AM Underground N.1 Ottobre

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AM Underground N.1 Ottobre
Liceo Linguistico, Sociopsicopedagogico, delle Scienze Umane e Musicale
“Alessandro Manzoni” di Varese.
Anno scolastico 2013/2014
WAIT, WHAT’S IN HERE?
La redazione e l’editoriale
Brand New Eyes
Keep Calm and Carry On!
Il Diario di Bridget Jones
2013 STAHP!
Everybody Loves Music
Its a Beautiful Day
Fluorescent Adolescent
Nessuno Ci Può Giudicare
Let’s Read, Let’s Dream!
Dear Diary
Scusate Se Mi Intrometto
Le Domande Essenziali Irrisolvibili
La Posta del Cuore
Horroroscopo
pag. 3
pag. 4
pag. 6
pag. 8
pag. 9
pag. 11
pag. 13
pag. 14
pag. 15
pag. 18
pag. 20
pag. 22
pag. 24
pag. 27
pag. 28
AND WHO THE HECK WROTE THAT?
Monica Lucioni aka LaLucions
Irene Scavello aka shiveredbones
Alessandra Pelozzi aka dandelion
Chiara Caliolo aka Tali
Chiara Ricci aka Picci
Denise Dengo aka Deny
Denys Guante aka Lucia Bonbon
Barbara Talarico aka Babi
Giada Romeo aka Romy
Giorgia Barbieri aka Jo
Gloria Longhini aka Glo
Holly
Houda Latrech aka Nour
LaDidoné
Letizia Giamporcaro aka Tita
Ludovica Motta aka Vica
Mel
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EDITORIALE:
Buonsalve a tutti voi, dolci muffin manzoniani!
Lucions vi parla in diretta da sopra una tavola da surf (aka il computer mastodontico
di xbelieveinpeace) [spoiler: il mio pseudonimo cambiò] mentre la sopracitata proprietaria dell’oggetto alieno cita poco efficacemente la Fabbrica di Cioccolato.
BUONGIORNO STELLE DEL CIELO, LA TERRA VI SALUTA!
Come volevasi dimostrare. Morgana dammi la forza.
Bentornati a tutti voi nel primo numero dell’anno del nostro meraviglioso e sfavillante giornalino! [stappa champagne] *tappo colpisce in testa Lucions* [lancia coriandoli]
Ebbene si, non allarmatevi ma siamo veramente tornati (speriamo per sempre) e
siamo pronti a portare valanghe di glitter e arcobaleni zuccherosi nelle vostre altrimenti grigie esistenze *esclamazioni di giubilo*.
Per le famosissime “cause di forza maggiore,” come avrete ben notato dalla nostra
improvvisa scomparsa e dal conseguente senso di vuoto e disperazione nei vostri
cuoricini (qualcuno ha chiamato Chi l’ha Visto?) (simpatia portami via) l’anno scorso abbiamo avuto la possibilità di pubblicare soltanto il primo numero prima di
sparire dalla faccia della Terra.
Naturalmente questo numero non sarà un mega déja vu della triste storia dell’anno
scorso, perché siamo tornati per restare *sguardo da supereroe in calzamaglia e mutandine imbarazzanti*.
…Sì, esattamente. Infatti, dopo la spedizione in Lumpalandia per reclutare nuovi
membri per la nostra fantastica redazione e partorendo faticosamente nuove idee
per le rubriche e articoli a random, siamo finalmente pronti all’azione! *canta musichetta di 007*
Dunque dette tutte queste cose essenziali e meno essenziali, approdiamo (sempre
sulla tavola da surf) alla conclusione dell’editoriale.
Spulciate, amate e godetevi questo numero del giornale. Però mi raccomando alle
norme di igiene, non leccatelo troppo perché non siamo ancora così all’avanguardia
da avere carta e inchiostro commestibili.
Si, va bene. Speravo in un commento più costruttivo, ma bisogna prendere quel che
viene. [insulta Lucienza] *ogni insulto su di me è un complimento*
In ogni caso, sappiate che vi amiamo esageratamente tanto e siamo a favore della
legalizzazione della nutella come droga leggera.
Buona lettura pinguini e paguri!
Au revoir!
LaLucions e shiveredbones.
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BRAND NEW EYES
Buongiorno a tutti voi Manzoniani, ben ritrovati!
Spero che abbiate passato delle ottime vacanze, e nonostante il brusco rientro siate più carichi
che mai per affrontare questo stupendo, nuovo anno scolastico.
Va beh, potete ridere, vi lascio tutto il tempo che vi serve, torno ad annoiarvi nella riga seguente.
Come l’hanno scorso, ho pensato ad un modo rapido e indolore per informare la gioventù
manzoniana sulle principali notizie di cronaca del mese appena trascorso, giusto per essere il
più consapevoli possibile del mondo in cui viviamo. Dopo una panoramica generale e mondiale, vorrei concentrarmi su una delle notizie che vi proporrò, per commentarla e riflettere
insieme. Molte volte le informazioni che i media ci imboccano sono superficiali e annebbiate
da una pesante foschia grigia, che ci fa vedere tutto sotto un punto di vista molto negativo.
Ci si concentra sempre su tutto ciò che fa male alla società e alla popolazione, mentre non ci
si sofferma mai abbastanza sui passi avanti. Perché è molto più facile sottolineare i due passi
indietro prima del passo avanti, no? Bene, studiamo ogni piccolo passo avanti e cominciamo
da lì.
Spero di informarvi senza annoiarvi, come al solito, e spero di poter scrivere qualcosa per voi
ogni singolo mese. Incrociamo le dita!
• 27/09/2013 | Il governo Americano si prepara ad una possibile “chiusura.”
A causa del mancato accordo fra i repubblicani e i democratici sul bilancio provvisorio dovuto all’Obamacare (o Health Care reform), riforma del presidente statunitense per permette
a tutti i cittadini di poter acquistare un’assicurazione sanitaria utilizzando delle borse online, che ha fallito a causa di vari problemi durante la creazione dei software. Il partito dei
repubblicani, che ha la maggioranza alla Camera, ha deciso di bloccare ogni finanziamento
all’ Obamacare, proponendo di ritardare di un anno l’avvio della riforma previsto per il 1°
ottobre. Barack Obama ed il partito democratico hanno difeso l’applicazione della loro legge,
approvata tre anni prima. A causa del blocco dei fondi per la riforma, circa 800.000 lavoratori statali non hanno ricevuto più uno stipendio: i musei, gli sportelli ministeriali, persino i
parchi naturali ovunque negli States sono rimasti chiusi per una decina di giorni. Il senato ha
poi approvato una legge per fornire nuovi fondi al governo fino al 15 di novembre, ma non è
comunque vicina la fine del “braccio di ferro” fra i due partiti americani.
• 4/10/2013 | Tragico naufragio a Lampedusa.
Degli amici restano in barca al largo dell’isola di Lampedusa per una gita e vengono svegliati
all’alba da dei suoni strani.
Pensano siano solo dei gabbiani, non ci hanno dato troppo peso. Appena usciti all’aria aperta,
però, Grazia Migliosini e il suo compagno capiscono che non erano solo gabbiani quelli che
avevano sentito: ma le urla di uomini e donne in acqua, che li pregavano di salvare i loro
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bambini. Ne portano a bordo il più possibile, ma il gasolio che ha perso la loro nave rende
i corpi scivolosi, e purtroppo non riescono a salvarli tutti. Ad oggi, il bilancio è di 339 vittime, mentre il totale dei passeggeri del barcone oscillava tra i 518 e 545. Pochi giorni dopo, il
governo Eritreo ha deciso di rimpatriare le salme trovate a largo della costa. L’Italia ha bisogno di più fondi dall’UE: quest’anno abbiamo avuto un grande numero di immigrati salpati a
Lampedusa, ma in estate il numero tende ad essere sempre più alto, e dobbiamo essere pronti
ad accogliere più persone possibile, per evitare tragedie come quella appena successa, e come
quelle che arriveranno. L’11 ottobre, a Bologna, almeno 400 studenti delle scuole superiori
hanno gridato: “Quante persone devono ancora morire prima che cambi qualcosa?” Più recentemente, il Presidente della Camera Laura Boldrini ha detto: “Bisogna fermare la roulette russa che è in corso nel Mediterraneo, perché fuggire dalla guerra è per i migranti l’unica risorsa”.
• Consegnati i Premi Nobel.
Il Premio Nobel per la Medicina 2013 è stato assegnato il 7 ottobre a James E. Rothman, Randy W. Schekman e Thomas C. Südhof per le loro scoperte di macchine per la regolamentazione del traffico vescicolare, un sistema di trasporto importante nelle nostre cellule.
Il Premio Nobel per la fisica 2013 è stato assegnato il giorno 8 ottobre a François Englert e
Peter W. Higgs per la scoperta teorica di un meccanismo che contribuisce alla comprensione
dell’origine della massa delle particelle subatomiche e che di recente è stato provato attraverso
la scoperta della particella dagli esperimenti al CERN.
Il Premio Nobel per la Chimica 2013 è stato assegnato il 9 ottobre a Martin Karplus, Michael
Levitt e Arieh Warshel per lo sviluppo di modelli multi scala per sistemi chimici complessi.
Il Premio Nobel per la letteratura 2013 è stato assegnato il 10 ottobre ad Alice Munro, ritenuta
la maestra del racconto breve contemporaneo.
Il Premio Nobel per la Pace 2013 è stato assegnato il giorno 11 ottobre all’Organizzazione per
la Proibizione delle Armi Chimiche (OPAC) per i suoi notevoli sforzi per eliminare le armi
chimiche.
Il Premio Sveriges Riksbank in scienze economiche in memoria di Alfred Nobel 2013 è stato assegnato il 14 ottobre a Eugene F. Fama, Lars Peter Hansen e Robert J. Shiller per la loro
analisi empirica delle valutazioni che possono essere fatte su beni (investimenti in titoli negoziabili come azioni, opzioni, imprese commerciali e beni immateriali, come brevetti e marchi)
o su passività (obbligazioni emesse da una società).
• 10/10/2013 | Malala Yousafzai vince il premio Sakharov 2013.
“Malala è una ragazza eroica, il premio Sakharov è stato deciso all’unanimità,” ha detto Martin Schulz (Presidente in carica del Parlamento europeo), annunciando ai giornalisti la scelta
di premiare la giovane pachistana.
Il Premio Sakharov per la libertà di pensiero è un riconoscimento dedicato allo scienziato
omonimo, istituito dal Parlamento europeo nel 1988 allo scopo di premiare personalità ed
organizzazioni che abbiano dedicato la loro vita alla difesa dei diritti umani e delle libertà individuali. Viene assegnato ogni anno in una data vicina al 10 dicembre, in ricordo del giorno
in cui venne firmata la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Il premio le verrà consegnato durante la sessione plenaria del Parlamento europeo a novembre.
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Ospite ad un famoso telegiornale americano, Malala ha raccontato: “Rimuginavo su come un
talebano, per strada, avrebbe potuto semplicemente fissarmi, indicarmi e uccidermi. Poi mi
sono chiesta: ‘Se succedesse davvero, cosa faresti, Malala?’ E mi rispondevo: ‘Prenderei una
scarpa e lo colpirei.’ Pensandoci, però, ho capito non ci sarebbe stata molta differenza fra me
ed un talebano se gli avessi tirato una scarpa. Non devi trattarli con crudeltà e durezza. Certo,
li devi combattere, ma devi combatterli pacificamente, dialogando, usando la tua educazione.
Gli dirò quanto sia importante la nostra istruzione, e che voglio combattere per quella dei
suoi figli. Ecco cosa gli dirò. ‘Ora puoi farmi quello che vuoi.’” Sarà pubblicato a breve un libro
delle sue memorie, intitolato ‘I Am Malala’. “Voglio raccontare la mia storia, ma sarà anche la
storia di 61 milioni di bambini che non possono ottenere un’educazione,” ha detto la giovane
pakistana parlando del suo libro. “Voglio che sia parte della campagna che conduco per dare
ad ogni ragazzo e ragazza il diritto di andare a scuola. È il loro diritto fondamentale.”
A causa del suo attivismo è stata vittima di un grave attentato in cui ha rischiato la vita: alcuni
uomini armati la raggiunsero a bordo del pullman su cui stava tornando da scuola e le spararono ferendola alla testa e al collo. Malala fu ricoverata e si salvò miracolosamente. Per timore
di altri attacchi fu poi trasferita in un ospedale londinese, da cui è stata dimessa due mesi fa.
Malala ora vive in Inghilterra ed è stata la più giovane candidata al Premio Nobel per la Pace
2013.
shiveredbones
KEEP CALM AND CARRY ON!
Hola, chicos! <3
Il giornalino è tornato! (Non trattenete l’entusiasmo, mi raccomando).
La verità è che, pur essendo felici del ritorno del giornalino, non si può essere contenti del
ritorno della scuola (sigh).
Ma, sapete che c’è? Tra pochi mesi sarà Natale, ergo tiriamoci su il morale e supportiamoci a
vicenda!
La scuola è già difficile di per sé, figuriamoci se ce la complichiamo ulteriormente, non godendoci le nostre giornate grazie alle amicizie.
Non godendoci quelle folli pazzie che possiamo condividere solo con i nostri compagni di
classe (soprattutto “compagni di banco”). Credo che siano proprio i compagni, gli amici, a
rendere serene e colorate anche le altrimenti grigie e deprimenti mattinate scolastiche.
Sono gli amici a farci letteralmente impazzire di gioia, di rabbia, di felicità, di fastidio.
E sono sempre loro a raccogliere i nostri cocci nei giorni in cui ci sentiamo “a pezzi” e la cosa
migliore è che non si limitano a raccoglierli, li rimettono insieme e ci ricostruiscono, tornando a farci sorridere.
É difficile che ogni giorno a scuola sia entusiasmante o coinvolgente, ma avere qualcuno con
cui condividerlo è sempre meglio di stare soli.
Non potete immaginare quante volte mi sia capitato di svegliarmi di mattina con la terribile
voglia di tornare a letto e, l’unico pensiero che mi portava ad alzarmi era il rivedere i miei
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Certo, non sempre questo pensiero è bastato a farmi alzare dal letto, ma il più delle volte, ha
funzionato (ve lo garantisco).
Non bisogna sminuire l’importanza delle vere amicizie, quelle che ti scaldano il cuore e ti fanno sorridere come un ebete, al solo pensiero.
Sono queste le folli, sane e bellissime amicizie che dureranno finché entrambi gli amici si impegneranno a tenersi in contatto, condividere emozioni, pensieri, esperienze.
L’amicizia è una luce che rischiara la monotonia dei giorni, rendendoli sempre diversi e nuovi.
Gli amici danno colore dove tutto è nero e riescono a far brillare di gioia anche un’anima affranta, a ridarle la luce, la speranza. E, a volte, anche il sorriso.
Basta pensare all’espressione da allocco che il nostro amico fa quando veniamo chiamati per
essere interrogati e ci guarda come se sapesse esattamente come ci stiamo sentendo (Terribilmente male, per usare un eufemismo. Forse, in procinto di vomitare rende meglio l’idea).
Beh, quell’espressione é impagabile. Così come quella che facciamo noi per tutta la durata
dell’interrogazione, un misto tra vittima di un serial killer e persona che si è appena svegliata
dopo una notte insonne. L’espressione da allocco è sempre in agguato!
Ma, nessuna espressione è meglio di quella che il tuo amico fa quando vuole farti ridere durante una lezione (preferibilmente col prof dall’udito più acuto che sente anche il minimo
sussurro che esce dalla tua bocca).
Quell’espressione ti farà sempre morire dal ridere e non potrà evitare di farti distrarre.
Diciamocelo, meglio essere distratti da un amico che seguire la lezione.
In ogni caso, continuate a stare attenti coi prof dall’udito acuto e permettete al vostro amico di
farvi ridere solo quando non è inopportuno.
I momenti migliori condivisi tra compagni sono quelli in cui si ride insieme, perciò createvi
questi momenti, custoditeli nel cuore.
Perché, come disse il saggio Charlie Chaplin: «Un giorno senza un sorriso è un giorno perso».
(E lo dice una che ride, almeno una volta al giorno, con la sua compagna di banco).
Quindi, ridete, ridete e ancora ridete!
Niente è più bello del suono di una risata condivisa.
Riflettete poi sul colore che più vi rappresenta e ditemi se questo colore non è ricco di pennellate dalle mille sfumature, a seconda degli amici che allietano i vostri giorni.. Visto?! Nessuno
é monocromatico! Ognuno di noi è un colore (io credo di essere il blu) e tutte le sfumature
che convivono in noi sono pennellate offerte dagli amici, gratuitamente e senza alcuno sforzo.
Ricordatevi di ringraziare i vostri amici, sempre.
Perché loro ci saranno, anche quando non ve lo aspettate, sempre pronti ad aggiungere un’altra pennellata e dare colore alle parti in ombra.
Continuate a colorare e farvi colorare, guys!
Keep calm and colour on!
Glo
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IL DIARIO DI BRIDGET JONES
Ciao a tutti! Purtroppo è ricominciata la scuola…ma non temete! Il nostro giornalino vi
rallegrerà la giornata! Bene, mi presento: sono un’alunna del linguistico e vado matta per il
cinema e per la scrittura: quindi ho deciso di unire le due cose e di tenere una rubrica che
tratti di film. Rimarrò in anonimo ma mi firmerò con lo pseudonimo ‘Holly’ che, come magari qualcuno saprà, è il nome della protagonista di ‘Colazione da Tiffany’ (una delle mie
pellicole d’amore preferite). La mia rubrica si chiamerà ‘Il Diario di Bridjet Jones’ come una
celebre commedia del 2001. Si, sarà come un diario: ogni mese io vi commenterò un film. Un
film che mi ha colpito, che mi è piaciuto, che mi ha fatto ridere o che mi ha fatto piangere. La
pellicola della quale vi parlerò, sarà, molto probabilmente, una pellicola recente (quasi sicuramente proiettata nei cinema in quel mese). Alla fine di ogni recensione scriverò: i nomi dei
protagonisti, il nome del regista, il genere (commedia, drammatico…), alcune frasi prese dal
film ed, infine, un voto che sarà da un minimo di 1 ad un massimo di 5 stelle.
Prima di iniziare a recensire i film come vi ho detto (inizierò dal prossimo mese) vi parlerò
brevemente del mio film preferito.
Il primo in assoluto e che non scorderò mai é ‘Mrs. Doubtfire’ É una commedia americana
che, oltre ad essere divertente, ci fa riflettere sui problemi delle famiglie moderne. Nel film,
infatti, si racconta di due genitori divorziati con tre figli. Al momento del divorzio la custodia
dei figli va alla madre che, non riuscendo a badare a loro tutto il giorno, sta cercando una tata.
Di conseguenza, il padre, disoccupato, si traveste da badante per stare vicino ai propri figli
ogni giorno. Si scopre così, un ‘mammo’ perfetto. Quando la sua copertura salta (a causa della
sua gelosia nei confronti del nuovo fidanzato della sua ex-moglie) la mamma gli permette lo
stesso di tenere i loro bambini, ogni giorno, dopo scuola. Nel finale era previsto che i genitori
si rimettessero insieme ma é stato cambiato proprio perché non volevano dare false speranze
ai ragazzi nella stessa situazione.
ATTORI: Robin Williams (Daniel Hillard / Mrs. Doubtfire) Sally Field (Miranda Hillard)
Pierce Brosnan (Stuart Dunmeyer)
REGISTA: Chris Columbus
GENERE: Commedia
FRASI: -Daniel Hillard: “Potete farmi donna?”
-Daniel Hillard: “Me ne starò seduta qui a vederti insidiare la mia famiglia!”
VOTO: 4 stelle, perché é il mio film preferito.
Spero che, come prima impressione, vi sia piaciuto ciò di cui tratterò e spero che continuerete
a leggere i miei articoli. Al prossimo mese!
-Holly
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2013 STAHP!
Gentaglia del Manzoni, quanto tempo!
Mi siete mancati!
Purtroppo come ben sapete l’anno scorso abbiamo potuto pubblicare solo un numero.
Quest’anno siamo tornati più forti che mai (?) per non farvi annoiare durante le ore scolastiche con tanta, tantissima voglia di scrivere puntualmente soffocata dai millanta impegni e studio arretrato contornati dalle bellissime e puntuali interrogazioni a tappeto di Ottobre. Vorrei
comunicarvi che partiamo già male: non esiste più la rubrica dell’anno scorso. La mia dolce
metà che personificava la tamarraggine ha deciso di non prendere parte all’attività questo
giro, quindi sono solo io.
In realtà è una bella sfida e cercherò di darvi più notizie possibili riguardo a band emergenti
di qualsiasi genere e paese. Tutto ciò dovrebbe iniziare a farvi capire dove voglio arrivare.
Il 2013 ci ha dato parecchia soddisfazione, non neghiamolo. Ricco di sorprese e novità, non
ha intenzione di fermarsi fino a Dicembre.
C’è da dire però che ne sono successe di cotte e di crude.
Iniziamo con uno degli avvenimenti più shockanti: la rottura dei My Chemical Romance.
Oltre ad essere stato un fulmine a ciel sereno, ho sentito parte della mia infanzia morire. Chi è
che non aveva nel suo mp3 Teenagers, SING, Helena o Welcome To The Black Parade? Avevano promesso nuova musica entro l’estate e si sono sciolti con una blanda spiegazione. Ovviamente la disperazione dei killjoys è riecheggiata su tutti i social network arrivando a mettere
icon nere in segno di lutto su Twitter.
C’è anche chi ha gridato “GOMBLOTTO!” e sostiene che in realtà sia tutta scena e che si
rimetteranno insieme prima o poi. Tali supposizioni degne di CSI sono sostenute anche dal
fatto che nessuno di loro abbia realmente lasciato il mondo della musica. Staremo a vedere.
A fare compagnia ai MCR ci sono gli Underoath che hanno abbandonato la scena metalcore
dopo ben 16 anni e i Lostprophets, anche se in realtà ce lo aspettavamo tutti, viste le accuse
contro il cantante che hanno portato al suo arresto per pedofilia.
Ridendo e scherzando abbiamo perso anche gli A Rocket To The Moon per ragioni ignote ed
i Go Radio perché non erano contenti del poco successo del loro ultimo album. Va bene.
Dopo questa triste parentesi che vi farà sperare che il vostro gruppo preferito non si sciolga
mai, passiamo alle cose belle, come la fine dello hiatus dei Fall Out Boy che ad aprile hanno
rilasciato il loro quinto album ‘Save Rock and Roll’ di cui NON farò una recensione. Sta di
fatto che il disco ha ricevuto per lo più critiche positive (apprezzatissima l’ambiziosità della
band) nonostante sia un distaccamento non indifferente dal classico pop-punk falloutboyano.
Ha infatti molte più sonorità pop che rock, ma questo non lo rende per niente meno efficace.
Sono tornati più forti che mai con un singolo (My Songs Know What You Did In The Dark)
che negli USA ha venduto più di 2 milioni di copie.
Inoltre, se vi interessa, hanno rilasciato giusto questo mese un EP chiamato PAX AM Days
che verrà incluso nella versione limitata deluxe dell’album che sarà rilasciata in un futuro
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prossimo. Le 8 canzoni non durano più di due minuti e fungono da antitesi dell’album, poiché
sono puro e genuino punk rock.
Insomma, sono una band che sa il fatto suo ed è consigliatissima!
Bene.
Come ultimo argomento vorrei parlarvi dei concerti. Grazie ad un compito di inglese ho avuto la possibilità di riflettere sulla grandiosità di questi eventi.
Quest’estate ho avuto l’onore di andare a vederne ben due (un numerone visto e considerato
che sì e no me ne faccio uno all’anno) e di identità diversissime.
Il primo è stato quello degli All Time Low il 7 giugno. Il loro unico concerto da headliner
dopo aver supportato i Green Day in quasi tutte le loro date italiane.
Dopo scuola abbiamo subito preso il treno dirette alla Signing dove i momenti imbarazzanti
non sono mancati.
Poi ci siamo spostate al Factory, situato in una zona periferica, triste e spoglia. Un locale che
lascia parecchio a desiderare: un buco, non passa l’acqua, non c’è aria condizionata, l’acustica è
piuttosto scadente.
In qualche modo ero finita in 6-7 fila proprio in mezzo, ma ho dovuto spostarmi dopo il
gruppo di supporto, visto il caldo assurdo e la poca idratazione.
Onestamente non mi è dispiaciuto, visto che da dietro me lo sono goduta di più: vedevo tutti i
membri e si sentiva abbastanza bene. Gli ATL sono comunque riusciti a fare un buon concerto portando un’energia incredibile sul palco data da una setlist ben bilanciata tra nuove canzoni e le canzoni preferite dei fans.
Insomma, niente a che vedere col concerto dei Paramore del 10 Giugno all’Ippodromo di San
Siro.
Dopo ben 5 anni attesa la band americana è ritornata in territorio italiano a fare un vero e
proprio concerto mentre era in Europa a fare i Festivals. Eravamo lì dalle 8 del mattino a fare
la fila (non dimentichiamoci il fatto che sono venuti a mettere le transenne alle dieci. Ok.) che
è la cosa più odiosa dei concerti, resa però meno pesante dalle pseudo-amicizie che si vengono a creare e dalle varie sessioni di canto stonato ma pieno di entusiasmo.
Sconcertante la percentuale di gente dai capelli tinti (“Voglio ritornare castana!” cit.) in onore
della cantante Hayley Williams, tanto da sembrare tu l’alternativa con i tuoi capelli normali.
Sfortunatamente come in ogni concerto numeroso che si rispetti le bambinette non sono
mancate. Da quelle che urlavano ad ogni piccola ed insignificante cosa che si muoveva, a
quelle che ti avrebbero pestato pur di passare avanti, a quelle che conoscevano forse 3 canzoni
o addirittura un solo album (eh, adesso non pretendiamo troppo).
Ergo, ne ho viste di tutte i colori.
Dopo ore di fila interminabili stile sardine (il tempo non passa mai in quelle occasioni) e varie
litigate, finalmente si aprono le porte. Le corse e gli schiacciamenti degne di una folla inferocita durante una apocalisse zombie vengono ripagate da un buon posto tra la terza e quarta
fila davanti al chitarrista Taylor York.
Le luci si accendono e sul palco escono i Dutch Uncles, un gruppetto inglese indie che ha divertito il pubblico con la loro musica inusuale e i movimenti discutibili del cantante che sembrava malato di Parkison. Eravamo tutti così elettrizzati che applaudivamo come degli ossessi
ai tecnici.
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Dopo vari infarti (luci che si spengono, accendono) e dieci minuti di ritardo, i Paramore salgono sul palco a suonare “Moving On” come intro. Ukulele e voce tranquillizzano gli animi
per poco, visto che poi il gruppo parte in quarta con “Misery Business”. In realtà nessuno la
ricorda perché troppo impegnati a sopravvivere al pit, che però non ferma nessuno dal cantare ogni singola parola a squarciagola. Il pubblico infatti è talmente elettrizzato che per tutta la
durata del concerto avrò sentito solo la voce di Hayley in 2-3 canzoni, ed è riuscito a pogare
anche durante The Only Exception.
Con “Anklebiters” vengono fatte salire ben 8 persone sul palco, invece della solita una persona
durante Miz Biz. Dopo varie hit del presente e del passato la band lascia il palco con Still Into
You per poi ritornare, incalzati dal pubblico che intonava il classico parappaparappapara di
Brick By Boring Brick.
E dopo, tristemente, tutti a casa. Ho pure perso la mia camicia. Non chiedetemi come.
Da queste due bellissime esperienze ho imparato che sono troppo bassa per i concerti ma
“yolo”.
Credo fermamente che i concerti siano tra le esperienze più belle che un essere umano possa
fare.
Alla prossima,
Romy.
EVERYBODY LOVES MUSIC
C1: Ciao a tutti i manzoniani! Sono chiara!
L1: Ehi!Io mi chiamo Letizia.
L2: Ehilà, io sono Ludovica!
C2: E ci sono anche io, Chiara (non la stessa di prima).
C1: Eh si, siamo due ‘’Chiare’’...
C2: Tranquilli non vogliamo complicarvi la vita già dura e difficile del liceo, quindi ci potete
distinguere e chiamare con i nostri pseudonimi.
C1: Io, la prima Chiara, sono Tali.
C2: Io, la seconda, Picci.
L2: Potete chiamarmi Vica ;)
L1: E a me Tita.
T1: Oltre a dirvi i nostri pseudonimi vogliamo presentarci un po’ meglio. Vogliamo raccontarvi un po’ le cose dal nostro punto di vista, perché è tutto nuovo.
V: Si, è tutto nuovo perché siamo in prima:)
P: Per la precisione siamo in prima linguistico! E devo dire che ci “gusta”.
T: Ehi Picci guarda che noi non facciamo spagnolo!
P: Si scusate, volevo dire... we like it!
T1: Beh in ogni caso il liceo ci piace e (almeno io) sono soddisfatta della scelta che ho fatto.
T: Anche io sono contenta della mia scelta. All’inizio avevo un po’ di paura (come molti credo), ma adesso mi piace e devo dire che anche le materie sono belle... Sono anche felice di
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avere questa parte nel Giornalino insieme alle mie compagne.
V: Anche a me piace... certo a volte é un po’ dura ma alla fine che ci volete fare? È pur sempre
un liceo!
P: Eh già! Beh ma almeno non ci siamo trovate male... no?
Io devo dire che sto molto bene a scuola. E anche nel Giornalino.
T1: Comunque tornando a noi, cari lettori, vorremmo dire qualcosa in più su di noi, giusto
per conoscerci meglio:) Io, ad esempio adoroooo i viaggi e le grandi città! Devo dire che ho
scelto il linguistico anche per poter poi viaggiare in futuro... E un’altra cosa che amo é la musica. Bhe, come tutti penso!
T: Sì Tali, a tutti piace la musica. Praticamente ci viviamo con la musica.
P: Certo! La ascoltiamo in ogni momento: sul pullman, a casa, in macchina, facendo jogging
(non è il mio caso).
T1: Nemmeno il mio Picci, tranquilla.
V: Comunque credo che leggerete spesso nostri articoli sulla musica.
T1: Sì, anche perché come dicevamo prima il nostro scopo è scrivere qualcosa che vi interessi
e vi riguardi (e magari parlando di questo non vi annoierete).
T: Ci piacerebbe, attraverso le nostre creazioni, farvi conoscere cantanti o canzoni che non
conoscete e che noi riteniamo bravi.
T1: Eh si, e tratteremo di diversi generi di musica... vi consiglieremo cantanti o band rock,
pop, che hanno iniziato la loro carriera da poco e devono farsi conoscere e voi ci sembrate
molto adatti ad accogliere nuovi talenti. A me personalmente piace molto il rock e tutti i suoi
sottogeneri;)
P: Io adoro il pop ma anche gli altri generi non mi dispiacciono.
V: A me piace il pop e il rap.
T: Io ascolto di tutto :) Mi piacciono tutti i generi musicali.
T1: Questa è una piccola, piccolissima descrizione dei nostri gusti ma, non temete, con il tempo ci conoscerete meglio(:
V: Sisi tranquilli torneremo tutti i mesi a rompervi (in senso buono) con un nuovo articolo.
Sperando sempre di non farvi addormentare.
P: No, faremo le brave e scriveremo sempre cose super-iper-interessanti!
T: Ci dispiace ma adesso vi dobbiamo lasciare ai vostri compiti e ai vostri pensieri!
P-V-T-T1: A presto cari studenti!:)
Picci, Tita, Tali e Vica
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IT’S A BEAUTIFUL DAY
Buongiorno splendori!
Io sono un nome scritto in un elenco dei tanti registri del manzoni, e barcollando tra le parole e inciampando su i punti e le virgole mi ritrovo a scrivere in questo giornalino per vostra
fortuna o sfortuna, questo lo deciderete voi.
È la prima volta che scrivo dunque non siate troppo duri con me. Mi farebbe piacere tenervi
compagnia tra i caffè acquosi della macchinetta, i libri troppo vasti di storia e gli esercizi di
matematica troppo lunghi. Magari mentre prendete fiato,dopo che avete fatto quella simpatica
salita e le scale che portano al collasso i polmoni e non riuscite ancora a parlare.
In fondo è proprio di quando non si riesce a parlare che io voglio scrivere, delle storie nascoste in una ruga che solca il viso, dentro una lacrima nera di mascara, quelle storie strette
dentro un pugno chiuso di rabbia, incise in un tatuaggio. Tutte le persone hanno una storia.
Io vorrei provare a raccontarne qualcuna.
Sono una persona molto strana e proprio per questo oggi vi racconterò di una giornata normale. Una giornata normale, di questo ottobre così freddo che ti screpola le labbra ma in
mezzo alla folla di persone scese dal treno non si sente così tanto. Una giornata dove lasciamo
cadere i nostri sentimenti come le foglie d’autunno dentro le pozzanghere ancora piene di
pioggia,mentre corriamo per arrivare in tempo a scuola. Una mattina normale, dove il cielo
ci da tregua o forse si prepara soltanto per un altro temporale, dove il grigiore della città si
confonde con la nebbia del mattino. Oggi mi fermo a parlare dei profumi che si mescolano
alla mattina;l’odore di brioche,la colonia costosa e le macchine sbuffanti ai semafori rossi. Di
occhi troppo truccati o troppo assonnati e della voce di questa città fatta di passi,di rumori,di
qualche nota ribelle che sfugge dagli auricolari per perdersi nell’aria.
Lo dedico alle creature dell’alba che vedono la luna oscurata dal sole dai finestrini di un treno
o di un autobus,a chi trasforma uno sbadiglio in un sorriso verso una vecchia amicizia, uno
sconosciuto o uno straniero;
a chi aspetta qualcuno alla fermata dell’autobus da una vita ormai. Questa e’ la quotidiana
Varese vista da un metro e sessantadue di altezza e vi dirò che oggi questa quotidianità non è
niente male.
Dandelion
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FLUORESCENT ADOLESCENT
Salve a tutti, e con tutti intendo allievi, professori, bidelli, tecnici, segretari, mamme
disperate, alunni che finiranno di leggere questo Giornalino al bagno, o mentre la prof spiega
per far passare il tempo e a tutti quelli che comunque si ritroveranno queste pagine in mano.
Non mi sono presentata io sono Gio, una quattordicenne cascata nella prima A di Scienze
Umane, una classe stupenda, dico davvero.
Ho deciso di infiltrarmi in questo Giornalino per vari motivi, diciamo che lo scrivere in un
giornalino scolastico mi ha sempre incuriosito e il provare nuove esperienze mi piace da morire, insomma poi diciamocelo sapere che quello che scriverò lo leggeranno molte persone mi
esalta tantissimo!
Sono un’amante delle parole, parlo di quelle leggere, pesanti, quelle che sanno trasmettere,
quelle delle canzoni che si muovono senza mai morire, di quelle che girano, di quelle inaspettate, di quelle brutte, di quelle forti, di quelle noiose, e puntini puntini puntini.
Eh bene sì, sono affezionata alla scrittura, e non vedo l’ora di cominciare a parlare, parlare
e straparlare di tutte le cose che succedono in questo pazzesco mondo, sperando di tenervi
compagnia a voi Lettori per qualche minuto.
Innanzitutto voglio dire che questa Scuola la amo già da impazzire, amo i miei compagni,
l’uscire a mezzogiorno, le nuove materie, il bar, il tè caldo all’intervallo che tieni stretto tra le
mani, e gli studenti tra i corridoi che hanno sempre qualcosa da raccontare.
I professori, bé i Professori ci stanno più o meno, bisogna abituarsi e so che finirò ad affezionarmi anche a loro.
75%
Si sa che la scuola al
degli studenti non piace, e che tutti preferirebbero stare a letto
fino a mezzogiorno, ma io alla fine è qui che ho incontrato le persone migliori. Lo so che la
sveglia suona sempre troppo presto, e lo studio a volte è troppo e preferisci lasciar stare, ma
io la mancanza la sento, perché la scuola diviene il Mondo degli Adolescenti, il luogo dove ci
passi più tempo, dove incontri gente nuova e che ci offre comunque, si spera, possibilità in più
nel futuro.
Bé taglio corto per questa volta non voglio annoiare nessuno, ma mi raccomando mi aspetto
un bel numero di Affiatati Lettori,
Arrivederci a Voi tutti Stelle del Cielo e al prossimo numero.
Jo.
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NESSUNO CI PUO’ GIUDICARE
Uno dei volti del Maghreb
Buongiorno a tutti lettori di A.M Underground!
Eh si, è il mio primo articolo, o almeno cerca di esserlo, sul giornalino del nostro istituto. Se
voi mi aveste visto mentre scrivevo questo pezzo, mi avreste preso sicuramente per una pazza: ad ogni parola digitata, il mitico tasto CANC provvedeva serenamente ad eliminarne tre o
quattro.
Bene, fatta questa importantissima introduzione relativa al mio rapporto con la tastiera del
pc, vi parlo un po’ di ciò che tratterò in questo spazio.
Come i vostri occhietti dolci e attenti avranno notato, il titolo che ho scelto per la mia rubrica
è “nessuno ci può giudicare”.
L’ispirazione mi è venuta in uno dei rarissimi e preziosissimi momenti liberi gentilmente
offerti dalla scuola. Mi trovavo in un rapporto di affettuosa simbiosi con il mio divano verde
mela (per la precisione) e stavo facendo zapping sull’I-pod; ad un certo punto inizio a canticchiarmi il ritornello dell’omonima canzone di Caterina Caselli.
L’ascolto. La riascolto. La canto. Ci penso. Mi scervello insistentemente su quel verbo che in
realtà porta ad un concetto ben preciso: il giudizio. Ho pensato alle migliaia e migliaia di volte
in cui ci troviamo a giudicare o veniamo giudicati. È proprio a questo punto che è caduta dal
cielo l’idea (che ho accolto a braccia aperte) di impostare una rubrica che descrivesse realtà
diverse dalla nostra, scrivendo di come la diversità possa essere una meravigliosa complementarietà.
Ogni mese proverò a scrivere qualche riga riguardo a culture, modi di pensare e stili di vita
differenti, in modo che ognuno, se vuole, possa immaginare sé stesso in situazioni diverse.
Quest’estate sono stata in Tunisia, in una cittadina di pescatori, agricoltori, tessitori: Mahdia.
Ovviamente sulla costa, la presenza del turismo si percepisce: parte del lungomare è infatti ricoperta di gigantesche strutture alberghiere, dalle più semplici alle più eleganti a quelle molto
lussuose.
Non è difficile notare, di conseguenza, quanto apparentemente si stiano occidentalizzando
gli abitanti. Per esempio, la maggior parte dei ragazzi e degli uomini vestono esattamente nel
nostro stesso modo; su parte del litorale, ci sono centri commerciali distanti circa duecento
metri l’uno dall’altro, che vendono gli stessi prodotti che troveremmo noi in qualsiasi supermercato.
Certo, la grandezza di un centro commerciale tunisino non è paragonabile a un nostro Iper,
ma vi assicuro che entrandoci ho avuto la stessa sensazione che provo quando vado normalmente a fare la spesa.
Girando per le strette viuzze della Medina, il centro della città, luogo del mercato, della moschea, del ristoro, osservavo le vetrine dei bazar e ciò che esponevano: la maggior parte erano
orafi e la clientela era costituita solo da donne autoctone; la delicatezza dei dettagli con cui
erano decorati quei gioielli è indescrivibile.
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Un altro posto di cui sono rimasta affascinata è stato il cimitero. “Il cimitero?” direbbe qualcuno. Ebbene sì. Il luogo sacro dei defunti si estende su un’intera collina affacciata e bagnata
dal mare. Il bianco marmoreo delle lapidi (molto semplici, senza fiori o decorazioni) contrapposto al blu profondo dell’acqua creava un effetto meraviglioso.
In quel momento, lo stereotipo del cimitero lugubre e cupo sembrava non essere mai esistito.
Le cose però cambiano, gradualmente, quando si procede verso l’entroterra. I grandi edifici,
gli alberghi, i centri commerciali lasciano spazio a enormi distese più o meno deserte, aride,
intervallate ogni tanto da qualche campo coltivato a stento. La gente ha cercato, anzi, e cerca
tutt’ora, di adattarsi alla siccità e all’avanzamento del deserto dal sud.
Coltivano gli ulivi con una distanza di tre quattro metri l’uno dall’altro poiché, a causa delle
scarse piogge, preferiscono avere pochi alberi rigogliosi che tanti secchi. Ho scoperto, tra l’altro, che gli ulivi costituiscono un’unità di misura, come per noi è il metro quadro; per comprare un terreno si devono pagare gli ulivi che si trovano in quell’area, scegliendone quanti se
ne vogliono, a seconda della disponibilità economica.
Un’altra particolarità è la delimitazione dell’orticello personale: al posto di utilizzare le staccionate come facciamo noi, hanno pensato di piantare varie file di piante di fichi d’india, così, gli
animali che vagano liberi per le campagne (che tra capre, pecore, asini, galline e dromedari,
sono parecchi) evitano di mangiucchiare la coltivazione.
In queste zone, nei villaggi, le grandi e maestose ville marittime vengono sostituite da case su
un piano, ben solide, molto semplici ma con un denominatore comune: un portale decorato a
mano con colori vivacissimi.
Sono a disposizione degli abitanti dei pulmini bianchi che trasportano le persone da un villaggio all’altro; come nei nostri paesi e città, ci sono delle fermate e degli orari ma la differenza
è che da loro, è completamente gratuito.
C’è stato un elemento, apparentemente insignificante, che mi ha fatto percepire la differenza
tra la “ricchezza” della costa e la “semplicità” dell’interno: le pompe di benzina.
Si passa dai distributori della Total a benzinai, improvvisati, muniti di qualche contenitore di
plastica e tubi di gomma da giardinaggio.
Poi c’è la questione delle mucche. C’è stato un momento, qualche decennio fa, in cui c’è stato
un calo drastico del latte, che le mucche non producevano più per diversi motivi. Così è stato
importato qualche esemplare di mucca svizzera, quella bianca e nera. Si sono però accorti che,
provenendo da climi molto diversi, non sopravvivevano al caldo umido della Tunisia, e così
han fatto incrociare le mucche svizzere (chiazzate) con le loro vacche (alte e molto esili), così
che adesso per strada si incontrano vacche a chiazze, come le nostre, ma alte e slanciatissime.
Poi c’è la pubblicità. Nelle nostre città, se un negozio deve promuovere la sua apertura o una
stagione di saldi o semplicemente invitare a “dare un’occhiata”, ha tantissimi mezzi a disposizione: volantini, cartelloni, internet e chi più ne ha più ne metta.
Questa popolazione, invece, ha pensato bene di utilizzare il cemento come metodo di pubblicizzazione.
Mi spiego meglio: tutti coloro che possiedono un negozio, un bar, un bazar, possono liberamente costruire, sulla strada davanti all’ingresso, un dosso. Così facendo obbligano le auto a
rallentare ed eventualmente a “sbirciare” nelle vetrine. Ovviamente, più la dunetta sarà alta,
maggiore sarà il tempo di sosta. Ragionamento perfetto!
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Ciò che animalisti e vegetariani preferirebbero non vedere sono i macellai di dromedari che,
al posto di esporre la carne su un bancone, hanno trovato un sistema molto più “d’effetto”: le
parti dell’animale (testa compresa) vengono appese ad una sbarra e penzolano tristemente
fino a quando qualcuno non le compra. La carne di dromedario, è considerata un toccasana
per chi soffre di colesterolo alto, è molto magra.
Ma ecco la parte più particolare del mio viaggio, la visita a Kairouan, la quarta città santa dei
musulmani, in ordine di importanza.
Ho visitato la moschea e un mausoleo e sono rimasta colpita dalla fede di questo popolo,
dalla loro devozione e dal loro profondo rispetto per i precetti. Ciò che mi ha colpito è la loro
attenzione nel creare le condizioni necessarie perché i fedeli possano applicare le regole della
dottrina.
La moschea non rappresenta solo il luogo in cui uomini e donne si recano cinque volte al
giorno per la preghiera, ma anche uno spazio in cui si può sostare per meditare, rilassarsi e
leggere i versi del Corano avvicinandosi spiritualmente ad Allah. Nelle moschee è richiesto
che le donne si coprano il capo con un velo, ed è un segno di profondo rispetto nella loro cultura, ed è triste vedere come alcuni turisti lo interpretino come una sorta di sceneggiata.
La tappa successiva è stata una fabbrica di magnifici tappeti, e, nel tragitto, camminando
all’interno della cittadina, tra le strette viuzze, è stato fantastico osservare i bambini che giocavano per strada e si divertivano all’aria aperta, scambiandosi le figurine e facendo le gare con
le biciclette. Non in modo così diverso dai bambini dei nostri paesi.
Ho concluso il mio viaggio in una pasticceria, assaggiando i makroud, degli ottimi dolcetti di
datteri e semolino.
Ecco, questo è quello che ho vissuto.
E stando a contatto con questa cultura, ho provato delle sensazioni speciali e indimenticabili.
Non vedo l’ora di vivere, di vedere, di assaggiare aspetti di altre delle tantissime realtà che abbiamo intorno. Alla prossima ragazzi,
LaDidonè
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LET’S READ, LET’S DREAM
“Sembrava impossibile, ma ce l’avevamo fatta”, “meglio tardi che mai”, “ chi non muore si rivede”.
Ecco a voi, cari studenti del Manzoni, tre meravigliose frasi fatte che racchiudono alla perfezione la storia travagliata di questo giornalino, nonché il suo trionfale ritorno.
Di tempo ne è passato e forse è il caso di dare una bella spolverata alla situazione e di far riaffiorare tutti i ricordi.
Per incominciare io sono Babi e scrivo per il giornalino da due anni. La mia idea per l’anno
passato era quella di recensire, con testa e cuore, libri che mi hanno colpito, toccato o anche
semplicemente sfiorato.
Il mio progetto è, però, brutalmente andato in fumo a causa delle “ormai note anche ai muri
della scuola” forze maggiori.
In ogni caso se sono qui a scrivere, qualcosa significherà pure.
Sono lieta di annunciarvi, preamboli a parte, che la mia rubrica di quest’anno sarà... “rullo di
tamburi”... esattamente la stessa dell’anno scorso!
Ebbene sì ragazzi miei! Il progetto di recensire libri mi incanta, ed è proprio per questo che
ho deciso di portarlo avanti con testardaggine e convinzione.
Inoltre c’è una forte componente emotiva e personale che mi porta a non cambiare idea sul
progetto: amo i libri con tutto il mio cuore, anzi, in realtà credo che il mio cuore sia a forma
di libro, o forse i miei polmoni lo sono. Sì, devono essere decisamente i polmoni, perché se
passo più di un paio di giorni senza leggere, mi manca l’aria.
Il preambolo introduttivo tipico del primo articolo ha già occupato più del previsto, ma ciò
che è importante specificare è che nelle mie recensioni non troverete mai spoilers o informazioni fondamentali riguardanti la storia. Nelle mie recensioni, come in ogni recensione che si
rispetti, troverete semplicemente la trama del libro, un giudizio dettato principalmente da ciò
che esso ha suscitato in me e, di conseguenza una forte carica emotiva.
Per questa volta, però, andrò contro la mia stessa corrente (infondo si sa che nel primo numero del giornalino va sempre un po’ così) e al posto di recensire un libro, vi renderò partecipi
della mia personale TOP 10 libresca, cosicché possiate prendere qualche spunto per le vostre
future letture.
1. Kafka sulla spiaggia, di Murakami Haruki (libro che, tra le altre cose, ho recensito proprio
nel numero di Ottobre dell’anno scorso).
2. Harry Potter e il Principe Mezzosangue, di J.K. Rowling (premettendo che su “Harry Potter” potremmo aprire un capitolo a parte e che li amo tutti alla follia, questo è il mio preferito)
3. Veronka Decide di Morire, di Paulo Coelho
4. Alice nel Paese delle Meraviglie, di Lewis Carrol
5. Molto Forte Incredibilmente Vicino, di Jonathan Safran Foer
6. Hunger Games, La Ragazza di Fuoco, di Suzanne Collins (l’intera trilogia è magnifica, ma
il secondo ti succhia l’anima, altro che vampiri..)
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7. 1984, di George Orwell
8. Orgoglio e Pregiudizio, di Jane Austen
9. L’ombra del Vento, di Carlos Ruiz Zafòn
10. Il Codice Da Vinci, di Dan Brown
Ci tengo a sottolineare che questa lista è del tutto parziale, nel senso che sono consapevole del
fatto che subirà parecchie metamorfosi, ma ora come ora è quella che il mio cuore, e i miei
gusti mi dicono di comunicarvi.
Chissà, forse tra qualche anno rileggerò questo articolo e penserò cose del tipo “oh santo Merlino! Che razza di gusti avevo?”.
Inoltre, nel caso qualcuno di voi decidesse di leggere uno di questi libri, o l’avesse già letto
e desiderasse condividere il proprio parere con me, ne sarei felicerrima (e anche se fosse un
parere orrido, giuro che non vi truciderei).
Ho iniziato questo articolo con delle “frasi fatte”, ed essendo io una fanatica della ciclicità, lo
chiuderò allo stesso modo.
Si dice che “l’abito non fa il monaco” e che “non si giudica il libro dalla copertina”, sarà ma io
spesso e volentieri mi lascio tentare proprio dalle copertine. E voi?
“Per alcune persone, i libri fanno la differenza tra felicità e infelicità, speranza e disperazione,
una vita degna di essere vissuta e una orribilmente noiosa.”
[La libreria dei nuovi inizi, Anjali Banerjee]
Babi
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DEAR DIARY
Ero seduta. O meglio stravaccata come al solito sul divano.
La musica accesa al massimo nelle cuffie. Avevo seriamente paura di perdere l’udito ma non
facevo comunque nulla per abbassare il volume.
Pensai che se fosse improvvisamente entrato un ladro mentre tenevo gli occhi socchiusi nemmeno me ne sarei accorta.
Quel pensiero mi fece sorridere. Aprii istintivamente gli occhi rigati di lacrime, mi staccai gli
auricolari e mi guardai attorno.
Non c’era nulla, la mia solita mente paranoica.
Riaccesi il lettore mp3 e mi isolai nuovamente nel mio mondo. Amavo poter scappare dalla
realtà almeno per un istante, volare lontano lasciando il mio corpo ancorato a quel mondo di
parole non dette e gesti non fatti. Talvolta mi capitava di andare così lontano con la mente da
non riuscire a volte nemmeno a distinguere tra i miei viaggi mentali e la realtà. Ero sempre
così brava a mentire a me stessa..!
Non facevo caso a quello che ascoltavo, qualsiasi cosa sarebbe andata bene, tanto le parole mi
scivolavano addosso senza lasciare traccia; solo un vago sentore di consapevolezza mi teneva
attaccata alla realtà. Ero come in trance.
Ormai nulla aveva più senso e dunque perché cercare di trovarne uno?
Provai a riscuotermi e presi tra le mani il quaderno di matematica, guardandolo con diffidenza e rancore. Sapevo che la pagina sarebbe inevitabilmente rimasta vuota. Come del resto la
mia vita.
Pochi giorni erano passati dall’inizio della scuola e già non ce la facevo più, non era da me.
In realtà conoscevo la ragione di tutta quell’apatia. Ma come al solito evitavo di soffermarmici.
E nemmeno potevo impedire alla mia mente di pensarci, potevo correre più lontano possibile
coi pensieri, potevo girare il più al largo possibile ma i sentieri della mia memoria mi riportavano sempre nella stessa radura e subito arrivava l’immagine di lui. La mia fissazione.
Razan, mi aveva conquistata dalla prima volta, da quando incrociai il suo sguardo, da quando ci battemmo il cinque la prima volta. Anche se in verità non l’avrei mai ammesso, come al
solito.
In realtà quel ragazzo mi aveva incuriosita già dal mio primo minuto di liceo, già da quel
primo minuto in quel nuovo mondo in cui non conoscevo nessuno, o meglio preferivo non
conoscere.
Ero stata così felice di cambiare città l’anno prima, non vedevo l’ora di ambientarmi, di lasciarmi tutto alle spalle e di iniziare di nuovo, voltare pagina senza più preoccuparmi della
persona che ero, cercando di dimenticare la Nour che ero, la ragazza timida, impacciata,
scontrosa.
Non vedevo l’ora di cambiare e di conoscere persone che non avevano idea del mio passato,
con cui potermi etichettare. Potevo farmi spazio, prendere in mano la mia vita e farmi valere.
E così, lui. Il ragazzo alto davanti a me nella calca del corridoio, quel primo giorno di scuola.
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Gli vedevo solo la nuca, i capelli corvini e la schiena, da cui pendeva lo zaino semivuoto. E mi
copriva la vista. La sua sagoma era l’unica cosa che riuscivo a vedere, schiacciata accanto al
muro mentre chiamavano ad uno ad uno gli alunni e li smistavano nelle classi.
Cominciai a saltellare come una cretina provando a scorgere qualcosa al di la di quelle spalle.
E il bello era che non ero nemmeno bassa. Anzi a dire la verità ero più alta della maggior parte
delle ragazze della mia età , tanto che tutti rimanevano stupiti quando dicevo di avere 15 anni.
Comunque pensavo già di avere iniziato l’anno nel peggiore dei modi possibili.
Frustrata, mi arresi, incrociai le braccia e attesi sperando di riuscire a sentire il mio nome quando sarei stata chiamata.
Il ragazzo non si mosse finché non fu chiamato il nome prima del mio, si avviò per il corridoio
con un l’andamento di chi ne conosceva ogni singola svolta.
Seguii spontaneamente quello sconosciuto che non avevo nemmeno visto in faccia.
Salimmo le scale, affrettai il passo e lo superai voltandomi impercettibilmente, giusto per sbirciare un po. Incrociai il suo sguardo e imbarazzata mi rigirai a guardarmi i piedi, prima di finire
distesa sulle scale. Non sarebbe stato strano per me.
Sorrisi a quel ricordo, mi alzai osservando il mio riflesso nello specchio. Avevo un’aria davvero orribile. I capelli neri come l’ebano mi ricadevano disordinati sulle spalle, gli occhi arrossati e i vestiti stropicciati mi davano un aspetto ancora più selvaggio. Mi scappò una risata.
Avrei fatto scappare anche il più coraggioso tra gli uomini, pensai tra me e me.
Mi diedi una sistemata e mi rilassai, più sollevata di prima.
Com’erano strani i ricordi. Erano capaci di farti provare la tristezza più straziante e subito
dopo la felicità più immensa. Mi passai una mano tra i capelli , feci un sospiro , mi chinai
sotto il letto e aprii la mia vecchia scatola dei ricordi. Oramai che i ricordi erano tornati, tanto
valeva andare fino in fondo.
Le mie labbra si aprirono in un sorriso triste e riaffondai nei cunicoli nascosti nella mia memoria.
Entrai in classe trovando tutti i posti occupati, tutti tranne uno.
E dove ovviamente? Vicino a lui.
Ultimo posto in fondo alla classe. Mi avvicinai esitante e presi posto senza incrociare il suo
sguardo. Lui mi rivolse un balbettato ciao e io ricambia ugualmente timida.
Ad un tratto il cellulare vibrò strappandomi ai miei pensieri, contrariata digitai la password
e lessi il nome del mittente del messaggio. Non ci potevo credere. Sicuramente i miei occhi
stanchi si sbagliavano. Mi avvicinai allo schermo, per rileggere. Non potevo sbagliarmi, era
proprio lui quello che mi scriveva.
Nour.
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SCUSATE SE MI INTROMETTO
Lo so, lo so.
Non sprecate il vostro fiato da adolescenti, che già è consumato dalle discussioni con i genitori, dalle canzoni cantate a squarciagola chiusi in camera e dalle sigarette delle sette di mattina
che fanno sempre cool.
Lo so.
E mi dispiace, davvero!
Voi piccoli animaletti pelosi credevate, almeno per quest’anno, di esservi liberati di questa
rubrica. Ragionevolmente pensavate che io mi fossi finalmente stancata di scrivere sciocchezze senza alcun filtro, di darvi soprannomi assurdi e di intromettermi nelle vostre equilibrate e
serene vite.
Poveri, piccoli ingenui studenti.
È con immenso dispiacere che devo comunicarvi che la sottoscritta non si stanca mai di dire
cavolate, e che infastidire le persone continua ad essere uno dei miei passatempi preferiti, oltre al mangiare, al dormire e al fare spuntini (lo so che tecnicamente anche fare uno spuntino
vuol dire mangiare, ma no fatemi sentire ingorda).
Credo che tutti quanti sappiate cosa succede adesso. Quasi quasi lascio che siate voi a dirlo.
Dai, ditelo.
…
…
Va bene, va bene, se proprio devo, lo dico io!
Scusate se anche questa volta mi intrometto nelle vostre tranquille e sane esistenze cari studenti manzoniani!
Bene, ora che abbiamo svolto i convenevoli, concentriamoci sulle cose serie.
Comunque non ci crede nessuno che non siete felici di vedermi.
Lo so che avete il cuore pieno di zucchero filato e arcobaleni, e non riuscite a smettere di
saltellare e lanciare gridolini isterici per il ritorno di questa rubrica (solo, magari evitate di
continuare a leggere il giornalino sotto al banco mentre la vostra professoressa spiega, se non
riuscite proprio a contenervi –cosa del tutto comprensibile).
Ora concentriamoci veramente sulle cose serie.
Ci sono tantissime cose di cui vorrei parlarvi perché, non so se ci rendiamo conto, ma è da
un anno che non ci facciamo una chiacchierata, io e voi. Voglio dire, la mia barba ha fatto in
tempo a diventare bianca e folta, il mio pinguino domestico è finalmente diventata madre e
ho ghiaccio dovunque in casa, la Nutella ha fatto in tempo a diventare nominale (anche la
Coca-Cola, ma quella non è lontanamente paragonabile alla Nutella) e mi sono passate talmente tante cose assurde, scandalose, divertenti e improponibili sotto agli occhi che non so
davvero da dove cominciare. Credo che però sia doveroso, oggi, parlare di una piaga sociale
che ogni anno torna a turbare le giovani schiere di studenti, un dramma esistenziale con cui
ognuno di noi deve convivere, e che ognuno affronta in modo diverso, ma pur sempre
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È da generazioni ormai che le sveglie, le mamme arrabbiate, i secchi d’acqua, il solletico assassino, il denudamento dalle coperte e il faro da minatore puntato negli occhi vengono usati
come mezzi di tortura brutale per costringere i poveri studentelli assonnati a lasciare il proprio caldo e confortevole letto.
Ognuno poi ha il suo modo di vivere questa triste esperienza mattutina.
C’è chi, efficiente conservatore della puntualità, scatta in piedi come una molla, e dopo aver
traumatizzato ogni poro della sua pelle con l’acqua gelida, è pronto e operativo. Se non conoscete nessun esemplare di questa specie, tranquilli, non siete ignoranti, è che è una razza in
via d’estinzione.
Ci sono poi quelle ammirabili (e secondo il mio modesto parere leggermente squilibrate e folli) persone che, ritenendo il diritto di fare tutto con calma un valore irrinunciabile, puntano la
sveglia molto prima del necessario, per poter poi pucciare un’infinità di biscotti nel loro latte,
o scegliere serenamente e razionalmente cosa indossare per la giornata (magari abbinando
anche i colori) e camminare sereni e rilassati alla fermata del pullman, senza doversi prestare
a umilianti e poco riuscite imitazioni di Usain Bolt.
Una curiosa e per me incomprensibile sottospecie di questa categoria di persone sono quelle
avvenenti fanciulle che si svegliano prima del tempo per riservare un quarto d’ora buono al
trucco e parrucco.
Ora, signorine: avete tutto il mio rispetto, perché io non credo che, nemmeno volendolo con
tutta me stessa, riuscirei a convincere il mio corpo ad alzarsi dal letto sapendo che evitando il
trucco potrei dormire altri 15 minuti MA, seriamente parlando, mettetevi una mano sul cuore e chiedetevi: ne vale veramente la pena?
Arriviamo ora alla categoria in cui credo molti, scavandosi nell’anima, riconosceranno di
appartenere; a quei pigri e disgraziati esseri per i quali, se dipendesse solo da loro, la scuola
non inizierebbe prima delle undici (e ovviamente finirebbe lo stesso alle due). Questi giovani
uomini e giovani donne, incompresi dalle madri furibonde, dagli autisti dei pullman sempre
in anticipo e dai professori che odiano gli sbadigli, vivono un dramma esistenziale ogni mattina, e combattono eroicamente con il loro acerrimo nemico, la sveglia.
Ognuno di loro attraversa tre fasi in questa dura relazione:
-il rifiuto, al suonare della sveglia, di credere che sia già mattina.
-la contrattazione, spostando cinque minuti avanti il timer, e convincendo se stessi ad alzarsi
con la tipica discussione mentale “mi alzo ora…ok, ora…adesso davvero…in questo istante
mi alzo…adesso…ok, adesso…aaadesso” e cosi via.
-la rassegnazione, e la conseguente sconfitta del nostro eroe, che inizia a spingere il proprio
corpo verso il bordo del letto, con mosse più goffe di un panda obeso che balla Gangnam
Style, e rotola sul pavimento per poi alzarsi lentamente, per evitare di inciampare nelle occhiaie.
Generalmente poi la preparazione, ridotta alle norme base dell’igiene e della decenza, prosegue in maniera meccanica, secondo un metodo perfezionato in anni di levatacce, lavandosi
i denti mentre si ingurgitano cereali, scavando casualmente nell’armadio in cerca di vestiti
mentre ci si infila le scarpe, pettinandosi con le mani mentre si cacciano un paio di libri in
cartella, dando da mangiare al lama domestico mentre ci si cerca una merenda nella dispensa.
Il tutto in suppergiù 10 minuti.
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Generalmente la simpatica scenetta si conclude con una porta che sbatte e il nostro amico che
catapulta se stesso per strada pregando gli dei del trasporto pubblico di avere in grazia la sua
anima anche per quella mattina.
Sappiate dunque, che a qualunque categoria voi apparteniate, io condivido i vostri dolori e
ammiro il vostro coraggio, e prometto che quando sarò governatore supremo del mondo
stabilirò che l’istruzione avvenga solo per sogni istruttivi indotti dal cioccolato, come è giusto
che sia.
Per ora, il mio pensiero va in particolare a tutti quegli eroi dei paesini dai nomi improponibili, che ucciderebbero i Varesini che si lamentano di doversi alzare alle 7, e che dimenticano
sempre mille cose a casa, perché quando un compagno manda loro un messaggio come promemoria, loro sono già usciti di casa da mezz’ora.
Coraggio ragazzi, un giorno passeremo sopra a tutte le nostre sveglie con uno schiacciasassi.
In ogni caso, fatevi forza paguri manzoniani, sapendo che il vostro letto vi sarà sempre fedele,
e vi attenderà ogni sera, pronto a confortarvi, accogliervi ed amarvi.
E intanto sappiate che vi amo anche io, e vi auguro tutta la cioccolata del mondo (?).
A presto,
LaLucions.
LE DOMANDE ESISTENZIALI
IRRISOLVIBILI
Hola cari amici del Manzoni!
Un altro anno è iniziato e durante queste brevi vacanze (non sono mai abbastanza lunghe)
ognuno di noi è cambiato, è cresciuto, ha fatto diverse esperienze, ha incontrato nuove persone e instaurato nuovi rapporti.
Dopotutto l’adolescenza è il periodo delle trasformazioni, della maturazione (almeno si spera)
e dei dubbi esistenziali.
Sì, siamo pieni di domande “chi sono,” “cosa voglio,” “che senso ha il mondo?” Domande importanti, mi sembra ovvio, a cui un giorno, forse, daremo risposta (magari qualche fortunato
già l’ha fatto).
Ma siamo veramente sempre così profondi? La nostra testa è solo piena di domande degne di
un filosofo?
Beh non credo. Perlomeno, io parlo per me, ma credo anche per tanti altri.
Pensiamo a quelle volte in cui, durante certe lezioni soporifere o lunghe passeggiate solitarie,
la nostra mente viaggia verso ragionamenti paurosamente insensati e arriviamo a chiederci
domande del tipo: “è nato prima l’uovo o la gallina?”
E sì, parliamoci chiaro, la nostra mente è piena di dubbi di questo tipo. L’altro giorno, ad
esempio, mentre cercavo di studiare una materia abbastanza noiosa mi sono chiesta, così
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senza motivo:
“Ma cosa accidenti sono questi fantomatici Hipster?”
Non so il perché di questa domanda, probabilmente il mio cervello cercava disperatamente
una scusa per distrarsi dagli appunti (il tipico processo di evasione di fronte a una realtà opprimente).
Fatto sta che non riuscivo più a studiare! Dovevo assolutamente conoscere il significato di
quella parola. Ormai per le strade gente di ogni tipo definisce il proprio stile Hipster. Sapevo
che questa fosse una tendenza controcorrente, alternativa... ma allora perché tutti ci si conformano? Situazione abbastanza paradossale.
Le ragazzine con i pantacollant tribali si definiscono hipster, se hai una camicia in jeans “amico sei hipster,” sei hai gli occhiali da nerd “quanto sei hipster,” se hai la felpa di Obey “sei troppo hipster!”, se hai il cappellino dell’Hype “sei hipsterissima!”
E poi, ma sì, andiamo tutti in giro con il simbolo dei Doni della Morte senza neanche conoscerne il significato! Miei cari Babbani, i Deathly Hallows NON VI RENDONO HYPSTER!
Di fronte a tutta questa confusione ho dovuto chiarirmi le idee. E così ho salutato, molto amaramente, le mie ore di studio e ho fatto un po’ di ricerche, ho letto un po’ di giornali e penso
di aver capito.
L’Hipster di oggi (perché esiste anche l’hipster degli anni 40 cioè l’appassionato di bebop e
hot jazz. Ma quante informazioni da Wikipedia!) secondo me è il giovane che non segue
mode convenzionali ma ha uno stile tutto suo: che va dal retrò all’indie, chi mette la prima
cosa pescata nell’armadio senza alcun tipo di abbinamento ma riuscendo comunque a “conciarsi” in modo originale e chi veste vintage ma con veri vestiti usati dalle mamme.
La capitale degli Hipster è, udite udite… Stoccolma! I giovani di questa fredda città parlano
un inglese perfetto (tipico degli hipster), amano lo studio delle arti, disprezzano l’ostentazione e non hanno mai un soldo in tasca. Questo perché in Svezia il carico fiscale è molto più
pesante del nostro ma in compenso tutto quello che sborsano vieni ridato loro indietro attraverso i tanti ed efficienti servizi pubblici (sì, proprio come in Italia).
L’ Hipster non da importanza all’aspetto esteriore ma cade nel più alto menefreghismo. È
quello che non ha tempo da perdere perché la sua testa probabilmente è impegnata in grandi
pensieri è occupata da indifferibili questioni! Sì a questo punto mi sento un po’ hipster, e penso che un po’ dovremmo esserlo tutti.
Quindi tenetevi pronti a pensare fuori dagli schemi, perché in questa mia rubrica analizzerò
le più assurde e stupide domande di internet, dilemmi dell’universo apparentemente irrisolvibili, che per molti sono drammi esistenziali di dimensioni galattiche.
Noi siamo pronti a dare delle risposte.
Spero che tutto questo vi faccia pensare fuori dagli schemi, o semplicemente ridere. Spero che
queste domande concettualmente misteriose vi distraggano un po’ e vi facciano scollegare i
neuroni. E spero possano alleggerire la vostra giornata!
Bene ecco a voi le “Life’s unanswered questions” :
• “How does a shepherd count his flock without falling asleep?” Come fa un pastore a contare il suo gregge senza addormentarsi?
Penso con tanto caffè e molta forza d’animo. Uomini determinati i pastori!
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• “If Dracula has no reflection, how comes he always had such a straight parting in his
hair?” Se Dracula non si riflette negli specchi, come f ad avere sempre la riga dei capelli perfettamente dritta?
Dopo tutti gli anni passati a farsi la riga in mezzo se la saprà fare ad occhi chiusi oppure è
semplicemente un genio.
• “If you try to fail, and succeed, what have you done? Failed or succeded?” Se provi a fallire
e hai successo, cosa hai fatto? Hai fallito o avuto successo?
Non lo so ma la mia vita dopo questa domanda non sarà più la stessa.
• “If a cow laughed real hard, would milk come out her nose?” Se una mucca ridesse molto
forte il latte le uscirebbe dal naso?
*risata incontrollabile* Ma perché? A questo punto spero di sì, sarebbe una scena epica!
• “If somebody vanished WITHOUT A TRACE, how do people know they are missing?”
Se qualcuno sparisse SENZA LASCIARE TRACCIA, come farebbe la gente a sapere che è
scomparsa?
Qua non c’è traccia neanche dei tuoi neuroni amico.
• “If olive oil comes from olives, where does baby oil come from?” Se l’olio di olive proviene
dalle olive, da dove proviene il baby oil?
Vedo dove vuoi arrivare amico. beh una cosa è certa, non proviene da bambini spremuti! O
almeno lo spero… Bambini spremuti per creare olio, che brutta immagine!
• “Why did Superman wear his briefs on the outside of his tights?” Perché Superman indossa
le mutande fuori dalla calzamaglia?
Me lo sono sempre chiesta! probabilmente sarà hipster anche lui! C’è solo del bello nell’essere
diversi.
-Lucia Bonbon
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LA POSTA DEL CUORE
Ciao ragazzi,
Non avete mai sognato di aver qualcuno con cui confidarvi? Qualcuno che come voi cerca di
sopravvivere in questo mondo, nell’età più difficile e più sorprendente che ci sia?
Ecco, io sono qua per condividere con voi le mie storie, le mie delusioni, i miei problemi, ma
soprattutto sono qui per ascoltarvi e consigliarvi, sperando così di potervi aiutare in questo
tortuoso percorso chiamato “adolescenza”.
Quindi per cominciare mi presento!
Sono Mel, una ragazza normale a cui succedono cose poco normali. Ecco una delle mie avventure:
Avete presente quel ragazzo che conoscete da anni, con cui vi confidate e di cui vi fidate ciecamente? Io si, bé ecco... a volte pensate che sia solo amicizia, ma arriva il momento in cui
per un motivo o per un altro, realizzi che non puoi fare a meno di lui. Qualche anno fa a me è
successo.
Io ed E. frequentavamo la stessa scuola. Ci vedevamo tutti i giorni, e piano piano, mi sono
resa conto che non potevo fare a meno di vederlo. Purtroppo non eravamo in classe insieme,
quindi appena la campanella dell’intervallo suonava, entrambi ci affrettavamo verso le scale
dell’ala sud della scuola, e uscivamo nel piccolo cortile sul retro.
Era il nostro posto, nostro e di nessun altro, dove ridendo e scherzando ci confidavamo tutto;
e fu lì che un giorno lui si girò a guardarmi e mentre, come al solito, mi stringeva il viso tra le
mani per salutarmi con un bacio sulla fronte, mi baciò. Un Bacio vero di quelli che ti sconvolgono la giornata, rendendola semplicemente perfetta. A me piaceva da tanto, ma non avevo
mai avuto il coraggio di fare il primo passo, per paura di rovinare quello splendido rapporto
che ci rendeva unici. Ma con quel bacio mi aveva detto che anche per lui non ero solo un’amica, ero qualcosa di più... Qualcosa per cui valeva tentare nonostante la posta in gioco fosse
alta. E noi ci abbiamo provato, abbiamo provato a rompere la “friend-zone”. Fu la mia prima
vera storia e ancora oggi ne conservo un ricordo bellissimo. È rischioso iniziare una relazione
con un amico importante, e non tutti scelgono di provarci.
Vale la pena rischiare un’amicizia per un amore che potrebbe essere bellissimo, ma potrebbe
anche non funzionare? Cosa ne pensate voi? Pro o contro il rischio dell’uscita dalla “friendzone”? E voi, avete vissuto qualcosa di simile? Ci sono questioni di cuore buffe, tristi, romantiche che avete vissuto? Storie che ancora vi fanno sorridere, arrabbiare, piangere, arrossire?
In questa rubrica vorrei dare voce alle vostre storie.
Condividendole ci si rende conto di quante persone hanno vissuto qualcosa di simile, e ci si
sente meno soli o meno stupidi, e magari si dà qualche consiglio a chi sta vivendo ora una
situazione così.
Aspetto le vostre storie e il vostro punto di vista sulla questione “friend-zone”.
Scrivetemi qui: [email protected]
Mel
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HORROROSCOPO
Buongiorno manzoniani, anche quest’anno il vostro giornalino di fiducia è tornato e con lui
torna anche il miglior oroscopo mai scritto… il MIO!
Verità a parte, vi scrivo due righe soltanto per spiegare alle new entry in cosa consiste questa
rubrica. Premettendo che “ogni riferimento è puramente casuale,” lo scopo principale è quello
di strapparvi un sorriso e, perché no, predirvi il futuro. Ogni mese ci sarà il segno “prediletto”
di cui darò indicazioni circa i caratteri principali e qualche informazione in più con il rispettivo disegno fatto a sei mani con io, me e me stessa.
Adesso, senza indugio, inizio questo pazzo Horroscopo con il segno prediletto del mese che
è…(rullo di tamburi)…
GHIRO
23/10-22/11
Ama profondamente il silenzio e la tranquillità
ma soprattutto dormire. È una persona forte e
indipendente, a cui piace però stare in compagnia e condividere le proprie passioni.
AMORE: questo è un mese d’oro. Non state
imbaccuccati nei vostri kanguru davanti alla
tv, schiacciando un pisolino.
Uscite, il letargo per voi non è iniziato, cercate
il/la vostro/a “ghiretto/a”. E se non la trovate
subito non preoccupatevi, avete tutto il mese
a disposizione. Per gli accoppiati godetevi il
momento, non è mai stato così dolce e bello,
concedetevi qualche seratina romantica in più.
SCUOLA: non pensate solo all’amore ma
anche allo studio, siete persone intelligenti, ma
non potete vivere di rendita!
Non prendete sottogamba le solite due materie
che odiate, cercate di assumerle a piccole dosi
invece!
CONSIGLIO: non chiudetevi in voi stessi se
avete un problema, ascoltate anche i consigli di
chi ha un punto di vista esterno.
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FARFALLA
21/03-20/04
PETTIROSSO
21/05-21/06
CONIGLIETTO
21/04-20/05
AMORE: fai attenzione
perché nuovi incontri sono
dietro l’angolo.
SCUOLA: questo mese sarà
molto difficile ma non scoraggiarti, tieni duro i risultati arriveranno.
AMORE: sei un po’ schizzinoso in amore, per questo se hai
qualcuno al tuo fianco, tienitelo stretto.
SCUOLA: non è il tuo periodo, cerca di non pensare hai
problemi e vedrai che andrà
meglio.
AMORE: in questo periodo
ti senti dolcissimo/a, sfruttalo a tuo vantaggio.
SCUOLA: è il tuo mese
buono, niente da dire. Solo,
non ti giustificare sempre in
Educazione Fisica!
TARTARUGA
23/07-23/08
SCOIATTOLO
24/08-23/09
MARMOTTA
22/12-20/01
AMORE: hai bisogno dei
tuoi tempi in amore e non
tutti lo capiscono. Per questo
mese niente novità.
SCUOLA: non iniziare subito con la filosofia del “sei
politico”. Mettiti a lavorare
un po’!
AMORE: non pensare al passato, così facendo perdi molte
occasioni.
SCUOLA: le materie scientifiche proprio non le digerisci.
Chiedi se non capisci, non
essere timido.
AMORE: per i single niente
da fare; per le coppie invece
questo è un periodo meraviglioso.
SCUOLA: tutto sta andando
secondo i tuoi piani, non c’è
da preoccuparsi.
VOLPE
23/10-22/11
GRILLO
22/06-22/07
PINGUINO
21/01-19/02
AMORE: sei una persona
furba anche in amore; stai
attento perché non tutti sono
disposti a fare il tuo gioco.
SCUOLA: intelligente come
sei raggiungerai risultati
magnifici.
AMORE: è un momento no
vero? Meno male che ci sono
gli amici al tuo fianco.
SCUOLA: lo sai anche tu, se
t’impegni, hai dei risultati ottimi. Perciò STUDIA!
AMORE: sei “tenero e coccoloso”. Occhio che qualcuno
potrebbe approfittarsene.
SCUOLA: ti senti molto diligente in questo periodo, vai
così!
ORSO POLARE
23/11-21/12
FURETTO
18/02-20/03
AMORE: stai cercando una
persona che ti “accudisca”
continua a cercare, è vicina.
SCUOLA: mi dispiace dirtelo
ma non puoi uscire il pomeriggio e pretendere i risultati.
AMORE: non ruota tutto intorno a te, lascia dello spazio
anche al tuo lui/lei.
SCUOLA: materie come
fisica e inglese vi daranno un
po’ di problemi, cercate di
stare attenti in classe.
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