituali sottolineano che ogni progresso spirituale ha bisogno di regolarità, fedeltà e ascesi. Il ritmo di un’ora d’adorazione alla settimana ci permette di rientrare in un impiego del tempo settimanale adatto a tutti. Aiuta a mettere Gesù davanti a tutte le altre attività, come nel vangelo di Marta e Maria, dove Gesù ci ricorda, tramite la testimonianza di Maria seduta ai piedi del Signore, che una sola cosa è necessaria o come nel Getsemani, quando Gesù chiede a Pietro : « Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola ? » (Mc 14, 37) »8. Impegnandosi ad adorare un’ora alla settimana, il parrocchiano si libera da un approccio troppo sensoriale o sentimentale e passa gradualmente a un’adorazione in « spirito e in verità », un’adorazione nella Chiesa e per la Chiesa. Spesso succede che, dopo qualche mese di adorazione, alcuni adoratori dicano : « smetto di adorare perché non 7 Paulina Maria JARICOT, L'Amore infinito nella divina eucaristia, Roma, Pontificia opera della propagazione della fede, 1983 8 Testimonianza di padre Michel PIERON, parroco di Vichy, 2005. ALETHEIA – ECOLE SAINT-JEAN – 2014 – N° 45 provo più niente ». Ma Gesù ci ricorda che il Padre cerca adoratori che adorano in spirito e verità (Gv 4, 23), e non adoratori motivati unicamente da grazie tangibili. In questo modo, una cappella d’adorazione che accoglie a turno i suoi parrocchiani, costituisce una vera e propria scuola di fedeltà e fervore, dove l’incontro con Gesù diventa una vera esperienza spirituale, indipendentemente dalle consolazioni più o meno percepite… Insisto sull’importanza di sviluppare un’organizzazione in cui ciascun adoratore è consapevole di essere custode del Santissimo. Se non può recarsi a questo « appuntamento d’amore », deve poter trovare un sostituto. Un gruppo di responsabili si organizza per aiutarlo in questo compito. Sottolineiamo la dimensione ecclesiale di questo tipo di organizzazione: l’adoratore sostituisce un altro e lascerà, dopo di sé, il posto a un nuovo adoratore. Questa catena d’adorazione stimola gli adoratori a restare fedeli, perché la presenza dell’uno incoraggia l’altro durante il cambio da un’ora all’altra, sia di giorno che di notte. È inoltre consigliato l’utilizzo di un ostensorio tradizionale degnamente posato su un altare, anziché un tabernacolo chiuso da ante o un ostensorio posizionato dietro una grata o un vetro blindato… Quest’ultimo tipo di esposizione, che al giorno d’oggi si diffonde in tante parrocchie pur non essendo raccomandata dal magistero, invece di valorizzare la presenza reale e dare solennità alla pratica dell’adorazione del Santissimo, ha come conseguenza diretta il disimpegno da parte degli adoratori. Nel cercare una soluzione di comodo che vuole evitare un’organizzazione il cui unico scopo è di favorire la fedeltà, l’adorazione è quindi ridotta a una semplice devozione privata e non a una preghiera ecclesiale. Essa non è più una preghiera di ampiezza mondiale in cui ciascuno veglia, a turni, in Chiesa e per la Chiesa. Gli adoratori perdono così il senso della « custodia d’onore » o « custodia d’amore ». Perderanno ben presto la motivazione e non avranno più motivi per cercare un sostituto che copra le loro assenze. Per questo, la catena d’adorazione sarà presto discontinua e poco a poco s’indebolirà fino a sparire. Infine, una parrocchia che sceglie uno di questi tipi di esposizione invece dell’ostensorio esposto giorno e notte su un altare, non pone l’atto di fede che il Signore si aspetta e per il quale ci dona una grazia ben specifica per la nostra Chiesa e i nostri tempi ! «Non temere, continua solo ad aver fede! » (Mc 5, 36). ALETHEIA – ECOLE SAINT-JEAN – 2014 – N° 45 Amore per amore Rendere a Gesù « amore per amore ». San Pier Giuliano Eymard diceva : « Ho riflettuto spesso sui rimedi contro questa indifferenza universale che si impadronisce in maniera atroce di tanti cattolici, e ne trovo uno solo: l’Eucaristia, l’amore per Gesù Eucaristico. La perdita della fede deriva dalla perdita dell’amore ». L’Eucaristia è il dono del Sacro Cuore di Gesù che « li amò sino alla fine » (Gv 13, 1). Gesù mostra agli uomini il suo Cuore perché, vedendoli cosi poveri in amore, vuole arricchirli dei tesori del Cuore di Dio. Per questo, istituisce l’Eucaristia, invenzione dell’amore. Qui, Gesù brucia di desiderio di essere amato. Il suo Cuore è « una sorgente inesauribile »9, « una fornace ardente »10. San Pier Giuliano Eymard diceva ancora : « Nel Santissimo Sacramento non può essere più amorevole! Tuttavia egli non è amato, il suo amore non è apprezzato e nemmeno conosciuto, e pochissimo anche dai suoi. Egli ha dei buoni servitori apostolici, alcuni devoti adoratori di servizio; ma quanto poche sono le spose e quanto pochi gli amici, che lo visitano con cordialità, che conversano con il cuore, che sono esclusivamente dediti a lui ! »11. Nell’adorazione fedele il parrocchiano vive un incontro autentico col Cristo risorto nella fede. Diventa discepolo di Gesù, secondo la sua chiamata : « imparate da me, che sono mite e umile di cuore » (Mt 11, 29). Oggi Gesù rimane nel Santissimo Sacramento non solo per dare a noi lo stesso privilegio di incontrarlo nella sua persona divina, come gli apostoli che ebbero l’opportunità di frequentarlo tutti i giorni. Ma in più, nel sacramento del suo Amore, Gesù attende da ciascuno gli stessi slanci d’amore, lo stesso affetto, gli stessi sentimenti, le stesse disposizioni interiori che ha ricevuto dalle sante donne del vangelo o dei discepoli che si lasciavano formare dal buon maestro. Nell'Eucaristia, Dio si dona senza misura. Ci invita alla reciprocità, ovvero ad amare in cambio Gesù, con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima e con tutte le nostre forze, nella sua persona divina che si rende presente a noi in maniera 9 Santa MARGHERITA MARIA ALACOQUE, Vita e opere, Roma, Centro volontari della sofferenza, t. II. 10 Santa MARGHERITA MARIA ALACOQUE. Autobiografia, n. 55 e 56. 11 San Pier Giuliano EYMARD, Œuvres complètes, NR 44, 133. Versione italiana a cura di: Giovanni Gaiani, Massimo Suardi, Francesco Rota Conti, Congregazione del SS. Sacramento, Provincia italiana, Prato 1986, composto e stampato in proprio, edizione fuori commercio. ALETHEIA – ECOLE SAINT-JEAN – 2014 – N° 45 corporea. È il primo povero, il primo che merita il nostro amore, l’unico che merita tutto il nostro cuore… Ascoltare e ricercare la volontà di Dio Come sottolineava san Giovanni Paolo II, «La presenza di Gesù nel tabernacolo deve costituire come un polo di attrazione per un numero sempre più grande di anime innamorate di Lui, capaci di stare a lungo ad ascoltarne la voce e quasi a sentirne i palpiti del cuore»12. Ascoltare questo cuore è ricercare la volontà di Dio. Nell’adorazione eucaristica, l’adoratore impara a fare non « la sua volontà per Dio », ma « la volontà di Dio ». Tutti dobbiamo vivere questa conversione della volontà. Troppo spesso i cristiani si spendono generosamente nei molteplici servizi che hanno scelto, finendo però per scoraggiarsi velocemente perché hanno fatto la loro volontà per Dio. Prima di agire bisogna mettersi in ginocchio per ricevere da Dio non solo il suo volere, ma anche la forza di compierlo con perseveranza. E ancora, l’adoratore impara a decentrarsi da sé per centrarsi sul Cristo e sulla sua Parola. Adorare silenziosamente è imparare a dire: « Parla Signore, perché il tuo servo ti ascolta. » (1 S 3, 9) piuttosto che « ascolta Signore, il tuo servo parla » ! La preghiera è anche una potente difesa contro le tentazioni quotidiane : « pregate per non entrare in tentazione » (Mc 14, 37). Sacramenti e messa All’interno dei frutti personali, sottolineiamo ora quelli che rinnovano le disposizioni interiori per accostarsi degnamente ai sacramenti e riceverne i benefici. Benedetto XVI ricorda il legame intrinseco tra la messa e l’adorazione eucaristica. Scrive infatti : « L'adorazione eucaristica non è che l'ovvio sviluppo della Celebrazione eucaristica, la quale è in se stessa il più grande atto d'adorazione della Chiesa. Ricevere l'Eucaristia significa porsi in atteggiamento di adorazione verso Colui che riceviamo. Proprio così e soltanto così diventiamo una cosa sola con Lui e pregustiamo in anticipo, in qualche modo, la bellezza della liturgia celeste. L'atto di adorazione al di fuori della santa Messa prolunga ed intensifica quanto s'è fatto nella Celebrazione liturgica stessa. Infatti, « soltanto nell'adorazione può maturare un'accoglienza profonda e vera. E proprio in questo atto personale di incontro col Signore matura poi anche la 12 GIOVANNI PAOLO II, lettera apostolica Mane Nobiscum Domine, n. 18, 2004. ALETHEIA – ECOLE SAINT-JEAN – 2014 – N° 45 missione sociale che nell'Eucaristia è racchiusa e che vuole rompere le barriere non solo tra il Signore e noi, ma anche e soprattutto le barriere che ci separano gli uni dagli altri »13. L’esperienza delle parrocchie adoratrici mostra che, adorando il Santissimo Sacramento, i parrocchiani imparano non solo a scoprire, al di là delle apparenze del pane, la presenza reale del Signore. Ma prendono anche coscienza della presenza efficace del sacrificio della Croce, resa presente in ogni messa. Così, prostrandosi a lungo davanti all’Ostia sacra, gli adoratori non potranno accostarsi alla comunione senza una santa riverenza e una profonda adorazione. Inoltre, non potranno ridurre la celebrazione eucaristica a un semplice banchetto. In altre parole, adorare il Santissimo Sacramento permette di vivere più intensamente l’Eucaristia in tutte le sue dimensioni. Monsignor Ruben T. Profugo, vescovo di Lucena nelle Filippine testimonia : « Nella mia diocesi, la partecipazione alla messa è aumentata visibilmente non solo alla domenica ma anche durante la settimana. Molti sono ritornati ai sacramenti grazie all’adorazione eucaristica perpetua. C’è un legame molto forte fra l’adorazione e la messa: l’ora d’adorazione settimanale prepara i parrocchiani a vivere la messa della domenica o a rendere grazie per quella che hanno appena vissuto ». Benedetto XVI non esitò a dire che « l’adorazione non è un lusso ma una priorità »14 nella Chiesa dei giorni nostri. Catecumenato Un giovane sacerdote vietnamita, che esercitava il suo ministero a Singapore in una piccola parrocchia, racconta : « Una domenica di quaresima, mentre celebravo la messa, fui colpito dal numero importante di catecumeni : 80 giovani fra i 18 e i 35 anni. Dopo la messa, questo giovane sacerdote mi fa visitare la sua parrocchia e noto, di fianco alla chiesa, una piccola sala climatizzata, piena di fiori. Il Santissimo Sacramento è esposto là giorno e notte come nella basilica del Sacro Cuore di Montmartre, e c’è costantemente una quindicina di persone. Questo parroco diceva che il numero di catecumeni era legato a questa adorazione. In effetti, dialogando con questi giovani che gli chiedevano il battesimo, tutti rispondevano che da qualche mese la notte venivano a pregare il Santissimo, senza nemmeno sapere esattamente cosa stessero facendo, erano solo attirati 13 14 BENEDETTO XVI, Esortazione Apostolica, Sacramentum Caritatis, n. 66, 2007. BENEDETTO XVI, Angelus 28 Agosto 2005. ALETHEIA – ECOLE SAINT-JEAN – 2014 – N° 45 da quella Presenza. Sì, l’adorazione attira perché ciascun uomo ha dentro di sé questo desiderio di vedere Dio »15. Sacramento della Riconciliazione «Non è soltanto la penitenza che conduce all'eucaristia, ma è anche l'eucaristia che porta alla penitenza »16. Come sacerdote di una parrocchia che vive l’adorazione perpetua, posso testimoniare quanto l’adorazione abbia tra i suoi frutti una domanda crescente del sacramento della riconciliazione. Tale crescita non è solamente quantitativa, ma anche qualitativa. Non si può restare davanti al Santissimo senza che la luce di Cristo illumini profondamente l’anima e rischiari la coscienza… Divorziati risposati Pur non potendo accedere alla santa comunione, i divorziati risposati sono comunque incoraggiati a partecipare al sacrificio della messa e a contemplare il viso di Cristo nell’adorazione. Di recente, una parrocchiana mi ha confidato che sentiva di non progredire più spiritualmente. In seguito, mi ha confessato di essere una divorziata risposata e che –ciò nonostante– riceveva la santa comunione. Allora l’ho invitata a continuare a venire fedelmente a messa, ma senza comunicarsi. Poi l’ho incoraggiata anche ad adorare più fedelmente il Santissimo. Malgrado lo shock e la sofferenza momentanei, è ritornata qualche mese più tardi per dirmi che la sua vita spirituale aveva trovato un nuovo slancio… Giovanni Paolo II scriveva: «La contemplazione prolunga la comunione e permette di incontrare durevolmente Cristo, vero Dio e vero uomo, di lasciarsi guardare da lui e di fare esperienza della sua presenza. Quando Lo contempliamo presente nel Santissimo Sacramento dell’altare, Cristo si avvicina a noi e diventa intimo con noi più di quanto lo siamo noi stessi; ci rende partecipi della sua vita divina in un’unione che trasforma e, mediante lo Spirito, ci apre la porta che conduce al Padre, come egli stesso disse a Filippo: “Chi ha visto me ha visto il Padre” (Gv 14, 9).La contemplazione, che è anche una comunione di 15 Mons. Patrick CHAUVET, Il est là ! L’adoration eucharistique, Saint-Maur, Parole et Silence, 2008. p. 92. 16 GIOVANNI PAOLO II, lettera Dominicae Cenae, 1980. ALETHEIA – ECOLE SAINT-JEAN – 2014 – N° 45 desiderio, ci associa intimamente a Cristo e associa in modo particolare coloro che sono impossibilitati a riceverlo»17. Quanti divorziati risposati fanno esperienza dell’amore incondizionato di Cristo adorando fedelmente il Santissimo! Attraverso questa comunione spirituale, Cristo dona loro le grazie necessarie per continuare a vivere il comandamento della carità e per impegnarsi nella missione della Chiesa… GRAZIE PARROCCHIALI Rinnovando il cuore dei parrocchiani, l’adorazione li spinge ad impegnarsi di più nella loro comunità parrocchiale. Una comunità è prima di tutto costituita da persone che nutrono la loro vita battesimale attraverso un’intensa vita eucaristica. Focolare di preghiera Un sacerdote ricorda che l’adorazione nutre e rafforza la fede : « Il Signore ha sempre esaudito le preghiere degli adoratori e continua a farlo. La cappella d’adorazione è diventata un vero e proprio « focolare di preghiera » già da diversi anni. La nostra comunità cristiana è appagata. Credo che l’adorazione perpetua eucaristica sia l’opera più nobile e tuttavia la più facile nella mia vita di prete. I benefici sono numerosi e lo sforzo da parte mia è minimo. Il meglio che posso fare per i miei parrocchiani è aiutarli a crescere spiritualmente… L’adorazione perpetua rende Gesù presente sempre, per tutti. È davvero presente di persona per ciascuno di noi ». Fondamento spirituale e fecondità Capita a volte che le parrocchie somiglino a terre aride nelle quali è difficile far partire nuovi progetti pastorali o rinnovare quelli già esistenti. Attraverso l’adorazione perpetua, Gesù riversa il suo Spirito su tutti i movimenti della parrocchia, come dei fiumi d’acqua viva che si riversano dal suo divino Cuore (cf Gv 7, 37-39). Quest’acqua vivifica la comunità parrocchiale, rendendola più disponibile alla missione e donando alle attività pastorali una maggiore fecondità. Inoltre, diversamente da una banderuola che cambia incessantemente direzione, con l’adorazione la parrocchia è ancorata sul Cristo, il Buon Pastore delle anime, che benedice e dà fecondità alle iniziative pastorali, malgrado gli inevitabili 17 GIOVANNI PAOLO II, lettera a Mons. Houssiau, 28 Maggio 1996. ALETHEIA – ECOLE SAINT-JEAN – 2014 – N° 45 cambi di sacerdote, di parrocchiani, di movimenti… Gesù celebrato e adorato è la Roccia sulla quale la parrocchia riposa… Dal suo Cuore trafitto che palpita nel Santissimo Sacramento scaturisce lo Spirito che irriga il terreno della parrocchia perché essa possa produrre frutti abbondanti di conversione, di impegno, di carità… Grazie di unità e di carità Ecco la testimonianza di un sacerdote : « La parrocchia St Louis-St Blaise sperimenta delle grazie di carità che attingono all’adorazione eucaristica : si creano o si stringono legami, i parrocchiani sono più attenti gli uni agli altri, sono più solidali. Gesù nel Santissimo Sacramento stravolge il cuore della parrocchia e la apre piano piano alla missione che stiamo avviando. Grazie a questa catena di preghiera ininterrotta, tutti i gruppi della parrocchia si trovano radunati nella preghiera. Nell’esercizio del mio ministero, so che in qualunque momento un parrocchiano prega per la parrocchia e il suo parroco. Nel giorno del primo anniversario dell’adorazione perpetua, eravamo più di 200 ad assistere alla conferenza. Questo per farvi capire quanto i parrocchiani abbiano a cuore il fatto di essere parte integrante con Gesù Eucaristia. Sono toccato da questa fedeltà dei miei parrocchiani verso il loro impegno nella preghiera. È cosi bella ! »18. Gesù diceva : « Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla » (Gv 15, 5). Così, ogni fecondità pastorale trova la sua fonte nell’unione della comunità con il Cristo. Poiché l’Eucaristia è il sacramento della comunione con Dio e col prossimo, più noi viviamo di Eucaristia più la nostra comunione col Cristo è autentica e più, di conseguenza, la nostra carità verso il prossimo è concreta. Sebbene la messa sia il primo luogo di ritrovo parrocchiale, succede tuttavia che i parrocchiani frequentino solo « la loro messa » della domenica (messe delle famiglie, dei giovani, missae privatae...), cosa che non sempre favorisce l’unità e la comunione all’interno della parrocchia. Se invece, oltre alla messa, si pratica l’adorazione perpetua, allora nascono nuovi legami spirituali tra gli adoratori che si turnano o si 18 Testimonianza di padre Michel PIERON, parroco di Vichy, 2005. ALETHEIA – ECOLE SAINT-JEAN – 2014 – N° 45 sostituiscono. Notiamo che i parrocchiani, pur avendo sensibilità spirituali differenti e pur non incontrandosi durante la messa, creano legami di amicizia grazie alla catena dell’adorazione… Sì, « l'Eucaristia edifica la Chiesa e la Chiesa fa l'Eucaristia »19. Vocazioni Vivendo di Eucaristia, colui che si mette al servizio del Vangelo cammina nell’amore di Dio e del prossimo e contribuisce a costruire la Chiesa come comunione. L’amore eucaristico motiva e fonda l’attività vocazionale di tutta la Chiesa. «Nell'incontro con l'Eucaristia alcuni scoprono di essere chiamati a diventare ministri dell'Altare, altri a contemplare la bellezza e la profondità di questo mistero, altri a riversarne l'impeto d'amore sui poveri e i deboli, ed altri ancora a coglierne il potere trasformante nelle realtà e nei gesti della vita d'ogni giorno. Ciascun credente trova nell'Eucaristia non solo la chiave interpretativa della propria esistenza, ma il coraggio per realizzarla, sì da costruire, nella diversità dei carismi e delle vocazioni, l'unico Corpo di Cristo nella storia»20. Molti vescovi affermano che, da quando hanno avviato l’adorazione perpetua, le vocazioni sacerdotali nelle loro diocesi sono aumentate. Adorazione e carità Madre Teresa di Calcutta racconta : « Fu solo dopo il 1973, anno in cui cominciammo l’ora santa quotidiana, che la nostra comunità si mise a crescere e a fiorire ». La santa individua tre grazie ricevute attraverso l’adorazione eucaristica. In primo luogo, imparò ad amare le sue sorelle con lo stesso amore che sgorga dall’Eucaristia. In secondo luogo, il fatto di riconoscere Gesù nelle sembianze del pane l’aiutò a riconoscere meglio il Cristo nel più povero. Infine, l’adorazione le permise di dare alle persone che serviva, non ciò che lei era o aveva ma Gesù che viveva in lei. In una lettera scriveva : 19 GIOVANNI PAOLO II, lettera enciclica, Ecclesia de Eucharistia, n. 26, 2003. GIOVANNI PAOLO II, Messaggio per la XXXVII Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, 30 Settembre 1999. 20 ALETHEIA – ECOLE SAINT-JEAN – 2014 – N° 45 «Ogni giorno esponiamo il Santo Sacramento e ci siamo accorti di un cambiamento nella nostra vita: abbiamo provato un amore più profondo per il Cristo attraverso la maschera penosa dei poveri. Abbiamo potuto conoscerci meglio e conoscere meglio il povero: testimonianza concreta di Dio. Da quando abbiamo iniziato questo culto, non abbiamo diminuito il nostro lavoro, vi consacriamo altrettanto tempo di prima, ma con più comprensione. Le persone ci accettano meglio, ora, giacché hanno fame di Dio. Non hanno più bisogno di noi, ma di Gesù»21. « L’Ora Santa al cospetto dell’Eucaristia, deve condurci all’Ora Santa con i poveri »22. A questo scopo, diverse parrocchie in Francia hanno organizzato un centro d’accoglienza, d’ascolto o di mutua assistenza in collegamento diretto con la cappella di adorazione eucaristica. Per esempio, la parrocchia di San Patrizio a Londra offre un servizio d’ascolto telefonico permanente. Gli operatori restano in preghiera davanti al Santissimo in una cappella attrezzata appositamente per questo. Giovanni Paolo II scriveva : «L’intimità divina con il Cristo, nel silenzio della contemplazione, non ci allontana dai nostri contemporanei, ma, al contrario, ci rende attenti e aperti alle gioie e agli affanni degli uomini e allarga il cuore alle dimensioni del mondo. Essa ci rende solidali verso i nostri fratelli in umanità, in particolare verso i più piccoli, che sono i prediletti del Signore »23. Maternità spirituale Per suscitare sante vocazioni religiose e sacerdotali, la congregazione per il Clero incoraggia la pratica dell’adorazione perpetua nelle diocesi. Il cardinale Hummes scriveva che oggi è sempre più evidente l’urgenza di « un movimento di preghiera che ponga al centro l'Adorazione eucaristica continuata, nell'arco delle ventiquattro ore, in modo che da ogni angolo della terra, sempre si elevi a Dio, una preghiera di adorazione, ringraziamento, lode, domanda e riparazione, con lo scopo precipuo di suscitare un numero sufficiente di sante vocazioni allo stato sacerdotale e, insieme, di accompagnare spiritualmente - al livello di Corpo Mistico - 21 Madre TERESA DI CALCUTTA, Tu mi porti l’amore, scritti spirituali, Città Nuova editrice, 1976 (10. Ed., 2005), p. 27. 22 Ibid, p.26. 23 GIOVANNI PAOLO II, lettera a Mons. Houssiau, 28 Maggio 1996. ALETHEIA – ECOLE SAINT-JEAN – 2014 – N° 45 con una sorta di maternità spirituale quanti sono già stati chiamati al sacerdozio ministeriale… »24. Una parrocchia che adora incessantemente il Santissimo Sacramento riceverà molte grazie di maternità spirituale. Essa « darà alla luce » sante vocazioni sacerdotali e religiose per la Chiesa e otterrà per esse grazie di santificazione. Attraverso l’adorazione perpetua, la parrocchia diventa la sposa che si unisce allo sposo, ovvero Gesù nell’ostia. L’Eucaristia è il banchetto di nozze in cui il Cristo dona alla sua Chiesa le vocazioni di cui essa ha bisogno per annunciare la salvezza ad ogni nazione. Sì, le vocazioni sacerdotali si ottengono in ginocchio, davanti al Signore nell’Eucaristia. Adorazione ed evangelizzazione Nel vangelo, « Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici che stessero con lui, e anche per mandarli a predicare » (Mc 3, 13-14). Qui l’adorazione è il « venire a lui ». L’evangelizzazione è l’« essere inviati verso ». Prima di « andare verso » gli altri nel nome di Gesù, bisogna prima di tutto « venire a » Gesù. Evangelizzare senza adorare è proselitismo. Adorare senza evangelizzare è evasione. Nella sua enciclica sull’Eucaristia, Giovanni Paolo II ricorda che : « Ogni impegno di santità, ogni azione tesa a realizzare la missione della Chiesa, ogni attuazione di piani pastorali deve trarre la necessaria forza dal Mistero eucaristico e ad esso si deve ordinare come al suo culmine. Nell'Eucaristia abbiamo Gesù, abbiamo il suo sacrificio redentore, abbiamo la sua risurrezione, abbiamo il dono dello Spirito Santo, abbiamo l'adorazione, l'obbedienza e l'amore al Padre. Se trascurassimo l'Eucaristia, come potremmo rimediare alla nostra indigenza? »25. Ecco la testimonianza del sacerdote che mi ha preceduto a Sanary : « Sono già cinque anni che la nostra parrocchia vive l’adorazione perpetua. Che magnifico regalo per una parrocchia ! È la grazia più grande che ci sia perché Gesù viene amato nel Santissimo Sacramento. Ora dopo ora, giovani e adulti della parrocchia vengono alla fonte dell’amore e ricominciano la loro giornata, riempiti di forza, di gioia e di pace. L’adorazione nella nostra parrocchia ha permesso di sviluppare questa grande corrente di preghiera e di 24 Lettera del Cardinale HUMMES, prefetto della Congregazione per il Clero, 8 dicembre 2007. 25 GIOVANNI PAOLO II, lettera enciclica, Ecclesia de Eucharistia, n. 60, 2003. ALETHEIA – ECOLE SAINT-JEAN – 2014 – N° 45 dare a molti la perseveranza nella fedeltà. Inoltre, come si può pensare di evangelizzare se non ci si mette in ginocchio? Adorazione ed evangelizzazione fanno rima fra di loro. Questo perché l’adorazione e le cellule parrocchiali di evangelizzazione realizzate nella nostra parrocchia formano una coppia inseparabile»26. Adorazione e guarigione « Sorgerà il sole di giustizia con raggi benefici » (Ml 3, 20). Nell’Eucaristia, Gesù non illumina solo gli individui ma anche i gruppi, i movimenti che vengono ad adorare insieme per crescere in zelo e ardore nell’annunciare il Vangelo. Don Macchioni, rivolgendosi alle diverse cellule parrocchiali, affermava : « "Una comunita' che non sa fare questa scelta di fede non potra' mai vedere frutti duraturi di crescita spirituale e numerica dei propri membri, esporra' anzi tutte le sue pur lodevoli iniziative all'insuccesso. Non ripeteremo mai a sufficienza che questa scelta pastorale e' quella che deve precedere a alimentare tutte le altre. La lode e l'adorazione sono infine un incredibile baluardo contro le tentazioni a cui una comunita' che vuole crescere nel signore viene continuamente sottoposta: spinte alla divisione, critiche all'autorita', pettegolezzi, esagerazione dei limiti umani, sfiducia davanti alle difficolta', errori umani che possono ferire e scandalizzare. Chiunque abbia trascorso la sua ora di adorazione a servizio della comunita', abbia pregato con amore per i fratelli che sta evangelizzando, uscira' certamente rinfrancato e con la visione di gesu' sulle situazioni che lo circondano. Inoltre egli stesso verra' pian piano guarito nelle sue ferite interiori perche' ha fatto e continua a fare l'esperienza dell'amore di dio. »27. Adorazione nel contesto rurale Laddove una parrocchia è costituita da numerosi campanili, l’adorazione senza interruzione è difficile da realizzare. Tuttavia, la catena d’adorazione può essere prolungata divenendo anche una grande fonte di grazia per quei parrocchiani che non hanno la messa tutte le settimane nel loro campanile o che non possono spostarsi. Molte parrocchie si organizzano in questo modo: i campanili principali vengono scelti come luoghi d’adorazione. Ciascuna comunità locale si impegna ad assicurare una fascia oraria settimanale di adorazione. Il tutto è organizzato in modo che quando l’adorazione di un campanile finisce, un 26 27 Testimonianza di padre Bertrand LORENTZ, parroco a Sanary, 2004. Don Giuseppe Macchioni, Evangelizzazione in parrocchia, il metodo delle cellule, p.47, Ancora, 1998. ALETHEIA – ECOLE SAINT-JEAN – 2014 – N° 45 altro campanile gli dà il cambio. E cosi via… In questo modo, il Santissimo Sacramento è sempre adorato da qualche parte. Così si fortifica l’unità della parrocchia con i suoi numerosi campanili. Inoltre, questo permette di « far vivere » i diversi campanili per qualche ora grazie all’apertura settimanale per l’adorazione. « La mia casa sarà casa di preghiera » (Gv 2, 17) e non un museo né un luogo aperto solo per una messa mensile… Profanazioni, degradi Molti sacerdoti raccontano che l’apertura ininterrotta della cappella d’adorazione ha permesso di evitare sgradevoli atti di profanazione o degrado. Numerosi sono gli episodi in cui un adoratore che stava pregando davanti al Santissimo ha potuto impedire un’intrusione in Chiesa o una profanazione. Ecco qualche riga di un articolo recentemente apparso su Le Télégramme, rivista laica della Bretagna : « Volevano « difendere » i loro « valori anticlericali » prendendosela con la chiesa San Pio X a Vannes. E invece mediteranno a lungo sul loro gesto... di sicuro fino al primo giugno prossimo, data in cui dovranno comparire davanti al tribunale correzionale di Vannes… Al termine di una serata a base di alcol a casa di uno di loro, tre studenti e un impiegato si sono diretti verso la chiesa, sede di una delle parrocchie di Vannes. Muniti di una bomboletta di vernice rossa, avrebbero danneggiato l’edificio con una decina di scritte murali contenenti insulti. La polizia li ha intercettati verso l’una e mezza del mattino mentre si dirigevano verso il centro della città… Merito dei fedeli intenti all’« adorazione perpetua » in una cappella della chiesa stessa, che hanno tempestivamente informato la polizia del misfatto in corso all’esterno dell’edificio»28. GRAZIE PER LA CHIESA E PER IL MONDO Giovanni Paolo II scriveva : « Per evangelizzare il mondo c’è bisogno di apostoli “esperti” nella celebrazione, adorazione e contemplazione dell'Eucaristia...»29. Attraverso l’adorazione, i parrocchiani fanno esperienza dell’amore di Dio. Questo li spinge a impegnarsi all’interno della loro comunità parrocchiale, che dona loro l’Eucaristia. Nella loro missione, essi sono al tempo stesso portati dalla Chiesa e intercedono per il mondo. In altre 28 29 letelegramme.com, Morbihan, 6 Aprile 2011. GIOVANNI PAOLO II, Giornata Mondiale per le missioni, 2004. ALETHEIA – ECOLE SAINT-JEAN – 2014 – N° 45 parole, la loro adorazione diventa trinitaria: adorando il Figlio, egli li conduce al Padre. In questa dinamica essi ricevono una nuova effusione di Spirito Santo che li spinge a impegnarsi nella Chiesa e nel mondo. Coscienza sociale Lasciando spazio d’azione allo Spirito, il culto reso alla divina Eucaristia spinge realmente l’anima a sviluppare un amore sociale, attraverso il quale il bene comune è preferito rispetto al bene individuale. Per Paolo VI, « L’Eucaristia… è di un’efficacia suprema per la trasformazione del mondo in un mondo di giustizia, di santità e di pace »30. Riparare le colpe del mondo Quando Gesù presenta il suo Cuore a santa Margherita Maria, a volte è un sole d’amore divino, altre volte è circondato da una corona di spine. Ciò significa che egli è da una parte infiammato d’amore per gli uomini, mentre dall’altra è offeso dalla loro ingratitudine. Questa doppia considerazione ci deve muovere da un lato a dare amore per amore all’amore del Cuore di Gesù e dall’altro a offrirgli una compensazione per l’offesa che gli è stata fatta. Riparare o consolare il Cuore di Gesù è amare Gesù con tutto il cuore per coloro che lo rifiutano o lo ignorano. A Paray-le-Monial, Gesù ricorda che questo stesso Cuore di carne batte oggi nel Santissimo Sacramento per tutti noi che non abbiamo vissuto insieme a lui 2000 anni fa. « Ecco questo Cuore che ha tanto amato gli uomini da non risparmiarsi fino a sfinirsi e consumarsi per testimoniare loro il suo amore. Eppure, in cambio, dalla maggior parte di loro ricevo solo ingratitudine attraverso le loro irriverenze e i loro sacrilegi e attraverso la freddezza e il disprezzo che hanno per me in questo sacramento d’amore »31. Margherita Maria impiegherà il suo tempo amando appassionatamente questo Cuore nel Santissimo Sacramento, in riparazione per coloro che non lo conoscono, lo ignorano o lo disprezzano. Giovanni Paolo II scrive: «L'animazione e l'approfondimento del culto eucaristico sono prova di quell'autentico rinnovamento che il Concilio si è posto come fine, e ne sono il 30 PAOLO VI, Discorso ad un gruppo di vescovi statunitensi in visita «ad limina Apostolorum», 15 Giugno 1978. Versione italiana tratta da Civiltà Cattolica, anno 129, Vol. 6, Quaderno 3084, 16 Dicembre 1978, pag. 588 31 Santa Margherita Maria Alacoque. Autobiografia, n. 55 e 56. ALETHEIA – ECOLE SAINT-JEAN – 2014 – N° 45 punto centrale. E ciò, venerati e cari fratelli, merita una riflessione a parte. La Chiesa e il mondo hanno grande bisogno del culto eucaristico. Gesù ci aspetta in questo sacramento dell'amore. Non risparmiamo il nostro tempo per andare a incontrarlo nell'adorazione, nella contemplazione piena di fede e pronta a riparare le grandi colpe e i delitti del mondo. Non cessi mai la nostra adorazione »32. Motore spirituale Ecco la testimonianza di un adoratore notturno texano : « come su una nave da crociera tutti sentono giorno e notte il rumore del motore che spinge avanti la nave, allo stesso modo -quando una parrocchia vive la grazia dell’adorazione perpetua- a qualunque ora del giorno e della notte un parrocchiano si unisce al Cuore di Gesù nell’Eucaristia, vero motore spirituale della parrocchia. Allora questo Cuore riversa abbondantemente la sua luce e la sua misericordia divina sulla Chiesa e sul mondo... ». Giovanni Paolo II presenta l’adorazione come un servizio rilevante per l’umanità : «Attraverso l’adorazione, il cristiano contribuisce misteriosamente alla trasformazione radicale del mondo e alla diffusione del Vangelo. Ogni persona che prega il Salvatore trascina dietro di sé il mondo intero e lo eleva a Dio. Coloro che s’incontrano con il Signore svolgono dunque un eminente servizio; essi presentano a Cristo tutti coloro che non Lo conoscono o che sono lontani da Lui; essi vegliano dinanzi a Lui, in loro nome... »33. Così, quando adoriamo il Santissimo Sacramento, noi rappresentiamo la persona della nostra famiglia, della nostra parrocchia, del nostro mondo che ha più bisogno della misericordia divina. Questa riceve le grazie necessarie per tornare a Dio Padre. In Esodo, 17, quando il popolo di Israele lottava contro Amalek, Mosè intercedette presso Dio alzando le mani per chiedere a Dio la vittoria. Poiché le sue braccia si appesantivano, chiese ad Aronne e a Cur che lo aiutassero a tenere le sue braccia alzate verso Dio. E il Signore concesse al suo popolo la vittoria piena... Lo stesso vale per noi: attraverso l’adorazione perpetua un adoratore è sempre presente davanti al Signore in una catena ininterrotta di preghiere e intercessioni. In questo modo, il cuore dei parrocchiani è continuamente levato verso Dio. E Dio dona la vittoria al suo popolo, alla sua Chiesa. Manda la sua misericordia, la sua pace e la sua luce che cacciano le tenebre del nostro cuore e del mondo. In più, in Is 62, 4, è 32 33 GIOVANNI PAOLO II, lettera Dominicae Cenae, 1980. GIOVANNI PAOLO II, lettera a Mons. Houssiau, 28 Maggio 1996. ALETHEIA – ECOLE SAINT-JEAN – 2014 – N° 45 scritto : « sulle tue mura, Gerusalemme, ho posto sentinelle; per tutto il giorno e tutta la notte non taceranno mai ». Quando una parrocchia organizza l’adorazione perpetua, le « sentinelle » sono gli adoratori sulle « mura » che non « taceranno mai ». In altre parole, grazie alla loro incessante preghiera, sono come sospesi fra cielo e terra e fanno scorrere sull’umanità le fontane della misericordia divina. Nel tabernacolo, Gesù lascia alla sua Chiesa la sua grande adorazione per il Padre e vuole che vi aderiamo completamente. L’adoratore è collocato sulle fratture dell’umanità: la sua supplica abbraccia tutte le situazioni in cui l’uomo ha perso la sua dignità, la sua integrità, la sua somiglianza col Padre. L’adorazione evangelizza riversando le grazie della Redenzione, tramite la Chiesa, su tutte le situazioni in cui l’uomo non risponde più alla sua vocazione di figlio del Padre. Emanazione Eucaristica Charles Foucauld adorava il Santissimo Sacramento in un paese tuareg. Egli scriveva: « Sacro Cuore di Gesù, irradia dal fondo di questo tabernacolo questo popolo che ti circonda senza conoscerti. Illumina, guida, salva queste anime che tu ami ». La cappella d’adorazione è un faro che illumina, unisce, protegge la parrocchia e la città. « Dal suo tabernacolo, Gesù irradierà questi paesi e attirerà a Lui degli adoratori… La mia presenza fa del bene qui ? Se non ne fa, la presenza del Santo Sacramento ne fa sicuramente tanto : Gesù non può essere in un luogo senza illuminare ». Aborto Madre Teresa di Calcutta scriveva : « Se la gente passasse un’ora alla settimana in adorazione eucaristica, l’aborto non esisterebbe più». In effetti l’adorazione eucaristica perpetua è un piccolo angolo di cielo sulla terra : qui Gesù viene adorato senza interruzione, come avviene in cielo dove i santi e gli angeli lo adorano incessantemente. La vita divina si diffonde nei cuori, proteggendo cosi ogni vita umana, dalla sua concezione alla sua fine naturale. ALETHEIA – ECOLE SAINT-JEAN – 2014 – N° 45 Pace, ordine, sicurezza Rivolgendosi a Santa Faustina, Gesù affermò : « L’umanità non troverà la Pace finché non si volgerà con fiducia verso la mia Misericordia »34. Più avanti, leggiamo : « Il trono della Misericordia è il Tabernacolo »35. Così, non ci può essere vera pace nei cuori, nelle famiglie e nel mondo se non ci si rivolge all’Eucaristia celebrata e adorata. Monsignor Ruben Profugo, vescovo di Lucena nelle Filippine, testimoniava : « L’adorazione perpetua eucaristica ha protetto la mia diocesi dalla violenza che minacciava di dilaniarla. Sia i preti che i laici attribuiscono all’adorazione perpetua eucaristica non solo la protezione della diocesi contro il comunismo ma anche l’instaurazione della pace e dell’ordine ». Il parroco di Las Vegas scriveva a sua volta : « Davanti alla nostra chiesa c’era droga e prostituzione ma, quando abbiamo cominciato l’adorazione perpetua eucaristica, tutto ciò è finito. Da quando il nostro Signore nel Santissimo Sacramento è esposto sull’altare, la criminalità è sensibilmente diminuita nella zona. Ne sono convinto »36. Monsignor Josefino S. Ramirez, vicario generale e cancelliere nell’arcidiocesi di Manila nelle Filippine, scrive : « L’adorazione perpetua eucaristica è il « piano di pace » di Notre-Dame. Sono assolutamente convinto che è attraverso questa adorazione che la pace verrà nel nostro paese e nel mondo. Quando faremo sulla terra ciò che avviene nei cieli, ovvero adorare Dio perennemente, allora vedremo « la terra nuova e i cieli nuovi ». Il solo nome, la sola potenza, il solo amore che porteranno la pace eterna sulla faccia della terra, sono il Nome, la Potenza e l’Amore di Gesù nel Santissimo Sacramento ». É l’amore di Dio per gli uomini che ha creato il mondo. Sarà l’amore dell’uomo per il Figlio di Dio nel Santissimo Sacramento che ricreerà il 34 Faustina KOWALSKA, Petit Journal, n. 300. Faustina KOWALSKA, Petit Journal, n. 1484. 36 Testimonianza di padre James Swenson, Parrocchia Ste Brigitte, Las Vegas, Nevada. 35 ALETHEIA – ECOLE SAINT-JEAN – 2014 – N° 45 mondo e farà venire la nuova creazione promessa da Dio. Nella sua incarnazione, il Figlio di Dio si è unito lui stesso a ogni uomo in modo che, « in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose » (Fil 3, 21), il « mondo creato […] è destinato ad essere assunto nell'Eucaristia 37 » dove ciascun uomo sarà reso perfetto nel fuoco d’amore divino ! Concludiamo con le parole del santo Pier Giuliano Eymard che già nel XIX secolo ricordava l’urgenza dell’adorazione eucaristica per rinnovare le nostre parrocchie e il nostro mondo : « Oggi, l’esposizione solenne di Gesù sacramentale è la grazia e la necessità della nostra epoca. È la grazia sovrana. L’esposizione è l’arma potente della Chiesa e del fedele… Non abbiamo timore di affermarlo : il culto dell’esposizione del Santissimo Sacramento è la necessità del nostro tempo… Questo culto è necessario per salvare la società. La società muore perché non ha più centri di verità e di carità, ma rinascerà piena di vigore quando tutti i suoi membri verranno a radunarsi attorno alla vita, a Gesù nell’Eucaristia. Risalite alla fonte, a Gesù. Soprattutto a Gesù nell’Eucaristia… Dobbiamo esserne consapevoli: una civiltà cresce o decresce in funzione del suo culto per la divina Eucaristia. È qui la vita e la misura della sua fede, della sua carità e della sua virtù. Che venga allora questo regno dell’Eucaristia ! Per troppo tempo l’ingratitudine e l’empietà hanno regnato sulla terra. Che venga il tuo regno ». Benedetto XVI ci indica la strada da percorrere : Se la nostra Chiesa diventa « autenticamente eucaristica è una Chiesa missionaria. Anche noi dobbiamo poter dire ai nostri fratelli con convinzione: « Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi! » (1 Gv 1, 3) » 38 37 38 GIOVANNI PAOLO II, Lettera Apostolica, Lumen Orientale, n. 11, 1995 BENEDETTO XVI, Esortazione Apostolica, Sacramentum Caritatis, n. 84, 2007. ALETHEIA – ECOLE SAINT-JEAN – 2014 – N° 45