Il controllo di gestione nel franchising
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Il controllo di gestione nel franchising
Il controllo di gestione nel franchising MARISA AMOROSO* 1. Introduzione Esaminare il concetto di gestione di una rete di franchising significa affrontare l’oggetto di indagine nel suo aspetto organizzativo1. È noto il rapporto mezzo-fine che intercorre tra il sistema organizzativo e la strategia prescelta (cioè il compito assegnato all’organizzazione), dato un certo ambiente. Il governo d’impresa si estrinseca fondamentalmente in due momenti fondamentali: 1. la determinazione degli obiettivi da raggiungere nel tempo, 2. la continua conduzione dell’impresa verso tali obiettivi. Il primo momento si identifica con la pianificazione o programmazione, il secondo con il controllo, termine qui inteso nel senso dell’inglese control, che significa “governo” o “guida”. L’aspetto organizzativo di un sistema di franchising presenta peculiarità assai rilevanti per le implicazioni che comporta in termini di controllo e di rischio. Infatti, è l’unico sistema che consente di coniugare controllo e rischio senza ricorrere a configurazioni d’integrazione proprietaria o di controllo manageriale. Il controllo nel franchising è nel contempo organizzativo ed imprenditoriale. Organizzativo perché comunque alcuni obiettivi funzionali vengono sanciti a priori da norme contrattuali e quindi capitale e lavoro vengono organizzati per il loro perseguimento. Imprenditoriale perché il raggiungimento degli obiettivi dipende dalle capacità soggettive di governo dei singoli partner che sopportano seppure con modalità diverse i rischi di una attività incerta in quanto essa avrà una remunerazione ex post. È fondamentale per l’impresa franchisor riuscire a strutturare un processo di controllo che sia adeguato alle caratteristiche specifiche del sistema collaborativo da essa adottato per il perseguimento dei suoi obiettivi. Infatti, se è vero che l’attività che essa esercita si estende oltre i confini rappresentati dalla propria struttura organizzativa, è anche vero che il suo sistema di controllo deve investire anche * 1 Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese - Sapienza Università di Roma e-mail: [email protected] Anche se, da sempre, abbiamo evidenziato l’essenza eminentemente strategica del sistema franchising, opponendoci con forza a coloro che lo definivano una semplice formula organizzativa, non per questo disconosciamo la criticità dell’organizzazione per il sistema stesso. sinergie rapporti di ricerca n. 34/11 128 IL CONTROLLO DI GESTIONE NEL FRANCHISING l’attività delle imprese affiliate nei confronti delle quali si estende l’influenza delle sue decisioni. Il governo di una rete è più complesso rispetto a quello di una impresa singola. Si tratta infatti di definire obiettivi che devono essere condivisi e perseguiti, ma sfuggono ad un controllo continuativo in quanto le unità affiliate appartengono a imprenditori giuridicamente ed economicamente indipendenti, poco propensi ad ingerenze da parte di terzi, con i quali peraltro si trovano in condizioni d’interdipendenza per quanto riguarda il profitto, e non solo. Si usa il termine “interdipendenza” con riferimento a situazioni in cui gli output di ognuno diventano gli input degli altri e dove, allora, il processo di coordinamento diventa più oneroso visto che le azioni di ogni impresa partner devono essere “aggiustate” alle azioni di una o più altre imprese e in tal caso si parla di coordinamento per aggiustamento. Il controllo di una rete deve essere attuato a tre livelli: - sistema di franchising, - impresa del franchisor (impresa guida), - inprese dei franchisee. 2. Il controllo del sistema franchising Un fenomeno complesso non può essere indagato con un metodo analitico basato sullo studio delle singole componenti considerate isolatamente. Una rete di franchising, quindi un sistema, va indagato in una prospettiva in grado di coglierne gli aspetti sistemici, cioè gli effetti che derivano dalle relazioni-interazioni tra le parti che li costituiscono. La prima preoccupazione del franchisor che ragiona in un’ottica sistemica deve essere quella di creare le condizioni affinchè i suoi obiettivi e quelli dei franchisee abbiano il massimo grado di identità e per raggiungere tale scopo è possibile agire sull’aspetto motivazionale, cioè aumentare il senso di appartenenza al sistema e diminuire così la probabilità di comportamenti opportunistici o di scelte che massimizzino la soddisfazione dei bisogni di talune parti della rete a svantaggio di altre. Inoltre, tramite un adeguato processo di controllo, è possibile coordinare gli sforzi di ciascuna impresa per evitare scelte contaddittorie e controproducenti. Nella progettazione del processo di controllo occorre quindi porre in evidenza la centralità del comportamento dei singoli imprenditori, non per basarsi sulle azioni passate (feed back) bensì per anticipare il futuro, agendo su di esso come uno strumento di influenza e persuasione (feed forward). Si viene così a creare uno schema unificato di controllo più ampio di quello tradizionale, che però rimane sempre in un’ottica di fissazione degli obiettivi e di predisposizione degli strumenti idonei a garantirne la realizzazione. Il sistema di controllo viene così a configurarsi secondo due ottiche distinte: quella direzionale che privilegia il sistema degli obiettivi, le regole, le misurazioni e le ricompense e MARISA AMOROSO 129 quella psicologica, che dà enfasi ai processi mediante i quali si influenzano i comportamenti motivazionali. 3. Il controllo nell’ottica del franchisor Le fasi di tale controllo sono strettamente legate al cosiddetto ciclo di vita della rete di franchising2.Avremo un momento di avvio del sistema, quando il potenziale franchisor decide sulla convenienza ad operare in franchising gestendo direttamente la sua “business idea”o adottando altre possibili strategie di sviluppo3, sulla pianificazione e programmazione della rete ed infine sull’implementazione della stessa. La decisione di progettare e realizzare una rete dipende da fattori endogeni e da condizioni esogene: - i fattori endogeni attengono alle peculiari caratteristiche individuali, ad esempio scarsa vocazione al rischio, desiderio di raggiungere velocemente il successo, scarsità di risorse finanziarie o scarsa conoscenza dei mercati locali; - le condizioni esogene variano da settore a settore, ma si ritiene che siano in stretta relazione con l’evoluzione delle tecnologie, le condotte strategiche delle imprese, ma soprattutto con la dinamica di crescita del mercato. Presa la decisione di operare in franchising, dopo aver pianificato e programmato la rete si avvia il sistema con un processo che coincide con il ciclo di vita cosiddetto di introduzione con riferimento alla teoria del ciclo di vita dei prodotti. Questa fase è caratterizzata da condizioni di elevata incertezza riguardo al mercato, alla tecnologia e alla produzione stessa. È impossibile quantificare il potenziale di domanda e conseguentemente stimare gli investimenti specifici in capacità produttiva dedicata, in canali distributivi, in attività di servizi accessori ecc. In questa fase, se la business idea è originale e dotata di attrattività, le imprese potranno facilmente attivare sistemi, passare rapidamente alla fase successiva e quindi ridurre l’entità degli investimenti propri. Quando la domanda si concretizza e la quota di mercato comincia ad essere significativa, si entra nella fase di primo sviluppo, nel corso della quale il fatturato aumenta celermente ed è il momento in cui si affacciano nell’arena competitiva anche i primi imitatori e quindi concorrenti temibili. A questo punto la propensione delle imprese a ricorrere al franchising è sicuramente massima, perché appropriarsi di maggiori quote di mercato è imperativo per non lasciare spazio agli imitatori. 2 3 Esso viene adottato anche per ciò che attiene alla vita di una singola impresa ed in questo caso ad un accordo di franchising. Tutto è già stato detto su tale momento da molti Autori. Vedasi anche Amoroso, 2000; Kotler, 1997. 130 IL CONTROLLO DI GESTIONE NEL FRANCHISING Le incertezze delle prime fasi del ciclo tendono progressivamente a venire meno man mano che il sistema entri nel pieno sviluppo. Questo momento è veramente cruciale per il franchisor perché in un clima di maggior stabilità e predivibilità del mercato è sollecitato a intraprendere comportamenti innovativi come il lancio di nuovi prodotti, oppure opportunistici come il rivolgersi a modalità di crescita interna o ad acquisire le franchise migliori. 4. Il momento cruciale per il franchisor nel governo della rete Raggiunti i risultati economico-finanziari sperati e soprattutto la soddisfazione dei suoi partner, momento che collima con la fase di sviluppo nel ciclo di vita, il franchisor dovrà cominciare a chiedersi cosa fare per alimentare questo sviluppo e per coinvolgere sempre più i suoi partner perché subito dopo avviene la fase di maturità e prima che ciò avvenga egli deve, come appena accennato, rinnovare il suo business per renderlo unico, diverso, più attrattivo, al fine di spiazzare gli imitatori. Tutto questo per significare che è vero che dopo il periodo dell’avvio del sistema, il franchisor può navigare in acque tranquille, raccogliendo i frutti dei suoi sforzi e di quelli dei partner, (infatti, generalmente dopo aver avviato un’impresa, poi avviene la fase operativa, gestionale), ma in questo caso non è così: questo è il vero momento creativo; bisogna anticipare le burrasche, magari ricominciare da capo. Siamo nella terza fase, quella del pieno sviluppo: le incertezze delle prime fasi (mancanza di risorse finanziarie, poca conoscenza dei mercati locali, ecc.) tendono progressivamente a venire meno, la quota di mercato si stabilizza su quote elevate ma non più crescenti, il livello assoluto di appropriazione della tecnologia si riduce nel senso che si assiste ad un elevata entrata di imitatori, attratti dagli alti tassi di crescita della domanda. In questa fase, la propensione degli accordi tende ad attenuarsi fortemente, per rivolgersi a modalità di crescita interna o tramite acquisizione. È questo il momento in cui l’impresa franchisor decide, talvolta, di riacquistare le unità affiliate per ottenere il controllo proprietario o per risolvere eventuali conflitti di interessi con alcuni affiliati. Le motivazioni che portano un franchisor a riacquistare le franchise si possono riassumere come segue: - profitto, - paura di un danno alla propria immagine, - cattivo rapporto con uno o più franchisee, - acquisita conoscenza dei vari mercati locali, - raggiunta maturità del ciclo di vita del business. Come qualsiasi organizzazione economica, anche la rete si muove prevalentemente in funzione del profitto che però spesso è alla base di situazioni conflittuali. Il franchisor ha interesse all’aumento del fatturato del franchisee ed allo sviluppo della sua attività perché ciò significa aumento del suo profitto (tramite le MARISA AMOROSO 131 royalties od altre remunerazioni), mentre per il franchisee l’aumento del fatturato oltre un certo limite, comporta ulteriori costi di struttura (ampliamento dei locali, aumento del numero di addetti). Il franchisee non vuole spingersi oltre un certo volume di fatturato perché per lui le risorse hanno andamenti decrescenti: all’aumentare del fatturato crescono i costi di struttura. Gli interessi delle parti sono dunque contrastanti: i franchisee tendono a massimizzare la loro funzione dei profitti mentre i franchisor li spingono a massimizzare le vendite. Fig. 1: “Relazioni profitti/ fatturato nei sistemi di franchising” Profitto Franchisor Franchisee Q* Quantità Fonte: Amoroso M., et al., 2001 pag. 89 Tutto ciò può essere causa di conflitto, e se il franchisor ha raggiunto le risorse finanziarie sperate, alla scadenza del contratto molto volentieri sarà disposto al riacquisto di una franchise se potenzialmente conveniente. Una spinta verso la proprietà e quindi al riacquisto della franchise è data anche in parte da motivazioni di carattere psicologico, prima fra tutte la paura del danno all’immagine della rete se il franchisee non gestisce efficacemente la propria attività perché per il franchisor è molto difficile ottenere da tutti gli affiliati, l’adeguamento delle loro condotte ai programmi stabiliti in partenza. Ma nel momento della maturità della rete cambiano anche gli obiettivi prioritari: a questo punto l’enfasi si sposta dalla quantità di punti vendita (copertura massima del territorio), alla garanzia di efficienza qualitativa elevata e sulla cura dell’immagine; obiettivi che saranno più facilmente raggiungibili con punti di proprietà piuttosto che in franchising. Generalmente all’inizio dello stadio di maturità, quando i costi iniziali sono stati tutti ammortizzati e se i prodotti sono ampiamente conosciuti, il franchisor si trova in una condizione di massima liquidità che tenderà a decrescere per l’ingresso nel settore di numerosi concorrenti, i profitti diminuiranno per i costi di difesa e di attacco per cui non sarà più conveniente investire in quel settore, ma entrare in altri mercati. 132 IL CONTROLLO DI GESTIONE NEL FRANCHISING Siamo al passaggio obbligato di scelta di diversificare per esempio entrando in nuovi mercati con creazioni di reti in franchising che offrono servizi complementari (franchising diagonale). In un primo momento il franchisor creerà una serie di servizi (consulenziali, finanziari, di informazione ecc.) da aggiungere al suo franchising package. Tutto ciò rappresenterà l’aspetto innovativo della rete rendendola ancora più attrattiva ed in un secondo momento, quando i costi di struttura (ovviamente relativi a questo nuovo business) saranno totalmente ammortizzati, l’operazione sarà portatrice di ulteriore liquidità che dovrà essere investita. Un’altra opzione è quella di entrare in nuovi mercati con creazioni di reti che offrono prodotti nuovi ma complementari (diversificazione omogenea) oppure nuovi in senso assoluto (diversificazione conglomerale). La quarta fase del ciclo corrisponde alla piena maturità: il tasso di espansione del mercato si riduce notevolmente e allora si assiste ad una rivitalizzazione degli accordi di franchising per “raschiare il fondo del barile” della rendita oligopolistica consentita dalle competenze distintive possedute, trasferendo l’attività in aree periferiche del mercato mondiale (Cainarca et al., 1989). La fase in cui si avvertono le contrazioni di mercato conclude il ciclo di vita del sistema. In questa fase non si avranno accordi di franchising per quella rete ma si assisterà all’uscita dal mercato delle imprese sconfitte dalla sfida competitiva, mentre altre imprese che hanno saputo eccellere e coltivare la propria competenza distintiva si stabilizzeranno e cresceranno. Fig. 2: Il ciclo di vita degli accordi di franchising Espansione del mercato Fasi del ciclo di vita Ciclo di vita dell’impresa Ciclo di vita degli accordi in franchising Introduzione Primo sviluppo Fonte: Amoroso et al., 2001 pag. 91 Pieno sviluppo Maturità Declino Tempo MARISA AMOROSO 133 Ma lo sviluppo può avvenire anche in altri modi. Un interessantissimo studio francese ha immaginato quattro strategie di sviluppo consecutive partendo da alcune riflessioni sulle specificità del franchising cioè le risorse umane e di localizzazione e sulla misura dei costi conseguenti e cioè il tempo necessario per reclutare un franchisee che risponda a criteri precisi (questo tempo corrisponde a costi per identificare il partner e selezionarlo e per negoziare e redigere l’accordo)e il tempo necessario al franchesee reclutato per diventare performante. Questi tempi possono essere anche molto lunghi e rappresentano complessivamente i costi di implementazione della rete. Si procede generalmente a suddividere il campione indagato in classi come segue: Tab. 1: Tempi necessari per il reclutamento di un franchisee Meno di 60 gg. da 60 a 120gg. da 120 a 180 gg. da 180 a 240 gg. + di 240 gg. Numero di osservazioni 43% 33% 8% 13% 3% 100% Fonte: elaborazione Osservatorio Permanente sul Franchising, 2010 Dalla tabella si deduce che i tempi di reclutamento sono per la maggior parte inferiori a due mesi, massimo tra i due mesi ed i cinque ma bisogna fare attenzione perchè le reti in oggetto sono estremamente dissimili tra loro in questo esempio e solo un’analisi settoriale permetterà di spiegare meglio questa constatazione (in effetti le varianze sono elevate)4. I risultati ottenuti dai questionari somministrati settore per settore sono stati i seguenti: Tab. 2: Tempi necessari per il reclutamento di un franchisee per settore (valori assoluti) TEMPI NECESSARI PER IL RECLUTAMENTO DI UN FRANCHISEE PER SETTORE (valori assoluti) Altro Articoli Articoli Commercio Commercio Costruzioni e Servizi Commercio per la per la alimentare despecializzato manutenzione specializzato casa persona specializzato Meno di 60 9 3 14 2 1 1 13 gg. da 60 a 3 1 5 1 23 120gg. da 120 a 2 2 4 180 gg. da 180 a 1 2 1 1 8 240 gg. + di 240 1 2 gg. Totale 12 8 23 3 1 3 50 Media in gg Fonte: elaborazione Osservatorio Permanente sul Franchising, 2010 4 Lo studio segue la metodologia di Atom, et al., 1999. Totale 43 33 8 13 3 100 IL CONTROLLO DI GESTIONE NEL FRANCHISING 134 Tab. 3: Tempi necessari per il reclutamento di un franchisee per il settore servizi(valori assoluti) TEMPI NECESSARI PER IL RECLUTAMENTO DI UN FRANCHISEE PER SERVIZI (valori assoluti) Media in gg Servizi per la salute e la bellezza Meno di 60 gg. da 60 a 120gg. da 120 a 180 gg. da 180 a 240 gg. + di 240 gg. Alberghi e ristorazione Servizi alle persone 1 1 3 2 9 8 1 1 1 1 3 4 12 15 Auto Servizi finanziari Stampa e pubblicità 2 1 Servizi di Intermediazione 4 2 Lavanderie Agenzie di viaggio Club ricreativi 1 1 1 23 1 4 2 2 3 Totale 13 1 1 Totale Formazione 1 8 1 50 1 2 2 6 3 1 1 Fonte: elaborazione Osservatorio Permanente sul Franchising, 2010 Graf. 1: Tempo necessario per il reclutamento di un franchisee per settore (media in giorni) 133,12 140 95 93,74 Servizi 100 Costruz. e Manutenz 120 76,67 80 60 51,09 44,17 40 25 20 Commercio despecializzato Comm. Alim. Special. Art. per l a persona Art. per la casa Altro Comm. Special 0 Fonte: elaborazione Osservatorio Permanente sul Franchising, 2010 Una miglior comprensione si ottiene esaminando più analiticamente il settore servizi date le grandi differenze di peso esistenti tra un tipo di servizio e l’altro. MARISA AMOROSO 135 Graf. 2: Tempo necessario per il reclutamento di un franchisee per il settore dei servizi (media in giorni) 180 Club ricreativi 135 Formazione 132,33 Servizi finanziari Agenzie di Viaggio 120 105 Stampa e pubblicità 98,3 Servizi alle persone Servizi di Intermediazione 80 Alberghi e ristorazione 79,17 Auto 75 Servizi per la salute e la bellezza 65 Lavanderie 60 0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200 Fonte: elaborazione Osservatorio Permanente sul Franchising, 2010 I dati ottenuti hanno evidenziato molti risultati: nel settore degli Articoli per la Casa i tempi sono giustificati dalla lieve crisi subita recentemente ma che adesso è in fase calante; - il tempo necessario è importantissimo per il settore delle Costruzioni e Manutenzioni per la delicatezza insita nel fare franchising in questo settore; - per il settore dei Servizi i tempi lunghi si spiegano per l’influenza dell’alberghiero e ristorazione nel settore stesso; - il Commercio Alimentare Specializzato è quello che si conforma maggiormente alla media generale dei settori (79.67) mentre gli Articoli per la Persona e l’Altro Commercio Alimentare Specializzato si discostano leggermente dalla stessa in senso positivo, cioè occorre meno tempo. Bisogna tenere presente che tutti questi settori e soprattutto l’ultimo sono molto eterogenei; - infine è basso nel settore del Commercio Despecializzato data la potenzialità insita in questo settore. Tuttavia una misura completa delle risorse umane deve tener conto anche del tempo che occorrerà al franchisee reclutato per diventare performante. Una tale interpretazione recupera alcuni spazi teorici importanti. Infatti questa misura temporale indica il tempo di attesa necessaria per ottenere una certa performance economica, cioè il tempo per produrre un valore indotto degli investimenti realizzati e che sarebbe perduto in caso di rottura della relazione. Questo tempo più o meno lungo indica la specificità delle risorse implicate. Inoltre questa misura riflette il costo della riorganizzazione per ciascun partner. È stato richiesto ai franchisor quale durata ritenesse necessaria perché una franchise diventasse performante. Sono state distinte quattro situazioni possibili: - 136 IL CONTROLLO DI GESTIONE NEL FRANCHISING A. un nuovo franchisee in un punto di vendita nuovo (questo caso include quindi il tempo necessario ad un nuovo franchisee per apprendere il savoir faire e il tempo necessario perché un nuovo punto vendita sia performante); B. un nuovo franchisee in un punto di vendita esistente (questo caso include sempre il tempo necessario ad un nuovo franchisee per acquisire il savoir faire ma non più quello necessario perché il punto di vendita sia peformante); C. un franchisee già presente nella rete in un nuovo punto vendita (questo caso include il tempo necessario perché un nuovo punto vendita sia performante ma non più quello necessario al franchisee per acquisire il savoir faire); D. un franchisee già presente nella rete in un punto di vendita esistente (qui abbiamo solo un costo di transizione o di andamento che corrisponde alla familiarizzazione con la clientela già esistente). Quest’ultima situazione (D) corrisponde, per ogni relazione di franchising ad un costo minimo di transizione, cioè la conoscenza delle caratteristiche locali della clientela. Possiamo quindi dedurre che, in ciascuna delle altre tre situazioni, questo costo si presenta in proporzioni variabili. Proponendo un’analisi un poco più formale, noi avremmo qui in effetti tre misure complementari: - il tempo necessario ad un nuovo franchisee per acquisire il know-how, - il tempo necessario perché un nuovo punto vendita diventi performante, - un tempo incomprimibile corrispondente all’adattamento di qualsiasi franchise ad un punto vendita. Le tre situazioni evocate precedentemente dovrebbero, secondo la logica, potersi dedurre le une dalle altre. Rappresentiamo questo tramite un modello semplicissimo. Sia NT il tempo NH concerne il fattore umano (il tempo necessario ad un franchise per acquisire il know how) NPV riguarda il punto vendita (il tempo necessario affinché il punto vendita diventi performante) e Z una costante, corrispondente al tempo di adattamento necessario ad ogni franchisee in un punto vendita. Le relazioni esistenti a priori tra queste tre variabili sono rappresentate nella tabella seguente più formalmente sotto forma di relazioni. Modello teorico di dilazione della performance economica di un franchisee Un nuovo punto vendita Un punto vendita già esistente Fonte: Atom et al., 1999 Un nuovo franchisee Situazione A Specificità umana NH Specificità di sito NPV Tempo di adattamento Z Situazione B Specificità umana NH Tempo di adattamento Z Un franchisee già nella rete Situazione C Specificità di sito NPV Tempo di adattamento Z Situazione D Tempo di adattamento Z MARISA AMOROSO 137 Nella situazione (D): TD = Z Data la definizione della situazione (D) si può logicamente ammettere che questo costo di adattamento irriducibile si verifichi anche nelle situazioni (B) e (C). Così nella situazione (C) TC = NPV + Z nella situazione (B) TB = NH + Z nella situazione (A) si può pensare che il costo di adattamento sia superiore a quello che si ha nelle precedenti situazioni. Così si può pensare che: TA = NH +NPV +xZ con un valore di x da determinare. Allora la situazione (A) comprendendo anche la situazione (B) e la situazione (C) può essere concepita come: TA = NH + NPV+ 2Z In questo senso si hanno doppi costi di adattamento nella situazione A. I dati ottenuti dai questionari somministrati ai franchisor dovranno permettere di verificare questo raddoppiamento, come anche le relazioni indicate precedentemente. Inoltre occorre verificare la seguente classifica: TA > TB> TC > TD. Precisamente, è formalmente possibile scrivere che: TA = y1Z TB = y2 Z TC = y3 Z essendo y1, y2 e y3 costanti che sarà possibile empiricamente determinare. Vorremmo analizzare queste quattro situazioni in maniera esaustiva e non solamente teorica ma non siamo in grado di farlo per mancanza di dati certi per le quattro situazioni avendo ottenuto dagli intervistati solo risposte generiche.5 I lavori di Allan e Le Gall sulla misura dei costi di ristrutturazione delle risorse in franchising costituiscono un apporto considerevole al processo di riflessione strategica delle reti. Essi permettono, in effetti, tramite la scomposizione del tempo di attesa totale di ottenimento della performance economica di un franchisee in: tempo di acquisizione del know-how, tempo di operatività economica del punto di vendita e tempo di adattamento del franchisee, di scegliere tra quattro tipi di strategia privilegiando sia la duplicazione dei punti di vendita come il reclutamento di nuovi franchisee. Le differenze importanti rilevate, globalmente o settorialmente tra il tempo di attesa della performance economica secondo i criteri: nuovo franchisee inserito in un nuovo punto vendita, nuovo franchisee inserito in un punto di vendita già esistente, vecchio franchisee già esistente nella rete (con uno o più punti vendita) che apre un nuovo punto vendita, un franchisee già presente nella rete che prende possesso di un punto vendita già esistente, costituiscono un forte aiuto 5 Avremmo potuto immaginare una simulazione ma sarebbe stato ugualmente un esercizio teorico. Comunque, chiunque desiderasse approfondire la tematica con dati reali, può fare riferimento agli esempi reali della situazione francese che si trovano in Negre, 2000 pp. 34-48. 138 IL CONTROLLO DI GESTIONE NEL FRANCHISING alla scelta di una delle quattro strategie identificate sapendo che l’implicazione manageriale si situa nella combinazione ottimale di queste quattro alternative. Strategia d’espansione: nuovo franchisee, nuovo punto di vendita Il franchisor sviluppa la sua rete per aggiunta cumulativa di risorse sia umane che di localizzazione. Una nuova unità è affidata ad un nuovo franchisee. Questa strategia costituisce l’alternativa più frequente in fase di lancio e di crescita delle reti di franchising perché essa fa ricorso sia alle risorse di tipo umano che ai capitali esterni. Essa si rivela la strategia più costosa per ciò che concerne l’unità perché cumula tutte le attese: tempo di adattamento, di acquisizione del know-how e della performance del punto di vendita (calcolate dai ricercatori francesi mediamente in otto mesi e mezzo). Essa quindi presenta un tipo di rischio noto quando è adottata a esclusione di tutte le altre forme organizzative, tenuto anche conto della lentezza dei potenziali profitti. Strategia di densificazione: vecchio franchisee, nuovo punto vendita Il franchisor migliora la sua copertura geografica con l’apertura di nuove unità tramite i franchisees esistenti nella sua rete nel limite o per estensione della loro zona di esclusività iniziale. Questa strategia permette di densificare la rete grazie alla moltiplicazione delle localizzazioni. Questa alternativa evita la diluizione del capitale (senza l’aggiunta di nuovi franchisees) ma tende a modificare la ripartizione dei ruoli di potere e di controllo a favore del franchisee che diventa multi franchisee della rete. La strategia di densificazione economizza i costi di acquisizione del know-how (tempi di ottenimento della performance economica per i ricercatori francesi mediamente 3 mesi e mezzo). Ciò suppone un’ottima acquisizione iniziale del knowhow da parte dei franchisee suddetti. Strategia di rigenarazione: nuovo franchisee, punto di vendita esistente Il franchisor rinnova parzialmente il suo parco franchisee. In questo caso, per cessione o per non rinnovo del contratto, il franchisor ringiovanisce le sue risorse umane mantenendo la stabilità delle risorse di localizzazione. Questa strategia avviene più soventemente in fase di maturità della rete. Questa alternativa economizza sui costi legati al punto vendita ma non su quelli di acquisizione del know how e dei costi di adattamento (tempo medio: 5 mesi). Strategia di concentrazione: vecchio franchisee, punto vendita esistente Il franchisor stabilizza sia le sue risorse umane come quelle di sito. Egli concede molti punti di vendita esistenti a franchisee già presenti nella rete. Questa strategia MARISA AMOROSO 139 permette, per stimolo dei franchisee, di concentrare sia le risorse umane come quelle di sito. Inoltre facilita il coordinamento ed il controllo. Questa alternativa è la più economica per i costi di ottenimento della performance economica. Sussistono solo i costi di adattamento del franchisee (in media un mese e mezzo). Questa strategia non può essere intrapresa se non in una fase molto avanzata del ciclo di vita della franchise. Una visione prospettica di queste alternative strategiche con la rappresentazione tradizionale del ciclo di vita della franchise (molto sovente estrapolata dal concetto di ciclo di vita del prodotto: sperimentazione, lancio, espansione, rinnovamento, innovazione), offre una prospettiva interessante sul piano manageriale. L’individuazione dell’importanza delle risorse umane e di quelle di localizzazione messe in opera nello sviluppo e nella gestione di una rete di franchising può permettere, con l’ausilio di una testimonianza empirica, d’identificare la (o le) fase (fasi) più determinante (i) della performance economica. Sembrerebbe, sempre con le riserve precedenti, che la fase di densificazione permetta di scavare uno scarto definitivo nell’importanza e quindi nei costi delle risorse di localizzazione e delle risorse umane (meno franchisee per gestire più unità). La fase di concentrazione potrebbe essere considerata come optimum, caratterizzata da un obiettivo globale di punti vendita gestiti da un numero limitato di franchisee e multi franchisee molto sperimentati. Fig. 3: Le fasi strategiche del ciclo di vita della franchise Importanza delle risorse umane e di sito messe in opera Estensione Densificazione Rigenerazione Concentrazione Attività del sito (numero di punti vendita Attività umane (numero dei franchisees, inclusi i multifranchisees) Fonte: Negre, 2000 pag. 48 Fasi del ciclo di vita della franchise 140 IL CONTROLLO DI GESTIONE NEL FRANCHISING 5. Il controllo nell’ottica del franchisee Anche il business del franchisee percorre un proprio ciclo di vita del suo business. All’inizio può essere interessato soprattutto ad ottenere uno sbocco per le sue energie e le sue esigenze pensando ad una professione che dia sicurezza ed anche qualche stimolo ma soprattutto in un’ottica di definitiva anche se parziale autonomia. Anche se oggi i potenziali franchisee sono protetti dalla legge per quanto riguarda le scelte che egli deve fare prima della firma del contratto è bene comunque che essi siano capaci autonomamente di misurare l’efficienza della rete proposta in un determinato contesto concorrenziale e valutare la congruità di quanto viene loro richiesto per poter fare parte della stessa. Esistono infatti indicatori dell’efficienza di una rete, efficienza intesa come scelta tra diverse opzioni che producano il miglior risultato per l’applicazione delle possibilità esistenti. Si tratta di valutare: - l’opportunità strategica della scelta di franchising (indicazione delle forze concorrenziali del settore); - la creazione ed il mantenimento della differenziazione di marketing del concept (valutazione del know how); - la velocità della copertura geografica e di diversificazione della rete (misurazione dell’entropia relativa); - l’ottimizzazione della pluralità statutaria della rete (misura della produttività); - la massimizzazione della soddisfazione dei franchisees (controllo del clima di relazione franchisor-franchisees). 6. L’opportunità strategica della scelta di operare in franchising Riteniamo che il processo di scelta di un candidato alla franchise possa essere schematizzato nelle seguenti tappe: - al momento dell’avviamento c’è l’intenzione di diventare imprenditore ed eventualmente tramite una rete di franchising: questa intenzione si traduce poi probabilmente in un passaggio all’azione; - in seguito il candidato potenziale alla franchise cerca informazioni presso le varie fonti e questo lo porta a scegliere il suo settore di attività e alternativamente la formula del franchising o quella della proprietà. La gerarchizzazione di queste scelte può prendere diverse forme. La scelta del settore può essere la prima, la formula o l’insegna la seconda, ma si può anche immaginare che la scelta dell’insegna prevalga sulle altre; - la decisione di investire in una franchise chiude il processo. MARISA AMOROSO 141 7. La creazione ed il mantenimento della differenziazione di marketing del concept La mancanza di un approccio normativo della valutazione del know-how nel franchising ha portato alcuni studiosi (Amoroso, 1996) a realizzare una ricerca che distingue il know how in due grandi categorie di sapere: - il sapere formalizzato, ad esempio nel caso del settore automobilistico, il montaggio di un autoradio o l’uso di una procedura di comandi ecc. Questo tipo di sapere è formalizzato in alcune procedure riassunte nel manuale operativo; - il sapere tacito che non è o è poco formalizzato. Questo tipo di sapere soprattutto soggettivo e i punti di accordo sono il risultato di aggiustamenti intersoggettivi. Si tratta di azioni che permettono di raggiungere lo scopo o meglio di avvicinarsi allo scopo senza mai essere sicuri del grado di raggiungimento della realizzazione dello stesso, per esempio formare correttamente il franchisee, accogliere gentilmente il cliente ecc. Questo tipo di sapere rappresenta una parte importante per l’apprendimento nei casi, come nel franchising, dove è necessario guidare le persone. La velocità della copertura geografica e di diversificazione della rete Il rateo di crescita annuo è indicatore della salute di una rete. Da una nostra precedente indagine sulle cause di mortalità delle reti si è constatato che quasi il 75% delle reti fallite, nel periodo considerato aveva un tasso di crescita inferiore alle cinque unità annue che è il limite minimo di crescita annuo sopportabile. La presenza di diversificazione nella rete è indice di innovazione ed attrattività ed anche un buon indicatore di performance. L’ottimizzazione della pluralità statutaria della rete La realtà mostra una netta tendenza delle reti ad adottare la pluralità di forme organizzative, cioè la presenza simultanea nella stessa rete di punti di vendita in franchising e punti di proprietà franchising. L’82% delle imprese italiane in franchising è una rete mista che come abbiamo già avuto modo di notare oggi è considerata favorevolmente anche dai franchisee. La misurazione della soddisfazione dei franchisees esistenti L’ipotesi fondamentale è che la natura della relazione esistente tra un franchisor ed i suoi franchisees influenzi la soddisfazione finanziaria e la soddisfazione al lavoro del franchisee. Tutto quello che abbiamo visto fino ad ora fa parte di un controllo ex-ante che il franchisee effettua per decidere la convenienza o meno ad entrare nella rete. Ammesso che le verifiche siano state positive e che il franchisee abbia deciso per operare in franchising vediamo cosa succede nei vari stadi del ciclo di vita del business del franchisee.6 6 Con riferimento sempre al ciclo di vita del business, in questo caso, del franchisee. 142 IL CONTROLLO DI GESTIONE NEL FRANCHISING Fatta la sua scelta, generalmente con i primi profitti, la sua sicurezza finanziaria tende a crescere ma nel contempo cresce anche il suo desiderio di identità; quando questa sua sicurezza diventa stabile, egli può desiderare più indipendenza e un business che sia tutto suo. Questi sentimenti possono apparire già nello stadio di introduzione, a seconda del carattere del franchisee e dalla sua velocità di reazione. Mutano i suoi obiettivi e mutano anche in relazione alle sue capacità: all’inizio non aveva competenze manageriali e quindi gradiva la formazione e la protezione del suo franchisor; con il tempo acquista egli stesso le competenze. Inoltre, generalmente la fiducia in se stesso cresce ancor più se il suo business ha successo e conseguentemente crescono le sue capacità finanziarie che gli permettono di intravedere nuove alternative opportunità di business. Tutto dipende dalla relazione franchisor-franchisee: ci sono quattro dimensioni per descrivere tale relazione che sembrano pertinenti per comprendere la soddisfazione del franchisee in tutti gli stadi del ciclo di vita del suo business. Le quattro dimensioni succitate sono: assistenza, fiducia, comunicazione ed equità. L’assistenza del franchisor nei confronti del franchisee nella fase iniziale e continuativa, cioè i consigli ed i suggerimenti dati all’inizio e durante la durata del contratto vengono giudicati dal franchisee veramente indispensabili. La fiducia nella generosità del franchisor, insita nel concetto che il franchisor si preoccupa dello sviluppo e dei risultati dei suoi franchisees e non solo di ricevere le royalties è un altro aspetto molto importante al quale i franchisee fanno molta attenzione perché si traduce nell’evoluzione del concept di origine per meglio rispondere all’evoluzione del mercato o ancor meglio nell’ascolto del o dei franchisees stessi. La comunicazione tra franchisor e franchisee e, più particolarmente il grado di partecipazione dei franchisees alla vita della rete è forse la dimensione più rilevante. Una buona comunicazione si traduce nel fatto che il franchisor ricerca i suggerimenti dei suoi franchisees e li fa contribuire allo sviluppo della rete invece una cattiva comunicazione evidenzia l’indifferenza del franchisor alle loro istanze. L’equità (onestà) del franchisor viene giudicata dai franchisees a seconda del rispetto del contratto e degli impegni presi, dalla giustificazione delle royalties domandate rapportate ai benefici ottenuti, dal privilegiare la qualità dei nuovi franchisees entranti nella rete piuttosto che la quantità (numero), dal modo come viene facilitato il trasferimento dell’informazione dalla base verso la sede, dallo stare loro vicini per comprendere gli sforzi quotidiani. Tutto quanto sopra accompagna tutti gli stadi del ciclo di vita del business del franchisee o almeno tutti quelli che ci saranno finchè egli sarà soddisfatto degli obiettivi raggiunti. Abbiamo anticipato che il franchising è una formula strategica basata sulla cooperazione. Esisterà cooperazione fino a che tutti i partner saranno soddisfatti perché intravedono il raggiungimento dei loro obiettivi; sappiamo anche che gli obiettivi sono diversi, ma che fino ad un certo momento possono coincidere. MARISA AMOROSO 143 Abbiamo già descritto il comportamento del franchisor nel momento che raggiunge un certo stadio del suo business e quindi cambiano i suoi obiettivi. La stessa cosa capita al franchisee: ad un certo momento, sia perché ha raggiunto il suo obiettivo di profitto e intravede altre alternative che magari lo renderebbero più indipendente oppure non riesce più ad avere fiducia nel suo franchisor o perché il ciclo di vita di tutta la rete ha raggiunto la maturità egli decide di non rinnovare il suo contratto. La rete rappresenta un valore economico per tutti partner, essa è nata da un’esternalizzazione positiva intangibile, che nessuno può rivendicare come sua e pertanto nel contempo, la negligenza di una sola delle parti al processo di valorizzazione capovolge i suoi effetti benefici. In questo caso si producono esternalità negative che, benchè sempre intangibili sono segnalate rapidamente da un abbassamento delle vendite o da un recupero di vantaggio da parte della concorrenza e poi da una diminuzione di valore degli investimenti realizzati. Noi conosciamo, anche da contratto, l’importanza dell’adozione di una visione collettiva di ciò che si costruisce; è in effetti in base alla rete che ogni franchisee è impegnato (non parliamo dell’impegno contrattuale) nei confronti degli altri partner e nella quale il franchisor è il perno di questo impegno. L’innovazione si può interpretrare come impegno di tutti i partner verso i nuovi franchisees a mantenere la redditività, perché è un meccanismo che permette di superare l’obsolescenza economica del know how. L’innovazione costituisce per i candidati la garanzia di un investimento che non gli farà subire perdite e la scelta di investire in una franchise deve essere fondata sull’ammontare di ricchezza che essa potrà generare nel tempo. Essa permette in particolare di superare l’obsolescenza del know how che si ottiene in un primo tempo con la sua creazione ed in un secondo momento con il suo rinnovamento. La rete deve sapersi riconvertire e riconsiderare la sua strategia di sviluppo. Ma l’innovazione non si ottiene per comando, bensì è il risultato di un sistema che la suscita, la produce e la trasforma in successo. 144 IL CONTROLLO DI GESTIONE NEL FRANCHISING