Intervento della Sovrintendente dell`Archivio storico Prof.ssa Paola
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Intervento della Sovrintendente dell`Archivio storico Prof.ssa Paola
Intervento della prof.ssa Paola Carucci, Sovrintendente dell’Archivio storico della Presidenza della Repubblica in occasione dell’inaugurazione della nuova sede dell’Archivio storico della Presidenza della Repubblica La conservazione dei documenti risponde all’esigenza fondamentale della ricerca storica e a quella di una conoscenza non specialistica, ma non per questo meno importante, estesa alla società civile e soprattutto alle giovani generazioni. I documenti, tuttavia, costituiscono in primo luogo la memoria di un Paese, l’identità di una popolazione che si riconosce nella propria storia che, nel bene e nel male, ne ha segnato il passato. Vi è dunque un potente valore simbolico nella conservazione delle fonti archivistiche e, sotto questo aspetto, il documento – l’oggetto fisico – in cui è rappresentata la Costituzione è il documento più importante dell’Italia repubblicana. E’ dunque grande l’emozione di accoglierla ora in questo Archivio storico che conserva le fonti in cui si riflette l’attività dei Presidenti della Repubblica, dell’organo cioè istituzionalmente garante della Costituzione. Nella giornata di ieri, infatti, si è svolta la cerimonia con cui una rappresentanza della Presidenza del Consiglio dei ministri ha consegnato alla Presidenza della Repubblica uno dei tre originali della Costituzione italiana che era in suo possesso. Il giorno stesso della firma della Costituzione, 27 dicembre 1947, i tre esemplari furono inviati dal gabinetto del Capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, al ministro di grazia e giustizia che apponeva sul proprio esemplare il Sigillo dello Stato per l’inserimento della Costituzione nella Raccolta ufficiale delle leggi e decreti, la cui conservazione spetta all’Archivio centrale dello Stato; a Umberto Terracini, presidente dell’Assemblea costituente, che lo riuniva agli atti della stessa Assemblea, conservati presso l’Archivio storico della Camera dei deputati; ad Alcide De Gasperi, infine, presidente del Consiglio dei ministri. Tale destinazione può collegarsi al fatto che all’epoca non esisteva ancora una sede della Presidenza della Repubblica, né evidentemente poteva aversi cognizione della prassi che si sarebbe poi instaurata del giuramento del Governo sulla Costituzione, evento questo che proprio in ragione del valore simbolico del documento ne richiede la presenza presso il Presidente della Repubblica, nelle cui mani – recita il testo costituzionale – il Presidente del consiglio nominato e i ministri prestano giuramento. La vicenda dell’Archivio storico della Presidenza della Repubblica si collega, nella fase iniziale, all’archivio della Real Casa che, allocato in ambienti dei fabbricati del Sant’Andrea, fu asportato dalla sua sede a seguito del recupero dell’edificio da parte del Demanio, dopo la proclamazione della Repubblica. Per la salvaguardia di questo archivio interviene fin dal giugno del 1946 il Commissario straordinario per gli archivi, Emilio Re (figura ben nota a tutti gli archivisti di Stato), il quale già nei giorni successivi al 25 luglio del 1943 era intervenuto per il recupero degli archivi della Segreteria particolare del duce e del Partito Nazionale Fascista, operazione questa interrotta ovviamente dall’armistizio e dalle tragiche vicende che seguirono. Non era oggettivamente facile trovare locali idonei, all’interno del Quirinale, per sistemare questa documentazione, alla quale si sarebbe dovuta aggiungere quella esistente a Pisa e a Torino (quest’ultima invece fu poi versata all’Archivio di Stato di quella città), e pertanto si provvide con soluzioni provvisorie e precarie. Durante la Presidenza Einaudi, con la istituzione del Segretariato generale, si concludeva l’attività della Commissione presieduta da Emilio Re e la tutela dell’archivio della Real Casa, cui si era aggiunto quello di Enrico De Nicola, venne a rientrare tra i compiti del Segretariato generale. I successivi momenti fondamentali possono così sintetizzarsi: durante la Presidenza Segni, si avvia una analisi della documentazione che porterà al versamento dell’archivio della Real Casa all’Archivio centrale dello Stato. Durante la Presidenza Pertini, su sollecitazione del sovrintendente dell’Archivio centrale dello Stato che chiedeva la ricostituzione della Commissione di sorveglianza sugli archivi del Quirinale, si pone la questione se per la Presidenza della Repubblica si debba applicare la normativa generale o, essendo organo costituzionale, si debba procedere all’Istituzione di un proprio Archivio storico. E ciò anche in considerazione del fatto che, con una legge del 1971 erano stati istituiti gli Archivi storici della Camera e del Senato. Si trova una soluzione intermedia: viene ricostituita la Commissione di sorveglianza ma ogni decisione in merito a eventuali scarti di documenti o versamenti all’Archivio centrale dello Stato spetterà al Segretario generale; si istituisce comunque un Archivio di deposito per concentrare i documenti dei vari uffici e servizi, senza tuttavia trovare spazi adeguati per contenerli. Si dovrà arrivare alla Presidenza Scalfaro per l’istituzione dell’Archivio storico, inquadrato nel Servizio Archivio storico biblioteca e documentazione, la cui istituzione viene formalizzata con legge del 1997 che, rifacendosi alla legge del 1971, ne modifica il titolo da Archivi storici parlamentari in Archivi degli organi costituzionali. La vicenda successiva, puntualmente illustrata dal Segretario generale, ha condotto a un nuovo ordinamento dell’Archivio storico e a dotarlo, finalmente, di una sede prestigiosa, come dovuto ai documenti relativi all’attività della più alta carica dello Stato. Alla storia dell’edificio, una cui parte è confinante con la chiesa di Sant’Andrea al Quirinale, opera insigne del Bramante, ai lavori di consolidamento e restauro e al progetto di risistemazione di una parte degli ambienti collocati proprio nella parte più antica del fabbricato abbiamo dedicato un volume, curato dall’arch. Zampolini, cui si deve il progetto di restauro. Mi preme qui ringraziare in primo luogo il Presidente Giorgio Napoletano per l’impegno diretto nel promuovere la realizzazione di questa sede, il Segretario generale, costante punto di riferimento, e il Vicesegretario generale amministrativo, tutti i Servizi con i quali è stato stabilito un costruttivo rapporto di collaborazione e il personale dell’Archivio storico; un ringraziamento particolare va al Provveditore regionale delle Opere pubbliche e ai suoi tecnici, nonché ai responsabili e alle maestranze delle ditte che hanno permesso di portare a termine i lavori in soli diciotto mesi. Nell’articolato e complesso panorama delle fonti per la storia repubblicana si colloca ora anche l’Archivio storico della Presidenza della Repubblica, già aperto al pubblico dal 1997, ma di fatto poco conosciuto al mondo della ricerca. A differenza dei ministeri e di altre istituzioni pubbliche, il Segretariato generale sembra mantenere una sostanziale continuità della sua organizzazione interna che si basa sulla distinzione tra i Servizi (Cerimoniale, gestione dei beni e del personale, e tutte le funzioni interne) e gli Uffici dei Consiglieri del Presidente che collaborano e contribuiscono allo studio e all’informazione necessaria per il trattamento delle molteplici questioni che rientrano nelle funzioni presidenziali. Eppure sussistono varianti nei decreti di organizzazione interna che, ai fini della ricerca storica e giuridica, debbono essere ancora analizzati e interpretati. Come di massima capita con le fonti contemporanee, corrispondenze personali e nuclei di carte istituzionali si recuperano a distanza di tempo nei cosiddetti Carteggi di personalità che possono seguire diversi percorsi approdando a differenti Istituti di conservazione. Auspichiamo, invece, che per il futuro possano confluire nel nostro Archivio storico carteggi dei Presidenti, dei Segretari generali e dei Consiglieri. Tra le nostre finalità vi è comunque anche quella di integrare le serie con documenti in copia conservati altrove. Il patrimonio documentario ammonta a circa seimila metri lineari di documenti, un ricchissimo archivio fotografico, oltre cinquemila audiocassette e millecinquecento videocassette, oltre a una parte di documentazione riprodotta in microfilm e formato elettronico. Si conservano organiche serie documentarie prodotte dai Servizi Patrimonio e Intendenza, da quello del personale e dalla Ragioneria che consentono una ricostruzione della struttura burocratica e includono anche documentazione della Real Casa relativa al personale e al palazzo del Quirinale, alla tenute di Castelporziano, a Villa Rosebery e San Rossore fino a quando quest’ultima è stata ceduta alla regione Toscana; inventari sabaudi di beni artistici conservati nella straordinaria sede del Quirinale. Tra le serie documentarie più rilevanti si segnalano, oltre a quelle del Cerimoniale che, attraverso i fascicoli relativi agli eventi, permettono di ricostruire l’attività pubblica del Presidente della Repubblica la cui puntuale sequenza cronologica trova riscontro nei diari storici, le serie dell’archivio costituzionale, che contiene studi su rilevanti questioni giuridiche, e del consigliere diplomatico, nonché i verbali del Consiglio supremo di difesa, mentre ha carattere frammentario il fondo relativo all’attività del Capo dello Stato in qualità di Presidente del Consiglio superiore della Magistratura, la cui documentazione è tuttora conservata presso il Consiglio stesso. Un particolare interesse riveste la documentazione dell’Ufficio stampa (rassegna stampa, note di agenzia e comunicati, fotografie) che, selezionata in funzione dell’attività presidenziale, fornisce un importante supporto all’analisi del contesto politico in cui tale attività si colloca. E’ in corso l’elaborazione di una Guida ai fondi conservati, secondo criteri analoghi a quelli adottati per la Guida generale degli Archivi di Stato italiani, per un razionale collegamento della nostra documentazione con quella delle altre amministrazioni pubbliche che contribuisca a rendere più agevole le ricerca. Le interrelazioni tra Stati fanno sì che eventi importanti del nostro paese si possano ricostruire su fonti straniere per le quali, troppo spesso, non è possibile il riscontro sulle fonti italiane perché non disponibili. Il mancato versamento da parte dell’Amministrazione attiva di importanti serie documentarie all’Archivio centrale dello Stato e agli altri Archivi di Stato, e una non coordinata politica di accesso ai documenti degli Archivi storici che non applicano la normativa generale costituiscono due gravi problemi per la ricerca. In effetti la normativa italiana in materia di consultabilità dei documenti è sostanzialmente aperta e, ove applicata con equilibrio, consente ampie indagini storiche. Mi fa piacere ricordare che si deve proprio al Presidente Napolitano, quando era ministro dell’Interno, l’istituzione nel 1998 di quella Commissione consultiva che, includendo competenze giuridiche, archivistiche e storiche, collabora da allora positivamente con il prefetto chiamato a gestire le autorizzazioni alla consultazione anticipata dei documenti riservati conservati negli Archivi di Stato. Se, purtroppo, è limitata l’influenza degli archivisti nel determinare l’acquisizione dei documenti prodotti dalla Presidenza del Consiglio e dai Ministeri all’Archivio centrale dello Stato e dagli uffici periferici e dagli organi giudiziari agli Archivi di Stato provinciali, è invece possibile e auspicabile un costante coordinamento tra i responsabili degli Archivi storici degli Organi costituzionali, degli Organi militari e del Ministero degli affari esteri con l’Archivio centrale dello Stato per una coerente e condivisa linea di intervento per l’accesso ai documenti che contemperi il diritto alla ricerca con quello relativo alla protezione dei dati personali e con la tutela della riservatezza relativa alla politica interna ed estera quando se ne individui oggettivamente il carattere di attualità.