2-Report Survey APCO 2015 sui Consulenti

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2-Report Survey APCO 2015 sui Consulenti
RICERCA SULLA
CONSULENZA IN ITALIA 2015
promossa da APCO
Report
Con i contributi di:
- Carlo Baldassi, CMC
- Vladimiro Barocco, CMC
- Marco Zanon, socio aderente APCO
Coordinamento:
- Vladimiro Barocco, CMC
Gestione dati ed elaborazioni:
- Marco Zanon, socio aderente APCO
Indice
I motivi e gli obiettivi dell’indagine
pag. 2
I risultati in sintesi
pag. 3
L’indagine: struttura e tempistica
pag. 4
L’identikit del consulente
Età anagrafica
Genere
Anno di inizio attività
Motivazioni alla consulenza
Altre informazioni
pag. 6
pag. 8
pag. 9
pag. 10
pag. 12
Attività professionale, compensi e tipologia di clientela
I committenti
Aree professionali proposte
Il mercato geografico di riferimento
Compensi e tariffe
pag.
pag.
pag.
pag.
Opportunità e minacce per la consulenza
La crisi economica nell’esperienza dei consulenti
Come anticipare la concorrenza
pag. 26
pag. 28
Professioniste donna e consulenza
Opportunità e riconoscimento professionali
Professione e impegni famigliari
pag. 30
pag. 32
Operatività, promozione e aggiornamento professionale
Il “tempo lavoro”
La promozione
L’aggiornamento professionale
pag. 34
pag. 36
pag. 37
Normative e etica
Le recenti normative
L’etica professionale
pag. 39
pag. 40
Consulenti, associazionismo e APCO
La propensione all’associazionismo
APCO in particolare
pag. 42
pag. 44
1
16
17
18
19
I motivi e gli obiettivi dell’indagine
Il mondo in generale sta cambiando ad una velocità forse superiore rispetto ai decenni precedenti e
anche le realtà produttive, economiche e professionali stanno affrontando nuovi problemi con nuovi
strumenti e nuovi metodi.
La consulenza di direzione in Italia è chiamata a capire questo cambiamento, ma soprattutto è
chiamata a capirsi e a mettere in discussione quei modelli che ne avevano permesso lo sviluppo negli
anni precedenti.
APCO da sempre si pone come associazione di riferimento del consulente di direzione in Italia e in un
certo senso sente in sé la responsabilità e il dovere di interpretare i nuovi interrogativi che il mercato
pone alla consulenza.
L’indagine quindi è stata pensata dalla nuova presidenza APCO e dal nuovo consiglio direttivo come un
momento di riflessione volto a dare sì risposte ad alcuni interrogativi che riguardano la professione, ma
utile soprattutto a individuare nuove domande che il consulente deve porsi per migliorarsi e rinnovare
la sua sfida professionale.
Già l’indagine del 2006 aveva rappresentato un importante momento di riflessione per l’associazione e
aveva messo in evidenza quali elementi avrebbero potuto indebolirla o rafforzarla.
A nove anni di distanza torna l’esigenza di un’autoanalisi che APCO fa per sé ma che estende anche ai
non iscritti, cercando di fare chiarezza in primis:

sulle peculiarità del consulente di direzione in Italia;

con che aziende lavora, cosa offre loro e quale reddito ottiene;

cosa minaccia il consulente e chi è il suo concorrente principale;

quanto e come la crisi economica ha influenzato l’attività del consulente;

quanto lavora, come lavora e come si aggiorna professionalmente;

come sta accogliendo le novità legate in particolare alla recente importante legge 4/2013.
Oltre a questo l’indagine è volta a cogliere indicazioni su:

come sia vissuta la professione dal punto di vista delle donne consulenti;

come la consulenza stia affrontando il problema dell’etica professionale;

quali margini vi siano per fare crescere la propensione all’associazionismo, quello di APCO in
particolare.
2
I risultati in sintesi

L’indagine è stata condotta su una base di 420 intervistati, il 23% dei 1.831 consulenti che hanno
ricevuto il questionario;

l’identikit del consulente di direzione è quello di un professionista non giovane e uomo; oltre il 60%
degli intervistati ha più di 50 anni, i consulenti con più di 60 anni sono tre volte più numerosi
rispetto agli under 40. Le consulenti donna rappresentano il 17%;

ha un elevato grado di istruzione: 8 su 10 indicano di aver conseguito almeno la laurea, mentre il
15% indica di aver conseguito anche un master; sempre 8 su 10 indicano di essere in grado di
condurre una consulenza in lingua straniera;

opera in prevalenza da solo come libero professionista o free lance; nella maggior parte dei casi è
un ex manager o un ex dirigente d’azienda che ha scelto di intraprendere la professione di
consulente per un desiderio di autonomia e libertà professionale anche se dopo il 2005 è cresciuto il
numero di chi ha intrapreso la professione perché uscito dall’azienda non ha trovato in altre aziende
opportunità in linea con la propria professionalità. Tra le donne è alta la quota di chi ha optato per la
professione a seguito di una proposta ricevuta da una società di consulenza;

il consulente lavora soprattutto con PMI con più di 10 dipendenti e fino a 10 milioni di Euro di
fatturato, ma le aziende con cui guadagna di più sono le grandi aziende con più di 50 milioni di Euro
di fatturato. Propone soprattutto consulenza di general management;

opera soprattutto nel Nord Italia e sviluppa la maggior parte della sua attività in ambito regionale o
comunque locale; è pari al 15,7% la percentuale di consulenti che lavorano, anche in minima parte,
con aziende estere;

quella del consulente non può dirsi una professione ricca visto che solo 4 intervistati su 10
dichiarano compensi imponibili superiori ai 60.000 €/annui e 3 su 10 inferiori ai 40.000 €/annui. Nel
caso di compenso calcolato a giornata 4 intervistati su 10 indicano di percepire compensi compresi
nel range 500 - 800 €; i consulenti APCO vantano compensi a giornata più ricchi rispetto ai colleghi
non APCO; nel confronto con il 2008, anno di inizio della crisi, sono in proporzione più coloro che
hanno visto diminuire i loro fatturati di chi li ha visti incrementare;

per gli interventi di consulenza ai committenti viene proposto in prevalenza un compenso a progetto,
come pure nell’attività di selezione del personale; nella formazione viene preferito il compenso a
giornata. Una minima parte dei consulenti utilizza il modello di proposta previsto dalla norma UNI;

per molti consulenti l’attuale difficoltà di mercato rappresenta un’opportunità da cogliere, soprattutto
perché è in atto una riduzione di consulenti poco qualificati e sta inducendo le aziende ad aprirsi a
nuove sfide in cui il consulente può dare un contributo importante;

anche se è un dato di fatto che la professione di consulente è appannaggio soprattutto degli uomini,
e che le difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia sono a carico soprattutto delle donne, queste ultime
non sembrano sentirsi discriminate o penalizzate nel confronto con i colleghi uomini nello svolgere la
professione di consulente e tanto meno ritengono che APCO debba istituzionalizzare qualche
iniziativa per tutelare la loro professionalità o la loro competenza.

il consulente si vive come stacanovista; lavora tanto e lascia in proporzione poco tempo
all’aggiornamento e alla promozione;

la legge 4/2013 sul riconoscimento delle professioni non ordinistiche non ha portato al momento
grandi cambiamenti a livello pratico per il consulente;

molti consulenti percepiscono vi sia stata nel corso degli ultimi anni una diminuzione del rispetto
dell’etica professionale;

in occasione di questa indagine 234 intervistati hanno dichiarato di aderire ad APCO, pari al 55,7%;
APCO risulta essere associazione nota ed è ritenuta importante e utile per fare network e poter
usufruire della certificazione CMC/ICMCI, ma soffre di scarso appeal nei confronti di potenziali nuovi
aderenti.
3
L’indagine: struttura e tempistica

l’indagine è stata condotta sulla base di un questionario composto da 48 domande chiuse ed aperte;

il questionario è stato realizzato sulla base dei temi affrontati nel corso dell’indagine del 2006, con
sostanziose aggiunte di argomenti e temi visto che alla fine le domande sono state più del doppio
rispetto alla precedente indagine;

una volta visionato e approvato dal consiglio direttivo APCO, il questionario è stato testato su una
decina di soci per avere una conferma soprattutto della funzionalità dei sistemi di rilevazione
utilizzati;

la conduzione è stata frutto della combinazione operativa di due software, Surveymonkey utile per la
strutturazione del questionario e la raccolta delle risposte e Mailchimp per la spedizione del
questionario e l’analisi della redemption;

le spedizioni nel complesso sono state 5, tra il 22 gennaio e il 27 febbraio; operativamente l’indagine
si è quindi svolta nell’arco di 5 settimane;

il questionario è stato spedito in totale a 2.011 indirizzi email ottenuti dall’unione di 3 database
distinti:
1. elenco soci definitivi con 409 nominativi (puliti da indirizzi doppi e inesatti);
2. elenco soci simpatizzanti di 912 nominativi (puliti da indirizzi doppi e inesatti);
3. elenco soci simpatizzanti bis con 690 nominativi;
I primi due elenchi sono stati forniti dalla segreteria APCO; il terzo è stato frutto dell’unione degli
indirizzi forniti dai delegati regionali qualche giorno prima della spedizione dell’indagine e di quelli
presenti in un terzo elenco che la segreteria aveva messo a disposizione (elenco simpatizzanti
restanti) ma di cui si è resa necessaria una severa scrematura, poiché tali indirizzi, generici,
imprecisi e datati, venivano rifiutati dal software perché avrebbero potuto far confondere l’indagine
con un’azione di spam;

all’azione di pulizia realizzata “a tavolino” prima della spedizione è seguita quella post spedizione
realizzata automaticamente dall’azione dei software che ha ridotto a 1.831 i nominativi utili poiché
180 indirizzi, pur corretti, si sono rivelati non più attivi1;

nel complesso hanno risposto 420 persone con una redemption pari al 23%;
1
Oltre a questi, altri 15 intervistati hanno chiesto di essere cancellati dalla mailing list
4
L’identikit
del consulente
5
Età anagrafica

Quella del consulente non è una professione esercitata da giovani. L’indagine evidenzia che la
maggior parte degli intervistati dichiara di avere tra i 50 e i 60 anni (36,2%) e che i consulenti con
più di 60 anni sono tre volte più numerosi rispetto agli under 40;

isolando le risposte dei consulenti che hanno dichiarato di aderire ad APCO emerge come la
percentuale dei rispondenti tra i 50 e i 60 anni e con più di 60 anni sia ancora superiore;
Età anagrafica
dai 40 ai 50 anni
30,2%
Fino a 40 anni
8,3%
più di 60 anni
25,2%
dai 50 ai 60 anni
36,2%
Età anagrafica Apco
dai 40 ai 50 anni
26,9%
Fino a 40 anni
7,3%
dai 50 ai 60 anni
36,8%
più di 60 anni
29,1%
6

approfondendo ancora l’analisi relativa all’età anagrafica e separando le risposte anche per genere
emerge come le consulenti donna siano nel complesso più giovani rispetto agli uomini;

in particolare, le consulenti donna non aderenti ad APCO sono più giovani di quelle che invece vi
aderiscono anche se questa informazione va valutata con cautela vista l’esigua numerosità di questo
campione: 33 intervistate aderenti ad APCO e 39 intervistate non aderenti ad APCO.
70%
Età anagrafica
fino a 40 anni
dai 50 ai 60 anni
60%
(Apco, non Apco, uomini, donne)
dai 40 ai 50 anni
più di 60 anni
48,7%
48,5%
50%
40%
38,8%
37,3%
31,8%
23,4%
30%
33,3%
30,6%
24,5%
23,1%
23,1%
20%
12,1%
10%
7,5%
6,1%
6,1%
5,1%
0%
Apco Uomini
Non Apco Uomini
Apco Donne
7
Non Apco Donne
Genere

Il consulente è ancora in prevalenza uomo. L’indagine evidenzia infatti che la base di chi ha risposto
all’indagine è rappresentata per l’82,9% da uomini e per il 17,1% da donne;

la percentuale di donne aumenta, arrivando al 21%, tra i consulenti non associati ad APCO.
Genere
Uomo
82,9%
Donna
17,1%
Genere
risposte non Apco
Uomo
79,0%
Donna
21,0%
8
Anno di inizio attività

La maggior parte degli intervistati, pari al 34% dichiara di aver iniziato l’attività di consulenza prima
del 1995;

le risposte sembrano indicare una crisi, per così dire, delle ”vocazioni” tra il 2000 e il 2005 riprese
poi dopo il 2005;

isolando le risposte di chi ha dichiarato di non aderire ad APCO, emerge come vi sia una maggiore
percentuale di questi ultimi ad aver iniziato l’attività consulenziale dopo il 2005.
60%
Anno inizio attività
40%
34,0%
27,6%
23,8%
20%
14,5%
0%
Prima del 1995
Tra il 1995 e il 2000
Tra il 2000 e il 2005
Dopo il 2005
60%
Apco
Anno inizio attività
Non Apco
41,5%
40%
34,9%
24,7%
25,2%
22,0%
21,8%
18,3%
20%
11,5%
0%
Prima del 1995
Tra il 1995 e il 2000
9
Tra il 2000 e il 2005
Dopo il 2005
Motivazioni alla consulenza

L’attività di consulente è legata soprattutto al desiderio di autonomia e libertà professionale, infatti
quasi il 70% dei rispondenti ha optato per le risposte “il desiderio di un’attività senza schemi
aziendali” o di “affermazione come libero professionista”;

per coloro che hanno iniziato l’attività dopo il 2005, si innalza la percentuale di chi sostiene di avere
avviato l’attività di consulente perché uscito dall’azienda “non ha trovato impieghi in linea con le
proprie competenze”;

per molte consulenti donna la scelta della consulenza come professione è venuta come risposta ad
una proposta diretta da parte di una società.
Motivazione che ha indotto alla consulenza
No n ho tro vato altri impieghi in
linea co n le mie co mpetenze
8,6%
Il desiderio di un'attività senza
schemi aziendali
35,2%
P er affermarmi co me libero
pro fessio nista
32,9%
P ro po sto da una so cietà di
co nsulenza
15,2%
P er lavo rare do po il
pensio namento
2,1%
6,0%
A ltro
0%
Non ho trovato altri impieghi in
linea con le mie competenze
10%
1,4%
4,0%
20%
30%
Motivazione che ha indotto alla consulenza
8,2%
21,6%
35,7%
Il desiderio di un'attività senza
schemi aziendali
41,0%
23,3%
Proposto da una società di
consulenza
8,6%
15,0%
16,4%
20,3%
Prima del 1995
0,7%
Per lavorare dopo il
2,0%
0,0%
pensionamento
0%
45,0%
34,3%
28,0%
31,1%
36,2%
Per affermarmi come libero
professionista
Altro
40%
Tra il 1995 e il 2000
5,2%
7,7%
6,0%
3,3%
5,2%
Tra il 2000 e il 2005
Dopo il 2005
10%
20%
10
30%
40%
50%
Non ho trovato altri impieghi in
linea con le mie competenze
Motivazione che ha
indotto alla consulenza
9,5%
4,2%
35,1%
36,1%
Il desiderio di un'attività senza
schemi aziendali
35,6%
Per affermarmi come libero
professionista
19,4%
12,4%
Proposto da una società di
consulenza
Per lavorare dopo il
pensionamento
29,2%
2,0%
2,8%
Uomo
Donna
5,5%
Altro
8,3%
0%
10%
20%
11
30%
40%
Altre informazioni

La maggior parte dei consulenti intervistati indica di avere una laurea vecchio ordinamento; un
quinto degli intervistati indica di avere un diploma di scuola media superiore; il 15% del campione
possiede anche un master;

in prevalenza l’attività degli intervistati trova sede nei centri con più di 250.000 abitanti, ma anche i
consulenti che operano nei centri minori registrano una percentuale importante; questo fatto può
essere d’impulso ad una maggiore spinta allo sviluppo delle delegazioni sul territorio;

quasi l’80% degli intervistati indica di essere in grado di sostenere una consulenza in lingua
straniera, prevalentemente l’inglese;

nella maggior parte dei casi il consulente è un ex manager (36,4%) o un ex dirigente (24,3%);

la maggior parte dei rispondenti (47,1%) opera da solo o come one man company, mentre meno del
30% lavora per una società con più di 3 addetti;

conduce la sua attività soprattutto come free lance/libero professionista (41,9%), o come titolare di
studio di consulenza (37,1%); in questo caso emerge qualche differenza tra consulenti uomini e
donne nel senso che queste ultime tendono a essere meno coinvolte nella proprietà o nella direzione
dello studio.
60%
56,0%
Titolo di studio
40%
21,7%
20%
15,2%
3,6%
3,6%
Laurea triennale
Laurea di
specializzazione
0%
Diploma superiore
Laurea vecchio
ordinamento
Master universitario
o accr.
60%
Sede di lavoro: abitanti
42,4%
40%
28,6%
29,0%
Fino a 50.000 abitanti
Da 50.000 a 250.000 abitanti
20%
0%
12
Oltre 250.000 abitanti
Lingue conosciute
Nessuna
21,2%
Inglese
73,3%
Francese
29,3%
Spagnolo
3,8%
Tedesco
11,4%
Altra
2,6%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
50%
40%
36,4%
30%
20%
Attività precedente
alla consulenza
24,3%
16,9%
14,0%
10%
6,7%
1,7%
0%
Studente
Manager o
funzionario
Dirigente
Imprenditore
P.A.
N.ro collaboratori
sino a 3
24,8%
Da 4 a 10
14,5%
Nessuno, sono
solo
47,1%
Più di 10
13,6%
13
Altro
Forma
professionale
Titolare studio
consulenza/prof
ess.
37,1%
Partner studio
associato
8,6%
Altro
6,2%
Dipendente
società/studio
consulenza
6,2%
Libero prof./free
lance
41,9%
In che forma conduce la sua attività di consulenza?
40,5%
Libero pro f./free lance
48,6%
3,7%
Dipendente so cietà/studio
co nsulenza
18,1%
9,5%
P artner studio asso ciato
4,2%
40,5%
Tito lare studio
co nsulenza/pro fess.
20,8%
Uomo
5,7%
8,3%
A ltro
0%
10%
Donna
20%
14
30%
40%
50%
60%
Attività professionale,
compensi e tipologia di
clientela
15
I committenti

Sono soprattutto le PMI con più di 10 dipendenti e con fatturati sino a 10 milioni di € le aziende con
cui i consulenti dichiarano di lavorare di più (68,1% degli intervistati);

seguono le aziende dai 10 ai 50 milioni di € di fatturato/annuo con il 57,4% degli intervistati e quindi
le microaziende con meno di 10 dipendenti, 48,3% degli intervistati;

sono tuttavia le grandi aziende con più di 50 milioni di € di fatturato che, in proporzione, permettono
al consulente di ottenere le commesse più remunerative, visto che i dati di media, moda e mediana
relativi al peso del volume d’affari realizzato, sono tutti superiori rispetto a quelli degli altri gruppi di
clienti.
Il volume d'affari proviene da. . .
48,3%
Aziende < 10 dip.
68,1%
PMI > 10 dip. e sino a 10 milioni €
57,4%
Aziende da 10 a 50 mil. € fatt.
39,8%
Aziende > 50 mil. € fatt.
12,6%
Pubblica Amministrazione
11,2%
Ass.i categ. e CamCom
Az. pubbl. locali, reg.i e/o università
Ministeri
No profit, Onlus, Ong
Società, organizzazioni estere
0%
7,6%
1,9%
9,5%
8,6%
20%
40%
Domanda 11
Il suo giro d’affari, in percentuale viene realizzato con
Opzioni
Media
Aziende < 10 dip.
43,1%
PMI > 10 dip. e sino a 10 milioni €
42,6%
Aziende da 10 a 50 mil. € fatt.
34,9%
Aziende > 50 mil. € fatt.
48,6%
Pubblica Amministrazione
25,1%
N° rispondenti
420
16
60%
Mediana
30%
40%
30%
50%
10%
80%
Moda
10%
20%
20%
50%
10%
Aree professionali proposte

Gli intervistati indicano soprattutto il General Management come prima area professionale di
intervento presso la clientela, con il 22,9% dei rispondenti; seguono le aree di amministrazione,
finanza, controllo, con il 15,2% e l’organizzazione con il 14%;

prendendo in considerazione non solo l’area professionale di primo intervento, è l’organizzazione
quella maggiormente proposta dove prevalgono però interventi di minore importanza visto che viene
prevalentemente proposta ai clienti in seconda o terza battuta.
Domanda 12
Tra le aree professionali di seguito riportate, quali sono quelle da lei proposte. Ne indichi sino a 3
in ordine di importanza dal 1° al 3°
1° posto 2° posto 3° posto Totale
1° posto 2° posto
3° posto
% Totale
Area professionale
General Management
96
64
71
231
22,9% 16,3%
20,6%
20,0%
Ricerca e sviluppo
10
13
18
41
2,4% 3,3%
5,2%
3,5%
Go to Market
20
30
19
69
4,8% 7,7%
5,5%
6,0%
Supply Chain
19
17
15
51
4,5% 4,3%
4,3%
4,4%
Organizzazione
59
118
84
261
14,0% 30,1%
24,3%
22,6%
Sistemi di gestione normati
47
23
22
92
11,2% 5,9%
6,4%
8,0%
Risorse Umane
55
31
34
120
13,1% 7,9%
9,9%
10,4%
Amm., Finanza e Controllo
64
44
42
150
15,2% 11,2%
12,2%
13,0%
ICT e Web
15
25
15
55
3,6% 6,4%
4,3%
4,8%
Altro
35
27
25
87
8,3% 6,9%
7,2%
7,5%
Totale
420
392
345 1157
100% 100%
100%
100%
Aree professionali proposte al primo posto
22,9%
General Management
2,4%
Ricerca e sviluppo
Go to Market
4,8%
Supply Chain
4,5%
14,0%
Organizzazione
11,2%
Sistemi di gestione normati
13,1%
Risorse Umane
15,2%
Ammin., Finanza, Controllo
3,6%
ICT e Web
8,3%
Altro
0%
10%
17
20%
30%
Il mercato geografico di riferimento

Gli intervistati indicano in generale il Nord Italia come area geografica in cui operano con maggiore
frequenza;

gli intervistati che dichiarano di lavorare con aziende del Nord Est sono il 55%, con aziende del Nord
Ovest il 53,6%;

il 10,5% indica di lavorare con aziende estere dell’area Euro, quasi il 7,6% indica di lavorare con
aziende che hanno sede fuori Europa e il 5,2% con aziende europee ma di area extra Euro; nel
complesso sono comunque 66, pari al 15,7%, gli intervistati che dichiarano di lavorare almeno con
una di queste aree estere;

attraverso la lettura e il confronto dei valori di media, mediana e moda viene confermato che la
maggior parte del fatturato viene realizzato sempre con le aziende del Nord Italia;

in particolare il dato della moda, che per le aree del Nord Est, Nord Ovest e Sud Italia sono pari al
100%, indica che la maggior parte dei consulenti che operano in queste aree sviluppano tutta la loro
attività in ambito regionale;

la consulenza verso l’estero rappresenta una parte marginale dei volumi.
80%
Aree geografiche di attività
60%
55,0%
53,6%
45,2%
40%
20,2%
20%
10,5%
5,2%
7,6%
0%
Italia Nord
Orientale
Italia Nord
Occidentale
Italia Centrale
Sud Italia e
Isole
Paesi Europei Paesi Europei
area Euro
extra Euro
Paesi Extra
Europei
Domanda 13
Può indicarci, in percentuale, in quali aree geografiche si trovano i suoi attuali clienti?
Opzioni
Media
Mediana
Moda
Italia Nord Orientale
61,0%
60%
100%
Italia Nord Occidentale
55,0%
50%
100%
Italia Centrale
48,6%
40%
10%
Sud Italia e Isole
52,3%
40%
100%
Paesi Europei area Euro
24,6%
17,5%
10%
Paesi Europei extra Euro
14,7%
10%
10%
Paesi Extra Europei
14,2%
10%
10%
N° rispondenti
420
18
Compensi e tariffe

Nel dichiarare il range del proprio fatturato, gli intervistati evidenziano che quella del consulente non
può dirsi una professione ricca;

anche se la maggioranza dei rispondenti, pari al 39,9% indica di realizzare compensi (imponibili)
superiori ai 60.000 €/anno, vi è un terzo dei rispondenti che indica di realizzare compensi inferiori a
40.000 €/anno;

sono i consulenti anagraficamente più giovani a dichiarare i redditi più bassi, mentre quelli con età
tra i 50 e i 60 anni indicano di guadagnare di più.
60%
Volume di fatturato annuo
(base rispondenti: 409)
39,9%
40%
33,5%
26,7%
20%
0%
< 40.000 €
tra 40.000 € e 60.000 €
> 60.000 €
60%
Fatturato ed età
< 40.000 €
tra 40.000 e 60.000 €
> 60.000 €
50,0%
37,1%
40%
29,4%
(base rispondenti: 409)
46,6%
39,8%
34,7%
28,2%
27,7%
25,7%
32,0%
28,2%
20,6%
20%
0%
Fino a 40 anni
dai 40 ai 50 anni
19
dai 50 ai 60 anni
più di 60 anni

Nel confronto con il 2008, prendendo tale anno come l’inizio del periodo della crisi economica, il
46,2% dei consulenti ha visto diminuire il proprio reddito e il 27,3% dei consulenti l’ha visto
diminuire di oltre il 35%;

sempre in riferimento al 2008 il 53% degli intervistati ha dichiarato di aver stabilizzato le proprie
tariffe, il 28,4% di averle diminuite, mentre il 18,6% di averle aumentate.
50%
Fatturato: confronto con 2008
(base rispondenti: 396)
40%
30%
27,3%
24,2%
24,2%
18,9%
20%
10%
5,3%
0%
è diminuito più
del 35%
è diminuito meno
del 35%
risulta stabile
è aumentato
meno del 10%
è aumentato più
del 10%
80%
Tariffe: confronto con 2008
(base rispondenti: 398)
60%
53,0%
40%
28,4%
18,6%
20%
0%
diminuite
si sono stabilizzate
20
aumentate


Incrociando le risposte sull’andamento dei volumi e delle tariffe emerge che dopo il 2008 gli
intervistati che hanno:

mantenuto stabili sia fatturati che tariffe sono il 18,1%;

diminuito più del 35% i fatturati e diminuito le tariffe sono il 13,7%;

diminuito più del 35% i fatturati con tariffe stabili sono l’11,5%;

aumentato più del 10% i fatturati e aumentato le tariffe sono l’11,5%;

aumentato più del 10% i fatturati con tariffe stabili sono il 10,9%;
il quadro che ne esce risulta quindi variegato e se ne può dedurre che, forse la “crisi” vi ha influito
meno di quanto si pensi.
Domanda 15
Rispetto al 2008, il suo giro d’affari annuo:
tariffe
diminuite
Opzioni
tariffe
stabilizzate
13,7%
7,6%
4,6%
1,0%
1,8%
è diminuito più del 35%
è diminuito meno del 35%
risulta stabile
è aumentato meno del 10%
è aumentato più del 10%
11,5%
9,9%
18,1%
2,5%
10,9%
tariffe
aumentate
1,8%
1,5%
1,8%
1,8%
11,5%
N.B. base rispondenti 393

Se riferiti a giornata i compensi degli intervistati si attestano all’interno della classe 500 - 800€; il
15,7% chiede più di 1.000€;

approfondendo l’analisi delle risposte a questa domanda e dividendo gli intervistati tra associati
APCO e non APCO emerge come i primi riescano mediamente a proporre tariffe giornaliere più alte.
50%
Importo proposto a giornata
(base rispondentii: 376)
38,0%
40%
29,5%
30%
20%
16,8%
15,7%
Tra 800 e 1.000 €
Oltre 1.000 €
10%
0%
Meno di 500€
Tra 500 e 800 €
21
50%
Importo proposto a giornata
(base rispondenti 376)
40,1%
40%
36,0%
35,4%
Apco
Non Apco
30%
24,5%
19,3%
20%
16,0% 15,2%
13,4%
10%
0%
Meno di 500€
Tra 500 e 800 €
Tra 800 e 1.000 €
Oltre 1.000 €
Per quanto riguarda la tipologia di compenso proposto:
nella consulenza:




viene proposto in prevalenza il compenso a progetto, infatti quasi il 50% degli intervistati indica
di proporlo abitualmente;

il compenso su risultato, malgrado sia nel complesso la forma meno utilizzata, è proposta,
saltuariamente o abitualmente, da più di 1/3 degli intervistati;

è sostanzialmente irrilevante la percentuale di intervistati che propone forme alternative di
compenso;
nella formazione:

prevale il compenso a giornata, adottato abitualmente da oltre il 50% dei rispondenti;

il compenso a progetto viene proposto più del compenso orario;

anche in questo caso minime sono le esperienze di forme alternative di compenso;
nella selezione del personale:

è ampiamente maggioritaria la scelta del compenso a progetto rispetto a quella a percentuale sul
compenso del candidato;

altre forme di compenso citato dagli intervistati si riferiscono prevalentemente a compensi
calcolati a giornata.
100%
80%
Tipologia compenso
consulenza (base rispondenti: 417)
Abitualmente
Saltuariamente
Mai/nr
63,8%
57,6%
60%
48,9%
40%
28,8%
22,3%
39,6%
31,9%
28,5%
22,8%
19,7%
20%
22,5%
13,7%
0%
Compenso a progetto Compenso a giornata
22
Compenso a forfait
Compenso su risultato
100%
80%
Tipologia compenso
formazione (base rispondenti: 343)
Abitualmente
Saltuariamente
Mai/nr
63,8%
60%
52,2%
42,3%
40%
35,6%
26,8%
22,2%
23,6%
21,0%
20%
12,5%
0%
Compenso a progetto
Compenso a giornata
Compenso orario
100%
80%
Tipologia compenso
sel. personale (base rispondenti: 142)
Abitualmente
Saltuariamente
67,6%
54,9%
60%
40%
28,9%
20,4%
20%
16,2%
12,0%
0%
% su stipendio annuo
A progetto
23
Mai/nr
Oltre alla tipologia di compenso si è chiesto agli intervistati se, nel fare le proposte, venga utilizzato un
modello specifico o particolare:

la minoranza degli intervistati (12,9%) indica di utilizzare il modello previsto dalla norma UNI;

mentre la maggioranza 46,4% utilizza un modello strutturato per punti, ma sostanzialmente non
precodificato.
si, quello previsto dalla norma
UNI 10771
Modello specifico
utilizzato per le proposte?
12,9%
si, un modello previsto dalla
prassi dello studio/società
27,1%
si, un modello strutturato per
punti
46,4%
13,6%
no
0%
10%
20%
24
30%
40%
50%
Opportunità e minacce
per la consulenza
25
La crisi economica nell’esperienza dei consulenti

L’indagine pone in evidenza che a partire dal 2008, la consulenza ha fatto i conti soprattutto con la
maggior difficoltà di trovare clienti, secondo il 55% degli intervistati, con l’acquisizione di incarichi
meno remunerativi, 42,6% degli intervistati, e più brevi e aleatori, 39,3%;

ad ogni modo la difficoltà del mercato, con modalità diverse, ha influito praticamente sulla totalità
del comparto. Lo suggerisce il fatto che solo il 6% degli intervistati ha indicato di non essere stato
toccato dagli effetti della crisi;

interessante notare che quasi un terzo degli intervistati, sotto la spinta della crisi, ha intensificato le
collaborazioni con altri professionisti, dato rilevante per APCO sotto il profilo dell’importanza dello
sviluppo di attività di networking.
80%
Influenza della crisi
sull'attività di consulenza
60%
40%
55,2%
39,3%
42,6%
27,6%
29,8%
24,5%
20%
6,0%
7,4%
0%
Incarichi più
brevi e aleatori
Incarichi meno
remunerat ivi
att enzione
Più promozione
gest ione incassi
Diff icolt à
trovare clienti
Più collab. con
alt ri
professionisti
Nessuna
inf luenza
Altro

La maggior parte degli intervistati (56,4%) riconosce alla crisi economica anche opportunità di
miglioramento e sviluppo;

analizzando le risposte aperte dei 237 intervistati che sostengono questo, emerge che:

il 20,7% riconosce alla crisi la capacità di fare selezione, favorendo la sopravvivenza della
consulenza di qualità;

il 19,8% ritiene che la crisi stia spingendo molte aziende a cambiare, migliorandosi cercando in
particolare di rendere più efficienti i processi aziendali (3,8%);

il 16,5% indica che la crisi ha aperto nuovi scenari di intervento che prima non c’erano o non
erano ritenuti fondamentali dai clienti;

per il 14,3% la crisi ha reso improcrastinabile per il consulente un audit delle proprie competenze
e della propria professionalità, per adeguarle alle rinnovate richieste del mercato, anche
migliorando le proprie competenze commerciali e promozionali (5,1%).
26
14,3%
Il miglioramento professionale
Crisi: i fattori positivi
(base: 237 intervistati)
6,3%
Più attenzione verso la consulenza
5,1%
Più competenze commerciali
19,8%
Propensione al cambiamento
16,5%
Maggiori/nuove opportunità di intervento
Partnership tra consulenti
1,7%
3,8%
Più attenzione delle aziende all'efficienza
Più formazione
Selezione qualitativa delle aziende
1,3%
3,0%
20,7%
Processo di selezione della consulenza
Ricerca nuovi mercati anche esteri
2,1%
5,5%
Altro
0%
10%
27
20%
30%
Come anticipare la concorrenza

È il manager a tempo che rappresenta, secondo il 36,2% degli intervistati, il concorrente più diretto
del consulente;

un terzo degli intervistati indica tra i concorrenti le associazioni imprenditoriali;

c’è da sottolineare, provocatoriamente, che non sapere o non preoccuparsi di chi sia il proprio
concorrente, come indica un quarto degli intervistati, è di per sé il primo ostacolo allo sviluppo della
propria attività;

più flessibilità e personalizzazione dei servizi offerti e maggiore specializzazione sono considerati
rispettivamente dal 61,7% e dal 49% degli intervistati i nuovi principali fattori critici che le aziende
clienti chiedono alla consulenza; è anche in questo che, probabilmente, si legge la minaccia da parte
del temporary management;

è interessante rilevare come un quarto degli intervistati dichiari che le aziende chiedono ai propri
consulenti, con competenze e compiti diversi in azienda, di saper collaborare e dialogare tra loro.
50%
Realtà alternative
più aggressive
40%
36,2%
33,8%
30%
25,0%
24,5%
19,0%
20%
10%
6,4%
0%
associazioni
imprenditoriali
università
enti di formazione
CCIAA
Più specializzazione
manager a tempo
non saprei
Nuovi fattori
critici richiesti
49,0%
Più flessibilità e
personalizzazione
61,7%
23,3%
Customer solution provider
Sapersi interfacciare con
altri consulenti in azienda
Altro
0%
24,8%
6,9%
20%
40%
28
60%
80%
29
Professioniste donna
e consulenza
30
Opportunità e riconoscimento professionali

La maggior parte degli intervistati, pari al 59,3%, ritiene che tra uomini e donne operanti nella
consulenza non vi siano differenze in termini di opportunità professionali;

chi sostiene che le donne siano in qualche modo penalizzate rappresenta il 25,2% del campione
intervistato;

c’è una minima parte (4%) che ritiene che le donne godano di maggiori opportunità rispetto agli
uomini;

l’11,4% non si preoccupa della questione;

approfondendo l’analisi e isolando le risposte ottenute dalle sole intervistate donna il quadro muta,
anche se la maggioranza delle intervistate, il 48,6%, ritiene sempre non vi siano differenze di
opportunità tra uomini e donne;

il 44,4% delle intervistate indica l’esistenza di una penalizzazione di genere;

nessuna intervistata sostiene vi siano maggiori opportunità per le consulenti donna.
Consulenza: opportunità per le
professioniste donna (rispetto agli uomini)
Non so
11,4%
Maggiori
4,0%
Uguali
59,3%
Minori
25,2%
Consulenza: opportunità per le
professioniste donna (secondo le consulenti donna)
Non so
6,9%
Maggiori
0,0%
Uguali
48,6%
Minori
44,4%
31

La maggior parte degli intervistati, pari al 42,4%, ritiene che siano in via di superamento i limiti
culturali da parte delle aziende nella percezione delle consulenti donna. Questa percezione è
condivisa anche dalla maggioranza delle donne intervistate (40,3%);

anche il dato relativo alla risposta “Non so”, scelta da un terzo degli intervistati e da un quarto delle
intervistate può, in un certo senso, rafforzare il senso della risposta precedente, vale a dire che in
molti casi il problema della difficoltà della percezione del consulente donna sembra non porsi;

il 25% dei consulenti uomini, al contrario, indica che questo limite culturale permane. Questa
percentuale sale al 34,7% se consideriamo solo le intervistate donna;

forse l’argomento merita un approfondimento.
Superamento limiti culturali
verso le consulenti donna
No
25,5%
Si
42,4%
Non so
32,1%
No
34,7%
Superamento limiti culturali
verso le consulenti donna
(secondo le consulenti donna)
Non so
25,0%
Si
40,3%
32
Professione e impegni famigliari

Alla domanda se l’attività libero professionale faciliti o penalizzi la conciliazione con gli impegni legati
alla famiglia, la maggior parte degli intervistati ha deciso di astenersi dal dare un’opinione, il 44,8%
ha infatti risposto “Non so”;

per quanto riguarda le altre due alternative di risposta sono più numerosi (30,7%) coloro i quali
ritengono che l’attività libero professionale permetta alle donne di conciliare meglio gli impegni
familiari con il lavoro. Le motivazioni sono legate, nella quasi totalità dei commenti, al fatto che
facilita l’organizzazione più flessibile dei tempi e degli orari;

coloro i quali ritengono che l’attività libero professionale per contro penalizzi la donna nella
conciliazione tra lavoro e famiglia rappresentano il 24,5% e la motivazione più ricorrente da parte
dei rispondenti è legata al fatto che i tempi e gli orari della consulenza sono difficili da
programmare;

quindi per paradosso gli orari di lavoro, secondo gli intervistati, rappresentano contemporaneamente
il vantaggio e lo svantaggio di chi, libera professionista, intende conciliare gli impegni lavorativi e
familiari;

isolando le risposte delle sole donne intervistate, emerge come il 47,2% di loro si senta facilitata
nell’equilibrio lavoro/famiglia grazie all’esercizio della libera professione.
facilita la
conciliazione
tra lavoro e
famiglia
30,7%
L'attività libero professionale
per le donne..
Non so
44,8%
penalizza la
conciliazione
tra lavoro e
famiglia
24,5%
penalizza la
conciliazione
tra lavoro e
famiglia
26,4%
L'attività libero professionale
per le donne..
(secondo le consulenti donna)
facilita la
conciliazione
tra lavoro e
famiglia
47,2%
Non so
26,4%
33
Operatività, promozione
e aggiornamento
professionale
34
Il “tempo lavoro”

Il consulente si vive come uno stacanovista ed è coinvolto per più di metà del suo tempo lavoro
nell’attività produttiva e fatturabile;

la maggior parte degli intervistati, il 45,2%, indica di dedicare più del 70% del suo tempo al lavoro
che è caratterizzato mediamente per il 55% del tempo all’operatività professionale;

il 45% degli intervistati non svolge nessuna altra attività oltre a quella di consulente;

il 25,2% abbina alla consulenza l’attività di formatore o docente;

quasi un quinto degli intervistati ha dichiarato di affiancare l’attività di consulente con attività di altro
tipo, ma approfondendo l’analisi e leggendo le 81 risposte aperte fornite, emerge come in verità
siano attività sostanzialmente riconducibili ad attività di carattere consulenziale, a parte una piccola
parte (3% su base 420) che indica di essere anche imprenditore o amministratore di azienda;

i consulenti che operano da soli indicano di dedicare in proporzione maggiore tempo all’attività
“fatturabile” rispetto a chi è impegnato in una società o in uno studio di consulenza, ma le differenze
sono meno evidenti di quanto emerso in occasione dell’indagine condotta nel 2006.
meno del 50%
16,4%
Tempo dedicato
all'attività professionale
oltre il 70%
45,2%
tra il 50% e il
70%
38,3%
attività professionale
"fatturabile"
55,2%
promozione e relazioni
pubbliche
18,5%
aggiornamento
professionale e sviluppo
Know How
coordinamento e gestione
dello studio/società
0%
Distribuzione
tempo lavoro
16,0%
10,3%
20%
40%
35
60%
80%
80%
attività professionale "fatturabile"
promozione e relazioni pubbliche
aggiornamento professionale e sviluppo Know How
coordinamento e gestione dello studio/società
Distribuzione tempo lavoro
e struttura
57,5%
55,9%
60%
53,6%
50,6%
40%
18,7%
18,6%
20%
17,4%
13,3%
11,8%
19,5%
15,6%
14,4%
18,3%
14,3%
13,9%
6,7%
0%
singolo
sino a 3 coll./dip.
da 4 a 10 coll./dip.
Oltre 10 coll./dip.
50%
40%
45,0%
Altre attività
oltre alla consulenza
30%
25,2%
19,3%
20%
10%
7,1%
2,6%
0,7%
0%
dipendente part
time
cogestione di
impresa
ricercatore
scientifico
36
docente
formatore
altro
nessuna altra
attività
La promozione

La maggioranza degli intervistati, 42,1%, indica di fare promozione intervenendo a convegni con
propri contributi e relazioni;

il 38,3% indica di promuoversi attraverso l’attività di formazione che da attività parallela e
complementare alla consulenza diventa anche strumento per favorirne lo sviluppo;

il 33,1% degli intervistati indica di promuoversi aggiornando e curando il proprio sito web;

122 intervistati, pari al 30% sul totale, risponde di utilizzare altri tipi di strumenti di promozione
rispetto a quelli presentati dal questionario e cita in primis le attività di networking e pubbliche
relazioni (33,6%), il passaparola (17,2%), contatti e conoscenze personali e la promozione diretta
presso i clienti con visite e incontri specificamente programmati, entrambi con il 13,1%.
Autopromozione
attraverso:
25,2%
Pubblicazioni
42,1%
Relazioni a convegni
Formazione
38,3%
27,4%
Brochure e depliant
33,1%
Aggiornamento sito web
17,4%
Accesso e link al mio sito
16,0%
Community on line
Blog
7,4%
25,5%
Social media
12,9%
Advertising classico
30,0%
Altro
0%
10%
20%
37
30%
40%
50%
60%
L’aggiornamento professionale

Per quasi 8 intervistati su 10, prevale la propensione ad aggiornarsi attraverso la consultazione di
libri e riviste;

il 67,1% degli intervistati indica di curare l’aggiornamento attraverso la partecipazione a convegni e
workshop;

al terzo posto, il 64% degli intervistati, indica di aggiornarsi consultando siti internet e attraverso la
consultazione di newsletter;

il 49% segue corsi di formazione a pagamento;

in particolare alla domanda su quali siano temi e modalità ritenuti più interessanti per un corso di
formazione, gli intervistati hanno risposto di preferire, nel 71,2% dei casi, incontri formativi di
approfondimento su singoli e specifici temi, nel 51,7% dei casi workshop su temi cogenti e di
attualità, un po’ meno della metà, ovvero il 48,8%, ha risposto di apprezzare la formazione specifica
su tools;

formazione all’etica e formazione di base raccolgono consensi inferiori al 10%.
100%
Modalità aggiornamento professionale
76,4%
80%
67,1%
60%
64,0%
49,0%
40%
20%
8,6%
5,0%
0%
corsi a
pagamento
consultazione di partecipazione a
convegni e
riviste e libri di
workshop
management
viaggi studio e
benchmarking
consultazione siti
Internet e
newsletter on line
altro
80%
71,2%
Formazione:
temi di interesse
60%
51,7%
48,8%
40%
20%
8,8%
6,4%
5,2%
formazione
all’etica
altro
0%
di base
specifica su tools approfondimento workshop locali
su specifici temi
su temi cogenti
38
39
Normative e etica
40
Le recenti normative

L’indagine rivela che la recente introduzione della legge 4/2013 non ha portato grandi cambiamenti;

tre intervistati su quattro infatti indicano sia cambiato poco o nulla nella loro attività dopo l’entrata in
vigore della norma;

il restante 25% si divide tra:

chi sostiene di avere a disposizione una nuova argomentazione di vendita che sta già usando con
successo, 12,1%;

chi sostiene che la legge abbia contribuito ad arricchire la sua figura professionale, 11%;

8 intervistati, cioè l’1,9%, indicano che la norma ha permesso loro di essere preferiti a consulenti
non “inquadrati”;
Più attenzione
alla mia figura
professionale;
11,0%
vengo preferito
a chi non è
riconosciuto
dalla legge;
1,9%
Legge 4/2013:
implicazioni
poco o nulla;
75,0%
Nuova
argomentazione
di vendita;
12,1%

anche per quanto riguarda le norme UNI 10772 e EN 16114, vi è una sorta di latitanza da parte dei
consulenti intervistati;

nel complesso infatti il 65% degli intervistati indica di non utilizzare le norme (39,8%) o di non
conoscerle (25%);
UNI 10771 - EN 16114:
utilizzo
Non conosco le
norme; 25,0%
No; 39,8%
Si; 35,2%
41
L’etica professionale

Per quanto riguarda il tema dell’etica professionale, fa riflettere che oltre un terzo degli intervistati,
sostenga che sia diminuita nel corso degli ultimi 10 anni;

non sono ottimistiche neppure le risposte che vengono fornite in tema di diffusione del codice etico
e di condotta APCO;

escludendo le risposte “Non saprei” da riferirsi in sostanza a chi non aderisce ad APCO emerge che il
35,2% degli intervistati ritiene che il codice etico e di condotta APCO sia poco diffuso in generale, il
50,6% ritiene sia prerogativa di chi segue la vita associativa e solo una percentuale minore, il
14,2%, ritiene sia molto diffusa.
Il rispetto dell'etica professionale
negli ultimi 10 anni è:
aumentato;
19,5%
invariato; 44,8%
diminuito; 35,7%
Codice Etico e condotta:
diffusione
poco diffuso in
generale; 35,2%
diffuso tra chi
segue la vita
associativa;
50,6%
molto diffuso;
14,2%
42
Consulenti,
associazionismo e APCO
43
La propensione all’associazionismo

Nel complesso 234 intervistati, pari al 55,7%, hanno indicato di aderire ad APCO;

il 16,9% ha dichiarato di essere iscritto ad un Albo o ad un ordine, mentre il 15,5% di aderire ad
un’altra associazione riconosciuta dalla legge 4/2013;

chi è iscritto ad un albo professionale, ordine o collegio percepisce di ricevere dalla propria
organizzazione anzitutto un supporto alla formazione;

chi è iscritto ad un albo professionale indica di sostenere un investimento tra i 150 € (valore modale)
e i 205 €/annui (valore mediano);

il 30,7% degli intervistati non è né iscritto ad un Albo, né aderisce ad associazioni. Rappresenta un
target ampio e interessante presso cui promuovere APCO;

1/4 degli intervistati dichiara di essere iscritto ad un’associazione imprenditoriale in prevalenza
facente riferimento alle organizzazioni industriali; tra questi, il 25% opera come singolo mentre il
75% opera all’interno di studi o società.
80%
Organizzazione professionale o Albo
55,7%
60%
40%
30,7%
20%
16,9%
15,5%
0%
Albo Professionale/ordine
collegio
APCO
Altra organizzazione legge
4/2013
nessuna organizzazione o
albo
Domanda 37
Se è iscritto ad un Albo Professionale/ordine, collegio, quali sono i tre
principali servizi che percepisce di ricevere da quest’ultimo?
Opzioni
N° risposte
% su totale
Formazione
25
35,2%
Pochi o nessuno
16
22,5%
Informazione
16
22,5%
Aggiornamento professionale
14
19,7%
Appartenenza ad un albo
13
18,3%
altro
10
14,1%
Previdenza
7
9,9%
Network
6
8,5%
Tutela
4
5,6%
Assistenza/Agevolazioni/assicurazioni
3
4,2%
Visibilità
3
4,2%
Totale
71
44
Iscrizione ad associazione
imprenditoriale
Si; 25,2%
No; 74,8%
45
APCO in particolare

Praticamente la totalità degli intervistati, solamente 5 esclusi, ha dichiarato di conoscere APCO;
questo fatto era prevedibile visto che il database cui fa riferimento l’indagine era strutturato sulla
base dei nominativi dei soci APCO, di altri consulenti che già erano stati coinvolti in occasione di
eventi o incontri APCO, o di conoscenti degli attuali associati APCO, delegati territoriali in particolare;

APCO quindi è nota, ma priva di appeal, visto che negli anni i simpatizzanti APCO sono rimasti tali;

la notorietà di APCO è dovuta principalmente al passaparola visto che la maggioranza di intervistati,
37,4% indica di aver sentito parlare di APCO la prima volta tramite colleghi;

buono anche l’apporto che danno sia gli eventi organizzati dall’associazione sia il sito web che hanno
contribuito alla prima conoscenza di APCO rispettivamente per il 21,2% e 18,8%;

L’11,7% indica di aver conosciuto APCO in altre occasioni, ma analizzando meglio le 49 risposte
emerge come alcuni associati attraverso questa risposta intendano sottolineare la storicità della loro
appartenenza (“la conosco da sempre”);

da segnalare che 6 intervistati hanno conosciuto APCO dalla sinergia che quest’ultima ha creato con
altre associazioni.
Conoscenza di APCO
pre indagine:
No; 1,2%
Si; 98,8%
50%
Quando ha conosciuto APCO la prima volta?
40%
37,4%
30%
21,2%
20%
18,8%
11,7%
10%
6,2%
4,3%
0,5%
0%
parlando con ho partecipato ho visitato il sito
colleghi
ad alcune
iniziative
ho letto di
APCO sulla
stampa
46
la conosco
perché famosa
con questa
indagine
altro

I motivi che inducono ad aderire ad APCO sono in prevalenza legati all’interesse da parte degli
associati di fare network, 43,1%, e incontrare colleghi qualificati, 42,3% dei rispondenti;

anche la possibilità di fruire della certificazione CMC/ICMCI e di acquisire nuove competenze sono
motivazioni gettonate, rispettivamente dal 37,8% e dal 32,6% dei rispondenti;

a questa domanda hanno risposto ugualmente anche molti non iscritti APCO, probabilmente
nell’intento di indicare il motivo per cui varrebbe la pena di aderirvi.
42,3%
incontrare colleghi qualificati
Motivi per cui è
iscritto ad APCO
43,1%
fare network
32,6%
acquisire nuove competenze
22,1%
fruire di servizi ad hoc
23,6%
avere un supporto di lobbying
26,6%
godere di maggiore visibilità
28,5%
sentirmi parte di un’organizzazione
37,8%
fruire della certificazione CMC/ICMCI
altro
0%
4,9%
10%
20%
47
30%
40%
50%
60%
70%