DOMENICA 25 MARZO 2007 CONSIGLIO PROVINCIALE SUL 50
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DOMENICA 25 MARZO 2007 CONSIGLIO PROVINCIALE SUL 50
DOMENICA 25 MARZO 2007 CONSIGLIO PROVINCIALE SUL 50° ANNIVERSARIO DEL TRATTATO DI ROMA Intervento del Presidente Giovanni Gemignani 1 Inizio del Consiglio con l’Inno alla Gioia di Beethoven. Un saluto e un ringraziamento particolare al Comitato organizzatore del 50° anniversario del trattato di Roma, presieduto da sua eccellenza il Prefetto di Lucca, il dottor Carmelo Aronica. Un saluto a tutte le autorità presenti, in particolare: al rappresentante di sua Eccellenza Reverendissima, l’Arcivescovo di Lucca, Monsignor Italo Castellani; al Questore, dottor Maurizio Manzo; al Colonnello dei Carabinieri, dottor Carlo Franco Coscia; a tutti Senatori e Deputati; a tutti gli Assessori ed ai Consiglieri regionali; al difensore civico della Provincia, dottoressa Gabriella Moruzzi. Un ringraziamento a tutti i rappresentanti dei comuni e delle comunità montane della provincia di Lucca. Concedetemi, infine, un saluto particolare al Presidente della Commissione Giovani, Andrea Paolinelli. 2 Illustri ospiti, colleghi, devo dire che mi è piaciuto subito il logo scelto per la celebrazione del 50° anniversario dell'Unione Europea. La parola “insieme” che è stata usata, esprime quello che l'idea di Europa da sempre racchiude: non soltanto l'aspetto politico, economico o geografico, ma soprattutto collaborazione e solidarietà. “Insieme” interpreta graficamente la voce di tutti i cittadini europei, in particolare delle nuove generazioni, che sono alla ricerca della pace, della stabilità e della prosperità, senza per questo voler rinunciare ai loro diritti, all'individualità ed alla diversità. Le varie lettere, scritte con caratteri diversi, esprimono la diversità della storia e della cultura europee e sono legate dal significato stesso della parola "insieme". 50 anni fa, sei nazioni, uscite da due grandi conflitti, dissero NO alla guerra e considerarono le loro diversità, nella libertà e nella giustizia, essere una ricchezza: così nacque l’Europa. L’idea dell’integrazione europea è nata per far sì che non si verificassero mai più simili massacri e distruzioni. Il 9 maggio 1950, il ministro degli esteri francese Robert Schuman presentò un piano di cooperazione cosiddetta rafforzata. Dal ‘51, le industrie carbosiderurgiche di quei sei paesi: Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi, cominciano a lavorare insieme, al di là delle frontiere. 3 Eravamo diversi per cultura, per tradizioni e per storia, ma ci impegnammo per trovare i primi nodi che ci univano. La libertà, nella sua più ampia accezione, invase queste nazioni e, come bambini, consentitemi il paragone, queste crebbero al suo riparo. Il nostro stare insieme iniziò forse per necessità, anche se col tempo si rafforzò il sentimento di non poter più stare divisi. Con il tempo la piccola Europa sentì il bisogno ed il valore dello stare insieme nella solidarietà. Mentre ieri l’Italia, la Toscana e Lucca erano i nostri riferimenti per difendere la famiglia, la comunità, l’economia, le nostre radici storiche e culturali, oggi la famiglia è più grande - è l’Europa e deve essere l’Europa - e più estesi sono i bisogni e le aspirazioni di noi tutti: a noi il compito di soddisfarli. L’alba di un nuovo mondo va costruita insieme e per l’insieme, affinché tutti i popoli della terra possano godere dei diritti universali di cui attualmente noi usufruiamo. La firma del Trattato di Roma, il 25 marzo 1957, che istituisce la Comunità Economica Europea e l’altro trattato, l’Euratom, hanno dato inizio ad un percorso irreversibile per la nostra famiglia europea. Quel 25 marzo del 1957 a Roma faceva freddo, ma la pioggia non impedì a centinaia di romani di assistere al corteo di auto 4 diretto al Campidoglio, nella sala degli Orazi e Curiazi, per la cerimonia della firma dei trattati. Da quelle auto scesero i ''padri'' della costruzione europea. Per l' Italia a firmare in Campidoglio, c’erano il presidente del Consiglio, Antonio Segni ed il ministro degli Esteri Antonio Martino. Quella mattina sul Campidoglio sventolavano sei bandiere: quelle di Francia, Belgio, Olanda, Germania, Lussemburgo ed Italia. È doveroso ricordare il contributo di Alcide De Gasperi ed il suo impegno per creare le basi dell'integrazione europea – anche se si era coscienti che un lungo cammino restava ancora da compiere. Quello che i padri fondatori consideravano un'impresa ardua è divenuto, col tempo, una realtà tangibile. Dal trattato di Maastricht del ’91, non ci chiamiamo più «Comunità europea» ma «Unione europea». E così, cinquant’anni dopo, anche se con alcuni interrogativi da sciogliere, siamo più vicini e abbiamo molte cose da festeggiare. Pur coscienti delle diversità culturali e linguistiche e delle tradizioni, oggi, possiamo contare sul fatto che la nostra unione si fonda su valori comuni: libertà, democrazia, rispetto dei diritti umani, uguaglianza e solidarietà. Tra questi valori, il primo posto spetta alla libertà, che l’Unione Europea ha via via consolidato arricchendola di nuovi contenuti, 5 come la possibilità per le idee, le persone e le merci di circolare senza vincoli all’interno delle sue frontiere. Lavorando insieme è stato possibile realizzare il mercato unico, la più grande area di libero scambio al mondo, una moneta unica condivisa dalla maggior parte dei cittadini dell’Unione Europea e norme comuni in materia di protezione ambientale e sicurezza dei prodotti. Il mercato unico ha consentito di creare nuovi posti di lavoro e di promuovere la crescita culturale, politica ed economica dell’Europa. Negli ultimi 50 anni, l’Unione Europea ha finanziato migliaia di progetti di sviluppo economico e sociale e ha così ridotto il divario esistente tra le sue regioni più ricche e quelle più povere. Questo anniversario rappresenta anche un’opportunità unica per apprezzare le difficoltà passate e comprendere meglio gli errori commessi e per fare del presente, un futuro per tutti gli europei. In un mondo carico di violenze, in cui prevalgono l’individualismo e l’egoismo, l'Europa è chiamata a diffondere pace e stabilità anche al di là dei suoi confini. Questa è una delle grandi sfide che dovremo affrontare in futuro. È vero altresì che, quanto più grandi si fanno le dimensioni dell'Unione, tanto maggiori diventano le sue responsabilità e le difficoltà ad avere una unica voce, ma a ciò non esiste alternativa. 6 Una parte degli europei è preoccupata dal possibile impatto dei futuri allargamenti dell’unione europea. L’integrazione e l’allargamento dell’Europa, da sei a 27 paesi, dal 1 gennaio di quest’anno, è un’ulteriore sfida per un futuro che garantisca libertà, giustizia, sicurezza ed il soddisfacimento dei bisogni per tutti. Per raggiungere tali obiettivi è imprescindibile la partecipazione culturale di tutti i cittadini degli stati membri. Non mi stancherò mai di ripeterlo: credo sia indispensabile, a tutti i livelli, rafforzare la democrazia e il coinvolgimento di tutte le istituzioni. Per venire a capo dei grandi problemi dei prossimi 50 anni, l'Unione europea avrà bisogno di strumenti giuridici e amministrativi moderni e più rispettosi delle diversità. Nel 2005, con i referendum organizzati in Francia e nei Paesi Bassi che hanno respinto il piano della Costituzione Europea, purtroppo c’è stato uno stop a quell’importante progetto. I leader europei hanno riconosciuto che una delle ragioni del fallimento dei referendum è dovuta alla cattiva informazione dei cittadini sull’Europa e dalla loro esclusione dai processi decisionali. Quali mezzi si hanno a disposizione per recuperare il grande progetto di Europa di Schuman, di De Gasperi e di Adenauer? 7 È auspicabile che tutte le istituzioni, a tutti i livelli, all’interno dei singoli stati membri, proseguano nel far conoscer sempre di più l’importanza del valore dello stare insieme e dei frutti di una economia condivisa in un mondo globalizzato. È d’obbligo consolidare il contatto con i cittadini per offrire loro maggiori possibilità di esprimersi sui grandi temi politici e culturali, quindi anche sulle riforme istituzionali , come la Costituzione Europea, che dovranno essere realizzate nei prossimi anni. Ecco il motivo del mio insistere sulla democrazia partecipativa, che va promossa soprattutto tra la gioventù, perché per le nuove generazioni è fondamentale sentirsi coinvolti in una cittadinanza attiva di dimensione europea. Spetterà a noi governanti dare loro utili strumenti per partecipare in maniera forte alla vita sociale e politica dell’Europa. Credo che se le giovani generazioni, da oggi in poi, ricorderanno il motto della loro Europa che è "Unita nella diversità" e ne comprenderanno il significato profondo, sarà l’inizio di un futuro prosperoso per tutti. Il motto, infatti, meglio di ogni altra parola, interpreta lo spirito fondamentale dell’Unione Europea: paesi, popoli, persone, tradizioni e lingue, diversi tra loro, sono uniti da un obiettivo e da un impegno comune. C’è una voglia forte di rinnovamento e di riscoperta dei valori che viene dai cittadini europei e che è stata poco ascoltata. 8 Noi tutti dobbiamo partire da questa richiesta per una vera evoluzione culturale e politica che veda prima di ogni altra cosa l’uomo al centro della vita. Per questo storico evento vi chiedo, signori ospiti e colleghi di unire le vostre mani in segno di quel bene comune che è l’Europa, affinché nessun popolo e nessuna donna o nessun uomo non si sentano più soli, aldilà della razza, della cultura e del credo politico. Grazie Adenauer, grazie Schuman, grazie De Gasperi. Viva l’Italia, viva l’Europa. I lavori di del consiglio di questa mattina proseguiranno con gli interventi del professor Renzo Sabbatini, il Presidente della Commissione Giovani Andrea Paolinelli, la consigliera Barbara Mangiapane, i Presidenti dei gruppi consiliari. Concluderà i lavori del consiglio il Presidente della Provincia di Lucca, Stefano Baccelli. Dopo il consiglio i festeggiamenti proseguiranno al teatro del Giglio, con il Concerto del Coro della Cappella di Santa Cecilia, della Cattedrale di Lucca. 9