L`opera più grande di un padre buono che ama l`Africa

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L`opera più grande di un padre buono che ama l`Africa
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L’ECO DI BERGAMO
VENERDÌ 25 MARZO 2011
Primo piano
Il grande sogno
Le nuove religiose sono suor Veneranda, suor Maria Teresa, suor Augusta, suor Ildegarda e suor Imelda
a
Cinque madri
per cento
bimbi orfani
Oggi i voti delle suore di padre Fulgenzio in Tanzania
Un sogno nato nel 2000 con il Villaggio della Gioia
Il primo nuovo istituto dopo quello di Madre Teresa
PAOLO ARESI
a «In Africa ci sono 28
milioni di orfani, qui in Tanzania sono più di quattro milioni.
Molti sono malati. Vede che abbiamo un gran lavoro da fare».
Padre Fulgenzio dalla lunga
barba sorride nella sua stanzetta al Villaggio della Gioia a Dar
es Salaam, la capitale che si affaccia sull’oceano Indiano. La
sera è calda e umida e molto luminosa. Nella sala mensa ci sono 42 invitati che arrivano da
Bergamo e sono qui per festeggiare: questa mattina cinque
donne della Tanzania, cinque
maestre di scuola, pronunciano
i voti temporanei e diventano
ufficialmente, canonicamente,
religiose, cioè suore. Sono le
prime cinque suore del nuovo
istituto voluto da padre Fulgenzio Cortesi, l’istituto delle «Suore missionarie mamme degli
orfani per il mondo». È il primo
istituto che prende vita nel
nuovo Millennio, il primo dal
1964 quando nacque l’istituto
di Madre Teresa di Calcutta.
«Sono confuso»
Dice padre Fulgenzio al telefono nella sua cameretta: «Certo
che sono felice. Di più. Sono
confuso. Sono un povero uomo
confuso. Sento che sta nascendo qualche cosa di importante
per la nostra Chiesa, che questo
è un grande dono di Dio. E sento che io sono un piccolo uomo
che in qualche modo ha co-
struito questa realtà. Adesso
noi abbiamo nel Villaggio della
Gioia 104 orfani, altre sedici
stanno per aggiungersi. Ma fuori dalla porta ce ne sono milioni. E come si fa a dire di no a chi
chiede? Come si fa? Lei capisce
perché io sono soltanto un uomo confuso. Soltanto penso che
dobbiamo darci da fare, dobbiamo lavorare, aprire le porte, organizzarci per potere dare una
mano. E pregare, pregare. Pregare il Signore».
Pregare il Signore. E fare festa. Perché questa mattina alle
8,30 (6,30 ora italiana) ci sarà il
cardinale della Tanzania, monsignor Policarp Pengo, a benedire le cinque giovani donne:
suor Veneranda, suor Maria Teresa, suor Augusta, suor Ildegarda, suor Imelda, la più giovane ha venticinque anni, la più
vecchia trentacinque.
Dice padre Fulgenzio: «Sono
cinque donne, cinque maestre
che arrivano da cinque diverse
tribù della Tanzania. Altre ventitré sono in cammino lungo i
tre momenti: aspiranti, postulanti e novizie. Abbiamo scelto
la data non a caso: il 25 marzo si
ricorda l’Annunciazione dell’angelo a Maria, l’annuncio della sua prossima, straordinaria
maternità. E le nostre suore saranno anche loro madri, abiteranno nelle casette con gli orfani, ogni casetta sarà una famiglia all’interno di una famiglia
più grande che è il villaggio».
Fulgenzio Cortesi, 74 anni di
Castel Rozzone, è un padre passionista. Venne ordinato sacerdote nel 1963. L’Africa, la missione, sono sempre state il suo
sogno, ma i suoi superiori lo
hanno sempre voluto in Italia.
Padre Fulgenzio andava in Africa per le vacanze. E tesseva la
sua tela di aiuti, collaborazioni,
adozioni a distanza (circa duemila). Fino al 2000. Racconta
padre Fulgenzio: «Mi ammalai,
mi dissero che avevo pochi mesi di vita. Un tumore. Fui operato e sottoposto a radioterapia.
Chiesi ai miei superiori di potere realizzare il mio sogno. Mi
venne concesso di raggiungere
la missione passionista di Dar
es Salaam in Tanzania. Ogni
quattro mesi dovevo tornare in
Italia per la radioterapia. Un
giorno andai all’orfanotrofio
della città, c’erano cento bambini, erano in condizioni peggiori di animali in una stalla.
Stetti male, non dormii per due
notti. Dovevo fare qualcosa»
I primi dodici
Il 7 gennaio 2004 i primi dodici bambini entrarono nella prima casa famiglia del Villaggio
della Gioia. Dice padre Fulgenzio: «Sono anziano, malato e
senza soldi. Mi sono affidato
completamente alla Provvidenza. Nel 2006 i bambini erano
diciotto. Adesso sono centoquattro e ne arriveranno presto
altri sedici. E finalmente ci so-
L’Africa era il mio
sogno, ma fino
a 63 anni restai
in Italia
All’orfanotrofio, vidi
i bambini trattati
come animali. Non
dormii per due notti
no le mamme, le prime cinque
suore che si aggiungono alle
maestre. Presto ci saranno altre
suore».
Oggi la festa comincia alle
8,30 quando il sole sarà già alto.
Verrà celebrata la Messa, saranno benedette le nuove suore
che emetteranno i voti temporanei che poi saranno rinnovati ogni anno fino al momento
dei voti perpetui. Dice padre
Fulgenzio: «Parlai al cardinal
Pengo della mia idea di un nuovo istituto religioso, lui ci
scherzò sopra, mi disse che l’ultimo era quello di Madre Teresa, poi chiuse gli occhi, rimase
in silenzio. Quando li riaprì disse di andare avanti, disse che lui
era con me. Sono passati sei anni da allora. Oggi il cardinale è
un amico, raro e prezioso. L’an-
no dopo, nel 2006, il 9 di aprile,
era con noi per l’accoglienza
delle prime sette aspiranti suore. Tagliammo una torta in segno di festa. Da allora abbiamo
fatto tante cose, i bambini orfani sono cresciuti e sono aumentati di numero, abbiamo realizzato una casa di accoglienza per
le donne che aspirano a diventare suore, un convento per le
postulanti, un noviziato e stiamo costruendo la casa generalizia».
Oggi dopo la Messa ci saranno un bel pranzo e soprattutto
danze, per manifestare la gioia
con il movimento del corpo. E
poi i giochi per i bambini e magari anche per quegli adulti che,
come i bambini, non smettono
di credere, e di sognare. ■
tutto inadeguato a portare avanti l’Istituto», ci aveva confidato
tempo fa. «Figurati che pensavo
che di congregazioni di suore ce
ne fossero già troppe. Per due anni, però, sono stato tentato dall’idea di dare delle madri ai miei
bambini e agli orfani dell’Africa
(se ne contano 28 milioni) e di
tutto il mondo. Un giorno allora
ho preso il telefono e ho chiamato il mio amico cardinal Pengo,
primate dell’Africa: "Vieni oggi
stesso a pranzo, ti aspetto", mi ha
risposto. A tavola gli ho manifestato il mio dilemma: "Vorrei
fondare un nuovo ordine religioso femminile, ma non so se è
un’idea che viene da Dio o dal
diavolo, aiutami tu". Il cardinale
si è come bloccato. Ha preso la
testa fra le mani e per qualche
minuto è rimasto in silenzio, assorto e immobile. Alla fine mi ha
guardato dritto negli occhi: "È
un’idea di Dio, vai avanti"».
Pochi mesi dopo il Vaticano ha
dato il via libera alla nuova congregazione. «La vedi quella ragazza là? Quando è arrivata da
noi alcuni anni fa non riusciva a
spiaccicare una parola. Davanti
a me piangeva in continuazione
e un giorno le ho detto: non importa se non riesci a parlare, io
sto qui. Sto qui fino a quando non
mi racconti la tua vita. Guardala
invece adesso». La futura mamma degli orfani stava ballando felice mentre sorrideva senza alcun timore a noi sconosciuti venuti dall’altra parte del mondo. ■
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a
L’opera più grande
di un padre buono
che ama l’Africa
a I primi sessantatré anni di vita in Italia di padre Fulgenzio Cortesi non sono paragonabili agli ultimi undici che ha
trascorso in Tanzania. Nella sua
terra d’origine, questo mite missionario passionista, nato a Castel Rozzone, aveva fatto tante
cose: il prete, l’insegnante, il giornalista, il Villaggio africano di
Calcinate, meta di migliaia di
alunni in gita scolastica. A Dar es
Salaam è arrivato quando ormai
era già vecchio e malato, ma laggiù, nel Paese africano affacciato
sull’oceano Indiano, con la sua
ostinata idea di dare una famiglia, una casa e un’istruzione a
bambini soli e abbandonati, ha
visto realizzarsi un miracolo. An-
zi due. Perché dopo aver adottato la bellezza di 104 figli che portano il suo cognome, dice che
non sono loro il frutto più importante della sua esistenza.
L’opera più grande - lo ripete,
come volesse ricordarlo a se stesso - sono quelle ragazze africane
che si sono preparate per cinque
anni (davanti al tabernacolo) a
farsi carico di 16 figli ciascuna. È
l’istituto delle suore da lui fondato, le Mamme degli orfani. Per diventare madri non basta un diploma da maestre (ce l’hanno
tutte) e neppure una laurea in
scienza dell’educazione. Questo
- sostiene padre Fulgenzio - è ciò
che pensano gli occidentali. Ma
l’Africa è la culla dell’umanità, e
tra le sue capanne è molto più
chiaro cosa sia necessario per far
fiorire degli uomini.
Noi abbiamo avuto la fortuna
di visitare il Villaggio e di vedere
con quanto affetto, misto a stupore, il Baba (così chiamano padre Fulgenzio: padre, papà) guardi quelle giovani donne. A volte,
incontrandole, gli sfugge una carezza, come con i suoi bambini.
L’abbiamo visto sorpreso di tutta quella grazia piovuta dalle diocesi dell’Africa orientale alle quali padre Cortesi aveva inviato una
lettera per chiedere un aiuto nella cura dei bambini. Di giovani
maestre, in questi anni, ne sono
arrivate più di venti. Altre bussano alla porta. Padre Fulgenzio le
osserva commosso e anche un
po’ spaventato da questo accadere continuo di fatti non programmati né previsti. «Mi sento del
Ettore Ongis
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L’ECO DI BERGAMO
VENERDÌ 25 MARZO 2011
In Tanzania gli orfani sono più di
quattro milioni, molti sono malati.
In Africa gli orfani sono 28 milioni
Le suore volute dal missionario bergamasco sono cinque maestre che
arrivano da cinque diverse tribù
È il primo istituto che prende vita
nel nuovo Millennio. Nel 1964 nacque quello di Madre Teresa
a
Quelli che la vacanza
è un mese di sorrisi, col baba
Da Bratto a Telgate, in 40 sono volati in Tanzania per la festa
Cene e adozioni a distanza: un impegno che dura tutto l’anno
MARTA TODESCHINI
www.mammedegliorfani.org.
a «Se hai bisogno di qualcosa, chiamami pure». La risposta spontanea è un imbarazzato
«sì, come fossimo tutti e due ad
Almè». E invece Tiziano Belotti
risponde al telefono da Dar es
Salaam, Tanzania. È al Villaggio
della Gioia di padre Fulgenzio
Cortesi insieme a una quarantina di bergamaschi, «scesi» in
Africa per la festa che oggi regalerà ai suoi bimbi le loro prime
cinque mamme.
Facile scriverne, un po’ meno
pensare a quanto significhi il
passo di oggi per loro. Una frase
su tutte, raccolte tra chi la Tanzania ha imparato a custodirla
nel cuore, grazie all’entusiasmo
appassionato di padre Fulgenzio:
«L’orfano ce lo dà il mondo, la
mamma spetta a noi ridargliela».
È sulla scia di questa responsabilità che molti bergamaschi e
non solo, tantissimi, da anni sostengono i progetti di questo passionista che ama stupire con le
sue sfide. Prima da aiutare a crescere c’era il Villaggio della Gioia:
muri e tetti da innalzare per dare una casa ai 104 bambini adottati da baba Fulgenzio (non a caso significa papà, nella lingua
swahili, e così i bambini lo chiamano, laggiù). Poi il sostegno ai
piccoli: materiale scolastico, vestiti, il cibo da comprare.
E quelli per i bimbi
Milioni di bimbi da salvare
L’associazione «Il Villaggio della
Gioia onlus» propone ora i progetti «Lala salama» (dormi tranquillo),
«Diamo la dote ai nostri bambini»
e «Un bicchiere di latte al giorno».
E ora l’altro avvincente capitolo,
quello delle mamme degli orfani, il nuovo istituto religioso fondato «per poter alleviare la sofferenza di milioni di bimbi», così come si legge sul sito del Villaggio. Intanto si comincia da
questi 104, poi la Provvidenza
farà il resto.
Di valigie strapiene di formaggelle e t-shirt formato baby ne
vedono sfilare parecchie negli
aeroporti del Nord Italia, ai
check-in dei voli diretti a Dar es
Oggi in Tanzania le prime cinque Suore
missionarie mamme degli orfani per il
mondo, il nuovo istituto voluto da padre
Fulgenzio Cortesi, prendono i voti
Come si può aiutare
A
Servono zanzariere e pure la dote
A
«Se uno vede con i suoi occhi e fa
suo il mistero dell’orfano, inevitabilmente si chiede cosa possa fare
per loro». Eleonora Perego, medico
di Bergamo, a Dar es Salaam c’è stata quattro volte, la prima nel 2006.
Ora che i suoi due bimbi piccoli la
tengono stretta in città, coordina
l’associazione «Mamme degli orfani», nata per sostenere le giovani
Dar es Salaam, ieri pomeriggio: il gruppo di bergamaschi volato in Tanzania, con padre Fulgenzio
«L’orfano ce lo dà
il mondo, la mamma
spetta a noi
ridargliela»
Salaam. Perché al Villaggio della
Gioia è un continuo andirivieni
di gente: studenti e professionisti che per una settimana, venti
giorni o più staccano la spina col
quotidiano e si tuffano nella
semplicità di un sorriso. Da qualche giorno sono arrivate una
quarantina di persone: da Bratto, Torre Boldone, Castel Rozzone (il paese di padre Fulgenzio),
Berbenno, Telgate e Grumello.
«Siamo venuti per la professione delle mamme degli orfani
– spiega Tiziano Belotti, commercialista di Grumello, in viaggio tra gli altri con il fratello don
Roberto, il parroco di Berbenno
–. In questi giorni stiamo allestendo il grande salone che domani (oggi, ndr), alla presenza di
L’obiettivo del primo è offrire ai
bambini zanzariere integre e materassi nuovi: ogni kit costa 27 euro.
La dote dà la possibilità di accantonare una somma da consegnare ai
bambini quando decideranno, una
volta maggiorenni, di continuare
autonomamente il loro percorso
nella vita. Viene richiesto indicativamente un euro al giorno.
Quel mal d’Africa
Difficile spiegare in due parole il
«mal d’Africa» che ha preso i Belotti, così come Giammaria
Monticelli di Bergamo dell’associazione «Il Villaggio della Gioia
onlus», in rappresentanza pure
di consulenti del lavoro che hanno sempre sostenuto questo progetto. Sono volati in Tanzania insieme a Lucia Consonni delle
«Mamme degli orfani», l’ultima
onlus nata in casa Fulgenzio (è il
cognome dato ai figli adottati dal
missionario passionista). Per
molti di loro non è il primo viaggio, qualcuno ormai ha l’abbonamento. Ad accogliere i 40 bergamaschi c’erano Mara Zanardo e
Manuel Fusini, 27 e 33 anni di
Costa di Mezzate, e Stefania Lagonigro, ventiquattrenne di Castel Rozzone: hanno mollato tut-
to e da un anno aiutano il baba a
far funzionare il villaggio.
A farlo crescere ci pensano
anche tanti altri dall’Italia, a
suon di cene benefiche e adozioni a distanza che sempre più persone mettono volentieri tra le
voci del loro bilancio familiare.
Quanto alle mamme degli orfani, sono già quattro quelle «adottate» attraverso l’associazione
che porta il loro nome
(www.mammedegliorfani.org).
È presieduta da Eleonora Perego, 32 anni, medico. Un gruppo
giovane per suore, anzi mamme
giovani: con lei il marito Lorenzo Rondi, la collega Daniela Barili, poi Maria Elena Baroni e il
marito Fulvio Massi, ma anche
Elisabetta e Stefania, Stefano Tognon, Lucia e Luigi Zana, e gli
«anta» Franco Barcella e Maria
Mazzoleni.
«Se hai bisogno di qualcosa,
chiamami pure». Devono aver risposto più o meno così anche loro, a baba Fulgenzio. ■
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Le tappe
A
Un’idea nata
11 anni fa
A
Agosto 2000
Padre Fulgenzio Cortesi lancia l’idea del Villaggio della gioia, per accogliere orfani e ragazzi di strada
che si presentano da padre Fulgenzio con l’intenzione di farsi suore e
dedicare la loro vita ai bambini rimasti senza nessuno.
7 gennaio 2004
Nella prima casa famiglia entrano i
primi dodici orfani: oggi sono 104
I progetti per le mamme
I fondi raccolti servono per pagare
gli studi delle mamme, i loro vestiti e la crescita dell’istituto: a questo
servono le cene organizzate durante l’anno, ma anche le adozioni a distanza e le bombiniere solidali. L’elenco completo è sul sito
300 persone tra bambini, collaboratori e dipendenti del villaggio, maestri, autorità e amici,
ospiterà la Messa solenne, i canti e balli dei bambini».
Gennaio 2006
Il Vaticano riconosce la congregazione delle «Mamme degli orfani»
Il container in partenza
Inoltre il 16 aprile partirà un container per il villaggio: sul sito c’è l’elenco del materiale che si può recapitare al centro raccolta di Castel
Rozzone.
25 marzo 2011
Padre Fulgenzio Cortesi mostra il depliant con le foto dei suoi 104 figli
Le prime cinque novizie diventano
suore mamme degli orfani, emettendo i voti temporanei