Azione - Settimanale di Migros Ticino Le conquiste vinicole del Nord

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Azione - Settimanale di Migros Ticino Le conquiste vinicole del Nord
Le conquiste vinicole del NordOvest
Bacco giramondo - La viticoltura dell’Oregon e dello Stato di Washington,
fortemente condizionata dai terreni grassi o vulcanici e dai fiumi, ha raggiunto
livelli eccelsi, con un Pinot Noir che rivaleggia con quelli francesi
/ 13.02.2017
di Davide Comoli
Fu verso la metà degli anni Sessanta che David Lett, ignorando i consigli degli esperti che
consideravano il clima dell’Oregon troppo freddo per poter coltivare il Pinot Nero, decise di provare.
Forse questi «esperti» non avevano tenuto conto del fatto che il Pinot Nero sembra prosperare in
condizioni difficili e apparentemente impossibili, come quelle che alle volte si trovano in Borgogna o
in altre zone europee come i Grigioni.
L’Oregon così come Washington sono i due Stati del Nord-Ovest americano. I fiumi Columbia e
Snake sono di vitale importanza per la viticoltura di queste aree. Il clima è moderato nell’Oregon,
ma quasi arido e desertico nello Stato di Washington, che dipende in modo totale dall’irrigazione
visto che qui gli inverni sono molto freddi. Il terreno varia da terra molto grassa nell’Oregon a un
substrato vulcanico nello Stato di Washington. La scelta del vitigno è quindi di fondamentale
importanza: se nello Stato di Washington predominano tra i rossi il Cabernet Sauvignon e il Merlot,
mentre tra i bianchi lo Chenin Blanc, il Sémillon e il Sauvignon Blanc, nell’Oregon invece predomina
il Pinot Noir tra i rossi e un poco di Chardonnay tra i bianchi.
David Lett piantò i suoi primi piedi di vigna nella Willamette Valley, dove oggi la superficie vitata è
di circa 5mila ettari dei quali più di 3800 sono vitati a Pinot Nero. Nel 1975 i suoi Pinot Noir si
dimostrarono pari ai migliori Pinot di Borgogna e nel 1976 il Pinot Noir di David Lett, ottenne il
secondo posto dietro a un Chambolle Musigny del 1959, in una degustazione a Beaune. Dopo questo
segnale, molti ebbero fiducia nel suo progetto visionario.
L’Oregon è sulla stessa latitudine del sud della Francia, ma la parte ovest del Paese ha un clima
fresco e umido. Coltivare la vigna nell’Oregon è una vera scommessa, qui non si trova lo spirito
californiano, ma piuttosto dei vignerons filosofi, aperti ma ben quadrati, che ricordano un po’ lo
spirito dei vecchi coloni che arrivarono in queste zone un secolo fa.
Per meglio capire la gente dell’Oregon, niente di meglio che partecipare all’International Pinot Noir
Convention, dove una volta all’anno produttori appassionati del Pinot Nero, si ritrovano nella piccola
città di McMinnville.
Quaranta ettolitri a ettaro è mediamente la resa del Pinot Nero, le uve sono colte a mano e cernite
sia in vigna sia in cantina da eventuali muffe che possono alterarne il gusto. Molti winemaker usano
lieviti naturali, che anche se lavorano più lentamente, danno più carattere ai vini; la vinificazione
dura in media 18-21 giorni. L’élevage normalmente si protrae invece dai dodici ai tredici mesi in
botte.
Sempre di più il Pinot Nero, in particolare quello coltivato nella Willamette Valley, è diventato uno
dei vini più richiesti negli USA. Willamette Valley è l’eccellenza dell’AVA (American Viticultural
Areas) dell’Oregon. Il suolo di origine vulcanica, il clima temperato, la densità di impianto, ma con
rendimenti bassi, danno dei vini con profumi di ciliegia matura e molto fruttati, tannini setosi, con
acidità e struttura che permettono un buon invecchiamento.
Il secondo vitigno per importanza è il Pinot Grigio, con spiccati sentori di albicocca, pesche e
agrumi, tant’è che ha retrocesso lo Chardonnay al terzo posto.
Da notare come in questi ultimi anni, molti viticoltori si sono riconvertiti a una viticoltura biologica
trovando sempre più adepti.
Con i suoi 17mila ettari vitati, lo Stato di Washington, negli USA, contende a quello di New York il
posto di secondo produttore di vino con ceppi europei.
Le due cantine più importanti (oggi se ne contano 500 circa) si trovano nella periferia di Seattle e
sono: la Columbia Winery e Château Sainte-Michelle. La ragione è puramente commerciale: in
effetti, le vigne per il 99 per cento crescono a est dietro la Catena delle Cascate che raggiungono i
4400 m s/m (M. Rainier 4367 m) sulle quali s’infrangono le piogge provenienti dal Pacifico.
Ai piedi delle montagne si estende la grande valle desertica della Columbia Valley, prima AVA dello
Stato. Se in questa regione si può coltivare la vite, lo si deve unicamente alle acque del Columbia e
dei suoi affluenti lo Snake River e Yakima River.
In questa vallata è solo dal 1930 che si scoprirono le potenzialità per la produzione vitivinicola, ma
prima si dovettero creare dei canali per l’irrigazione. Fu solo nel 1951 che si piantarono i primi
ceppi da parte di Chateau Ste. Michelle e nel 1957 fu il turno della Columbia Winery, ma la prima
bottiglia ufficiale entrò sul mercato solo nel 1967.
Lo Stato di Washington non ha mai conosciuto il flagello della filossera, quindi tutti i vitigni sono a
pied franc (con la base non innestata, cioè). Il suolo è molto povero e molto permeabile; il sottosuolo
è composto di basalto che si decompone in superficie, mischiato a sabbia e argilla. A eccezione della
parte est del Paese dove l’influenza del mare penetra nel terreno e rinfresca la temperatura, la
Columbia Valley è caratterizzata da suoli aridi, da una grande luminosità e poche nuvole. Le notti
sono però fredde, questo implica una lunga maturazione all’uva che beneficia di un ottimo sviluppo
degli aromi.
Malgrado le condizioni favorevoli i vigneron hanno un nemico: il winter killer, colpi di freddo che
possono gravemente danneggiare i ceppi di vite a –25° (come avvenne nel 1996 e nel 2004). I vitigni
più coltivati sono per i rossi il Cabernet Sauvignon e il Merlot, per i bianchi lo Chardonnay, il
Riesling, con i quali con l’aiuto del Pinot Nero (foto) si sta incominciando a produrre dei discreti
spumanti.