F.PIETROVITO, A.F. POZZOLO, L. SALVATICI, Le
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F.PIETROVITO, A.F. POZZOLO, L. SALVATICI, Le
SOCIETA’ ITALIANA DI ECONOMIA AGRARIA XLVII Convegno di Studi “L’agricoltura oltre le crisi” Campobasso, 22-25 settembre 2010 Le determinanti delle esportazioni: il ruolo delle fusioni e acquisizioni nel settore agro-alimentare∗ Filomena Pietrovito (Università degli Studi del Molise), Alberto Franco Pozzolo (Università degli Studi del Molise, Centro Studi Luca D’Agliano e MoFiR), Luca Salvatici (Università degli Studi del Molise, Associazione Rossi-Doria e CIDEI) Abstract Il lavoro presenta i risultati di un’analisi empirica della relazione tra il commercio e gli investimenti diretti esteri (IDE), verificando se essi siano forme complementari o sostitutive di accesso ai mercati esteri. Particolare attenzione viene posta sulle differenze tra il settore agro-alimentare e le sue componenti e gli altri settori di attività economica. L’analisi è condotta utilizzando un panel di dati sulle esportazioni e sulle fusioni e acquisizioni, utilizzate come misura dei flussi di investimenti diretti, realizzati tra 59 paesi di origine e oltre 130 paesi di destinazione, in 71 settori di attività economica, nel periodo 1994-2009. I risultati evidenziano l’esistenza di una relazione di sostituzione tra esportazioni e investimenti diretti, confermando che esse sono forme alternative di accesso ai mercati esteri. Parole chiave: esportazioni, fusioni e acquisizioni, investimenti diretti esteri, variabili strumentali ∗ Questo lavoro è frutto di una ricerca che ha beneficiato del sostegno finanziario della Commissione Europea: “New Issues in Agricultural, Food and Bio-energy Trade (AGFOODTRADE)” (Small and Medium-scale Focused Research Project, Grant Agreement no. 212036). E-mails: [email protected]; [email protected]; [email protected]. Indirizzo per corrispondenza: Filomena Pietrovito, Università degli Studi del Molise, dipartimento SEGES, via de Sanctis, 86100, Campobasso, Italia. 1 1 - INTRODUZIONE L’importanza delle imprese multinazionali nel commercio internazionale è ampiamente riconosciuta ed è stata largamente analizzata. In letteratura si è infatti da tempo evidenziato che la maggior parte del commercio mondiale viene realizzato dalle imprese multinazionali (WTO, 1998; Jones, 2000). Uno studio realizzato da UNCTAD (1999), ad esempio, indica che le imprese multinazionali rappresentano circa i due terzi delle esportazioni mondiali, e che più di un terzo di queste ultime viene realizzato tra imprese appartenenti al medesimo gruppo industriale: un risultato confermato più di recente anche da Neiman (2010). Alla base di questi flussi vi è la crescente importanza dei networks internazionali di produzione, in cui le fasi di realizzazione di un prodotto hanno luogo in diversi paesi (Barba-Navaretti e Venables, 2004). Tale fenomeno, definito “specializzazione verticale”, riflette la produzione di un bene in più stadi e il conseguente commercio dei prodotti intermedi tra paesi, con un rilevante effetto sui flussi di commercio internazionali. Nei mercati mondiali delle commodities le imprese multinazionali hanno un ruolo particolarmente rilevante in quanto intervengono direttamente nel commercio internazionale attraverso le attività di importazione e esportazione tra imprese diverse e generando flussi di commercio tra imprese che appartengono alla stessa multinazionale (Scoppola, 1992). Ad esempio, Scoppola (1993, 1995) evidenzia che nei settori del trading e della prima trasformazione di cereali e semi oleosi il commercio internazionale è interamente controllato da poche grandi imprese multinazionali, lasciando poco spazio alle imprese domestiche. Anche nell’ambito del commercio agricolo le multinazionali rivestono un ruolo fondamentale (Maizels, 1992). La rilevanza delle imprese multinazionali nell’ambito del commercio internazionale rende assai interessante studiare l’impatto che gli IDE possono avere sulle esportazioni. In generale, la relazione empirica tra i flussi di esportazioni e gli IDE può essere positiva o negativa, a seconda che prevalgano effetti di complementarietà oppure quelli di sostituzione. Dal punto di vista del paese di origine, gli IDE possono risultare complementari alle esportazioni dal momento che l’investimento all’estero può determinare un aumento del commercio dei beni intermedi (input) e dei prodotti finali. Dall’altro lato, gli IDE possono sostituire il commercio internazionale se le esportazioni 2 vengono rimpiazzate dalle vendite dirette delle imprese sui mercati esteri, in particolare sotto forma di beni finali. L’evidenza empirica disponibile è controversa. Numerosi studi empirici hanno trovato una relazione positiva tra le esportazioni e gli IDE, soprattutto utilizzando dati a livello settoriale (si veda, ad esempio, Lipsey and Weiss, 1981). A un livello di disaggregazione maggiore sembra prevalere un nesso di sostituzione, come viene messo in evidenza da alcuni recenti studi su dati d’impresa (Blonigen, 2001; Swenson, 2004), ma alcuni lavori trovano anche in questo caso una relazione positiva (ad esempio, Lipsey and Weiss, 1984; Yamawaki, 1991; Clausing, 2000; Head and Ries, 2001). Un ulteriore aspetto interessante, e poco analizzato nella letteratura esistente, (tranne alcune eccezioni quali Gopinath et al., 1999 e Marchant et al., 2002), riguarda il segno della relazione tra commercio e investimenti diretti nel settore agro-alimentare. La carenza di studi sul ruolo delle imprese multinazionali nei mercati agricoli è giustificata dal fatto che gli strumenti analitici utilizzati nella letteratura economicoagraria poco si prestano all’analisi delle imprese multinazionali. Infatti, mentre la teoria del commercio internazionale viene utilizzata sotto l’ipotesi di concorrenza perfetta, la letteratura sulle imprese multinazionali è giustificata dalla presenza di “imperfezioni” sui mercati nazionali e internazionali (Scoppola, 1992). Alla luce dei contributi offerti in letteratura, l’obiettivo principale del lavoro è di identificare il ruolo che gli IDE, misurati attraverso le fusioni e le acquisizioni, esercitano sulle esportazioni, con particolare attenzione al settore agro-alimentare mondiale. La domanda alla quale si intende rispondere è se il meccanismo di complementarietà prevalga su quello di sostituzione. In particolare: gli investimenti diretti all’estero determinano un aumento o una diminuzione delle esportazioni? Il lavoro offre due principali contributi rispetto alla letteratura esistente. In primo luogo, la relazione tra esportazioni e IDE non è mai stata analizzata in maniera sistematica, usando dati disaggregati per settore, paese di origine e di destinazione, per un numero di paesi ampio come quello considerato nella nostra indagine. 1 Essa, infatti, utilizza un panel di dati relativi a 59 paesi di origine e 139 paesi di destinazione, 71 settori, di cui 10 agro-alimentari, nell’arco di un quindicennio (19942009), ottenuto dalla combinazione di due fonti statistiche principali: Comtrade, per le esportazioni, e SDC Platinum, per le fusioni e acquisizioni. La scelta di utilizzare le 3 informazioni relative alle fusioni e alle acquisizioni come misura degli investimenti diretti dipende dal fatto che i dati sugli IDE a livello settoriale sono disponibili soltanto per un numero limitato di paesi. Peraltro, anche se gli IDE possono essere realizzati anche attraverso altre forme – si pensi agli investimenti greenfield – le fusioni e le acquisizioni (in cui le imprese acquistano imprese già esistenti nel paese estero) rappresentano la modalità più diffusa (Herger et al., 2008). Come documentato da UNCTAD (2001), nel 2000 la quota media delle fusioni e acquisizioni sul totale degli IDE mondiali ha superato l’80% e ha raggiunto livelli anche più elevati se si considerano i paesi sviluppati. Inoltre, anche nel settore agro-alimentare il valore complessivo delle fusioni e acquisizioni è passato da 4 miliardi di dollari nel 1987 a 50 miliardi di dollari nel 2000, svolgendo un ruolo trainante nelle operazioni di investimenti esteri rispetto all’intero settore manifatturiero (Herger et al., 2008). In secondo luogo, il lavoro utilizza una specificazione econometrica che permette di studiare in modo rigoroso il nesso di causalità tra esportazioni e IDE, utilizzando l’approccio delle variabili strumentali e adottando una specificazione che controlla per l’effetto inerziale della dinamica delle esportazioni. Il resto del lavoro si articola come segue: nella prossima sezione viene presentata una breve rassegna della letteratura esistente che analizza il nesso tra esportazioni e IDE; la sezione 3 presenta in dettaglio il modello utilizzato per la stima econometrica; la sezione 4 descrive i dati e le fonti necessari a costruire la base dati; la sezione 5 descrive i principali risultati dell’analisi empirica e l’ultima sezione conclude. 2 - LETTERATURA PRECEDENTE L’importanza delle imprese multinazionali nel commercio internazionale è stata ampiamente riconosciuta e viene analizzata da decenni sia dalla letteratura teorica sia da quella empirica. Il modello teorico di Buckley e Casson (1981) dimostra che, mentre le esportazioni comportano costi variabili maggiori rispetto a quelli della produzione estera – a causa della maggiore incidenza dei costi di trasporto e delle possibili barriere tariffarie – la produzione diretta all’estero comporta maggiori costi fissi derivanti dalla costruzione di nuovi stabilimenti. Questo implica che, per bassi livelli di vendite all’estero le imprese preferiscono esportare i propri prodotti per evitare gli elevati costi 4 fissi di produzione, mentre, per elevati livelli di vendita, esse preferiscono l’investimento diretto. Similmente, Horstmann e Markusen (1992), Brainard (1993) e Helpman et al. (2004) dimostrano che, se i vantaggi di prossimità superano quelli di concentrazione, investimenti diretti e commercio possono essere legati da una relazione di sostituzione. Allo stesso tempo, esistono numerosi canali teorici attraverso i quali si può manifestare una relazione di complementarietà tra esportazioni e IDE. Ad esempio, Lipsey e Weiss (1984) e Rugman (1990) dimostrano che la presenza all’estero della produzione di un’impresa può determinare un incremento della domanda complessiva di tutti i prodotti realizzati dall’impresa promuovendo, quindi, l’esportazione di quelli realizzati nel mercato domestico. La frammentazione verticale della produzione rappresenta un ulteriore modo attraverso il quale la relazione di complementarietà tra IDE e commercio si può manifestare (Blonigen, 2001). Poiché il processo produttivo viene sempre più spesso frammentato tra i diversi paesi del mondo e le imprese multinazionali diventano sempre più specializzate verticalmente, il commercio dei beni intermedi tra paesi aumenta notevolmente (Baier e Bergstrand, 2001; Wang et al., 2007). Da un punto di vista empirico, prevalgono gli studi che confermano l’esistenza di una relazione positiva tra il commercio e gli IDE, anche se al crescere del livello di disaggregazione dell’analisi prevale un nesso di sostituibilità. Come già anticipato nell’introduzione, la relazione di complementarietà è verificata, non solo a livello macroeconomico (Henry, 1994; OECD, 1998) e settoriale (OECD, 1997; Fontagné, 1999; Gopinath et al., 1999 ), ma anche a livello di impresa (Lipsey and Weiss, 1984; Yamawaki, 1991; Clausing, 2000; Head and Ries, 2001; Kyota e Urata, 2008). Tuttavia, Blonigen (2001) dimostra che la localizzazione della produzione delle componenti delle automobili giapponesi negli Stati Uniti determina una riduzione delle esportazioni delle stesse componenti dal Giappone verso gli Stati Uniti e Swenson (2004) mostra che gli IDE sostituiscono il commercio se l’analisi viene condotta a livello prodotto o settore, Gli studi empirici che analizzano la relazione tra le esportazioni e gli IDE per il settore agro-alimentare trovano risultati contrastanti. Ad esempio, Connor (1983) e Pagoulatos (1983) concludono che il segno della relazione dipende dalle modalità di realizzazione degli IDE. L’acquisizione di imprese già esistenti e gli IDE orizzontali 5 sono sostituti delle esportazioni in quanto essi sono guidati dai vantaggi competitivi del paese di origine (Kojima, 1975); gli investimenti greenfield e gli IDE verticali sono considerati strategie complementari di accesso ai mercati rispetto alle esportazioni (Graham, 1996). Malanoski et al. (1997) trovano che gli IDE e le esportazioni sono correlati negativamente se vengono realizzati tra paesi sviluppati. Tale risultato è stato confermato da Gopinath et al. (1999) che ha dimostrato che gli IDE realizzati dagli Stati Uniti verso altri paesi sviluppati sono sostituti delle esportazioni. Similmente, Munirathinam et al. (1998) trovano che le vendite delle affiliate canadesi rappresentano un modo alternativo alle esportazioni per servire il mercato degli Stati Uniti. Numerosi studi hanno invece evidenziato un nesso di complementarietà nell’ambito del settore agro-alimentare. Ad esempio, Banerjee (1997) e Bolling et al. (1998) mettono in evidenza il ruolo dei prodotti intermedi realizzati dalle affiliate all’estero sul commercio. Un problema comune a tutte le analisi empiriche che analizzano il nesso di causalità tra esportazioni e IDE è che si focalizzano principalmente sullo studio dell’impatto degli IDE sulle esportazioni, mentre, come viene evidenziato da Hyun e Kim (2010), il commercio può avere a sua volta un impatto sugli IDE. Ad esempio, l’esperienza acquisita con le esportazioni può ridurre i costi di realizzazione degli IDE e consentire alle imprese esportatrici di aprire più facilmente le filiali all’estero (Kiyota e Urata, 2008). L’esistenza di un nesso di causalità inverso tra esportazioni e IDE introduce pertanto problemi di endogeneità che determinano una distorsione delle stime econometriche a favore di una relazione di complementarietà. Un approccio comunemente utilizzato per affrontare il problema dell’endogeneità è quello delle variabili strumentali. Ad esempio, Svensson (1996) usa il livello delle spese di ricerca e sviluppo del paese di destinazione come strumento per gli IDE. Grubert e Mutti (1991) e Clausing (2000), nel testare la relazione tra le vendite delle affiliate e il commercio, adottano alcune misure di costo degli investimenti esteri ossia, il livello della tassazione e il compenso medio per lavoratore, rispettivamente, come strumento per gli IDE. Furtan e Holzman (2004) nell’analizzare la relazione tra esportazioni e IDE nel settore agricolo e alimentare del Canada, utilizzano il tasso di cambio, il PIL e le spese di ricerca e sviluppo come variabili strumentali. Essi dimostrano che tra esportazioni e IDE verso gli Stati Uniti vi è un nesso di 6 complementarietà. Più recentemente, Marchant et al. (1999, 2002) e Mattson e Koo (2002), nell’esaminare le modalità di servire i mercati esteri da parte del settore alimentare degli Stati Uniti, affrontano il problema dell’endogeneità usando un sistema di equazioni simultanee stimato con il metodo two-stage least-squares. In tal modo, essi dimostrano che tra le due modalità di servire tali mercati esiste una relazione di complementarietà. 3 - MODELLO EMPIRICO Lo scopo dell’analisi empirica è di individuare l’impatto degli IDE, misurati dalle fusioni e acquisizioni, sulle esportazioni. La specificazione utilizzata ci permette di focalizzare l’attenzione su uno specifico numero di variabili di controllo, tenendo conto anche delle caratteristiche non osservabili dei paesi e dei settori, oltre che degli shocks temporali globali, che possono influenzare il commercio.2 Il modello stimato è il seguente: (1) Exporthijt = β0 + β1Exporthijt-5 + β2IDEshijt + β3PILit-5 + β4PILjt-5 + β5Distanzaij + β6Xij + δi + δj + δt + εhijt in cui la variabile dipendente Exporthijt è il livello medio delle esportazioni calcolato su un periodo di cinque anni (da t-5 a t), tra il paese i e il paese j nel settore h. La variabile esplicativa chiave del nostro modello, IDEshijt, è il livello medio delle fusioni e delle acquisizioni in un periodo di cinque anni (da t-5 a t), realizzate dal paese i nel paese j nel settore h. Le variabili sono state costruite calcolando, rispettivamente, la media dei logaritmi dei flussi delle esportazioni e del valore delle fusioni e acquisizioni.3 In particolare, il livello medio si riferisce ai tre periodi, non sovrapposti, di cinque anni ciascuno in cui è stato suddiviso il periodo preso in esame (1994-2009).4 Inoltre, per tenere conto della dinamica dei flussi delle esportazioni nel lungo periodo, viene incluso nella specificazione il loro livello all’inizio del periodo considerato (Exporhijt-5). L’analisi include anche un set di variabili di controllo che, secondo la letteratura esistente, sono importanti determinanti del commercio internazionale. In particolare, i modelli gravitazionali, nella loro formulazione di base, dimostrano che il commercio dipende direttamente dalla dimensione dei paesi coinvolti e indirettamente dalla loro distanza (si veda, ad esempio, Anderson e Van Wincoop, 2003). Nell’equazione stimata viene dunque incluso il logaritmo del PIL totale del paese di origine (PILit-5) e di quello 7 del paese di destinazione (PILjt-5). Inoltre, viene inclusa la distanza geografica (Distanzaij), espressa in logaritmi, tra ciascuna coppia di paesi che rappresenta una proxy dei costi di transazione (Disdier and Head, 2008; Wang et al., 2010). Oltre alle determinanti standard dei modelli gravitazionali, l’equazione stimata include anche altre variabili di controllo (Xij), costanti nel tempo, ma specifiche per ciascuna coppia di paesi. Tali caratteristiche vengono individuate da un set di variabili dicotomiche pari a uno se i paesi: hanno confini comuni (Confiniij), sono entrambi isole (Isoleij), entrambi sono senza sbocchi sul mare (Landlockij), hanno la stessa origine legale (Origine legaleij), hanno in comune la lingua (Linguaij), hanno legami coloniali (Legami colonialiij), hanno in comune la religione (Religioneij). Per focalizzarci sull’effetto delle principali determinanti delle esportazioni, senza correre il rischio di andare incontro a problemi di variabili omesse, includiamo nella specificazione anche gli effetti fissi per i paesi di origine e destinazione, per i settori e per gli anni (δi, δj, δh ,δt). La specificazione adottata consente dunque di verificare se, all’interno di ciascun settore, le fusioni e acquisizioni internazionali hanno un impatto positivo o negativo sulle esportazioni. In altre parole, se esiste un nesso di complementarietà oppure di sostituzione tra le diverse modalità di servire i mercati esteri. L’equazione (1) viene inizialmente stimata con il metodo OLS. A causa dei problemi di endogeneità di cui si è discusso nella sezione 2, però, il coefficiente ottenuto dalla stima con tale metodo potrebbe risultare distorto. Pertanto, per identificare in maniera più rigorosa l’effetto delle fusioni e acquisizioni sulle esportazioni viene utilizzato successivamente l’approccio delle variabili strumentali. A tale scopo vengono utilizzate due variabili esogene che, secondo la letteratura esistente, rappresentano importanti determinanti delle fusioni e acquisizioni. La prima variabile è stata individuata nell’ambito dei recenti studi sulla corporate governance che hanno messo in evidenza l’impatto positivo delle misure della qualità del sistema legale e della regulation all’interno di un paese sullo sviluppo del mercato dei capitali, sulla struttura proprietaria delle imprese e sul costo del capitale (La Porta et al., 1997, Bhattacharya and Daouk, 2002). Inoltre, Rossi e Volpin (2004) hanno fornito un importante contributo a tale filone di letteratura mettendo in evidenza l’importanza della protezione degli investitori nel paese target per le fusioni e acquisizioni. Pertanto, una misura 8 utilizzata in questo articolo come variabile strumentale per le fusioni e acquisizioni è il livello di protezione degli investitori nel paese di destinazione. Un’altra importante determinante delle fusioni e acquisizioni, anch’essa utilizzata come variabile strumentale, è il livello delle fusioni e acquisizioni all’inizio del periodo considerato. Wheeler e Mody (1992), infatti, dimostrano che lo stock esistente di IDE è una determinante significativa delle decisioni correnti relative agli investimenti diretti esteri. Un altro problema che si pone con l’utilizzo della specificazione (1) è quello relativo alla contemporanea inclusione della variabile dipendente ritardata delle esportazioni e degli effetti fissi di paese e settore.5 4 - FONTI DEI DATI E STATISTICHE DESCRITTIVE 4.1 Esportazioni La principale fonte statistica dei dati sulle esportazioni è il database UN Comtrade, prodotto e gestito dalla Divisione Statistica delle Nazioni Unite, che fornisce i flussi commerciali internazionali bilaterali in diversi settori industriali. In particolare, esso riporta le statistiche sul commercio internazionale in dollari, disaggregate per prodotto e paese partner, dal 1962 al 2009 per molti paesi esportatori.6 Anche se i dati sono disponibili secondo diverse classificazioni, la classificazione utilizzata in questo lavoro è ISIC (International Standard Industry Classification), Versione 3 a quattro cifre, che consente di combinare i dati sul commercio con gli atri dati utilizzati nell’analisi empirica.7 4.2 Fusioni e acquisizioni I dati sulle fusioni e acquisizioni sono stati ottenuti dal database Global Mergers and Acquisition, prodotto da Thomson Financial Securities Data, che rileva tutte le operazioni di fusione e acquisizione che comportano un cambiamento nella struttura proprietaria pari ad almeno il 5 per cento, nel periodo 1985-2009.8 Il database di Thomson consente di analizzare le fusioni e le acquisizioni per un ampio numero di paesi e anni. Tale base dati riporta due informazioni chiave relative alle fusioni e acquisizioni: il numero e il valore.9 Per la nostra analisi, viene considerato il valore delle transazioni espresso in dollari.10 Il database contiene anche informazioni relative alle caratteristiche delle imprese che acquisiscono e che sono acquisite, come: il settore di appartenenza, la localizzazione geografica e la data di conclusione delle operazioni, che 9 vengono utilizzate nella nostra analisi. Nella selezione dei dati, vengono identificate le fusioni e acquisizioni realizzate in tutti i settori a quattro cifre della classificazione SIC (Standard Industry Classification). Nell’identificare i paesi che acquisiscono, i dati sono stati selezionati in modo da includere tutte le operazioni realizzate in questi settori. 4.3 Altre variabili I dati sul PIL in dollari sono di fonte World Economic Outlook e sono espressi in parità dei poteri d’acquisto.11 I dati sulla distanza bilaterale sono ottenuti dal CEPII (Centre d’Estudes Prospectives et d’Informations Internationales) che, adottando la formula del grande cerchio e usando la latitudine e la longitudine delle città più importanti (in termini di popolazione), fornisce i dati sulla distanza media semplice tra le coppie di paesi.12 Dalla stessa fonte abbiamo ottenuto le variabili dicotomiche relative ai confini, ai sistemi legali, alla lingua, ai legami coloniali, e i dati sul numero di isole e di paesi senza sbocchi sul mare in ciascuna coppia considerata. I dati sulla religione sono stati ottenuti da Helpman et al. (2008).13 Infine, i dati relativi al livello di protezione degli investitori sono di fonte Doing Business che misura il livello di protezione degli azionisti di minoranza contro l’utilizzo degli assets societari per finalità personali dei manager. Tali indicatori distinguono tre dimensioni della protezione degli investitori: la trasparenza delle transazioni tra le parti, la disponibilità di self-dealing e l’abilità degli azionisti di citare in giudizio i manager per la cattiva condotta. La variabile utilizzata in questo lavoro come strumento per le fusioni e acquisizioni è la media degli indicatori appena descritti. Tale indice varia tra 0 e 10 e i valori più alti indicano una maggiore protezione degli investitori. 4.4 Il campione Per l’analisi empirica abbiamo costruito una base dati originale che associa i dati sulle esportazioni e sulle fusioni e acquisizioni bilaterali, seguendo una classificazione comune dei settori, per un ampio campione di paesi sviluppati e in via di sviluppo nell’arco di un quindicennio. Dal nostro campione sono stati esclusi i settori finanziari e dei servizi in quanto essi presentano caratteristiche e dinamiche diverse da quelle degli altri settori e per essi non esistono informazioni sulle esportazioni. Pertanto, l’attenzione viene focalizzata sul settore manifatturiero nel suo complesso e sul settore agro-alimentare, in particolare. 10 I dati sulle fusioni e acquisizioni sono disponibili in base alla classificazione SIC, mentre i dati sul commercio seguono la classificazione ISIC. Per riconciliare tali dati è stato adottato uno schema ottenuto da Statistics Canada, seguendo l’approccio utilizzato da Brakman et al. (2005).14 Per tenere conto del fatto che al livello di disaggregazione a quattro cifre il nostro campione presenta molti zeri, sia per le esportazioni che per le fusioni e le acquisizioni, i dati sono stati riaggregati a tre cifre della classificazione ISIC. Mettendo insieme le diverse basi dati, è stato ottenuto un campione che include 59 paesi di origine e 139 paesi di destinazione, 71 settori, di cui 10 agro-alimentari, nell’arco di un quindicennio (1994-2009). Il campione complessivo sul quale vengono stimati i risultati include oltre 174.000 osservazioni. 4.5 Statistiche descrittive La tabella 1 presenta le statistiche descrittive delle variabili usate nell’analisi empirica. Nel Panel A vengono riportate le statistiche relative a tutti i settori considerati, mentre nel Panel B solo quelle relative al settore agro-alimentare. Come si evince dalla tabella, le principali variabili utilizzate nell’analisi econometrica, in particolare le esportazioni e le fusioni e acquisizioni, sono caratterizzate da una forte variabilità campionaria. Il valore medio delle esportazioni in tutti i settori è pari a 0,421 milioni di dollari, mentre la deviazione standard è 3,583 milioni di dollari, con valori che vanno da 0 a 453 milioni di dollari. Il valore medio complessivo delle fusioni e acquisizioni è pari a 0,010 milioni di dollari mentre il valore minimo è 0 e quello massimo 376 milioni di dollari.15 Dal confronto con i valori medi del settore agro-alimentare risulta che in questo caso le esportazioni sono di poco inferiori (0,326 milioni di dollari), mentre il valore delle fusioni e acquisizioni risulta più elevato (0,012 milioni di dollari). Da un’analisi dei paesi coinvolti nelle operazioni internazionali, gli Stati Uniti hanno svolto un ruolo importante nell’ambito del settore agro-alimentare Considerando le caratteristiche dei paesi, il PIL totale mostra un valore medio pari a 1.758 miliardi di dollari e una deviazione standard di 2,641 miliardi di dollari, con valori che vanno da 1,612 a 11,685 miliardi di dollari, confermando anche in questo caso un’ampia eterogeneità del nostro campione. Infine, il livello medio di protezione degli investitori è pari a 5,105, in cui il valore minimo (0,7) è associato all’Afganistan, mentre il valore massimo (9,7) alla Nuova Zelanda. 11 Tabella 1 – Statistiche descrittive Il Panel A riporta le statistiche descrittive calcolate su tutti i settori. Il Panel B riporta le statistiche descrittive calcolate sul settore agro-alimentare. Exporthijt è il valore medio del logaritmo delle esportazioni nel periodo di cinque anni (da t a t-5). IDEhijt è il valore medio del logaritmo delle fusioni e acquisizioni nel periodo di cinque anni (da t a t-5). PILit-5 è il logaritmo del valore del Prodotto Interno Lordo del paese di origine espresso in miliardi di dollari e in parità dei poteri d’acquisto all’inizio del periodo. PILjt-5 è il logaritmo del valore del Prodotto Interno Lordo del paese di destinazione espresso in miliardi di dollari e in parità dei poteri d’acquisto all’inizio del periodo. Protectionj è il livello di protezione degli investitori e varia da 0 a 10. Panel A Exporthijt IDEhijt PILit-5 PILjt-5 Protectionj Media Mediana Dev. Standard Minimo Massimo 0,421 0,010 1.758,842 699,068 5,605 0,013 0,000 957,115 191,108 5,300 3,583 0,951 2.641,049 1.681,765 1,650 0,000 0,000 1,612 0,290 0,700 453,000 376,000 11.685,930 11.685,930 9,700 Media Mediana Dev. Standard Minimo Massimo 0,326 0,012 1.668,143 729,559 5,638 0,020 0,000 658,633 203,055 5,3 1,621 0,272 2.639,562 1.738,62 1,658 0,000 0,000 1,612 0,29 0,700 54,500 20,100 11.685,93 11.685,93 9,700 Panel B Exporthijt IDEhijt PILit-5 PILjt-5 Protectionj La tabella 2 riporta le correlazioni semplici tra le variabili utilizzate nell’analisi empirica, escludendo le variabili dicotomiche. La correlazione tra le esportazioni e le fusioni e acquisizioni è debolmente positiva. Inoltre, il livello del PIL sembra influenzare positivamente quello delle esportazioni. Infine, il livello medio di protezione degli investitori è correlato positivamente agli IDE, di cui è plausibilmente una determinante. Infine, i paesi più ricchi sembrano avere anche un maggiore livello di protezione degli investitori. Le correlazioni tra le variabili sono confermate anche considerando il solo settore agro-alimentare (Panel B). 12 Tabella 2 – Correlazioni Il Panel A riporta le correlazioni calcolate su tutti i settori. Il Panel B riporta le correlazioni calcolate sul settore agro-alimentare. Exporthijt è il valore medio del logaritmo delle esportazioni nel periodo di cinque anni (da t a t-5). IDEhijt è il valore medio del logaritmo delle fusioni e acquisizioni nel periodo di cinque anni (da t a t-5). PILit-5 è il logaritmo del valore del Prodotto Interno Lordo del paese di origine espresso in miliardi di dollari e in parità dei poteri d’acquisto all’inizio del periodo. PILjt-5 è il logaritmo del valore del Prodotto Interno Lordo del paese di destinazione espresso in miliardi di dollari e in parità dei poteri d’acquisto all’inizio del periodo. Protectionj è il livello di protezione degli investitori e varia da 0 a 10. Panel A Exporthijt IDEhijt PILit-5 PILjt-5 Protectionj Exporthijt IDEhijt PILit-5 PILjt-5 Protectionj 1 0,065 0,055 0,183 0,056 1 0,033 0,055 0,011 1 -0,069 -0,052 1 0,252 1 Exporthijt IDEhijt PILit-5 PILjt-5 Protectionj 1 0,037 0,075 0,202 0,064 1 0,013 0,069 0,019 1 -0,066 -0,05 1 0,255 1 Panel B Exporthijt IDEhijt PILit-5 PILjt-5 Protectionj 5. RISULTATI Al fine di illustrare l’impatto degli IDE, misurati dal valore delle fusioni e acquisizioni, sulle esportazioni vengono presentati dapprima i risultati ottenuti con il metodo OLS e poi, per tenere conto del problema dell’endogeneità, vengono illustrati i risultati ottenuti applicando l’approccio delle variabili strumentali. 5.2 Stime OLS La stima di base ottenuta considerando tutti i settori è riportata nella colonna 1 della tabella 3. Come indicano i risultati, la relazione tra il valore medio delle fusioni e acquisizioni in un periodo di cinque anni e il valore delle esportazioni nello stesso 13 periodo è negativa e significativa all’1%. Il segno e la significatività del coefficiente suggeriscono che un aumento del valore medio degli investimenti esteri pari al 10% determina una riduzione delle esportazioni pari allo 0,5%. Tale risultato mette in evidenza un nesso di sostituzione tra gli IDE e le esportazioni, presumibilmente perché l’acquisto di imprese estere già esistenti consente di produrre direttamente il loco e determina una riduzione delle esportazioni. Questo risultato è coerente con le previsioni del modello di Heckscher-Ohlin una volta che venga rimossa l’ipotesi di mancata mobilità internazionale dei fattori: fino a quando i fattori sono fissi in ciascun paese i flussi commerciali sono guidati dalle differenze nelle dotazioni fattoriali; quando i fattori diventano mobili, le differenze nelle dotazioni fattoriali tra paesi si riducono e il commercio perde importanza rispetto agli investimenti diretti. Un altro risultato interessante riportato nella stessa colonna è l’impatto del livello delle esportazioni all’inizio del periodo considerato. Il coefficiente di tale variabile risulta infatti positivo, a conferma del fatto che esiste una dinamica di lungo periodo che fa sì che i flussi di esportazioni dipendano dal commercio realizzato in passato tra due paesi. Inoltre, come nella letteratura precedente, i coefficienti delle altre determinanti delle esportazioni presentano il segno atteso. L’unica eccezione è i coefficiente del PIL del paese di destinazione, che è sorprendentemente negativo, probabilmente perché la presenza delle dummy di paese elimina l’effetto della variabilità cross-section sulla stima del coefficiente del PIL. Il coefficiente negativo della distanza, significativo all’1%, indica che il commercio si riduce tra paesi molto distanti tra di loro. I paesi che condividono le stesse origini coloniali, gli stessi sistemi legali oppure la stessa lingua hanno una maggiore probabilità di fare commercio. Infine, i coefficienti delle variabili Isoleij e Landlockij presentano un segno negativo (come in Helpman et al., 2008), anche se non sono significative. 14 Tabella 3 – Impatto degli IDE sulle esportazioni (OLS) La variabile dipendente è Exporthijt ossia il valore medio del logaritmo delle esportazioni nel periodo di cinque anni (da t a t-5). Exporthijt-5 il valore medio del logaritmo delle esportazioni all’inizio del periodo. IDEhijt è il valore medio del logaritmo delle fusioni e acquisizioni nel periodo di cinque anni (da t a t-5). PILi,jt-5 è il logaritmo del valore del Prodotto Interno Lordo del paese di origine/destinazione espresso in miliardi di dollari e in parità dei poteri d’acquisto all’inizio del periodo. Distanzaij è la distanza geografica tra due paesi. Le altre variabili di controllo sono dummies pari a uno se: i paesi hanno confini comuni (Confiniij), i paesi sono entrambi isole (Isoleij), se entrambi sono senza sbocchi sul mare (Landlockij), i paesi hanno la stessa origine legale (Origine legaleij), le popolazioni parlano la stessa lingua (Linguaij), i paesi hanno legami coloniali (Legami colonialiij), nei paesi viene praticata la stessa religione (Religioneij). I coefficienti sono stati stimati con il metodo Ordinary Least-Squares (OLS). Tra parentesi vengono riportati gli errori standard. * indica la significatività al 10%, ** indica la significatività al 5%, e *** indica la significatività all’1%. Settore Settore Tutti i agroSettore alimenti e settori alimentare agricolo bevande Exporthijt IDEhijt PILit-5 PILjt-5 Distanzaij Confiniij Isoleij Landlockij Origine legaleij Linguaij Legami colonialiij Religioneij Osservazioni R2 0,817 (0,006) -0,054 (0,020) -0,756 (1,447) -0,454 (0,087) -0,248 (0,015) 0,060 (0,037) -5,216 (1,020) -3,561 (6,007) 0,063 (0,019) 0,056 (0,029) 0,118 (0,024) -0,007 (0,044) 174.285 0,893 *** ** *** *** *** * *** 0,842 (0,010) -0,058 (0,019) -0,213 (1,326) -0,268 (0,142) -0,233 (0,019) 0,078 (0,039) -1,499 (3,938) -0,243 (0,155) 0,047 (0,020) 0,035 (0,031) 0,108 (0,026) 0,018 (0,068) 19.092 0,828 15 *** *** * *** * ** *** 0,810 (0,013) -0,065 (0,030) -0,030 (1,024) -0,090 (0,229) -0,294 (0,034) 0,115 (0,065) -0,393 (1,020) -0,128 (1,025) 0,103 (0,034) 0,001 (0,048) 0,174 (0,063) -0,167 (0,110) 4.866 0,903 *** ** *** * *** *** 0,836 (0,012) -0,054 (0,019) -0,241 (1,555) -0,299 (0,160) -0,238 (0,019) 0,069 (0,045) -3,517 (1,349) -3,978 (4,898) 0,035 (0,021) 0,055 (0,037) 0,104 (0,028) 0,091 (0,070) 14.226 0,805 *** *** * *** ** * *** Nella seconda colonna vengono riportati i risultati ottenuti stimando l’equazione (1) sul solo settore agro-alimentare. Il numero delle osservazioni risulta notevolmente ridotto, ma il risultato di base è confermato. Infatti, il valore medio delle fusioni e acquisizioni ha un impatto negativo su quello delle esportazioni. In questo caso, l’effetto risulta ancora più marcato e un aumento degli investimenti esteri del 10% determina uno spiazzamento delle esportazioni di circa lo 0,6%. I coefficienti delle altre variabili di controllo hanno il segno atteso, ad eccezione del PIL che, anche in questo caso, risulta negativo. Rispetto al caso precedente, l’unica caratteristica comune a ciascuna copia di paesi che non influenza il commercio è la lingua. Le ultime due colonne della tabella 1 riportano i coefficienti stimati considerando solo il settore agro-alimentare e dividendo il campione nelle due componenti: il settore agricolo (coltivazioni e allevamenti) e il settore degli alimenti e delle bevande. Come mostrano i coefficienti della nostra variabile di interesse, nel settore agricolo l’effetto di sostituzione tra IDE e esportazioni risulta ancora più elevato del settore agro-alimentare nel suo complesso. Infatti, in seguito a un aumento delle fusioni e acquisizioni del 10% si determina una riduzione delle esportazioni dei prodotti agricoli dello 0,7% circa. Infine, il coefficiente della variabile di interesse stimato per il settore alimentare e delle bevande sembra essere leggermente inferiore rispetto a quello del settore agroalimentare nel suo complesso (0,05 contro 0,06). 5.3 Paesi OCSE e G10 Poiché le esportazioni e gli investimenti esteri realizzati dai paesi sviluppati rappresentano la gran parte delle operazioni internazionali complessive, nella tabella 4 sono riportati i risultati ottenuti concentrando l’analisi su due gruppi di paesi maggiormente sviluppati: i paesi OCSE e i paesi membri del G10. In generale, sia considerando i settori nel loro complesso che il settore agroalimentare, i risultati sono coerenti con la specificazione di base. Infatti, le fusioni e acquisizioni e il commercio realizzati dai paesi OCSE e G10 in tutti i settori risultano legati da una relazione negativa che è in linea con l’impatto ottenuto analizzando tutti i paesi. Nell’ambito del settore agro-alimentare l’impatto del valore delle fusioni e acquisizioni sul commercio sembra inferiore nel caso dei paesi OCSE e leggermente superiore per i membri del G10. 16 Tabella 4 – Impatto degli IDE sulle esportazioni dei paesi più sviluppati (OLS) La variabile dipendente è Exporthijt ossia il valore medio del logaritmo delle esportazioni nel periodo di cinque anni (da t a t-5). Exporthijt-5 il valore medio del logaritmo delle esportazioni all’inizio del periodo. IDEhijt è il valore medio del logaritmo delle fusioni e acquisizioni nel periodo di cinque anni (da t a t-5). PILi,jt-5 è il logaritmo del valore del Prodotto Interno Lordo del paese di origine/destinazione espresso in miliardi di dollari e in parità dei poteri d’acquisto all’inizio del periodo. Distanzaij è la distanza geografica tra due paesi. Le altre variabili di controllo sono dummies pari a uno se: i paesi hanno confini comuni (Confiniij), i paesi sono entrambi isole (Isoleij), se entrambi sono senza sbocchi sul mare (Landlockij), i paesi hanno la stessa origine legale (Origine legaleij), le popolazioni parlano la stessa lingua (Linguaij), i paesi hanno legami coloniali (Legami colonialiij), nei paesi viene praticata la stessa religione (Religioneij). I coefficienti sono stati stimati con il metodo Ordinary Least-Squares (OLS). Tra parentesi vengono riportati gli errori standard. * indica la significatività al 10%, ** indica la significatività al 5%, e *** indica la significatività all’1%. Tutti i settori Paesi G10 Tutti i settori Paesi OCSE Exporthijt IDEhijt PILit-5 PILjt-5 Distanzaij Confiniij Isoleij Landlockij Origine legaleij Linguaij Legami colonialiij Religioneij Osservazioni R2 0,800 (0,009) -0,054 (0,023) 1,123 (1,168) -0,324 (0,082) -0,271 (0,022) 0,028 (0,039) 1,231 (12,332) 1,230 (0,346) 0,070 (0,021) 0,044 (0,035) 0,159 (0,027) 0,009 (0,049) 132.652 0,899 *** ** *** *** *** *** *** 0,790 (0,014) -0,063 (0,028) 2,344 (3,298) -0,282 (0,108) -0,271 (0,034) 0,008 (0,048) 6,208 (12,595) 8,385 (12,583) 0,073 (0,027) 0,060 (0,048) 0,172 (0,030) -0,164 (0,043) 77.241 0,915 17 Settore agricolo Paesi OCSE *** * ** *** ** *** *** 0,837 (0,014) -0,054 (0,021) -0,331 (1,353) -0,168 (0,161) -0,252 (0,025) 0,087 (0,038) -1,947 (1,110) -1,832 (5,575) 0,028 (0,021) 0,018 (0,036) 0,126 (0,031) 0,081 (0,064) 14.418 0,896 Settore agricolo Paesi G10 *** ** *** ** * *** 0,802 (0,020) -0,065 (0,028) -0,524 (3,387) -0,232 (0,293) -0,283 (0,027) 0,088 (0,081) -1,112 (0,785) 1,011 (0,540) 0,044 (0,034) 0,081 (0,067) 0,156 (0,043) -0,183 (0,114) 6.086 0,906 *** ** *** * *** 5.4 Variabili strumentali Come è stato precedentemente evidenziato, le analisi della relazione tra IDE e esportazioni sono caratterizzate dal problema dell’endogeneità. Infatti, alcuni studi dimostrano che la relazione di influenza è bidirezionale e le esportazioni possono influenzare gli investimenti diretti se l’abilità dei paesi di origine contribuisce non soltanto alle esportazioni, ma anche agli investimenti diretti. Per controllare per i potenziali problemi di simultaneità, la tabella 5 riporta i principali risultati dell’analisi econometrica ottenuti con l’approccio delle variabili strumentali. Nella colonna 1 vengono riportati i risultati della specificazione di base, stimata su tutti i settori, dopo aver strumentato le variabili endogene. L’effetto degli investimenti esteri risulta leggermente più elevato e mette in evidenza il nesso di sostituzione tra gli investimenti diretti e le esportazioni. I risultati relativi al settore agro-alimentare nel suo complesso confermano quelli ottenuti con lo stimatore OLS e mettono in evidenza che, anche in questo caso un aumento degli investimenti diretti esteri del 10%, ottenuto con le fusioni o l’acquisizione di imprese agro-alimentari già esistenti, determina una riduzione dello 0,4% delle esportazioni. Controllando per l’endogeneità, dunque, tale impatto risulta inferiore rispetto a quello di tutti gli altri settori. Infine, distinguendo il settore agroalimentare nelle sue due componenti e controllando per l’endogeneità degli investimenti diretti, questi ultimi non risultano avere un impatto significativo sulle esportazioni, anche se il segno della relazione rimane negativo. Ciò dipende probabilmente dalla minore capacità esplicativa degli strumenti utilizzati, in presenza di un numero di osservazioni ampiamente inferiore rispetto al caso generale. 18 Tabella 5 – Impatto degli IDE sulle esportazioni (IV) La variabile dipendente è Exporthijt ossia il valore medio del logaritmo delle esportazioni nel periodo di cinque anni (da t a t-5). Exporthijt-5 il valore medio del logaritmo delle esportazioni all’inizio del periodo. IDEhijt è il valore medio del logaritmo delle fusioni e acquisizioni nel periodo di cinque anni (da t a t-5). PILi,jt-5 è il logaritmo del valore del Prodotto Interno Lordo del paese di origine/destinazione espresso in miliardi di dollari e in parità dei poteri d’acquisto all’inizio del periodo. Distanzaij è la distanza geografica tra due paesi. Le altre variabili di controllo sono dummies pari a uno se: i paesi hanno confini comuni (Confiniij), i paesi sono entrambi isole (Isoleij), se entrambi sono senza sbocchi sul mare (Landlockij), i paesi hanno la stessa origine legale (Origine legaleij), le popolazioni parlano la stessa lingua (Linguaij), i paesi hanno legami coloniali (Legami colonialiij), nei paesi viene praticata la stessa religione (Religioneij). I coefficienti sono stati stimati con il metodo Two-stage Least-Squares (2SLS). Tra parentesi vengono riportati gli errori standard. * indica la significatività al 10%, ** indica la significatività al 5%, e *** indica la significatività all’1%. Settore agroalime ntare Tutti i settori Exporthijt IDEhijt PILit-5 PILjt-5 Distanzaij Confiniij Isoleij Landlockij Origine legaleij Linguaij Legami colonialiij Religioneij Osservazioni 2 R 0,901 (0,001) -0,060 (0,004) -0,859 (0,143) -0,599 (0,040) -0,151 (0,004) 0,045 (0,013) -5,666 (1,073) -3,706 (0,749) 0,040 (0,006) 0,033 (0,009) *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** 0,066 *** (0,011) -0,035 ** (0,014) 0,900 (0,004) -0,042 (0,024) -0,228 (0,416) -0,384 (0,109) -0,172 (0,011) 0,024 (0,036) -1,271 (1,374) -0,140 (0,724) 0,036 (0,017) 0,026 (0,024) Settore agricolo *** * *** *** ** 0,074 ** (0,029) -0,003 (0,040) Settore alimenti e bevande 0,897 *** (0,009) -0,111 (0,119) -0,113 (0,868) -0,184 (0,235) -0,207 *** (0,025) 0,066 (0,070) -0,131 (1,505) 0,211 (1,767) 0,083 ** (0,034) 0,002 (0,049) 0,890 *** (0,005) -0,026 (0,024) -0,264 (0,467) -0,427 *** (0,121) -0,177 *** (0,013) 0,012 (0,041) 3,138 (3,681) 4,911 (3,716) 0,026 (0,019) 0,039 (0,027) 0,124 ** (0,060) -0,187 ** (0,080) 0,070 ** (0,033) 0,065 (0,045) 170.923 18.685 4.778 13.907 0,891 0,893 0,899 0,894 19 6. Conclusioni La letteratura che analizza la relazione tra esportazioni e IDE presenta risultati contrastanti che dipendono dal livello di disaggregazione dei dati e dal campione di paesi utilizzati per l’analisi. Questo studio analizza la relazione tra esportazioni e IDE, misurati attraverso il valore delle fusioni e acquisizioni, e mette in evidenza un nesso di sostituzione tra le due modalità di accesso ai mercati esteri. In particolare esso evidenzia che un aumento degli investimenti realizzati all’estero determina una riduzione delle esportazioni. Il risultato ottenuto in questo studio risulta coerente con parte della letteratura e, in particolare, con gli studi basati sui dati disaggregati (Blonigen, 2001; Swenson, 2004). Noi crediamo che i risultati ottenuti in questo studio siano più robusti rispetto a quelli precedentemente trovati in letteratura in quanto l’analisi viene svolta su un panel molto ampio che comprende 59 paesi di origine e 139 paesi di destinazione, 71 settori, di cui 10 agro-alimentari, e un periodo di quindici anni (1994-2009). Inoltre, la robustezza dei risultati ottenuti deriva anche dal modello econometrico utilizzato. In particolare, esso approfondisce il nesso causale esistente tra le esportazioni e gli IDE utilizzando l’approccio delle variabili strumentali e tiene conto della dinamica del commercio internazionale. Il settore agro-alimentare non mostra particolari specificità rispetto agli altri settori. Infatti, l’analisi condotta sulle esportazioni e gli investimenti esteri realizzati nell’ambito del settore agro-alimentare in generale, e del settore agricolo e di quello degli alimenti e delle bevande, in particolare, sembrano confermare il nesso di sostituzione tra le due modalità di accesso ai mercati esteri analizzate. 20 Bibliografia Anderson, J.E. - van Wincoop, E. (2003): Gravity with gravitas: a solution to the border puzzle, American Economic Review, 93, 170–92. Arellano, M. – Bond, S. (1991): Some tests of specification for panel data: Monte Carlo evidence and an application to employment equations, Review of Economic Studies, 58, 277–297. Arellano, M. – Bover, O. (1995): Another look at the instrumental variables estimation of error-components models, Journal of Econometrics, 68, 29–51. Bhattacharya, U. - Daouk, H. (2002): The world price of insider trading, Journal of Finance, 57, 75–108. Baier, S.L. - Bergstrand, J.H. 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Yamawaki, H. (1991): Exports and foreign distributional activities: evidence on Japanese firms in the United States, Review of Economics and Statistics, 73, 294– 300. 1 Nella maggior parte dei casi, si tratta di analisi focalizzate sulle esportazioni e gli IDE verso gli Stati Uniti e per un gruppo ristretto di paesi di origine. 2 Nella letteratura esistente il nesso di causalità tra esportazioni e IDE viene analizzato considerando i livelli oppure i tassi di crescita delle due variabili. Un ulteriore approfondimento del nostro articolo consiste nell’analizzare la dinamica dei tassi di crescita, anziché le medie. 3 Per tenere conto della presenza degli zeri, abbiamo sommato 1 ai flussi di esportazioni e IDE prima di calcolare la media dei logaritmi. Inoltre, l’utilizzo della media delle fusioni e acquisizioni nella specificazione empirica consente di ridurre la variabilità temporale che, secondo molti autori, caratterizza l’andamento delle fusioni e acquisizioni nel tempo (cfr. Caballero e Engel, 1999; Brakman et al., 2005). 4 In un’analisi di sensitività, può avere senso considerare un periodo temporale più breve, ad esempio, tre anni. 5 La stima dell’impatto della ritardata del commercio potrebbe risultare distorta con il metodo OLS in quanto l’eterogeneità non osservata, catturata dagli effetti fissi (costanti nel tempo), incide sul livello delle esportazioni al tempo t così come su quello a tempo t-5. In questo caso l’endogeneità dipende dal fatto che il termine di errore e la variabile indipendente risultano correlate, violando un’assunzione fondamentale del modello OLS. Pertanto, in questo caso si utilizza la ritardata di 6 anni delle esportazioni come strumento della ritardata a 5 anni. Un metodo più efficiente per affrontare i problemi di endogeneità causati dal’introduzione tra le variabili esplicative della variabile dipendente ritardata consiste nell’utilizzare lo stimatore GMM per i dati panel dinamici proposti da Arellano e Bond (1991), Arellano e Bover (1995) e Blundell e Bond (1998). L’utilizzo di tale stimatore rappresenta uno sviluppo futuro del nostro studio. 24 6 I dati sono stati convertiti in dollari reali utilizzando gli indici dei prezzi al consumo degli Stati Uniti nei diversi anni. 7 Per una rassegna critica dei database sul commercio, cfr. Drogué e Bartova (2007). 8 Le informazioni raccolte in questa base dati riguardano le fusioni e le acquisizioni che eccedono 1 milione di dollari. 9 Le principali fonti dei dati sulle fusioni e acquisizioni sono le riviste finanziarie e le agenzie specializzate, come Bloomberg e Reuters. È necessario sottolineare che fino alla metà degli anni ’80 Thomson ha focalizzato l’attenzione principalmente sulle fusioni e acquisizioni realizzate dalle imprese americane, e solo negli ultimi 20 anni anche su quelle degli altri paesi. 10 Al pari delle esportazioni, i dati sulle fusioni e le acquisizioni sono stati convertiti in dollari reali utilizzando gli indici dei prezzi al consumo degli Stati Uniti nei diversi anni. 11 La serie storica del GDP nei diversi paesi del mondo è scaricabile dal sito: http://www.imf.org/external/pubs/ft/weo/2009/01/weodata/index.aspx. 12 I dati sulla distanza sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.cepii.fr/anglaisgraph/bdd/distances.htm. 13 I dati possono essere scaricati al seguente indirizzo: http://www.economics.harvard.edu/faculty/Melitz/HMR_Notes. 14 La mappatura utilizzata è disponibile al seguente indirizzo: http://www.macalester.edu/research/economics. 15 Il nostro campione include tutti i casi in cui le esportazioni tra una coppia di paesi in un determinato settore/anno esistono, mentre le fusioni e le acquisizioni sono pari a zero, e viceversa. Poiché il valore delle fusioni e acquisizioni in molti casi è nullo , il loro valore medio è molto inferiore rispetto a quello delle esportazioni. 25