ALTER EGO

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ALTER EGO
la.mu.s.a.
e-publishing
ALTER EGO
Identità e alterità nella società mediale contemporanea
a cura di Alessandro De Filippo
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Rosaria Sardo
iPhone, YouTube.
Immaginari, modelli linguistici e costruzione d’identità
fra i giovanissimi al tempo del web 2.0
Da dove “piovono” le immagini nella fantasia? [...] Gli scrittori
più vicini a noi (tranne qualche raro caso di vocazione profetica)
stabiliscono collegamenti con emittenti terrene, come l’inconscio
individuale o collettivo, il tempo ritrovato nelle sensazioni che
riaffiorano dal tempo perduto, le epifanie o concentrazioni
dell’essere in un singolo punto o istante. Insomma si tratta di
processi che anche se non partono dal cielo, esorbitano dalle
nostre intenzioni e dal nostro controllo, assumendo rispetto
all’individuo una sorta di “trascendenza”.
Italo Calvino
Immaginari e comunicazione dei giovanissimi
Prendendo spunto dalle riflessioni di Calvino sulla “trascendenza” dei processi di
costruzione dell’immaginario sia del singolo che del gruppo, si può cautamente formulare
qualche ipotesi sui nuovi immaginari e sui nuovi linguaggi dei giovanissimi, linguaggi che
appaiono sempre più “trascendenti”, eppure riconoscibili, all’interno di quella nuova
psicotecnologia 1 che è il web.
A partire da un sondaggio sui modelli iconici, narrativi, espressivi soggiacenti alle
produzioni testuali dei ragazzi italiani su YouTube, si potranno rintracciare caratteristiche e
modalità di una scrittura pluricodice che trova nel web una espressione piena, caotica ed
estremamente interessante. Osservare tali produzioni testuali visuoverbali, analizzando
alcuni di questi contenuti autoprodotti e circoscrivendo il campione di osservazione alla fascia
d’età che va dai 12 ai 15 anni, quella dei tweens 2, sia come produzione che come consumo,
significa osservare da vicino processi di costruzione di messaggi pluricodice e di condivisione
e partecipazione di tali messaggi, che hanno a che fare con la costruzione di nuove identità e
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nuove alterità in ambito comunicativo per un segmento socioculturale molto dinamico 3.
Proprio i giovanissimi, fino a non molto tempo fa definiti “digitali nativi” 4, si avviano oggi a
essere i primi soggetti “biomediatici” 5, sempre connessi a Internet con smartphone e tablet,
bombardati da flussi informativi non facilmente segmentabili e negoziabili in modo critico,
pronti a mettere nella piazza virtuale una vita che coniuga sempre più il wet della corporeità e
della vita reale col dry della tecnologia 6. In questo spazio moist, identità e alterità si
avvicinano e a volte si fondono in un linguaggio sempre più omogeneo per stilemi iconici e
linguistici. Se l’estensione sensoriale 7 rappresentata dal medium monodirezionale radiofonico
e bidirezionale del telefono possedeva caratteristiche relative solo al canale uditivo, già
quella televisiva, monodirezionale e solo in parte bidirezionale, univa in un flusso
difficilmente analizzabile componente uditiva e visiva, con partecipazione limitata da parte
dei fruitori, oggi quella pluridirezionale del web unisce componente iconica, uditiva, verbale
orale e scrittoria, cinestesica in un intreccio complesso per ogni snodo comunicativo: mittente,
messaggio, destinatario, contesti. Questo intreccio ha connotati ben individuabili da un punto
di vista testuale. Sul piano iconico si riconoscono modelli e stilemi provenienti soprattutto
dalla tv, dal cinema per ragazzi, dal fumetto, dal cartone animato. Esemplare è il caso delle
clip di Willwoosh, in particolare Pippe mentali, di taglio metalinguistico, all’interno della quale si
susseguono scene parodistiche tratte da talent show, Grande Fratello, fiction tv, trasmissioni
sulla cucina, sul trucco, ma anche Hunger games, da Titanic, Harry Potter, secondo un gioco
intertestuale, orientato sul target giovanile, molto ben orchestrato. Sul piano linguistico, invece,
vanno sottolineati i costrutti ellittici, paratattici, la semplificazione sintattica, il vincolo dato
dalle strutture brevi della schermata, la gittata breve del discorso o della stringa semantica, il
lessico ibridato che attinge da fonti e da codici e sottocodici diversi.
Tali peculiarità del testo audiovisivo breve prodotto dai giovanissimi per YouTube hanno
riflessi interessanti sul piano della ristrutturazione non solo delle forme comunicative di
questa fascia d’età, ma anche, a quanto pare, sugli assetti cognitivi dei giovanissimi.
La ricerca neuroculturale, da De Kerckhove in poi, ha mostrato con chiarezza l’impatto
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delle tecnologie sui sistemi cognitivi e sulla correlata formazione di sistemi di immagini legate
al pensiero e alla rappresentazione. La scrittura alfabetica, per esempio, ha comportato
l’affermarsi di un pensiero che segmenta l’esperienza umana e la classifica. Attraverso la
scrittura, poi, tale pensiero si emancipa dal contesto condiviso fra interlocutori e si proietta
verso un altrove spazio-temporale. Gli schermi, infine, cinema, tv e computer, hanno
esteriorizzato in modo complesso il pensiero, collettivizzandolo e rendendolo fluido,
manipolabile, rielaborabile. Il web, in particolare, ha reso il pensiero collettivo, connettivo e
interattivo, mutando le regole della memoria, che diviene collettiva e connettiva insieme, e
tuttavia sempre più omologata e sganciata dai contesti. Immaginari e linguaggi, in questa
direzione, divengono non più pertinenti, ma “ipertinenti” 8 e quindi meno facilmente
tracciabili e rintracciabili. Immagini e parole circolano, sia su YouTube che su Facebook, con
un sistema di rilanci e di consensi, che offuscano la provenienza del dato, lo mescolano con
altri dati e, amplificandolo, lo fissano in una memoria “connettiva” sfaccettata simile a una
mirror ball che riflette la realtà ri-frammentandola. L’immaginario acquista nuova
trascendenza.
Mentre si sta ancora lavorando sugli effetti dell’impatto dei nuovi media sui sistemi
cognitivi e comportamentali, va osservato che dopo le grandi rivoluzioni culturali, quella
alfabetica e quella televisiva, la rivoluzione rappresentata dall’uso proliferativo di Internet
costituisce un momento delicatissimo di cambiamento in tal senso. Si è passati dalla
linearizzazione sequenziale e parcellizzante dei contenuti dell’alfabeto, alle rappresentazioni
pluricodici e di flusso della tv, alla rappresentazione per mappe e strutture ipertestuali del
web. Le prime conseguenze di quest’ultima rivoluzione si colgono già a partire dai linguaggi
verbali, scrittorii e pluricodici soprattutto dei giovanissimi. Ne sanno qualcosa gli insegnanti
alle prese con elaborati scritti ben lontani dalla prosa tradizionale. Non si tratta tanto di
processi di semplificazione di lessico e di strutture frasali quanto di problematica
linearizzazione di contenuti reticolari di discenti dotati di nuovi e nuovissimi assetti cognitivi.
Tali contenuti reticolari trovano invece piena e distesa espressione all’interno di media
audiovisivi autogestiti. In questa prospettiva, YouTube, con la sua molteplicità di canali
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individuali, con esperienze di fruizione simili a quelle della tv ma a partire da contenuti
solitamente autoprodotti e miranti alla condivisione e al consenso attraverso il sistema del
“mi piace” e del commento, rappresenta un terreno d’indagine privilegiato.
Se nel 2000 Raffaele Simone 9 distingueva ancora solo tre fasi nella cultura
dell’umanità 10 (la prima caratterizzata da modelli legati all’oralità, al pensiero globale, alla
narrazione magico-interpretativa; la seconda legata alla rivoluzione creata dall’avvento dei
sistemi alfabetici e a modelli di cultura lineari, segmentabili, trasmissibili; e la terza legata
alla rivoluzione informatico-digitale che propone modelli di conoscenza e di cultura “globali”)
appare oggi possibile osservare una “quarta fase”, contraddistinta da intersezioni
comunicative interagenti, non più facilmente segmentabili a causa delle molteplici e
imprevedibili interconnessioni fra i sistemi stessi, pluricodice nella sua essenza e nelle sue
articolazioni espressive e soprattutto connotata da una modalità di fruizione di tipo
interattivo/partecipativo. Tale quarta fase passa attraverso l’uso estensivo e “democratico”
delle nuove tecnologie, si snoda tra le spire dei social network, crea reti di condivisione di
contenuti sia autobiografici, sia critico-politici, sia ludici, grazie rispettivamente alle nuove
architetture testuali dei blog, dei forum, delle chat, dei MMOG e dei MMORPG 11. Essa
viene solitamente definita del web 2.0 in rapporto ai nuovi processi comunicativi del web
partecipativo, caratterizzato da accessibilità dei contenuti, mancanza di intermediatori dei
contenuti stessi, contenuti generati dagli utenti (user generated contents o UGC). I rischi del web
2.0 sono l’altra faccia della medaglia e sono riassumibili nei nuclei problematici della crisi
dell’autorialità, dell’attendibilità delle notizie, della legittimità dei contenuti (Bennato 2011, p.
151) fino agli estremi del totalitarismo cibernetico, del maoismo digitale, della mente alveare
(Bennato 2011, pp. 149-150).
Ciò che interessa in questa sede è osservare le modalità di costruzione e di mantenimento
delle identità socioculturali e sociolinguistiche ai tempi del web 2.0, che, seppur in modo
collaterale, influenza anche i non utenti del sistema. Il sistema di comunicazione interattivo,
partecipativo, condiviso del web 2.0, infatti, mettendosi in concorrenza col sistema mediatico
“tradizionale”, stampa, radio, tv, ne influenza profondamente le modalità comunicative,
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proprio in termini di immediatezza/partecipazione del messaggio, controllo circolare dei
contenuti, movimento di opinione tramite il sistema del commento a margine del post. Alla
“notizia”, per esempio, si sovrappone la miriade di notizie “altre”, provenienti da fonti
alternative, e la pletora di commenti e opinioni che si affiancano e seguono immediatamente
la/le notizia/e. L’accreditamento delle fonti tramite il prestigio d’opinione non è più semplice
in un simile contesto all’interno del quale emergono e vengono sommerse voci di tutti i tipi.
Eppure,
proprio
queste
voci,
in
ambito
non
giornalistico
ma
diaristico/opinionistico/narrativo, rivestono per il linguista un’importanza particolare, in
relazione a uno studio di continuità tra le produzioni di broadcasting, tipiche della televisione
generalista, quelle di narrowcasting, televisive ma destinate a pubblici specifici, quelle di
webcasting, fortemente condizionate dal medium, in chiave di rapporto tra modello e specchio di
una realtà linguistica. Sospendendo per un attimo il giudizio tecnoetico, le realizzazioni
testuali dei fruitori del web 2.0, e in particolare quelle pluricodici e user generated come i video
postati su YouTube, rappresentano i riflessi di una realtà culturale e linguistica nuova che ha
abbattuto i confini tra privato e pubblico, che attinge a contenuti in modo tematico/di nicchia e
li rielabora riproponendoli ad ampio raggio, seguendo spesso un’estetica dell’ibrido e del
frammento (De Filippo 2012). In questo spazio dai confini elastici i limiti tra ego e alter ego
tendono a scomparire, gli immaginari si fondono e si intersecano secondo modalità
imprevedibili, il local assimila e rielabora il global, l’espressione “provinciale” cede il passo a
quella “nazionale” e “internazionale”, il dialetto a forme sempre più standard. In
quest’ottica, i video postati su YouTube, connotati da un punto di vista sociologico da
modalità di erogazione e fruizione di contenuti che Bennato 2011 definisce di tipo “social
casting” 12, sono estremamente interessanti da un punto di vista sociolinguistico, in quanto
espressione diretta di gusti testuali, di stili testuali, di stili comunicativi, di rimandi a precise
subculture visuali e linguistiche. Considerato, infatti, che «il social casting è al contempo
processo di distribuzione ed esperienza sociale» (Bennato 2011, p. 7), connotato dall’uso di
nuovi linguaggi sia verbali che audiovisivi, esso potenzia e amplifica tali forme comunicative
moltiplicandone l’effetto modellizzante. In tale direzione, da un punto di vista linguistico
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l’impatto è notevolissimo: alla fruizione passiva del medium televisivo si sostituisce la fruizione
attiva dei contenuti audiovisivi autoprodotti (YouTube), o verbovisivo/musicali (Facebook), e
quando un contenuto linguistico diventa competenza attiva, l’intero repertorio idiolettale
cambia, con riflessi di lunga durata sul repertorio inteso nel suo insieme.
Nuovi linguaggi giovanili e YouTube
Sulla base dell’osservazione dei comportamenti di produzione e fruizione della testualità di
YouTube da parte di questi digitali nativi, proveremo a definire nuove linee di tendenza in
ambito comunicativo, linguistico e testuale e insieme a vedere anche alcuni mutamenti
cronologici che si sono verificati nel breve arco temporale che va dal 2006 al 2012 e che
autorizzano forse a parlare di Paleo e Neo-YouTube sulla base di coordinate strutturali dei
filmati postati in questi anni.
Nel 2007 i contenuti video su YouTube erano in buona parte vlog (video blog), 40%,
creati dagli utenti sul proprio canale e poi condivisi, il 15% video musicali, il 13% video di
eventi spettacolari, il 10% di contenuto informativo, l’8% di materiale sceneggiato (BurgessGreen 2009 e Bennato 2011). Con ogni probabilità oggi, almeno per quanto riguarda i
giovanissimi, i contenuti “sceneggiati” sono cresciuti, soprattutto quelli legati al tag
“umorismo”, come vedremo, in relazione a un complessivo trend che vede diminuire i
contenuti mimetici immediati e aumentare quelli diegetici, seppur con le misure nuove della
clip breve.
Da un punto di vista linguistico, da un primo sondaggio sui testi prodotti in Italia dai
giovanissimi (tra i 12 e i 15 anni) nel contesto libero, dinamico e multimediale di YouTube,
emergono interessanti riflessi di quell’“oralità terziaria” avanzata di cui parlava De
Kerckhove 2008, con nette aperture nei confronti dell’italiano regionale e del dialetto 13, e
con dinamiche di code switching 14 e code mixing che inducono a riconsiderare i processi di
produzione, di fruizione e di riuso del trasmesso. In senso diacronico/evolutivo, analizzando i
video prodotti da e per i giovanissimi si osserva il passaggio da una tessitura linguistica molto
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franta e basata su idioletti con tratti comuni quali l’uso espressivo della varietà regionale di
partenza, la commutazione di codice come pratica comunicativa largamente praticata, a forme
testuali più omogenee, modellate su testi proposti da opinion leaders che accolgono tratti non
provenienti da un’unica varietà regionale ma da più varietà per ragioni di Tube audience (nel
caso delle video-opinioni, per esempio si passa da un “opinionista di quattèri” come
Domylion o zio Baddottola a opinionisti da centinaia di migliaia di visualizzazioni come
Willwoosh o Cicciasan e, in termini di composizione testuale, da una tessitura piuttosto libera
e naïf nel primo caso a una molto costruita e intertestuale nel secondo caso).
Da un punto di vista delle tipologie testuali, la natura dialogica del web, poco soggetto a
condizionamenti normativi, aperto alla plurivocità dei codici espressivi e alla varietà del
repertorio linguistico, fa sì che esso diventi promotore di nuove forme di testualità quali
video-diari, video-lettere, video-opinioni, video-sfide, video-parodie. Questi sottogeneri
testuali del macrogenere “filmato postato su YouTube” compaiono a partire dal 2006 e
assumono nel 2009 connotati definibili in termini di dinamica soggettività/identità di gruppo,
tematiche, sistema di taggatura, mentre oggi si assiste anche alla crescita del sottogenere
“tutorial per giovanissimi” (Clio-makeup) e a processi di riunificazione di una testualità molto
frammentata (per le video-opinioni sotto l’egida di opinion leaders per giovanissimi quali i già
citati Guglielmo Scilla detto Willwoosh, Cicciasan, o Canesecco).
In ognuno dei video presi in considerazione la componente visiva e musicale è sempre
studiata, ma si va da un minimo di studio e di consapevolezza nei testi del 2008-2009 a un
massimo di consapevolezza e di discorso costruito nei testi del 2011-2012. La componente
scrittoria entra ancora nella codificazione di alcuni testi, ma ha un ruolo piuttosto circoscritto e
in compresenza con altri codici quali quello visivo e quello musicale.
Rispetto alla griglia comunicativo-funzionale proposta da Koch 2009 (p. 23) per i poli
immediatezza/distanza, i nostri testi si collocano in una posizione intermedia peculiare e
pluricodice: non sono testi spontanei e quindi inseribili all’interno della categoria
“immediatezza” e non sono nemmeno ascrivibili alla categoria “distanza”, in ogni caso essi si
articolano all’interno di un continuum diacronico che, seppur breve, risulta molto articolato.
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Se tra il 2008 e il 2009, infatti, ci si trovava dinanzi a un corpus costituito da una pletora di
video rappresentativi di piccoli gruppi dotati di forza identitaria (come i “carusi di quattèri”
catanesi 15, i bimbiminkia, i truzzi, i fighetti, gli emo), tra il 2010 e il 2011 si passa a video
concepiti da young adults (22/27 anni, come Willwoosh, Canesecco, Cicciasan) per un pubblico
di giovanissimi e infine, tra il 2011 e il 2012, ci si trova di fronte a nuovi fenomeni di
aggregazione orientata verso leaders emersi dal mondo di YouTube (soprattutto Willwoosh,
Guglielmo Scilla), passati poi attraverso un meccanismo di prestigio e consenso alla radio
(Radio Deejay), al cinema, al mondo dell’editoria (il testo di Scilla Dieci regole per fare innamorare
nasce sul web, passa all’editoria con Kowalsky e poi approda al cinema nel marzo 2012).
Nell’arco di soli dieci anni la comunicazione per giovanissimi è passata da un “discorso
costruito” 16 dagli adulti per i più giovani, attraverso il medium televisivo (Sardo-CentorrinoCaviezel 2004, Sardo-Centorrino 2007), a un discorso costruito dai giovani per i giovani su
una piattaforma pluricodice e aperta come YouTube, con un movimento che va dai primi
video “identitari” tra pari, a un discorso abilmente costruito dai “fratelli maggiori” per i più
piccoli, con una vistosa eccezione alla quale si accennerà, costituita oggi dal piccolo fenomeno
mediatico di Nonna Lea, nata su Casa.it, il più vasto portale immobiliare italiano, e divenuta
icona transgenerazionale di un umorismo basato su un linguaggio giovanile artefatto e datato
ma proprio per questo riconoscibile, destinato non solo ai giovani, non più “costruito” ma “ricostruito”.
C’era una volta la tv per ragazzi
Grazie alle continue innovazioni tecnologiche ma soprattutto grazie ai nuovi usi e ai nuovi
setting comunicativi, dunque, i circuiti espressivi dei giovani e dei giovanissimi utenti sono
profondamente cambiati. In questo nuovo sistema la televisione non rappresenta più l’icona
maggiormente significativa, anche se rimane il medium di trasmissione di contenuti di più lunga
durata ed ente formativo a tutti gli effetti, cui è stato delegato sempre più col passare degli
anni il compito delicato e complesso di tramandare e mediare contenuti e interpretazioni
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della realtà, valori, confini e sfide di una società in crescita veloce.
Il ruolo della tv nel dialogo coi ragazzi risulta quindi mutato rispetto a pochissimi anni fa,
se è vero che la tv captava, riproduceva e produceva movimenti culturali che, attraverso la
ben nota dinamica prestigio/consenso, generavano poi tendenze e mode, tale dinamica ha
oggi un raggio d’azione più vasto e sfaccettato grazie al web partecipativo: non è più la tv
l’unica a lanciare e testare prodotti audiovisivi accertatone il successo, ma alcuni prodotti nati
sul web passano alla tv o alla radio e il merchandising si snoda all’interno di un circuito sempre
più complesso.
Di certo la tv resta ancora il trampolino di lancio di alcune serie, che dopo un processo
costante di pubblicità/fidelizzazione promuovono il film tratto dalla serie e, per chiudere il
cerchio, i produttori di videogiochi promuovono il sequel della serie incrementando
contestualmente l’interrelazione tra videogioco venduto e promo del videogioco o soluzioni
avanzate del videogioco stesso sui siti web dedicati. Tv, gadget e videogiochi, web: gli esempi
di questo circuito sono ancora sotto gli occhi di tutti e investono sia il settore della prima
infanzia (prodotti Disney, Pixar, Rainbow), che quello della seconda infanzia e della
preadolescenza (tutte le serie Nintendo), nonché quello degli adulti (come le serie della
finlandese Rovio).
Anche se Majors, Reti e produttori continuano a creare una tv per ragazzi spesso in chiave
comica e “trasgressiva” 17, questa risulta spesso comunicativamente poco efficace a causa di
uno squilibrio fra componente visiva eccessivamente caratterizzata e astratta, che poco spazio
lascia alla costruzione personale di sensi nell’immaginario, e componente verbale complessa
ancorata a universi simbolici lontani da chi fruisce del messaggio 18. D’altra parte, se la vera
rivoluzione sono i contenuti autoprodotti dai ragazzi, spesso tali prodotti difettano di coesione
e coerenza nell’organizzazione del messaggio, intenzionalità e accettabilità dello stesso, tasso
di informatività, decodificazione della situazionalità in rapporto alle conoscenze condivise tra
scrittore e lettore, rapporti con altri testi, rimandi ad altre realtà indicate, ovvero
intertestualità.
Narrare significa organizzare la conoscenza fornendole una concatenazione che ne
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consente l’interpretazione, tramandare memoria, selezionare fatti ed esperienze all’interno di
un flusso apparentemente difficile da segmentare e quindi restituire un senso a ciò che è
accaduto. Narrare significa anche ordinare in sequenza situazioni e fatti che in realtà fanno
parte di un sistema modulare complesso e, ovviamente, ogni narrazione è un costrutto
interpretativo condizionato dal medium che lo accoglie. E in questo senso le produzioni
audiovisive analizzate sono poco narrative ma di grande impatto pragmalinguistico.
Modelli linguistici per giovanissimi, tra tv e YouTube. Continuum
italiano/dialetto e scelte espressive
Da un punto di vista pragmalinguistico, nel corso degli ultimi anni i modelli linguistici
proposti ai bambini e ai giovanissimi dal sempre più consolidato circuito mediatico (tv,
pubblicità, videogiochi e web) sono profondamente mutati. Si è passati da modelli prodotti per
il target, controllati e vicini alla norma, ad aperture agli italiani regionali e ai dialetti, sia in
trasmissioni tradizionali come L’albero azzurro, sia nelle nuove fiction (Quelli dell’intervallo e Life
bites) e nei reality per bambini e tweens.
Si è passati inoltre da un progressivo sconfinamento dei bambini verso trasmissioni per
adulti 19, a contenuti video autoprodotti e postati su YouTube con caratteristiche identitarie
relative a gruppi giovanili, frutto di un nuovo trend “liberistico” che vede il successo in
termini di visualizzazioni dei testi prodotti dai ragazzi stessi (nella fascia d’età che va dai 12 ai
15 anni). Oggi, a fronte di un proliferare incontrollato e sempre più sfuggente delle
produzioni dei singoli, si assiste all’emergere di YouTube icons, produttori di testi-modello
soprattutto nell’ambito delle video-opinioni e in quello delle video-parodie (DavideKyo che
ha avuto un successo strepitoso con parodie di Titanic e cartoni come Pokemon e manga), ma
anche in una ricca serie di “lezioni” divertenti come quelle di Nicola Brusco (“Lezioni di
itagliano”) o il canale Sgrammaticando, che mostra un trend altissimo di visualizzazioni per la
clip sugli errori linguistici più comuni.
Il dinamismo linguistico generato da tali produzioni di e per giovanissimi su YouTube è
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notevolissimo: in effetti, se sospendiamo per il momento il giudizio sulle pagine di Facebook
prodotte dai giovanissimi e in generale su quell’italiano “digitato” 20 che si ritrova nelle chat,
in MSN, nei blog, una piccola rivoluzione in termini di modelli linguistici, con nette aperture
nei confronti dell’italiano regionale e del dialetto, con tecniche di code switching e code mixing, si
osserva proprio nei video prodotti dai giovanissimi e veicolati da YouTube, con ascolti e
visualizzazioni di grande rilievo che fanno ripensare ai processi di produzione, di fruizione e
di modellizzazione. Il repertorio all’interno del quale si muovono i giovanissimi appare
sempre più caratterizzato da confini variazionali fluidi, da escursioni tra varietà
diatopicamente diverse, da un plurilinguismo non di superficie e rappresenta per essi uno
spazio comunicativo nel quale si muovono con disinvoltura, costruendo testi fortemente
ibridati ed emozionalmente connotati soprattutto nel web 21.
I canali personali di YouTube servono non solo a rilanciare in rete, all’interno di un
profilo personale ben definito, contenuti tratti da cinema e tv, con un processo di
segmentazione, ma a veicolare a vasto raggio contenuti autoprodotti caratterizzati
inizialmente (2006-2009) da un alto grado di “spontaneità” e di scarsa pianificazione (Sardo
2010) e in seguito (2010-2012) da un’intenzionalità comunicativa precisa e da un buon grado
di pianificazione strutturale (solitamente con un miraggio di successo da parte dell’autore). Da
un punto di vista sociolinguistico sono espressione diretta di gusti testuali, di stili comunicativi,
di rimandi a precise subculture visuali e linguistiche. I giovanissimi, digitali nativi, sono
inseriti a pieno titolo in questo sistema dinamico e sono, infatti, grandi produttori di testi su
YouTube soprattutto per i tag “comici” e collegano le clip autoprodotte alle loro pagine
Facebook creando un reticolo comunicativo sempre più ampio e sempre meno connotato
dalla variabile diatopica legata al luogo di provenienza.
Tra il 2006 e il 2012 si è passati, dunque, da un Paleo a un Neo-YouTube, distinguibili
sulla base di coordinate strutturali dei filmati postati in questi anni. Da un punto di vista
linguistico, i testi prodotti in Italia dai giovanissimi (tra i 12 e i 15 anni) per il Paleo-YouTube
(Sardo 2010) mostravano interessanti riflessi neuroculturali 22, con usi linguistici nettamente
rivolti verso l’italiano regionale e il dialetto, e con dinamiche di code switching e code mixing. Se
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prendiamo in considerazione i giovanissimi siciliani, per esempio, i risultati dell’analisi di
Sardo 2010 possono essere confrontati con quelli dell’indagine di Alfonzetti 2001 e 2012. Le
dinamiche di code switching, declinate in chiave dicotomica italiano/dialetto, risultano molto
simili con l’emergere di variabili sociolinguistiche relative alla diastratia e alla situazione
comunicativa nella scelta tra commutazione di codice interfrasale e intrafrasale.
Per il corpus più recente (2009-2012) qui esaminato, invece, relativo al Neo-YouTube, col
mutare degli scenari comunicativi, andranno aggiunte all’analisi sia variabili diamesiche
indotte dal web, sia una componente plurilinguistica, o meglio, pluridialettale. Tale
componente, seppur limitata a forme di switching interfrasale («inserzione di brevi e semplici
frasi dialettali in un testo la cui base è l’italiano» 23) e di tag switching («commutazione
extrafrasale» che «si riferisce all’inserzione di elementi non fortemente integrati nella
struttura sintattica della frase quali allocutivi, interiezioni intercalari, riempitivi» 24), ha
un’importanza notevole dal punto di vista dei processi di modellizzazione del linguaggio
giovanile. Essa prescinde ormai dalle singole scelte idiolettali e segue precisi modelli
panitaliani, sull’onda del successo di autori quali i già citati Willwoosh, Cicciasan e
Canesecco.
Dalle origini della tv fino agli anni 2004-2008, il medium televisivo aveva agito in modo
forte e distinguibile sulla formazione della competenza comunicativa dei ragazzi (Sardo 2004),
anche se negli ultimi anni si assisteva a un progressivo sconfinamento dei bambini verso
trasmissioni per adulti e soprattutto verso i talk show e l’intrattenimento, con conseguenze
notevoli sul piano dei processi di modellizzazione (Sardo 2007). Dopo il 2008 si è passati a
contenuti moltiplicati ma poco controllati della piattaforma Sky, settore ragazzi, e soprattutto a
video autoprodotti e postati su YouTube e Facebook con caratteristiche identitarie relative a
precisi gruppi giovanili regionalmente identificabili, mentre tra il 2010 e il 2013 si è passati a
video per giovanissimi di taglio più consapevole nell’uso dei codici espressivi, tecnicamente
più articolati e concepiti da young adults con esperienze teatrali o radiofoniche.
Oggi su YouTube si assiste anche alla proliferazione di video/ flash mob virali per
giovanissimi, che sorpassano le logiche identitarie locali e si ispirano a microsegmenti
59
subculturali global come, per esempio, il recente Harlem shake, danza nata ad Harlem negli anni
Ottanta con Al B e divenuta famosa nel video del rapper “maledetto” G. Dep Let’s get it nel
2001. La carica eversiva della danza e del video si stemperano nella riproduzione goliardica
degli studenti italiani, che ripropongono più la carica dissacrante rispetto a un setting
tradizionale (lezione in classe, riunione in piazza) della danza e del brano musicale che non il
pathos originario di G. Dep. (ghetto dependent = Trevell Gerald Coleman).
Per il primo periodo si possono prendere come esempio le video-opinioni di giovanissimi
“di quattèri” come Domylion o zio Baddottula 25 con un numero di visualizzazioni che si
attesta intorno a 25.000, per il secondo periodo, invece, si possono prendere in esame le clip
di opinionisti da centinaia di migliaia di visualizzazioni come Willwoosh (Guglielmo Scilla con
857.653 visualizzazioni in tre anni di un video come Perché io valgo...e sono magggico fino a
2.299.217 in due anni di Figure di Merda), Daniele doesn’t matter (Daniele Selvitella con
681.075 visualizzazioni in quattro mesi per 15 cose da non fare in vacanza) o Cicciasan (Claudia
Genolini con 191.491 di Perché siamo stressate o 161.509 di Donne non solo estrogeni) o le videoparodie di successo come quelle create da DavideKyo.
Le differenze tra le clip dei due periodi sono macroscopiche sia in termini di composizione
testuale – con una tessitura piuttosto libera e naïf nel caso dei video più antichi e una molto
costruita e intertestuale in quelli più recenti – sia in termini linguistici, con uno switching
intrafrasale marcato nel primo caso e uno switching interfrasale o di tagging, anche in chiave
pluridialettale, nel secondo caso. La componente scrittoria entra ancora nella codificazione di
alcuni testi, ma ha un ruolo piuttosto circoscritto e in compresenza con altri codici quali quello
visivo e musicale 26. I sottogeneri testuali che compaiono a partire dal 2006 (video-diari,
video-lettere, video-opinioni, video-sfide, video-parodie) sono tuttora presenti, ad eccezione
delle video-sfide che appartengono all’era Paleo-YouTube, mentre prendono sempre più
piede i tutorial per giovanissimi (Clio-makeup oggi è diventata la star di un programma di
Sky canale Real Time), con movimenti tendenti alla riunificazione di una testualità molto
frammentata. A proposito della lingua dei social network in generale, Vera Gheno 2012 ha
proposto di parlare di cyberbalcanizzazione delle comunità virtuali con conseguente
60
frammentazione e glocalizzazione linguistica, con aggiunta di gergo informatico trasversale, e
di forte orgoglio identitario. Sono tutte caratteristiche ben presenti nei testi qui esaminati e
che ne delineano la complessiva cifra stilistica.
Il corpus
Per la costituzione del primo corpus (Sardo 2010) e del corpus qui esaminato ci si è serviti
di un sondaggio effettuato tra gli alunni di quarta ginnasio di un Liceo Classico catanese negli
anni 2008-2012 27 sotto il minimo comun denominatore del tag “umorismo”. Per la
periodizzazione si è seguito il trend naturale della diffusione in rete di proposte di visione di
clip su YouTube presso i canali personali del gruppo analizzato (25 studenti di quarta
ginnasio del Liceo classico Mario Cutelli per ogni anno esaminato). Tutto parte da Facebook,
dalla condivisione di alcuni video dotati di forza identitaria o aggregativa. Attraverso il
“passaparola” si raggiunge un certo numero di condivisioni e di visualizzazioni. Consolidato
il trend di visualizzazione, il fenomeno si impone all’attenzione degli analisti di YouTube che
possono monitorare attraverso il tasto “condividi” il numero di condivisioni e quindi il
successo del fenomeno. Una volta individuato il fenomeno di successo, il passo verso gli altri
media, radio e tv, è breve (com’è stato nel caso di Willwoosh).
Caratteristiche delle clip del Paleo-YouTube
Tra il 2007 e il 2009 le clip di e per giovanissimi del Paleo-YouTube, caratterizzate da
dinamiche soggettività/identità di gruppo, marcate e postate quasi esclusivamente sotto il tag
“umorismo”, rispondevano a un bisogno di presenzialismo egocentrico e a una dialogicità
immediata e interattiva con precisi filoni identitari caratterizzati da mode, tendenze, stilemi
ben identificabili e rintracciabili fra i gruppi di giovanissimi soprattutto cittadini con linee di
somiglianza a livello nazionale ma anche marcate differenze regionali dai riflessi linguistici
importanti 28.
61
Le sottotipologie testuali su YouTube individuate per questi gruppi sono ricorrenti ma con
preferenze di ciascun gruppo rivolte a qualche tipologia. In alcuni video-diari le componenti
scrittoria e musicale predominano, in una sorta di powerpoint declinato in chiave emotiva,
mentre in altri, come quello del 2009 di Susi la truzza, l’oralità predomina ed è connotata da
tratti fonomorfologici di tipo settentrionale, alto tasso di ripetizioni, esitazioni, fatismi,
formularità di tipo televisivo in apertura e in chiusura. La serie gettonatissima delle videoopinioni Paleo-YouTube trova un’ottima esemplificazione nelle clip del catanese Zio
Baddottula. Le clip sono caratterizzate da una tessitura stilistica approssimativa, poco
sorvegliata, ricca di esitazioni e cambi di progetto sintattico e da un tessuto
fonomorfosintattico regionale siciliano, con code switching e code mixing. Le video-sfide PaleoYouTube rappresentavano, nel loro complesso, a prescindere dalla loro collocazione
geografica, un sistema discorsivo più articolato e partecipato, con un forte tasso di emotività e
di trasgressione che rende il parlato enfatico e spesso attestato sul versante regionale o
dialettale.
Le clip del Neo-YouTube propongono invece nuove forme di linguaggio “costruito” dai
ragazzi per i ragazzi non più miranti a costituire identità fra piccoli gruppi ma a fornire
modelli di ampia circolazione per giovanissimi di ogni parte d’Italia che si riconoscono nel
pensiero di questi opinionisti per teenagers e che seguono con un sorriso consenziente le logiche
di un circuito mediatico che mira al merchandising. Si tratta di un consenso attribuito liberamente
sul web a forme comunicative guidate da logiche di mercato che ha effetti modellizzanti
misurabili solo nel medio periodo. I ragazzi cercano sotto il tag “umorismo” e scelgono fra le
molteplici forme di intrattenimento breve proposte. Willwoosh, Daniele doesn’t matter,
Cicciasan, Canesecco hanno saputo assecondare i gusti del pubblico dei più giovani,
partendo da clip di successo su YouTube e giungendo in alcuni casi (Guglielmo
Scilla/Willwoosh e Claudia Genolini/Cicciasan) al cinema, in teatro, in radio, in libreria. Il
circuito comunicativo è completo. Certo è che, considerata la plasticità del sistema cognitivo e
linguistico di queste fasce d’età e la pervasività dei media in questione, l’analisi di tali testi
assume un certo valore in termini di verifica dello stato attuale, ma anche in termini di
62
predizione di scelte espressive future da parte delle nuovissime generazioni. Queste clip con
trend di visualizzazione notevolissimi hanno contribuito fortemente all’affermazione di quella
che Stefinlongo 2007 definisce come “lingua fratello” 29, che ha un approccio diretto e
disinibito alla “lingua madre”, che usa il linguaggio iconico, un lessico pluridialettale e
plurilingue (inglese tecnologico e qualche lessema o fatismo dello spagnolo), risorse
multimediali in chiave pluricodice. Proprio sul terreno della scrittura pluricodice si misurano
oggi le novità del repertorio giovanile, e in questa direzione vale la pena di osservare un
fenomeno
mediatico
nato
attorno
alla
figura
del
giovane
romano
Guglielmo
Scilla/Willwoosh. Il suo canale è stato per tutto il 2011 quello con più iscritti e il più visitato
fra quelli italiani tanto da far diventare il suo autore un YouTube partner (con 50 milioni di
visualizzazioni). Presente su Facebook e su Twitter, Willwoosh è passato ben presto dal web
al cinema (Una canzone per te, Matrimonio a Parigi, 10 regole per fare innamorare), alla fiction su web (la
serie fantascientifica Freaks), e ai microfoni di Radio Deejay (conduce il programma A tu per tu).
Dopo la tournée in giro per i cinema d’Italia per incontrare i suoi giovanissimi fan, YouTube
lo invita come testimonial durante incontri con i ragazzi delle scuole.
Per mettere in evidenza alcune caratteristiche testuali e linguistiche dell’autore, si prenda
come esempio una delle clip più cliccate di Willwoosh (Pippe mentali):
[...]
potrei/non so/fare dei/video su YouTube
e/non so/magari diventare
famoso/con questi video che aiuteranno il mondo
[segmento parodico su Titanic]
[...]
Eeh/guardate che scegliere che tipo di video mettere su YouTube/non
è/una cosa semplice/ecco perché ogni video che metto sul mio canale/nasce da una
profonda riflessione che faccio//da un’attenta/indagine di mercato/che io svolgo sul
campo/da una meticolosa/ma anzi che dico/meticolosissima analisi sociologica e
comportamentale del mondo che mi circonda/quindi immaginatevi quindi quante pippe
mentali io mi faccia prima di metterne uno/anche perché io potrei mettere qualsiasi tipo
63
di video//pensateci un secondo...//
[segmento parodico L’angolo di Pennellia]
E con questo abbiamo completato er look cortiggiana del nuovo millennio/mi
raccomando ricordatevi che deve essere drammatico ma comunque portabile qualora
voi voleste essere un pochino più sexy der Tufello, ricordatevi di aggiungere matita
nera ar contorno labbra. Questo è tutto/un abbraccio da Pennellia.
[segmento La Cucina di Verde sbratto]
Bentornati nella cucina di Verde Sbratto. Oggi impareremo a fare il tiramisù/che è
quel dolce talmente facile che ognuno di noi c’ha almeno dodici amici che come fanno il
tiramisù loro non lo fa nessuno/e me so’ rotto pure er c.../bip/tutti bravi a fa er
tiramisu so/cioè/una pippa/uno che non lo sappia fare/uno che ti dica/no so’ una
pippa/no tutti bravi/tutti geni a fa’ er tiramisu e alla fine fa sempre//e alla fine fa
sempre cagare, poi...
[segmento parodico su Harry Potter]
[...]
E magari le mie pippe mentali si limitassero solamente a quelle che mi
faccio per/per/i video/se togli mentali suona malissimo//comunque/no/nel senso
che/no/comunque/no/nel senso che/no sono pieno di fisime//...
dalle scommesse con il fato...
[...]
ai profondi quesiti che nascono dopo che ho letto un libro
se voi poteste scegliere un’arma con la quale combattere/cosa scegliereste?
[segmento con varie risposte]
o anche dopo aver visto un film
[segmento intervista a un giovane romano]
ti posso fare una domanda?
See//
se adesso t’arrivasse tipo un Trirex te che faresti?
64
Eh/beh/dove?
Là//Tipo là/compare là
beh, carcola.../corro/tipo tutto lì/tutto giù per quer pendio/m’arampico sull’arbero
[...]
tutte cose delle quali mi vergogno molto e che puntualmente metto su
YouTube naturalmente/e in questi casi uno potrebbe pure scrivere un commento
nel quale mettere le sue pippe mentali così non mi fa sentire solo//anche perché in
teoria non c’è nulla di cui vergognarsi//[...]
La tessitura diegetica della clip (segnalata in grassetto) mostra una buona organizzazione
dei coesivi e dei segnali discorsivi, un alto tenore di consapevolezza metatestuale e una
volontà di gioco intertestuale che abbraccia il cinema (da Titanic a Harry Potter), la tv con le
parodie dei principali format (dal Grande Fratello alle trasmissioni di cucina), fino al web
stesso (i tutorial di Pennellia) con un discreto rispetto di tutti i principî dressleriani.
Da un punto di vista linguistico, il romanesco di Scilla, finemente tessuto all’interno di un
discorso non distante dalla norma per l’uso di congiuntivi e di un certo grado di
subordinazione, fortemente intersecato con altre componenti dialettali a livello lessicale e
fraseologico, emerge nelle clip video con un impatto modellizzante, visto l’altissimo trend di
visualizzazioni. Di fatto, la tessitura linguistica di Scilla mira a creare un giovanilese unitario
che attinge al repertorio colloquiale ma è sempre attento alla norma, che distribuisce gli
espressivismi in modo omogeneo tra nord e sud. I caratteri di quello che potremmo definire
“neogiovanilese unitario” non emergono solo nel parlato ri-costruito per il web, ma anche
nel tessuto più sorvegliato della scrittura del racconto/manuale di self-help di successo 10 regole
per fare innamorare (scritto con Alessia Pelonzi e pubblicato da Kowalsky) , da cui tiriamo fuori
qualche esempio significativo (con relativo numero di pagina) sia a livello lessicale che
morfosintattico. Considerato che il testo narrativo/regolativo a stampa (su modelli
angloamericani) è solitamente caratterizzato da un tenore stilistico piuttosto sorvegliato,
nonostante l’argomento (pene d’amore adolescenziale) e i destinatari (tweens), i tratti linguistici
che mettiamo in evidenza assumono un valore particolare in termini di impatto modellizzante
65
sui lettori/fruitori/imitatori del testo (il libro fa parte di un circuito comunicativo partecipativo
che passa dal cinema al web).
A livello lessicale andranno segnalati dunque:
colloquialismi quali: quella che ti fa fare film la sera prima di andare a dormire, p. 12; io lo
chiamo più veracemente: “culo del principiante”, p. 18; della serie: “No sapete oggi ho voglia di
farmi girare le palle a mulinello”, p. 27; Vediamo di darci una calmata tutti quanti , p. 28;
cerchiamo di non fare cazzate, p. 31;
termini ricercati o tecnicismi quali: mi ridussi a mostrare le pudenda, p. 10; l’ariete del
raziocinio, p. 10; Alcuni la chiamano tecnica del sommo depistaggio, p. 18; col suo beneplacito,
p. 27; inizieresti a blaterare, p. 30; fatti latore di una teoria di qualsiasi tipo, p. 41. Anche in
contesti frasali ibridi come: un meccanismo di immagazzinamento neurale che i colleghi
percettivi definirebbero “a cazzo di cane”, p. 33; lasciamo i nostri sfigmomanometri a casa, ché la
pressione è sicuramente a posto, p. 30;
espressivismi settentrionali quali: l’hai menata così tanto da..., p. 13; ecco perché
partoriscono cagate su cagate, p. 39;
espressivismi tratti dal linguaggio del fumetto o tv: prima che noi andiamo a pettinarci
con un frullatore acceso (cfr. la serie tv anni Ottanta Arnold: Ti sei pettinato col martello?),
p. 29; i peli di nonna Belarda (Nonna Abelarda, fumetto anni Settanta), p. 39;
espressivismi del romanesco o di area centrale quali: grandissimi psicologi di ’sta
ceppa, p. 11; Professorini di ’sta ceppa, p. 43; la psicologa Margaret Granceppa, p. 12; le coppie
che scoppiano erano già belle che andate, p. 26; ed è una sonora pippa in ogni sport, p. 36; my
name is Pippa mentale, p. 40;
espressivismi del sud o siciliani quali: da ammaronare persino un oggetto inanimato come il
tuo diario, p. 13; una caterva di minchiate, p. 30; le minchie secche, p. 37; inizio a sparare una
sequela di minchiate sulla vita e sul mondo, p. 42;
espressivismi del neogiovanilese: Silenziosi e riservati hanno uno strano fetish per sapere
come funzionano le cose, p. 36; V. è anche un mostro nel praticarli , p. 37; lo so, che manco
Chuck Norris, p. 37; dona loro una conversazione su ciò che li intriga e avrai svoltato, p. 43.
66
A livello morfosintattico saranno interessanti, più che i tratti dell’italiano dell’uso medio
(presenti soprattutto lui/lei/loro come pronomi soggetto, il ci presentativo e le ipotetiche
semplificate), tratti normativi quali: qualora tu fossi molto tardo potresti uscirtene con una frase triste del
tipo, p. 27; qualora non si fosse capito, p. 27.
Importanti saranno anche i tratti metalinguistici che costituiscono la cifra stilistica
dell’autore: E soprattutto dimentica i congiuntivi. Non vuoi mica fare brutta figura?, p. 46.
L’importanza di Willwoosh nel panorama degli opinionisti per giovanissimi è tale che
anche altri opinionisti come Cicciasan e Daniele doesn’t matter fanno continui riferimenti ai
suoi video, costruendone di simili (manuali di self-help on-line: 10 regole per..., Cinque cose che so di
loro...), ed esprimendosi in modo simile (pur provenendo da altre aree regionali: Daniele
doesn’t matter è piemontese) e imitando anche il suo stile comunicativo. Fra gli opinionisti
citati, il parlato di Cicciasan si segnala per un uso limitato della componente regionale, per
qualche termine ricercato e per un abbondante uso di tratti dell’italiano dell’uso medio (che
polivalenti come: fatti che a voi non ve ne frega gnente; usi avverbiali dell’aggettivo: ma io ve li dico
uguale 30).
Per concludere
L’incontro tra i nuovi assetti cognitivi dei giovanissimi (Sternberg 1997, Sardo 2007) e le
potenzialità espressive dei media ha dato vita nei nuovi spazi comunicativi a forme di
testualità interessanti all’interno delle quali la componente verbale non è più primaria, è
totalmente disinvolta, serve a stabilire contatti e comunanze, partecipa insieme agli altri
codici espressivi, quello visivo e musicale soprattutto, alla costruzione di identità individuali e
di gruppo.
«Quale sarà il futuro dell’immaginazione individuale in quella che si usa chiamare la
“civiltà dell’immagine”? Il potere di evocare immagini in assenza continuerà a svilupparsi in
un’umanità sempre più inondata dal diluvio delle immagini prefabbricate?», si chiedeva
Calvino 31, aggiungendo poi: «oggi siamo bombardati da una tale quantità d’immagini da
67
non saper più distinguere l’esperienza diretta da ciò che abbiamo visto per pochi secondi alla
televisione. La memoria è ricoperta da strati di frantumi d’immagini come un deposito di
spazzatura, dove è sempre più difficile che una figura tra le tante riesca ad acquistare
rilievo» 32. Eppure, come si è appena visto, pur nella frammentazione e nella stratificazione
delle immagini proposte dal web, alcune figure riescono ad acquistare rilievo e a imporsi
come modello sia da un punto di vista ampiamente “testuale” che linguistico.
In tale direzione, a livello linguistico, fuori dai contesti sorvegliati e guidati i giovani si
riappropriano in modo originale dello strumento lingua parlata/scritta/trasmessa abbattendo
sistematicamente i confini diafasici, diamesici, diatopici e imprimendo forza emotiva, ludica, di
autoaffermazione 33 a una testualità sempre più complessa e, nei casi migliori, anche
consapevole e dotata di aperture metalinguistiche 34. In tutti i testi presi in considerazione
l’italiano regionale e il dialetto hanno un ruolo fondamentale e ricoprono funzioni identitarie,
ludiche, emotive, aggregative di grande interesse.
Una volta la Paleo-tv dei ragazzi forniva modelli linguistici anche altamente complessi da
un punto di vista lessicale e morfosintattico e rimaneva baluardo della norma, fornendo un
input pragmalinguistico ampio e differenziato 35. Già la Neo-tv per ragazzi, invece, dal 2000
al 2008, dimenticato l’intento didattico-linguistico della Paleo-tv, strizzava l’occhio al
giovanilese e si sforzava di far dimenticare che erano solo “per piccoli”. Oggi, infine, i
giovanissimi, chiamati dal web a riflettere sui modelli linguistici proposti, anche attraverso un
sistema di citazioni intertestuali esplicite e richiami pubblicitari crossover, sono diventati
produttori instancabili di testi audiovisivi caratterizzati da un ritmo veloce, con spot visivi,
verbali e musicali che si susseguono continuamente, con una componente musicale e visiva
sincopata, spesso ellittica. Lo stile di parlato, in linea con tali caratteristiche, si mostra franto,
veloce e ipercaratterizzato da un punto di vista espressivo, ricco di stile nominale, di periodi
brevissimi, di forme onomatopeiche e fumettistiche, di idiomatismi a effetto. Contrariamente
alla tv, YouTube non rappresenta più uno specchio a due raggi 36 ma piuttosto una mirror ball,
sfera riflettente che proietta i suoi raggi verso tante direzioni diverse, con modalità
68
frammentata ancora tutta da esplorare nelle sue forme testuali brevi, incisive, sincopate,
pluricodice che si muovono con disinvoltura tra escursioni fra le varietà regionali e buona
tenuta della varietà standard. Un uso consapevole e guidato dei contenuti proposti da tale
mirror ball potrà forse essere una nuova frontiera per una didattica vicina ai discenti così come
proponeva ancora Calvino, anticipando i tempi: «penso a una possibile pedagogia
dell’immaginazione che abitui a controllare la propria visione interiore senza soffocarla e
senza d’altra parte lasciarla cadere in un confuso, labile fantasticare, ma permetta che le
immagini si cristallizzino in una forma ben definita, memorabile, autosufficiente, icastica» 37 e
in questa prospettiva anche YouTube può diventare strumento di tali processi metacognitivi.
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Stefinlongo Antonella, Frammenti di una comunicazione interrotta, in Cardinale Ugo, Corno Dario
(a cura di), Giovani oltre, Rubbettino, Soveria Mannelli 2007, pp. 209-230
Stefanelli Stefania, Saura Valeria, I linguaggi dei media, Accademia della Crusca, Firenze
2012
Sternberg Robert J. , Stili di pensiero. Differenze individuali nell’apprendimento e nella soluzione dei
problemi, Erikson, Trento 1998
Tavosanis Mirko, L’italiano del web, Carocci, Roma 2011
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NOTE
1 De Kerckhove 2008, p. 149: «I media sono delle psicotecnologie, cioè a dire delle
tecnologie che, in un modo o nell’altro, si rivolgono al pensiero e lo organizzano secondo
criteri che sono specifici di ogni singolo medium. C’è quindi, per cominciare, ciò che si
potrebbe chiamare un “pensiero della scrittura”, con ciò intendendo quello che accade
nella mente di qualcuno che è impegnato a leggere o a scrivere, e che gli o le permette di
comprendere ciò che occupa in quel momento il suo pensiero [...] “un pensiero dello
schermo” [...] un “pensiero delle reti”».
2 Ben distinta da quella successiva degli young adults. In un articolo del 2009 su «la
Repubblica», la Lipperini si interrogava sull’identità del gruppo socioculturale che si
nasconde sotto l’etichetta “young adult”, «assai corteggiata dagli editori italiani, specie negli
ultimi tempi, e di difficile identificazione» (L. Lipperini, Quei romanzi per tutte le età, «la
Repubblica», 14 luglio 2009, p. 39). L’etichetta nasceva in ambito editoriale e prendeva
come punto di riferimento testi come quelli della saga di Harry Potter della Rowling e quelli
della saga vampiresca di Twilight di Stephenie Meyer o la trilogia Cronache del mondo emerso di
Licia Troisi, Gli eroi del crepuscolo della giovanissima Chiara Strazzulla, La strada del guerriero di
Pierdomenico Baccalario: testi molto diversi scritti da autori con background distanti fra loro
ma accomunati da nuovi valori individuali antieroici. Secondo l’American Library
Association l’etichetta comprende i ragazzi dai 12 ai 18 anni.
3 Secondo i dati ISTAT 2011 rilevati nell’ambito dell’indagine multiscopo “Aspetti della
vita quotidiana”, condotta su un campione di ventimila famiglie, le nuove tecnologie sono
il terreno sul quale misurare il mutamento dei comportamenti comunicativi dei
giovanissimi. Tra gli 11 e i 17 anni, infatti, il numero dei ragazzi che usano il telefonino è
cresciuto dal 55,6% del 2000 al 92,7% del 2011 e il numero di coloro che lo usano solo
per telefonare è sotto il 3,9%, tutti gli altri lo usano per i giochi, le chat e Internet. Se a
questi dati aggiungiamo quelli relativi all’uso di Internet per la navigazione e la CMC,
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con un 82,7% di utenti tra gli 11 e i 17 anni, otteniamo un quadro di fruizione complessiva
dei nuovi media da parte dei giovanissimi che ci induce a riconsiderare il ruolo del web
nei processi di input, intake e output linguistico per questa fascia d’età. Se fino al 2000 l’input
linguistico e testuale per questo target era costituito da famiglia, scuola, tv e poi da libri,
radio e cinema, oggi risultano prevalenti i contenuti veicolati in forma pluricodice dal web.
4 Sull’argomento cfr. Centorrino 2008, soprattutto alle pp. 171-187.
5 Definizione di Massimiliano Valeri del Censis riportata da Alex Saragosa nell’articolo
apparso su «il venerdì di Repubblica» del 1° marzo 2013.
6 F. Monico, Prefazione a De Kerckhove 2008, p. 7.
7 McLuhan (1964) 2002 sosteneva: «Ogni invenzione o tecnologia è un’estensione o
un’autoamputazione del nostro corpo, che impone nuovi rapporti o nuovi equilibri tra gli
altri organi e le altre estensioni del corpo. Non è per esempio possibile rifiutarsi di
accogliere nuovi rapporti tra i sensi proposti dall’immagine televisiva. Ma i suoi effetti
variano da cultura a cultura, a seconda dei rapporti tra i sensi che esistono in ciascuna di
esse. Nell’audiotattile Europa, la tv ha intensificato il senso visivo [...]. In America, dove
la cultura è intensamente visiva, la tv ha aperto le porte della percezione audiotattile [...].
In quanto estensione e accelerazione della vita sensoriale, ogni medium influenza
contemporaneamente l’intero campo dei sensi» (McLuhan 2002, p. 55).
8 De Kerckhove 2008, pp. 157-158.
9 Simone 2000 sulla scorta di spunti derivati da McLuhan 1964, Ong 1986, più recenti
sono gli spunti di riflessione forniti da De Kerckhove 2008.
10 In effetti già Cardona 1983 proponeva un modello interpretativo convincente delle fasi
rivoluzionarie della storia dell’Occidente proprio in relazione ai diversi assetti dei processi
comunicativi.
11 Nell’appassionato articolo La rincorsa per saltare apparso in «Tuttolibri» nell’agosto 2006,
Ferdinando Albertazzi invocava un ritorno a scritture per ragazzi di tipo lineare che
lasciassero cogliere non i “salti” ma la corsa per spiccare i salti, non l’evento spettacolare,
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ma il percorso che a tale evento conduce. «Sfidati ed eccitati dall’esserlo. Giocati e
inconsapevoli di esserlo. Virtualizzati e incuranti di esserlo. Lo sono i videogiocatori che
indossano esistenze alternative nel Labirinto di Lok confinato negli abissi spaziali di “Star
Wars Galaxies”, fantasyscenario dei Videogiochi di Massa Online (MMOG), o nei
Videogiochi di Ruolo Online (MMORPG). Nell’affrontare le sfide i ragazzi e persino i
bambini si cimentano anche con adulti credendosi artefici delle conquiste degli avatar, i
personaggi virtuali, mentre ne sono i loro strumenti ludici. Infatti le esperienze degli avatar
non diventano patrimonio di chi li fa giocare: nell’“assolutamente altro” non c’è campo tra
la febbrile virtualità dei protagonisti e la stinta realtà di chi ne indirizza le mosse. Non
appena se ne prende coscienza il fascino dei videogiochi si sfilaccia, come peraltro succede
quando ci si catapulta nella rutilante banalità delle ambientazioni e nella stucchevole
prevedibilità degli intrecci dei troppi fantasycloni che affiancano i pochi titoli di forte
spessore. Si “entra” in avventure posticce che non fanno del lettore un avventurato perché
mancano dei “passi d’approccio” che innescano fantasia e immaginazione, innestando ciò
che si ha in mente in quanto si legge e coniugando così aspettative ed eventi. Per dirla con
l’immediatezza di una metafora sportiva: quelle storie descrivono salti, ma non raccontano
l’indispensabile corsa per spiccarli e offrono un’immedesimazione inconsistente che lascia
il lettore estraneo al contesto e ai fatti. [...] Insomma: non basta parlare del lettore
riflettendolo in specchi in cui si riconosce immediatamente; occorre, invece, dargli la
parola attraverso la lettura. Cioè invogliarlo con valenze portanti a uscire dal guscio, a
esprimersi, a mettersi in discussione osando, per arrivare a riconoscere e manifestare le
proprie singolarità e quindi ad affrancarsi dall’appiattimento dell’omologazione».
12 Bennato 2011, p. 6: «Con il termine social casting intendiamo la modalità di
trasmissione caratteristica del web sociale e partecipativo, il cui processo distributivo fa
riferimento a una community di persone che decidono in piena autonomia di aumentare la
circolazione di un contenuto grazie alle opportunità di condivisione rese possibili dalle
nuove piattaforme tecnologiche».
13 Tra i giovanissimi napoletani il dialetto viene sempre più impiegato «come codice
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preferenziale nei rapporti di peer-group» a prescindere dalle variabili diastratiche
(Marano 2010, p. 73). Assenza 2009 ha precisato che per i giovanissimi «il veicolo
principale per l’apprendimento del secondo codice è la scuola» (Assenza 2009, p. 141), sia
a partire dal dialetto come L1 che dall’italiano come L1. Gli usi dialettali appaiono
comunque in crescita.
14 Cfr. Alfonzetti 2001.
15 Gruppo individuato e studiato da Alessandro De Filippo 2012 nell’ambito di una
ricerca sull’identità catanese in chiave storica ed esaminato dalla sottoscritta in chiave
linguistica (Sardo 2010, pp. 231-236).
16 Calvino 2002, p. 118: «C’è chi per avere un contatto col mondo di fuori, si limita a
comprare il giornale ogni mattina. Io non sono così ingenuo. So che dai giornali posso
trarre solo una lettura del mondo fatta da altri, o piuttosto da una macchina anonima,
specializzata nello scegliere dal pulviscolo infinito d’eventi quelli che possono essere
setacciati come “notizia”. Altri, per sfuggire alla presa del mondo scritto, accendono la
televisione. Ma io so che tutte le immagini, anche quelle colte più dal vivo, fanno parte
d’un discorso costruito, tal quale quelle dei giornali».
17 Emblematico è il caso di South Park, esempio eclatante di animazione politicamente
scorretta, in cui si raccontano le avventure di quattro ragazzini di quarta elementare
programmaticamente cattivi e trasgressivi. In linea con la tematica, il segno grafico
rimanda a stereotipi del “brutto” e il linguaggio si attesta su un tenore disfemico.
18 Mi riferisco in special modo a cartoni animati fortemente connotati dal punto di vista
culturale come Yughi. oh, per esempio, che va in onda sia sul satellite che ultimamente sui
canali in chiaro, caratterizzato da un lessico complesso:
RAFAEL: mi dispiace deluderti//ma Carta di Riserva ha parecchi punti di difesa e può
fermarti//adesso tocca a me//attivo la carta/magia ASCIA GRAVITAZIONALE/con la
quale posso chiedere l’intervento di un potentissimo mostro/ti presento GUARDIANO
GRA/questo essere già di per sé molto forte ti lascerà senza fiato/come vedi/scendendo in
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campo con ASCIA GRAVITAZIONALE guadagna altri 500 punti di attacco.
I contenuti tematici di questa serie rimandano inoltre a una visione del mondo
quantomeno cupa, come si evince dalle battute del dialogo seguente:
RAFAEL: […] Perché dodici anni fa questi mostri potenti mi salvarono la vita/Quando
ero bambino/mi fecero vedere come il mondo fosse pieno di gente felice/ma presto scoprì
qual era la verità//che la giustizia non esiste e nessuno ottiene ciò che merita//
YU-GHI-OH: la tua visione del mondo è molto triste//
RAFAEL: la vita è triste/e prima te ne rendi conto meglio è//te lo dico per
esperienza//da piccolo avevo ciò che un bambino può desiderare/ma un giorno
purtroppo mi portarono via tutto/anche i sogni// […] imparai così che il mondo è un
luogo di tristezza e solitudine/avevo perso la mia infanzia/ma avevo ricevuto qualcosa di
più importante//la verità//e una gratitudine eterna verso l’unica famiglia che mi
restava/le tre carte dei guardiani/quelle creature di Duel Monsters diventarono tutto per
me.
19 Sardo-Centorrino-Caviezel 2004, Sardo-Centorrino (a cura di) 2007.
20 Antonelli 2010, Pistolesi 2005, Paccagnella 2000, Prada 2003, Lorenzetti-Schirru
2006, Fusco-Marcato (a cura di) 2005, Marcato (a cura di) 2006, Assenza 2009.
21 Sardo 2007, pp. 68-69 e 87-88; Sardo 2009, pp. 207-212.
22 Di cui parla ampiamente De Kerckhove 2008, pp. 26-34.
23 Alfonzetti 2001, p. 236.
24 Alfonzetti 2001, p. 236.
25 Sardo 2010, pp. 233-234. Cfr. la clip del canale di djJAkoO Zio Bbaddottula insulta carota
del 19 aprile 2008.
26 Si veda per esempio il video-diario di Cinzia e Bea Io e te soru ppa vita in Sardo 2010, p.
233.
27 Somministrato da leaders di peer groups su Facebook e per questo si ringraziano Tommaso,
Paola, Carlotta, Francesca.
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28 I gruppi principali erano: 1) carusi de quattèri, 2) bimbiminkia, 3) truzzi, 4) fighetti, 5)
emo, secondo una gradatio che va dai gruppi più dialettali a quelli più “nazionali”, da quelli
meno “colti” a quelli più “colti” (cfr. Sardo 2010).
29 Stefinlongo 2007, p. 211.
30 Esempi tratti dalla clip Cinquecosecheso su Cicciasan.
31 Calvino 1993, p. 103.
32 Calvino 1993, p. 103.
33 Coveri 1993, pp. 35-47.
34 Come osservava già Giovanardi 1993, p. 62.
35 Sardo 2007.
36 Masini 2004, pp. 26-27.
37 Calvino 1993, p. 105.
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