Programma lione web - Dipartimento di Architettura

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Programma lione web - Dipartimento di Architettura
DIP. DI TECNOLOGIE DELL’ARCHITETTURA E DESIGN “P. L. SPADOLINI”
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FIRENZE – FACOLTÀ DI ARCHITETTURA
TECNOLOGIA DEI MATERIALI E DEGLI ELEMENTI COSTRUTTIVI
Corsi A e B
Docenti: prof.sa Maria Chiara Torricelli e prof. Paolo Luccioni
PROGRAMMA
Lyon (F), 25-29 aprile 2007
01. PROGRAMMA E CALENDARIO
Partenza da Firenze (sede RAI Largo A. De Gasperi, n. 1), mercoledì 25 aprile alle
ore 645 con pullman GT ad alto comfort. Arrivati in Francia, visita alla Stazione TGV
nell’aeroporto di Lyon, opera di Santiago Calatrava (1990-94). Cena e pernottamento presso l’Hotel Tulip Inn Saphir a Lyon (F).
Giovedì 26 aprile, dopo la prima colazione, visita al quartiere della Cité Internationale di Renzo Piano (1986-2006) e alle adiacenti Vacherie du parc (Tony Garnier,
1904-1905), Monument aux morts (Tony Garnier, 1920-1930) e Museo d’arte
(Renzo Piano 1986-2006). Il pomeriggio visita allo Stadio di Gerland (Tony Garnier, 1914-24), alla Città scolastica internazionale (Francoise H. Jourda e Gilles
Perraudin, 1989), all’ex Mercato del bestiame La Mouche (Tony Garnier, 1907-24),
all’istituto di lettere e scienze umane (Henry Gaudin) e all’area di intervento del
nuovo Musée des Confluences (Coop Himmelb(l)au). La sera, dopo la cena, visita
al centro storico di Lyon.
Venerdì 27 aprile completamente dedicato alla visite delle opere realizzate da Le
Corbusier a Firminy: in particolare, visite guidate alla Chiesa di Saint Pierre (Josè
Oubrierie, 1960-2006) e all’Unitè d’Habitation (1965-67). Prima di ritornare a Lyon
visita al Quartiere residenziale Vert (1954-65).
Sabato 28 aprile, dopo la prima colazione, escursione a Eveux per effettuare una
visita guidata al Convento di Santa Maria della Tourette, opera di Le Corbusier
(1957). Al ritorno da Eveux, visita alla sede della Facoltà di Architettura (Francoise
H. Jourda e Gilles Perraudin, 1987) e alla Casa del libro, dell’immagine e del suono
(Mario Botta, 1984-88). La sera, dopo la cena, visita all’Opera (Jean Nouvel, 198693).
Domenica 29 aprile, dopo la prima colazione, partenza per Firenze passando per la
Mediateca di Dominique Perrault (…) a Vénissieux. Arrivo a Firenze in serata.
Inoltre, Stazione metropolitana di Parilly–Lione (Francoise H. Jourda e Gilles
Perraudin, 1992), Ospedale di Grange-Blanche (Tony Garnier, 1910-33), Piazza 8
maggio 1945 (Francoise H. Jourda e Gilles Perraudin, 2001), Torre del Crédit
Lyonnais detta anche Part-Dieu, Palazzo di giustizia (Yves Lion e Alan Levitt,
1995), Quariere des Etas-Unis (progetto di Tony Garnier e restaurato negli anni
‘80), Trompe l’oeil (le mur des canuts, du cinéma, qu'ils ont franchi, ecc.), ecc.
02. ISCRIZIONI
Sono ammesse un massimo di 52 persone.
La quota individuale di partecipazione è di 250,00 € comprensiva di viaggio in pullman GT, assicurazione CEA Assistance + bagaglio, pernottamenti in camera multipla e prima colazione presso l’Hotel Tulip Inn Saphir.
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STAZIONE TGV NELL’AEROPORTO DI LYON (SANTIAGO CALATRAVA, 199094)
La Stazione TGV si colloca come una avveniristica porta fra le Alpi e il Midi, collegando anche l'aeroporto recentemente intitolato a Saint Exupery. Il terminal di
Lione, costruito tra il 1990 e il 1994, è la stazione dei treni ad alta velocità TGV,
treni che arrivano a 250 km/h. L’incarico è stato assegnato a Calatrava a seguito
di un Concorso Internazionale di Architettura, indetto nel 1987, che ha visto coinvolti ottanta studi professionali. La stazione è composta da due corpi, ortogonali
tra loro: una copertura a volta, composta da una maglia inclinata di travi in cemento bianco e lucernari in vetro di forma romboidale, larga 56 m e lunga 450 m,
copre sei binari; trasversalmente, la copertura è sovrastata da un grande atrio a
pianta triangolare che collega l’ingresso principale con i due vertici: uno riservato
ai terminal dei taxi e degli autobus, l’altro d’accesso a un nastro trasportatore pedonale lungo 180 m che conduce al terminal passeggeri dell’aeroporto. Due enormi archi d’acciaio poggiano sul vertice del triangolo di fronte all’entrata e sugli altri
due vertici al lato opposto, definendo così le due facciate nord e sud. Sopra gli archi, disposti a triangolo, poggia un’ulteriore struttura di profili in acciaio e vetro
che può ruotare per aumentare la ventilazione dell’atrio. Recuperando la tradizione
del diciannovesimo secolo che attribuisce alla stazione un significato di segnale,
Calatrava assegna alla sua opera un valore poetico-architettonico: l’intricata struttura, dall’immagine di un enorme uccello, è pronta ad impennarsi contro il cielo
come a spiccare il volo e nel contempo protegge il viaggiatore sotto le proprie enormi ali protese. Nella sua allusione alle forme organiche, Calatrava riesce a fondere, con un'immediatezza estremamente sensuosa, fisica, alcuni dei principi astratti della tradizione di ingegneria con immagini visuali e simboliche, processi organici e ritmi musicali e matematici. L'estetica e la funzione, la tettonica e il movimento entrano, così, in una sintesi perfetta. L'architetto descrive il suo schema
come un esercizio di luce e di trasparenze mostrando il proprio lavoro di ingegnere
sperimentale e di artista.
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TONY GARNIER (1869-1948)
Figlio di un disegnatore tessile, studia presso l'Accademia di Francia a Roma; qui
inizia a stendere i suoi primi progetti per una cité industrielle, che verranno presentati per il concorso Gran Prix de Rome del 1901. La sua città-industriale e la
Garten City di Howard sono quindi contemporanee, benché la pubblicazione definitiva del progetto Une cité industrielle, étude pour la construction des villes avvenga solamente nel 1917.
Con Garnier l'utopia urbanistica si separa definitivamente nelle sue due componenti: progettazione e politica. Da ora in avanti la progettazione sarà neutra, consentendo così uno slancio progettuale che avrà il suo apice nell'attività di Le Corbusier. Spesso la cité industrielle è stata contrapposta alla Garten City, ma in realtà
essa ha numerosi punti in comune con il piano di Howard, così come con tutta la
tradizione utopistica ottocentesca. Garnier attribuisce autonomia economica e culturale alla sua città; ne riserva metà del suolo a verde pubblico e la pensa per una
popolazione di 35.000 persone, lo stesso numero preventivato per Letchworth; la
articola in zone diverse, come auspicato dai primi socialisti; immagina una pianta
a scacchiera, elemento caratteristico della tradizione utopistica; pone come ossatura della cité industrielle (che sarà larga solo 600 metri) il tram elettrico, analogamente a quanto fatto da Soria y Mata per la sua ciudad lineal. Ma allo stesso
tempo non cerca di diluire la città in campagna né si basa sull'industria pesante di
piccola dimensione, come aveva fatto Howard.
Egli progetta la sua città industriale dal primo all'ultimo edifico, concentrandosi
quindi principalmente sugli aspetti tecnici. Presenta due considerevoli innovazioni:
adotta per tutti gli edifici il cemento armato, e li adorna con uno stile spoglio “rinunciando ad ogni stravaganza che non sia dettata da precise esigenze di carattere rappresentativo” (M. Tafuri; F. Dal Co, Architettura contemporanea, p. 94). Nel
1904 Garnier completa i suoi elaborati e li presenta in una mostra a Parigi; l'opera
verrà pubblicata nel 1917. Gli studi di architettura che presentiamo qui, in una serie di tavole, riguardano l'organizzazione di una città nuova, la Città industriale,
poiché la maggior parte delle città nuove, che saranno fondate d'ora in poi, saranno dovute a motivi di ordine industriale, onde abbiamo considerato il caso più generale. D'altra parte in una città di questo genere tutte le applicazioni dell'architettura possono trovar posto a buon diritto, e vi è la possibilità di esaminarle tutte.
Assegnando alla nostra città un'importanza media (supponendo che abbia circa
35.000 abitanti) abbiamo mirato sempre al medesimo scopo, di condurre ricerche
di ordine generale, che non sarebbero state giustificate dallo studio di un villaggio
o di una città molto grande. Ancora in questo spirito abbiamo supposto che il terreno ove sorge l'insieme degli edifici comprenda parti montuose e una pianura,
traversata da un fiume (da T. Garnier, Une cité industrielle, étude pour la construction des villes, in L. Benevolo, Storia dell'architettura moderna, p. 464). In
pianura è situata l'officina principale, alla confluenza tra un torrente ed il fiume. Al
di sopra di essa, su un altipiano si sviluppa la città che è a sua volta sotto agli edifici sanitari: sia la città che gli edifici sanitari sono protetti dai venti ed esposti a
sud. Ognuno di questi settori è costruito in modo da essere comunque ampliabile
in futuro. Al centro della città si trovano un grande stadio, il campus scolastico ed
il centro comunale. Il centro per lo svago si trova invece a sud. Tutte le funzioni
sono rigidamente separate. Il tram assicura i trasporti pubblici in città, collegando
il centro alla periferia, dove sono collocate le aziende agricole modello. Una strada
ferrata scorre anche tra la fabbrica a valle e la città, assicurando i collegamenti
con l'esterno; essa termina in una stazione centrale sotterranea. Garnier predispone anche dei regolamenti, uno per ogni specifico settore (edilizia, sanità, ecc.);
essi danno già per scontato che siano avvenuti determinati mutamenti di ordine
sociale senza i quali non sarebbero applicabili: l'amministrazione ha la libera disponibilità del suolo e provvede all'approvvigionamento del pane, dell'acqua, della
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carne, del latte e dei medicinali. Non sono previste né caserme, né chiese, né un
tribunale, né una prigione e nemmeno una stazione di polizia: secondo Garnier
tutto ciò non aveva ragione di esistere in una società socialista. I quartieri residenziali sono costituiti da villette allineate in un reticolo uniforme di strade. Il terreno
è diviso in isolati di 150 metri nel senso est-ovest, e di 30 metri nel senso nordsud. Questi isolati sono a loro volta suddivisi in lotti quadrati di 15 metri di lato,
che si affacciano quindi sempre con una parte sulla strada. Un edificio può occupare anche più di un lotto, ma la superficie costruita deve essere inferiore alla metà
della superficie totale: il resto è destinato a giardino pubblico, transitabile ai pedoni. Questa disposizione permette di traversare la città in qualsiasi senso, indipendentemente dalle strade che non occorre più seguire, e il suolo della città, preso
nel suo insieme, è come un grande parco, senza recinzioni per limitare i terreni
(da T. Garnier, Une cité industrielle, étude pour la construction des villes, in L. Benevolo, Storia dell'architettura moderna, p. 469). Lo spazio tra le abitazioni nel
senso nord-sud è al minimo uguale all'altezza della costruzione situata al sud. Gli
edifici residenziali devono rispettare determinati requisiti: ogni camera da letto
deve avere almeno una finestra di adeguate dimensioni aperta verso il sud ed ogni
locale deve essere illuminato dall'esterno; non sono ammesse corti e chiostrini.
Garnier non cercò mai di realizzare la sua cité industrielle, che rimase solo un piano sulla carta; ebbe però l'occasione di applicarne i principi ad una grande città,
Lione, dove egli andò a vivere nel 1904. Questo fu reso possibile dall'incontro di
Garnier con Édouard Herriot, sindaco della città ed importante uomo politico della
terza repubblica. Tra il 1906 e il 1914 progetta e realizza il macello e il mercato
bestiame della Mouche, “una tranche della Cité, capolavoro di organizzazione funzionale” (M. Tafuri; F. Dal Co, Architettura contemporanea, p. 94); la hall centrale
è costituita da una sala di acciaio di 210,8 metri intorno a cui si sviluppa il resto
del complesso. Nel 1909 dovendo progettare l'ospedale municipale, visita le più
moderne strutture sanitarie in Germania e Danimarca; al suo ritorno «concepisce
una specie di città-giardino per malati, con padiglioni sparsi nel verde e collegati
fra loro da un sistema di comunicazione sotterranea» (M. Ragon, Storia dell'architettura e dell'urbanistica moderne, vol. II, p. 51). Infine, sempre a Lione, Garnier
progetta e costruisce lo stadio olimpico (1914) ed il quartiere États Unis (192435). Garnier avrà una notevole influenza sul pensiero architettonico e urbanistico
del Novecento. Scrive Michel Ragon: “Con vent'anni di anticipo Tony Garnier definì
quello che sarebbe stato lo "stile internazionale" e con quarant'anni di anticipo
stabilì quei princìpi di urbanistica che contraddistingueranno la Carta di Atene del
1943” (da M. Ragon, Storia dell'architettura e dell'urbanistica moderne, vol. II, p.
51). Anche Le Corbusier, che nel 1908 era stato a Lione proprio per incontrarsi con
Garnier, resterà profondamente influenza dalle sue teorie, che sono alla base della
Ville radieuse.
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