Agenda`2014 - Agenda Latinoamericana

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Agenda`2014 - Agenda Latinoamericana
Latinoamericana
mondiale 2014
Il libro latinoamericano
più diffuso ogni anno
dentro e fuori il Continente.
Segno di comunione continentale e mondiale
tra le persone e le comunità appassionate e impegnate
con le Grandi Cause della Patria Grande.
Un annuario della speranza dei poveri del mondo
dalla prospettiva latinoamericana.
Un manuale che ci accompagna nella costruzione de «l’altra mondialità».
Una riserva di memoria storica della militanza.
Un’antologia di solidarietà e creatività.
Uno strumento pedagogico per l’educazione,
la comunicazione, l’azione sociale popolare.
Dalla Patria Grande alla più Grande Patria dell’Umanità.
Dati personali
Nome:..................................................................................................... Abitazione:.............................................................................................. .............................................................................................................. .............................................................................................................. Città:....................................................................................................... Paese:..................................................................................................... % casa:.................................................................................................... % ufficio:.................................................................................................
% cellulare...............................................................................................
E-mail:.....................................................................................................
Fax: . .......................................................................................................
Carta d’Identità nº:................................................................................... Passaporto nº:................................................. Gruppo sanguigno e RH:......
In caso di smarrimento contattare:............................................................ .............................................................................................................. In caso di urgenza o incidente avvisare:..................................................... .............................................................................................................. La stampa di quest’Agenda è realizzata in carta riciclata, meno appariscente. Non presenta il
biancore artificiale della carta ordinaria -ottenuto con agenti chimici e con l’utilizzo di legno nuovo-,
in cambio però non inquina, ricicla, e salva alberi. Dobbiamo abituarci a questo tipo di carta, favorirne la diffusione e persino «esigerla» quando possibile. La carta normale è molto costosa per il pianeta.
latinoamericana.org/2014/info è la pagina messa in rete per offrire e diffondere ulteriori materiali, idee, risorse pedagogiche... oltre a quelli che trovano fisicamente spazio nella versione cartacea.
Continuiamo dunque, come sempre, con la complementarietà tra carta e telematica.
latinoamericana.org è il «portale» dell’Agenda, il suo complemento su Internet, dove si può
conoscere l’Agenda oltre alla sua pubblicazione annuale cartacea. Vi si trovano i bandi di concorso, la
pubblicazione dei risultati e le altre novità.
servicioskoinonia.org/agenda/archivo è l’Archivio telematico dell’Agenda. Vi si possono leggere o copiare i testi, sia dell’anno in corso (a partire dal mese di febbraio) che degli anni precedenti.
L’Agenda Latinoamericana 2014 in inglese è pubblicata in formato digitale ed è disponibile
online sul sito: latinoamericana.org/English
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Premessa all’edizione italiana dell’Agenda
Latinoamericana-mondiale 2014
Aprire mutuamente le proprie mani
Libertà. Una parola che mette le ali al nostro cuore, così radicata nella nostra storia tanto da risuonare immediatamente intrecciata ai principi di uguaglianza e fraternità, senza i quali ci apparirebbe monca e impoverita. Libertà, una parola che ci fa respirare più profondamente, che risveglia scintille di desiderio, di felicità, di possibilità di futuro, di pienezza di vita. Una parola semplice e tuttavia
sempre una meta per tutti noi con il sapore di ciò che non si acquisisce mai una volta per tutte. Una
parola tuttora complessa, forse un modo per attraversare la vita e quello che ci accade: «vivere da
uomini liberi» potrebbe essere la traduzione laica dell’invito della fede cristiana a «vivere da risorti».
Certamente una condizione individuale e collettiva, privata e politica. Ma questo è il punto: libertà
individuale o collettiva? Per chi ha le opportunità per esprimerla o per tutti? Pensando alla libertà nei
contesti globali o locali dove l’apparente benessere diffuso si scontra con la più reale e diffusa disuguaglianza sociale, economica e politica, il concetto di libertà assume le forme del conflitto: per chi
è nel benessere consumistico quasi sempre la libertà di (e per) tutti è una minaccia alla sua libertà di
fare, consumare, imporre culture e stili di vita. Cosa fare? Come pensare? Come agire?
Nella tradizione ebraico-cristiana la libertà non è mai una posizione individuale ma il frutto di
un’azione, appunto di una liberazione: è un dono reciproco, un’azione collettiva, un’offerta di esodo
dall’ingiustizia individuale che possiamo o meno percorrere ma che possiamo solo percorrere insieme.
Così l’anelito di libertà, uguaglianza e fraternità laica è un impegno politico e rivoluzionario che fa
tutti, con diritto, cittadini del mondo, senza emarginati od oppressi: e tutto ciò non è un’utopia ma il
processo storico, sociale, economico e culturale di un popolo, di tutti i popoli.
L’Agenda Latinoamericana 2014, dando eco a molteplici e differenti voci del continente della speranza e della liberazione, cerca di condurci per i sentieri della libertà avendo chiaro questo orizzonte
collettivo e comunitario: «l’universalità della libertà (di tutti) passa per la liberazione dei poveri e
degli oppressi di questo mondo (le vittime)» (Aquino). Frei Betto, d’altra parte, ci ricorda che «per il
capitalismo, libertà, democrazia e mercato sono sinonimi (libera iniziativa, libero mercato ecc). “Libero” è tutto quello che rafforza il sistema», sistema che in tutti i modi cerca di proteggere e garantire
la “libera” espressione degli interessi e delle consuetudini di pochi. Per questo, nelle pur diverse accezioni, la “libertà” si deve coniugare all’azione di liberazione che, secondo Vázquez «è la lotta per dare
dignità al vivere in relazione», alla reciprocità e alla socialità dell’essere l’uno/a per l’altro/a. È questo
l’orizzonte di molte culture dei popoli originari del continente americano così come del pensiero e
dell’azione sociale, politica, teologica e pedagogica che in questo continente si è sviluppata. «Libertà
per gli indigeni non significa indipendenza ma interdipendenza. E come si percepiscono parte della
loro comunità così si sentono parte della natura e del cosmo (…). Il principio fondamentale della
libertà nel mondo indigeno consiste in quello che i Guaraní chiamano jopói, ossia “aprire mutuamente
le proprie mani” (Bremen). Libertà intesa come «fare quello che conduce al bene comune» (Gonçalves), a cui educarci secondo quella che Paulo Freire definiva la «pedagogia della libertà». Persino «Dio
(…) si è fatto carne in un profeta impegnato completamente a liberare la vita» (Pagola). Siamo allora
chiamati a leggere, a vivere e ad agire la libertà nella sua «dimensione universale, macroecumenica
che abbraccia la preoccupazione per la vita piena e la dignità dell’intera creazione» (Barros). E siamo
chiamati a farlo insieme.
Cinzia Thomareizis e Luca Pandolfi
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L’elenco degli editori è disponibile in:
© José María VIGIL e Pedro CASALDÁLIGA
http://latinoamericana.org/2014/editores
Apdo 0823-03151 / Panamá / República de Panamá
% 507-268 32 64
Progetto grafico: José Mª Vigil, Diego Haristoy e Mary Zamora
Copertina e disegni: Maximino Cerezo Barredo
Pagine: http://latinoamericana.org
Contatto: a partire della pagina http://latinoamericana.org
ISSN: 2305-2341 (edizione cartacea), 2305-235X (edizione on line).
Edizione italiana dell’Agenda Latinoamericana a cura di:
Gruppo America Latina della Comunità di Sant’Angelo
Associazione Sant’Angelo Solidale Onlus
Sede Legale: Via Marco d’Agrate,11 - 20139 Milano
Torino: [email protected]
Info: [email protected] - [email protected]
• S.A.L. Onlus
Solidarietà con l’America Latina
Sede operativa: Via C. Baronio, 61 - 00179 Roma
347.8236976 - 347.5730360
www.saldelatierra.org / [email protected]
Adista
• ADISTA - Direzione e Amministrazione: via Acciaioli, 7 - 00186 Roma
% 06/6868692 - 06/68801924 fax 06/6865898
www.adista.it / [email protected]
Redazione: M. Castelli, C. Thomareizis.
Traduzioni: M. Castelli, C. Colombi, C. Fanti, J. Padova, L. Pandolfi, V. Premazzi,
C. Thomareizis.
Promotori:
• Giovani Impegno Missionario
Cammini di spiritualità e prassi missionaria per giovani
www.giovaniemissione.it
In Lombardia: Via della Missione 12 / 21040 Venegono Sup. (Va)
% 0331 865010, [email protected] / www.giovaniemissione.it
In Veneto: via San Giovanni da Verdara 139, 35137 Padova
% 0498751506, [email protected]
• Gruppo di Volontariato «Solidarietà»
c/o Comunità parrocchiale di S. Anna e S. Gioacchino
V.le Dante 104 - 85100 POTENZA - % 0971.21517 Fax 0971.274166
www.gruppovolontariatosolidarieta.org / [email protected]
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• Amistrada
Rete di amicizia con le ragazze e i ragazzi di strada
Sede legale ed operativa: via Ostiense 152/b - 00154 Roma
Presidenza: % 333 4640336
Segreteria organizzativa: % +39 3342185468
[email protected] / www.amistrada.net
• Libreria dei Popoli
Via Piamarta, 9 / 25121 Brescia
Tel. 030 3772780 / fax 030 3772781
[email protected]
L’Agenda Latinoamericana 2014 è pubblicata/distribuita anche da:
Si veda: latinoamericana.org/2014/editores
EUA (in spagnolo):
Newark, NJ: [email protected]
Edizione digital on line (in inglese)
http://latinoamericana.org/English
MESSICO: Librería de las Comunidades Eclesiales de
Base / MÉXICO DF / [email protected]
GUATEMALA: Centro Claret / GUATEMALA / Tel.: 502-2478.65.08 y 78.49.66 / [email protected]
EL SALVADOR: CEIPES/FUNDAHMER % 2243-2126 y
2257-7987 / [email protected]; [email protected]
HONDURAS: Guaymuras / Apdo 1843 / Fax: +(504)38.45.78 / [email protected] / TEGUCIGALPA
CUBA: Centro Ecuménico Martín Luther King / LA HABANA /% 537 260 39 40 / [email protected]
REPUBBLICA DOMINICANA: Amigo del Hogar / SANTO
DOMINGO / [email protected]
PUERTO RICO: REDES / CAGUAS / PUERTO RICO 007268698 / [email protected]
NICARAGUA: Fundación Verapaz / Apartado P-177 /
MANAGUA / [email protected]
COSTA RICA: Comisión Agenda Latinoamericana Costa
Rica / SAN JOSÉ / [email protected]
VENEZUELA: Misioneros Claretianos / CARACAS /
% (58)212-2380164 / [email protected]
COLOMBIA: Fundación Editores Verbo Divino / BOGOTÁ,
D.C. / [email protected]
ECUADOR: Centro de Formación Leónidas Proaño /
QUITO / [email protected]
PERÙ: Red Educativa Solidaria / LIMA / redperu2001@
yahoo.es / [email protected]
BOLIVIA: Movimiento Franciscano de Justicia y Paz /
COCHABAMBA / [email protected]
ARGENTINA: Editorial Claretiana / Lima 1360 C1138ACD - Bs. As / www.editorialclaretiana.com.ar
URUGUAY: OBSUR, Observatorio del Sur / 11200-MONTEVIDEO / [email protected]
CILE: ECCLA/ Zenteno 764 / Casilla 2989 / SANTIAGO-21 / Tel.: (56)-2-695.34.15 / [email protected]
BRASILE (in portoghese): latinoamericana.org/Brasil
SPAGNA: Comité Oscar Romero (23 comitati di solidarietà) / ZARAGOZA [email protected]
CATALOGNA (in catalano): Comissió Agenda Llatinoamericana / GIRONA / [email protected]
SVIZZERA (varie lingue): Librairie Latino-américaine
Nueva Utopía / FRIBOURG / [email protected]
Questa Agenda appartiene al Popolo latinoamericano, che dà il permesso
di copiare, citare, riprodurre e diffonderne i contenuti, non a fini commerciali.
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Indice
Premessa all’edizione italiana, Cinzia THOMAREIZIS e Luca PANDOLFI, Milano, Italia..........................3
Presentazione dell’Agenda, José María VIGIL, Panamá....................................................................8
Introduzione fraterna, Pedro CASALDÁLIGA, São Félix do Araguaia, Mato Grosso, Brasile.....................10
Anniversari principali del 2014...............................................................................................12
Premi e Concorsi....................................................................................................................14
I. VEDERE
Rapporto sullo Sviluppo Umano. La Risalita del Sud. Aumento della classe media..........................20
Rapporto sulla fame nel mondo, PNUD, New York........................................................................22
La libertà delle donne, CEBs di Masaya e Carazo, Nicaragua...........................................................24
L’America Latina rappresenta il 10% del PIL mondiale, Irene URANGO, Infolatam, Bogotá, Colombia.. 26
America Latina: campo di battaglia fra Cina e Stati Uniti, Agenzie..............................................27
La disobbedienza civile è quello che ci resta. Una visione dagli Sati Uniti, Chris HEDGES, USA........28
Il più alto livello di CO2 da 3 milioni di anni fa a oggi...............................................................41
II. GIUDICARE / SOGNARE
Libertà, libertà!, Ivone GEBARA, Camaragibe, PE, Brasile...............................................................30
Libertà da, libertà per, Alfredo GONÇALVES, San Paolo, SP, Brasile..................................................32
Siamo liberi?, María LÓPEZ VIGIL, Managua, Nicaragua..................................................................34
Martiri latino-americani: semi di vita e libertà, Adolfo PÉREZ ESQUIVEL, Buenos Aires, Argentina......35
Libertà e coscienza critica oggi, João Batista LIBÂNIO, Belo Horizonte, MG, Brasile...........................36
Libertà e democrazia, Federico MAYOR ZARAGOZA, Madrid, Spagna..................................................38
Terra nostra, libertà, Pedro CASALDÁLIGA, São Félix do Araguaia, MT, Brasile....................................39
Giustizia, pace e libertà - Impasse attuali, Frei BETTO, San Paolo, SP, Brasile.................................40
Tre riflessioni sulla libertà, Jon SOBRINO, San Salvador, El Salvador...............................................42
Libertà, liberazione e opzione per i poveri, Francisco AQUINO JÚNIOR, Limoeiro do Norte, CE, Brasile....44
Liber-azione, azione che crea la libertà, Leonardo BOFF, Petrópolis, RJ, Brasile................................46
2014: Anno dell’ONU dell’Agricoltura Familiare, della Cristallografia e dei Piccoli Stati Insulari....47
La ricerca incessante della libertà, João Pedro STÉDILE, San Paolo, SP, Brasile................................66
Libertà cosmica, David MOLINEAUX, Santiago del Cile....................................................................78
Paradossi della libertà, Marc PLANA, Girona, Catalogna, Spagna.....................................................90
Libertà nella dimensione planetaria, Pedro RIBEIRO DE OLIVEIRA, Belo Horizonte, MG, Brasile......... 102
6
Libertà. Una visione Sufi, Halil Bárcena, Barcellona, Spagna......................................................... 116
Protestantesimi e libertà, Leopoldo CERVANTES-ORTIZ, Messico DF, Messico............................................. 128
Patria Grande, Libertà!, Marcelo BARROS, Recife, BA, Brasile........................................................ 142
Poesia, arte, libertà, Paulo Gabriel LÓPEZ BLANCO, Belo Horizonte, MG, Brasile................................ 154
In primo piano
Liberazione e «decolonialità», Rolando VÁZQUEZ, Messico DF, Messico - L’Aia, Olanda...................... 166
Sviluppo e libertà, Jordi DE CAMBRA, Girona, Spagna.................................................................. 180
Libertà e neoliberismo, Néstor O. MÍGUEZ, Buenos Aires, Argentina................................................. 192
III. AGIRE
Camminare con Gesù verso la libertà, José Antonio PAGOLA, San Sebastián, Paesi Baschi, Spagna..... 210
Libertà, norme e coscienza, Alejandro VON RECHNITZ, Panamá, Panamá........................................ 212
Religione in libertà adulta, Comunità Almozara - Las Fuentes, Saragozza, Spagna............................214
Libertà e mondo indigeno, Margot BREMER, Asunción, Paraguay.................................................. 216
Amore, sessualità e libertà, Jordi COROMINAS, Sant Juliá de Lória, Andorra................................... 218
Per la libertà: Psicologia della Liberazione, Ignacio DOBLES, San José, Costa Rica............................... 220
Libertà e Gesù, Pedro TRIGO, Caracas, Venezuela........................................................................ 222
Liberazione e macroecumenismo, CEE, Centro di Studi Ecumenici, Messico DF, Messico........................224
Liberazione o illuminazione?, Commissione Teologica Latinoamericana dell’ASETT.......................... 226
Comunità ecclesiali di base, tessendo cammini di libertà, Mercedes BUDALLÉS, Goiânia, GO, Brasile... 228
Materiale pedagogico alla ricerca della Libertà, Martín VALMASEDA, Cobán, Guatemala................... 230
Due anniversari nel 2014
2014: 500 anni dalla conversione di Las Casas agli indios, Eduardo FRADES, Caracas, Venezuela......... 232
1914-2014: 100 anni dalla Prima Guerra Mondiale, Juan HERNÁNDEZ PICO, San Salvador, El Salvador... 234
Premi assegnati nei concorsi
Racconto breve Latinoamericano: Alle dodici in punto, Alejandro Marcelo CORONA, Córdoba, Argentina.. 236
Pagine Neobibliche: Lettera a Simone, Gerardo BUSTAMANTE CORZO, Argentina................................ 238
Prospettiva di Genere: Lettera di benvenuto all’altra economia possible, Garbiñe DELGADO, Messico DF.239
Conclusione
Un’Agenda di «andata e ritorno», Commissione per l’Agenda Latino-americana, Gerona, Catalogna, Spagna... 240
Servizi Koinonía e Collana «Tiempo axial».............................................................................. 241
Chi è?.................................................................................................................................. 242
Un’Agenda «compartida» - Promotori dell’edizione italiana..................................................... 244
Rubrica.......................................................................................................................... 246-256
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Visione d’insieme dell’Agenda
Latinoamericana-mondiale 2014
«Libertà, libertà!»... Un grido, una bandiera, un
sospiro, un’utopia ricercata e sognata lungo tutta
la storia umana… Questo tema mancava nella ormai lunga lista delle Grandi Cause e dei grandi temi
di riflessione dell’itinerario della nostra Agenda. Ci
poniamo dunque a confronto con essa, che è per
noi un ideale, un cammino, un impegno di speranza.
Tutto può essere letto in chiave di libertà e, di
fatto, la parola libertà è su tutte le bocche, invocata dagli uni e dagli altri, da bande opposte dello
spettro sociale. Tuttavia c’è chi definisce libertà il
supposto diritto di sottomettere gli altri alle proprie ambizioni di potere o di denaro. Per loro non
esiste la nota frontiera: la mia libertà termina dove
inizia quella del mio vicino…
In questa Agenda affrontiamo la riflessione su
questo tema a partire dai poveri, dai piccoli, ancora una volta dal rovescio della Storia, che è l’unico
modo di renderla possibile per tutti…
Dal nostro piccolo spazio dell’Agenda ci proponiamo di confrontarci con la libertà in tutte le sue
prospettive: dalla lunga marcia storica dei militanti
della libertà fino ad alcuni aspetti di novità, ancora
infrequenti oggi, come libertà in una dimensione
planetaria o la libertà nella sua radice economica,
o la trasformazione che la religione stessa esperimenta quando è affrontata e vissuta secondo un
atteggiamento adulto, libero, non sottomesso né
cieco..
L’Agenda Latinoamericana, sempre al di là di
nuovi orizzonti, forzando l’aurora… Il nostro schema è ancora quello latinoamericano, tripartito, del
vedere – giudicare – agire.
Nel VEDERE partiamo da una breve revisione dei
dati della realtà in cui viviamo, che punta verso
una trasformazione socioeconomica importante in
questo Continente, che globalmente tiene a bada
con eleganza e non poca fortuna la crisi economica
mondiale e vede crescere la sua classe media di un
50%...
Nel GIUDICARE una buona equipe di autori di
riconosciuto spirito latinoamericano si applica per
smussare alcuni degli spigoli vivi della Libertà e ci
offre il suo messaggio in alcuni testi brevi ma densi, adatti come base per la riflessione personale, il
dibattito e le decisioni comunitarie.
Nell’AGIRE cerchiamo di suggerire delle conclusioni, aprire piste, individuare percorsi, ma sarà
ognuno di noi, ogni gruppo o comunità che saprà
trovarne molte altre, applicate a situazioni concrete.
RISORSE MESSE A DISPOSIZIONE DALL’AGENDA
- La pagina di informazione e materiali complementari dell’Agenda: latinoamericana.org/2014/info
Ciò che non compare sull’Agenda cartacea è a disposizione on line per il lavoro di educazione popolare.
- L’archivio telematico dell’Agenda: servicioskoinonia.org/agenda/archivo
Tutti i testi dei 20 anni dell’Agenda , catalogati per tema, autore, titolo... a disposizione pubblica permanente.
- La collezione digitale delle Agende pubblicate dal 1992: latinoamericana.org/digital
È possibile collezionare tutte le Agende comparse in questi anni, in formato digitale, per la propria biblioteca digitale personale.
- La «Cartilla popular» dell’Agenda: latinoamericana.org
Un breve testo che sintetizza l’Agenda, che può essere convertito in testo-base per corsi, formazione comunitaria o attività scolare.
- Un «Corso di teologia popolare» sui Nuovi Paradigmi, prossimamente: servicioskoinonia.org/teologiapopular
Un corso che non potrebbe essere svolto sull’Agenda per mancanza di spazio, sviluppato digitalmente e ragionato ampiamente come
strumento pedagogico. Per lo studio individuale o come programma comunitario di formazione, gruppi di studio o attività universitarie.
- La collana «Tiempo Axial»: tiempoaxial.org - I «Servizi Koinonia»: servicioskoinonia.org
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La nostra Agenda non ritiene di scoprire nulla
di nuovo quando si confronta con temi così ampi e
tanto profondamente umani. Bensì continua nella
linea della sua missione: promuovere cambiamenti
di coscienza, aiutare a cambiare il nostro software,
diffondere una visione nuova capace di produrre
nuove pratiche. Sono «capitale» dei poveri l’analisi
critica, la speranza, il coraggio utopico di sempre
e, come sempre, una militanza coscientizzatrice,
quella dei martiri e di tutti i compagni nella costruzione della Patria Grande, Patria Mondiale…
Pensiamo di dedicare l’Agenda dell’anno 2015
ai Diritti Umani, un tema antico e sempre nuovo,
aperto alla «nuova generazione» di Diritti Umani
Uso pedagogico dell’Agenda
L’Agenda è pensata, oltre che per
l’uso personale, come strumento pedagogico per comunicatori, educatori
popolari, operatori della pastorale,
animatori di gruppi, militanti.
I testi sono brevi e agili, presentati secondo la formula pedagogica
della «pagina cartella», pensata e
impostata in modo da poter essere riprodotta e distribuita come materiale
di lavoro nella scuola, nelle riunioni
di gruppo, per l’alfabetizzazione degli
adulti.. o esposta in bacheca. Inoltre
i suoi testi potranno essere trascritti
su bollettini o riviste di associazioni
locali.
La forma con cui l’Agenda si
presenta segue un criterio «economico» di risparmio di spazi bianchi e
illustrazioni a favore dell’ ampiezza
del messaggio, per poter mantenere
un prezzo contenuto.
Ecumenismo
L’Agenda è organizzata secondo
un «ecumenismo dell’addizione», non
della «sottrazione». Perciò non elimina le caratteristiche del calendario
cattolico né quelle del calendario
protestante, bensì le riunisce. Così
nel calendario dei Santi, le commemorazioni protestanti e quelle
che sono emersi e ad altri che stanno emergendo,
conformemente a ogni tempo e luogo. Saremo grati
per tutti i suggerimenti e gli apporti che ci giungeranno.
Continuiamo a integrare l’Agenda cartacea con
quella telematica: il portale dell’Agenda in rete, la
pagina d’informazione e i materiali complementari, i
Servizi Koinonía, la
Collezione Tiempo Axial... e l’insieme completo
dei servizi dell’Agenda Latinoamericana a vostra
disposizione e a disposizione pubblica per la rete.
Grazie per aiutarci a rendere possibile
quest’opera.
Fraterna/sororalmente,
José María VIGIL
cattoliche sono state «sommate»,
e quando non coincidono quella
protestante compare in corsivo. Per
esempio, l’apostolo Pietro è ricordato
dalla chiesa cattolica il 22 febbraio («la cattedra di Pietro») e dalle
chiese protestanti il 18 gennaio («la
confessione di Pietro»); le differenze si distinguono tipograficamente.
Gentilmente il vescovo luterano Kent
Mahler ci ha presentato in una precedente agenda i «santi protestanti».
L’Agenda è aconfessionale e,
soprattutto, macroecumenica: si inquadra in quel mondo di riferimenti,
valori e utopie comuni ai Popoli, agli
uomini, alle donne di buona volontà,
che noi cristiani chiamiamo «Regno»,
ma che condividiamo con tutti in una
ricerca fraterna e umile di servizio.
Un’opera non lucrativa
In molti paesi questa Agenda è
pubblicata da organismi ed enti popolari, istituzioni senza fini di lucro
che destinano i ricavi ottenuti dalla
vendita alla realizzazione di obiettivi
di servizio popolare e di solidarietà,
dichiarando il carattere non lucrativo
della loro rispettiva edizione.
L’Agenda Latinoamericana, in sede
di coordinamento centrale, è nata ed
è cresciuta come un’iniziativa senza
fini di lucro e senza il sostegno di
nessuna organizzazione.
Il ricavato delle vendite, dopo
aver provveduto ai costi di produzione e al compenso degli autori
degli articoli, è destinato ad opere di
comunicazione popolare alternativa e
di solidarietà internazionale. I «Servizi Koinonía», aggiornati permanentemente, di accesso mondiale gratuito,
la Collezione «Tiempo Axial» e i
premi patrocinati dall’Agenda sono i
«progetti» più conosciuti.
Un’Agenda collettiva
L’Agenda è un opera collettiva.
Per questo ha percorso tanta strada
ed oggi è ciò che è. Continueremo ad
essere grati a coloro che vorranno inviarci suggerimenti, materiali, testi,
documenti, novità bibliografiche...
per compilare l’Agenda del 2015...
Accoglieremo e daremo spazio su
queste pagine a quegli enti che vorranno offrire i loro servizi al Continente patrocinando premi o concorsi
che siano di stimolo per la nostra
coscienza continentale. In questo
modo l’Agenda continuerà ad essere
«un’opera collettiva, un patrimonio
comunitario, un annuario antologico
della memoria e della speranza del
nostro Continente spirituale...». q
9
Introduzione fraterna
Libertà, libertà!
Con la sua voce potente, eco di molte voci ancestrali, Mercedes Sosa ci rivolge un invito svisceratamente umano:
«Fratello, dammi la tua mano,
andiamo insieme a cercare
una cosa piccina
che si chiama libertà».
La nostra Agenda 2014 accoglie l’invito mettendo a tema la libertà e accettandone la sfida.
Mercedes, con tenerezza rivoluzionaria, qualifica la libertà come una cosa
piccola. Una minuta piccolezza. Piccola e grandiosa, come il mistero della libertà di ogni persona, di ogni popolo e di tutta la storia umana. Teneramente piccolina come un feto, spaventosamente grande come l’odio.
Ah, libertà, libertà! Nel tuo nome sono stati vissuti gli eroismi più belli e
sono state commesse le più grandi iniquità. Sei bandiera di vita e di morte.
Nell’Agenda affronteremo il tema della libertà in tutte le sue dimensioni, nel
tentativo di conoscere e vivere la libertà integrale, che presenta molte sfaccettature, che è un dono e una conquista. Si trova nell’inno di tutte le nazioni
e in tutte le antologie. È l’essenza di tutte le religioni. La religione, in ultima
istanza, è il dialogo tra due libertà assolute: Dio e la persona umana. Nella fede
cristiana, concretamente, proclamiamo che Cristo ci ha liberati perché fossimo
veramente liberi. Egli ci ha assicurato: «La verità vi farà liberi». Essere liberi,
diventare liberi, accogliere la libertà come un processo spirituale e un vissuto
politico significa umanizzare sempre di più la nostra umanità. Sapendo con spirito autocritico e critico quanti sono i nemici che tormentano la nostra libertà;
per passare dalla libertà al libertinaggio a volte basta solo un gioco di giustificazioni e questa «cosa piccina» muore, come un uccellino senza ali, nel nostro
cuore, nella nostra famiglia, nel nostro lavoro, nel nostro essere cittadini, nella
nostra vita personale e nella nostra società. E improvvisamente ci scopriamo
schiavi, schiavi della paura, dell’egoismo, del denaro, del consumismo, dell’ambizione, del potere…
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Parliamo di libertà e parliamo di liberazione. Non si può eludere la liberazione con
spiritualismi o con personalismi disincarnati. La libertà è politica; nella nostra Agenda è politica secondo la limpida opzione che gli zapatisti propugnano: «sempre dal
basso e a sinistra».
La vera libertà è comunitaria, un esercizio di relazioni che danno e ricevono. Io
sono libero se tu sei libero. «Non c’è libertà senza uguaglianza». Non c’è neppure
libertà senza dignità, una dignità tante volte massacrata da ideologie e sistemi, ma
anche vincente grazie alla resistenza esemplare che si fa strada attraverso gabbie,
emarginazioni, torture e censure. La lista dei martiri della libertà è infinita.
L’Agenda Latinoamericana e Mondiale è nata in occasione della commemorazione
di quella che è stata mal definita Scoperta dell’America, per stimolare la coscienza e
l’azione alternativa. E questa coscienza e azione alternativa si possono tradurre nel
servizio alle Grandi Cause della Nostra America, del Terzo Mondo, del Mondo. Continueremo a mettere in evidenza in ogni Agenda il momento storico e critico di quelle
Grandi Cause.
I testi firmati sono di responsabilità dell’autore, ma è l’intera Agenda che accoglie
temi conflittuali, di incandescente attualità, con spirito ampiamente ecumenico e
macroecumenico. Dialogando ci umanizziamo. Se ripassiamo i 22 numeri della nostra
Agenda è di conforto vedere come questo dialogo si è reso espressivo e attualizzato;
e quanti militanti popolari, studenti e professori, politici, agenti di pastorale, animatori di comunità siano entrati nell’arena.
La canzone di Mercedes ce lo chiede: «andiamo insieme a cercare» la libertà e la
liberazione. Ravviviamo la coscienza che portiamo la voce «di un popolo nella nostra
voce». Non lasciamoci strappare via «quella cosa piccina» che garantisce la nostra
dignità.
«La nostra terra spera senza distanze né frontiere». Contro tutti i tiranni, nonostante tutti gi imperi, indignandoci ogni giorno e traducendo in azioni e processi
inarrestabili la nostra indignazione.
Definitivamente:
senza paura della Libertà, che è la paura più disumanizzante
senza paura della Libertà, cioè senza paura della Vita.
Pedro CASALDàLIGA
Vescovo emerito di São Félix do Araguaia,
Mato Grosso, Brasile.
www.servicioskoinonia.org/Casaldaliga
11
Anniversari principali del 2014
Martirologio Latinoamericano
1999: 15 anni
3.8.1999: Ti Jan, sacerdote, assassinato, Porto Principe,
Haiti, martire del servizio per i poveri.
27.8.1999: Muore Hélder Cámara, fratello dei poveri, profeta della pace e della speranza.
18.11.1999: Íñigo Eguiluz, cooperante basco, e José
Luis Maso, sacerdote, assassinati, Quibdó, Chocó,
Colombia.
1994: 20 anni
2.5.1994: Sebastián Larrosa, studente contadino, martire
della solidarietà con i poveri del Paraguay.
30.5.1994: María Correa, francescana missionaria di
Maria, paraguaiana, sorella degli indigeni mby’a.
28.8.1994: Jean-Marie Vincent, religioso montfortiano,
oppositore alla dittatura di Duvalier, impegnato con
il suo popolo haitiano, assassinato a Porto Principe.
19.12.1994: Alfonso Stessel, 65 anni, sacerdote accoltellato a morte da una “mara” (banda) in Guatemala.
1989: 25 anni
13.2.1989: Alejandra Bravo, dottoressa messicana, 4
infermiere e 5 salvadoregni, assassinati, Chalatenango, El Salvador.
28.2.1989: Teresita Ramirez, religiosa della Compagnia
di Maria, assassinata a Cristales, Colombia.
28.2.1989: Miguel Angel Benítez, sacerdote, Colombia
18.3.1989: Neftali Liceta, sacerdote e Amparo Escobedo, religiosa, e compagni, testimoni tra i poveri del
Perù.
23.3.1989: María Gómez, maestra e catechista, martire
del servizio per il suo popolo Simiti in Colombia.
5.5.1989: María Cristina Gómez, della Chiesa Battista,
martire della lotta delle donne salvadoregne.
15.4.1989: Madeleine Lagadec, “Mado”, infermiera francese, torturata e assassinata insieme al medico argentino Gustavo Isla Casares, e i salvadoregni María
Cristina Hernández, infermiera, Celia Diaz, educatrice
e il mutilato di guerra Carlos Gómez.
21.4.1989: Juan Sisay, militante, martire della fede e
dell’arte popolare a Santiago de Atitlán, Guatemala.
8.5.1989: Nicolás Van Kleef, sacerdote vincenziano,
panamense di origine olandese, assassinato da un
militare nella comunità di Santa María, Chiriquí,
Panamá.
1.6.1989: Sergio Restrepo, sacerdote gesuita, martire
della promozione umana e della liberazione dei con12
tadini di Tierralta, Colombia.
6.6.1989: Pedro Hernández e compagni, leader indigeni,
martiri a causa delle proteste per la propria terra in
Messico.
15.6.1989. Teodoro Santos Mejía, sacerdote, Perù
13.7.1989: Natividad Quispe, anziana indigena di 90
anni, Perù.
9.8.1989: Daniel Espitia Madera, contadino in lotta
insieme al popolo colombiano, assassinato.
15.8.1989: María Rumalda Camey, catechista e rappresentante del GAM (Gruppo di Appoggio Comune)
nel dipartimento di Escuintia, Guatemala, è stata
catturata illegalmente davanti a suo marito e figli,
scomparsa.
12.9.1989: Valdicio Barbosa dos Santos, sindacalista
rurale di Pedro Canário (ES), Brasile.
23.9.1989: Henry Bello Ovalle, militante, martire della
solidarietà con la gioventù, a Bogotà, Colombia.
2.10.1989: Jesús Emilio Jaramillo, vescovo di Arauca,
Colombia, martire della pace e del servizio.
8.10.1989: Muore Penny Lemoux, giornalista, in difesa
dei poveri dell’America Latina.
25.10.1989: Jorge Párraga, pastore evangelico e compagni, martiri della causa dei poveri, Perù.
29.10.1989: Massacro dei Pescatori di El Amparo, Venezuela
31.10.1989: Martiri della Federazione Nazionale dei Sindacati dei Lavoratori Salvadoregni, FENASTRAS.
16.11.1989: Ignacio Ellacuría e compagni: Segundo
Montes, Ignacio Martín Baró, Amando López, Juan
Moreno y Joaquín López, gesuiti, la loro cuoca Julia
Elba con la figlia Celina, per mano di un plotone specializzato del battaglione Atlacati, in El Salvador.
23.12.1989: Gabriel Féliz R. Maire, sacerdote francese,
assassinato a Vitoria, Brasile a causa della sua pastorale a favore dei poveri.
1984: 30 anni
18.2.1984: Edgar Fernando García, attivista sociale catturato illegalmente e scomparso in Guatemala.
7.5.1984: Idalia López, catechista, di 18 anni, testimone
della fede e a servizio del suo popolo, El Salvador,
assassinata dai membri della Difesa civile.
21.6.1984: Sergio Ortiz, seminarista, martire della persecuzione della Chiesa in Guatemala.
28.7.1984: Alberto Devoto, vescovo di Goya, pastore e
Nuovo: Blog della Fratellanza dei Martiri della Camminata: irmandadedosmartires.blogspot.com.br
1.9.1979: Jesús Jiménez, contadino, Delegato della
Parola, martire della Buona Notizia ai poveri in El
Salvador.
20.9.1979: Apolinar Serrano, “Polin”, José López “Chepe”, Féliz García Grande e Patricia Puertas, “Ticha”,
contadini, dirigenti sindacali martiri, El Salvador.
27.9.1979: Guido León dos Santos, eroe della classe operaia, morto a causa della repressione politica, Minas,
Brasile.
30.10.1979: Santo Días da Silva, leader sindacale, 37
anni, metallurgico, militante della pastorale operaia,
martire dei lavoratori brasiliani.
1.11.1979: Massacro di Tutti i Santi, a La Paz, Bolivia
18.12.1979: Massacro dei contadini di Ondores, Perù
18.12.1979: Massacro dei contadini a El Porvenir, Opico,
El Salvador.
27.12.1979: Angelo Pereira Xavier, capo della nazione
pankararé, in Brasile, morto per la lotta del suo
popolo per la terra.
1974: 40 anni
21.1.1974: Martiri contadini del massacro di Alto Valle,
Bolivia
20.2.1974: Domingo Lain, sacerdote martire delle lotte
di liberazione, Colombia.
11.5.1974: Carlo Mugica, del Movimento dei Sacerdoti
Per il Terzo Mondo, martire del popolo di “villas
miseria” in Argentina Cfr: www.carlosmugica.com.ar
10.8.1974: Tito de Alencar, domenicano, torturato fino
ad indurlo al suicidio, Brasile.
26.9.1974: Lázaro Condo e Cristóbal Pajuña, contadini,
leaders delle loro comunità in lotta per la riforma
agraria, assassinati a Riobamba, Ecuador.
30.9.1974: Carlos Prats, generale dell’esercito cileno, e
sua moglie, martiri della democrazia, in Cile.
25.10.1974: Antonio LLidó Mengual, sacerdote spagnolo,
scomparso, martire nei carceri del Cile.
1.11.1974: Florinda Soriano, “Doña Tingó”, contadina
analfabeta, dirigente della Federazione delle Leghe
Agrarie Cristiane, martire del popolo domenicano.
23.11.1974: Amilcar Oviedo, leader operaio. Paraguay.
1969: 45 anni
26.5.1969: Enrique Pereira Neto, sacerdote, 28 anni,
martire della giustizia a Recife, Brasile
13.11.1969: Indalecio Oliveira Da Rosa, sacerdote, 33
anni, martire dei movimenti di liberazione del popolo uruguaiano.
1964: 50 anni
21.12.1964: Guillermo Sardiñas, sacerdote, solidale con
il suo popolo nella lotta contro la dittatura, Cuba.
Nuova pagina del martirologio, con cadenza settimanale in portoghese: www.ceseep.org.br/martires.html
13
servicioskoinonia.org/martirologio
padre dei poveri, Corrientes, Argentina.
14.8.1984: Martiri contadini di Pucayacu, dipartimento
de Ayacucho, Perù.
15.8.1984: Luis Rosales, leader sindacale, e compagni,
martiri della giustizia con i contadini che lavorano
nei campi di banane del Costarica.
4.9.1984: Andrés Jarlán, sacerdote missionario, ucciso
dalla polizia mentre leggeva la Bibbia alla popolazione di La Victoria, Santiago del Cile.
10.9.1984: Policarpo Chem, delegato della
Parola,eccellente catechista e fondatore della cooperativa di San Cristóbal, Verapaz, Guatemala,
sequestrato e torturato dalle forze di sicurezza del
governo.
10.11.1984: lvaro Ulcué Chocué, sacerdote indigeno
páez (gruppo etnico colombiano), assassinato in
Santander, Colombia.
21.11.1984: David Fernández, reverendo della Chiesa
Luterana, Pastore delle comunità povere dell’Oriente
in El Salvador.
26.11.1984: Martiri contadini di Chapi e Lucmahuaycco,
Perù
16.12.1984: Eloy Ferreira da Silva, leader sindacale, San
Francisco, MG, Brasile
1979: 35 anni
2.1.1979: Francisco Jentel, difensore dei contadini indios, vittima della Sicurezza Nazionale in Brasile.
20.1.1979: Octavio Ortiz, sacerdote e quattro catechisti:
Angel, Jorge, Roberto e David. Martiri del El Salvador, assassinati dalla polizia e dall’esercito.
4.2.1979: Benjamín Didincué, leader indigeno martire a
causa della difesa della terra in Colombia.
4.2.1979: Massacro di Cromotex, Lima, Perù. Sei operai
morti e decine di feriti.
6.4.1979: Muore Hugo Echegary, 39 anni, sacerdote
e teologo della liberazione peruviano, totalmente
dedicato ai poveri.
2.5.1979: Luis Alfonso Velázquez, bambino di 10 anni,
martire della dittatura somozista, Nicaragua.
31.5.1979: Teodoro Martinez, contadino martire in Nicaragua.
9.6.1979: Juan Morán, sacerdote messicano, martire a
difesa degli indigeni mazahuas
20.6.1979: Rafael Palacios, sacerdote, martire delle
comunità di base salvadoregne.
1.8.1979: Massacro di Chota, Perù.
4.8.1979: Alirio Napoleón Macías, sacerdote martire in
El Salvador, mitragliato all’altare della sua parrocchia
mentre celebrava l’eucaristia.
su
lta
ti
Ri
Premios otorgados en 2013...
• El Premio del Concurso de Cuento Corto Latinoamericano (350 euros) ha sido otorgado a Judith de
Jesús Ortiz ([email protected]), de Santo Domingo,
República Dominicana, por su cuento «Experiencias», así
como también a Eliézer dos Dantos Oliveira (esantoliveir@
gmail.com), de Pelotas, Rio Grande do Sul, Brasil, por su
cuento «Pregação prática na praça». Publicamos estos
cuentos cortos ganadores, «ex aequo», en esta misma
edición de la Agenda (págs. 236-237). Una mención
honorífica ha sido hecha por el Jurado en favor de Beatriz
CASAL, de La Habana, Cuba ([email protected]), por «Con
nuevos ojos», y a Gilberto HERNÁNDEZ GARCÍA ([email protected]), de Chiapas, México, por su cuento
«Mujer, pobre e indígena».
Convocamos para el año que viene la XIXª edición del
Concurso (pág. 17).
Una amplia antología de «Cuentos cortos latinoamericanos» -ya más de ochenta-, no sólo los ganadores, sino
los mejores de entre todos los que han sido presentados a
concurso a lo largo de estos casi veinte años, está siendo
puesta en línea como una sección de los Servicios Koinonía, en: servicioskoinonia.org/cuentoscortos
• El premio del concurso convocado por el Col.lectiu
Ronda, de Barcelona, dotado con 1500 euros, ha sido
otorgado a Lummaltik Nopteswanej A.C., ECIDEA, Educación Comunitaria Indígena de desarrollo Autónomo,
de Ocosingo, Chiapas, México ([email protected]),
bajo el título de «Educación comunitaria Indígena. El
desarrollo autónomo». Véase el veredicto del Jurado del
Colectivo Ronda en la página siguiente (15).
El concurso es convo­cado nuevamente para el próximo
año, con nueva temática, en su ya XIª edición (cfr pág.
18). El Col.lectiu Ronda, patrocinador del Concurso, ha
elevado a 2000 euros la dotación del premio para el año
que viene.
batalla de David y Goliat». Publicamos en esta edición
el texto (págs. 238-239). El Jurado otorga además una
mención honorífica a la página neobíblica de Niubes
Georgina PERNAS CARCAJAL ([email protected]),
de Holguín, Cuba, por su página «La piedra removida», y
a la de Daniel BLANCO ([email protected]), de
Puerto Príncipe, Haití, por su página «Pascua en Haití».
Felicitaciones a todos los seleccionados, y también a todos
los participantes...
Convocamos la XVIIIª edición de este Concurso en esta
Agenda Latinoamericana’2013 (pág. 17).
Una amplia antología de «Páginas Neobíblicas» (ya
más de un centenar) recibidas para el concurso en éste y
otros años, continúa siendo publicada como sección de los
Servicios Koinonía: servicioskoinonia.org/­neobiblicas
• El jurado del Concurso de Género sobre el tema «Género y compromiso político», patrocina­do por el Centro
de Comunicación y Educación CANTE­RA, de Managua,
Nicaragua, ha otorgado el premio, dotado con 500 US$,
a Myrna MÉNDEZ LÓPEZ y Mayrelis ESTRADA CHACÓN
([email protected] - [email protected]),
profesoras de la Facultad de Derecho de la Universidad de
Oriente, de Santiago de Cuba, por su trabajo «Dime, espejo mágico» (lo publicamos en esta Agenda en la página
240). Felicitaciones...
Con las mismas bases bajo un nuevo enfoque, queda
convocado el certa­men para el año que viene, con el tema
de «Feminismo y Otra Economía» (pág. 17).
• En el Certamen de Novedades Ecoteológicas, convocado por el Grupo de investigación «Ecoteología», de la
Facultad de Teología de la Universidad Javeriana de Bogotá, ha sido declarado desierto. Con una nueva temática y
nueva dotación (400 euros), es convocado de nuevo este
año 2013 para su ya IXª edición (pág. 19).
• El certamen teológico convocado por el Instituto
• El premio del Concurso de Páginas ­Neobí­blicas,
dotado con 350 euros, ha sido concedido a Níbar Fiden- Missio, de Aquisgrán, Alemania, y la Agenda Latinoamericana, en su XIª edición, ha tenido como ganadores, ex
cio ALVARADO ([email protected]), de la
Comarca Gunayala, Panamá, por su página neobíblica «La aequo, a Giocemar NUNES CORREA, de São Leopoldo, Rio
Los premios que proclama esta página son los concedidos en los certámenes convocados por la Agenda’2012; véalos
también en: http://latinoamericana.org/2013/premios
Las convocatorias de esta Agenda’2013, para 2014, véalas en: http://latinoamericana.org/2013/convocatorias
14
En esp
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X PREMIO COL·LECTIU RONDA
Grande do Sul, Brasil (giocecon@gmail.
com), por su trabajo «Vida em plenitude. A Utopía cristã no Sumak Kawsay»,
y a Amós LÓPEZ RUBIO, cubano, estudiante de teología en Buenos Aires ([email protected]), por su trabajo
«El Buen Vivir y el Reinado de Dios en la
encrucijada de un tiempo nuevo». Dotado con 1000 (mil) euros, el premio es
repartido a partes iguales. ¡Felicitaciones
por la buena reflexión teológica!
Asesoría jurídica laboral económica social
Experiencias Sumak Kawsay / El vivir bien
• El Premio Antonio Montesinos,
patrocinado por la Revista Alternativas
y la Fundación Verapaz de Nicaragua,
ha sido declarado desierto este año.
Véase la convocatoria, renovada para
su XVIIIª edición (p. 17). Recordamos
que para este Premio se puede presentar
candidatos para la consideración del
Jurado.
• Como estaba anunciado, el 1º
de noviembre de 2012, el Jurado de la
Comissió de l’Agenda Llatinoamericana,
de Girona, hará público su fallo sobre el
Premio a la Difusión de los Principios
del Decrecimiento, en su cuarta edición
(de 2011>2012). El fallo podrá verse a
partir de esa fecha en llatinoa­mericana.
org y latinoamericana.org
El concurso está dotado con 500
euros. El concurso es convocado para su
Vª edición (pág. 16).
FELICITACIONES a todos los premiados, y nuestro AGRADECIMIENTO a
todos los que han participado.
Les esperamos un año más... Los
ganadores de premios de los concursos
de cada año son dados a conocer en
la edición siguiente de la Agenda Latinoamericana, y también, el primero de
noviembre en su sede virtual:
q
http://latinoamericana.org
Al X Premio «Col·lectiu Ronda asesoría jurídica laboral económica
social», convocado por la Agenda Latinoamericana 2012, han presentado sus experiencias en relación con el Buen Vivir / Sumak Kawsay
-basadas en la convivencia en comunidad, la hermandad y la complementariedad, la armonía con las personas y con la naturaleza-, ocho
participaciones: tres procedentes de Cuba, y cinco procedentes cada
una de Bolivia, Colombia, El Salvador, México y Venezuela. Todos los
trabajos presentados formulan sus experiencias o estudios vinculados
al Sumak/Kawsay, aunque no todos tratan de la experiencia de vivir
en comunidad, más bien se trata de aproximaciones, especialmente
vinculadas al trato de los indígenas o bien experiencias educativas, de
capacitación, de género, y solidarias que enlazan con el «Buen Vivir».
Normalmente afectan especialmente a colectivos excluidos por
distintas causas, desde enfermedades, o colectivos con riesgo de exclusión o directamente excluidos, jóvenes, mujeres, indígenas. Todas
las experiencias relatadas reúnen cualidades suficientes para ser objeto
de un reconocimiento por parte de la sociedad, y también por parte
de Ronda, aunque lamentablemente no podemos otorgar el premio a
todos los participantes. En cualquier caso constatamos la voluntad
de recuperar la Utopía que proponen los Pueblos Indígenas -utopía,
camino y fin- basado en la hermandad, en el trabajo, en el compartir y
en el vivir armoniosamente con la naturaleza.
El veredicto adoptado otorga el Premio al trabajo presentado por
Lumaltik Nopteswanej A.C., ECIDEA, Educación Comunitaria Indígena de desarrollo Autónomo, de Ocosingo, Chiapas, México, bajo el
título de «Educación comunitaria Indígena. El desarrollo autónomo».
A partir de los valores del Buen Vivir o Lekil Kuxlejal dicha experiencia
lleva a cabo un programa de educación comunitaria indígena para el
desarrollo autónomo, basado en la participación activa de las comunidades y de los educadores-as comunitarios, en el diseño y operaciones
de programas educativos de nivel básico, revalorizando la cultura
indígena, sus conocimientos y prácticas en los procesos de reproducción social y biológica. El programa premiado se fundamenta en la
interculturalidad, la autonomía, la educación popular, lo comunitario y
el bilingüismo, la participación democrática, la reapropiación y transformación de la cultura tseltal, el desarrollo justo, equitativo, real y
propio de las comunidades.
Col·lectiu Ronda, Consejo Rector.
Barcelona, 22 de mayo de 2012.
Véase el trabajo premiado en: www.cronda.coop/Recursos/Articles/Agenda-Latinoamericana-2012
Veredicto
www.cronda.coop
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...para los concursos convocados en la Agenda’2012
15
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di
Premio
a la difusión
de los principios
del «decrecimiento»
Concurso
«Hacia la
Otra Economía,
desde abajo»
Vª Edición
VIIª edición
Durante mucho tiempo hemos
estado observando el surgimiento de
iniciativas de las comunidades llevando a cabo pequeños proyectos de
autogestión y desarrollo, con el fin
de mejorar la calidad de vida de las
personas. Para sumar nuestro esfuerzo a la construcción de esa «Otra
Economía» quisiéramos invitar a todos a reflexionar sobre la posibilidad
de que sea desde estas iniciativas
pequeñas, desde las bases, desde las
comunidades pobres como surja esa
«Otra Economía».
La «Comisión Agenda Latinoamericana»,
de Girona, Cataluña, España,
C O N V O C A este concurso, con las siguientes
bases:
Temática: El «decrecimiento», como un aspecto
ineludible de la «otra economía».
Contenido y formato: Se premiará a la persona,
comunidad o entidad que, mediante trabajos
escritos, organización de cursos o conferencias,
trabajos de investigación, realización de material audiovisual, creación de material pedagógico para adultos o escolares, ejecución de acciones directas, etc., realice una mejor difusión de
los principios del «decrecimiento».
http://redesperanza.org
REDES, (http://redesperanza.org)
Red de Esperanza y Solidaridad de
la diócesis de Caguas, Puerto Rico,
16
CONVOCA a todos y a todas
a reflexionar sobre este tema y a
aportar sus experiencias, planteando
ejemplos concretos de iniciativas de
pequeños proyectos que han beneficiado a las comunidades con una
economía más equitativa, humana y
en armonía con el ambiente.
Envíe su reflexión (de hasta 7.000
pulsaciones), personal o colectiva
(con su comunidad, sus alumnos/
as, sus vecinos, su grupo de amigos/
as...), antes del 31 de marzo de
2013, a: [email protected]
El premio está dotado con 500
dólares y un diploma acreditativo de
participación.
Plazo y envío: Los trabajos o las memorias de las
actividades organizadas tendrán que llegar
antes del 31 de junio de 2013 a: Comissiò de
l’Agenda Llatinoamericana, Calle Mestre Francesc
Civil, 3 bxs. / 17005-GIRONA / ☎ (34) 972 21 99
16. Correo-e: [email protected]
Idioma: En cualquiera de los idiomas en que es
publicada esta Agenda: catalán, castellano,
portugués, inglés o italiano.
q
Premio: 5OO euros. El jurado lo podrá declarar
desierto, pero también podrá conceder uno o
más accésits de 100 euros. La decisión del jurado se hará pública el 1 de noviembre de 2013
en: latinoamericana.org/2013/premios y en:
llatinoamericana.org
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En esp
servicioskoinonia.org/neobiblicas
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La Agenda Latinoamericana convoca la XVIIIª edición del Concurso de «Páginas neobíblicas»:
1. Temática: tomando pie en alguna figura, situa­
ción o mensaje bíblico, sea del Primero o del Segundo
Testa­mento, los concursantes intentarán una «re­lec­tura»
desde la actual situación latinoamericana o mundial.
2. Los textos no deberán exceder de 9000 pulsaciones (caracteres más espacios). En castellano o portu­
gués o catalán, en prosa o poesía, teniendo en cuenta
di
Concurso de «Páginas Neobíblicas», XVIIIª edición
que, supuesta una calidad básica en la forma, lo que se
premia es el contenido, el acierto y la creatividad en la
«relectura» de la página bíblica escogida.
3. Los trabajos habrán de llegar antes del 31 de
marzo de 2013 a: [email protected]
4. Premio: 400 euros y su publicación en la Agen­
da'2014.
Será hecho público el 1 de noviembre de 2013 en
http://latinoamericana.org/2014/premios
Concurso «Género y compromiso político», XVIIIª edición
pañol
El Centro de Comunicación y Educación Popular
CANTERA que conmemora en este año 2013 su 25º
aniversario (www.canteranicaragua.org), y la Agenda
Latinoamericana convocan la XVIIIª edición del concurso
«Perspectiva de género en el desarrollo social»:
1. Temática: «Feminismo y ‘Otra Economía Posible’. El
aporte del feminismo a una economía ‘otra’: más humana, y más amigable con la naturaleza y con la vida». En
estilo de ensayo.
2. Extensión e idioma: Máximo de mil palabras, ó
6000 pulsaciones. En castellano, portugués, o en otros
idiomas adjuntando una traducción al castellano.
3. Los trabajos habrán de llegar antes del 15 de
marzo del año 2013 a: Cantera, Apdo. A-52, Managua,
Nicaragua, [email protected], tel.: (505)-2277.5329
4. El texto ganador será premiado con 500 US$. El
jurado podrá declarar desierto el premio, pero podrá
también conceder uno o varios accesits de 100 US$.
Premio Antonio Montesinos
al gesto profético en defensa de la dignidad humana, XVIIIª edición
servicioskoinonia.org/cuentoscortos
La Revista «Alternativas» y la Fundación Verapaz convo­can esta XVIIIª edición del «Premio Antonio
Montesi­nos al gesto profético en defensa de la dignidad
humana en América Latina». Bases:
1. Se quiere significar con esta distinción a la comunidad, grupo humano o persona cuya defensa de los
derechos humanos actualice mejor hoy el gesto profético
de Antonio Montesinos en La Espa­ñola cuando se enfrentó a la violencia de la conquis­ta con su grito «Éstos, ¿no
son seres humanos?».
2. Cualquier grupo, persona o comunidad puede presentar candidatos a este premio, razonando los motivos
y acompañándolos con firmas si lo cree oportuno, antes
del 31 de marzo de 2013, a: Fundación Verapaz / Apdo.
P-177 / Managua / Nicaragua / tel.: (505)-2265.06.95 /
[email protected]
3. El jurado admitirá a concurso tanto acciones puntuales, cuanto trabajos duraderos o actitudes proféticas
mantenidas a lo largo de mucho tiempo.
4. Premio: 500 US$. Podrá ser declarado desierto.
Concurso de «Cuento Corto Latinoamericano», XIXª edición
La Agenda Latinoamericana convoca esta décimo
novena edición del Concurso, con las siguientes bases:
1. Puede concursar toda persona que sintonice con
las Causas de la Patria Grande.
2. Extensión e idioma: máximo de 18.000 pulsacio­
nes. En castellano o portugués.
3. Temática: el cuento debe tratar de iluminar, desde
su propio carácter literario, la actual coyuntura espiri­
tual de América Latina: sus utopías, dificultades, moti­
vaciones para la esperanza, alternativas, la interpreta­
ción de esta hora histórica…
4. Los textos deberán llegar antes del 31 de marzo de
2013 a: [email protected]
5. El cuento ganador será premiado con 400 euros,
y será publicado en la Agenda Latinoa­meri­ca­na’2014 (en
unos 18 países). El fallo del jurado será hecho público
el 1 de noviembre de 2013 en http://latinoamericana.
org/2014/premios
6. El jurado podrá declarar desierto el premio, pero
también podrá conceder accesits de 100 euros.
17
B
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Premio
«Col·lectiu Ronda»
XIª Edición
www.cronda.coop
Experiencias de economía solidaria
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La formación de Col.lectiu Ronda, asesoría jurídica laboral económica y social, fue un proceso que
se desarrolló durante la década de los años 70 y fijó su arranque en 1972. Sin duda, una de la finalidades que movían a los fundadores era un cambio radical en la sociedad en la que nos ha tocado vivir.
Existía una coordinación de despachos laboralistas y en 1979 lo expresaban de la siguiente forma:
“Ante todo, queremos dejar constancia de que nuestros despachos pretenden estar al servicio del movimiento obrero, en su lucha en todos los terrenos para la consecución del socialismo”.
Viejas palabras para expresar un deseo de cambio social no realizado. Hoy infinidad de cosas han
cambiado para no cambiar lo fundamental: pasar de una economía capitalista a una economía social y
solidaria, también llamada economía democrática en cuanto debería buscar libertad sí, pero también
igualdad y solidaridad o fraternidad.
Es cierto que el cambio no se puede dar ni en un solo lugar ni en un solo momento o en un solo
día. Será, pues, un proceso que se dará en muchos puntos del planeta. O, mejor dicho, un proceso que
ha comenzado ya, que tiene sus propias raíces y que se manifiesta en muchas y variadas experiencias
que, con mayor o menor éxito o, mayor o menor dificultad, se van ensayando, viviendo, estudiando,
proponiendo, profundizando experimentando... nuevas formas de producir, consumir y ahorrar o realizar finanzas o dicho de otra manera, se va buscando y tejiendo una nueva economía.
Todo forma parte del proceso, del camino que queremos nos lleve a una nueva realidad.
La presente convocatoria se dirige a todo este conglomerado de realidades, experiencias, que
están en el camino de ensayar OTRA ECONOMIA. Una economía que sea diferente de la que hoy rige
nuestras vidas y nuestras comunidades.
Intentando recuperar el sentido etimológico de la palabra que viene del griego y significa: oikos,
casa y nomos, norma, o cuidado. Por tanto, sería la ciencia que estudia el cuidado de la casa y, lógicamente, de quienes habitan y habitarán en un futuro la casa. Por tanto hay que poner al ser humano,
tanto en el plano individual como en el plano comunitario, en el centro de toda norma económica.
Por todo ello, el Col.lectiu Ronda, asesoría jurídica, laboral económica y social,
C O N V O C A : a las entidades, grupos o colectivos que desde una dimensión de cambio o transformación quieran presentar una experiencia, de acuerdo con las siguientes bases:
BASES:
Presentación de un informe claro y concreto (máximo 20 páginas) sobre la experiencia llevada a
cabo y su relación con la transformación de las relaciones económicas. Se deberá referir el contexto
social, la composición y la motivación de la entidad concursante, así como las actividades realizadas y
la evaluación de los resultados obtenidos. Se deberá incorporar una breve presentación de la entidad
y una memoria explicativa de sus actividades.
Idioma: castellano, portugués o catalán o cualquier otro en los que se publica la Agenda, acompañando una traducción a cualquiera de los tres idiomas citados en primer lugar.
Envío y plazos: se deberá presentar antes del 31 de marzo de 2013 a las siguientes direcciones:
[email protected] y [email protected]. Se puede concertar otra forma de envío para algún
determinado material.
Premio: 2.000 € (dos mil euros). Se podrá declarar desierto o/y conceder algún accésit.
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«Pensar teológicamente,
actuar ecológicamente»
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CONCURSO Ecoteológico
IXª Edición
En el marco de la celebración de sus primeros 10 años de existencia, el equipo de investigación «ECOTEOLOGÍA», de la Facultad de Teología, Pontificia Universidad Javeriana (Bogotá,
Colombia),
www.ecoteologiapuj.blogspot.com
CONVOCA al concurso:
«Pensar teológicamente, Actuar ecológicamente: un giro a la historia de las cosas»,
con las siguientes BASES:
1. Participantes: El certamen tiene un enfoque macro-ecuménico, por tanto pueden participar, sin ningún tipo de restricción, todas las personas, comunidades e instituciones que sintonicen con las Causas de la Patria Grande, con un sentido de responsabilidad frente al cuidado de la
Creación.
2. Temática: Dado el enfoque general de la Agenda Latinoamericana Mundial 2013, cada trabajo, tomará como base el video «La Historia de las cosas», de Annie Leonard, que se encuentra
ampliamente disponible en la red.
Los trabajos darán cuenta de las propuestas que surjan para dar un giro a la historia de una
actividad, proceso, producto o servicio, de tal manera que se haga evidente el beneficio ambiental y el significado teológico de la acción. En este sentido, se busca ejemplificar la articulación
entre «el pensar teológicamente y el actuar ecológicamente», para contribuir a la consolidación
de otra manera de manejar la economía, desde la perspectiva de la «vida en abundancia» ofrecida por Jesús.
3. Pautas: Para presentar las propuestas, los concursantes pueden hacer uso de videos, fotografías, diapositivas, etc., en los que se describa la historia de la actividad, proceso, producto o
servicio que se quiere mejorar mediante el «pensar teológico y el actuar ecológico».
En cualquiera de los casos, es necesario redactar un documento descriptivo y analítico de la
propuesta. La extensión máxima para este documento es de 10 hojas tamaño carta (o 20.000
pulsaciones) en castellano o portugués (Si el trabajo está en otro idioma diferente debe incluirse
una traducción al castellano).
4. Fecha límite: Los textos deberán llegar antes del 31 de marzo de 2013 a ecoteologia@
gmail.com con copia a [email protected] o a: Carrera 5, Nº 39-00, Piso 2 Edificio Arrupe, «Equipo Ecoteología», Facultad de Teología, Pontificia Universidad Javeriana, Bogotá D.C.,
Colombia.
5. Incentivos: El texto ganador será premiado con 400 euros y un paquete de materiales
ecoteológicos. El jurado podrá declarar desierto el premio, así como conceder uno o varios accésits. Asimismo, a través del blog www.ecoteologiapuj.blogspot.com serán divulgados los mejores
trabajos, aquellos que más contribuyan a impulsar el diálogo teología – ecología en nuestro
Oikos: la Creación.
q
19
VE
DE
RE
I.
Rapporto sullo sviluppo umano
Europa Press, 2011/12/05
Regione Latinoamericana
• Tra i paesi della regione latinoamericana, ve ne
sono tre (Barbados, Cile e Argentina) nel gruppo con
indice di sviluppo umano (ISU) molto alto, 19 nel
gruppo con indice di sviluppo umano alto ed altri 10
nel gruppo con indice di sviluppo umano medio. Haiti
è l’unico che si trova nel gruppo con indice basso.
• Il valore ISU medio della regione è 0,741, il
secondo maggiore (dopo Europa e Asia Centrale con
0,771), superiore alla media mondiale pari a 0,694.
• Tra il 2000 e il 2012 la regione ha registrato
una crescita media annuale dello 0,67% nel valore
dell’ISU, il maggior incremento tra tutte le regioni.
Nicaragua ha registrato una crescita media annuale
dell’1,04% nel periodo indicato, seguita dalla Repubblica Bolivariana del Venezuela e da Cuba, con
un incremento annuale rispettivamente dell’1,04% e
dell’1,02%.
• La regione mostra un buon comportamento in
tutti gli indicatori che compongono l’ISU. La speranza media di vita alla nascita di 74,7 anni e la media
attesa di anni di scolarizzazione di 13,7 posizionano
la regione in testa a tutte le altre per ciò che riguarda queste componenti. Infatti la speranza media di
vita alla nascita è di quasi cinque anni superiore alla
media mondiale. La regione occupa anche la seconda
posizione sia negli anni medi di istruzione (con un
valore di 7,8 anni) che nel prodotto interno lordo
(PIL) pro capite, la cui media si trova al di sopra di
quella mondiale di 10.184 dollari USA.
• La regione soffre una perdita media del 25,7%
rispetto all’ISU corretto per la disuguaglianza, superiore alla perdita media annuale mondiale del 23,3%.
La componente del reddito è quella dove la perdita
dovuta alla disuguaglianza è maggiore (38,5%) seguita dall’educazione (23%).
• Haiti subisce la maggior perdita dovuta alle disuguaglianze (40,2%), seguita dalla Bolivia (34,2%).
Il paese della regione che affronta la perdita minore
è Trinidad e Tobago (15,3%). La disuguaglianza dei
redditi sembra essere generalizzata nella regione,
con perdite che vanno dal 21,9% al 47,9% quando
la componente del reddito viene corretta secondo la
20
UNDP, New York
disuguaglianza.
• Il valore medio dell’Indice di Disuguaglianza di
Genere della regione è di 0,419, inferiore alla media
mondiale pari a 0,463, al terzo posto tra tutte. Il tasso medio di fertilità adolescente della regione è superiore alla media mondiale, mentre i risultati dell’istruzione secondaria e terziaria sono inferiori, tanto per
gli uomini che per le donne. Senza dubbio, la regione
guida la lista per quanto riguarda i seggi occupati
dalle parlamentari: il 23%, oltre tre punti percentuali
più della media mondiale del 19,5%. Anche i tassi di
partecipazione al mercato del lavoro delle donne e
degli uomini sono superiori alla media mondiale.
• Il valore dell’Indice di Povertà Multidimensionale
(IPM) è relativamente basso, in confronto a regioni
come l’Asia del Sud e l’Africa Subsahariana. Haiti ha il
maggior valore dell’IPM nella regione (0,299) in base
ai dati dell’inchiesta 2005/’06, seguito dall’Honduras
(0,159).
• Il valore totale delle esportazioni di merci della
regione è stato di 857.800 milioni di dollari, il che
rappresenta il 6,3% del totale mondiale ed il 18,9%
del PIL della regione. Il Messico è in testa a questi
dati, con beni esportati per un valore di 298.300
milioni di dollari nel 2010, pari al 31% del suo PIL. Lo
segue il Brasile, con esportazioni stimate in 197.400
milioni di dollari, quasi il 10,5% del PIL del paese.
• La regione conta sulla terza migliore relazione
occupati/popolazione (67,2%), che va dal 56,4% del
Suriname fino al 77,4% di Bolivia e Perù.
• La mano d’opera minorile sembra essere un problema in Perù e Belize, dove più di un terzo (rispettivamente il 34% ed il 40%) dei minori compresi tra i 5
ed i 14 anni sono economicamente attivi.
• La media generale del benessere secondo l’inchiesta mondiale Gallup nella regione è di 6,5 (in una
scala da 0 a 10), il valore più alto tra tutte le regioni.
q
la «risalita del sud» L’A.L. ha aumentato la
classe media del 50%
Rapporto dell’UNDP sullo Sviluppoo Umano 2013
Il XXI secolo sta assistendo a un profondo cambiamento nella dinamica mondiale, spinto dalle nuove
potenze in rapida crescita del mondo in via di sviluppo. La Cina ha superato il Giappone come seconda
economia più grande del mondo e ha riscattato dalla
povertà milioni di persone durante questo processo.
L’India sta modellando il suo futuro con una creatività
imprenditoriale ed una innovazione politica e sociale
nuove. Il Brasile sta elevando il suo tenore di vita
attraverso l’espansione delle relazioni internazionali e
programmi contro la povertà che sono imitati in tutto
il mondo.
Ma la «risalita del Sud» è un fenomeno ancora più
grande. Indonesia, Messico, Sud Africa, Thailandia,
Turchia ed altre nazioni in via di sviluppo si stanno
trasformando in protagonisti dello scenario mondiale.
Il Rapporto sullo Sviluppo Umano 2013 individua più
di 40 paesi nel mondo in via di sviluppo che hanno
superato le aspettative di sviluppo umano che avevano nelle decadi precedenti, con un processo marcatamente accelerato negli ultimi dieci anni.
Ognuno di questi paesi ha una storia unica e ha
scelto di definire il proprio cammino verso lo sviluppo. Senza dubbio condividono caratteristiche importanti e molte sfide che affrontano sono le stesse. Col
passare del tempo sono sempre più interconnessi e
indipendenti. E in tutto il mondo in via di sviluppo si
incrementa la quantità di persone che vogliono essere
ascoltate, nella misura in cui condividono idee per
mezzo di nuovi canali di comunicazione e chiedono
una maggiore trasparenza da parte dei governi e delle
istituzioni finanziarie.
Il Rapporto sullo Sviluppo Umano 2013 analizza le
cause e le conseguenze di questa «persistente risalita del Sud» e definisce le politiche basate in questa
nuova realtà che potrebbe promuovere un maggiore
progresso in tutto il mondo nelle decadi a venire.
Il Rapporto esige una rappresentanza molto maggiore del Sud nei sistemi di governo mondiale, e indica alcune fonti potenziali di finanziamento nel Sud
per i beni pubblici essenziali.
q
La classe media in America Latina è cresciuta del
50% nella prima decade di questo XXI secolo, da 103
milioni di persone a 152 milioni secondo un rapporto
della Banca Mondiale (BM).
Il rapporto, presentato a Washington dal presidente dell’organismo internazionale, Jim Young Kim, specifica anche che questo risultato si deve alla crescita
sostenuta nella regione negli ultimi anni, che, nonostante la crisi economica internazionale, ha permesso
di aumentare le dimensioni della classe media.
Il rapporto rivela che alcuni dei fattori più importanti al momento che favoriscono la mobilità
ascendente in America Latina sono: un maggior livello
educativo tra i lavoratori, un maggiore livello di impiego formale, più persone che vivono nelle aree urbane e, soprattutto, più donne nella forza lavoro e una
diminuzione delle dimensioni delle famiglie.
Si è precisato inoltre che la regione è tra le poche,
«se non l’unica» che sta vedendo crescere la propria
classe media.
Oltre a queste cifre, si suppone che la classe media sia pari al 30% della popolazione dell’America
Latina e in alcuni paesi come Brasile, Colombia e
Messico i progressi sono notevoli.
La BM considera - in questo rapporto - che un cittadino di classe media è colui che guadagna almeno
10 dollari al giorno (3.650 dollari l’anno per persona)
e la cui probabilità di ricadere nella povertà sia meno
del 10%.
Secondo quanto dice la BM, collocando la soglia di
povertà moderata della regione in 4 dollari al giorno,
come suole farlo l’istituzione, il 30,5% della popolazione vive al di sotto di questo limite di reddito, ed
un 37,5% vive tra la povertà e la classe media (4-10
dollari al giorno), i cosiddetti «vulnerabili».
L’America Latina è una «regione dai redditi medi
che è in procinto di trasformarsi in una regione di
classe media», ma la percentuale di questo settore
della popolazione è la stessa di quelli che stanno in
situazione di povertà (un terzo della popolazione),
per cui «la strada da percorrere è ancora lunga»… q
21
Rapporto sulla fame nel Mondo
PNUD, New York
Numeri tondi
Il Terzo Mondo rappresenta l’80% della popolazione mondiale, con un 37% del PIL mondiale, mentre i
Paesi avanzati rappresentano il 20%, con il 63% del
PIL mondiale.
Gli affamati nel mondo erano 848 milioni nel
2005; 923 nel 2007; 1023 nel 2009; 925 nel 2010 e
870 nel 2011.
La quantità di persone con un patrimonio di un
miliardo di dollari o più era di 497 nel 2001, con un
patrimonio di 1,5 miliardi era di 1.125 persone nel
2007, con un patrimonio de 4,4 miliardi era di 793
nel 2008, con un patrimonio di 2,4 miliardi era di
1.011 nel 2009, con un patrimonio di 4,5 miliardi era
di 1.210 nel 2011.
In base a queste cifre, sarebbe sufficiente applicare un’imposta annuale del 2% sul patrimonio delle
1.011 persone più ricche nel 2009 per ottenere, abbondantemente, gli 80 miliardi di dollari necessari per
garantire in 10 anni la soddisfazione delle necessità
fondamentali in tutto il pianeta. Il che dimostra come
sia una proposta perfettamente realizzabile.
La quantità di persone che vivono in America Latina con meno di un dollaro al giorno era di 41 milioni nel
1981, 43 milioni nel 1990 e solo 28 milioni nel 2008.
Dieci dati ulteriori
1) 870 milioni di persone non hanno il sufficiente
per mangiare. La cifra è diminuita di 130 milioni dal
1990, ma il ritmo della riduzione è calato a partire dal
2008.
2) La grande maggioranza delle persone che soffrono la fame (il 98%) vive nei Paesi in via di sviluppo, dove quasi il 15% della popolazione è denutrito.
3) Sul totale delle persone che soffrono la fame
nel mondo, circa 563 milioni vivono in Asia e in Oceania, ma la tendenza è al ribasso.
4) Le donne costituiscono un po’ più della metà
della popolazione mondiale, ma rappresentano più del
60% delle persone che soffrono la fame nel mondo.
5) La denutrizione contribuisce alla morte di 2,6
milioni di bambini con meno di 5 anni, un terzo del
del totale mondiale.
22
6) Nei Paesi in via di sviluppo, uno su sei bambini
– quasi 150 milioni – è sotto peso.
7) Uno ogni quattro bambini nel mondo soffre un
ritardo nella crescita; nei Paesi in via di sviluppo la
proporzione può aumentare a uno su tre.
8) L’80% dei bambini che soffre un ritardo nella
crescita vive in 20 Paesi.
9) Circa 66 milioni di bambini vanno alla scuola
primaria soffrendo la fame nei Paesi in via di sviluppo
e, di questi, 23 milioni si trovano in Africa.
10) Il PAM (Programma alimentare mondiale)
stima che siano necessari più di 3 miliardi di dollari
all’anno per assicurare il cibo a 66 milioni di bambini
in età scolare che soffrono la fame.
Ma servono a qualcosa i rapporti?
Malgrado i Paesi potenti siano coscienti della
situazione, sono i leader delle principali economie del
mondo (G8) che realmente possono fare qualcosa al riguardo. Per questo non ci sorprende che la FAO venga
messa in discussione per il suo funzionamento, cosa
che potrebbe essere trasferita ad altre organizzazioni;
e che il governo del Regno Unito abbia minacciato di
tagliare i fondi concessi a questa organizzazione se
non cambia la sua linea di lavoro e di gestione.
Il Rapporto sulla Fame nel Mondo 2011 (a causa
di una discrepanza metodologica la FAO non ha attualizzato le sue cifre sulla fame nel 2011) è un altro
da aggiungere nella lista dei rapporti presentati; non
è che l’informazione venga confutata, ma il punto
è che viene diffusa e poi non si adottano misure.
Si parla del problema del Corno d’Africa, una delle
regioni più povere della Terra, di cui fanno parte la
Somalia, Gibuti, l’Etiopia e l’Eritrea, problema di cui si
è discusso nella Giornata Mondiale dell’Alimentazione
2011, evidenziando l’incremento del numero di persone che vivono in condizioni di povertà estrema e le
possibili misure da adottare per ridurre l’effetto della
fluttuazione del prezzo degli alimenti sui segmenti più
sfavoriti della popolazione.
Si dice che è una situazione inaccettabile, come
si va ripetendo da anni; si aggiunge che, anche riuscendo a compiere gli obiettivi del millennio, 600
24,2% rispetto al 1990, quando erano 66 milioni,
secondo la FAO. Uno su dieci latinoamericani è in condizioni di povertà estrema e l’America Latina continua
a registrare oggi la peggiore distribuzione di ricchezza
del mondo, sempre secondo la FAO.
• La denutrizione provoca il 53% dei 9,7 milioni
di decessi all’anno di bambini al di sotto dei cinque
anni nei Paesi in via di sviluppo.
• Ogni anno un milione di bambini muore per
mancanza di vitamina A.
• La carenza di ferro è la forma di denutrizione
più comune in tutto il mondo, colpendo quasi 2 miliardi di persone. Sradicando la carenza di ferro si
possono migliorare i livelli nazionali di produttività
fino ad un 20%.
• L’insufficienza di ferro sta minando lo sviluppo
mentale di un 40-60% dei bambini nei Paesi in via di
sviluppo.
• La mancanza di vitamina A colpisce circa il
25% dei bambini in età pre-scolare nei Paesi in via di
sviluppo. Tale mancanza determina la cecità, la vulnerabilità alle malattie e tassi superiori di mortalità. Ciò
provoca la morte di circa 1,3 milioni di bambini ogni
anno.
• La mancanza di iodio è la principale causa di
ritardo mentale e di danni cerebrali. 1,9 miliardi di
persone nel mondo sono a rischio di insufficienza di
La fame infantile
iodio, un problema che si può prevenire facilmente
• Più del 70% dei 146 milioni di bambini al di
aggiungendo iodio al sale.
sotto dei cinque anni sotto peso vive in appena 10
Prospettive per il futuro
Paesi, di cui più della metà in Asia meridionale.
Al momento il problema sono i prezzi elevati degli
• Ogni anno muoiono circa 10,9 milioni di bambialimenti e le loro variazioni (generalmente al rialzo),
ni al di sotto dei cinque anni nei Paesi in via di sviluppo. La denutrizione e le malattie legate alla fame con il conseguente significativo incremento dell’insicurezza alimentare a livello mondiale e specialmente
causano il 60% dei decessi.
nei Paesi più sfavoriti. Il rapporto indica che:
• Si stima che il costo della denutrizione per lo
- la domanda dei consumatori nei Paesi con ecosviluppo economico nazionale sia di 20-30 miliardi di
nomie in rapida crescita è destinata ad aumentare
dollari l’anno.
- la popolazione continua a crescere e, se prose• Nei Paesi in via di sviluppo, uno su quattro
guirà l’espansione degli agrocombustibili, il sistema
bambini – quasi 146 milioni – è sotto peso.
alimentare si troverà di fronte un incremento della
• Ogni anno, il PAM alimenta oltre 20 milioni di
bambini con i programmi di alimentazione scolare in domanda.
circa 70 Paesi. Nel 2008, il PAM ha toccato il record di Alimenti e HIV/AIDS
• Nei Paesi più colpiti, l’HIV ha ridotto la speranza
23 milioni di bambini alimentati.
di vita di oltre 20 anni, ha rallentato la crescita e ha
aumentato la povertà. Solo nell’Africa subsahariana,
Denutrizione
ha lasciato orfani quasi 12 milioni di bambini al di
• Circa 50 milioni di persone soffrono la fame in
q
sotto dei 18 anni.
America Latina e nei Caraibi, con una riduzione del
milioni di persone continueranno comunque a soffrire la fame; si torna a puntare sulla collaborazione
internazionale e sul fatto che i Paesi si coinvolgano
maggiormente nella soluzione del problema, secondo
commissioni e materiali che continuano a dilapidare
fondi che possono salvare vite.
Si invitano i Paesi a sprecare meno alimenti. Un
altro rapporto dell’Istituto di Biotecnologia e Alimenti
SIK (Svezia), elaborato su incarico della FAO, evidenziava che circa 1.300 milioni di tonnellate di alimenti
finiscono tra i rifiuti: una quantità che spaventa e
che dovrebbe portare a ridefinire i sistemi produttivi,
considerando che la perdita di alimenti si produce nel
momento in cui ha inizio la produzione agricola, e che
in ogni anello della catena si realizzano sprechi, anche naturalmente per responsabilità dei consumatori.
Tali perdite acquistano speciale importanza nei Paesi
industrializzati: 1.300 milioni di tonnellate di alimenti equivalgono a quelli che vengono prodotti nell’Africa subsahariana e che aiuterebbero significativamente
a ridurre la fame nel mondo.
Politiche nuove, educazione e coscientizzazione,
investimenti in tutta la catena produttiva, gestione
sostenibile delle risorse... sono diversi i fronti su cui
lottare per la sicurezza alimentare del futuro.
23
La Libertà delle donne
Kora, Carmen, José Luis, Jilma, Reyna, Dolores
CEBS di Masaya e Carazo, Nicaragua
La libertà, questa sconosciuta per le donne nella
società patriarcale. La falsa libertà proclamata dal patriarcato considera il sesso delle persone per differenziarle, subordinando, svalutando e violentando coloro
che nascono donna.
Il patriarcato come sistema ancora egemonico
in Nicaragua ed esteso in tutto il mondo, costruito
dall’antichità, consolidato con il capitalismo, legittimato e benedetto dal cattolicesimo e dalle diverse
religioni, presuppone che le persone, come noi, che
nascono di sesso femminile siano inferiori e di minor
valore, che la nostra missione sia di riprodurre la specie, offrire i servizi domestici e di cura gratuitamente,
senza riconoscimento, a spese della nostra autonomia,
agli uomini, alla famiglia, alla chiesa, alla società.
Dal momento della nascita, solo per essere donne,
la nostra libertà viene coartata e dipendiamo da altri
per le cose più elementari: decidere del nostro corpo,
del nostro tempo, decidere del nostro essere e del
nostro stare nel mondo. Ci si insegna che essere donne
è essere sottomesse, ricattate, dipendenti dagli uomini, dei quali abbiamo bisogno perché ci proteggano.
Il mondo si organizza in modo che le donne restino
in inferiorità di condizioni e siano considerate esseri
vulnerabili. È tanto consolidato il sistema che sia gli
uomini che le donne lo hanno introiettato profondamente, come se fosse la situazione naturale, logica,
l’ordine sociale che Dio ha richiesto nella sua sapienza.
Questo modello patriarcale/maschilista comporta
strutturalmente discriminazione e violenza contro noi
donne, tanto nell’ambito privato (nella famiglia o nelle
relazioni interpersonali), quanto nell’ambito pubblico
(nelle strade, nella comunità, nel mondo del lavoro,
nello Stato). È una violenza verbale, fisica, psicologica, sessuale, economica, patrimoniale, lavorativa,
istituzionale. Il femminicidio, come violenza estrema,
è la nostra prima causa di morte in molti paesi; la tolleranza e impunità di questi crimini contro l’umanità
formano parte della mentalità patriarcale, secondo cui
la nostra vita vale meno, vale poco.
Sin da bambine apprendiamo quale sia il nostro
ruolo nella casa e non possiamo andare da sole da
nessuna parte, nemmeno a scuola se è lontana, perché
24
ci può capitare «qualcosa», qualcosa che succede solo
alle bambine e non ai bambini. Quando siamo giovani,
ci rendiamo conto che la strada per noi è pericolosa:
non possiamo girare liberamente, tantomeno frequentare luoghi pubblici da sole, perché gli uomini ci guardano male, si avvicinano, ci vogliono toccare, perfino
ci violentano, sentono di avere diritto su noi. È orribile vivere con questa paura.
Se ci sposiamo con questo innamoramento romantico che il patriarcato ci insegna, ci immoliamo alle
cure del nostro uomo per dimostrargli un amore che ci
aliena da noi stesse. Gli serviamo da mangiare, laviamo
e stiriamo i suoi vestiti, puliamo la sua casa. I figli
sembra che siano solo nostri e non suoi, dal momento
che tutto il lavoro per crescerli ricade su noi stesse.
Con sforzo, disagio e insonnia dedichiamo le 24 ore
del giorno a garantire la vita della nostra famiglia,
però dicono che non lavoriamo e i nostri uomini iniziano a dirci che non valiamo nulla, a controllare quello che facciamo, con chi parliamo, con chi usciamo…
Poi iniziano le spinte, i colpi, i maltrattamenti fisici e
sessuali. Se ci chiedono di perdonarli noi accettiamo
pensando che cambieranno, però, poco dopo, arrivano
altri maltrattamenti e cadiamo in questo circolo di violenza, in questo incubo. Non siamo libere né in strada
né in casa.
Se andiamo a lavorare in fabbrica o in qualsiasi altro posto, allora facciamo doppia giornata di lavoro: in
casa – che nessuno ci paga né riconosce – e in fabbrica. E anche tripla giornata se oltretutto partecipiamo
allo sviluppo comunitario. E anche quando lavoriamo
in modo remunerato, non per questo gli uomini assumono maggiori responsabilità in casa. Loro, dopo il
lavoro, dispongono del loro tempo, riposano. Noi invece non abbiamo tempo per noi né possiamo riposare.
La nostra capacità riproduttiva è causa di rigetto
sul lavoro, come se fosse solo nostra: anche la gravidanza è opera degli uomini. Ma se la nostra vita è in
pericolo per la gravidanza o questa è frutto di violenza, le leggi degli uomini e delle chiese ci impediscono
di interromperla, come se poi i violentatori si facessero carico dei loro figli. In nome di Dio e della vita ci
obbligano a tenere il figlio, decidendo dei nostri corpi,
a costo di condannarci a morire.
Per il mondo dell’economia, della politica, della
cultura, le nostre opportunità sono sempre più limitate e costose, a causa dei pregiudizi; ci considerano
perfino cattive donne, cattive spose, cattive madri,
scansafatiche, per non stare in casa. Sempre questa
discriminazione, sempre gli uomini padroni dei nostri
corpi e noi sempre sottomesse alle molestie.
Quando decidiamo di rompere il silenzio denunciando il nostro aggressore, è un calvario. La pubblica
accusa non è aggressiva, i funzionari pubblici è come
se non ci credessero, ci logorano con grandi ritardi e
l’impunità incoraggia ancor di più gli uomini, perché
vedono che con la denuncia non gli succede niente,
così la violenza si incrementa e possono arrivare ad
ucciderci.
Ma ci stiamo organizzando come donne, prendiamo coscienza che questo modello patriarcale che
riproduciamo di generazione in generazione non è un
ordine divino, ma un «ordine» sociale costruito e così
come lo abbiamo imparato lo possiamo disimparare.
Apprendiamo insieme ad analizzare la realtà, a saper
differenziare il sesso dal genere, a renderci conto delle
relazioni di potere disuguali tra uomini e donne, un
potere di dominazione che dobbiamo eliminare. Ci
sosteniamo a vicenda per poterci rafforzare fisicamente
e psicologicamente, per rompere complessi e tabù,
rompere i circoli della violenza, terminare il ruolo di
vittime, superare tante paure e incertezze… cambiare
la nostra vita, lottare anche per cambiare questo sistema oppressivo, tagliare la catena generazionale.
Vogliamo essere libere dal dominio degli uomini
(padri, figli, fratelli, mariti, datori di lavoro, politici,
sacerdoti), vogliamo una relazione tra pari. Vogliamo
uguaglianza di opportunità per l’accesso ed il controllo delle risorse economiche e sociali (lavoro, salute,
educazione, abitazione, terra, credito, tempo libero,
cultura). Vogliamo un’equa distribuzione delle responsabilità nella casa, uomini e donne alla pari.
È un processo di liberazione lento e doloroso, ma
fermo e senza ritorno. Ci porta a conoscerci e valorizzarci, a promuovere politiche pubbliche con attenzione
di genere che difendano e facilitino i nostri interessi
strategici per cambiare queste relazioni di potere diseguali. Ci porta a sentirci libere di prendere decisioni
su quello che vogliamo essere e fare, libere di decidere
del nostro corpo, del nostro tempo, di non accettare
controlli, di non continuare a chiedere permesso; di
affrontare con umiltà noi stesse, di mantenere un atteggiamento positivo e di ricerca, di sradicare i dogmi
e questo carico di religiosità tanto oppressivo che ci
hanno inculcato.
Abbiamo ottenuto avanzamenti nelle leggi e nelle
politiche pubbliche. Abbiamo ottenuto convenzioni
internazionali che parlano dei nostri diritti. Abbiamo
ottenuto legislazioni nazionali per un miglior accesso alla giustizia e continuiamo a lottare affinché si
compiano. Abbiamo ottenuto di essere nell’agenda
politica e pubblica dei nostri paesi. Siamo organizzate
in reti locali, nazionali, regionali e internazionali. Il
nostro movimento è ampio e si va consolidando, rafforzando. Anche se siamo ancora lontane dall’essere
veramente libere dal patriarcato, l’importante è che
siamo in cammino, in processo. Non stiamo parlando
di favori, né di permessi, né di concessioni, né di «che
ci diano»; ciò che esigiamo sono diritti, i nostri diritti
umani fondamentali e inalienabili, costitutivi del nostro essere.
E il superamento del patriarcato non sarà possibile
solo con la presa di coscienza e il cambiamento di noi
stesse, anche gli uomini devono cambiare, rivedere la
costruzione della loro mascolinità, scoprire i benefici
del cambiamento. Già ci sono uomini che stanno prendendo coscienza, che vogliono disimparare, cercando
strategie per cambiare la mentalità maschile. Ci sono
ancora molte resistenze, sentono minacciati i loro
privilegi, la violenza continua e di fronte all’avanzamento dei nostri diritti essi hanno ancora reazioni e
incomprensioni terribili.
Molte donne nel corso della storia hanno lottato
per la nostra libertà e dignità, per essere considerate
di pari valore come persone e non svalutate come
donne. La storia, raccontata in modo androcentrico,
ci ha reso invisibili, ci ha relegato ad essere martiri
anonime dell’ingiustizia patriarcal/maschilista/religiosa. Stiamo riscattando questa «storia di donne» che
ci hanno preceduto, perché la vera libertà a cui siamo
chiamate dal momento della nascita non ce la sta
restituendo nessuno, ma la stiamo conquistando con la
nostra presa di coscienza, lotta, organizzazione, partecipazione cittadina, solidarietà, incidenza politica. È
il grido del XXI secolo, ormai impossibile da far tacere,
di migliaia e milioni di donne in Nicaragua e nel mondo che dicono «basta!», che decidono di esercitare il
nostro sacro diritto a vivere libere dalla violenza, il
nostro sacro diritto alla libertà.
q
25
l’America Latina rappresenta il 10%del PIl mondiale
Infolatam Efe - Bogotà. Irene Urango
Le chiavi
La Banca Interamericana per lo Sviluppo (BID) aggiunge le sue previsioni a quelle pubblicate dal Fondo
Monetario Internazionale (FMI), nelle quali spicca una
riduzione di tre decimi rispetto alle previsioni iniziali
per il 2013, a causa di un notevole calo della principale economia del Continente, il Brasile, dalla quale ci
si attende un’espansione di un 3,5%.
La Regione è passata dal rappresentare il 6,4%
del Prodotto Interno Lordo (PIL) mondiale nel 1990 a
ipotizzare il 10% nei due decenni di crescita graduale,
in cui le economie dei Paesi latinoamericani si sono
sviluppate per più del 3%.
L’economista e capo del Dipartimento di ricerca
del BID, José Juan Ruiz, si è adeguato alle previsioni del FMI e ha assicurato che nel 2013 l’America
Latina sarebbe cresciuta a un ritmo medio del 3,6%,
sei decimi più che nel 2012, un tasso di crescita che
rappresenta il 10% del PIL mondiale.
«L’America Latina comporta circa il 7% dell’economia mondiale e si appresta quest’anno a fissarsi
intorno al 10% del PIL mondiale. Stiamo facendo più
di quanto ci compete», ha dichiarato durante un’intervista con Efe a Bogotà.
«Il continente latinoamericano sta uscendo molto
bene dalla crisi internazionale. Nel 2012 è cresciuto
per un ammontare del 3% e quest’anno probabilmente
rimarrà in un tasso di crescita superiore al 3,5%, con
una buona distribuzione fra i vari Paesi», ha aggiunto.
Per quanto sia ancora lontana dal raggiungere
il 4,3% del 2011, questa cifra dimostra che la crisi
ha avuto un impatto negativo, ma non drammatico,
sul Continente, grazie, secondo Ruiz, a «un sistema
finanziario molto solido», in grado di contribuire alla
«crescita e alle capacità d’investimento di famiglie e
imprese».
Con queste previsioni il BID si aggiunge alle previsioni che il FMI ha pubblicato la scorsa settimana,
nelle quali spicca una riduzione di tre decimi rispetto
alle previsioni iniziali per il 2013, a causa di un notevole calo della principale economia del Continente, il
26
Brasile, dalla quale ci si attendeva un’espansione per
un 3,5%.
Ruiz ha ribadito che la sfida adesso è:
- «mantenere questo processo nei prossimi cinque
anni» e «crescere in modo sostenibile e cumulativo»
proporzionato alla produzione e sfruttamento delle
materie prime e allo sviluppo dei servizi e delle esportazioni,
- risolvere punti-chiave quali la riduzione della
povertà e della disuguaglianza per «diventare un
Continente di classi medie»,
- sostenere i lavoratori dell’economia reale mediante un processo di «riforme di seconda generazione» che dovrebbe raggiungere la riduzione della
spaccatura sociale con «reti di protezione sociale e
investimenti nell’educazione e nelle infrastrutture»,
- potenziare un «sistema fiscale che sia più trasparente e ponga meno pastoie allo sviluppo dell’attività
delle imprese reali», con riferimento alla burocrazia
fiscale.
Prima della crisi economica mondiale Ruiz sottolineò l’importanza di imparare dagli errori, come «il
sovra-indebitamento, la mancanza di regolamentazione del sistema finanziario o la crisi immobiliare»,
errori che «l’America Latina fece trent’anni fa e che
l’Europa sta facendo adesso».
Come strategia suggerì che il Continente fissi
«politiche altamente ragionevoli, accettate all’interno
del corpo scientifico e dal consenso collettivo», ma
nello stesso tempo torni a «una politica fiscale che
ricuperi spazi e a una politica monetaria che permetta
un impulso maggiore».
In questo quadro ha preso risalto l’importanza
che, attualmente, possono avere le economie emergenti, le quali, con «in pratica il 50% del PIL mondiale», ovviamente «stanno trascinando il resto dei Paesi
industrializzati» e «possono aiutare l’Europa a uscire
dalla crisi», come «fonte di generazione di risorse»
per le imprese. Secondo le previsioni del FMI per il
2014 l’economia latinoamericana continuerà la sua
accelerazione con una crescita stimata del 3,9%. q
America Latina: campo di battaglia fra Cina e Stati Uniti
Il gigante asiatico nel 2015 si convertirà nel secondo massimo investitore in America Latina
L’influenza della Cina è percepita in misura più positiva di quella del vicino del Nord
La stabilità democratica e la prosperità economica
dell’America Latina nei due ultimi decennii hanno permesso che cessasse di essere considerata il «cortile di
casa» degli Stati Uniti. Buona parte di questa vitalità
economica si deve alla crescente presenza commerciale
della Cina nella zona. La spinta del gigante asiatico
nella regione può minacciare il rapporto privilegiato che
tuttora mantengono, con i loro vicini del Sud, gli Stati
Uniti, i quali, per il momento, sembrano soltanto preoccupati che questa espansione commerciale non oltrepassi le frontiere politiche.
«La sua economia in continua crescita obbliga il
Paese asiatico alla ricerca di nuovi mercati, una necessità condivisa anche dall’America Latina per i medesimi
motivi. Questo è un bene per la Regione e, conseguentemente, per gli Stati Uniti», spiega Daniel Enkson,
consulente del Dipartimento di Stato. La Commissione
economica per l’America Latina e i Caraibi (CEPAL) stima
che nel 2015 la Cina sostituirà l’Unione Europea come
secondo investitore in America Latina, appena dopo gli
Stati Uniti. La potenza economica della Cina ha avuto
un profondo impatto in America Latina. Il Paese asiatico
è il principale partner commerciale di Brasile, Cile e Perù
e il secondo destinatario delle esportazioni di Argentina,
Costarica e Cuba, secondo CEPAL:
la Cina non soltanto sta intaccando il protagonismo
economico degli Stati Uniti in America Latina – è passata dal capitalizzare il 4% dell’interscambio commerciale
a essere il partner principale di molti dei suoi Paesi
– ma altresì sta vincendo la battaglia della percezione
del suo rilievo economico nella Regione. Secondo uno
studio del Barometro delle Americhe dell’Università
Vanderbilt e secondo l’Analisi dell’Opinione Pubblica
dell’America Latina, il 68,2% dei latinoamericani ritiene
che l’influenza del gigante asiatico nella zona è positiva,
mentre soltanto il 62,2% pensa la stessa cosa degli Stati
Uniti. Uno su cinque degli intervistati crede inoltre che
la Cina sia il Paese più influente, davanti a Giappone,
India e Stati Uniti.
La statistica aiuta a illustrare l’impatto trasformatore della presenza cinese in America Latina. Secondo il
Ministero cinese del Commercio, la Regione è il secondo
maggiore destinatario d’investimenti del Paese dopo
l’Asia. Nel 2000 Pechino ha investito 10.000 milioni di
dollari nella Regione, nel 2009 erano 100.000 milioni,
due anni dopo, nel 2011, l’ammontare superava già i
245.000 milioni, come riferisce il Centro Woodrow Wilson. Questi investimenti sono stati determinanti nel far
sì che l’America Latina evitasse l’impatto della recessione economica del 2009. In questo anno le esportazioni
dall’America Latina agli Stati Uniti e all’Europa sono
diminuite rispettivamente del 26% e del 28%; quelle
destinate alla Cina si sono incrementate di un 5%.
Lo scorso 6 giugno 2013, durante una visita in Messico e negli Stati Uniti, il Presidente cinese, Xi Jinping,
nel suo discorso davanti al Congresso messicano, ha
affermato: «Nei prossimi cinque anni, la Cina importerà
prodotti valutati in più di 10 bilioni (milioni di milioni)
di dollari e realizzerà un investimento internazionale di
più di 500.000 milioni, più di 400 milioni di cinesi, poi,
effettueranno viaggi internazionali. Così che lo sviluppo
della Cina sarà una buona notizia per il resto del mondo».
Uno dei problemi che si prospettano a medio termine è la possibile concorrenza fra la Cina e Paesi come
Brasile o Messico. In questi due Stati si è già cominciato a sentire l’inevitabile rivalità. Mauricio Mosquita,
economista della Banca Interamericana per lo Sviluppo,
nel 2011 ha assicurato che la Cina era la «principale
minaccia» per l’espansione industriale del Brasile e che
entrambi i Paesi producono beni simili.
Anche la Cina si è trasformata in uno dei principali
concorrenti del Messico sul mercato statunitense. Nel
1980 il Messico ha iniziato ad adottare misure protettive
come risposta alla proliferazione di prodotti cinesi a
basso costo all’interno delle sue frontiere. La ristrutturazione del mercato del lavoro cinese, che ha accordato
aumenti salariali ai suoi lavoratori, ha permesso la rinascita dell’industria automobilistica e aeronautica messicana, in concorrenza diretta con quella cinese. Nonostante tutto, la posizione del Messico è cauta, poiché i
prodotti che esporta dipendono molto dalle importazioni
cinesi.
La dipendenza dell’economia dell’America Latina
rispetto alla Cina è notevole: per ogni 1% di crescita
del PIL nel Paese asiatico, cresce dello 0,4% quello
dell’America Latina; per ogni 1% di crescita della Cina,
q
aumentano di un 25%.
27
La Disobbedienza civile è quello che ci resta
Chris Hedges
es.wikipedia.org/wiki/Chris_Hedges
Per Chris Hedges (Vermont, Stati Uniti 1956) tutto ebbe inizio in America Latina: «Negli anni ’80 vi era
troppa repressione in quei Paesi. Gli squadroni della morte uccidevano dalle 700 alle mille persone al mese in
Salvador: Ríos Montt massacrava centinaia di persone, definitivamente, villaggio dopo villaggio, in Guatemala.
Pinochet defenestrò un governo eletto democraticamente e impiantò una sporca dittatura militare. Le Giunte
argentine “facevano sparire” più di 30 mila loro concittadini… era un momento storico nel quale gli atti repressivi – sostenuti dal governo del mio Paese – erano tanto atroci e rivoltanti da risultare difficili da ignorare
da parte di qualsiasi persona responsabile». Giovane reporter, volle «cercare un senso» in quello che stava accadendo e «dar voce a coloro che resistevano», seguendo le guerre del Centro America, in una carriera di vent’anni
come corrispondente di guerra in più di 50 Paesi. Chris Hedges è Premio mondiale di Giornalismo per i Diritti
Umani (Amnesty International), miglior giornalista online – nel 2009 e nel 2011 – per il Los Angeles Press Club
e ha ricevuto molti altri premi.
Come ha plasmato le sue opinioni questa esperienza che sempre una delle due predomini.
nelle zone di guerra del pianeta?
Se dovessi descrivere la cultura degli Stati Uniti,
Trovandomi in guerre come quella di El Salvador, e direi che è ossessionata dalla morte. Tanto in termini
poi in luoghi come Gaza, Palestina… mi vidi obbligato di uso della sua forza letale per espandere l’Impero,
a mettere a confronto i meccanismi dell’Impero. Come come nell’assalto all’ecosistema, un attacco che ha il
funziona, che cosa fa e la differenza fra quello che fa
potenziale di distruggere la vita umana in nome del
e quello che dice di fare. Quando ti trovi sul territorio profitto. Oggi le forze della morte sono personificate
l’idea che gli Stati Uniti abbiano qualche interesse a
in compagnie come Exxon Mobil, che danno maggiore
introdurre la democrazia in Paesi come l’Iraq si disvela importanza ai loro guadagni che alla santità della vita.
come una menzogna.
E le persone che abbracciano la guerra stanno abbracE vedi il lavoro sporco dell’Impero, come si usa
ciando, essenzialmente, la morte.
violenza e oppressione abominevoli per ottenere potere
Potrebbe spiegarci che cosa succede nella società
e, in ultima istanza, profitti economici. O il saccheggio statunitense e come essa incide sul resto del mondo?
di risorse naturali, o il dominio sull’America Latina,
Gli Stati Uniti si sono trasformati in ciò che il
imponendole dittatori come Somoza o Pinochet, perfilosofo politico Sheldon Wolin chiama un sistema di
ché erano disposti a opprimere il proprio popolo e a
«totalitarismo inverso». Non è totalitarismo classico:
permettere che corporation statunitensi mettessero a
non si esprime attraverso un demagogo o un leader
sacco le risorse dei loro Paesi.
carismatico, ma lo fa attraverso l’anonimato dello Stato
La mia esperienza in quei luoghi fu una sorta di
corporativo. In un regime totalitario classico c’è un
educazione, mi insegnò moltissimo sul mio Paese, quel- partito che fa a pezzi una struttura in decomposizione
lo che è stato, quello che ha fatto e il divario fra ciò
e la sostituisce con un’altra struttura. Nel totalitarismo
che crediamo di essere e ciò che realmente siamo.
inverso abbiamo forze corporative che si presentano
Non sono un pacifista. Credo che ci siano momenti come leali verso la Costituzione, la politica elettorale
nei quali la repressione sia tanto intensa che non resti e l’iconografia del linguaggio del patriottismo statunialcun’altra opzione. Per me la violenza è sempre tragi- tense, ma che all’interno si sono impadronite di tutti i
ca. Tuttavia vi sono momenti nell’esistenza umana nei gangli del potere, lasciando impotente la cittadinanza.
quali si ha il diritto di difendersi.
In poche parole, hanno effettuato un colpo di Stato a
Lei ha descritto la vita in un modo freudiano, come bassa intensità.
una lotta fra Thanatos e Eros…
Nel sistema politico statunitense, per esempio, non
Freud ha ragione: sia a livello individuale che soc’è modo di votare contro gli interessi della Goldman
ciale lottiamo contro le forze della vita e della morte: Sachs. Né Obama né il Partito repubblicano sfidano
Eros, l’amore, e Thanatos, l’istinto della morte. Credo
questi interessi. Questo è, essenzialmente, ciò che
28
I suoi articoli: www.truthdig.com/chris_hedges
Una visione dagli stati uniti
siamo diventati. E proprio perché il cittadino adesso è
impotente, stiamo vedendo una cannibalizzazione del
Paese: approssimativamente un terzo dei nordamericani
vive in una categoria che si chiama povertà o è «vicina
alla povertà». E la situazione peggiora sempre più.
A mano a mano che si smantellano i sindacati,
scompaiono i meccanismi mediante i quali si difende la
cittadinanza e la classe operaia. La società si sta convertendo in una tirannia oligarchica, nella quale una
piccola percentuale controlla la ricchezza e il potere e
scrive le proprie leggi e regolamenti.
Ovviamente, parte degli obiettivi dello Stato corporativo consistono nel negarci la capacità di capire
quello che sta succedendo. Lo possiamo vedere nella
persecuzione di Bradley Manning o Julian Assange di
WikiLeaks. Lo possiamo vedere con la recente appropriazione di due mesi di tabulati telefonici dell’agenzia
Associated Press. Lo vediamo con l’uso della Legge
contro lo spionaggio, diretta contro chi scoperchia gli
scandali – i «whisteblowers». Lo vediamo con l’uso di
una legge (FISA Amendments Act) che in modo retroattivo legalizza cose che la nostra Costituzione dichiara
illegali, come le intercettazioni telefoniche senza ordine del giudice, il monitoraggio e l’ascolto di decine di
milioni di cittadini.
Sappiamo, inoltre, che le nostre informazioni personali sono accumulate in perpetuo in supercomputer
nello Utah e che la sezione 1021 del National Defense
Authorization Act permette all’esercito di catturare
cittadini statunitensi considerati «terroristi» e di rinchiuderli indefinitamente, senza il debito processo,
nelle installazioni militari.
La terminologia con la quale era stata scritta questa sezione della Costituzione offriva margini per altre
cose, perciò ho citato in giudizio il presidente e ho
vinto in primo grado. L’amministrazione è ricorsa in
appello e stiamo aspettando il risultato. Tuttavia tutte
queste cose, insieme, indicano che in questo momento
la democrazia degli Stati Uniti è una finzione.
La situazione, per di più, è aggravata da ciò che Lei
chiama il «tradimento degli intellettuali»...
Gli intellettuali si sono venduti. Hanno trovato il
modo di mettere il loro talento a servizio dello Stato
corporativo. Non sfidano le strutture del potere, si
nascondono dietro discipline accademiche arcane, con
il loro proprio gergo, trasformandosi in figure che non
contribuiscono al bene comune né all’arricchimento del
discorso civile. È un buon modo per conquistare una
cattedra per 10 anni e uno stipendio di 180 mila dollari all’anno presso l’Università di Princeton, ma così di
fronte alla società sei completamente irrilevante.
E i media?
I mezzi di comunicazione sono diventati completamente corporativi. Si sono venduti. Mezza dozzina di
corporazioni controllano ciò che i cittadini statunitensi
vedono e ascoltano, e in modo molto efficace impongono una specie di uniformità di opinioni insulse. E se ti
arrischi a parlare apertamente delle strutture del potere, come fanno Noam Chomsky o Ralpf Nader, e sfidi
il modo in cui sono costruite queste strutture , sfidi
il crimine e le attività illecite a livello corporativo, ti
trasformi in un paria. Ti tirano fuori dal sistema e la
tua voce non viene più ascoltata.
Lei parla del «mito del progresso umano»... Perché è
tanto difficile uscire da questo paradigma?
Perché questa è la visione utopistica. La realtà non
è mai un impedimento per quello che desideriamo, che
è avere sempre più senza alcun costo. Ovviamente, è il
progresso industriale e tecnologico quello che sta uccidendo il Pianeta. Questa verità è estremamente difficile
da accettare per chiunque, soprattutto per la gente del
mondo industrializzato, fedele a questo stile di vita.
Conosciamo le vicende del cambiamento climatico.
Le abbiamo davanti. E anche così osserviamo due tipi
di autoinganno: alcuni dicono che il cambiamento
climatico non esiste e altri assicurano che ci possiamo
adattare… nessuno dei due è sicuro. La mia esperienza
mi dice che gli esseri umani hanno grande difficoltà a
comprendere la fragilità del mondo che sta loro intorno, la facilità con la quale può collassare e come sono
vulnerabili quando ciò accade.
Che cosa si aspetta nei prossimi anni?
Credo che vedremo sempre più persone che si rendono conto di quanto sta succedendo. Vedremo l’ascesa
di movimenti come Occupy e, nello stesso tempo,
vedremo un aumento della forza repressiva da parte
dell’apparato di sicurezza e vigilanza, che tenterà di
distruggere tutte le forme di resistenza.
Lo vedremo a livello mondiale?
Lo Stato corporativo è mondiale: non ha lealtà
verso alcuna nazione o Stato. Se i lavoratori del Messico si organizzano per farsi aumentare i salari, le fabbriche saranno portate in Bangladesh. La disobbedienza
civile è l’unica risorsa che ci rimane. Questo è tutto. A
meno che sappiamo ricostruire movimenti che sfidino le
q
strutture del potere, siamo perduti.
29
IU
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.G
Libertà, Libertà!
La parola libertà suona gradevole alle orecchie ed è
capace di risvegliare molte emozioni positive malgrado
le innumerevoli difficoltà in essa contenute. Parlare di
libertà sembra a prima vista un parlare di cose fondamentali senza le quali non si può vivere con dignità.
Per questo possiamo dire che, più o meno, quasi tutte
le persone sanno cosa significa la libertà, per quanto i
significati che le vengono attribuiti siano caratterizzati
da contesti soggettivi, da imprecisioni e da un’immensa
diversità di esperienze e di sfumature. Da dove iniziare
una riflessione sulla libertà? Esistono molti cammini e
diverse intuizioni.
Propongo di cominciare dall’etimologia delle parole,
poiché essa indica qualcosa di più vicino all’esperienza
che le ha viste nascere. È come se l’etimologia ci donasse una chiave per aprire le parole e narrare qualcosa
del loro irrompere nella storia. La parola libertà viene
dal latino libertas. E la parola libertas? Libertas viene da
liber, sottile tessuto che permette la circolazione della
linfa delle piante. Se questo è bloccato per qualsiasi
motivo, la pianta può ammalarsi e morire. Per analogia, liber passa anche a riferirsi alla vita umana e alla
necessità che la nostra linfa umana, il nostro sangue,
la nostra respirazione circolino assicurandoci la salute
vitale. Nel nostro caso, i tessuti attraverso cui scorre la
nostra energia e la nostra linfa devono essere in buone
condizioni e senza ostruzioni affinché il nostro corpo
sia in salute. Nella misura in cui tale linfa è bloccata
per diversi motivi, diciamo che ci manca libertà o che
fa difetto la circolazione della nostra linfa vitale. Un
detenuto tra le sbarre o una persona incatenata o una a
cui viene impedito di parlare o una moltitudine di affamati presentano il loro liber ostruito. E il movimento
per restaurare la circolazione può essere definito come
«ricerca di libertà».
Per questo, possiamo dire che la storia della libertà
accompagna la storia umana. Ogni volta che per qualche motivo la nostra linfa vitale a livello tanto personale quanto collettivo si vede bloccata da forze esterne
o interne, proviamo un diversificato malessere che
caratterizziamo come «mancanza di libertà», ossia come
mancanza di circolazione adeguata della nostra linfa
vitale. La mancanza di circolazione della nostra linfa è
una minaccia alla vita nelle sue diverse dimensioni. È in
30
Ivone gebara
Camaragibe, PE, Brasile
questo senso che è stata coniata l’espressione «libertà
o morte», vale a dire che la morte appare come alternativa o, più precisamente, come mancanza di alternativa
alla ricerca di libertà. Da morti, non ci occupiamo più di
mantenere la nostra linfa vitale.
Constatiamo che la ricerca della libertà è un processo continuo, che non è possibile abbracciare in tutti i
suoi aspetti e che non finisce mai. In questo processo
stiamo continuamente bloccando la linfa vitale gli uni
degli altri per affermare il nostro dominio. Per questo
la libertà è un complesso movimento di lotta continua,
viene e va, è cercata e perduta e nuovamente trovata
come parte della nostra stessa vita. È questo il palco
della storia umana e di tutti gli esseri e le cose ad essa
legati. Accogliere questa verità temporale, mutevole e
limitata della libertà come un valore sempre rinnovabile
significa in un certo modo liberarci dai molti assolutismi che costruiamo e che ci imponiamo.
Nel corso della nostra storia, in modo sottile o
autoritario, imponiamo gli uni agli altri modelli di
libertà, litighiamo fino alla morte per situazioni che
credevamo fossero l’annuncio della libertà perenne.
Sulla stessa linea, dichiariamo alcune persone libere e
altre schiave, identifichiamo la libertà con stati di benessere economico, politico e sociale o con una pratica
religiosa. Vogliamo anche orientare e regolamentare la
libertà a partire da ideologie o da utopie sociali e religiose, identificate come soluzioni per la crudeltà umana
o per ingiuste relazioni. Tuttavia, nella maggior parte
dei casi falliamo, poiché quello che era oggetto della
nostra libertà è diventato una forma di prigione e anche di supplizio per altri e molto spesso per noi stessi.
Nel lungo e rinnovato processo di diventare umani, di
rispondere a quello che definiamo come «vocazione alla
libertà», ci perdiamo, diventiamo disumani e arriviamo
perfino a rinunciare alla libertà degli altri e a quella
nostra per mantenere un’idea a volte anacronistica
di libertà o per difendere una pseudo libertà. Nel suo
nome possiamo eliminare persone, negare i loro diritti,
bloccare i loro passi, considerandole un ostacolo alla
realizzazione di qualcosa che definiamo come la nostra
libertà individuale. Quante volte regimi politici, università, religioni hanno eliminato persone di grande valore
perché discordavano da teorie scientifiche o da cre-
denze religiose ancora vigenti? Hanno usato la parola
libertà come alibi per conservare la propria tirannia e il
proprio dominio su corpi e coscienze. Quanti assassinii
in nome della libertà, quanti roghi accesi per bruciare
vivi i corpi di donne e uomini colpevoli di pensare e di
vivere in modo autonomo e di lasciar scorrere la propria
linfa vitale?
Oggi siamo invitate/i a liberarci dagli schemi prestabiliti di libertà e ad assumere posizioni critiche in
relazione ai nostri stessi concetti. Per quanto si abbia
bisogno di pedagogia e di metodologia per vivere liberamente, la ricerca di libertà è più grande dei piccoli
schemi da noi stabiliti. Tale ricerca inizia con alcuni
passi fondamentali per la preservazione della dignità
della nostra vita e porta avanti il processo di trasformazione al ritmo delle nuove sfide che la storia ci lancia.
La libertà sembra non identificarsi con modelli fissi di
comportamento, ma fluisce con il fluire della vita. Da
qui la difficoltà inerente alla ricerca della libertà. Come
diceva Paulo Freire, bisogna aspirare ad «essere di più»
di quello che siamo ora. Per questo, è necessario non
accontentarsi solo dell’apprendistato della lettura, bisogna scrivere libri a partire dalla vita quotidiana. Non
cercare appena del buon cibo per i figli, ma per la mensa di tutti. Non basta che solo alcuni abbiano i diritti
garantiti, è necessario che il diritto si estenda a tutti e
si rinnovi secondo le necessità del momento.
La dinamica della libertà è la dinamica della preservazione della vita individuale e della vita collettiva
comune. È la forza vitale che fluisce in me e in te, è la
forza vitale che fluisce nel nostro popolo, ma anche in
altri popoli.
I processi di affermazione della libertà o dello
sblocco dell’energia vitale che ci mantiene vivi sono
segnati dalla contraddizione inerente alla condizione
umana, accentuata dall’avidità multiforme che ci caratterizza. La linfa vitale scorre mescolata alle forze di
morte, all’ambizione, all’autoritarismo, all’egoismo, alla
verità e alla menzogna, al cambiamento di posizioni
e di interessi che ci contraddistinguono. Per questa
ragione, dobbiamo essere vigili per non cadere nella
tentazione di imporre i nostri modelli idealizzati a
persone o a situazioni che molto spesso sono speciali e
particolari. E, più di questo, dobbiamo tentare di difenderci dalla tentazione di usare la parola libertà invano,
soprattutto quando l’attribuiamo a sistemi economici
o alle istituzioni da noi create. Per esempio, è comune
sentir parlare della libertà del mercato capitalista quando si tratta invece dell’imposizione di leggi stabilite
dalle élite che dominano il commercio nazionale e internazionale. La libertà sarebbe qui la circolazione della
linfa vitale di alcuni in modo incontenibile e smisurato
e sempre a beneficio proprio, pregiudicando la linfa
vitale della maggioranza. O potremmo pensare alla
libertà dei bianchi a costo della schiavitù dei neri o alla
dominazione maschile a danno del diritto delle donne
alla dignità. La libertà ha in sé molte possibilità, ambiguità e contraddizioni. Con tutto ciò si vuole richiamare
l’attenzione nei confronti dell’uso indebito della parola
libertà e per ciò stesso affermare la necessità di non
accontentarci semplicemente della presenza della parola
in un testo politico o in un discorso pubblico o anche
in una poesia, per pensare che già si stia alla ricerca di
questo valore prezioso. La parola da sola senza le azioni
corrispondenti può essere una trappola pericolosa. Per
questa ragione è necessario chiedere sempre in che
senso la parola viene usata e a beneficio di chi. È necessario sviscerare continuamente le motivazioni di ciò
che chiamiamo la «nostra ricerca di libertà».
La ricerca della libertà include un rinnovato processo educativo che ci invita a intendere meglio la molteplicità di usi e costumi intorno a una stessa parola. Per
questo l’educatore Paulo Freire parlava di «pedagogia
della libertà» per indicare la complessità di questo processo e la necessità di prepararci sempre a modificarlo e
a comprenderlo sempre di nuovo in accordo alle nuove
situazioni.
La libertà non è un’acquisizione tranquilla, ma è
qualcosa di simile a un valore fondamentale che sperimentiamo ripetutamente in forma rinnovata e continua.
E, in questo senso, la libertà si avvicina all’amore, alla
verità, alla bontà, a tutti questi valori umani, cioè, che
cerchiamo instancabilmente. Nessuna esperienza di libertà o di amore o di verità esaurisce la libertà, l’amore
e la verità. Ogni esperienza è una figura, un’espressione
di ciò che cerchiamo e cercheremo fino all’ultimo respiro delle nostre vite. Questa molteplicità di espressioni
ci invita a rispettarci e al tempo stesso a dialogare con
le persone che hanno esperienze e visioni differenti.
La libertà necessita del dialogo con noi e con gli altri
per esprimere se stessi e seguire il proprio cammino nel
cammino della storia umana. La libertà è un’instancabile esigenza personale e collettiva e per ciò stesso un
appello costante rivolto dalla Vita a tutte le vite affinché cerchino di mantenere la linfa vitale che è in me,
ma va sempre oltre me. La linfa vitale è il Mistero della
Vita in noi. Per questo essa grida in noi instancabilmente: Libertà! Libertà!
q
31
Libertà da, Libertà per...
Alfredo gonçalves
Sao Paolo, Brasile
L’ansia di libertà, nei secoli, è stata senza dubbio
una delle compagne più fedeli della storia dell’umanità. La letteratura di tutti i tempi presenta esempi
classici, simbolici ed emblematici, di questa condizione umana di dubbio e di interrogativi, di inquietudine
e di itineranza, di ricerca e di libertà. Potremmo ad
esempio considerare la figura di Abramo, «l’Arameo
errante» dei testi biblici; quella di Ulisse, il bravo
guerriero che vaga per terra e per mare, quella di Don
Chisciotte, «il cavaliere dalla triste figura», che combatte tutti i mali, e quella di Proust «Alla ricerca del
Tempo Perduto», tra tante altre esperienze. La libertà,
per le sue implicazioni teoriche e pratiche, affascina e
intimorisce contemporaneamente l’essere umano.
Ma è all’alba dei «tempi moderni», prima con il
Rinascimento Italiano, poi con l’«era delle rivoluzioni» e quella «del capitale» (Hobsbawn) che la libertà
assume ali più ardite e voli più ampli, specialmente
nei paesi occidentali. E con essa, come due sorelle
gemelle, crescono anche l’individualità e la soggettività umane. Emancipata dalle teocrazie medievali, prigioniera della nozione di cristianità, il principio della
ragione ha sostituito l’idea dell’Essere Supremo come
riferimento per il comportamento degli individui e dei
popoli. L’antropocentrismo prende il posto del teocentrismo. Descartes, l’imperativo categorico di Kant e
la filosofia della storia di Hegel e Marx costituiscono
momenti rilevanti in questo itinerario.
Nel frattempo, nel corso dell’Indipendenza degli
Stati Uniti (1776), della Rivoluzione Francese (1789)
e della Rivoluzione Industriale (XIX secolo), una specie di libertà senza freni, applicata alla politica economica e al sistema di produzione capitalista, genera
il contrario della libertà stessa: il liberalismo. Si
tratta, in sintesi, di un darwinismo socio-economico e
politico-culturale che, fondato sul principio della selezione naturale, finisce per rafforzare i forti e indebolire i deboli. La libertà si trasforma in una convivenza
perversa nello stesso spazio tra squali e pesci piccoli,
o tra galline e volpi. Con il tempo l’esercizio stesso
della democrazia, distorta dai suoi genuini ideali, non
sarà altro che un quadro giuridico legale per mantene­
re la ricchezza, e i privilegi della classe dominante.
32
Le due facce della libertà
Anche in America Latina e Caraibi, la libertà ha
avuto i suoi alti e bassi, ha avuto le sue battute d’arresto e i suoi scontri. Dal tempo delle Colonie fino alle
Repubbliche attuali, passando per l’esperienza dell’Impero in alcuni paesi, le lotte per la liberazione sono
state intense e complesse. Simon Bolivar continua ad
essere una icona della Patria Grande. La libertà cresce
tra noi su un terreno arduo e spinoso. I movimenti
indigeni, neri e popolari, non hanno mai smesso di
tentare di conquistare la libertà seminando lungo il
cammino innumerevoli martiri. Nella dipendenza dei
paesi del centro, inseriti da subito nel capitalismo
mercantile prima, poi in quello industriale e finanziario, specialmente come fornitori di materie prime
e manodopera a basso costo, i nostri poveri hanno
sofferto per il giogo della schiavitù non meno che per
il sogno della libertà e della pace.
Di fatto, nei Movimenti Sociali, nelle Comunità
Ecclesiali di Base (CEBs), nelle Pastorali Sociali o
nella Teologia della Liberazione (TdL) del continente
latinoamericano e caraibico, il concetto di libertà è
stato fatto ostaggio di forti ambiguità. Sotto la terribile repressione militare, durante i governi eccezionali, si privilegiò la libertà da piuttosto che la libertà
di. Non poche volte il concetto di libertà nasce come
necessità di liberarsi dalla dittatura, dal latifondismo,
dal colonialismo, dalla dipendenza, dalle oligarchie,
dal machismo, dalla povertà e dalla fame e via di
seguito. Da qui l’uso ricorrente e molto accentuato del
termine liberazione, il quale affonda le sue radici e
acquista la sua legittimazione religiosa nell’esperienza
fondante del Popolo d’Israele, che lasciò l’oppressione
dall’Egitto in cerca della Terra Promessa, narrata nel
libro dell’Esodo.
L’urgenza dei movimenti di liberazione ha lasciato
quasi ibernata la seconda dimensione della libertà.
Tanto è vero che, riprendendo l’ispirazione biblica,
dopo essersi liberati dagli artigli del Faraone e trovatisi nel deserto, il nuovo Popolo libero di Israele cadde in una dolce nostalgia del tempo in cui, pur sotto
il giogo della schiavitù, aveva di che mangiare. Ossia,
la libertà si è trasformata in un fardello più pesante di
quello della propria schiavitù. «La paura della Libertà»
(Erich Fromm) portò gli Ebrei a depositare ai piedi
di alcuni (Mosè e Abramo, Jahvè) la responsabilità
di essere liberi, cioè di assumersi le conseguenze dei
propri atti. L’imperativo della libertà da ha lasciato
nell’ombra la necessità di pensare alla libertà di.
Quest’ultima è stata rinviata a causa della necessità di
dare risposte immediate a problemi contingenti come,
per esempio, la miseria e la fame, la persecuzione
politica e la tortura.
Forse questo spiega, in parte, la difficoltà delle
sinistre latinoamericane e caraibiche di elaborare un
progetto popolare per i propri paesi. La storia remota
e recente ci ha permesso di fare una critica profonda
ed efficace in termini economici, sociali, politici e
culturali. Ossia, gli intellettuali e i leader di questo
subcontinente sapevano perfettamente quello che non
era buono per la popolazione in generale, ma erano
reticenti su ciò che era bene e necessario fare. Se da
un lato la teologia della liberazione e l’ispirazione
biblico-teologica aiutarono a creare una matrice teorica organica e liberatrice (in termini gramsciani),
dall’altro ridussero il concetto di libertà alla sua dimensione negativa (libertà da).
La grande sfida attuale, tanto in termini ecclesiali
quanto sociopolitici, è di approfondire la dimensione
positiva della libertà (libertà di). Da ciò viene la necessità di costruire un progetto comune di società,
in un contesto più ampio di una nuova civiltà. Non
basta distruggere le relazioni antiche di oppressione
ed esplorazione, è necessario ricostruire nuovi legami
di solidarietà, giustizia e pace. È necessario ripensare,
dall’alto al basso, le relazioni interpersonali e familiari, comunitarie e sociali, politiche, economiche e
culturali, sia a livello nazionale che internazionale.
Questo compito costituisce una sfida della società nel
suo complesso e comporta non poche sfide. Descriviamone alcune.
Principali sfide
La prima sfida è combattere la panacea della
crescita come unico rimedio alla crisi mondiale, con
ripercussioni in ogni nazione. Si tratta di un rimedio che ha gravi effetti collaterali per la salute del
pianeta, così come per la vita in tutte le sue forme
(biodiversità) e che riduce quindi la qualità della vita
umana. Se le analisi sono corrette, la cura non è la
crescita sempre più devastante, ma porre nuove forme
di ridistribuzione dei benefici del progresso tecnologico. La libertà umana, davanti alle risorse naturali
e alle molteplici forme di vita, ha limiti sempre più
imperativi. Gli effetti distruttivi, in nome della crescita, dell’accumulo e del progresso tecnico esigono
di ripensare la libertà umana non come «fare ciò che
si vuole», ma come «fare quello che conduce al bene
comune». Magari è il momento di passare dall’antropocentrismo al geocentrismo, geo (terra) qui intesa
come fonte e origine della vita e della sua conservazione.
La disquisizione precedente ci porta a una seconda sfida. Questa parte dalla consapevolezza, oggi
crescente, che i diversi ecosistemi del pianeta sono
così strettamente interdipendenti che la sparizione di
qualunque specie di fauna o di flora, per esempio, ha
implicazioni serie per le generazioni future. La libertà
del presente non può compromettere la libertà dei
nostri discendenti. Non abbiamo il diritto di ridurli a
nuove forme di schiavitù, come la desertificazione e
la carestia, le catastrofi «naturali», la contaminazione dell’aria e delle acque, il riscaldamento globale e
tante altre. Da ciò la necessità di una nuova civiltà,
con basi normative più sobrie e responsabili, solidali
e sostenibili. È utile ricordare qui la precedenza assoluta del «ben vivere», in una convivenza pacifica,
nella concordia col pianeta e con gli altri, sulla «bella
vita» attraverso il lusso e lo sperpero di gruppi e
paesi ricchi.
Da ultimo, ma non meno importante, c’è la sfida
dell’ampliare la partecipazione popolare nei cambiamenti necessari e urgenti. Ciò significa ripensare
alla radice la stessa pratica democratica, la quale
presuppone la libertà personale, sociale e politica.
La democrazia, nella sua genesi originale, non può
ridursi alla liturgia spettacolare e demagogica delle
campagne elettorali, delle elezioni periodiche, del
rituale del voto e delle urne. È necessario creare nuovi
canali, strumenti e meccanismi di partecipazione e
controllo da parte della popolazione tutta. La libertà
in termini politici esige una nuova forma di democrazia, più diretta e partecipativa. Usando una metafora
calcistica, la sfida è far sì che la popolazione scenda
dagli spalti, entri nel campo e giochi la partita. Non
basta un patriottismo passivo di elettori subordinati,
è necessario andare verso un esercizio attivo, libero e
q
cosciente della cittadinanza.
33
Siamo liberi?
María López Vigil
Managua, Nicaragua
Non siamo liberi di scegliere chi ci genera, da
chi nasciamo, chi saranno nostro padre e nostra madre, i nostri fratelli o sorelle, quali geni ci saranno
trasmessi in questa nuova combinazione con la quale
il puro caso ci segna dal volto fino all’anima. Non
siamo liberi di scegliere molto di ciò che ereditiamo
nel gioco della vita. Però sì siamo liberi di decidere ciò che faremo, che personalità costruiremo con
questo ingranaggio di geni unico e irripetibile, con i
suoi vantaggi e i suoi svantaggi, con le sue potenzialità, le sue possibilità e i suoi limiti.
Non siamo liberi di sceglierci il sesso con il
quale nasciamo, bambino o bambina, maschio o femmina, con un orientamento sessuale o con un altro.
Però sì siamo liberi per apprendere e per decidere
di vivere e gioire della nostra sessualità sempre come
espressione di amore e di comunicazione, e mai come
espressione di potere e di violenza.
Non siamo liberi di scegliere il colore della nostra pelle. Però sì siamo liberi di non disprezzare
o invidiare chi non ha il nostro colore. E lo siamo
anche per rispettare, valorizzare e celebrare i colori
di tutte le pelli.
Non siamo liberi di scegliere la lingua con la
quale impariamo a parlare o parole e sfumature con
le quali diamo nome alle cose. Però sì siamo liberi
di scegliere le parole di questa lingua che useremo,
a chi le rivolgeremo e per quale motivo le utilizzeremo. Resi uomini e umani grazie al linguaggio, grazie
al potere della parola potremo opprimere o liberare,
insegnare o instupidire, potremo fare danni o sanare,
creare e cambiare oppure ripetere e ancora ripetere.
Potremo abbellire il mondo o renderlo più brutto.
Potremo anche apprendere nuove lingue e nelle loro
parole altre scoprire i molti altri accenti attraverso i
quali altre genti danno nome alle cose del mondo.
Non siamo liberi di scegliere la religione nella
quale saremo educati. Perché tutte le religioni sono
espressione del paese, della cultura, del popolo
o della famiglia nella quale nasciamo. Tutte sono
cammini, differenti, alla ricerca della Realtà Ultima.
Tutte possiedono scelte errate e svolte che si aprono
34
su meravigliosi paesaggi. Però sì siamo liberi di
accettare o rifiutare le credenze, i dogmi, le pratiche,
i riti, i mediatori, le autorità della religione appresa.
E lo siamo anche per rivedere queste tradizioni, per
ripensarle e decidere se ci nutrono, se ci donano senso, allegria e libertà. O, al contrario, se sono sbarre
di una prigione ideologica dove abbondano colpe,
paure, repressioni, un carcere dal quale siamo liberi
di scappare.
Non siamo liberi di scegliere di nascere nella povertà o nella ricchezza, in una vita tranquilla o precaria. Però sì siamo liberi di scegliere se condividere o meno ciò che abbiamo, se correre o meno rischi
nella lotta per fare meno diseguale questo mondo nel
quale ci è toccato vivere, se vivere contemplando le
ingiustizie del mondo o contribuire a trasformarlo.
Non siamo liberi di scegliere il paese dove nasciamo. Però sì siamo liberi di scegliere un altro
paese dove vivere, dove lavorare, dove lottare e
anche dove morire. E in questo paese di adozione
siamo anche liberi di dare il nostro contributo perché
vivano con dignità coloro che arrivarono fino allo
stesso porto però non liberi ma spinti forzatamente
dalla mancanza di lavoro, dalla fame, dalla guerra o
dalla violenza.
Non siamo liberi di smettere di aver paura, timore e finanche panico, uno dei due meccanismi che
la saggia legge dell’evoluzione lasciò scritto dentro
di noi e radicò nella nostra psiche per garantirci la
sopravvivenza. Però sì siamo liberi di divenire padroni della paura, di confessare, senza vergognarci,
che la proviamo e di accompagnare le paure dei nostri fratelli e le nostre sorelle finché non riescano a
superarle.
Non siamo liberi di scegliere l’epoca nella quale
ci tocca vivere né determinare il modo con il quale ci
ricorderanno. Però sì siamo liberi di lottare per la
giustizia durante gli anni che ci sono dati da vivere,
con le loro incertezze, le loro sfide e le loro speranze.
Sì, siamo liberi per mettere in gioco tutto il cuore
che abbiamo. Nel futuro, saremo ricordati per il fuoco
che avremo saputo porre in questa lotta.
q
MARTIRI LATINOAMERICANI: SEMI DI VITA E LIBERTA’
Adolfo Pérez Esquivel
I popoli, nel loro cammino, cercano alternative
di vita e libertà di fronte al sistema dominante, per
essere protagonisti e costruttori della propria storia.
Questo cammino è vissuto fra luci e ombre, angustie
e speranze nel chiarore di una nuova alba. I cristiani
condividono molte forme di questo procedere e sono
sempre fermento, diffuso nella massa di un Continente che ci chiama a condividere il pane e la libertà,
alimenti del corpo e dello spirito.
Questo è il Continente della Terra Feconda, Abya
Yala, nel quale molti fratelli e sorelle hanno dato le
loro vite per dare vita, attraverso le vie della liberazione, insieme ai poveri e ai popoli, come semi di vita
e libertà. Molte voci profetiche si sono levate diffondendo la parola, annunciando il Diritto delle persone
e dei popoli.
I Martiri e i Profeti del Continente hanno lasciato
un’impronta indelebile nella coscienza e nello spirito
delle comunità della Chiesa-Popolo di Dio e abbiamo
bisogno di ricordarlo; con una memoria che non ci fa
rivolgere al passato, ma che ci dà la capacità di illuminare il presente e di costruire nuovi itinerari di vita
e libertà. Una Chiesa che non tiene presenti i suoi
martiri e profeti ha perduto il suo spirito.
Il Concilio Vaticano II ha avuto luogo ormai 50
anni fa e continua a essere la voce profetica della
Chiesa in alcuni momenti nei quali occorre aprire
nuove vie, come diceva Giovanni XXIII; «È necessario
aprire porte e finestre della Chiesa, per scuotere la
polvere e fare entrare la luce». Così fu che durante il
Concilio, a Roma nel 1965, nelle Catacombe di Santa
Domitilla, a quel punto di riflessione conciliare sulla
fede e l’opzione di stare vicino ai poveri, Dom Helder
Camara, insieme ad altri vescovi, più di 40, firmò il
«Patto delle Catacombe», decidendo di «essere fedeli allo spirito di Gesù» e di essere «Chiesa serva e
povera», come voleva Giovanni XXIII, e invitando gli
altri vescovi a impegnarsi con i poveri e a camminare
insieme a loro.
Questo rinnovamento spirituale e sociale portò
molte comunità religiose e di fedeli a rivedere le loro
pratiche pastorali e a uscire incontro a poveri, esclusi,
indigeni, contadini e popolazioni delle periferie, come
i derelitti delle favelas e i senza terra.
Buenos Aires, Argentina
Furono tempi di effervescenza, di ricerca interiore,
di preghiera e di impegno sociale nel Continente, che
mossero Medellín, che il Vaticano II ha rafforzato e
ricreato dalla realtà latino-americana.
Da questo cammino sorge la Teologia della Liberazione, come riflessione della prassi sociale ed ecclesiale, con il metodo di «vedere, giudicare e agire»,
una teologia che nasce da un popolo credente che
cerca vita e libertà.
Medellín, Puebla e altre Conferenze partono dalla
realtà che vive il Continente, comprendendo la vita e
facendola propria a partire dalla fede, riconoscendo di
essere parte della Chiesa Popolo di Dio, promuovendo
una teologia popolare sulle sue esperienze e impegni.
Si tratta di un cammino che molte volte non fu capito
dalle strutture ecclesiastiche.
Abya Yala, Continente scosso dalla violenza sociale e sistemica, dalle dittature, dalla povertà ed emarginazione di grandi settori sociali, resistette di fronte
alle ingiustizie di organizzazioni sociali, religiose,
culturali e politiche. Molti cristiani si fecero carico del
loro impegno, anche con il dare la vita, come i fratelli
Oscar Romero, Enrique Angelelli, Ponce de León, religiose come le missionarie francesi, doña Tingó e tanti
altri martiri che ci guidano e ci danno forza.
Le voci profetiche restano nella memoria e nella
vita dei popoli, come la protesta serena e dignitosa di
Oscar Romero, quando davanti alle minacce di morte
dichiarò: «Se mi uccidono resusciterò nel mio popolo». Sono seme che muore per dare il suo frutto, sono
il cammino della salvezza e la speranza che «un altro
mondo è possibile», che le comunità di base sono
fermento che genera vita e libertà.
Sono molti nostri profeti latino-americani che,
come sementi di vita e libertà, hanno annunciato e
denunciato le ingiustizie. Sono fratelli che, lasciando
le loro impronte di testimonianza, ci indicano vie sia
di vita che di libertà, come Pedro Casaldáliga, Tomás
Balduino, Hélder Câmara, Pablo Evaristo Arns, fra gli
altri in Brasile; Samuel Ruiz in Chiapas e Méndez Arceo a Cuernavaca, Messico; Leonidas Proaño, profeta
del Chimborazo in Ecuador; Enrique Angelelli, Carlos
Muria e Javier Longueville in Argentina... semi, tutti,
q
di vita e libertà.
35
LIBERTA’ E COSCIENZA CRITICA OGGI
João Batista Libânio
I. Coscienza e libertà
La vita, lungo il suo meraviglioso processo evolutivo, raggiunge un punto sublime e originale nell’essere
umano. Tale apice si caratterizza nella coscienza e nella
libertà. Attraverso la coscienza, l’uomo prende consapevolezza di se stesso: sa che «è», che esiste e che è un
soggetto capace di discernere. Grazie alla coscienza l’essere umano è unico e si distingue da tutti gli altri esseri, si identifica solo con se stesso, il resto si differenzia
da esso. Siamo identità inconfondibili e la coscienza
mantiene accesa la fiamma di questa unicità. Quando la
fiamma si spegne, affoghiamo nella notte della pazzia o
della dolente incoscienza. La coscienza, nella nostra vita
terrena si spegne con la morte, dopo si aprirà alla visione eterna di Dio. Fino a quel giorno ci stiamo costruendo, per il solo fatto di esistere.
La presenza di noi stessi a noi stessi, grazie alla
coscienza, fa sì che noi ci autodeterminiamo. Prendiamo
decisioni. Essa ci rinnova e ci permette di pensarci come
responsabili ultimi di noi stessi: ieri abbiamo agito e
l’azione permane nell’orizzonte della nostra esistenza al
di là del momento. Siamo liberi.
Nel momento in cui prendiamo una decisione essa ci
appare chiara ed evidente. Se qualcuno chiedesse chi è il
soggetto di una determinata azione, egli risponderebbe:
sono io. Ed è qui che si mostra il nucleo della libertà.
Decidiamo non solo per una cosa ma decidiamo di noi
stessi.
Ciò suona evidente, andremmo di certezza in certezza, le decisioni si farebbero trasparenti alla coscienza
e la libertà le prenderebbe responsabilmente. Per la
scolastica gli angeli agiscono così. Non hanno nessun
pentimento dopo aver preso una decisione. La totalità
del loro essere si orienta in una determinata direzione
senza alcuna indecisione.
Invece noi siamo differenti. La presenza di noi stessi a noi stessi non è piena. Il destino di essere spirito
dentro la materia ci annebbia, legati come siamo al
tempo e allo spazio. Inoltre il peccato ha macchiato
la nostra capacità di agire in maniera trasparente e la
concupiscenza ha spezzato la nostra integrità. Ci manca
la chiarezza del nostro essere, ci è necessario riflettere
su noi stessi per acquisire, in un secondo momento, una
crescente percezione di noi stessi e delle nostre decisioni. E questo processo lo chiamiamo coscienza critica.
36
Belo Horizonte, MG, Brasil
II. Ostacoli alla coscienza critica
1. Mancanza di chiarezza sulla propria interiorità.
Ostacola la coscienza il destino di non riuscire a distinguere bene ciò che nasce dalla libertà umana e ciò che,
invece, viene dalla natura. Attribuiamo alla natura azioni
che, in ultima analisi, vengono dalla libertà umana e viceversa. Di più: a volte attribuiamo a Dio stesso ciò che
nasce dalle leggi di natura. Non discernere tra azione
umana, forza della natura e agire di Dio, blocca la nostra
coscienza critica e l’esercizio della libertà. Tale confusione viene, a volte, dall’interpretazione letterale delle
Sacre Scritture, che riflette un altro momento culturale.
Non è raro che ci chiedano se un incidente non sia accaduto per castigo divino a causa di un nostro peccato, e
non analizzano le cause naturali.
2. Situazione familiare. La concezione machista
e patriarcale della famiglia blocca la coscienza critica.
L’autorità paterna impedisce che gli altri membri della
famiglia di esercitare la coscienza critica e la libertà.
Presi dalla paura, seguono senza discernimento le prescrizioni e gli ordini del padre. Dove regna il patriarcalismo la coscienza critica non si forma. La verticalità
dell’autorità restringe il campo della libertà e dell’autonomia, basi imprescindibili per la coscienza critica.
3. Visione religiosa tradizionale magica. Si aggiungono, al peso della natura e della famiglia, forme
magico-religiose. Queste attribuiscono all’azione puntuale di Dio, della Vergine, degli angeli, dei santi o dei demoni ciò che accade e tali tradizioni, non di rado, vengono confermate dalle parole del clero o di altri leader
che godono di credibilità popolare. Si interpretano come
benedizioni o castighi di Dio le cose che succedono alle
persone che seguono o no le regole date dalle istituzioni
religiose. L’immaginario religioso finisce per annullare la
libertà umana.
4. Circolo ideologico: pratica e teoria si rafforzano senza capacità critica. La difficoltà di crearsi una
coscienza critica è causata anche dal fatto di vivere solitamente all’interno di un circolo ideologico. Ciò consiste
nel far discendere le nostre azioni da motivazioni, argomenti, ragioni che ci hanno insegnato e che accettiamo
come normali. Gesti, che politicamente ci alienano
dall’impegno trasformatore della realtà, si giustificano
con la buona coscienza di aver fatto un atto di carità.
Le strutture esplorative rimangono.
Paulo Freire ha sviluppato il metodo della «coscientizzazione» proprio per aiutare le persone a prendere
coscienza dei propri diritti e della dignità davanti a
situazioni di oppressione a cui sono soggette, nascoste
da discorsi alienanti. Senza l’allerta della coscienza,
confermiamo l’ideologia dominante introiettata. La libertà viene intrappolata nella tela ideologica.
5. Le barriere dell’incosciente. La psicoanalisi
freudiana e altre riflessioni psicologiche si occupano
della persona umana e analizzano a fondo le sue decisioni. Mettono in guardia dalle pulsioni incoscienti, a volte
così forti da offuscare la coscienza e spingere le persone
a compiere azioni non più libere.
La persona pensa di agire con coscienza, libertà e
responsabilità, tuttavia attraverso mezzi tecnici terapeutici si sono intercettati dei meccanismi incoscienti.
Questi riducono o addirittura annullano totalmente la
libertà. Gli atti nevrotici sono causati da una diminuzione di libertà e coscienza, mentre gli ictus psicotici le
tolgono completamente.
III. Tra gli estremi.
Le persone normali vivono tra i due estremi dell’incoscienza e dei procedimenti puramente meccanici,
da un lato, e dall’altro della lucidità trasparente della
libertà e della coscienza. Ciò significa che viviamo in un
interstizio tra la coscienza e l’incoscienza, tra la libertà
e il determinismo. È d’uopo quindi chiederci come camminare nella direzione di una maggiore coscienza e di
una maggiore libertà.
1. I mezzi della scienza. La scienza ci libera dalle
pene del ritardo culturale e dal cieco vincolo della natura. Accadimenti che pensavamo fossero azioni soprannaturali si spiegano perfettamente con leggi scientifiche.
Basti pensare al caso dell’attribuzione delle piogge alle
processioni quando invece il sistema meteorologico le
aveva già previste.
Le scienze ci insegnano a distinguere la natura dei
fenomeni dal significato religioso che possiamo attribuirgli. Esse aiutano a liberarci da molti sensi di colpa.
Prima pensavamo che alcune azioni fossero coscienti ma
oggi sappiamo che esse provengono da determinazioni
incoscienti o da condizionamenti non controllati.
2. Dio ci crea liberi. Il cammino verso la libertà
parte dalla coscienza del fatto che questa libertà esista,
prima di tutto, in Dio in maniera assoluta e infinita. Ed
Egli ci crea liberi per vivere nella grazia. Così lo amiamo, poiché senza libertà non ci possiamo relazionare
con nessuno. Viviamo in un mondo di condizionamenti,
esterni o interni.
La libertà con la quale Dio ci ha creati ci permette
di disporne davanti a lui. Questa libertà va al di là della
libertà di scelta tra cose diverse, che il sistema capitalista acuisce. Essa assume due forme: «libertà da» e
«libertà di».
3. «Libertà da». La « libertà da» non ha limiti di
fronte al creato. Gesù l’ha mostrato nella sua vita e
Paolo l’ha formulato. Nulla è sacro per un ebreo come la
Legge. Gesù, invece, si è sentito libero davanti a essa.
Fece miracoli il sabato, si avvicinò ai lebbrosi, non seguì
il rito di lavarsi le mani, parlò con le donne in pubblico,
si fece toccare da una prostituta. Nella sua preghiera
relativizzò le prescrizioni con dure invettive contro lo
spirito legalista dei farisei. Infine, la libertà splendeva
in Lui tutte le volte che era in gioco il valore umano
della salute, dell’accoglienza, del perdono, della coscienza della sua missione.
San Paolo, toccato dall’esperienza del Resuscitato,
porta all’estremo la libertà. «Cristo ci ha liberati perché
restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi
imporre di nuovo il giogo della schiavitù». «Voi infatti,
fratelli, siete stati chiamati a libertà» (Gal 5,5.13). «Il
peccato infatti non dominerà più su di voi poiché non
siete più sotto la legge, ma sotto la grazia» (Rm 6,14).
4. «Libertà di». La «libertà di» non si ha per se
stessa. Esiste in vista della «libertà da». Essa non si
realizza nella ricerca di se stessi, né nella vita disgregata. Siamo liberi per Dio e per donarci ai fratelli. Così la
libertà arriva alla sua pienezza. In una parola: esistiamo nella libertà per amare. Così dicono Pietro e Paolo:
«Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della
libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come
servitori di Dio» (1Pt 2,16). «Questa libertà non divenga
un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la
carità siate a servizio gli uni degli altri» (Gal 5,13).
5. Coscienza critica e libertà: grandezza e limiti.
La coscienza critica ci aiuta a capire la grandezza del
dono della libertà e anche i suoi limiti. La libertà è un
fardello pesante a causa delle responsabilità che implica
per noi e per gli altri. Formiamo il nostro essere grazie
alla libertà. Essa ci costruisce all’esistenza, all’essere.
Oltrepassa l’hic et nunc, il qui e ora. Ha una dimensione
assoluta che si manifesta nella relatività delle decisioni.
I limiti provengono dalle imperfezioni del nostro
conoscere, amare e decidere. La libertà creata si orienta
al fine ultimo. La sua grandezza si realizza totalmente
in Dio nell’eternità e nel dirigersi a essa per mezzo del
verificarsi nella storia. Solo coniugando coscienza critica
e libertà viviamo realmente in modo umano e lucido.
37
Libertà e democrazia
Federico Mayor Zaragoza
Fundación Cultura de Paz, Madrid, Spagna
«E così potrà avere luogo un nuovo inizio».
«Un nuovo inizio» che rappresenterebbe la transizione storica dalla forza alla parola, dalla cultura
dell’imposizione, del dominio e della violenza alla
cultura del confronto, della conciliazione, dell’alleanza e della pace.
Per secoli alcune persone hanno dominato il
resto degli uomini e delle donne. Le apparizioni
femminili sugli scenari del potere sono state fugaci
e mimetiche. La propria vita veniva offerta senza
fiatare da esseri umani intimoriti, che vivevano
confinati, sotto l’aspetto sia territoriale che culturale, in spazi molto limitati, dove nascevano, vivevano e morivano.
Adesso, alla fine, in pochissimi anni, grazie
alle moderne tecnologie della comunicazione e
dell’informazione, è stato possibile esprimersi senza restrizioni e mettersi a confronto, in forma tale
che si apprezza meglio ciò che si ha e si conoscono
le precarietà altrui. Insieme a questa coscienza
globale, imprescindibile per il «procedere cosciente» nel comportamento quotidiano, insieme agli
strumenti tecnici per questa proiezione che va al
di là del nostro ambiente fisico, si pone in rilievo
l’incremento progressivo del numero di donne che
prendono decisioni.
Pertanto stiamo vivendo momenti affascinanti
che possono vincere l’inerzia che per secoli ha
impedito di progredire, soprattutto da un punto di
vista intellettuale e spirituale.
Mi piace ripetere che l’evoluzione, come la
natura ci mostra, è il cammino appropriato: si conserva l’atemporale, l’essenziale, e si cambia ciò che
è servito in un dato momento, ma che ora si deve
sostituire. Costa molto, a coloro che rimangono attaccati ai loro privilegi, riconoscere la necessità di
queste trasformazioni e accettare che le formule di
ieri possano cessare di essere valide per il presente
e per il domani.
Evoluzione o rivoluzione: la differenza sta nella
38
«r» di responsabilità. Come esseri responsabili dobbiamo in ogni momento fare sì che, con la capacità
di anticipazione che è propria alla specie umana
e la distingue, si eviti il ricorso alla violenza. La
grande flessione dalla forza alla parola può essere
portata a effetto soltanto da esseri umani «educati». Lo descrive lucidamente l’articolo primo della
Costituzione dell’UNESCO, scritta in circostanze di
grande tensione umana, dopo una guerra mondiale
nella quale si erano utilizzati gli strumenti più
abominevoli di sterminio. Una guerra di olocausto,
di genocidio, di totale disprezzo della specie umana. Dice così: «Educare è contribuire alla formazione di esseri umani liberi e responsabili».
Liberi e responsabili! Questa è l’educazione
che può, in pochissimi anni, realizzare il grande
pilastro sul quale si fondano tutti gli altri diritti e
doveri: l’uguale dignità di tutti gli esseri umani.
Siano uomini o donne, ricchi o poveri, dell’una
o dell’altra ideologia, di una fede o dell’altra, di
differenti colori della pelle … tutti esseri umani
uguali nella dignità. Tutti liberi, tutti responsabili.
La libertà è il dono supremo. Ogni essere umano unico, capace di pensare, di immaginare, di
anticiparsi, di creare. Ogni essere umano investito
della facoltà di discernere, di decidere in ogni
istante, nel giusto filo delle luci e delle ombre,
delle certezze e delle incertezze.
La libertà umana, unica condizione nei disegni
della creazione. Tutto nell’universo si può predire,
tutto è regolato da immutabili leggi fisiche e chimiche… eccetto la discrezionalità dell’uomo.
La Costituzione dell’UNESCO nel suo Preambolo
aggiunge: «Il comportamento sarà guidato dai
principi democratici della giustizia, della libertà
e della solidarietà intellettuale e morale». Poiché
non si sono seguite queste indicazioni chiarissime
sull’organizzazione intellettuale del Sistema delle
Nazioni Unite, la messa in pratica del chiaroveg-
gente incipit della Carta - «Noi, i popoli…»
- non è stata possibile, poiché da subito non
furono i popoli ma soltanto gli Stati che vennero
rappresentati all’Assemblea Generale. E non si
diedero aiuti senza prestiti, non si offrì cooperazione internazionale senza imporre uno sfruttamento delle risorse naturali, e, cosa ancora peggiore, in pochi anni i «globalizzatori» ottennero
la sostituzione dei valori etici con quelli di borsa, dei principi democratici con la legge del mercato, delle Nazioni Unite con gruppi plutocratici
che, soprattutto in Occidente, sono finiti in una
crisi sistemica con conseguenze gravissime.
Adesso si è concluso il tempo del silenzio,
della sottomissione, dell’obbedienza cieca. È
arrivato il momento della grande transizione da
una cultura d’imposizione, dominio e violenza a
una cultura di dialogo, conciliazione e pace.
É giunto il momento, in un contesto pienamente democratico, di applicare i Diritti Umani
in modo tale da permettere, come stabilisce
il primo paragrafo del Preambolo, di «liberare
l’umanità dalla paura».
Occorre una Dichiarazione Universale della
Democrazia – etica, politica, culturale, economica, internazionale – che permetta di volare senza costrizioni, con le ampie ali dispiegate, nello
spazio infinito dello spirito.
E non ci siano più spettatori impassibili,
silenziosi, distratti.
Come indica la Carta della Terra al suo inizio,
«siamo in un momento critico della storia della
Terra, nel quale l’umanità deve scegliere il suo
futuro. A mano a mano che il mondo si ritrova
ogni volta più interdipendente e fragile, l’avvenire riserva, contemporaneamente, grandi rischi
e grandi promesse. Per continuare in avanti dobbiamo riconoscere che in mezzo alla magnifica
diversità di culture e di forme di vita siamo una
sola famiglia umana e una sola comunità terrestre con un destino comune. Dobbiamo unirci
per creare una società globale sostenibile fondata nel rispetto verso la natura, i diritti umani
universali, la giustizia economica e una cultura
q
di pace».
Terra nostra, libertà
Pedro Casaldáliga
Questa è la terra nostra:
la libertà, uomini!
Questa è la terra nostra:
quella di tutti, fratelli!
La Terra degli Uomini
che vi camminano
a piedi nudi e poveri.
Che nascono su di essa, da essa,
per crescervi
come fusti di spirito e di carne.
Che in essa vengono sepolti
come semina
di cenere e di Spirito
per renderla feconda come una sposa madre.
Che a lei si donano,
ogni giorno,
e la restituiscono a Dio e all’Universo,
col pensiero e col sudore,
nell’allegria e nel dolore,
con lo sguardo
con la zappa e con la poesia…
Prostituti arroganti
della Madre comune,
malnati!
Siano maledetti i vostri recinti,
e quello che proteggete,
grassi, soli,
come porci ingrassati;
chiudendo, coi vostri titoli e fili spinati,
fuori dal vostro amore,
i fratelli!
(Fuori dai loro diritti,
i loro figli e i loro pianti e i loro morti,
le loro braccia e il loro riso!)
Rinchiudendovi
fuori dai fratelli
e da Dio!
Maledetti siano
tutti i recinti!
Maledette tutte
le proprietà private
che ci privano
di vivere e di amare!
Maledette siano tutte le leggi
disposte con scaltrezza da poche mani
per proteggere recinti e buoi
e rendere la Terra schiava,
e schiavi gli uomini!
Altra è la Terra nostra, uomini tutti!
L’umana Terra libera, fratelli!
q
39
GiUSTIziA, PAce e LIBERtà – IMPASSe AtTUAli
Frei betto
San Paolo, SP, Brasile
Grandi potenze del mondo attuale – Stati Uniti,
Russia, Regno Unito e Francia – credono che la pace
risulti dall’equilibrio delle forze. O, meglio, dal loro
squilibrio. Quanto più sono numerose e migliori le
armi che un Paese possiede, tanto più questo intimidirà le potenze avversarie ed eviterà di conseguenza
azioni terroristiche e conflitti bellici. L’eccezione è
data dalla Cina, che non si coinvolge in conflitti internazionali e non disloca soldati in terre straniere
neppure per rafforzare i «caschi blu», l’esercito di
pace delle Nazioni Unite.
Sette secoli prima di Cristo, il profeta Isaia già
aveva messo in guardia sul fatto che ci può essere
pace solo come frutto della giustizia (Is 32,17).
Finché perdurerà la diseguaglianza tra le nazioni,
difficilmente i conflitti cesseranno. Se la caduta del
Muro di Berlino pose fine alla Guerra Fredda tra Usa e
Unione Sovietica, la sproporzione dei livelli di ricchezza tra il Nord e il Sud del mondo è ancora un ostacolo
alla pace sognata.
Un altro fattore che ostacola la conquista della
pace è il fondamentalismo religioso, la convinzione
che la mia fede debba prevalere sulla tua. E che io
debba compiere tutti gli sforzi possibili per incorporarti nel mio gruppo religioso. E che solo questo
possieda la verità.
Neanche tra i cristiani è stato facile percorrere il
cammino dell’ecumenismo. Il Concilio Vaticano II è
stato chiamato Ecumenico, ma, a partire dal pontificato di Giovanni Paolo II, Roma insiste sulla tesi che
solamente la Chiesa cattolica possiede la pienezza dei
mezzi di salvezza.
In molti Paesi dell’America Latina, dove si diffonde
il neopentecostalismo di profilo protestante, i vescovi
considerano queste Chiese alla stregua di “sette”...
Che dire allora del dialogo inter-religioso? Roma
e la maggior parte dei vescovi guardano con presunzione e disprezzo alle tradizioni religiose di origine
indigena (come il Santo Daime, in Brasile), africana
(Candomblé, Santeria, Umbanda), orientale (le varie
correnti del Buddhismo), ecc.
Quello che c’è dietro questa impasse nel dialogo
40
ecumenico e inter-religioso è una disputa di potere.
Sia il potere meramente religioso, di conquista di
fedeli e di ampliamento del patrimonio della denominazione religiosa, sia il potere politico, di supremazia della dottrina sulle leggi civili. In molti Paesi
dell’America Latina, Chiese pentecostali e neopentecostali ripetono l’esperienza (fallita) della Chiesa
cattolica relativamente alla fondazione del partito
della Democrazia Cristiana. La differenza è che, ora,
esse neppure si preoccupano sempre di aggiungere un
aggettivo religioso al nome del partito, ma cercano,
attraverso di esso, di far eleggere il maggior numero
di politici, in generale i propri pastori, per emanare
leggi civili che obblighino i cittadini a vivere secondo
i parametri dottrinali della confessione religiosa. Da
qui il crescente fenomeno dell’omofobia e del rifiuto
del dibattito intorno alla depenalizzazione dell’aborto
e delle droghe.
Se la pace è oggi ostacolata da tante ingiustizie
strutturali favorite dall’egemonia capitalista neoliberista (che sacralizza l’appropriazione privata della ricchezza), cosa dire della libertà? Cosa significa essere
liberi?
Per il capitalismo, libertà, democrazia e mercato
sono sinonimi (libera iniziativa, libero mercato ecc).
Al punto di considerare come un diritto di libertà lo
sfruttamento del lavoro altrui e l’accumulazione privata del plusvalore. «Libero» è tutto quello che rafforza
il sistema: i media al servizio degli interessi della
classe dominante; le speculazioni fondiarie e immobiliari; l’industria della pornografia; la fabbricazione
e la vendita di alimenti nocivi ai bambini; l’industria
bellica; la scienza e la tecnologia al servizio della
minoranza ricca della società.
Si provi ad opporre resistenza ai tentacoli del
sistema! Come, per esempio, a stabilire parametri di
regolamentazione dei media e di internet, come si è
fatto in Venezuela, in Ecuador e in Argentina. Subito
si fa sentire il coro di quelli che parlano di «censura»
e di «intervento indebito dello Stato».
In altre parole, la libertà, così come è concepita
dal neoliberismo, è associata al diritto di pochi di
appropriarsi della libertà di molti. Sono considerati
«liberi» i Paesi che adottano il modello anglo-sassone
di democrazia, retti dalla preponderanza del capitale.
Allora perché Porto Rico permane sotto la tutela degli
Stati Uniti dal 1898? Perché le truppe delle potenze
occidentali sono libere di intervenire in qualunque
punto del pianeta ogni volta che lo ritengono necessario?
Non interessa al sistema che il mondo sia libero.
Da qui questa crescente tendenza delle persone a
scambiare la libertà per sicurezza. Il sistema ha tutto l’interesse di incuterci paura: della strada, dello
straniero, del vicino, del povero, di chi non professa
la nostra fede o ha la pelle di un colore diverso dal
nostro. Dove il cittadino si sente libero, come è il
caso di internet, si espone in realtà a quanti sono
interessati a raccogliere tutti i suoi dati e a monitorare le sue preferenze e le sue relazioni, in modo da
evitare potenziali nemici e favorire l’ampliamento del
mercato.
Oggi la libertà si restringe al consumismo. Siamo
liberi di scegliere tra differenti marche di strumenti
elettronici o di automobili. Prova a dichiarare che
preferisci scegliere «altri mondi possibili»! Siamo
liberi di volere quello che vuole il sistema. E, in
cambio della nostra libertà, esso ci offre sicurezza,
così che si possa restare permanentemente sotto il
controllo del Grande Fratello e chiusi in esistenze
sprovviste di senso, idealismo e utopia.
Per fortuna non tutto è perduto. Lo stesso sistema è in crisi. Il re è nudo, poiché gli elettori votano
i politici, ma sono governati dal FMI, dalla Banca
Centrale Europea e dalle agenzie di rating degli Stati
Uniti. E l’indignazione cresce, portando moltitudini in
strada per protesta.
Popoli originari e comunità alternative ci insegnano che la libertà è sempre associata alla comunità
e ad un progetto di società. Sono liberi tutti coloro
che si impegnano a rendere gli altri liberi e felici – i
popoli indigeni, i senza terra del Brasile, i monaci riuniti nei loro monasteri, i militanti dell’utopia, i neri
impegnati a combattere le discriminazioni, le donne
in lotta per i loro diritti, gli omosessuali impegnati
nel riconoscimento della propria dignità... infine,
tutti coloro che sono convinti che il diritto alla differenza (imperativo della giustizia e della libertà) non
debba produrre divergenza, ma instaurare la pace. q
Il più alto livello di co2
da 3 milioni di anni fa a oggi
VERTICE suL CAMBIAMENTO CLIMATICO, PARIGI 2015:
NECESSITIAMO DI UN ACCORDO PER EVITARE IL PEGGIO
La concentrazione di CO2 nell’atmosfera ha sorpassato il simbolico limite massimo di 400 ppm (parti
per milione), record dell’era industriale, considerato da
molti scienziati come punto critico, oltre il quale può
verificarsi un surriscaldamento incontrollato del Pianeta. Si stima che l’ultima volta in cui la Terra raggiunse
livelli simili di diossido di carbonio fu più di tre milioni di anni fa, quando non vi era ghiaccio nell’Artico,
la savana si estendeva su ciò che oggi è il deserto del
Sahara e i livelli del mare erano più alti di 40 metri.
Già in aprile del 2013 diversi osservatori nell’Artico
avevano registrato sei misurazioni superiori ai 400
ppm, tuttavia alla fine la conferma è arrivata dalla
stazione del Mauna Loa, sita nelle Hawai a 3.400 m di
altitudine, dove il 10 maggio del 2013 si è superato
questo valore storico.
«È un punto simbolico che dovrebbe portarci a fare
una pausa e a pensare a ciò che stiamo facendo e in
che direzione andiamo», ha dichiarato Ralph Keeling
dell’Osservatorio hawaiano. «Prima dell’era industriale
i livelli di concentrazione erano di appena 280 ppm
(nel 1960 i livelli di CO2 si aggiravano sui 310 ppm)»,
ha ricordato Rajendra Pachauri, presidente della Tavola
Rotonda intergovernativa sul Cambiamento climatico
dell’ONU, il quale confida che il Summit del Cambiamento climatico di Parigi, nel 2015, servirà per mobilitare la società e i governi e aiuterà a superare il punto
morto in cui ci troviamo a partire dal fallimento del
summit di Copenhagen del 2009 in poi.
La civiltà si trova «in zona di pericolo», senza che
sull’orizzonte prossimo venturo si vedano accenni di
miglioramento. Si stima che entro 25 anni il CO2 supererà nell’aria le 450 parti per milione di molecole, dato
l’impiego continuativo di combustibili fossili per lo
sviluppo dei Paesi. «Non ci troviamo soltanto di fronte
a un valore simbolico, ma davanti a un’altra chiara
evidenza scientifica degli effetti dell’attività umana
sul Pianeta», ha dichiarato Edward Davey, segretario
di Energia e Cambiamento climatico. «Non possiamo
abbassare la guardia: il mondo ha bisogno nel 2015 di
un accordo, urgentissimo, per evitare le peggiori conq
seguenze ».
41
Tre riflessioni sulla libertà
Jon Sobrino
1. Padre Arrupe e Monsignor Romero, uomini
liberi. Mi riferisco alla libertà personale, alla capacità
dell’essere umano di operare in base alla propria volontà nel corso della sua vita, da cui deriva la responsabilità dei suoi atti, buoni o cattivi.
Padre Arrupe e Monsignor Romero sono stati uomini
buoni, uomini di fede e di giustizia, di speranza e di
prassi, di grazia che riceve e di responsabilità che agisce. Ma nel dire che sono stati uomini liberi vogliamo
aggiungere qualcosa d’altro: che sono rimasti nel mondo reale senza uscirne, in mezzo a difficoltà, opposizioni e attacchi spesso grossolani, diffamazioni da parte
dei potenti all’esterno e – a volte – abbandono da
parte dei loro fratelli all’interno, vescovi e provinciali.
Mai hanno fatto sfoggio o hanno parlato di se stessi.
Mai hanno pensato a se stessi prima che agli altri. Né
hanno pensato che il male si cura con qualcos’altro che
non sia il bene. Davano corpo all’espressione paolina:
«non abbiate tra voi altro debito che quello dell’amore». E davano corpo a quello che, a mio giudizio, significa vivere già come risorti nella storia: «nulla è di
ostacolo per fare il bene». È questo modo di essere e di
agire che ho chiamato libertà.
Aggiungiamo qualcosa nel dire che Arrupe e Romero sono stati uomini liberi? Credo che perlomeno
esplicitiamo sfumature qualitative dell’essere umano di
cui solitamente non si tiene conto e che invece sono
importanti. Uomini come loro, donne come Ita e Maura, martiri di Chalatenango, non solo hanno vissuto in
maniera libera, ma hanno anche vissuto in pienezza,
trionfando su qualunque laccio che limita gli umani. Da
qui la logica di parlare di libertà nel parlare della resurrezione di Gesù, per quanto Gesù sia stato un uomo
libero già in vita: «nessuno mi toglie la vita, la dono
liberamente».
Tornando alla libertà e alla resurrezione, questo è
quello che ho scritto. «La libertà riflette il “trionfo”
del risorto non perché ci allontani dalla nostra realtà
materiale, ma perché ci introduce nella realtà storica
per amare senza che nulla di tale realtà sia di ostacolo
per questo. La persona libera, cristianamente parlando,
è quella che ama e che in fin dei conti ama soltanto,
senza che nessun’altra considerazione la faccia deviare
dall’amore. Detto in maniera paradossale, libertà è
42
UCA, San Salvador, El Salvador
legarsi alla storia per salvarla, ma – portando avanti la
metafora – in maniera tale che nulla nella storia leghi
e schiavizzi impedendo di amare».
Non essere legati a nulla - non solo a ciò che è
cattivo, ma neppure a ciò che è tradizionalmente buono – bensì essere slegati da ogni cosa è ciò che mi ha
colpito di Monsignor Romero e di Padre Arrupe. Hanno
vissuto una libertà primordiale che non è frequente.
Usando le parole di Casaldáliga, non hanno preso nulla
per assoluto, «fuorché Dio e la fame». Sono state persone dotate di “spirito di geometria”, mantenendo la
lucidità per comprendere le cose e per agire in maniera
efficace. Ma – chiedo scusa a Pascal se deformo il suo
pensiero – più grande ancora è stato il loro spirito di
finezza, la loro delicatezza nei confronti di qualunque
essere umano.
Così è stato Padre Arrupe. In tempi di pienezza,
con simpatia e ottimismo perenne, e soprattutto sempre confidando nella bontà degli altri. Prostrato dalla
malattia e scoraggiato, ma con il sorriso di chi non
ha nulla a cui aggrapparsi e chiede aiuto. E sempre in
maniera sincera. «Sono un povero uomo» dicono che
dicesse.
Così è stato Monsignor Romero. In tempi di pienezza, con speranza indistruttibile, con gioia: «con
questo popolo non costa essere buon pastore»; anche
accettando la sua debolezza psicologica, che lo portava
a ricercare un aiuto professionale quando ne sentiva la
necessità. Negli ultimi mesi, con il «timore riguardo ai
rischi per la mia vita» e con il dolore per la sua «situazione conflittuale con gli altri vescovi».
Per quanto possiamo giudicare, e rispettando il
mistero che circonda gli umani, per Padre Arrupe e per
Monsignor Romero nulla è stato di impedimento per
fare il bene e per cercarlo sempre in diverse forme.
Sono stati liberi.
2. «Ho udito il grido del mio popolo e sono
sceso per liberarlo». Sono parole di Dio che raccolgono parole di esseri umani oppressi. E questi hanno
una speranza. «Verrà un giorno in cui tutti, alzando lo
sguardo, vedranno una terra che dica libertà», recita
la canzone di Labordeta. Sono canti di schiavi sotto
l’Impero romano, di neri nelle piantagioni di cotone, di
indigeni nell’Abya Yala, spogliati di oro, di cultura e di
religione, di dignità e di vita. Oggi l’impero continua
a risaltare nel mondo. Il mercato deruba e annienta
milioni di persone.
Papa Francesco ha denunciato questa crudeltà con
un Midrash di un rabbino del Medioevo. «All’epoca
della costruzione della torre di Babele, costava molto
fare i mattoni. Bisognava cercare l’argilla, impastarla, mettere la paglia, prepararla, cuocerla. Quindi, si
portavano i mattoni sulla torre per renderla più alta.
E quando cadeva un mattone era un dramma, praticamente un problema di Stato. Era costato così tanto che
il mattone era un tesoro. Ma se cadeva un operaio non
succedeva niente».
Il rabbino lo aveva detto molto bene, e il papa lo
traduce. «Questo Midrash riflette quanto sta avvenendo
ora. C’è uno squilibrio negli investimenti finanziari:
grande dramma, grande riunione internazionale, tutti si
muovono. Ma la gente muore di fame, muore di malattie. Bene, che Dio li protegga! Le parole sono dure, ma
credo siano esatte: viviamo in una cultura dello scarto.
Quello che non serve lo si scarta, lo si getta tra i rifiuti. Questa è la crisi che viviamo».
Né un rabbino né un papa possono parlare più
chiaramente. E con questa chiarezza ha parlato la teologia mezzo secolo fa in America Latina. Era la teologia
della liberazione che disseppelliva il tema secolare
della libertà e lo storicizzava come liberazione: liberare
dalla morte e dall’ingiustizia i popoli oppressi. Rompere
questo silenzio è stato il suo grande merito. E, con la
«liberazione», questa teologia ha disseppellito altre realtà che erano rimaste in un clamoroso silenzio. Prima
di tutto la realtà del peccato, di massa, storico, strutturale: furto e saccheggio, violenza e assassinio, violazioni del settimo e del quinto comandamento. Prolifera
sul pianeta, in Mesoamerica e in Congo. Il pianeta
cerca di sanare una banca inferma, e i suoi banchieri.
Disperati e disoccupati dovranno attendere.
E passa sotto silenzio Dio. Sub specie contrarii, non
parlando di idolatrie, di culto agli idoli che esigono vittime per sussistere. E in maniera diretta, non parlando
del Dio della vita, di quello che ama il povero, certamente, ma che prima di tutto, come dice Puebla, esce
in sua difesa contro i suoi carnefici. Neppure Aparecida
ha avuto l’audacia di menzionare il conflitto come
realtà centrale nella vita di Gesù, che in esso si è calato. E, facendolo a favore degli uni e contro gli altri,
lo hanno ucciso. E allo stesso modo si passano sotto
silenzio i martiri della giustizia, che vivono e muoiono
come Gesù. Un’infinità di martiri latinoamericani, uomini e donne, è stata ridotta al silenzio.
Questa teologia, essendo della liberazione, quali
che siano le sue mediazioni, è anche più biblica e
gesuanica, ed è più latinoamericana. Non è imparziale,
ma militante. Non è distante, ma inserita - «si fa in un
ufficio, ma non a partire da un ufficio», come diceva
Ellacuría. Non cerca pace per sé, ma corre pericoli, e
a volte cade nell’impegno per mano di civili ed ecclesiastici. Non persegue il successo, l’esaltazione e
l’apoteosi – un concetto, questo del successo, che non
è cristiano. Ma cerca il servizio efficace.
In questo paragrafo abbiamo parlato di liberazione,
ma ciò può convergere benissimo con la libertà di prima. Basti ricordare quanto hanno fatto Arrupe e Romero per la liberazione storica. E se non fosse chiaro, si
ricordi che questi due uomini liberi hanno avuto come
nemici gli stessi nemici della liberazione. E lo hanno
accettato per principio: «non lotteremo per la fede e
per la giustizia senza pagare un prezzo».
3. «La verità vi farà liberi», dice Gesù. Questa è
la nostra terza riflessione, perché la menzogna è immensa, ma sconosciuta. Si domanda González Faus se
nell’evoluzione stia facendo la sua apparizione l’homo
mentiens, l’essere umano bugiardo. Se è così, si sta
costruendo il nostro ambiente sociale con mattoni di
menzogna. Solo due esempi.
I bambini che annualmente muoiono di fame sono
molte migliaia, dice Jean Ziegler, ma questi dati si
ripetono sistematicamente, senza che il mondo se ne
renda conto. E quando non è più possibile appellarsi
all’ignoranza, allora ecco la menzogna. La guerra in
Iraq non ha obbedito a un errore di valutazione, ma ad
una crudele menzogna, come denuncia Le Monde Diplomatique. Sembrerebbe risvegliarsi il fantasma di Goebbels, ministro di propaganda nazista: «una menzogna
ripetuta mille volte si trasforma in verità». In contesti
in cui si è installato il politicamente corretto, «l’irrazionale diventa razionale», affermava Herbert Marcuse.
«La menzogna inquina tutta l’aria che respiriamo
e infanga tutta l’acqua che beviamo», dice González
Faus. Può esserci, in forma più o meno manipolata,
libertà di stampa. Ma manca la volontà di verità. E con
questo muore la libertà.
Per umanizzare questo mondo, bastano questi tre
elementi dell’utopia della libertà: 1) essere uomini e
donne liberi; 2) lottare contro la schiavitù; e 3) affidarq
si alla verità senza imprigionarla.
43
Libertà, liberazione e opzione per i poveri
Francisco Aquino Júnior
Limoeiro do Norte, CE, Brasile
Libertà e liberazione sono caratteristiche fondamentali della vita umana reciprocamente implicate.
Da un lato, l’essere umano è libero di fare la sua vita:
ciascuno a suo modo, nella misura del possibile. D’altro lato, la stessa libertà è una conquista, frutto di
un processo di liberazione: la persona ha bisogno di
liberarsi degli ostacoli e degli ormeggi che impediscono la sua realizzazione.
Senza libertà e senza processo di liberazione la
vita umana è semplicemente impossibile, è un progetto fallito. Proprio per questo, i processi di liberazione e le reali conquiste di libertà sono così cari
all’umanità, particolarmente alle persone e ai gruppi
la cui libertà è spezzata o negata. È qui che i processi
di liberazione diventano più urgenti e più fecondi:
liberazione economica, sociale, politica, culturale, di
genere, sessuale, ecologica, religiosa, ecc. Ed è qui
che libertà, liberazione e opzione per i poveri si trovano visceralmente unite: i poveri/oppressi sono, allo
stesso tempo, la misura e il criterio reali del grado di
effettiva libertà di una determinata società, e il luogo
più appropriato e più fecondo di conquista e di realizzazione di libertà.
Dimensione individuale
Per quanto faccia parte di una società e sia inserita in una cultura, e per quanto ne sia condizionata,
ogni persona vive la sua vita in un certo modo. Nessuno è uguale a nessun altro. Ciascuno compie le sue
scelte, opzioni che configurano la vita in un certo
modo. Per questo, deve avere la garanzia (in modo reale e non solo astratto) di un certo grado di libertà e,
soprattutto quando questa è negata o spezzata, lotta
per conquistarlo. In questo senso, la libertà e i processi di liberazione hanno una dimensione strettamente individuale: è la libertà di vivere la propria vita in
un modo o in un altro; è la liberazione dagli ostacoli
e dagli ormeggi che rendono difficile o impediscono la
realizzazione personale. Le società e le culture liberali
sono particolarmente sensibili a questa dimensione
individuale della libertà, almeno formalmente. Nella
pratica, quello che è dato constatare è che la grande
maggioranza degli individui di queste società ha un
livello di libertà estremamente limitato. In linea di
44
principio, tutti possono quasi tutto; nella pratica, la
grande maggioranza non può quasi niente...
Dimensione sociale
Certamente, ogni persona deve vivere la sua vita,
quale essa sia. E per questo la libertà e il processo di
liberazione hanno una dimensione individuale irriducibile che deve essere riconosciuta, assicurata e potenziata. Tuttavia, nessuno nasce solo e vive solo, La vita
umana presenta anche una dimensione strettamente
sociale che riguarda tanto le relazioni interpersonali
quanto, soprattutto, le strutture della società. Fare
la propria vita è un fare sociale e, non poche volte,
un fare conflittuale: i miei interessi, le mie opzioni,
le mie scelte sono condizionati e resi possibili dagli
altri e possono entrare in conflitto con altri interessi,
opzioni e scelte. E non si tratta solo di conflitti interpersonali. I conflitti hanno una dimensione strutturale fondamentale, nella misura in cui le strutture
della società esercitano un ruolo determinante nella
regolamentazione e nel controllo della vita collettiva,
mettendo pochi nelle condizioni di realizzare i propri interessi e ostacolando o impedendo alla grande
maggioranza della popolazione di soddisfare le proprie
necessità elementari. Ne deriva che l’esercizio e la
conquista della libertà riguardano, anche e in grande
misura, le strutture della società.
E, qui, in modo particolare, l’opzione per i poveri
ha un posto e una funzione fondamentali: impone un
limite all’esercizio individuale della libertà (la necessità dell’altro è un limite al mio diritto) e determina
le priorità dei processi di liberazione e delle loro mediazioni (cosa è necessario fare; in vista di cosa potenziare la libertà). Le società e le culture tradizionali
(per il peso delle tradizioni e dei costumi) e i Paesi a
regime «socialista» (per l’importanza del collettivo e
per il peso dello Stato) sono particolarmente sensibili
a questa dimensione sociale della vita, ma finiscono
per restringere eccessivamente l’esercizio individuale
della libertà.
Dimensione storica
L’esercizio della libertà e i processi di liberazione,
sia nella loro dimensione individuale che nella loro
dimensione sociale, avvengono in modo processuale e
storico. Sono processi nella misura in cui non capitano una volta per tutte (la libertà non è semplicemente un dato, è una conquista permanente), né sorgono
dal nulla (certi livelli di libertà potenziano e facilitano l’esercizio della libertà e i processi di liberazione).
Sono storici nella misura in cui si costituiscono come
processi individuali e/o collettivi di appropriazione
e creazione di possibilità reali di azione. Non tutto è
possibile in qualunque epoca, in qualunque luogo o
in qualunque situazione (volere non è semplicemente potere!), ma qualcosa è possibile sempre (esiste
sempre qualche margine di libertà, per quanto ridotto
sia!). E quanto più ci appropriamo di possibilità reali
che sono alla nostra portata, tanto più allarghiamo il
ventaglio delle possibilità di azione, facilitando la nascita di nuove possibilità. Qui entra in gioco l’importanza delle mediazioni teoriche e pratiche nell’esercizio della libertà e nei processi di liberazione.
E, qui, appare, ancora una volta, l’importanza fondamentale dell’opzione per i poveri. Sia come criterio
e misura del grado effettivo di libertà di una società
(luce); sia come criterio di determinazione delle possibilità di azione di cui appropriarsi, individualmente
e/o collettivamente (cammino). I poveri e gli oppressi
sono, sempre, il criterio e la misura reali dell’esercizio
della libertà e dei processi di liberazione.
Dimensione teologale
Infine, libertà e liberazione presentano una dimensione strettamente teologale (coinvolge e dà accesso
a Dio) e teologica (riguarda Dio stesso). La presenza e
l’azione di Dio nella storia e la conseguente esperienza e interazione delle persone e dei poveri con il divino avvengono in processi storici di liberazione e di
conquista di libertà, diventando qualcosa di profondamente spirituale, religioso, trascendente, teologale,
teologico – poco importa l’espressione. Come afferma
Juan Luis Segundo, «liberazione» e «salvezza» sono
«i termini cardinali per esprimere l’azione divina e,
nel Nuovo Testamento, in particolare, la missione
di Gesù, lo scopo della sua vita, della sua azione e
del suo messaggio». Lo stesso significato si incontra
nell’affermazione e nell’insistenza di Ignacio Ellacuría
sul fatto che «la liberazione è un concetto che rappresenta l’essenza stessa del messaggio rivelato, del
dono salvifico di Dio agli esseri umani». E così come
appaiono nelle scritture giudaico-cristiane, libertà e
liberazione sono strettamente vincolate alla situazione e alla sorte dei poveri e degli oppressi. Per questo
stesso motivo, Ellacuría afferma: «questo vincolo della
liberazione-libertà con i poveri e la povertà è uno
dei punti essenziali della concezione cristiana della
liberazione-libertà»; «il riferimento ai poveri come
elemento di definizione della liberazione pone questo
concetto nella sua giusta prospettiva». Di modo che
«la liberazione come processo collettivo, il cui soggetto principale sono i poveri, è la risposta cristiana
al problema della libertà collettiva che rende possibile
e potenzia la libertà personale». Nella prospettiva
cristiana, afferma, «non c’è libertà senza liberazione»
e non c’è liberazione senza il «riferimento essenziale
ai poveri e alla povertà». E, così, l’opzione per i poveri si impone come l’unica maniera reale ed effettiva
di lottare per la liberazione di tutti e di garantire
la libertà di tutti. L’universalità della libertà (tutti)
passa per la liberazione dei poveri e degli oppressi di
questo mondo (vittime).
Vediamo così, in primo luogo, che libertà e liberazione riguardano gli individui e i popoli e, come tali,
devono essere vissute e rese effettive. La libertà individuale non può essere pensata né vissuta indipendentemente dalla libertà collettiva né tanto meno in
contraddizione con questa. Da qui l’importanza fondamentale dell’opzione per i poveri nell’esercizio e nella
conquista della libertà: impone limiti, orientamenti e
priorità nel suo esercizio. In secondo luogo, vediamo
che libertà e liberazione sono processi storici: frutto
di lotte e conquiste, mediate dall’appropriazione di
possibilità teoriche e pratiche. Infine, vediamo, in terzo luogo, che queste hanno una dimensione teologale
e teologica che riguarda l’esperienza di Dio, la quale,
secondo la tradizione giudaico-cristiana, si costituisce
come esperienza storica di liberazione dalle più diverse forme di oppressione e di dominazione o, in ogni
caso, si realizza sempre in processi storici di liberazione e di conquista della libertà.
Questa comprensione più inclusiva e complessa
dell’esercizio e della conquista della libertà deve
prepararci all’esercizio quotidiano della libertà e ai
processi storici di liberazione, al di là dei riduzionismi
individualisti e/o collettivisti, degli idealismi e dei
fatalismi, dei materialismi e degli spiritualismi e degli
universalismi cinici e crudeli che sacrificano migliaia
di vite sull’altare dei propri interessi... I poveri e gli
oppressi di questo mondo sono testimoni e giudici
della nostra libertà e dei nostri processi di liberazione...
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Liber-azione: azione che crea la libertà
Leonardo BOFF
Petropólis, RJ, Brasile
La libertà non è semplicemente una delle facoltà che
l’essere umano possiede tra le altre, quella di poter scegliere. La libertà appartiene all’essenza stessa dell’essere umano. Anche schiavizzato, egli resta, nella sua essenza, un
essere libero. Nasce integro ma non è mai completo, perché
è un essere che deve continuamente costruire la propria
vita e così completarla. E lo fa esercitando la libertà. Tra
molte definizioni, penso che questa sia la migliore: libertà
è auto-determinazione. In questa parola si trovano le due
principali forme di libertà: la libertà da, come indipendenza
da condizionamenti e oppressioni, e la libertà per, come
capacità di organizzare la propria vita e vivere un progetto
personale, sociale e anche globale.
Tutti nascono all’interno di un insieme di condizioni: di
etnia, di classe, in un mondo già costruito e sempre da costruire. È la condizione dell’essere umano. Nessuno è libero
da questa dipendenza. Essa può assumere persino la forma
dell’oppressione, come quando si nasce nella condizione di
schiavo o di impoverito. Di fronte a tale situazione, ci si
può rassegnare oppure ribellare per diventare più indipendenti, per quanto non si possa mai essere liberi da ogni
condizionamento. È una libertà da, da questo e da quello,
una in-dipendenza. Libertà come auto-determinazione è
quella forza interiore e propria (auto) che permette all’essere di seguire la propria strada, di decidere della propria
vita personalmente e socialmente, di cercare un’alternativa
alla situazione in cui si sta vivendo. È la libertà per. Qui si
mostra la singolarità dell’essere umano, costruttore di se
stesso, al di là dei condizionamenti che lo circondano. La
libertà è una liberazione, cioè un’azione autonoma che crea
la libertà che era prigioniera o assente.
Questi due tipi di libertà acquistano un’espressione
personale, sociale e globale. A livello personale, la libertà
è il dono più prezioso che abbiamo, dopo la vita: avere la
possibilità di esprimersi, di andare e venire, di costruire la
propria visione delle cose, di organizzare nel proprio modo
la vita, il lavoro e la famiglia e di scegliere i propri rappresentanti. L’oppressione più grande è essere privati di questa
libertà. A livello sociale, questa mostra bene le due facce:
libertà come indipendenza e come autonomia.
I Paesi dell’America Latina e dei Caraibi conquistarono
l’indipendenza dai colonizzatori. Ma ciò non significò ancora autonomia e liberazione. Rimasero dipendenti dalle élite
creole, le quali mantenevano relazioni di dominazione.
Con la resistenza, la protesta e l’organizzazione degli
oppressi, si innescò un processo di liberazione che, vittorioso, diede autonomia alle classi popolari, una libertà per
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organizzare un altro tipo di politica che beneficiasse gli
esclusi di sempre. Ciò avvenne in America Latina a partire
dalla fine delle dittature militari, che rappresentavano gli
interessi delle élite nazionali articolate con quelle internazionali. Oggi è in corso un processo di liber-azione per, che
non si è ancora concluso ma che ha fatto avanzare la democrazia nata dal basso, repubblicana e di segno popolare.
Oggi abbiamo bisogno di una doppia liberazione. Una
liberazione dalla globalizzazione economico-finanziaria che
sfrutta a livello mondiale la natura e i Paesi periferici, dominata da un gruppo di grandi imprese, più forti della maggioranza degli Stati. E una liberazione per una governance
globale di questa globalizzazione che affronti i problemi
globali del riscaldamento planetario, della scarsità d’acqua
e della fame di milioni e milioni di persone. O ci sarà una
governance collegiale globale o c’è il rischio di una biforcazione nell’umanità tra quelli che mangiano e quelli che non
mangiano o almeno soffrono grandi necessità.
Infine, si impone oggi urgentemente un tipo speciale di libertà da e di libertà per. Viviamo l’era geologica
dell’antropocene. Ciò significa che il grande rischio per il
sistema-vita e il sistema-Terra non viene da un meteorite,
ma dall’attività irresponsabile ed ecoassassina degli esseri
umani (antropos). Il sistema di produzione imperante,
capitalista, sta devastando la Terra e creando le condizioni
per distruggere tutta la nostra civiltà. O cambiamo o andremo incontro all’abisso. Abbiamo bisogno di una libertà
da questo sistema ecocida e biocida che tutto minaccia per
accumulare e consumare ancora e ancora. E abbiamo bisogno di una libertà per sperimentare alternative che garantiscano la produzione di ciò che è necessario e dignitoso per
noi e per tutta la comunità di vita. È quanto perseguono e
sperimentano il bien vivir delle culture andine, l’ecoagricoltura, l’agricoltura familiare organica, l’indice di felicità della
società e altre forme di rispetto dei cicli della vita.
Come cristiani abbiamo anche bisogno di liberare la
fede cristiana da visioni fondamentaliste, da strutture
ecclesiastiche autoritarie e maschiliste, per giungere alla libertà di un cristianesimo radicato nelle culture, soprattutto
popolari, più partecipativo e creativo, attento a prendersi
cura della creazione che Dio ci ha affidato. Abbiamo bisogno di una Chiesa che, insieme ad altri cammini spirituali,
aiuti ad educare l’umanità al rispetto dei limiti della Terra e
alla venerazione della Madre Terra che tutto ci offre. La lotta per la libertà non ha mai termine, perché non è mai data
una volta per tutte, ma conquistata attraverso un processo
di liber-azione.
q
Dell’Agricoltura
familiare
Della
Cristallografia
DEi Piccoli
STAti INSULARi
L’Assemblea Generale,
Ricordando la sua risoluzione
65/178 del 20 dicembre 2010 sullo
sviluppo agricolo e la sicurezza
alimentare;
Osservando la Dichiarazione del
Vertice Mondiale sulla Sicurezza
Alimentare, nella quale si esprime il
sostegno alle speciali necessità dei
piccoli agricoltori, molti dei quali
sono donne;
Affermando che l’agricoltura
familiare e le piccole iniziative
agricole sono una base importante
per la produzione sostenibile di
alimenti orientata ad ottenere la
sicurezza alimentare;
Riconoscendo l’importante
contributo che l’agricoltura familiare e le piccole iniziative agricole
possono offrire per il raggiungimento della sicurezza alimentare e
lo sradicamento della povertà;
- Decide di proclamare il 2014
Anno Internazionale dell’Agricoltura Familiare;
- Invita l’Organizzazione delle
Nazioni Unite per l’Alimentazione
e l’Agricoltura ad agevolare la sua
osservanza; invita anche l’Organizzazione delle NU per l’Alimentazione e l’Agricoltura a mantenerla
informata dei progressi raggiunti a
tale rispetto;
- Incoraggia gli Stati Membri
affinché promuovano attività nel
quadro dei loro rispettivi programmi nazionali di sviluppo a sostegno
dell’Anno Internazionale dell’Agricoltura Familiare.
L’Assemblea Generale,
Ricordando che… la natura
materiale del nostro mondo si basa
sulla nostra conoscenza della cristallografia;
Evidenziando che l’istruzione in
materia di cristallografia e delle sue
applicazioni sono fondamentali per
far fronte a sfide come le malattie
e i problemi ambientali, dal momento che determinano le strutture
proteiche e di piccole molecole
utilizzate nella progettazione di
farmaci essenziali per la medicina
e la salute pubblica, così come per
la soluzione all’inquinamento delle
piante e del suolo;
Considerando che gli effetti
della cristallografia si avvertono in
tutti gli aspetti della vita quotidiana, nella concezione di medicine
moderne, nella nanotecnologia e
nella biotecnologia, e che in essa
si basa la creazione di tutti i nuovi
materiali, dai dentifrici ai componenti degli aerei;
- Decide di proclamare il 2014
Anno Internazionale della Cristallografia;
- Incoraggia tutti gli Stati Membri, il sistema dell’ONU e tutti gli
altri agenti affinché facciano uso
di questo Anno Internazionale per
promuovere azioni destinate ad aumentare la coscienza del pubblico
circa l’importanza della cristallografia e favorire l’accesso generalizzato alle nuove conoscenze in questo
ambito.
L’Assemblea Generale,
Ricordando il documento finale della Conferenza delle Nazioni
Unite sullo Sviluppo Sostenibile,
intitolato «Il futuro che vogliamo»
e riconoscendo l’importanza di
adottare misure coordinate, equilibrate e integrate al fine di trattare
le sfide dello sviluppo sostenibile
che affrontano i piccoli Stati insulari in via di sviluppo;
Assemblea Generale,
Assemblea Generale,
Assemblea Generale,
91º sessione plenaria, 22 dicembre 2011
121º sessione plenaria, 3 giugno 2012
61º sessione plenaria, 21 dicembre 2012
Per maggiori informazioni consultare: www.un.org e si organizzino alcune attività al riguardo...
Vedasi i «Decenni dell’ ONU» in vigore nel 2012 a pag. 207
2014 Anno internazionale dell’ONU...
Decide di dichiarare il 2014
Anno Internazionale dei Piccoli
Stati Insulari in via di Sviluppo;
Invita il Segretario Generale ad
agevolare la celebrazione dell’Anno
Internazionale;
Incoraggia tutti gli Stati Membri e tutte le parti interessate affinché facciano uso dell’Anno Internazionale per promuovere attività
a tutti i livelli, anche per mezzo
della cooperazione internazionale,
regionale e subregionale, secondo
competenza, al fine di raggiungere
lo sviluppo sostenibile dei piccoli
Stati insulari in via di sviluppo;
Sollecita il Segretario Generale
ad informarla sull’applicazione della
presente risoluzione, nel suo rapporto annuale per l’esecuzione ulteriore del Programma di Azione per
lo sviluppo sostenibile dei piccoli
Stati insulari in via di sviluppo,
apportando, tra le altre cose, dettagli circa la valutazione dell’Anno
Internazionale, inclusi i suoi aspetti finanziari.
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Domenica
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55
gennaio
30
Lunedì
31Martedì
1 Mercoledì
Nm 6,22-27 / Sal 66 / Gal 4, 4-7
1508: Colonizzazione di Porto Rico.
Lc 2,16-21
1804: Indipendenza di Haiti.
1959: Trionfo della rivoluzione cubana.
1977: Mauricio López, rettore dell’Università di Mendoza,
Argentina, membro del Consiglio Mondiale delle
Chiese, desaparecido.
1990: Le religiose Maureen Courtney e Teresa Rosales,
uccise dalla Contra in Nicaragua.
1994: Rivolta contadina indigena zapatista in Messico.
2003: Lula viene eletto Presidente del Brasile.
Giornata mondiale per la Pace
Settimana mondiale dell’armonia interconfessionale (ONU)
Luna nuova: 11h14m in Capricornio
Anno 2014 per il calendario gregoriano. Anno 6727 del período Giuliano.
Anno 5774 del calendario Ebraico (5775 comincia il 24/25 settembre 2014).
Anno islamico 1435 dall’Egira. (Cominciò il 4 novembre 2013; 1436 comincia il 25 ottobre 2014).
Il convertitore di date cristiano-islamiche si trova in www.islamicfinder.org
Anno 2767 ab Urbe condita. Anno buddista 2580. Anno cinese 4710-4711. Anno 1463 armeno.
56
2
2
Giovedì
3
Venerdì
5
5
4
Sabato
Rigoberto
1975: José Patricio León, “Pato”, animatore della JEC e
militante politico, desaparecido in Cile.
2005: La Corte Suprema autorizza il processo a Pinochet
per i crimini dell’Operazione Cóndor.
2010: Gli Emirati Arabi inaugurano il Burj Dubai, l’edificio
più alto del mondo, 818 m., 370 in più del Taipei 101.
gennaio
1Gv 2,22-28 / Sal 97
1Gv 2,29-3,6 / Sal 97
Basilio Magno
Gv 1,29-34 Fiorenzo
Gv 1,29-34
Gregorio Nazianzeno
1511: Il “grito de Coayuco”, grande rivolta dei tainos comanJ.K. Wilhelm Loehe
data da Agüeybaná el Bravo, Porto Rico.
1904: Sbarco di marines nella Rep. Dominicana “per 1981: Diego Quic: indigeno, catechista, leader delle organizzaproteggere gli interessi USA”.
zioni popolari in Guatemala, desaparecido.
1979: Francisco Jentel, difensore dei contadini indios, vittima 1994: Muore il vescovo Antelio Parrilla Bonilla, martire
della Polizia Nazionale in Brasile.
indipendentista per la causa dei diseredati, detto il
1981: L’agricoltore José Manuel de Souza, “Zé Piau”, vittima
“Las Casas” del secolo XX a Porto Rico.
dei “grileiros” del Pará, Brasile.
1994: Daniel Rollano, militante fino a dare la vita, memoria
costante dei martiri argentini.
Epifania
Is 60,1-6 / Sal 71
Ef 3,2-6 / Mt 2,1-12
Telesforo ed Emiliana
Kaj Munk
1534: Guarocuya “Enriquillo”, cacique cristiano di La
Española (Rep. Dominicana), primo a ribellarsi in
difesa dei suoi fratelli.
1785: La Regina Maria I comanda la distruzione dell’industria
brasiliana esclusa quella di indumenti per gli schiavi.
2007: † Axel Mencos, eroe della resistenza e della pastorale
impegnata, Guatemala.
57
gennaio
6
58
Lunedì
1Gv 3,22-4,6 / Sal 2
Mt 4,12-17.23-25
1848: I Guaraníes diventano cittadini paraguaiani col decreto
di Carlos A. López.
1915: Riforma agraria in Messico. La rivoluzione, per la
prima volta nel continente, divide i latifondi.
1927: Truppe USA occupano il Nicaragua per combattere
Sandino. Andranno via nel 1933.
1982: Victoria de la Roca, religiosa guatemalteca, martire
dei poveri, desaparecida.
1986: Julio Gonzáles, vescovo di El Puno, Perù, muore in
un incidente sospetto, dopo essere stato minacciato
di morte.
1992: Augusto María e Augusto Conte, martiri della
solidarietà, per i diritti umani in Argentina.
7
7
Martedì
1Gv 4,7-10 / Sal 71
Raimondo da Peñafort
Mc 6,34-44
1835: Vittoria di Cabanagem, “il movimento popolare più
importante del Brasile”. I ribelli prendono Belém e il
governo della provincia.
1981: Sebastião Mearim, leader rurale a Pará, Brasile,
ucciso dai “grileiros”.
1983: Felipe e Mary Barreda, cristiani rivoluzionari, uccisi
dalla Contra in Nicaragua.
1999: Muore Mons. Bartolomé Carrasco Briseños, vescovo di
Oaxaca, Messico, impegnato nell’opzione per i poveri
e la difesa degli Indios.
8
8
Mercoledì
1Gv 4,11-18 / Sal 71
Severino
Mc 6,45-52
1454: Papa Nicola autorizza il re del Portogallo a trarre schiavi
i popoli africani purché siano battezzati.
1642: Muore Galileo Galilei, già condannato dalla Inquisizione.
Il Vaticano lo riabiliterà dopo tre secoli e mezzo (il
30/12/1992)
1850: Impiccagione di Juan, leader della Rivoluzione del
Queimado, Espirito Santo, Brasile.
1912: Fondazione dell’African National Congress.
1982: Domingo Cahuec Sic, indigeno achí, catechista e
delegato della Parola, muore a Rabinal, Baja Verapaz,
Guatemala.
Luna crescente: 03h39m in Ariete
9
9
Giovedì
10 Venerdì
10
11 Sabato
11
12
12
gennaio
1Gv 4,19-5,4 / Sal 71
1Gv 5,5-13 / Sal 147
1Gv 5,14-21 / Sal 149
Adriano, Giuliano
Lc 4,14-22a Aldo
Lc 5,12-16 Igino, Severo e Floro
Gv 3,22-30
1662: Lisbona ordina la distruzione degli indios Janduim 1911: Sciopero di 5 mesi dei calzolai di San Paolo per la 1839: Nasce Eugenio María de Hostos, che lottò per
in Brasile.
giornata lavorativa di 8 ore.
l’indipendenza di Puerto Rico.
1858: Primo sciopero in Brasile, i tipografi pionieri delle 192°: Nasce la Lega delle Nazioni, dopo i massacri della
lotte operaie.
Prima Guerra Mondiale.
1959: Nasce Rigoberta Menchú a Chifel, Dipartimento del 1978: Pedro Joaquín Chamorro, giornalista, martire della
Quiché, Guatemala.
libertà contro la dittatura.
1982: Dora Azmitía “Menchy”, militante, maestra, 23 anni,
martire per gli studenti, Guatemala.
1985: Ernesto Fernández Espino, pastore luterano, martire
per i rifugiati salvadoregni.
Battesimo del Signore
Is 42,1-4.6-7 / Sal 28
At 10,34-38 / Mt 3,13-17
Benedetto, Tiziana
1694: 6500 armati assediano Palmares, che resisterà fino
al 6 febbraio.
1948: La Corte Suprema USA proclama l’uguaglianza di
bianchi e neri nella scuola.
2010: Terremoto ad Haiti, 7,3 gradi della scala Richter. Più
di 220.000 morti e distruzione totale.
2010: Una commissione olandese decreta che l’invasione
dell’Iraq nel 2003 fu illegale.
59
gennaio
13
13
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Lunedì
14 Martedì
14
1Sam 1,1-8 / Sal 115
1Sam 1,9-20 / 1Sam 2
Mc 1,14-20 Fulgenzio
Mc 1,21-28
Ilario, Jorge Fox
1825: Fucilazione di Frei Canea, rivoluzionario repubblicano, 1988: Miguel Angel Pavón, direttore della Commissione dei
eroe della “Confederación de Ecuador”.
Diritti Umani e Moisés Landaverde uccisi in Honduras.
1879: Roca inizia la campagna del Deserto nella Patagonia 1997: Marcia di 700.000 sud coreani nello sciopero contro
argentina.
la riduzione dei diritti sociali.
2001: Terremoto in Salvador di 7,9 gradi Richter, con 1200
morti, 4200 dispersi e più di 500.000 sinistrati.
15 Mercoledì
15
1Sam 3,1-20 / Sal 39
Mc 1,29-39
Mauro, Ida, Romedio
1929: Nasce Luther King ad Atlanta, Georgia, USA.
1976: Il governo di Bahia, Brasile, elimina le schedature di
polizia per i Candomblés.
1981: La contadina di 55 anni, Estela Pajuelo Grimani e i
suoi 11 figli, martiri della solidarietà in Perú.
1982: La Costituzione del Canada tutela i diritti degli Indios.
1988: Samey lancia il Piano Verano: il Cruzado Nuovo.
1990: Liberalizzazione delle quotazioni e crollo della moneta
brasiliana.
16 Giovedì
16
17 Venerdì
17
19
19
18 Sabato
18
1Sam 9,1-19 / Sal 20
Mc 2,13-17
Beatrice, Margherita
1535: Fondazione di Ciudad de los Reyes (Lima).
1867: Nasce a Metapa, Nicaragua, Rubén Darío.
1978: Germán Cortés, militante cristiano e politico, martire per
la causa della giustizia in Cile.
1981: Assassinio di José Eduardo, leader sindacale di
Acre, Brasile.
1982: Il religioso belga Sergio Bertén e i suoi compagni,
martiri della solidarietà in Guatemala.
gennaio
1Sam 4,1-11 / Sal 43
1Sam 8,4-22a / Sal 88
Mc 1,40-45 Antonio Abate
Mc 2,1-12
Marcello
1992: Firma degli Accordi di Pace in Salvador
1961: In Congo viene ucciso Lumumba, eroe dell’indipendenza dell’Africa
Giornata contro la schiavitù infantile
1981: L’infermiera Silvia Maribel Arriola, prima suora a morire
Luna piena: 04h52m in Cancro
in combattimento, El Salvador.
1981: Ana María Castillo, militante cristiana martire della
giustizia in Salvador.
1988: Il sacerdote Jaime Restrepo López, martire della
causa dei poveri in Colombia.
1991: Inizia la guerra del Golfo Persico
1994: Terremoto a Los Angeles
1996: † Juan Luis Segundo, teologo della liberazione, Uruguay.
Domenica 2ª tempo ordinario
Is 49,3.5-6 / Sal 39
1Cor 1,1-3 / Gv 1,29-34
Mario e Marta
Enrique de Upsala
1897: Battaglia di Tabuleirinho: gli abitanti del Sertão respingono
l’esercito a 3 km da Canudos, Brasile.
61
20 Lunedì
20
1Sam 15,16-23 / Sal 49
Mc 2,18-22
Fabiano e Sebastiano
1973: Amilcar Cabral, anticolonialista della Guinea
Bissau, ucciso dalla polizia portoghese.
1979: Il sacerdote Octavio Ortiz con quattro studenti
catechisti, martiri in Salvador.
1982: Il domenicano Carlos Morales, martire tra i
contadini indios del Guatemala.
2009: Barack Hussein Obama, primo presidente afroamericano degli Stati Uniti.
62
21 Martedì
21
1Sam 16,1-13 / Sal 88
Mc 2,23-28
Agnese
1972: Gerardo Valencia Cano, vescovo di Buenaventura
(Colombia), martire della liberazione dei poveri.
1974: Martiri contadini di Alto Valle, Bolivia.
1980: María Ercilia e Ana Coralia Martinez, studentesse
catechiste, martiri in Salvador.
1984: Nasce a Cascavel (PR, Brasile) il MST, Movimento
dei lavoratori rurali Senza Terra.
2000: Insurrezione indigena e popolare in Ecuador.
22Mercoledì
22
1Sam 17,32-51 / Sal 143
Mc 3,1-6
Vincenzo
1565: “Tata” Vasco de Quiroga, vescovo di Michoacán,
pioniere delle conversioni degli Indios.
1982: Massacro di contadini in Colombia.
2006: Evo Morales, indígeno aymara, assume la Presidenza
della Bolivia.
23 Giovedì
23
26
26
24 Venerdì
24
1Sam 24,3-21 / Sal 56
Mc 3,13-19
Francesco di Sales
1835: I negri malês organizzano a Salvador la più grande
rivolta urbana del Brasile.
1977: Primo Congresso Indigeno del Centroamerica.
11: † Samuel Ruiz, Vescovo del Chiapas, Messico, difensore
degli Indios, successore di Bartolomé de Las Casas.
Luna calante: 05h19m in Scorpione
25 Sabato
25
At 22,3-16 / Sal 116
Mc 16,15-18
Conversione di s. Paolo
Giornata per l’Unità dei cristiani.
1524: Salpano dalla Spagna i francescani detti i “dodici
apostoli del Messico”.
1554: Fondazione di San Paolo.
1934: Nasce la Università di San Paolo.
gennaio
1Sam 18,6-9 / Sal 55
Mc 3,7-12
Ildefonso, Emerenziana
1914: Rivolta di Juazeiro, Brasile. Vittoria dei sertanejos, difensori
del Sertão, guidati da Padre Cícero.
1958: Cade l’ultimo dittatore del Venezuela, il Generale
Marcos Pérez Jiménez.
1983: Segundo Francisco Guamán, quechua, martire della
lotta per la terra in Ecuador.
Domenica 3ª tempo ordinario
Is 8,23b-9,3 / Sal 26
1Cor 1,10-13.17 / Mt 4,12-23
Timoteo e Tito
1500: Vicente Pinzón sbarca nel Nordest brasiliano, prima
di Pedro Alvares Cabral.
1813: Nasce Juan Pablo Duarte, eroe nazionale, precursore
dell’indipendenza dominicana.
1914: José Gabriel, “Cura Brochero”, sacerdote profeta tra
i contadini un Argentina.
2001: Terremoto in India con 50.000 vittime.
63
gennaio
27 Lunedì
27
64
28 Martedì
28
2Sam 5,1-10 / Sal 88
2Sam 6,12b-15.17-19 / Sal 23
Angela Merici e Lidia
Mc 3,22-30 Tommaso d’Aquino
Mc 3,31-35
1554: Pablo de Torres, vescovo di Panamá, primo esiliato 1853: Nasce a La Habana José Martí.
dell’America Latina per la sua difesa degli Indios.
1979: Inaugurazione della Conferenza di Puebla.
1945:Viene liberato il campo di concentramento Auschwitz
in Polonia. Giornata della commemorazione
dell’olocausto
1977: Miguel Angel Nicolau, sacerdote salesiano, martire
della solidarietà e dell’impegno con la gioventù
argentina, desaparecido.
29 Mercoledì
29
2Sam 7,4-17 / Sal 88
Costanzo, Sabina
Mc 4,1-20
1895: José Martí inizia la guerra per l’indipendenza di Cuba.
1985: Primo Congresso Nazionale del MST.
1999: Il dollaro arriva a 2,15 reais: momento gelido di
caduta della moneta brasiliana.
2001: Pinochet processato per i crimini della “Caravana
de la Muerte”.
2010: Tony Blair, di fronte alla Commissione che indaga
sulla sua partecipazione all’invasione in Iraq nel 2003.
30 Giovedì
30
31 Venerdì
31
1
1
Sabato
Mahatma Gandi
2
2
febbraio
2Sam 7,18-19.24-29 / Sal 131
2Sam 11,1-4a.5-10a.13-17 / Sal 50
2Sam 12,1-7a.10-17 / Sal 50
Giacinta Mariscotti
Mc 4,21-25 Giovanni Bosco
Mc 4,26-34 Severo, Andrea Conti
Mc 4,35-41
1629: Antônio Raposo distrugge le missioni guaranies di 1865: Il 13° emendamento della Costituzione abolisce la 1870: Jonathan Jasper Wright eletto alla Corte Suprema è
Guaíra (PR), Brasile, e fa schiavi 4.000 Indios
schiavitù negli USA.
il primo nero a raggiungere un posto così alto nella
1948: Assassinio del Mahatma Gandhi.
1980: Massacro di 40 quichés nell’Ambasciata di Spagna
magistratura USA.
in Guatemala: María Ramírez, Gaspar Viví, Vicente 1932: Fucilazione a San Salvador di Agustín Farabundo
Giornata della Nonviolenza e della pace
Menchú e i compagni.
Martí, con Alonso Luna e Mario Zapata, alla vigilia
Luna nuova: 21h38m in Aquario
della grande insurrezione contadina.
1977: Assassinio di Daniel Esquivel, operaio paraguayano,
membro della Commissione Pastorale per gli immigrati
paraguayani in Argentina.
Presentazione del Signore
Mal 3,1-4 / Sl 23
Hb 2,14-18 / Lc 2, 22-40
Presentazione del Signore
1976: Sequestro e uccisione di José Tedeschi, sacerdote
operaio, martire degli immigrati e della gente nei
villaggi in Argentina.
1989: Un golpe incruento dello stato maggiore destituisceAlfredo
Stroessner, dittatore del Paraguay.
1991: Assassinio di Expedito Ribeiro de Souza, presidente
del Sindacato dei Lavoratori Rurali a Rio Maria,
Pará, Brasile.
65
La Ricerca incessante della libertà
João Pedro Stédile
Attivista sociale del MST, San Paolo, SP, Brasile
I. Studiando la storia dell’umanità e del comportamento degli esseri umani, percepiamo la libertà come
la costruzione di un’utopia, di un sogno legato alla
«liberazione»! Liberazione da cosa? Liberazione da
tutte le catene che opprimono e sfruttano l’essere
umano.
Se utilizziamo il materialismo storico come metodo di analisi dell’evoluzione della storia – per quanto
vi siano altri metodi non meno importanti – si può
notare come l’umanità abbia perseguito nel corso
della sua storia le più diverse forme di organizzazione
della produzione per risolvere i problemi materiali.
Abbiamo avuto così la forma iniziale delle tribù e
delle comunità locali, definibile come comunismo
primitivo. Si è poi seguito un modello di produzione
schiavistico, che è evoluto nel modello di produzione
feudale e asiatico (in Asia e nelle Americhe). Dunque,
a partire dal XIII secolo, abbiamo assistito alla nascita del capitalismo, che è sorto dal commercio ed è
passato per varie tappe, come quella del capitalismo
industriale a partire dal XVIII secolo. Alla fine del XIX
secolo si è sviluppato l’imperialismo, come necessità
delle grandi imprese capitaliste di uscire dai rispettivi Paesi per sfruttare risorse naturali, manodopera
e mercati di altri popoli. E ora, negli ultimi decenni
della storia, viviamo la tappa del dominio del capitale
finanziario globalizzato e delle imprese transnazionali
su tutta l’economia mondiale.
Nel corso del XX secolo, molti popoli hanno promosso rivoluzioni sociali con il sogno di superare il
modello capitalista e di iniziare una transizione al
socialismo. In alcuni Paesi tale esperienza è stata
interrotta e seguita da un ritorno al capitalismo. In
altri, sono stati realizzati cambiamenti, si è resistito
e si è raccolta la sfida di costruire un altro modello
di produzione in grado di superare i fondamenti del
capitalismo.
II. La storia dei regimi politici costituiti dall’umanità per organizzare i poteri sociali è passata per
molte e differenti esperienze. Ai primordi della storia,
con i piccoli gruppi e i clan, a prevalere sono stati il
primato dei capi e la forza fisica. Si è poi passati ai
regni e alle monarchie, dove era l’ereditarietà a defini66
re i poteri assoluti e centralizzati, sempre mantenuti
con la forza militare o attraverso false dottrine relative alla superiorità dei sovrani sulla popolazione.
Finché, con il capitalismo industriale, non si è
registrata una rivoluzione sociale della borghesia
come nuova classe dominante, la quale ha cercato di
stabilire un sistema repubblicano, affinché tutte le
persone avessero gli stessi diritti e doveri nell’organizzazione del potere politico. Nella maggior parte
dei Paesi, tuttavia, i sistemi elettorali organizzati non
riescono a esprimere in maniera autentica la volontà
della maggioranza e le votazioni vengono manipolate
in molti modi: con il potere economico, il denaro, le
strumentalizzazioni religiose, i preconcetti e il potere
concentrato dei mezzi di comunicazione.
Anche dopo la rivoluzione borghese e il suo tentativo di organizzare la società in una forma più democratica, hanno proliferato in tutto il mondo, fino ai
nostri giorni, regimi dittatoriali al servizio degli interessi di una classe, di un gruppo o di famiglie.
III. Guardando a questa storia economica e politica dell’umanità, si coglie un filo conduttore unitario:
in tutte le sue tappe sono apparse contraddizioni
che hanno provocato cambiamenti. Nulla, mai, è
stato eterno e assoluto. Sono sorte sempre contraddizioni, crisi, mobilitazioni popolari e cambiamenti. E
quindi una nuova tappa, che supera la precedente.
Queste contraddizioni dialettiche che si generano nel tempo e nello spazio sono determinate dalle
condizioni oggettive con cui la società organizza la
produzione dei beni necessari per sopravvivere e progredire. E vengono create dalle condizioni soggettive,
determinate dal livello di conoscenza e di coscienza
che si sviluppa nelle persone. Tali condizioni soggettive relazionate al grado di coscienza sociale che
si sviluppa in certe tappe della storia di una società
sono vincolate direttamente con la ricerca permanente
di libertà da parte dell’essere umano.
IV. Ma di che libertà si tratta? La risposta riguardo
a quale libertà l’essere umano persegua è data sulla
base della classe a cui appartiene nella società contemporanea in cui viviamo. Un borghese proprietario
di terre, di commerci e di fabbriche risponderà che la
sua libertà è il diritto alla proprietà privata, soltanto
sua. È fare quello vuole dei beni materiali, come se,
malgrado siano il risultato di una produzione sociale,
collettiva, di migliaia di lavoratori, soltanto lui, il
proprietario, avesse la libertà di disporne a suo piacimento. Persino di sottrarre ai lavoratori il loro lavoro!
Un piccolo-borghese della classe media dirà di
misurare la propria libertà sulla base del diritto di
andare e venire, di fare turismo, di andare da qualsiasi
parte, di comprare qualunque cosa voglia. Di parlare
di qualsiasi argomento, esaurendo la libertà nel solo
diritto alla libera espressione.
E i lavoratori, l’immensa maggioranza della popolazione mondiale, che vivono lavorando tutti i giorni
per poter sopravvivere, alimentarsi e mantenere le
proprie famiglie, come definirebbero la libertà? Per
l’immensa maggioranza della popolazione mondiale, la
libertà è probabilmente il diritto di non essere umiliati. Di non essere oppressi. Di non essere sfruttati.
Di non essere maltrattati. Il diritto di vivere in pace.
Significa il diritto di avere un lavoro degno e remunerato in maniera giusta. Il diritto di avere un’abitazione, con condizioni salubri in cui poter mantenere la
famiglia con dignità.
Per le persone più povere della popolazione, che
vivono nelle periferie delle grandi città o dell’interno,
sprovviste dei beni necessari per una vita dignitosa
e anche della conoscenza rispetto alla ragione della
propria esistenza, è possibile che la parola libertà
non significhi nulla. Perché la società in cui vivono
le ha trasformate in persone sprovviste di valori e di
sogni! Le loro condizioni di sopravvivenza si riducono
a quelle degli animali. Avere diritto all’alimentazione!
In questo caso, la libertà inizia con il diritto al pane
quotidiano.
In altre circostanze in cui migliaia di esseri umani
stanno soffrendo la crisi del capitalismo, la libertà significa il diritto al lavoro. Un lavoro inteso non come
condizione di sfruttamento da parte di qualcuno, di
trasferimento delle nostre energie al fine di produrre
beni affinché qualcuno se ne appropri, ma come una
situazione di realizzazione personale, dei nostri saperi, delle nostre energie, della nostra partecipazione
attiva in una qualunque società. In fin dei conti, il
lavoro, l’impiego di ore del nostro tempo vissuto,
costituiscono il modo principale di partecipare alla
vita di una società. Così, la libertà è avere il diritto
di lavorare. Avere un’importanza nel convivio della
nostra società. Senza il diritto al lavoro, non siamo
cittadini, ma paria sostenuti da altri e pertanto umiliati da tutti.
V. La Libertà deve essere il diritto alla conoscenza, alla cultura, all’educazione, come accesso a tutto
ciò che l’umanità ha appreso e registrato nel corso
della storia.
La Libertà è superare la legge di sfruttamento del
capitale, che si appropria dei giorni di lavoro e della
ricchezza da questo creata per accumulare beni e
potere politico. La Libertà è poter scegliere i propri
autentici rappresentanti politici, che possano svolgere funzioni pubbliche a loro nome, ma rispettando
la volontà delegata. E avere il diritto di revocare in
qualunque momento tale delega.
La Libertà è avere il diritto di organizzare processi decisionali collettivi, il diritto di partecipazione
effettivamente popolare alla gestione di tutti i beni
pubblici.
La Libertà è avere il diritto ai tempi di cultura e di
svago. Avere tempo per l’intelletto, per lo spirito, per
la riflessione. La Libertà è il diritto di pensare con la
propria testa!
La Libertà è superare la mediocrità dei pregiudizi
e delle discriminazioni che trasformano il diverso in
peggiore. Quando non in nemico!
La Libertà è avere coscienza che tutti gli esseri
umani sono geneticamente e spiritualmente uguali. E
che pertanto le nostre differenze di opzioni sessuali,
di colore della pelle, di origine etnica, di dimensioni
o di peso, di vocazione e di abilità personale sono
appena qualità, non mancanze.
La Libertà è l’utopia che tutti gli esseri umani abbiano conoscenza e coscienza di dover vivere in una
società in cui ci sia uguaglianza per tutti.
Così, la libertà è una ricerca costante di una società utopica. Non come sogno irrealizzabile, ma come
un processo continuo di perfezionamento della vita in
società. Al di fuori della collettività, del sociale, della
comunità, del convivio con i nostri amici, non c’è né
società, né libertà. C’è soltanto un individualismo
opportunista e ignorante.
La storia dell’umanità è la storia della costruzione della libertà, la lotta per una società di esseri
umani pienamente liberi. Con le loro contraddizioni, i
loro passi indietro, i loro problemi e le loro sfide, ma
seguendo sempre questa traccia, fino ad arrivare un
giorno alla Terra Promessa della parusia, della Libertà!
67
Gennaio
2014
L M X G
1 2 6 7 8 9
13 14 15 16
Martedì
Lunedì
V S
3 4
10 11
17 18
D
5
12
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L M X G V S D
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31
Giovedì
Mercoledì
3
4
5
6
10
11
12
13
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19
20
24
25
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L M X G V S D
1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
L M X G V S D
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
31
Domenica
Sabato
Venerdì
Marzo
1
2
FEBBRAIO
1
2
3
4
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7
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9
7
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23
24
28
25
26
27
28
69
febbraio
3
3
70
Lunedì
4
4
Martedì
5
5
Mercoledì
2Sam 15,13-14.30;16,5-13a / Sal 3
2Sam 18,9-10.14b.24-25a.30-19,3 / Sal 85
2Sam 24,2.9-17 / Sal 31
Biagio e Oscar
Mc 5,1-20 Andrea Corsini
Mc 5,21-43 Agata
Mc 6,1-6
1794: Liberazione degli schiavi ad Haiti. Prima legge 1977: La Guardia Somozista distrugge la Comunità conAnsgar de Hamburgo
abolizionista in America Latina.
templativa di Solentiname, coinvolta nella rivoluzione
1795: Nasce Antonio José de Sucre.
1927: La colonna Prestes si rifugia in Bolivia.
del Nicaragua.
1929: Nasce Camilo Torres.
1979: Benjamin Didincué, leader indio martire per la difesa 1988: Francisco Domingo Ramos, leader sindacale a Pancas,
della terra in Colombia.
Brasile, ucciso su incarico dei “fazendeiros”.
1979: Massacro di Cromotex, Lima (Perù). 6 operai morti
e decine di feriti.
1981: Massacro di Chimaltenango (Guatemala). 68
contadini uccisi.
1992: Tentativo di colpo di stato in Venezuela.
6
6
Giovedì
9
9
7
7
Venerdì
8
8
Sabato
1Re 3,4-13 / Sal 118
Sir 47,2-13 / Sal 17
Coletta, Egidio
Mc 6,30-34
Mc 6,14-29 Girolamo Emiliani
1756: Massacro di Sepé Tiarajú (Sâo Sepé) e strage di 1712: Rivolta degli schiavi a New York.
1500 Indios della Repubblica Cristiana dei Guaraníes, 1812: Grande repressione contro gli abitanti dei quilombos
a Caiboaté, São Gabriel, RS, Brasile, a opera degli
di Rosario, in Brasile.
eserciti di Spagna e Portogallo.
1974: Indipendenza di Grenada. Festa nazionale.
1986: Jean Claude Duvalier abbandona Haiti, dopo 29 anni
di dittatura militare.
febbraio
1Re 2,1-4.10-12 / Int. 1Cr 29
Paolo Miki
Mc 6,7-13
1694: Zumbí e i compagni, assediati a Palmares, senza
munizioni, fuggono nella selva.
1916: Muore Rubén Darío, poeta nicaraguense, principe
della letteratura castigliana.
1992: Muore in Messico Sergio Méndez Arceo, vescovo di
Cuemavaca, Patriarca della Solidarietà.
1997: Il congresso ecuadoriano, con il 95% dei voti, destituisce
il presidente Abdalá Bucaram nel secondo giorno di
sciopero generale nel Paese.
Luna crescente: 19h22m in Toro
Domenica 5ª tempo ordinario
Is 58,7-10 / Sal 111
1Cor 2,1-5 / Mc 5,13-16
Miguel Febres Cordero
Capodanno cinese (Yüan Tan).
1977: Muore in Paraguay il medico Agustín Goiburú.
1985: Il missionario Felipe Balam Tomás, a servizio dei poveri,
martire in Guatemala.
71
febbraio
10 Lunedì
10
72
11
11
Martedì
1Re 8,1-7.9-13 / Sal 131
1Re 8,22-23.27-30 / Sal 83
Mc 6,53-56 Lourdes, Adolfo
Scolastica
Mc 7,1-13
1986: Alberto Königsknecht, vescovo di Juli, Perú, muore in 1990: Dopo 27 anni di carcere viene liberato Nelson
un incidente sospetto, dopo essere stato minacciato
Mandela, massimo esponente della resistenza nera
per la sua opzione per i poveri.
internazionale contro l’Apartheid.
1998: Le comunità nere del Medio Atrato (Colombia)
ottengono dal governo la proprietà collettiva di 695.000
ettari di terra.
Giornata mondiale del malato
12 Mercoledì
1Re 10,1-10 / Sal 36
Damiano
Mc 7,14-23
1541: Pedro de Valdivia fonda Santiago del Cile.
1545: I conquistadores arrivano alle miniere d’argento di
Potosí, dove moriranno 8 milioni di Indios.
1809: Nasce Abramo Lincoln.
1817: San Martín sconfigge i realisti di Chacabuco.
1818: Indipendenza del Cile.
1894: L’esercito nicaraguense occupa Bluefields e annette
il territorio della Mosquitia.
1905: Nasce Federica Montseny.
2005: Dorothy Stang, martire della lotta ecologica, ad Anapú,
Brasile, a opera dei sicari dei latifondisti. Vedi la sua
testimonianza del martirio su: vimeo.com/54570270
13 Giovedì
13
14 Venerdì
14
16
16
15 Sabato
15
1Re 12,26-32;13,33-34 / Sal 105
Faustina e Giovita
Mc 8,1-10
1600: Il missionario José de Acosta, studioso e difensore
della cultura indigena, muore in Perú.
1966: Il sacerdote Camilo Torres, martire delle lotte di
liberazione del popolo in Colombia.
1981: Il sacerdote Juan Alonso Hernández, martire tra i
contadini del Guatemala.
1992: María Elena Moyano, dirigente popolare, martire
della pace a Villa El Salvador, Perú.
2003: Prima manifestazione sociale mondiale: 15 milioni di
persone in 600 città, contro la guerra degli USA in Iraq.
Luna piena: 23h53m in Leone
febbraio
1Re 11,4-13 / Sal 105
1Re 11,29-32;12,19 / Sal 80
Gilberto, Cristina
Mc 7,24-30 Valentino, Cirillo e Metodio
Mc 7,31-37
1992: Il religioso Rick Julio Mediano, martire della Chiesa
Anno Nuovo Tibetano.
1976: Il sacerdote Francisco Soares, martire per la giustizia
perseguitata del Guatemala.
tra i poveri in Argentina.
Giornata dell’amicizia
1982: Santiago Miller, religioso nordamericano, martire
dell’educazione liberatrice nella Chiesa indigena
guatemalteca.
Domenica 6ª tempo ordinario
Sir 15,16-21 / Sal 118
1Cor 2,6-10 / Mt 5,17-37
Giuliana di Nicodemia
1981: Muore Albino Amarilla, leader contadino e catechista,
martire del popolo paraguaiano.
1985: Alí Primiera, poeta venezuelano, cantore della giustizia
per il popolo latinoamericano.
1986: L’agronomo svizzero Mauricio Demierre e i compagni
uccisi dalla Contra, al ritorno dalla Via Crucis per la
pace in Nicaragua.
73
Gc 1,1-11 / Sal 118
Mc 8,11-13
Donato e Ronaldo
1600: L’Inquisizione condanna Giordano Bruno ad essere bruciato vivo per la sua libertà di pensiero e di espressione.
1997: 1300 militanti del MST partono da San Paolo verso
Brasilia, per la riforma agraria.
1997: Muore Darcy Ribeiro, senatore e scrittore militante,
antropologo brasiliano.
18 Martedì
18
74
19 Mercoledì
19
Gc 1,12-18 / Sal 93
Gc 1,19-27 / Sal 14
Mc 8,14-21 Corrado, Mansueto
Mc 8,22-26
Claudio e Alessandro
1519: Hernán Cortés parte da Cuba per la conquista del 1590: Bernardino de Sahagún missionario in Messico,
Messico.
protettore della cultura dei nostri popoli.
1546: Muore in Germania Martin Lutero.
1990: Gli studenti occupano l’Università del Tennesee,
1853: Muore Félix Varela, difensore dell’indipendenza cubana.
tradizionalmente afroamericana, per esigere parità di
1984: Edgar Fernando García, attivista sociale, catturato
trattamento economico.
illegalmente e desaparecido in Guatemala.
Martín Lutero
febbraio
17 Lunedì
17
20 Giovedì
20
23
23
21 Venerdì
21
Gc 2,14-24.26 / Sal 111
Mc 8,34-9,1
Pier Damiani, Eleonora
1934: Augusto C. Sandino, leader popolare nicaraguense,
viene assassinato a tradimento da Somoza.
1965: Assassinio di Malcom X, leader afroamericano
degli USA.
1985: Contadini crocifissi a Xeatzan, memoria della passione
del popolo guatemalteco.
22 Sabato
22
1Pt 5,1-4 / Sal 22
Mt 16,13-19
Cattedra di Pietro
1910: Intervento dei marines in Nicaragua.
1979: Indipendenza di Santa Lucía. Festa Nazionale.
1990: Contadini martiri di Iquicha. Perù.
Luna calante: 07h15m in Sagittario
febbraio
Gc 2,1-9 / Sal 33
Mc 8,27-33
Amata, Rasmus Jensen
1524: Nel Memoriale di Sololà si legge: “Il giorno 1- Ganel, furono
distrutti i quichés dagli uomini di Castilla”.
1974: Domingo Laín, sacerdote e martire delle lotte di liberazione
in Colombia.
1978: La Colombia emana il decreto 1142, per la difesa della
lingua e della cultura indigena.
Giornata mondiale (dell’ONU) della Giustizia Sociale
Domenica 7ª tempo ordinario
Lv 19,1-2.17-18 / Sal 102
1Cor 3,16-23 / Mt 5,38-48
Policarpo, Isabela, Ziegenbalg
1970: Indipendenza di Guyana.
75
febbraio
24 Lunedì
24
76
25 Martedì
25
Gc 3,13-18 / Sal 18
Gc 4,1-10 / Sal 54
Mc 9,14-29 Sergio, Vittorino, Isabel Fedde
Mc 9,30-37
Adele, Edilberto
Mattia Apostolo
Giornata Nazionale della Dignità delle vittime del conflitto
1821: Plan de Iguana. Proclamazione dell’Indipendenza
armato, Guatemala.
del Messico.
1778: Nasce José de San Martín.
1920: Nancy Astor, prima donna eletta, tiene il suo primo 1980 : Golpe militare in Suriname.
discorso al Parlamento di Londra.
1982: Tucapel Jiménez, martire dei sindacalisti cileni.
1985: Guillermo Céspedes, militante rivoluzionario, martire
della lotta del popolo colombiano.
1989: Caincoñen, indio toba, ucciso per avere difeso la sua
terra a Formosa, Argentina.
1990: Sconfitta elettorale del FSLN in Nicaragua.
26 Mercoledì
26
Gc 4,13-17 / Sal 48
Mc 9,38-40
Paola Montal, Nestore
1550: Antonio de Valdivieso, vescovo in Nicaragua, martire
in difesa degli Indios.
1885: A Berlino le potenze europee si dividono il continente
africano.
1965: Jimmie Lee Jackson, attivista nero dei diritti civili,
ucciso dalla polizia.
1992: Muore José Alberto Llaguno, vescovo e apostolo degli
Indios Tarahumara, in Messico.
2012: Giulio Girardi, filosofo e teologo della solidarità
inter­nazionale e della Causa rivoluzionaria e indigena.
27 Giovedì
28 Venerdì
28
Gc 5,1-6 / Sal 48
Gc 5,9-12 / Sal 102
Mc 9,41-50 Fortunato, Onorato
Mc 10,1-12
Gabriele dell’Addolorata
1844: Indipendenza della Repubblica Dominicana. Festa 1924: Sbarco di marines in Honduras e occupazione di
Nazionale.
Tegucigalpa.
1989: Il “caracazo”: 400 morti e 2000 feriti a Caracas.
1985: Guillermo Céspedes Sabato, operaio impegnato con
1998: Jesús M Valle Jaramillo, 4° presidente assassinato della
i Cristiani per il Socialismo e le Comunità di Base,
Commissione Diritti Umani di Antioquia, Colombia.
maestro e poeta, ucciso dall’esercito.
2005: 40 dei 57 Paesi membri del Convegno Mondiale 1989: Teresita Ramírez, della Compañía de María, assascontro il tabagismo assumono giuridicamente impegni.
sinata a Cristales, Colombia.
2010: Terremoto di 8,8 gradi in Cile, più di 500 morti.
2004 (29 febbraio): Aristide lascia Haiti per l’avanzata della
resistenza militare insorta contro di lui.
1
1
Sabato
Gc 5,13-20 / Sal 140
Mc 10,13-16
Antonina, Bonavia, Jorge Herbert
1739: Firma in Jamaica del Trattato di Pace dei 15 punti
tra i cimarrones (schiavi neri fuggiaschi) e i bianchi.
1959: Nasce la CLAR, Confederazione Latinoamericana
dei Religiosi.
2012: Milton Schwantes, biblista luterano do Brasil, ani­matore
della lettura biblica popolare latinoamericana.
Luna nuova: 08h00m in Pesci
marzo
2
Domenica 8ª tempo ordinario
Is 49,14-15 / Sal 61
1Cor 4,1-5 / Mt 6,24-34
Agnese, Simplicio, Juan y
Carlos Wesley
1791: In Inghilterra muore John Wesley.
1897: Terzo attacco contro Canudos, Brasile.
1963: Goulart promulga lo Statuto dei Lavoratori.
77
Libertà Cosmica
David Molineaux
Santiago, Chile
A prima vista parlare di «libertà cosmica» potrebbe
apparirci strano, come se la frase contenesse un controsenso, una qualche contraddizione interna. Questo
accade perché siamo moderni. E nel mondo moderno,
quando parliamo di libertà ci riferiamo all’ambito umano – o talvolta a quello divino. Pensiamo in chiave di
libertà economica o politico-sociale, oppure alle volte
di filosofie che considerano attitudini umane come il
libero arbitrio. Tuttavia è raro che si parli della libertà
in rapporto al mondo della natura e ancor meno quando ci riferiamo ai fenomeni cosmici.
Il «moderno» senso comune suole supporre che il
mondo della natura sia poco più di una collezione di
oggetti relativamente inerti, rapportati gli uni agli altri meccanicamente. Per il filosofo e matematico francese René Descartes, contemporaneo di Galileo e uno
degli architetti della visione cosmica contemporanea,
neppure gli animali sentono. Ammetteva solo l’ovvietà:
che se li colpiamo, emettono strida. Però adduceva
l’argomentazione che quei suoni sono assimilabili
a quelli prodotti da una macchina male lubrificata.
L’intelligenza, il sentimento e la libertà erano per lui
limitati al mondo degli umani.
All’inizio del secolo XIX il celebre matematico e
astronomo Pierre Simon de Laplace dichiarò che, se un
qualche «demone» gli avesse concesso una conoscenza
perfetta di tutti i dettagli dell’universo in un momento
dato, avrebbe potuto predire con sicurezza assoluta
tutti i dettagli del suo futuro.
Questa prospettiva determinista continua ad essere
condivisa da molti, scienziati e non, ma è andata sgretolandosi alla luce di ricerche attuali. Di fatto, durante
gli ultimi due secoli, la scienza ha conosciuto un cambiamento di cosmo-visione tanto radicale quanto lo fu
la rivoluzione copernicana dei secoli XVI e XVII.
Il primo elemento di questo cambiamento fu
la scoperta del tempo di evoluzione. Il processo fu
graduale e durò per secoli. La sua pietra miliare più
drammatica fu la pubblicazione del libro L’origine
delle specie di Darwin, nel 1859. Un’altra fu l’accettazione, nel secolo XX –malgrado la resistenza iniziale
di scienziati tanto eccellenti come lo stesso Albert
Einstein– delle evidenze, sempre più chiare, che l’uni-
78
verso stesso è nato in un certo momento ed è andato
espandendosi e trasformandosi per migliaia di milioni
di anni. Sarebbe impossibile esagerare la trascendenza
di queste scoperte. Le antecedenti visioni del cosmo
erano state strettamente spaziali: alcuni postulavano
che l’Universo era eterno, altri che era stato creato
una volta per tutte. Tuttavia, attualmente, si accetta il
fatto che il cosmo ha come componente essenziale la
dimensione del tempo: tutto cambia, tutto evolve. Per
esprimere il concetto sotto un’altra forma: ci stiamo
rendendo conto di vivere in un universo emergente. A
tutti i livelli e in tutti i campi due più due sommano
più di quattro. Ne abbondano gli esempi. Poco dopo il
cosiddetto big bang, circa 13,7 mila milioni di anni fa,
si formarono enormi nubi di gas idrogeno, mischiato
con una quantità minore di elio. E all’interno di questa
nube emersero stelle! Grazie alla fusione nucleare nel
loro centro, queste stelle e le loro discendenti produssero elementi più pesanti: ossigeno, fosforo, carbonio…, fino al ferro, tutti elementi che si suppongono
essenziali per la formazione di pianeti, lune e comete,
ed eventualmente di esseri viventi.
Un altro elemento di questo emergere creativo,
innovativo, totalmente imprevedibile, fu l’evoluzione
della Terra, che nacque come una immensa sfera radioattiva e sulla cui superficie fluiva lava fusa. Né mari,
né continenti, né aria respirabile: un inferno sotto
continuo assedio di meteoriti grandi e piccoli. Ma nel
trascorrere di 4.000 milioni di anni questo mondo
totalmente inospitale si è trasformato in un incantevole pianeta azzurro, che accoglie un’innumerevole
diversità di esseri viventi, intrecciati in ecosistemi
d’incalcolabile complessità. Lo dice bene l’astronomo
franco-canadese Hubert Reeves: «L’Universo è la storia
della materia che si organizza». La scienza si vede costretta ad abbandonare la sua prospettiva determinista
e a riconoscere – in campi di ricerca che spaziano dai
quark alle galassie – insondabili spontaneità nel cuore
del mondo materiale, che aprono le porte all’apparire
di realtà innovative e assolutamente imprevedibili.
A tutti i livelli si manifesta qualcosa che potremmo chiamare libertà cosmica. Il premio Nobel per la
chimica Ilya Prigogine notò che anche nella fisica i fe-
nomeni lineari (nei quali l’effetto è proporzionale alla
causa) sono proprio le eccezioni. «Restiamo attoniti
davanti al mondo che stiamo scoprendo. La materia, al
suo livello più basilare, non è statica. Fluttua costantemente: crea nuove strutture, sperimenta una cosa e
subito dopo un’altra».
Reeves va ancora più avanti: «L’Universo – dice – è
la storia della materia che si desta». Questo risveglio
si percepisce, in forma privilegiata, nell’evoluzione
terrestre: nei microbi che cercano di alimentarsi e
evitano gli ambienti tossici, negli arcaici lombrichi
marini con accenni di occhi e nell’incipiente emozionalità dei mammiferi il Cosmo va destandosi, prendendo consapevolezza. E il suo risveglio più drammatico
è, senza dubbio, l’autocoscienza umana. Per la nostra
specie questa prospettiva evoluzionistica è qualcosa di
totalmente innovativo. Teilhard de Chardin lo chiamò
«il balzo più grande in due milioni di anni di coscienza degli ominidi». Ricordiamo che né Platone, né Aristotele, né Budda e neppure Gesù né alcuno dei nostri
stessi avi ebbe la più remota nozione del processo
dell’evoluzione cosmica. Potremmo paragonare questa
trasformazione della nostra cosmo-visione all’acquisizione della visione binoculare di alcune specie: da
un’immagine del mondo a due dimensioni emerge la
percezione della profondità. Gli scienziati si stanno
abituando a parlare di «proprietà emergenti»: fenomeni complessi che derivano da interazioni relativamente
minuscole. Chi non ha udito parlare dell’«effetto farfalla», con il quale la teoria del caos suppone che il
battere delle ali di un insetto a Hong Kong potrebbe
causare un uragano nei Caraibi? In modo ineludibile,
questa trasformazione della nostra visione cosmica
porta con sé implicazioni per la teologia. Come sappiamo, vi sono fondamentalisti biblici che rifiutano
qualsiasi nozione di evoluzione biologica, nel timore
che il concetto costituisca una minaccia per la fede.
Ed effettivamente, la visione evoluzionista ci conduce
a rifiutare ogni fondamentalismo. Tuttavia, a sua volta, la constatazione di un universo dinamico, inquieto, radicalmente imprevedibile permette l’esplorazione
di prospettive teologiche e spirituali appassionanti e
molto fruttifere.
La recente teologia latino-americana, legittimamente preoccupata dei temi umani e sociali, ha fatto
relativamente poco per utilizzare questa smagliatura
così promettente. Un compito urgente, per esempio, è
quello molto trascurato di elaborare l’immagine divina.
Quante volte abbiamo parlato come se il propulsore e garante delle nostre lotte per la giustizia sociale
ed economica fosse il patriarca veterotestamentario
che domina il soffitto della Cappella Sistina? Si capisce, ovviamente, che in un mondo monarchico e
prescientifico era forse inevitabile che dipingessimo
quella divinità come di sesso maschile, onnipotente,
onnisciente e coercitivo. Oggi come oggi, tuttavia,
molti domandano se questo teismo tradizionale limiti
la nostra maturazione nella fede e impedisca la costruzione di una spiritualità capace di integrarla con
la nostra vita quotidiana e la nuova visione cosmica
emergente.
Abbiamo parlato, a esempio, di un «piano di
Dio»… Ma questo piano non corrisponde forse al concetto di una divinità di controllo, che ha già determinato la configurazione del futuro e che tira i fili delle
vite e dei destini dei suoi «sudditi» umani?
Teilhard de Chardin si arrischiò a prospettare che
alla luce della modernità e della scienza evoluzionistica avremmo bisogno di un «nuovo Dio». Potremmo
noi permetterci immagini radicalmente diverse della
divinità? Lontano da questa effige monarchica e di
controllo, perché non vi sarebbe una presenza ispiratrice di sogni e fascinazioni? Di incantamenti che
seducono, che invitano il mondo con gesti sottili alla
realizzazione delle sue potenzialità, a conseguire ciò
che ha promesso, ad arrivare a essere tutto quello che
può essere. Sarebbe una divinità non del dominio, ma
dell’amore persuasivo. E anche, se ci riflettiamo un
poco, molto più vicina agli insegnamenti del Nuovo
Testamento e dei Vangeli di quanto lo sia il Dio potente ed eterno al quale i libri ecclesiastici ufficiali dirigono tante preghiere.
John Haught, professore di teologia all’Università
di Georgetown, USA, avanza un suggerimento provocatorio: immagina la divinità come l’«eroe creativo che
eccita il mondo» alla vita, alla consapevolezza e alla
continua trasformazione. Si tratterebbe di una divinità che non ci parla tanto da un passato stabilito: ci
sussurra molto più dal nostro futuro, da un orizzonte
che non si discerne con chiarezza se non con forma
imprecisa, nebulosa, intrigante. Quel futuro di promesse sarebbe il solido sostegno del nostro cammino.
Inconcepibile? Una divinità che si evolverebbe insieme
q
all’Universo… nella sua irrevocabile libertà!
79
Febbraio
2014
L M X G V
3 4 5 6 7
10 11 12 13 14
Martedì
Lunedì
S
1
8
15
D
2
9
16
L M X G V S D
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28
Giovedì
Mercoledì
3
4
5
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10
11
12
13
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24
25
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27
31
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L M X G V
1 2 3 4
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S D
L M X G V S D
5 6
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19 20
1
MARZO
Domenica
Sabato
Venerdì
Aprile
2
1
2
3
4
5
6
7
8
9
7
8
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29
30
25
26
27
28
29
30
31
81
3
3
Lunedì
marzo
1Pt 1,3-9 / Sal 110
Mc 10,17-27
Innocenzo
1982: Hipólito Cervantes Arceo, sacerdote messicano
martire per gli esiliati del Guatemala.
1982: Emiliano Pérez Obando, delegato della Parola,
martire della rivoluzione nicaraguense.
2000: Il dittatore Pinochet ritorna in Cile dopo 503 giorni di
detenzione a Londra.
2005: Il WTO condanna i sussidi USA al cotone che
pregiudicano il libero commercio.
2013: Reinan Valete, sacerdote, martire delle Comunità
Ecclesiali di Base e del Movimento Popolare, ad
Angical, Bahia, Brasile.
82
4
4
Martedì
5
5
Mercoledì
1Pt 1,10-16 / Sal 97
Ceneri: Gl 2,12-18 / Sal 50
Mc 10,28-31 Virgilio
2Cor 5,20-6,2 / Mt 6,1-6.16-18
Casimiro
1962: Gli USA attivano un reattore nucleare in Antartide. 1996: La più grande occupazione di terre del MST a
1990: Nahamán Carmona, bambino di strada, ucciso a
Curionópolis, Brasile, coinvolge 3000 famiglie.
bastonate dalla polizia in Guatemala.
2009: Senatori democrati statunitensi chiedonno una
2004: L’esercito argentino riconosce di avere praticato la
«Comissione della Verità» per investigare le torture ed
tortura sotto la dittatura.
altri abusi dell’Amministrazione Bush, 45 giorni dopo
della fine del suo mandato.
2013: Inizia a Buenos Aires il macroprocesso per l’Operazione
Condor che giudicherà i responsabili della collaborazione tra le dittature dell’Argentina, della Bolivia, del
Brasile, del Cile, del Perù e dell’Uruguay per perseguire
ed eliminare gli oppositori nella decade del ’70 e ’80.
6
6
Giovedì
7
7
Venerdì
8
8
Sabato
Dt 30,15-20 / Sal 1
Is 58,1-9a / Sal 50
Is 58,9b-14 / Sal 85
Lc 9,22-25 Perpetua e Felicita
Mt 9,14-15 Giovanni di Dio
Lc 5,27-32
Claudio, Marciano
1817: Rivolta di Pernambuco, Brasile.
Tommaso d’Aquino
Giornata Internazionale della Donna. Istituita nel
1854: Abolizione della schiavitù in Ecuador.
1994: Joaquín Carregal, Remigio Morel, Pedro Medina e 1910 in memoria dell’8 marzo 1857, quando molte
1996: Pascuala Rosado Cornejo, fondatrice della comunità
Daniel de la Sierra, sacerdoti della diocesi di Quilmes, donne furono uccise a New York per avere chiesto
di Huaycán, uccisa a Lima, per non essersi piegata
Argentina, profeti della giustizia.
migliori condizioni di lavoro e il diritto al voto.
alle pretese del terrorismo.
Luna crescente: 13h27m in Gemelli
2005: La Corte Suprema argentina conferma l’ergastolo a
Arancibia Clavel per l’assassinio del generale cileno Prats
nel 1974, come delitto di lesa umanità.
marzo
9
9
Domenica 1ª di Quaresima
Gn 2,7-9;3,1-7 / Sal 50
Rm 5,12-19 / Mt 4,1-11
Francesca Romana
1989: Massacro di Santa Elmira, a Salto do Jacuí, RS, in
Brasile 500 famiglie occupano un latifondo e sono
cacciate via dalla polizia militare; 400 feriti e 22
arresti, 25 anni.
83
10
10
Lunedì
11 Martedì
11
marzo
Lv 19,1-2.11-18 / Sal 18
Is 55,10-11 / Sal 33
Emiliano, Macario
Mt 25,31-46 Costantino
Mt 6,7-15
1928: Elías del Socorro Nieves, religioso agostiniano, e i 1797: I garífunas di San Vicente, dopo la sconfitta con gli
fratelli laici Jesús e Dolores Sierra, assassinati nella
inglesi, sono deportati in Honduras.
rivolta dei Cristeros, Messico.
1914: Apertura del canale di Panamá.
1990: Patricio Aylwin assume la presidenza del Cile. La
dittatura di Pinochet cede alla democrazia “concertata”.
2004: Attentato del terrorismo islamico a Madrid: 200 morti
e più di 1400 feriti.
84
12 Mercoledì
12
Gn 3,1-10 / Sal 50
Dorotea, Massimiliano
Lc 11,29-32
1977: Il parroco Rutilio Grande e i contadini Manuel e Nelson,
martiri in Salvador.
1994: La Chiesa Anglicana ordina a Bristol un primo gruppo
di 32 donne che accedono al sacerdozio.
2005: L’Argentina consegna al Cile Paul Schaefer, ex nazista,
di “Colonia Dignidad”, accusato di sparizioni, torture e
abusi sessuali su minori.
13 Giovedì
13
Est 14,1.3-5.12-14 / Sal 137
Patrizia
Mt 7,7-12
1967: José Antonimo Echeverría, militante d’Azione Cattolica,
martire della liberazione a Cuba.
1983: Marianela García, fondatrice della Commissione Diritti
Umani, martire in El Salvador.
1998: María Leide Amorim, leader contadina dei senza
terra, assassinata a Manaus per avere diretto
un’occupazione di terra.
14 Venerdì
14
15 Sabato
Ez 18,21-28 / Sal 129
Dt 26,16-19 / Sal 118
Innocenzo
Mt 5,20-26 Luisa da Marillac
Mt 5,43-48
1549: Muore il santo nero francescano San Antonio di 1951: Muore a Viedma, Argentina, Artemides Zatti, salesiano,
Cathegeró
“l’infermiere della Patagonia”.
1795: Il leader garifuna Joseph Satuyé muore in uno scontro 1961: Nasce l’Alleanza per il Progresso.
con gli Inglesi nella IIª Guerra del Caribe.
1986: Il pastore Antonio Chaj Solís, Manuel de Jesús Recinos
1849: A Bluefields (Nicaragua) arrivano i missionari moravi
e i compagni militanti evangelici, martiri del servizio
che evangelizzeranno la Mosquitia.
in Guatemala.
1997: Dichiarazione di Curitiba: Giornata internazionale di 1991: Il missionario colombiano Ariel Granata, ucciso dalla
azione contro le dighe, e per l’acqua e la vita.
guerriglia in Mozambico.
2009: Evo Morales comincia a distribuire la terra dei latifondisti 1995: Luís García Meza, condannato a 30 anni per crimini
agli indigeni, diritto tutelato dalla nuova Costituzione.
commessi dopo il golpe del 1980 in Bolivia. Primo caso di
detenzione di militari golpisti latinoamericani.
marzo
16
16
Domenica 2ª di Quaresima
Gen 12,1-4a / Sal 32
2Tm 1,8b-10 / Mt 17,1-9
1630: Bentos Biohó, leader ed eroe nero per la libertà in
Colombia.
1977: Antonio Olivo e Pantaléon Romero, martiri della giustizia
tra i contadini di Perugorría, Argentina.
2003: Rachel Corrie di Olympia, statunitense volontaria
dell’Inter­national Solidarity Movement, attivista per la
pace, uccisa perche si opponeva alla demolizione di
una casa palestinese.
Luna piena: 17h08m in Vergine
85
17 Lunedì
marzo
Dn 9,4b-10 / Sal 78
Patrizio
Lc 6,36-38
1973: Lo studente e militante cristiano Alexandre Vanucchi,
viene ucciso dalla polizia in Brasile.
1982: Jacobus Andreas Koster, “Koos”, e i compagni
giornalisti, uccisi in Salvador, martiri per la verità in
America Latina.
1990: María Mejía, contadina quiché, di Azione Cattolica,
assassinata a Sacapulas, Guatemala.
86
18 Martedì
18
Is 1,10.16-20 / Sal 49
Cirillo di Gerusalemme
Mt 23,1-12
1871: La Comune di Parigi: prima rivolta operaia della storia.
1907: Sbarco di marines in Honduras.
1938: Il presidente messicano Lázaro Cárdenas decreta la
nazionalizzazione del petrolio.
1981: Presentación Ponce, delegato della Parola, e i compagni
martiri della rivoluzione nicaraguense.
1989: Il sacerdote Neftalí Liceta, suor Amparo Escobedo
e i compagni testimoni del Dio della Vita tra i poveri
del Perú.
19 Mercoledì
19
2Sam 7,4-5a.12-14a.16 / Sal 88
Giuseppe
Rm 4,13.16-18.22 / Mt 1,16.18-21.24a
1849: Rivoluzione del Quemado, Brasile. Più di 200 neri
proclamano la liberazione degli schiavi
1915: Insurrezione di Qhishwas e Aymaras in Perà capeggiata
da Rumi Maki
1980: Primo Incontro della Pastorale Afroamericana, in
Buenaventura, Colombia
1991: Felisa Urrutia, carmelitana, assassinata in Cauga,
venezuela, martire del servizio
20 Giovedì
20
Ger 17,5-10 / Sal 1
Serapione
Lc 16,19-31
1838: Il governo vieta l’accesso alla scuola agli africani, sia
schiavi che liberi, e ai malati contagiosi. Brasile.
1982: Colpo di Stato di Rios Montt, Guatemala.
1995: Menche Ruiz, catechista, profeta e poeta popo­lare,
missionario delle Comunità di base di El Salvador.
2003: Inizia la guerra di invasione degli USA contro l’Iraq,
senza l’autorizzazione ONU.
Equinozio di primavera al Nord,
di autunno al Sud, alle 17h57m
21Venerdì
21
Gen 37,3-38 / Sal 104
Mt 21,33-43.45-46
22 Sabato
22
Mi 7,14-15.18-20 / Sal 102
Anno nuovo Baha'í
Lc 15,1-3.11-32
1873: Abolizione della schiavitù a Puerto Rico.
Giornata mondiale delle foreste.
1806: Nasce Benito Juárez a Oaxaca, Messico.
1980: Luis Espinal, sacerdote e giornalista, martire delle lotte
del popolo boliviano.
1937: Massacro di Ponce, Puerto Rico.
1975: Il sacerdote Carlos Dormiak ucciso per il suo impegno 1988: Rafael Hernández, leader contadino, martire della lotta
per la terra, Messico.
di liberazione in Argentina.
1977: Rodolfo Aguilar parroco, di 29 anni, martire della
Giornata internazionale dell’acqua
liberazione del popolo messicano.
1987: Suor Luz Marina Valencia, martire della giustizia tra
i contadini del Messico.
Giornata contro la discriminazione razziale
marzo
23
23
Domenica 3ª di Quaresima
Es 17,3-7 / Sal 94
Rm 5,1-2.5-8 / Gv 4,5-42
Toribio de Mogrovejo
1606: Toribio Mogrovejo, arcivescovo di Lima, pastore e
profeta del popolo inca.
1976: María del Carmen Maggi, decana della Facoltà di
Lettere dell’Università Cattolica di Mar del Plata, martire
dell’educazione liberatrice in Argentina.
2005: Il Cile approva l’indennizzo per l’assassinio di Carmelo
Soria da parte della dittatura.
87
24 Lunedì
24
25 Martedì
25
2Re 5,1-1a / Sal 41
Is 7,10-14:8,10 / Sal 39
Lc 4,24-30 Annunciazione
Hb 10,4-10 / Lc 1,26-38
Simeone, Caterina
1918: Le donne canadesi conquistano il voto.
Desiderio
1976: Golpe militare di Jorge Videla contro Isabel Perón 1986: Donato Mendoza, delegato della Parola e i compagni
in Argentina.
martiri della fede tra i fratelli poveri in Nicaragua.
1980: “San Romero de América”, arcivescovo di San
Salvador, profeta e martire.
2004: Kirchner cambia la ESMA, centro di tortura della
dittatura argentina, in un Museo della Memoria. Il
terrorismo militare mandò a morte 4000 cittadini;
30.000 sono i desaparecidos.
Monseñor Romero
marzo
Visitate oggi la pagina di Romero:
http://servicioskoinonia.org/romero
88
Luna calante: 01h46m in Capricornio
26 Mercoledì
26
Dt 4,1.5-9 / Sal 147
Mt 5,17-19
Diego
Giornata mondiale del teatro.
1989: La maestra catechista María Gómez, martire del
servizio al suo popolo Simití in Colombia.
1998: Onalício Araujo Barros e Valentin Serra, leaders del
MST, uccisi dai fazendeiros a Parauapebas, Pará,
Brasile. 15 anni.
1991:Argentina,Brasile,Paraguay e Uruguay fir­mano ilTrattato
di Asunción, costituendo il Mercosur.
27 Giovedì
27
Ger 7,23-28 / Sal 94
Lc 11,14-23
Lazzaro
1502: Colombo arriva a Cariari, Costa Rica.
1984: Gli Txukahamãe attuano un blocco stradale reclamando
le proprie terre sacre nello Xingú.
2011: † José Comblin, teologo latinoamericano, profeta
radicale, impegnato a lato dei poveri, prolifico
scrittore, Brasile.
28 Venerdì
28
Os 14,2-10 / Sal 80
Mc 12,28b-34
Sisto
1750: Nasce a Caracas Francisco de Miranda.
1985: Héctor Gómez Calito, difensore dei diritti umani,
catturato, torturato e assassinato, Guatemala.
1988: 14 Indios tikunas assassinati e 23 feriti dal proprietario
Oscar Castelo Branco e da 20 pistoleros, in Benjamin
Constant, Brasile.
29
29
Sabato
Os 6,1-6 / Sal 50
Lc 18,9-14
Vittorio, Juan Nielsen Hauge
1904: Nasce la rivoluzionaria Consuelo Lee Corretier,
poetessa e maestra, leader del movimento indipendentista portoricano.
1967: Dalla terra dell’Amazzonia ecuatoriana sgorga per la
prima volta il petrolio.
1985: Hermanos Rafael e Eduardo Vergara Toledo, martiri
della resistenza alla dittatura in Cile.
marzo
30
30
Domenica 4ª di Quaresima
1Sam 16,1b.6-7.10-13a / Sal 22
Ef 5,8-14 / Gv 9,1-41
Giovanni Climaco
1492: Decreto dei Re Cattolici per l’espulsione degli ebrei
dalla Spagna.
1870: Con la ratifica del 15° emendamento, i maschi afroamericani ottengono il diritto di voto negli USA.
1985: José Manuel Parada, sociologo della Vicaría de la
Solidaridad, Santiago Natino, disegnatore e militante,
e Manuel Guerriero, leader sindacale, muoiono a
Santiago del Cile.
Luna nuova: 19h45m in Ariete
89
Paradossi della libertà
Marc Plana
Girona, Catalogna, Spagna
La difesa della libertà ha incontestabile valore
quando si propone come arma contro la tirannia. Di
fronte al rischio di trasformarci in oggetti nelle mani
di interessi estranei, la difesa della libertà è la garanzia di poter perseguire l’idea di bene che ognuno considera più necessaria per sé (e non quella che alcuni,
pochi, decidano essere la migliore per tutti).
Tuttavia dovremmo sospettare qualcosa quando il
concetto di libertà è un termine tanto bene accetto
oggi a ogni tipo di ideologia. Libertà come partecipazione e autonomia è stata la domanda degli anni ’60,
ma è stata anche la parola-chiave dei governi conservatori di Thatcher e Reagan. Libertà è il grido dell’oppresso davanti alla legge del più forte, ma è anche
il mezzo di difesa del capitalista affinché il più forte
non ceda «il suo» di fronte alle necessità collettive e
alla redistribuzione della ricchezza. Libertà è oggi un
concetto tanto popolare che necessita si circoscrivano
limiti e usi. Non possiamo difendere la libertà della
volpe nel pollaio. Vi sono limitazioni. A grandi linee,
si tratterebbe di potenziare una libertà intesa come
strumento per ottenere una società più umana, di
fronte alla cieca difesa della libertà estesa in assoluto:
• Cominciamo con quello principale: la libertà non
serve a tutto. Qui ci giochiamo la nostra dignità come
esseri umani. Victoria Camps ha scritto: «Non si predica l’autogoverno come un valore in sé, né degli animali, né dei bambini, né di alcunché manchi dei criteri
per condursi da sé. Lo si predica per gli umani. Perché
e per che cosa? Perché realizzino la loro umanità.
L’autonomia è, senza dubbio, condizione di umanità.
L’essere che vive soltanto sotto costrizione, schiavizzato, non è un essere umano. Ma nemmeno può dirsi sia
un essere umano, che dia la misura dell’umano, colui
che usa la sua capacità di autogoverno soltanto per
esercitare la violenza o per dominare l’altro. O coloro
che approfittano dell’abbondanza al prezzo della miseria degli altri. Questi individui sono liberi, ma lo sono
unicamente per dimostrare la loro nessuna umanità».
Vi è un ambito antecedente alla nostra libera azione
che definisce l’uso «umano» della libertà. Si tratta di
un tema spinoso, perché questa cornice non può essere imposta da nessuno e la sua aggregazione è sempre
90
aleatoria: chi dice «fin qui»? Che criteri usiamo per
legittimarlo? Come interiorizziamo i limiti affinché sia
compatibile con quello libero? Oggi l’alternativa al limite aleatorio non può essere la negazione di qualsiasi
ambito. L’unica alternativa percorribile all’aleatorietà
dei limiti che inquadrano la nostra azione collettiva è
il patto comune su questi limiti, in un dialogo aperto,
plurale e democratico.
• La libertà non può essere un pretesto per il relativismo. Che si possa dire tutto non significa che tutto
valga ugualmente. Non confondiamo libertà di espressione con qualità di espressione. Le parole di Romero
non si dirigono all’umanità nella stessa direzione di
quelle di talkshow televisivi, nei quali la gente si
insulta. Di nuovo vediamo la necessità di riferire con
un criterio che dia valore all’espressione (non per farla
tacere, ma solamente per rimetterla al suo posto secondo il suo valore «umano»). Non dovremmo passare
sopra alle difficoltà che incontrano gli organizzatori
di un’esposizione contro la censura quando dovessero
giustificare il motivo per il quale avevano cancellato
i disegni di stampo nazista fatti con lo spray sui muri
delle case.
•
Se la libertà si difende come un diritto assoluto a fare ciò che vogliamo, legittimiamo la scomparsa dei criteri che orientano la nostra azione. Che
ci resta, allora? Gli ultraliberisti assegnano la libertà
all’istinto individuale e contano sulla capacità dell’individuo di ragionare per scegliere sempre l’opzione
migliore. A ognuno di porsi le sue proprie norme. Noi,
meno ultraliberali, crediamo che la decisione razionale
sia lungi dallo spiegare come operiamo. Gli esseri umani scelgono anche su impulsi, sull’influsso dell’ambiente, sulla cultura che ci forma… Difendere la libertà
come un diritto assoluto a fare ciò che vogliamo dà via
libera alle manipolazioni della pubblicità, all’opinione
manipolata, alla cultura strumentalizzata… Teniamolo
bene a mente: la libertà assoluta non esiste. Tutto ciò
che ci circonda implica un’imposizione che regoli il
nostro vivere quotidiano e che orienti il nostro agire (e
ambiente è tanto l’educazione quanto la pubblicità).
Pretendere la libertà assoluta impedisce di controllare
a chi servono queste costrizioni e finisce per essere
sempre «la storia della volpe libera dentro al pollaio»,
come dice Tzvetan Todorov.
• Difendere la libertà non significa eliminare le
strutture sociali, ma deve coinvolgere queste strutture
perché siano liberatrici, nel senso di renderle sensibili
alle necessità umane. Quando l’obiettivo dell’educazione è la formazione di produttori/consumatori acritici,
l’educazione strumentalizza l’essere umano a fini alieni
dal suo benessere. Il lavoro strumentalizza quando
usa l’essere umano per fare girare un macchinario,
del quale il benessere globale è soltanto un prodotto
secondario all’accumulazione di denaro da parte di
pochi. I mezzi di comunicazione strumentalizzano
quando pretendono di manipolare l’opinione pubblica
invece di fornirle solide fondamenta. L’alternativa a
strutture di strumentalizzazione sono strutture liberatrici: educazione e lavoro che sappiano combinare
l’interesse generale con le necessità individuali, media
che permettano di porre la conoscenza al servizio del
nostro benessere…
• Nella Rete si parla di libertà, ma è dubbio che
più comunicazione significhi sempre migliore comunicazione. L’informazione pertinente aumenta la sua
proiezione, ma pure crescono le ossessioni.
• Il diritto alla libertà protegge l’individuo dalla
tirannia nel suo spazio privato. Tuttavia, un eccesso
di zelo può metamorfizzare questo diritto in allergia
contro qualsiasi ostacolo. Impieghiamo allora la libertà per giustificare atteggiamenti sociali discutibili. In
primo luogo, la libertà non si può utilizzare per imporre le nostre necessità in ambito pubblico. Non posso
pretendere in nome della libertà che la legge riconosca
il mio diritto a che il mio vicino sopporti la mia musica alle 4 del mattino. Il pubblico è di tutti, non è
mio. In secondo luogo, non possiamo usare la libertà
per lavarci le mani riguardo a quanto serve nell’ambito pubblico. «Io non guardo la televisione – diceva
un intervistato riferendosi alla telespazzatura – però
la gente può fare quello che vuole». Senza la nostra
partecipazione nell’ambito pubblico (partecipando,
dialogando, esigendo, valorizzando…) non possiamo
garantire che il mondo nel quale viviamo non sia il
risultato di una generazione di «telespazzaturati». Il
timore di essere visti come ostacolo alla libertà di altri
non dovrebbe legittimare la nostra astensione dal partecipare all’ambito pubblico. Se la mia unica opzione
di fronte alla sporcizia della via che mi porta a casa è
cambiare strada, presto non avrò la libertà di arrivare
a casa pulito.
• La difesa della nostra libertà legittima una certa
sfiducia nella società. Un certo grado di scetticismo
verso la stampa, la politica, l’educazione… non soltanto è consigliabile ma si è anche mostrato giustificato. Tuttavia l’individualismo attuale propone uno
scetticismo generico verso la società che si contrappone alla coesione sociale. Tutto si risolve con l’autogestione e il controllo individuale della mia vita. I nostri
figli fanno carriera a loro piacere; la soluzione alla
crisi economica è essere imprenditore; i diritti sono
diritti soltanto per coloro che possono pagarseli… Le
microcapsule individuali di vita crescono dappertutto.
L’individualizzazione della società avviene anche fra i
critici. Una persona cosiddetto «antisistema» affermava di averlo ammesso in toto per accertare com’era il
mondo in prima persona. Nondimeno, finché uno possa
agire su se stesso, l’alternativa allo scetticismo sociale
è rifondare la fiducia sui pilastri della trasparenza e
della responsabilità sociale. L’individualismo e lo scetticismo estremi sono anche noti come disgregazione
sociale.
• I mezzi di comunicazione e le fiction ripetono
oggi tutti i giorni che il risultato dipende soltanto dalla corretta gestione della tua vita o, con altre parole,
dal corretto uso della tua libertà. Il mito del superamento, gli sforzi e gli slogan sull’inesistenza di limiti
si riproducono dovunque. Non pretendo negare (due
volte) il valore dell’autogestione, occorre però ricordare qui che ogni ideologia manipolatrice si è sempre
basata partendo da un impiego intenzionale di valori
positivi e popolari. Davanti alla solitudine e al dolore
l’autogestione (sarebbe preferibile dire la resilienza) è
importante, ma non possiamo porre questo mito al servizio della distruzione del tessuto sociale. Di fronte al
mio dolore desidero energia, ma anche ho bisogno di
contare sull’altro. La libertà non può essere una parola
usata acriticamente per giustificare qualsiasi azione.
La nostra dignità dipende da questo. Pico della Mirandola disse che la libertà ci può trasformare in dei o in
animali. Diamoci consapevolezza di quanto l’esigenza
di libertà serve per giustificare la disgregazione sociale, per rendere invisibile la necessità dell’altro o per
strumentalizzare le nostre azioni a favore di interessi
alieni al bene comune. La libertà non può distruggere
il quadro che ci unisce né delegittimare la nostra capacità di mantenere patti collettivi. Esigiamo libertà,
certamente, ma facciamolo per renderci più umani.
91
Marzo
2014
L M X G V
3 4 5 6 7
10 11 12 13 14
Martedì
Lunedì
S
1
8
15
D
2
9
16
L M X G V S D
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
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Giovedì
Mercoledì
1
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3
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8
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1 5 6 7 8
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2
9
16
S
3
10
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D
L M X G V S D
4
19 20 21 22 23 24 25
11
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18
5
APRILE
Domenica
Sabato
Venerdì
4
Maggio
6
1
2
3
4
5
6
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12
13
7
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9
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24
25
26
27
28
29
30
93
31 Lunedì
31
1
1
Martedì
aprile
Is 65,17-21 / Sal 29
Ez 47,1-9.12 / Sal 45
Gv 4,43-54 Gemma, Ugo
Gv 5,1-3.5-16
Beniamino,
Amós, Juan Donne
1680: Il Portogallo abolisce la schiavitù degli Indios in Brasile
1767: Espulsione dei gesuiti dall’America Latina.
per l’influenza di Antonio Vieira.
1866: Scoppia la guerra tra la Spagna da una parte e Cile, 1923: Primo congresso femminista celebrato in America
Bolivia e Perú dall’altra.
Latina, a Cuba.
1987: La contadina Roseli Correa da Silva viene uccisa a 1964: Il presidente João Goulart destituito da militari. Iniziano
Natalino, Brasile.
21 anni di dittatura militare in Brasile.
1980: Sciopero dei metallurgici a San Paolo, Brasile.
1982: Ernesto Pili Parra, militante, martire a Caquetá,
Colombia.
94
2
2
Mercoledì
Is 49,8-15 / Sal 144
Gv 5,17-30
Francesco di Paola
1550: La Corona spagnola ordina di insegnare il castigliano
agli Indios.
1982: L’esercito argentino occupa le isole Malvinas tentando
di strapparle al dominio britannico.
1993: Sciopero in otto Paesi europei contro la disoccupazione
e la minaccia alle conquiste sociali.
3
3
Giovedì
Es 32,7-14 / Sal 105
Gv 5,31-47
Riccardo, Sisto
1976: Victor Bionchenko, pastore protestante, Argentina.
1986: Il Brasile approva il Plan de Informática, a protezione
dell’industria nazionale per alcuni anni.
1992: Golpe istituzionale di Fujimori, in Perú.
4
4
Venerdì
5
5
Sabato
Ger 11,18-20 / Sal 7
Sap 2,1a.12-22 / Sal 33
Gv 7,40-53
Gemma Galgani
Gv 7,1-2.10.25-30 Vincenzo Ferreri
1818: Vittoria di San Martín a Maipú, che sancisce l’indiIsidoro di Siviglia
pendenza del Cile.
1775: La Corona portoghese incoraggia i matrimoni misti
1989: María Cristina Gómez, militante della Chiesa Battista,
tra Indios, neri e bianchi.
martire della lotta delle donne salvadoregne.
1984: Accordo di Valparaíso. La Bolivia cede la sua provincia
1992: Fujimori scioglie il Congresso, sospende la Costituzione
costiera di Antofagasta al Cile.
e impone la legge marziale.
1968: Martin Luther King ucciso a Menphis, USA.
1985: Rosario Godoy e la famiglia, martiri della fraternità
in Salvador.
Giornata contro la prostituzione infantile
aprile
6
6
Domenica 5ª di Quaresima
Ez 37,12-14 / Sal 129
Rm 8,8-11 / Gv 11,1-45
Marcellino, Celestino,
Alberto Durero
1976: Muore il maestro Mario Schaerer, in Paraguay.
1979: Muore a 39 anni Hugo Echegaray, sacerdote e teologo
della liberazione, peruviano.
95
7
7
Lunedì
8
8
Martedì
aprile
Dn 13,1-9.15-17.19-30.33-62 / Sal 22
Nm 21,4-9 / Sal 101
Gv 8,1-11 Dionisio
Gv 8,21-30
Giovanni Bta. de La Salle
2009: Fujimori, condamnato a 25 anni di prigione, Peru.
Festa de «Vesakh», la più importante festa buddista, memoria
della nascita di Budda (566 a.C.).
Giornata mondiale della salute
1827: Nasce Ramón Emeterio Betances, Padre della Patria
Luna crescente: 08h30m in Cancro
portoricana, rivoluzionario che lanciò il Grito de Lares,
rivolta contro il dominio spagnolo. Lavorò anche per
la “Confederación Antillana”.
1977: Assassinio di Carlos Bustos, cappuccino argentino,
testimone tra i poveri di Buenos Aires.
96
9
9
Mercoledì
Dn 3,14-20.91-92.95 / Dn 3
Gv 8,31-42
Tommaso, Dietrich Bonhoeffer
1920: I marines sbarcano in Guatemala per proteggere i
cittadini USA.
1948: Jorge Eliécer Gaitán cade ucciso a Bogotá. Si scatena
una violenta rivolta repressa crudelmente dall’esercito:
il “Bogotazo”.
1952: Inizia la Rivoluzione Civica in Bolivia.
10 Giovedì
10
Gen 17,3-9 / Sal 104
Gv 8,51-59
Miguel Agrícola
1919: Muore in un’imboscata Emiliano Zapata, generale dei
contadini rivoluzionari messicani.
1985: Daniel Hubert, belga, parroco di Cali, Colombia, ucciso
dall’esercito per il suo impegno con i poveri.
1987: Martiniano Martínez, Terencio Vázquez e Abdón Julián,
militanti della Chiesa Battista, martiri della libertà di
coscienza a Oaxaca, Messico.
11 Venerdì
11
12 Sabato
12
Ger 20,10-13 / Sal 17
Ez 37,21-28 / Ger 31
Gv 10,31-42 Zenone
Stanislao
Gv 11,45-57
1927: Riunione di Foz de Iguaçu, inizio della Columna 1797: Un gruppo di 2500 garifunas, espulsi dall’isola di San
Prestes, che per­cor­rerà 25.000 km combattendo
Vicente, arriva a Trujillo (Honduras), passando per
l’esercito dei latifondisti in Brasile.
l’isola di Roatán.
1986: Antonio Hernández, giornalista e militante popolare, 1997: Assassinano Teresa Rodriguez. in una manifestazione
martire della solidarietà a Bogotá.
a Neuquén, Argentina. Il maggior movimento piquetero
2002: Colpo di Stato che durerà 4 giorni, contro il presidente
argentino porta il suo nome, MTR
Hugo Chávez in Venezuela.
aprile
13
13
Domenica delle Palme
Is 50,4-7 / Sal 21
Fil 2,6-11 / Mt 26,14-27,66
Martino, Marzio
1999: Viene trasferito a Belém il processo di 155 poliziotti
accusati della morte di 19 “sem-terra” a Eldorado de
Carajás, Brasile.
97
14 Lunedì
14
aprile
Is 42,1-7 / Sal 26
Valeriano
Gv 12,1-11
1981: Martiri del più grande massacro della storia recente
del Salvador, a Morazán: 150 bambini, 600 anziani
e 700 donne.
1986: Suor Adelaide Molinari, martire della lotta degli
emarginati a Marabá, Brasile.
2010: Il dittatore argentino Reynaldo Bignone, condannato
a 25 anni per crimini contro l’Umanità.
98
15Martedì
15
Is 49,1-6 / Sal 70
Anastasia
Gv 13,21-33.36-38
1961: Invasione della Baia dei Porci a Cuba.
1983: Martiri contadini indios Joyabaj, El Quiché, Guatemala.
1992: Il catechista Aldemar Rodríguez e i compagni militanti,
martiri della solidarietà, Cali, Colombia.
1993: Muore il sacerdote José Barbero, profeta e servo dei
fratelli più poveri in Bolivia. 20 anni.
Luna piena: 07h42m in Bilancia
16 Mercoledì
16
Is 50,4-9 / Sal 68
Benedetto, Bernardette
Mt 26,14-25
1952: Trionfo della rivoluzione in Bolivia: contadini e minatori
ottengono la riforma agraria.
1984: 1,7 milioni di persone manifestano a San Paolo per
le elezioni dirette.
2002: Il giudice paraguayano Carlos Escobar ordina
l’estradizione del dittatore Alfredo Stroessner, fuggito
a Brasilia, per la morte, nel 1979, di una dirigente
sindacale degli insegnanti.
Giornata mondiale contro la schiavitù infantile
215 milioni di bambini schiavi, secondo il Rapporto OIT 2010
19 Sabato
18 Venerdì Santo 19
17 Giovedì Santo 18
17
Es 12,1-8.11-14 / Sal 115
1Cor 11,23-26 / Gv 13,1-15
Aniceto
1695: † Juana Inés de la Cruz, poetessa messicana.
1803: Muore, nella prigione francese di Joux, Toussaint
L’Ouverture, martire della libertà di Haití.
1990: Tiberio Fernández e i compagni, martiri della promozione umana a Trujillo, Colombia.
1996: Massacro di Eldorado Carajás, in Brasile, 23 persone
che difendevano il diritto alla terra.
1998: César Humberto López, della Fraternità Ecumenica
per la Pace, ucciso a San Salvador per il suo impegno
per la giustizia.
Giornata internazionale della lotta contadina.
È il "Primo maggio" dei contadini.
Is 52,13-53,12 / Sal 30
Hb 4,14-16;5,7-9 / Gv 18,1-19,42
Galdino
1537: Francisco Marroquín, primo vescovo consacrato
nelle Indie, fondatore delle prime scuole e ospedali,
pastore del Guatemala.
1955: Conferenza di Bandung, Indonesia, dove nasce il
movimento dei Paesi non allineati.
1998: Assassinio di Eduardo Umaña Mendoza, avvocato
difensore dei diritti popolari, impegnato nella denuncia
delle bande paramilitari.
Santo
Gen 1,1-2,2 / Gen 22,1-18 / Es 14,15-15,1
Is 54,5-14 / Is 55,1-11 / Bar 3,9-15.32-4,4
Leone, Emma,
Ez 36,16-28 / Rm 6,3-11 / Mt 28,1-10
Olavus Petri
1925: Sbarco di marines a La Ceiba, Honduras.
1980: Juana Tun, sposa di Vicente Menchú, e il figlio
Patrocinio, famiglia indigena di catechisti in lotta per
la terra, martiri di El Quiché.
2005: Adolfo Scilingo condannato in Spagna a 640 anni di
carcere per la partecipazione ai “voli della morte” nella
repressione della dittatura argentina.
2010: Iª Conferenza Mondiale dei Popoli sul Cambiamento
Climatico e i Diritti della Madre Terra. Tiquipaya.
Cochabamba. Bolivia.
Giornata Panamericana dell’Indio
aprile
20
20
Domenica di PASQUA
At 10,34-43 / Sal 117
Col 3,1-4 / Gv 20,1-9
Marciano, Sara
1586: Nasce Rosa da Lima.
1871: La Provincia Francescana dell’Immacolata, in Brasile,
libera i suoi schiavi e dichiara liberi i ventri delle schiave
di tutti i suoi conventi.
1898: Guerra tra la Spagna e gli USA che invadono Cuba,
Puerto Rico, Guam e le Filippine.
1980: Martiri indios dell’organizzazione popolare a Veracruz,
Messico.
99
21 Lunedì
21
aprile
At 2,14.22-23 / Sal 15
Mt 28,8-15
Anselmo
Nascita di Maometto, perdono per il mondo.
Nascita di Rama. Religione Sik.
1792: I portoghesi impiccano e decapitano Joaquín da Silva
Xavier, “Tiradentes”, precursore dell’indipendenza
del Brasile.
1960: Brasilia diventa capitale del Brasile.
1965: Muore torturato Pedro Albizu Campos, indipendentista
di Puerto Rico.
1971: Ad Haiti muore F. Duvalier.
1989: Juan Sisay, martire della fede e dell’arte popolare a
Santiago de Atitlán, Guatemala.
1997: Gaudino dos Santos, indio pataxó, che chiedeva
l’assegnazione della sua terra, muore bruciato da
alcuni giovani a Brasilia.
100
22 Martedì
22
23Mercoledì
23
At 2,36-41 / Sal 32
At 3,1-10 / Sal 104
Gv 20,11-18 Adalberto, Giorgio
Lc 24,13-35
Francesco
1500: Pedro Alvares Cabral sbarca in Brasile. Inizia 1971: gli Indiani d’Alaska si ribellano contro i tests atomici
che contaminano l’isola di Anchitks.
l’invasione del Sud.
1519: Cortés sbarca a Veracruz con 600 soldati, 16 cavalli
Giornata del Libro e del Diritto d’Autore
e pezzi d’artiglieria.
Creata dalla 28ª Conferenza Unesco (Parigi, novem1638: Hernando Arias de Ugarte, vescovo di Quito e di Santa bre 1995) “In memoria del 23 aprile 1616, giorno della
Fe, difensore degli Indios in Colombia.
morte dell’Inca Garcilaso de la Vega, di Miguel de
1982: Félix Tecu Jerónimo, contadino achí, catechista Cervantes e di William Shakespeare”.
delegato della Parola in Guatemala.
1990: Assassinio di Paulo e José Canuto, martiri per la terra
a Río María, PA, Brasile.
1997: L’esercito assalta l’ambasciata del Giappone a Lima
uccidendo 14 guerriglieri del MRTA.
2009: Vengono riesumati i resti di Angelelli, a conferma del
carattere martiriale del suo assassinio
Giornata della Madre Terra
Luna calante: 07h52m in Aquario
24 Giovedì
24
At 3,11-26 / Sal 8
Lc 24,35-48
Fedele
1915-17: Morte e deportazione di circa un milione e mezzo
di Armeni.
1965: Intervento USA nella Repubblica Dominicana, con
40.000 uomini.
1985: Laurita López, catechista, martire della fede nella
Chiesa salvadoregna.
2010: Muore in prigione Paul Shaefer, capo della «Colonia
Dignidad» nel Sud del Cile durante la dittatura.
25 Venerdì
25
26 Sabato
26
At 4,1-12 / Sal 117
At 4,13-21 / Sal 117
Gv 21,1-14 Marcellino
Mc 16,9-15
Marco
1998: Assassinio in Guatemala di Mons. Gerardi, dopo
1945: Liberazione dai nazifascisti in Italia.
la pubblicazione del documento “Nunca Más”, che
1667: Pedro de Betancourt, francescano, apostolo dei poveri
denuncia 55.000 violazioni dei diritti umani, attribuite
in Guatemala, beatificato il 22.6.82.
per l’80% all’esercito.
1975: Nasce l’Associazione Indigena della Repubblica
Argentina (AIRA).
aprile
27
27
Domenica 2ª di Pasqua
At 2,42-47 / Sal 117
1Pt 1,3-9 / Gv 20,19-31
Zita
1977: Il sacerdote Rodolfo Escamilla, martire , Messico.
1999: Il Tribunale del Debito Estero a Rio de Janeiro, Brasile,
decide che non si deve pagare.
101
LA LIBERTA’ NELLA DIMENSIONE PLANETARIA
Pedro A. Ribeiro de oliveira
Juiz de Fora, MG, Brasile
In questa raccolta di articoli sul tema della libertà
non poteva mancare un approccio che includesse la
Terra come pianeta vivo. Nonostante sembri strano
applicare l’idea di libertà anche alla Terra, se ci riflettiamo un po’ vedremo che questa idea ha fondamento,
ed è anche attualissima. Perciò questo testo invita il
lettore o la lettrice a pensare le implicazioni della libertà dell’unico pianeta in cui – a differenza di Venere, Marte, Giove o Saturno – sembra albergare la vita.
Astronauti che hanno visto la Terra dallo spazio
parlano dell’esperienza straordinaria del percepire il
nostro pianeta come un tutto in cui la combinazione
degli elementi – continenti, oceani, nuvole, atmosfera – forma un insieme di grande armonia. Vista dallo
spazio, la Terra rivela molte differenze, all’interno
però di un tutto senza divisioni. Ci sono aree ricoperte di neve e ghiaccio, altre con foreste e piantagioni,
e altre aride. L’unica divisione nitida è tra la parte
illuminata dal sole e quella in cui è notte con i punti
chiari degli spazi urbani; ma questa divisione è transitoria poiché la notte fa spazio al giorno e viceversa.
Le tempeste che alterano la forma delle nubi, le scariche elettriche che fanno scintillare l’atmosfera, rafforzano l’impressione di un pianeta in costante agitazione (www.planetarycollective.com/overview). Di fatto
questa realtà percepita dagli astronauti è confermata
dagli studi scientifici che considerano la Terra come
un enorme e complesso sistema di vita.
Davanti a questa prospettiva di un sistema di
vita di dimensione planetaria, diventa evidente che
le divisioni introdotte dalle società umane non sono
altro che artifici ideologici per giustificare le dominazioni: di un popolo su un altro popolo, di una razza
sopra un’altra, dell’uomo sulla donna e, in ultima
analisi, della specie umana sopra le altre specie viventi. Questa concezione antropocentrica colloca l’essere
umano (antropos, in greco) al centro del mondo, al
di sopra di tutte le creature e così relega tutti gli
altri esseri viventi nella condizione di «cose» la cui
esistenza acquisisce valore solo nella misura in cui
sono utili all’uomo. L’antropocentrismo è la base dello
specismo: ideologia che inculca il preconcetto della
specie umana contro le specie che essa domina, per
102
giustificare questa stessa dominazione (lo specismo
si fonda sulle stesse basi del sessismo e del razzismo:
giustificare la dominazione di un genere, di una razza
o di una specie sopra un’altra sostenendo che le differenze sono segnali di inferiorità. È stato necessario
che donne, neri, e poveri colonizzati alzassero le loro
voci di protesta per mettere in crisi queste ideologie
di dominazione. Nel caso dello specismo la difficoltà
è maggiore perché le altre specie non possono protestare). Questa dominazione su specie definite come
inferiori è simile alla schiavitù poiché schiavo è colui
che, avendo negata la libertà, diventa proprietà di
un’altra persona. Oggi ripudiamo la schiavitù poiché è
una violazione dei Diritti Umani, ma non capiamo che
quando ci appropriamo di altri esseri viventi violiamo
i Diritti Animali. È come se essi, non avendo coscienza dei loro diritti, non avessero diritto a essere liberi
e meritassero di essere trattati come mera proprietà
degli umani.
Questa concezione antropocentrica ha preso forza nell’ultimo quarto di secolo, quando il moderno
sistema di mercato ha imposto la sua logica del considerare tutto come fosse merce – mero oggetto di
compravendita. Oggi stiamo così immersi in questa
forma di pensiero e di vita che abbiamo bisogno di
una vera rivoluzione culturale e spirituale per liberarci
da essa. Quindi scopriremo il luogo e la funzione che
ci compete su questo pianeta solo quando saremo
dotati di libertà.
Superare il pensiero antropocentrico che si associa alla logica di mercato è una delle grandi sfide del
nostro secolo, poiché se tale pensiero persisterà per
più di due o tre generazioni, la vita sulla Terra – o
quantomeno le diversità che oggi esistono – sarà a
grande rischio di estinzione. Dobbiamo convincerci –
e convincere le generazioni che verranno – che non
possiamo continuare a trattare tutte le altre specie
come beni da usare a volontà ma come partner della
grande rete della vita che rende il nostro pianeta così
bello e differente dagli altri. Ciò significa abbandonare l’attitudine arrogante dell’antropocentrismo e capire che siamo una parte della Terra e che abbiamo un
compito molto importante da assolvere perché Essa
continui a evolversi, diversificarsi e diventare ogni
giorno più bella fino al momento in cui, come tutti gli
esseri viventi, morirà.
Momento importante in questo cambiamento di
direzione è stata la Carta della Terra (cartadaterra.
org/ctoriginal.htm) approvata dall’UNESCO nel 2000.
Nel preambolo la Carta afferma: « Siamo davanti ad
un momento critico nella storia della Terra, un’epoca
in cui l’umanità deve scegliere il proprio futuro». La
tecnoscienza è così avanzata che oggi l’umanità può
scegliere tra «fare una alleanza globale per prendersi
cura della Terra e gli uni degli altri, o rischiare la nostra distruzione e quella della diversità delle forme di
vita». La Carta afferma anche che la decisione non è
tecnica ma politica. Per questo deve essere guidata da
principi etici e in primo luogo da quello di «rispettare
e preservare la comunità di vita».
L’espressione comunità di vita, usata per indicare
l’enorme e complessa rete di esseri viventi del Pianeta, mette in discussione la relazione tra la specie
umana e le altre sostenendo che non c’è comunità in
una società formata da signori e schiavi. Nel trattare
le altre specie come cose alle quali è negata la libertà, la nostra specie si pone in posizione di padrone
del mondo, come un monarca solitario che domina i
suoi sudditi con pugno di ferro.
La Carta della Terra insegue una vera rivoluzione
del pensiero nel parlare di solidarietà tra esseri umani
e non umani, poiché c’è solidarietà solo tra chi condivide la stessa identità rispettando però le differenze.
Infatti è questo che dice la Carta nel suo preambolo:
«lo spirito di solidarietà umana e di parentela con
tutta le forme di vita è rafforzato quando viviamo con
venerazione il mistero dell’esistenza, con gratitudine
per il presente, e considerando con umiltà il luogo che
occupa l’essere umano nella natura». Ossia gli esseri
umani e non umani condividono una identità profonda
che è alla base della solidarietà: siamo tutti figli della
Terra e quindi parenti. Siamo quindi capaci di formare
una grande e bella comunità di vita che rende unico il
nostro pianeta.
Leonardo Boff va oltre affermando che «siamo fondamentalmente Terra, che nella sua evoluzione giunge
al momento di sentire, pensare, amare e venerare.
Non viviamo la Terra, siamo Suoi figli e figlie. Di più,
siamo la stessa Terra, che sente, pensa, ama e venera». In questa affermazione si dichiara tanto l’identità
profonda che unisce la nostra specie a tutte le altre
– essere «figli e figlie della Terra», essere tutte forme
individualizzate della stessa Terra – quanto ciò che ci
distingue da tutte le altre specie vive: «sentire, pensare, amare e venerare». È a partire da questo pensiero proposto dal nostro teologo che si deve inserire il
tema della libertà nella dimensione planetaria.
Intendere la Terra come essere capace di usare la
libertà non significa pensare che Essa possa lasciare
la sua orbita intorno al sole e uscire vagando per
lo spazio siderale, sebbene questo sia reale: alcune
sonde spaziali – piccoli pezzettini di Terra – hanno
già oltrepassato i più distanti pianeti e sono alle
frontiere del sistema solare. Intendere la Terra come
un essere libero è pensarla capace di decidere del suo
futuro, e ciò si dà per mezzo della specie che Essa
ha generato nella maturità: la specie umana. Infatti noi esseri umani abbiamo la capacità di influire
decisivamente nelle caratteristiche future del nostro
pianeta. Se azioneremo i marchingegni nucleari che
abbiamo costruito per ucciderci l’un l’altro porremo
fine a molte più specie di quante ne abbia distrutte
l’asteroide che 65 milioni di anni fa distrusse il mondo dei dinosauri. Se manterremo per più di un secolo
il sistema economico produttivo e consumista retto
dal mercato, arriveremo quasi allo stesso risultato ma
in modo graduale. Se al contrario useremo la libertà
in favore della Terra e di noi stessi, la tecnoscienza
potrà riparare i danni già fatti e stabilire nuove forme
di convivenza armoniosa nella comunità di vita. Per
questo è necessario ampliare la libertà ben al di là dei
limiti della specie umana.
Capire che la libertà ci è data non per dominare
la Terra ma per scegliere i cammini più adeguati al
pieno sviluppo della comunità di vita della Terra è
la prima condizione per l’esercizio della libertà nella
dimensione planetaria. Poiché siamo dotati di ragione, sentimenti, senso etico, e per aver sviluppato la
tecnoscienza che ci dà il potere di agire con efficacia
sulla natura, abbiamo la possibilità di decidere liberamente quello che vogliamo in quanto Terra.
Nel nostro tempo questa scelta è diventata una
scelta planetaria: è poco importante scegliere la vita
e la felicità in scala familiare, di un popolo o anche
dell’umanità, è necessario invece scegliere vita e
felicità su scala planetaria poiché è in gioco la vita
stessa del pianeta. Siamo intelligenti abbastanza per
capirlo. Facciamo allora in modo, saggiamente, di
scegliere la vita e la felicità in nome della Terra.
q
103
Aprile
2014
L M X G
1 2 3 7 8 9 10
14 15 16 17
Martedì
Lunedì
V S
4 5
11 12
18 19
D
6
13
20
L M X G V S D
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30
Giovedì
Mercoledì
1
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8
12
13
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104
L M X G V S
2 3 4 5 6 7
9 10 11 12 13 14
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1
8
15
Giugno
3
MAGGIO
Domenica
Sabato
Venerdì
2
L M X G V S D
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
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4
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3
4
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31
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27
28
29
30
31
105
28 Lunedì
28
At 4,23-31 / Sal 2
Gv 3,1-8
Pietro Chanel
1688: Carta Regia del Portogallo che riafferma la schiavitù
e la guerra giusta contro gli Indios.
1965: Lyndon Johnson ordina l’invasione della Repubblica
Dominicana.
1985: Cleúsa Carolina Coelho, missionaria agostiniana,
uccisa per la sua difesa degli Indios, nella Prefettura
apostolica di Lábrea in Brasile.
29 Martedì
29
aprile
Luna nuova: 06h14m in Toro
106
30 Mercoledì
30
At 4,32-37 / Sal 92
At 5,17-26 / Sal 33
Gv 3,5a.7b-15 Pio V
Gv 3,16-21
Caterina da Siena
1982: Muore il vescovo Enrique Alvear, pastore e profeta 1948: ventuno Paesi firmano a Bogotá la carta costitutiva
della Chiesa in Cile.
della OEA.
1991: Moisés Cisneros Rodríguez, marista, martire della 1977: Nasce l’Associazione delle Madri di Plaza de Mayo,
violenza e dell’impunità in Guatemala.
Argentina.
2009: Il giudice Garzón apre una causa per giudicare i
responsabili delle torture a Guantanamo durante
l’amministrazione Bush.
1
1
Giovedì
2
2
Venerdì
3
3
Sabato
At 5,34-42 / Sal 26
At 5,27-33 / Sal 33
1Cor 15,1-8 / Sal 18
Gv 6,1-15 Filippo e Giacomo
Gv 3,31-36 Atanasio
Gv 14,6-14
Giuseppe operaio
Filippo e Giacomo
Prima domenica di maggio: giornata dei martiri dell’Honduras. 1500: Fra Henrique de Coimbra, primo missionario europeo
1980: Corrado della Croce, sacerdote, Herlindo Cifuentes, 1979: Luís Alfonso Velázquez, bambino di 10 anni, martire
sul suolo brasiliano.
catechista, martiri in Guatemala.
della dittatura somozista in Nicaragua.
1991: Felipe Huete, delegato della Parola, e 4 compagni,
1981: Raynaldo Edmundo Lemus, della CEB Guadalupe, a 1981: Nasce l’Unione delle Nazioni Indigene del Brasile.
martiri per la Riforma Agraria, a El Astillero, Honduras.
Soyapango, El Salvador, catturato e desaparecido per 1994: Sebastián Larosa, studente contadino, martire della
Giornata ONU della libertà di stampa
il suo impegno cristiano.
solidarietà con i poveri del Paraguay.
1997:
Muore
Paulo
Freire,
fondatore
della
pedagogia
Giornata internazionale dei lavoratori
liberatrice latinoamericana.
maggio
4
4
Domenica 3ª di Pasqua
At 2,14.22-23 / Sal 15
1Pt 1,17-21 / Lc 24,13-35
Floriano, Monica
1493: Bolla Inter Caetera con la quale il Papa dona le terre
del nuovo Continente ai re cattolici.
1521: Pedro de Córdoba, primo apostolo missionario domenicano
in America, autore del primo catechismo.
1547: Cristóbal de Pedraza, vescovo dell’Honduras, “Padre
degli Indios”.
2010: Viene imprigionato Martínez de Hoz, superministro
ideologo della dittatura, 84 anni, Buenos Aires.
107
5
5
Lunedì
6
6
Martedì
7
7
Mercoledì
maggio
At 6,8-15 / Sal 118
At 7,51-8,1a / Sal 30
At 8,1b-8 / Sal 65
Gv 6,22-29 Domenico Savio
Gv 6,30-35 Augusto, Flavio
Gv 6,35-40
Angelo, Teodoro
1862: Il Messico sconfigge i Francesi a Puebla.
1977: Oscar Alajarín militante della Chiesa Metodista, martire 1937: Prestes, condannato a 16 anni di prigione, Brasile.
1980: Isaura Esperanza, “Chaguita”, catechista della Legio
della solidarietà in Argentina.
1991: Cattura del fazendeiro Jerónimo de Amorim, mandante
Mariae, martire salvadoregna.
1994: La Corte Costituzionale della Colombia legalizza la
dell’assassinio di un sindacalista, Brasile.
2001: Assassinio di Barbara Ann Ford, 64 anni, suora
“dose personale” di droga.
Luna crescente: 03h15m in Leone
della Caritas USA. Lavorava nel Quiché dal 1989,
collaboratrice di Mons. Gerardi per il rapporto Nunca
más. Aveva aiutato le vittime di guerra a denunciare i
crimini subiti e a promuovere esumazioni.
108
8
8
Giovedì
9
9
At 9,31-42 / Sal 115
Gv 6,60-69
Alfio, Giordano.
1795: Lo Zambo (figlio di un nero e di una india), José
Leonardo Chirino, inizia la rivolta di Coro, Venezuela,
con Indios e Neri, “per la libertà degli schiavi e
l’eliminazione delle tasse”.
1985: Il sacerdote Ime García e il militante Gustavo Chamorro,
martiri della giustizia, Guanabanal, Colombia.
1986: Josimo Morais Tavares, assassinato dai latifondisti,
martire della Pastorale della Terra, Imperatriz, Brasile.
2013: Ríos Montt, ex-dittatore guatemalteco, è condannato
a 80 anni di prigione per genocidio e crimini contro
l’umanità. La Commissione della Verità calcola che
commise una media di 800 assassinii al mese nei 17
mesi in cui governò, dopo il colpo di stato.
Josimo Morais
Giornata della Croce Rossa Internazionale
10 Sabato
Venerdì
At 8,26-40 / Sal 65
At 9,1-20 / Sal 116
Gv 6,44-51 Caterina da Bologna
Gv 6,52-59
Maddalena di Canossa
1753: Nasce Miguel Hidalgo, padre della Patria, Messico.
1982: Luis Vallejos, arcivescovo di El Cuzco, Perú, minacciato
1770: Carlos III ordina di “eliminare le lingue degli indios e
di morte per la sua opzione preferenziale per i poveri,
imporre il Castigliano”.
muore in un “incidente”.
1987: Assassinio del gesuita Vicente Cañas per avere difeso 1994: Nelson Mandela, detenuto politico col maggior
le terre degli Indios nel Mato Grosso.
numero di anni passati in carcere, Primo Presidente
1989: Nicolás van Kleef, vincenziano olandese, ucciso da un
del Sud Africa.
militare a Santa María, Chiriquí, Panamá.
maggio
11
11
Domenica 4ª di Pasqua
At 2,14a-36-41 / Sal 22
1Pt 2,20b-25 / Gv 10,1-10
Anastasio
1974: Carlos Mugica, sacerdote,martire del popolo delle
“villas miseria”. www.carlosmughica.com.ar
1977: Il sacerdote Alfonso Navarro e il chierichetto Luis
Torres, martiri in Salvador.
1988: I militari intimidano la “Marcia per il centenario dell’abolizione della schiavitù”, voluta dalle organizzazioni dei
neri. Rio de Janeiro.
109
12 Lunedì
maggio
At 11,1-18 / Sal 41
Nereo e Aquilleo, Pancrazio
Gv 10,1-10
Giorno dedicato alla schiava Anastasia, simbolo di tutte le
donne nere torturate e stuprate a morte dai proprietari
terrieri bianchi.
1957: L’Organizzazione Mondiale del Lavoro emana la
Convenzione 107 sui Popoli Indigeni e Tribali, che
prevede la protezione degli Indios.
1980: Il missionario belga Walter Voodeckers, impegnato
con i contadini poveri, martire a Escuintía, Guatemala.
110
13 Martedì
13
At 11,19-26 / Sal 86
Fatima
Gv 10,22-30
1829: Nasce Segundo Ruiz Belvis, patriota e rivoluzionario
portoricano.
1888: Abolizione della schiavitù in Brasile, quando già il 95%
dei neri aveva conquistato la libertà.
1977: Il medico Luis Aredez, medico, martire della solidarietà
tra i poveri in Argentina.
1998: La sede della Commissione Giustizia e Pace della
Conferenza Nazionale dei Religiosi della Colombia
viene distrutta dall’esercito.
14 Mercoledì
14
At 1,15-17.20-26 / Sal 112
Mattia, apostolo
Gv 15,9-17
1811: Indipendenza del Paraguay. Festa nazionale.
1904: Muore Mariano Avellana, missionario popolare
claretiano in Cile.
1980: Massacro del fiume Sumpul, El Salvador, dove muoiono
più di 600 persone.
1980: Juan Caccya Chipana, operaio, militante, vittima della
repressione della polizia in Perú.
1961: Padre Carlos Gálvez, martire in Guatemala.
1988: Contadini martiri per la Pace a Catara, Perú.
1991: Porfirio Suny Quispe, educatore, martire della giustizia
e della solidarietà in Perú.
Luna piena: 019h16m in Scorpione
16 Venerdì
16
15 Giovedì
15
17 Sabato
17
At 13,13-25 / Sal 88
At 13,26-33 / Sal 2
At 13,44-52 / Sal 97
Juana de Lestonnac
Gv 13,16-20 Margherita, Ubaldo
Gv 14,1-6 Pasquale Baylón
Gv 14,7-14
1903: Fucilazione a Panamá del generale e guerrigliero 1818: Giovanni II consente l’arrivo di coloni svizzeri 1961: Inizia il blocco USA contro Cuba, in risposta alla Riforma
Victoriano Lorenzo, eroe nazionale.
nell’attuale Nova Friburgo (Stato di Rio de Janeiro),
Agraria della rivoluzione cubana.
1986: Nicolás Chuy Cumes, giornalista evangelico, martire della
dopo la grande fame del 1917 in Svizzera.
Giornata mondiale delle telecomunicazioni
libertà di espressione, Guatemala.
1981: Il giornalista Edgar Castello, ucciso in Guatemala.
Un invito contro gli enormi squilibri nei messaggi e
1987: Martiri indios, vittime della rapina delle loro terre a
nei programmi trasmessi.
Bagadó, Colombia.
Giornata internazionale della Famiglia (ONU)
maggio
Domenica 5ª di Pasqua
At 6,1-7 / Sal 32
1Pt 2,4-9 / Gv 14,1-2
Rafaela Mª Porras
1525: Fondazione di Trujillo (Honduras)
1781: Uccisione di José Gabriel Condorcanqui, Tupac Amaru
II, rivoluzionario di Perù e Bolivia.
1895: Nasce, in Nicaragua, Augusto C. Sandino.
1950: Riunione a Rio de Janeiro del Consiglio Nazionale
delle Donne Nere.
Tupac Amaru II
18
18
111
19 Lunedì
19
maggio
At 14,5-18 / Sal 113
Crispino, Celestino V
Gv 14,21-26
1895: Muore in combattimento per l’indipendenza di Cuba,
José Martí.
1995: Muore Jaime Nevares, vescovo di Neuquén, voce
profetica della Chiesa argentina.
1997: Manoel Luís da Silva, 40 anni, agricoltore sem terra,
ucciso dai sicari del proprietario Alcides Vieira de
Azevedo, a São Miguel de Taipú, dove era accampato
con più di 140 famiglie.
112
20Martedì
20
At 14,19-28 / Sal 144
Bernardino da Siena
Gv 14,27-31a
1506: Cristoforo Colombo muore a Valladolid, Spagna.
1976: Héctor Gutiérrez e Zelmar Michellini, militanti
uruguaiani, martiri della lotta del popolo.
1981: Pedro Aguillar Santos, sacerdote, martire per la causa
dei poveri in Guatemala.
1993: Destituzione del Presidente della Repubblica del
Venezuela, Carlos Andrés Pérez. 20 anni.
1998: Francisco de Assis Araújo, Cacique Xukuru, ucciso a
Pesqueira, Pernambuco, Brasile. 15 anni.
21 Mercoledì
21
At 15,1-6 / Sal 121
Ivo, Valente, Juan Eliot
Gv 15,1-8
1897: Muore a Puerto Plata, Gregorio Luperón, eroe dell’Indipendenza della Repubblica Dominicana.
1981: Pedro Aguilar Santos, sacerdote, martire, Guatemala.
1991: La missionaria Irene McCormack e i compagni martiri
per la pace in Perù.
Giornata mondiale (ONU) per la diversità
culturale, il dialogo e lo sviluppo
Luna calante: 15h59m in Pesci
22 Giovedì
22
23
23
Venerdì
At 15,7-21 / Sal 95
At 15,22-31 / Sal 56
Rita da Cascia
Gv 15,9-11 Ludwig Nommensen
Gv 15,12-17
1965: Su pressione USA, il Brasile invia 280 militari in appoggio 1977: Elisabeth Käseman, militante luterana, martire dei
poveri a Buenos Aires, Argentina.
al golpe a Santo Domingo.
Giornata ONU per la biodiversità
Settimana di solidarietà
Sono in pericolo di estinzione il 20% delle specie dei
con tutti i popoli dei territori coloniali.
mammiferi e il 23% di quelle dei rettili.
A livello mondiale, tra il 1970 e il 2005
la biodiversità è scesa di quasi il 30%.
24
24
Sabato
At 16,1-10 / Sal 99
Amalia, Vincenzo
Gv 15,18-21
1822: Battaglia di Pinchincha, piena indipendenza dell’Ecuador.
1986: L’infermiere spagnolo Ambrosio Mogorrón e i compagni
contadini, martiri della solidarietà a San José de
Bocay, Nicaragua.
2005: Edickson Roberto Lemus. Ha lottato per la rifor­ma
agraria. Assassinato. Progreso, Honduras.
2011: La coppia di ambientalisti, José Cláudio Ribeiro da
Silva e Maria do Espírito Santo, in Nova Ipixuna,
Brasile, assassinati a causa della loro lotta contro la
devastazione della foresta.
maggio
25
25
Domenica 6ª di Pasqua
At 8,5-8.14-17 / Sal 65
1Pt 3,15-18 / Gv 14,15-21
Beda, Gregorio VII
1810: Rivoluzione di Maggio. Giorno della Patria Argentina.
1987: Il sacerdote colombiano Bernardo LópezArroyave, martire
a opera dei latifondisti e dei militari.
Settimana di solidarietà con i Popoli
di tutti i territori coloniali (ONU)
113
26 Lunedì
26
27 Martedì
27
maggio
At 16,11-15 / Sal 149
At 16,22-34 / Sal 137
Gv 15,26-16,4a Agostino di Canterbury
Gv 16,5-11
Filippo Neri
1966: Indipendenza della Guyana
Juan Calvino
1969: Enríque Pereira Neto, sacerdote, di 28 anni, martire 1514: «Conversione» di Bartolomé de Las Casas alla Causa
della giustizia a Recife, Brasile.
degli indigeni. 500 anni.
1975: Il quechua diviene lingua ufficiale in Perú.
2008: Vengono arrestati 98 ex agenti della DINA, organo
repressivo della dittatura di Pinochet, coinvolti nell’
«operazione Colombo», in cui furono uccise 119
persone.
2011: Adelino Ramos, lider contadino, vittima per la sua lotta
contro il latifondo devastante. Porto Velho, RO, Brasile.
114
28 Mercoledì
28
At 17,15.22-18,1 / Sal 148
Gv 16,12-15
Maria Anna de Paredes
1926: Colpo di Stato in Portogallo: la destra di Salazar al
potere fino alla sua morte nel 1970.
1993: Il missionario Javier Cirujano, martire della pace e
della solidarietà in Colombia.
2001: La giustizia francese cita a giudizio Henry Kissinger,
ex-segretario di stato USA, implicato in omicidi di
cittadini francesi durante la dittatura Pinochet.
2004: I Paesi centroamericani firmano un Trattato di Libero
Commercio con gli USA, da ratificare nei Parlamenti
di ciascun Paese.
Luna nuova: 28h40m in Gemelli
29 Giovedì
29
At 18,1-8 / Sal 97
Massimino, Jiri Tranovsky
Gv 16,16-20
1969: Il “cordobazo”: rivolta contro la dittatura di Onganía,
a Córdoba, Argentina.
1978: Massacro di circa 100 Indios queq’chies a Panzós,
Guatemala.
1980: Il contadino sindacalista Raimundo Ferriera Lima,
“Gringo”, agente della pastorale, martire a Conceição
do Araguaia, Brasile.
2009: Uno dei soldati che uccisero Victor Jara viene imprigionato a Santiago del Cile, 35 anni dopo.
30 Venerdì
30
At 18,9-18 / Sal 46
Giovanna d’Arco
Gv 16,20-23a
1961: Assassinio del dittatore dominicano Rafael Leónidas
Trujillo.
1994: María Correa, religiosa paraguayana, sorella degli
Indios Mby’a e profeta della denuncia nella sua terra
del Paraguay.
1996: La commissione dei desaparecidos politici approva
l’indennizzo alla famiglia di Fiel Filho, Brasile.
31Sabato
31
Sof 3,14-18 / Int. Is 12
Visitazione di Maria
Lc 1,39-56
1979: Teodoro Martínez, contadino, militante cristiano,
martire in Nicaragua.
1986: I° Incontro degli Agenti di Pastorale Neri della Diocesi di
Duque de Caxias y São João de Meriti.
1990: Clotario Blest, profeta cristiano nel sindacato cileno.
Giornata mondiale senza tabacco
giugno
1
1
Ascensione del Signore
At 1,1-11 / Sal 46
Ef 1,17-23 / Mc 28,16-20
Giustino
1989: Il sacerdote Sergio Restrepo, martire della liberazione
dei contadini di Tierralta, Colombia.
1991: Assassinio di João de Equino, presidente del Sindacato
di Nuova Iguazú, Brasile.
2009: La General Motors dichiara la maggior sospensione
degli stipendi della storia industriale degli USA, con
122.550 milioni di debito.
115
libertà, Una visione sufi
Halil Bárcena
Islamista, direttore dell’Istituto di Studi Sufi, Barcellona, Spagna
Contrariamente a ciò che si è soliti pensare, molte
sono le facce che l’Islam presenta e diverse le correnti
di pensiero – teologico, filosofico, giuridico, scientifico – che ha generato nel corso del tempo. Un esempio
ce lo offre il tema della libertà (e della responsabilità,
che alla sensibilità islamica appaiono invariabilmente
simultanee). Effettivamente, né la filosofia (falsafa), né
la teologia (kalâm), né tanto meno la gnosi (tasawwuf
o sufismo) islamiche sono state unanimi al momento
di interpretare i diversi passaggi coranici relativi alla
libertà dell’essere umano. Mentre i teologi mutaziliti,
caratterizzati da un marcato razionalismo, difendono
la libertà come uno degli attributi specifici dell’essere
umano in quanto creatura libera, i teologi ashariti –
per i quali la fede (îmân) è altro dalla razionalità e che
con il passar degli anni contrassegnerebbero l’ortodossia islamica – considerano da parte loro la libertà umana come limitata ad adempiere i comandamenti divini,
sapendo che, come lo esplicita lo stesso testo coranico:
«Allah non chiede nulla ad alcuno al di là delle sue
capacità» (Corano, 2, 286). In altre parole, la persona
è libera, ma soltanto di realizzare ciò che Allah le ha
concesso di poter compiere.
Tuttavia, al di là di tecnicismi, diatribe teologiche
e di qualche altro controsenso pietoso, quello che ci
interessa ora e qui è di offrire una visione sufi (ve ne
possono essere altre!) circa la libertà umana. Interrogarsi sulla libertà può essere perfettamente un modo di
porsi domande su che cosa è l’essere umano. Pertanto,
siamo più (molto più) di quanto pensiamo, ma meno
(molto meno) di quanto riteniamo. Ho qui, sinteticamente, la visione coranica dell’essere umano, tal quale
il sufismo, dimensione interiore dell’Islam, sua gnosi,
è andato sviluppando nel corso dei secoli. In effetti,
l’essere umano, definito nel Corano come jalîfa (califa
secondo la trascrizione più diffusa, benché molto equivoca) ovvero “reggente”, “sindaco” o “vicario” di Allah
sulla terra, è più di quanto egli pensi. E l’uomo (anche
la donna, è sottinteso!) alberga nel suo intimo una
specie di favilla divina, che è ciò che lo trasforma in
un essere pienamente umano, a condizione, beninteso,
che aggiorni la potenzialità di cui si parla, la quale,
disgraziatamente, per la maggior parte dei nostri contemporanei è oggi una sorta di continente perduto (la
definizione è di Henry Corbin). Comunque, siamo umani, pienamente umani, radicalmente, grazie a questa
scintilla divina che si annida nel nostro interno. Così il
divino umano, qualcosa che Aristotele stesso già aveva
intravisto, è ciò che in verità ci umanizza. E questi,
l’uomo divinizzato (e non deificato, come lo spocchioso
razionalista moderno!), ed egli solo, lo insân al-kâmil
o uomo universale dei sufi, può essere considerato un
uomo libero o, come direbbero gli hindù, un jivanmukta,
un liberato nella vita.
Allo stesso tempo l’essere umano è meno (molto
meno) di quello che si crede di essere. Allo sguardo
sufi, l’egolatria, il peccato di credersi qualcosa, è la più
grande delle ignoranze, in quanto presuppone l’ignorare
il principio del tawhîd o unità o unicità divina, quintessenza dell’Islam, secondo il quale nulla è esistente
al di fuori della presenza includente di Allah. Dico
altrimenti: nulla è, tutto significa. Conseguentemente,
l’essere e lo stare del sufi nel mondo nascono dalla
profonda comprensione che niente esiste più di Allah,
che non vi è esistente al di fuori di Lui; in altre parole,
che tutto è segno di Lui o aya in arabo, da cui deriva
la parola spagnola “aleya”, che definisce tanto i diversi
versetti coranici quanto i segni divini della creazione.
Secondo il quale si potrebbe dire che tutto quanto
esiste è una specie di Corano, un Corano-Universo, le
cui aleya, che conferiscono la necessaria omogeneità
del mondo e rispondono alla logica immanente del
cosmo, è necessario interpretare, allo stesso modo con
cui interpretiamo il testo coranico stesso.
Riassumendo, dentro all’essere umano convivono e
si mescolano lo spirito del rûh, la nostra dimensione
Ndt.: Il sufismo è la via che conduce dall’individuale all’universale, dal mondo delle apparenze all’Unità, alla
Verità. È la corrente più esoterica e mistica della religione islamica. Vivendo in una perfetta adesione all’istante
presente e in un’accettazione incondizionata della realtà intesa come manifestazione di Dio, i santi e i saggi
sufi arrivano a conoscere la più alta realizzazione spirituale, accedono alla coscienza della realtà ultima fino ad
annullarsi in essa. Vedi fra altro: http://spazioinwind.libero.it/popoli_antichi/Religioni/sufismo.html
116
trascendente, nella quale si riflette la favilla del Sì
divino, e l’ego della nafs, che nell’uomo ordinario forgia
l’illusione di una individualità al margine del mondo,
esistente per sé stessa, che la rende incapace della visione dell’unità soggiacente alla molteplicità. Il sufi, al
contrario, è colui che si è svegliato dal sonno dell’ego
e, di conseguenza, non si identificherà mai con esso. Il
sufi è cosciente della sua radicale indigenza ontologica, sa del suo essere nulla e solamente così ottiene di
vivere la pienezza dell’essere. Tutto è relativo eccetto
l’assoluto, lì ha la sua verità e anche la sua libertà.
Mawlânâ Rûmî (m. 1273), poeta e maestro di dervisci,
indirizzava ai suoi [discepoli] un avvertimento sottile:
«Essere nulla è la condizione necessaria per essere».
Essere niente per essere tutto, che è un altro modo di
esprimere la verità contenuta nello hadîz attribuito
al profeta Maometto, secondo il quale bisogna morire
prima di morire.
L’essere umano è questo essere così particolare,
attraverso il quale passa la Parola (qui per forza in maiuscola, poiché è un’altra forma di riferimento all’alito
vitale o soffio divino). Si tratta quindi di porsi in una
situazione di massima ricettività, quale la rappresentano i dervisci itineranti nella loro incessante danza
circolare (samâ’); di creare le necessarie condizioni di
apertura e allargamento per essere in grado di accoglierlo tutto, come lo esprimono i celebri versi di Ibn
‘Arabî (m. 1240), il sufi della Murcia andalusa, che non
sono una mera dichiarazione interreligiosa politicamente corretta, come a volta si è erroneamente creduto,
bensì un’espressione culminante del tawhîd spirituale
sufi, il suo parossismo:
«Il mio cuore adotta tutte le forme: pascolo per le
gazzelle e monastero per il monaco. È un tempio per
gli idoli, la Kaaba del pellegrino, le tavole della Torà e
il libro del Corano. Seguo soltanto la religione dell’amore e nella direzione in cui vanno i suoi cavalieri io mi
dirigo, poiché l’amore è la mia sola fede e religione».
In definitiva, per il sufismo la libertà umana è
strettamente legata alla saggezza, intesa qui come
la conoscenza incarnata del tawhîd, che è apertura
esistenziale al divino. Apprendere il tawhîd, quindi,
fino alle sue estreme conseguenze, comporta la conoscenza della legge che regola la natura reale delle cose
e agire secondo essa. È certo che, apparentemente,
sono illimitate le possibilità che si offrono all’essere
umano nella vita e, conseguentemente, è illimitata la
sua libertà di sceglierne l’una o l’altra. Con tutto ciò,
nessuno dovrebbe arrivare all’inganno, riguardo al fatto
indiscutibile che ogni scelta errata, priva di saggezza,
spingerà verso sentieri sempre più limitati e limitatori.
Di qui l’insistenza sufi a vincolare intimamente libertà
e saggezza. È pienamente libero soltanto chi conosce
la natura reale delle cose. E questo è, giustamente, ciò
che insegna un gioco come quello degli scacchi, ‘gioco
reale’ che i persiani importarono dall’India e adattarono alla loro cosmo visione religiosa islamica. Secondo
Titus Burckhardt, la scacchiera, la cui forma di mandala
è una rappresentazione semplificata dei cicli cosmici,
costituisce una parabola di ciò che potremmo chiamare arte reale, una parabola matematica nella quale si
manifesta la relazione interna fra l’azione liberamente
scelta e il destino inevitabile o quadr.
Di conseguenza, poco, molto poco, quasi nulla ha
a che vedere con il mito moderno della libertà, che qui
si contesta. Mentre per il sufi il fine supremo della vita
è sempre stato ottenere la liberazione da se stesso,
altra forma questa di riferimento all’annientamento che
richiedeva Mawlânâ Rûmî, citato precedentemente, ciò
che oggi si persegue, a volte in forme alquanto cieche, è ottenere e garantire a ogni costo il massimo di
libertà per ognuno, poco importa rispetto a che cosa.
Oggi i comportamenti sembrano liberi, ma in verità
sono soggetti tanto all’autoinganno quanto alla manipolazione esterna. E di nuovo è il maestro persiano di
Konya, Rûmî, che dice: «Il servo desidera liberarsi dal
destino, l’amante mai desidera essere libero» (Masnaví
V, 2720 e ss.).
Quello che frequentemente si ignora è che la libertà, al pari della giustizia, è una realtà originata nell’essere. Liberarsi esige identificarsi con essa, incarnarla.
Non si tratta quindi di lottare per essa, come qualcosa
di esterno, bensì di vivere a partire da essa. Soltanto
così arriviamo ad adempiere all’imperativo sufi, non
molto diverso dall’imperativo pindarico, di essere
quello che veramente già siamo e che però abbiamo
dimenticato. Allo sguardo sufi apprendere è ricordare;
ricordare e agire responsabilmente in quella chiave. In
questo senso la responsabilità è la nostra capacità personale di ‘risposta’, che costituisce il vero cuore della
libertà. Essere libero, quindi, non è tanto l’emanciparsi
da qualcosa, quanto essere capace di rispondere, rispondere del mondo, per esempio, e rispondere al proprio mondo. Non è che il sufismo costituisca una fuga
dalla realtà o che promuova il quietismo. Ben prima, il
mistico sufi invita ad ascoltare il reale, perché è certo
che ciò che comunemente chiamiamo realtà non è il
q
realmente reale…
117
Maggio
L M X G V S
1 2 3 5 6 7 8 9 10
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2014
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D
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Luglio
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GIUGNO
Domenica
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2
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Lunedì
3
3
Martedì
4
4
Mercoledì
giugno
At 19,1-8 / Sal 67
At 20,17-27 / Sal 67
At 20,28-38 / Sal 67
Marcellino e Pietro
Gv 16,29-33 Carlo Lwanga e compagni
Gv 17,1-11a Francesco Caracciolo
Gv 17,11b-19
1537: Bolla Sublimis Deus di Paolo III, che condanna la Giovanni XXIII
1559: Fernando Santillán informa la Corona dei masschiavitù.
1548: Juan de Zumárraga, vescovo del Messico, protettore
sacri degli Indios in Cile.
1987: Sebastián Morales, diacono della Chiesa evangelica,
degli Indios.
1980: Il missionario José Maria Gran e il sacrestano
martire della giustizia in Guatemala.
1758: La Commissione dei Confini incontra gli Yanomami
Domingo Batz, martiri a El Quiché, Guatemala.
del Venezuela.
Giornata internazionale dei bambini
1885: São Carlos Lunga e i compagni martiri dell’Uganda.
vittime innocenti di aggressioni
Patroni della gioventù africana.
1963: Muore Giovanni XXIII.
120
5
5
Giovedì
At 22,30;23,6-11 / Sal 15
Gv 17,20-26
Bonifacio
1573: Esecuzione del cacique Tonamaco, Venezuela.
1981: Primo caso di AIDS della storia a Los Angeles.
1988: Agustín Ramírez e Javier Stelo, operai martiri della
lotta degli emarginati del Gran Buenos Aires, Argentina.
2000: La Corte di Appello di Santiago ritira l’immunità all’ex
presidente Pinochet, imputato di 109 capi d’accusa in
Cile e ricercato a livello internazionale.
Giornata mondiale dell’ambiente
Luna crescente: 20h39m in Vergine
6
6
Venerdì
At 25,13-21 / Sal 102
Gv 21,15-19
Norberto
1940: Muore Marcos Garvey, leader nero giamaicano,
mentore del panafricanismo.
1980: Assassinio di José Ribeiro, leader della nazione
indigena Apuriña, Brasile.
1989: Pedro Hernández e i compagni, leaders indigeni,
martiri delle lotte per la terra in Messico.
7
7
Sabato
At 28,16-20.30-31 / Sal 10
Gv 21,20-25
Roberto, Seattle
1494: Trattato di Tordesillas.Spagna e Portogallo regolanno
le rispettive aree di espansione.
1978: Nasce il Movimento Negro Unificato (MNU).
1990: Assassinio di Suor Filomena Lopes Filha, apostolo
delle favelas di Nova Iguazú.
1998: Centinaia di soldati attaccano i rappresentanti indios
riuniti a El Charco, Guerrero, Messico. Muoiono 10
contadini e uno studente.
2005: Dopo 30 anni di lotta, vengono restituite le terre dei
contadini delle Ligas Agrarias Paraguayas.
giugno
8
Pentecoste
At 2,1-11 / Sal 103
1Cor 12,3b-7.12-13 / Gv 20,19-23
Sallustiano, Medardo
1706: Una carta regia ordina il sequestro della prima tipografia
del Brasile a Recife.
1982: Luis Dalle, vescovo di Ayaviri, Perù, minacciato di
morte per la sua opzione per i poveri, muore in un
“incidente” mai chiarito.
2001: Condanna di tre militari e un sacerdote per l’assassinio
di Mons. Gerardi.
121
9
9
Lunedì
giugno
1Re 17,1-6 / Sal 120
Mt 5,1-12
Efrem
1597: José deAnchieta, originario delle Canarie, evangelizzatore
del Brasile, “Gran Padre” dei guaraníes.
1971: Héctor Gallego, sacerdote colombiano, desaparecido
a Santa Fe de Veraguas, Panamá, per la sua difesa
dei contadini.
1979: Il sacerdote messicano Juan Morán, martire per la
difesa degli Indios mazahuas.
1981: Toribia Flores de Cutina, dirigente contadina vittima
della repressione in Perù.
122
10 Martedì
10
11Mercoledì
11
1Re 17,7-16 / Sal 4
At 11,21b-26;13,1-3 / Sal 97
Mt 5,12-16 Barnaba, apostolo
Mt 10,7-13
Massimo d’Aveia
1521: Gli Indios distruggono la missione di Cumaná 1980: Ismael Enrique Pineda e i compagni promotori della
(Venezuela) costruita da Las Casas.
Caritas in San Salvador, desaparecidos in El Salvador.
1835: Pena di morte senza appello in Brasile per lo schiavo 1997: José Rainha, leader del MST, condannato a 26 anni
che uccida o molesti il padrone.
per presunto omicidio.
1993: Norman Pérez Bello, militante, martire della fede e
dell’opzione per i poveri in Colombia.
12Giovedì
12
13Venerdì
13
Gen 14,18-20 / Sal 109
1Re 19,9a.11-16 / Sal 26
1Cor 11,23-26 / Lc 9,11b-17 Antonio di Padova
Mt 5,27-32
Juan de Sahagún
1514: Juan Ayora legge per la prima volta il “requerimiento” al 1645: Inizia l’insurrezione pernambucana per cacciare il
cacique Catarapa, sulla costa di Santa Marta.
dominio olandese dal Brasile.
1935: Termina la guerra del Chaco.
2003: La Corte Suprema del Messico concede la estradizione
in Spagna, per essere giudicato, di Ricardo Cavallo,
1981: Assassinio di Joaquín Neves Norte, avvocato del Sintorturatore nella dittatura argentina.
dacato dei Lavoratori Rurali di Naviraí, Paraná, Brasile.
Luna piena: 04h11m in Sagittario
14 Sabato
14
1Re 19,19-21 / Sal 15
Mt 5,33-37
Rufino, Basilio il Grande,
Gregorio Nazianzeno, Gregorio di Nissa
1977: Mauricio Silva, uruguayano, piccolo fratello del Vangelo,
spazzino a Buenos Aires, desaparecido.
1980: Cosme Spessotto, sacerdote italiano, parroco, martire
in Salvador.
1983: Vicente Hordanza, sacerdote missionario al servizio
dei contadini in Peù.
2005: Il Tribunale Supremo argentino dichiara incostituzionali
le leggi che discolpano i militari perchè obbedivano
agli ordini.
giugno
15
15
Trinità
Es 34,4b-6.8-9 / Dn 3
2Cor 13,11-13 / Gv 3,16-18
Vito e Modesto
1932: Inizia la guerra del Chaco tra Bolivia e Paraguay.
1987: Dodici persone assassinate a Santiago del Cile dai
servizi di sicurezza nella cosiddetta “Operazione
Albania” o “Matanza del Corpus Domini”.
2005: La Suprema Corte del Messico dichiara che l’accusa
di genocidio dell’ex-presidente Echeverría, per il
massacro degli studenti del 1971, non è caduta in
prescrizione.
123
16 Lunedì
16
giugno
1Re 21,1-16 / Sal 5
Mt 5,38-42
Ferruccio
1976: Massacro di Soweto, Sud Africa: 700 bambini uccisi
per essersi rifiutati di imparare l’ ”afrikaans”, la lingua
dell’oppressore.
1976: Aurora Vivar Vásquez, militante cristiana, sindacalista,
martire delle lotte operaie in Perú.
124
17Martedì
17
18 Mercoledì
18
1Re 21,17-29 / Sal 50
2Re 2,1.6-14 / Sal 30
Mt 5,43-48 Calogero
Mt 6,1-6.16-18
Raniero
1703: In Inghilterra nasce John Wesley.
1997: Il Brasile approva la legge di privatizzazione delle
1983: Felipa Pucha e Pedro Cuji, contadini indios, martiri del
comunicazioni.
diritto alla terra, Culluctuz, Ecuador.
1991: Fine dell’apartheid in Sud Africa.
Giornata mondiale contro la desertificazione
19 Giovedì
19
20Venerdì
20
21 Sabato
21
2Cr 24,17-25 / Sal 88
Sir 48,1-15 / Sal 96
2Re 11,1-4.9-18-20 / Sal 131
Mt 6,24-34
Mt 6,7-15 Ettore
Mt 6,19-23 Luigi Gonzaga, Onésimo Nesib
Romualdo
1764: Nasce José Artigas, liberatore dell’Uruguay, “padre” 1820: Muore Manuel Belgrano, patriota argentino.
1980: scompaiono 27 dirigenti sindacali della Centrale
della Riforma Agraria.
1979: Il sacerdote Rafael Palacios, martire delle comunità
Nazionale dei Lavoratori del Guatemala. Partecipano
1867: Fucilazione di Massimiliano, imperatore imposto
di base in El Salvador.
militari degli Usa.
al Messico.
1995: Greenpeace, ottiene che Shell ed Esso rinuncino ad 1984: Sergio Ortiz, seminarista, martire della perse1986: Massacro nel carcere di Lima, Perù.
installare la piattaforma petrolifera Brent Spar evitando
cuzione alla Chiesa in Guatemala.
la futura installazione di altre 200.
Capodanno Andino
Luna calante: 18h39m in Pesci
Solstizio: comincia l’estate al Nord,
Giornata mondiale ONU dei rifugiati
e l’ inverno al Sud, alle 12h51m.
giugno
22
22
Corpus Christi
Dt 8,2-3.14b-16a / Sal 147
1Cor 10,16-17 / Gv 6,51-58
Giovanni Fisher, Tommaso Moro
1534: Benalcázar saccheggia Quito.
1965: Arturo Mackinnon, missionario canadese di
Scarborough, ucciso a 33 anni a Monte Plata dai
militari per aver difeso i poveri, in Dominicana.
1966: Manuel Larrain, vescovo di Talca, presidente
del CELAM.
Luna piena: 11h32m in Capricorno
2012: Il presidente Fernando Lugo viene deposto dal Senato
paraguayano con un giudizio politico sommario.
125
23 Lunedì
23
giugno
2Re 17,5-8.13-15a.18 / Sal 59
Mt 7,1-5
Giuseppe Cafasso
1524: I francescani “dodici apostoli della Nuova Spagna”, giungono alle coste del Messico.
1936: Nasce Carlos Fonseca, Nicaragua.
1967: Massacro di San Juan, nel centro minerario
“Siglo XX”, in Bolivia.
126
24Martedì
24
Is 49,1-6 / Sl 138 / At 13,22-26
Lc 1,57-66.80
Natività di Giovanni Battista
1541: Rivolta indigena nell’Ovest del Messico (Guerra
de Mixton)
1821: Battaglia di Carabobo, Venezuela.
1823: Nasce la Federazione delle Province Unite del
Centroamerica, che avrà breve vita.
1935: Carlos Gardel, massimo esponente del tango
argentino, muore in un incidente aereo all’aeroporto
di Medellin, Colombia.
25Mercoledì
25
2Re 22,13;23,1-3 / Sal 118
Mt 7,15-20
Guglielmo, Massimo
Confessione di Ausburg, Filippo Melantone
1524: Colloquio di sacerdoti e saggi aztechi con i “Dodici
Apostoli del Messico”
1975: Martiri di Olancho: i sacerdoti Iván Betancourt,
colombiano, Miguel “Casimiro” e 7 compagni contadini
honduregni.
26 Giovedì
26
27 Venerdì
27
2Re 24,8-17 / Sal 78
Cuore di Gesù: Dt 7,6-11 / Sal 102
Mt 7,21-29 Cirillo d’Alessandria
1Gv 4,7-16 / Mt 11,25-30
Vigilio, Andrea
1552: I Domenicani Domingo de Santo Tomás e Tomás de San
1541: Morte violenta di Pizarro.
Martín, primi vescovi in Bolivia, difensori degli Indios.
1822: Storico incontro di San Martín e Bolivar a
1954: Jacobo Arbenz, presidente del Guatemala, si dimette
Guayaquil.
per l’invasione organizzata dalla CIA.
1945: Firma a San Francisco della Carta dell’ONU
che entrerà in vigore ufficialmente il 24.10.1945. 1982: Il sacerdote indio Juan Pablo Rodríguez Ran, martire
della giustizia in Guatemala.
1987: Nasce la Confederazione dei Popoli Indigeni
1986: Il Tribunale Internazionale dell’Aia dichiara gli USA
del Messico.
“colpevoli di violazione del diritto internazionale per
Giornata internazionale di lotta
l’aggressione contro il Nicaragua”.
contro l’uso e il traffico illecito di droga
Luna nuova: 08h08m in Cancro
Giornata di sostegno alle vittime della tortura
28
28
Sabato
Cuore di María: Is 61,9-11
Int. 1Sam 2,1.4-8 / Lc 2,41-51
Ireneo di Leone
1890: Africani e Asiatici potranno entrare in Brasile solo dietro
autorizzazione del Congresso.
1918: Sbarco di marines a Panamá.
2001: Wlademiro Montesinos recluso nella base navale di El
Callao in Perù, dove egli stesso aveva fatto costruire
celle speciali per i terroristi.
Comincia il Ramadan
giugno
29
29
Pietro e Paolo
At 12,1-11 / Sal 33
2Tm 4,6-8.17-18 / Mt 16,13-19
1995: Conflitto per la terra a São Félix do Xingú, Brasile.
Muoiono sei agricoltori e un poliziotto.
1997: Condanna di tre fazendeiros “mandanti” dell’assassinio
di Josimo Tavares (Brasile,10.5.1986).
127
Protestantesismi e Libertà
Leopoldo Cervantes-Ortiz
Città del Messico DF, Messico
Perché il Signore è Spirito e dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà. 2Cor 3,17
Insegnamento biblico ed eredità protestante
La citazione biblica con la quale inizia questo
articolo, tante volte cantata con singolare entusiasmo
nelle comunità protestanti o evangeliche, sempre ha
evidenziato questa caratteristica fondamentale della
fede in Gesù di Nazareth. Solo che questa libertà,
tante volte annunziata dall’apostolo San Paolo, deve
trovare forme concrete per essere praticata e per
essere promossa autenticamente. La testimonianza
della salvezza realizzata dal Dio della libertà, l’esodo
degli Ebrei dall’Egitto così come quello di altri popoli,
attraversa le Sacre Scritture dall’inizio alla fine, come
ben fa notare il profeta Amos: «Voi, Israeliti, siete
per me come gli oriundi di Cus – oracolo del Signore –
giacché io ho fatto uscire Israele dall’Egitto così come
i Filistei da Creta e gli Aramei dalla terra di Quir» (Am
9, 7). La libertà si è realizzata e continua a realizzarsi
nei termini di una liberazione da qualsiasi forma di
oppressione che si opponga alla volontà di Dio, come
dice Jürgen Moltmann: «Solo un mondo libero corrisponde effettivamente al Dio della Libertà. Finché il
Regno della Libertà non sarà una realtà, Dio non permette che ci sia riposo nel mondo…».
Gesù Cristo venne nel mondo come parte della lotta del Dio biblico contro l’oppressione e contro il dominio di alcuni esseri umani su altri, pertanto la sua
chiamata alla conversione è una porta aperta al regno
della libertà, ottenuta sì per grazia, ma allo stesso
tempo contrastata dalle forze del male e dell’ingiustizia. Se egli proclamò che la conoscenza della verità è
capace di liberarci pienamente (Gv 8, 32), spetta ora
ai credenti, uomini e donne, rendere reali le conseguenze di questa libertà e influire nel contesto delle
società per renderle visibili e effettive. Gesù rese e
rende presente la libertà di Dio che è trasmessa alle
sue creature e la loro nuova dignità è un’espressione
della sua dignità.
Perché se c’è una cosa tra tutte che definisce il
128
Cristianesimo, è che si tratta di «una religione di
libertà», come ben riassunse a suo tempo Moltmann,
in un’epoca nella quale ancora non si usava sufficientemente nelle chiese un linguaggio di libertà. Oggi,
quando la parola e il concetto «liberazione» se ne è
andato per altre strade dominate dal desiderio di risposte rapide e «pratiche», si deve recuperare la forza
originaria che si presenta legata alle azioni salvifiche
di Dio, che nella Bibbia continuamente ci avverte sui
pericoli di una salvezza slegata dai problemi quotidiani, dove la fede delle persone si confronta con le
necessità alimentari, lavorative, affettive e potremmo
aggiungere un enorme eccetera.
Per chi nasce in una famiglia protestante – ma
anche per chi no – per quanto questa salvezza appaia
non necessaria, l’esercizio della libertà è (o dovrebbe
essere) una pratica ineludibile. Abbiamo dovuto rileggere e riformulare, in chiave liberatrice, il grido e
le azioni di Lutero, Zwilgli, Calvino, Müntzer e degli
altri riformatori, nonostante molte chiese tradizionali
(chiamate erroneamente «storiche») abbiano opposto resistenza a questo rinnovamento. È per questo
che l’ansia liberatrice, vissuta da questi personaggi
e sempre vigente tra di noi, si sveglia con una certa
frequenza in quegli spazi religiosi abituati alle comodità e al riconoscimento mondano, come succede
senza alcuna differenza in altre comunità cristiane di
maggiore radicamento o antichità nel Subcontinente.
Allo stesso tempo è vero, occorre dirlo, che i protestanti latinoamericani hanno dovuto guadagnarsi la
loro «libertà sociale» in due modi: attraverso la testimonianza cristiana e il numero dei militanti, soprattutto perché, quando queste società non tolleravano
la possibilità di essere credente in forma diversa da
quella cattolica, la lotta per la tolleranza e la libertà
di culto fu ottenuta, in tutti i sensi, a prezzo di molte
vittime protestanti. Ciononostante, per le nuove generazioni, le storie di odio e persecuzioni sono passate,
benché ci siano luoghi dove persiste il rifiuto agli
«evangelici» e agli «alleluia». Gli episodi di rifiuto e
violenza sono rimasti nella memoria di molte comunità come un’autentica lotta evangelica per avere non
solo la visibilità ma anche la possibilità di partecipare
ai processi di cambiamento. L’aumento della presenza numerica, a sua volta, che alcuni gruppi cristiani
rivendicano come considerevole, non è comunque una
garanzia che la passione liberatrice sia uno dei motori
per l’azione cristiana.
Libertà, «principio protestante» e vita quotidiana
La parola libertà, offre significati e risonanze
differenti tra chi non è abituato all’accettazione sociale e al rispetto dei suoi diritti (se non molto recentemente), e quei gruppi di credenti che assumono la
loro fede e la loro tradizione convinti che lo Spirito
della libertà agisca anche attraverso di loro. Unirsi
alla sua azione nel mondo, nel mezzo delle tante lotte
nella quali la libertà è in gioco, è una delle grandi sfide per i credenti di tutte le tradizioni e le varie forme
di protestantesimo non sono un’eccezione se si guarda
al loro passato libertario, contestatario e dissidente.
Per quanto riguarda poi la disposizione personale di
ciascun seguace di Gesù Cristo, le parole di Martin
Lutero nel suo grande trattato sulla libertà cristiana
(1520), basate sulla lettura di 1Cor 9,19, continuano
ad essere vigenti, chissà forse più di prima, perché
la libertà conduce al servizio agli altri: «Il cristiano è
un libero signore di tutte le cose e non è soggetto a
nessuno. Il cristiano è servitore di tutte le cose e sta
sottomesso a tutti».
A metà del Secolo passato si è sviluppata l’idea
che le varie forme di protestantesimo abbiano la loro
base unificante e dinamizzante in un «principio»
legato profondamente alla ricerca e all’esigenza della
libertà in tutti gli ordini di cose. Tale principio, benché non si identifichi totalmente con le chiese chiamate «protestanti», cerca, in relazione alla libertà, di
trovare in loro espressione. Derivante dall’esperienza
della giustificazione per la fede, si definisce come
la protesta e la critica radicale a qualsiasi tentativo
di collocare qualsiasi realtà umana nel mondo come
assoluta, incluso le stesse chiese protestanti. È la ragion d’essere di una pratica efficace e dell’affermazione continua che non è possibile proclamare la libertà
che offre agli esseri umani il Vangelo di Gesù Cristo
e, allo stesso tempo, sottomettersi ad alcuna forma
di dominazione ideologica, politica o culturale, venga
da dove venga: anche i criteri religiosi devono passare
per il filtro di una vita umana realmente libera.
Molti protestanti o evangelici dovrebbero conoscere questo principio, giacché nasce dall’insegnamento
biblico della libertà; quando Paolo si rivolge ai Galati
dice: «Cristo ci ha liberati perché possiamo vivere
liberi. Mantenetevi pertanto saldi e non permettete che vi convertano di nuovo in schiavi» (5, 1) e
afferma così il superamento definitivo di qualsiasi
forma di schiavitù. Quindi ricorda loro: «Fratelli siete
stati chiamati a vivere la libertà» (5, 13). Infatti il
medesimo rischio che esisteva allora di retrocedere
nell’esercizio della libertà, per molteplici ragioni,
esiste oggi, specialmente nell’ora di trasferire lo stile
di vita liberante della fede cristiana negli altri spazi
di vita: politici, economici, educativi, lavorativi, ecc.
In essi quotidianamente si ridefinisce, si rifiuta o si
sperimenta di nuovo la libertà annunciata da Gesù di
Nazareth. La libertà, per chi la segue, è certamente
un’utopia, un sogno che si continua a cercare, però è
anche parte di quelle realizzazioni storiche attese da
parte del popolo di Dio nel mondo, quell’umanità che
vede quotidianamente violentata la libertà delle persone fino al punto di determinare la loro morte.
In tal senso la prassi di libertà non è un assunto
meramente teorico ma raggiunge e invade i campi di
tutto ciò che la gente vive, come il semplice fatto
di avere la capacità di organizzarsi comunitariamente, superando l’egoismo di coloro che vedono di
malocchio che le persone esercitino la loro libertà e
cerchino canali di realizzazione solida e benefica. La
libertà individuale, familiare e collettiva, formata alla
luce del vangelo di Gesù Cristo, deve tradursi in fatti
concreti che animino e rinforzino i movimenti popolari nel realizzare migliori condizioni di vita. In questo
senso, le alleanze con altri movimenti e organizzazioni sono necessarie e anche urgenti; se il denominatore comune è la ricerca della libertà, tutti/e i/le
cristiani/e possiamo condividere lo stesso cammino.
I/le credenti evangelici/che devono inoltre imparare
molto da coloro che già stanno vivendo la libertà,
come diceva san Paolo, e la stanno anche promuovendo nel mondo. Non chiudiamo i nostri occhi in nome
di false divisioni, qualunque sia la trincea in cui Dio
q
ci chiama.
129
Giugno
2014
L M X G V S
2 3 4 5 6 7
9 10 11 12 13 14
Martedì
Lunedì
D
1
8
15
L M X G V S D
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30
Giovedì
Mercoledì
1
2
3
7
8
9
10
14
15
16
17
21
22
23
24
28
29
30
31
130
L M X G
4 5 6 7
11 12 13 14
V
1
8
15
S
2
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16
D
L M X G V S D
3
18 19 20 21 22 23 24
10
25 26 27 28 29 30 31
17
5
LUGLIO
Domenica
Sabato
Venerdì
4
Agosto
6
1
2
3
4
5
6
11
12
13
7
8
9
10
11
12
18
19
20
13
14
15
16
17
18
25
26
27
19
20
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22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
131
30 Lunedì
30
1
1
Martedì
luglio
Am 2,6-10.13-16 / Sal 49
Am 3,1-8;4,11-12 / Sal 5
Mt 8,18-22 Ester
Mt 8,23-27
Protomartiri di Roma
Juan Olof Wallin
Catalina Winkworth, John Mason Neale
Giorno dei martiri del Guatemala.
Festa nazionale del Canada.
1520: Notte triste, sconfitta dei conquistadores. Messico. 1974: Muore Juan Domingo Perón, tre volte presidente
1975: Dionisio Frías, contadino martire della lotta per la terra
argentino.
nella Repubblica Dominicana.
1981: Tulio Maruzzo, sacerdote italiano, e Luis Navarrete,
1978: Il parroco Hermógenes López, fondatore dell’Azione
catechista, martiri in Guatemala.
Cattolica Rurale, martire per i contadini in Guatemala. 1990: Mariano Delaunay, maestro, martire dell’educazione
2008: Manuel Contreras, capo della polizia della dittatura
liberatrice ad Haití.
è condannato a due ergastoli per l’assassinio dell’ex 2002: Entra in vigore il Tribunale Penale Internazionale,
comandante in capo dell’Esercito cileno Carlos Prats
nonostante l’opposizione degli USA.
e di sua moglie, a Buenos Aires nel 1974. Vengono
condannati altri 7 agenti della DINA.
132
2
2
Mercoledì
Am 5,14-15.21-24 / Sal 49
Mt 8,28-34
Bernardino Realino
1617: Rivolta dei Tupinambas (Brasile).
1823: Presa di Salvador, che conclude la guerra di indipendenza di Bahia, Brasile.
1925: Nasce il rivoluzionario africano Lumumba.
1991: L’African National Congress, del Sud Africa, tiene la
prima conferenza legale dopo 30 anni.
3
3
Giovedì
Ef 2,19-22 / Sal 116
Gv 20,24-29
Tommaso apostolo
1951: Approvazione della legge Alfonso Arinos, in Brasile,
che condanna penalmente la discriminazione razziale
e religiosa.
1987: Tomás Zavaleta, francescano salvadoregno, martire
della solidarietà in Nicaragua.
4
4
Venerdì
Am 8,4-6.9-12 / Sal 118
Mt 9,9-13
Elisabetta di Portogallo
1776: Indipendenza USA. Festa Nazionale.
1974: Antonio Llido Mengua, sacerdote diocesano spagnolo,
catturato e desaparecido dalla dittatura di Pinochet.
1976: I sacerdoti Alfredo Kelly, Pedro Dufau, Alfredo Leaden
e i seminaristi Salvador Barbeito e José Barletti, martiri
per la giustizia in Argentina.
5
5
Sabato
Am 9,11-15 / Sal 84
Mt 9,14-17
Antonio Mª Zaccaria
1573: Esecuzione del cachique Tamanaco, Venezuela.
1811: Indipendenza del Venezuela. Festa nazionale.
1920: La Bolivia distribuisce le terre ai “nativi”.
1981: Emeterio Toj, contadino indio, sequestrato in Guatemala.
2012: Rafael Videla, capo del colpo di stato del 1976 viene
condannato a 50 anni per il furto dei neonati durante
la dittatura argentina.
Luna crescente: 11h59m in Bilancia
luglio
6
6
Domenica 14ª tempo ordinario
Zc 9,9-10 / Sal 144
Rm 8,9.11-13 / Mt 11,25-30
Maria Goretti
1415: Muore in Boemia John Huss.
1943: Muore a Buenos Aires Nazaria Ignacia March Mesa,
fondatrice delle “Cruzadas de la Iglesia”, e del primo
sindacato operaio femminile d’America Latina a Oruro,
in Bolivia.
1986: Rodrigo Rojas, militante, martire della lotta per la
democrazia in Cile.
133
7
7
Lunedì
8
8
Martedì
luglio
Os 2,16.17b-18.21-22 / Sal 144
Os 8,4-7.11.13 / Sal 113B
Mt 9,18-26 Priscilla
Mt 9,32-38
Claudio
1976: Arturo Bernal, contadino cristiano, dirigente delle Leghe 1538: Morte violenta di Almagro.
Agrarie, muore sotto torture in Paraguay.
1991: Martín Ayala, martire della solidarietà con gli emarginati
1991: L’operaio Carlos Bonilla, martire del diritto al lavoro a
del suo popolo in Salvador.
Citlaltepetl, Messico.
2005: Attentato terrorista nella metropolitana di Londra.
134
9
9
Mercoledì
Os 10,1-3.7-8.12 / Sal 104
Mt 10,1-7
Nicola Pick
1816: Nel Congresso di Tucumán Argentina, le Province
Unite del Río de la Plata dichiarano l’indipendenza
dalla Spagna. Festa nazionale.
1821: San Martín proclama l’indipendenza del Perú.
1880: Joaquín Nabuco fonda la Società Brasileira contro
la schiavitù.
1920: Pedro Lersa, scaricatore a Recife, in lotta per i diritti
dei lavoratori, catturato e ucciso in carcere.
10Giovedì
10
11Venerdì
11
Os 11,1-4.8c-9 / Sal 79
Os 14,2-10 / Sal 50
Mt 10,7-15 Benedetto
Mt 10,16-23
Veronica Giuliani
1509: In Francia nasce Calvino.
1968: Fondazione dell’American Indian Movement
1973: Indipendenza delle Bahamas. Festa nazionale.
(USA).
1980: Faustino Villanueva, sacerdote spagnolo, martire al 1977: Carlos Ponce de Léon, vescovo di San Nicolás, martire
servizio del popolo quiché, in Guatemala, crivellato di
per la giustizia in Argentina.
colpi nel suo ufficio parrocchiale.
Giornata mondiale della popolazione
1988: L’avvocato Joseph Lafontant, martire per la difesa dei
diritti umani ad Haití.
1993: Muore il sacerdote Rafael Maroto Pérez, instancabile
militante per la giustizia e la libertà in Cile.
2002: Nel Chad alla luce un cranio di 7 milioni di anni, l’ominide
più antico mai conosciuto.
12Sabato
12
Is 6,1-8 / Sal 92
Mt 10,24-33
Giovanni Jones
1821: Bolivar crea la Repubblica della Grande Colombia.
1917: Sciopero generale e rivolta a San Paolo.
1976: Il sacerdote Aurelio Rueda, martire per gli abitanti dei
tuguri in Colombia.
Luna piena: 11h25m in Capricorno
luglio
13
13
Domenica 15ª tempo ordinario
Is 55,10-11 / Sal 64
Rm 8,18-23 / Mt 13,1-23
Enrico
1900: Nasce a Santiago del Cile Juana Fernández Solar,
santa Teresa de Jesús delle Ande, carmelitana scalza.
1982: Fernando Hoyos, educatore di contadini, gesuita coinvolto
nella lotta guerrigliera e Chepito, chierichetto 15enne,
uccisi dall’esercito in Guatemala.
1989: Natividad Quispe, india novantenne uccisa in Perù.
1991: Riccy Mabel Martinez, violentata e uccisa dai militari,
simbolo della lotta del Popolo dell’Honduras contro
l’impunità militare.
2007: Termina l’impunità legale in Argentina: la Corte Suprema
annulla l’indulto per gli oppressori.
135
14 Lunedì
14
Is 1,10-17 / Sal 49
Camillo de Lellis
Mt 10,34-11,1
1616: Francisco Solano, missionario francescano, apostolo
degli Indios in Perú.
1630: “Hernandarias publica”, in Paraguay le prime ordinanze
in difesa degli Indios.
1969: Scoppia la “guerra del football” tra Salvador e Honduras.
136
15Martedì
15
Is 7,1-9 / Sal 47
Mt 11,20-24
Bonaventura
1972: Héctor Jurado, pastore metodista, martire del popolo
uruguayano.
1976: Il missionario Rodolfo Lunkenbein e il cacique bororo Lorenzo
Simão, martiri del popolo indio, Brasile.
1981: Misael Ramírez, contadino animatore di comunità,
martire della giustizia in Colombia.
1991: Julio Quevedo Quezada, catechista di El Quiché, assassinato dalle forze di sicurezza in Guatemala.
16 Mercoledì
16
Is 10,5-7.13-16 / Sal 93
Mt 11,25-27
Carmen
1750: Il missionario José Gumilla, difensore degli Indios, cultore
delle lingue indigene in Venezuela.
1982: I “senzatetto” occupano 580 case a Santo André, San
Paolo, Brasile.
2000: Muore Elsa M. Chaney (*1930), nota femminista statunitense per i suoi studi sulle donne in America Latina.
17 Giovedì
17
18 Venerdì
18
19 Sabato
19
Las Casas
Mi 2,1-5 / Sal 9
Is 26,7-9.12.16-19 / Sal 101
Is 38,1-6.21-22.7-8 / Is 38
Mt 12,14-21
Mt 11,28-30 Bruno, Federico
Mt 12,1-8 Felice di Verona
Alessio, Bartolomé de las Casas
1566: † Bartolomé de Las Casas, 82 anni, profeta difensore 1872: Muore il grande indio zapoteca Benito Juárez.
1824: Fucilazione di Itúrbide, imperatore del Messico.
1976: I sacerdoti Carlos de Dios Muria e Gabriel Longueville, 1979: Trionfo della Rivoluzione Sandinista.
della Causa degli Indios e dei Neri.
1976: Martiri operai dell’impresa agricola Ledsma, Argentina.
sequestrati e uccisi, martiri della giustizia a La Rioja,
Luna calante: 02h08m in Ariete
Argentina.
1980: Cruento golpe militare in Bolivia, al comando del
generale Luis García Meza.
luglio
20
20
Domenica 16ª tempo ordinario
Sap 12,13.16-19 / Sal 85
Rm 8,26-27 / Mt 13,24-43
Severa
1500: Bolla reale ordina di porre in libertà gli Indios, venduti
come schiavi in Spagna, e di ricondurli nelle Indie.
1810: Indipendenza della Colombia. Festa nazionale.
1923: Viene assassinato Doroteo Arango, «Pancho Villa»,
generale rivoluzionario messicano.
1969: Il comandante Neil Amstrong dell’Apollo XI è il primo
uomo a mettere piede sulla Luna.
1981: Massacro di Coyá, Guatemala: 300 morti, donne,
vecchi e bambini.
137
21 Lunedì
21
22 Martedì
22
luglio
Mi 6,1-4.6-8 / Sal 49
Ct 3,1-4 / Sal 62
Lorenzo da Brindisi
Mt 12,38-42 Maria Maddalena
Gv 20,1.11-18
1980: Wilson de Souza Pinheiro, sindacalista per i contadini 1980: Il sacerdote Jorge Osczar Adur, ex presidente della
poveri, ucciso a Brasiléia (AC), Brasile.
JEC, e i seminaristi Raúl Rodríguez e Carlos Di Pietro
1984: Il seminarista Sergio Alejandro Ortíz muore in
desaparecidos in Argentina.
Guatemala.
1987: Alejandro Labaca, Vicario de Aguaricó, e la missionaria
Inés Arango muoiono nella selva ecuadoriana.
138
23Mercoledì
23
Ger 1,1.4-10 / Sal 70
Brígida di Svezia
Mt 13,1-9
1978: Mario Mujía Córdoba, “Guigui”,operaio, maestro, agente
della pastorale, martire in Guatemala.
1983: Il catechista Pedro Angel Santos, martire della fede e
della solidarietà col suo popolo salvadoregno.
1987: Martiri contadini a Jean-Rabel, in Haití.
1983: Otto bambini di strada uccisi da uno squadrone della
morte mentre dormivano nella piazza della chiesa della
Candelaria di Rio de Janeiro.
24 Giovedì
24
Simón Bolívar
Ger 2,1-3.7-8.12-13 / Sal 35
Cristina
Mt 13,10-17
1783: Nasce Simón Bolivar a Caracas.
1985: Ezequiel Ramin, comboniano, martire per la terra,
difensore degli “occupanti” a Cacoal, Rondônia, Brasile.
25Venerdì
25
At 4,33;5,12.27-33;12,2 / Sal 66
Giacomo
2Cor 4,7-15 / Mt 20,20-28
1524: Nasce Santiago de los Caballeros, Guatemala.
1567: Fondazione di “Santiago de León de Caracas”.
1898: Gli USA invadono Puerto Rico.
1901: Gli USA impongono a Cuba l’emendamento Platt (la
base di Guantánamo).
1952: Puerto Rico viene proclamato “Stato Libero Associato”
degli USA.
1976: Wenceslao Pedernera, contadino, dirigente pastorale,
martire a Rioja, Argentina.
1980: Il seminarista José Othomaro Cáceres e i 13 compagni
martiri in Salvador.
1981: Angel Martínez Rodrigo, spagnolo, e Raúl José Léger,
canadese, martiri in Guatemala.
1983: Luis Calderón e Luis Solarte, militanti, martiri della
lotta dei “senzatetto” di Popayán, Colombia. 30 anni.
26 Sabato
26
Ger 7,1-11 / Sal 83
Gioachino e Anna
Mt 13,24-30
1503: Il cacique Quibian (Panama) distrugge la città di Santa
María, fondata da Colombo.
1927: Primo bombardamento aereo della storia del Continente, da parte USA, contro Ocotal, Nicaragua, dove
Sandino aveva sostato poche ore prima.
1953: Assalto alla caserma Moncada a Cuba.
Luna nuova: 22h42m in Leone
luglio
27
27
Domenica 17ª tempo ordinario
1Re 3,5.7-12 / Sal 118
Rm 8,28-30 / Mt 13,44-52
Natalia
1909: «Settimana tragica» a Barcellona, di rivendicazioni
operaie fortemente represse.
Finisce il Ramadan
139
28 Lunedì
28
29 Martedì
luglio
Ger 13,1-11 / Dt 32
1Gv 4,7-16 / Sal 33
Mt 13,31-35 Marta
Gv 11,19-27
Nazaro, Johann Sebastian Bach,
Heinrich Schütz e G.F. Handel
Maria, Marta e Lazzaro di Betania, Olaf
1821: Indipendenza del Perú Festa nazionale.
1980: Massacro di 70 contadini a San Juan Cotzal, in
Guatemala.
1981: Assassinio del sacerdote Stanley Francisco Rother
(USA), dopo 13 anni di servizio ai poveri di Santiago
de Atitlán, Guatemala.
140
30Mercoledì
30
Ger 15,10.16-21 / Sal 58
Mt 13,44-46
Pietro Crisologo
1502: Colombo arriva in Honduras.
1811: Fucilazione di Miguel Hidalgo, parroco di Dolores,
eroe dell’indipendenza del Messico.
1958: La polizia di Batista uccide per strada Frank País, leader
studentesco e dirigente laico della Seconda Chiesa
Battista di Cuba, coinvolto nella lotta rivoluzionaria.
31 Giovedì
31
1
1
Venerdì
2
2
Sabato
Ger 18,1-6 / Sal 145
Ger 26,1-9 / Sal 68
Ger 26,11-16.24 / Sal 68
Mt 13,47-53 Alfonso Mª de Liguori
Mt 13,54-58 Eusebio di Vercelli
Mt 14,1-12
Ignazio di Loyola
1997: Foro dei Movimenti di sinistra di A.L. a San Paolo.
1920: Gandhi lancia in India la campagna di disobbedienza 1981: Il sacerdote Carlos Pérez Alonso, apostolo degli
civile.
infermi e dei carcerati, combattente per la giustizia,
desaparecido in Guatemala.
1975: La studentessa diciottenne Arlen Siu, militante
cristiana, martire nella rivoluzione nicaraguense.
1979: Massacro di Chota, Perù.
agosto
3
3
Domenica 18ª tempo ordinario
Is 55,1-3 / Sal 144
Rm 8,35.37-39 / Mt 14,13-21
Lidia
1492: Colombo salpa da Palos de la Frontera nel primo
viaggio verso le Indie occidentali.
1980: Massacro di minatori a Caracoles, Bolivia, dopo il
colpo di stato: 500 morti:
1999: Ti Jan, sacerdote impegnato nella causa dei poveri,
viene ucciso a Puerto Principe, Haiti.
141
Patria Grande, Libertà!
Marcelo BARROS
Recife, PE, Brasile
È sempre più chiaro che dobbiamo, sì, difendere
le libertà individuali, ma che la radice di tali libertà è
l’instaurazione di un sistema sociale e politico giusto,
al servizio della vera liberazione delle persone emarginate ed escluse dal sistema dominante. È ciò che
senza dubbio, dall’inizio del XXI secolo, sta avvenendo
in America Latina, in maniera specifica in alcuni Paesi
in cui si vive un processo sociale e politico nuovo e
in funzione delle libertà sociali e culturali dei nostri
popoli.
Il sociologo portoghese Boaventura de Sousa Santos afferma: «L’America Latina è il Continente in cui il
socialismo del XXI secolo è entrato nell’agenda politica». E Boff: «È un nuovo progetto di Patria Grande,
come lo era agli inizi del XIX secolo il sogno di Simón
Bolívar, el libertador. Oggi, questo processo rivoluzionario, per quanto ancora embrionale e fragile, sta
assumendo un carattere originale e autoctono, ispirato alle culture degli antichi popoli del Continente».
È importante chiarirlo: questo processo non si
presenta allo stesso modo in tutto il Continente. Se
in molti Paesi non è ancora istituzionale né è espressione di una maggioranza nella società, in Paesi come
Bolivia, Ecuador e Venezuela è diventato un processo
politico governativo che conta sul sostegno e sulla
partecipazione della maggior parte del popolo, principalmente del popolo più povero e organizzato in associazioni civili. In Bolivia viene definito «insurrezione
indigena». In Ecuador è conosciuto come «rivoluzione
cittadina». Ma l’espressione che definisce meglio quello che di nuovo e popolare sta avvenendo in tutto il
Continente è quella usata in Venezuela: «rivoluzione
bolivariana».
Il bolivarismo fa riferimento alla lotta politica e
alla proposta liberatrice di Simón Bolívar e dei suoi
compagni, all’inizio del XIX secolo. Vi sono alcuni
Paesi che, per quanto non abbiano aderito chiaramente a questo nuovo processo sociale e politico, hanno
mosso alcuni passi in questa direzione. Ciò si deve
alla presenza di governanti più popolari e sensibili
alle aspirazioni dei più impoveriti, ma soprattutto alla
capacità di organizzazione e di articolazione dei movimenti sociali e di base. In questo secondo gruppo
142
possiamo collocare l’Uruguay, El Salvador, il Nicaragua
e il Paraguay negli anni del presidente Fernando Lugo.
Il Brasile sembrerebbe rientrare in questa linea. Di
fatto, a partire dal governo Lula, ha rotto con la politica imperialista nordamericana e ha promosso l’integrazione latinoamericana. Ma la politica economica
interna, per quanto abbia fortemente intensificato i
programmi sociali di assistenza ai poveri e ottenuto
una riduzione della povertà estrema nel Paese, continua a privilegiare i grandi capitali, favorendo i banchieri e privatizzando ospedali, porti e aeroporti. Una
politica chiaramente neoliberista non appartiene al
cammino bolivariano.
L’attuale processo sociale e politico dei Paesi che
accettano di percorrere questa nuova strada punta alla
liberazione da ogni tipo di colonialismo, propone la
radicalizzazione della democrazia con piena partecipazione popolare e allo stesso tempo dà almeno inizio
a una trasformazione socio-economica che recuperi
la proposta di giustizia e di distribuzione sociale
ispirata al Socialismo, per quanto sostenga metodi
diversi e nuovi rispetto ai regimi socialisti noti finora
nel mondo. Il riferimento a Bolívar è essenziale, come
nel caso della pianta che assorbe la linfa a partire
dalle sue radici. Si concretizza principalmente nella
proposta di integrazione continentale latinoamericana, oggi evidentemente realizzata in un modo e per
cammini diversi da quelli che erano possibili ai tempi
di Bolívar.
Alcuni analisti negano l’identificazione dell’attuale
bolivarismo latinoamericano con il socialismo, osservando come, pur essendo diverso dal capitalismo,
anche il socialismo consideri la dimensione economica come quella fondamentale, mentre il processo
bolivariano si basa sul buen-vivir, concetto comune
a vari popoli indigeni, in base a cui la ricerca della
vita piena deve essere l’obiettivo delle persone, delle
comunità e anche dello Stato. Nel piccolo regno del
Bhutan, in Asia, lo Stato ha assunto come indicatore
del progresso del Paese l’«indice di felicità interna
lorda» ( ). Si può affermare che il processo bolivariano proponga lo stesso obiettivo a partire dalle culture
indigene e autoctone.
Oggi diventa realtà quello che, nel XIX secolo, Bolívar e José Martí espressero come anelito profondo e
come progetto per il futuro. Attualmente, la Comunità
degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (CELAC) e
l’Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR), insieme all’ALBA e ai suoi organismi economici, culturali e
sociali, concretizzano l’ideale della «Patria Grande»,
«Nostra America». Solo ora, dopo 200 anni, il nostro
Continente riesce a superare le tre tappe del processo
di indipendenza per raggiungere la vera libertà sociale
e politica.
1. La liberazione dal colonialismo
Solamente adesso la maggior parte dei nostri
Paesi si è liberata dal colonialismo nordamericano ed
europeo. Vi sono ancora alcuni Paesi che vivono tale
dipendenza coloniale, ma quelli legati al bolivarismo
hanno già spezzato la catena che impediva la libertà.
Normalmente, gli interessi stranieri nei Paesi si giustificano come aiuti economici. Vari dei nostri Paesi
hanno detto basta. E allo stesso modo hanno operato
una rottura con l’ideologia militarista e guerrafondaia
imposta dagli Stati Uniti al nostro
Continente. Fino a poco tempo fa, con il pretesto
di collaborare alla politica anti-droga, gli Stati Uniti
potevano contare su varie basi militari nei nostri
Paesi. L’Ecuador, il Paraguay e la Bolivia si sono opposti. Il presidente dell’Ecuador Rafael Correa ha dichiarato: «Sarò a favore della presenza di basi militari
degli Stati Uniti nel nostro territorio, quando essi ci
permetteranno di avere basi militari ecuadoriane in
territorio nordamericano». Il bolivarismo propone un
altro modo di concepire la sicurezza sociale e la difesa
nazionale. I nostri Paesi sono diventati multi-etnici e
multi-culturali.
2. Radicalizzazione della democrazia sociale e politica
Per quanto in forma ancora embrionale e diseguale, i Paesi bolivariani approfondiscono la democrazia
sociale e politica come elemento essenziale di questo
nuovo tipo di socialismo. Con tutti i limiti della democrazia formale, l’opzione delle persone impegnate
nel processo bolivariano è stata quella di andare oltre
le strutture della democrazia occidentale, ma partendo
da esse e rispettandole. Tutti i Paesi che percorrono
questo cammino lo fanno attraverso elezioni generali
e trasparenti. Diversi Paesi sperimentano una democrazia più civile e popolare. La base di questo processo è la libertà di espressione e di partecipazione
delle comunità tradizionali, dei neri, degli indigeni e
dei contadini. In vari Paesi, la nozione di Buen Vivir,
come ideale di una vita in pienezza, orienta le responsabilità e i doveri dello stesso Stato.
Per rendere possibile una maggiore libertà di
espressione da parte delle basi, il processo bolivariano privilegia l’educazione. L’ONU ha già dichiarato
il Venezuela libero dall’analfabetismo e per tutto il
Paese circoli bolivariani di studio mantengono una
formazione permanente per le persone dei campi e
delle città. Ecuador e Bolivia hanno dato la priorità
alle campagne di educazione degli adulti e i risultati
sono sorprendenti. Questa campagna di educazione
viene accompagnata da una maggiore attenzione alla
salute popolare, alla sicurezza alimentare e al diritto
ad un’abitazione degna. Alcuni Paesi presentano programmi speciali per l’inclusione sociale dei giovani.
3. Verso la costruzione di un vero socialismo
Si può dire che la terza tappa del processo bolivariano sia appena cominciata. Solo anni dopo l’avvio
del processo, gli Stati bolivariani hanno potuto dare
inizio alla lotta contro il Capitalismo predatore in direzione di un socialismo più giusto e solidale. L’UNESCO e altri organismi internazionali hanno dichiarato
che, in America Latina, il Venezuela è stato il Paese
che è riuscito meglio a superare la disuguaglianza
sociale e a promuovere l’uguaglianza tra i cittadini.
Tanto in Venezuela come in Ecuador e in Bolivia, nuove Costituzioni hanno garantito la riforma agraria e
condizioni di lavoro più giuste e hanno imposto limiti
al capitale economico. Lo Stato assume il compito di
difendere i più deboli, garantendo loro il diritto di
essere loro stessi soggetti del processo sociale.
Bolivarismo e libertà spirituale
La sfida teologica del Bolivarismo ci chiama a
riprendere in altri termini ciò che in America Latina
abbiamo vissuto negli anni ‘90, con la proposta di una
spiritualità macroecumenica contro il neoliberismo.
I movimenti bolivariani e le alternative concrete che
questo processo ha suscitato (UNASUL, ALBA, Banco
del Sur...) sono oggi pratiche che incidono realmente
contro il capitalismo neoliberista colonialista che
ancora tenta di dominarci. È chiaro che dietro questa
resistenza e queste nuove iniziative debba esserci una
mistica. Questa mistica del Bolivarismo è oggi un’attualizzazione concreta di questa spiritualità macroeq
cumenica contro il liberismo attuale.
143
Luglio
2014
L M X G
1 2 3 7 8 9 10
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V S
4 5
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31
145
4
4
Lunedì
5
5
Martedì
agosto
Enrique Angelelli
Ger 28,1-17 / Sal 118
Ger 30,1-2.12-15.18-22 / Sal 101
Giovanni Mª Vianney
Mt 14,13-21
Mt 14,22-36
1849: Anita Garibaldi, eroina brasiliana, combattente per la 1499: Alonso de Ojeda giunge a La Guajira, Colombia.
libertà in Brasile, Uruguay e Italia.
1976: Enrique Angelelli, vescovo di La Rioja, Argentina,
profeta e martire dei poveri.
1979: Il sacerdote Alirio Napoléon Macías, mitragliato
sull’altare, martire in Salvador.
1982: Le autorità di Salvador, in Brasile, distruggono il
“terreiro” Casa Blanca (o liê Axé lam Nasso – Oka),
primo luogo delle danze degli schiavi.
2006: Julio Simón, condannato per terrorismo di Stato: primo
caso dopo l’annullamento delle leggi che discolpavano
i militari, Argentina.
Luna crescente: 00h49m in Scorpione
146
6
6
Mercoledì
Dn 7,9-10.13-14 / Sal 96
Trasfigurazione
2Pt 1,16-19 / Mt 17,1-9
1325: Fondazione di Tenochtitlán (Messico, DF).
1538: Fondazione di Santa Fe de Bogotá.
1524: Battaglia di Junín.
1825: Indipendenza della Bolivia. Festa nazionale.
1945: Gli USA sganciano l’atomica su Hiroshima.
1961: Nasce la Alianza para el Progreso, Punta del Este.
1962: Indipendenza di Jamaica. Festa nazionale.
1978: Muore Paolo VI.
2000: Detenuto in Italia il maggiore Jorge Olivera, per la
scomparsa di una giovane francese durante la dittatura
militare argentina.
7
7
Giovedì
Ger 31,31-34 / Sal 50
Sisto e Gaetano
Mt 16,13-23
1819: Con la vittoria di Boyacá, Bolívar apre il cammino alla
liberazione di Nueva Granada.
1985: Il pastore evangelico Christopher Williams, martire
della fede e della solidarietà in Salvador.
8
8
Venerdì
Na 2,1-3;3.1-3.6-7 / Int. Dt 32
Domenico di Guzman
Mt 16,24-28
1873: Nasce Emiliano Zapata, dirigente contadino della
Rivoluzione Messicana.
1997: Sciopero generale in Argentina, con il 90% di adesione.
2000: La Corte Suprema del Cile ritira l’immunità parlamentare all’ex dittatore Pinochet.
9
9
Sabato
Hb 1,12-2,4 / Sal 9
Edith Stein
Mt 17,14-20
1945: Gli USA sganciano l’atomica su Nagasaki.
1984: Eduardo Alfredo Pimentel, militante cristiano per i diritti
umani e contro la dittatura argentina.
1991: Miguel Tomaszek e Zbigniew Strzalkowski, francescani,
testimoni di pace e giustizia, Perù.
1995: A Corumbiara, Rondônia, in Brasile, in uno scontro
coi lavoratori senza terra, la Polizia Militare uccide 10
lavoratori e arresta 192 persone.
2000: Muore Orlando Orio, desaparecido, testimone, profeta,
nella Chiesa impegnata in Argentina.
2007: La più grande banca francese, BNP Paribas, blocca tre fondi
d’investimento: inizio della crisi economica mondiale.
Giornata ONU dei popoli indígeni
agosto
10
10
Domenica 19ª tempo ordinario
1Re 19,9a.11-13a / Sal 84
Rm 9,1-5 / Mt 14,22-33
Lorenzo
1809: Primo grido di indipendenza in America Latina
continentale, in Ecuador. Festa nazionale.
1974: Il domenicano brasileiro Tito de Alencar, torturato fino
a indurlo al suicidio, in Francia.
1977: Jesús Alberto Páez Vargas, leader del movimento
comunale, padre di quattro figli, sequestrato e
desaparecido in Perù.
Luna piena: 18h09m in Aquario
147
11Lunedì
11
12 Martedì
12
13 Mercoledì
13
Ez 1,2-5.24-28c / Sal 148
Ez 2,8-3,4 / Sal 118
Ez 9,1-7;10,18-22 / Sal 112
Mt 17,22-27 Aniceto
Mt 18,1-5.10.12-14 Ponziano, Ippólito
Mt 18,15-20
Chiara d’Assisi
1992: Inizia la marcia di 3000 senza terra nel Rio Grande 1546: Muore a Salamanca Francesco de Vitoria.
1961: Costruzione del muro di Berlino.
do Sul, Brasile.
1976: 17 vescovi, 36 sacerdoti, religiosi e laici latinoame1997: Inizia la “crisi asiatica”, che si estenderà alle Borse
ricani arrestati mentre partecipano a una riunione a
di tutto il mondo.
Riobamba, Ecuador.
1981: IBM inizia il mercato dei personal computer, che
rivoluzionerà la vita umana.
1983: Margarita Maria Alves, presidente del Sindacato Rurale
di Alagoa Grande, Brasile, martire della terra. 25 anni.
Giornata internazionale ONU della Gioventù
148
14 Giovedì
14
Ez 12,1-12 / Sal 77
Mt 18,21-29
Massimiliano Kolbe
1816: Muore in carcere Francisco de Miranda, precursore
dell’indipendenza del Venezuela.
1983: † Alceu Amoroso Lima, “Tristão de Athayde”, scrittore,
filosofo, militante cristiano brasiliano.
1984: Martiri contadini in Pucayacu, nel dipartimento di
Ayacucho, Perù.
1985: Martiri contadini di Accomarca, nel dipartimento di
Ayacucho, Perù.
15 Venerdì
15
Ap 11,19a;12,1.3-6a.10ab / Sal 44
1Cor 15,20-27a / Lc 1,39-56
Assunzione
1914: Inaugurazione del Canale di Panamá.
1980: Assassinio di José Francisco dos Santos, presidente
del Sindacato dei Lavoratori Rurali a Corrientes
(PB), Brasile.
1984: Il leader sindacale Luis Rosales e i compagni martiri
per la giustizia tra gli operai dei campi di banane in
Costa Rica.
1989: María Rumalda Carney, catechista, del GAM,
dipartimento di Escuintla, Guatemala, catturata, e
desaparecida.
16 Sabato
16
Ez 18,1-10.13b.30-32 / Sal 50
Mt 19,13-15
Rocco, Stefano
1976: Coco Erbetta, catechista, universitario, martire delle
lotte del popolo argentino.
1993: Martiri indios yanomamis, a Roraima, Brasile.
2005: Viene assassinato Roger Schutz, fondatore del
movimento ecumenico di Taizé, Francia.
2006: † Alfredo Stroessner, dittatore paraguayano, accusato
di crimini contro l’Umanità, esiliato a Brasilia.
agosto
17
17
Domenica 20ª tempo ordinario
Is 56,1.6-7 / Sal 66
Rm 11,13-15.29-32 / Mt 15,21-28
Giacinto
1850: In Francia muore San Martín.
1997: Il movimento dei “Sem Terra” occupa due fattorie
a Pontal do Paranapanema, SP, Brasile.
Luna calante: 12h26m in Toro
149
18 Lunedì
18
19 Martedì
19
20Mercoledì
20
agosto
Ez 24,15-24 / Int. Dt 32
Ez 28,1-10 / Int. Dt 32
Ez 34,1-11 / Sal 22
Mt 19,16-22 Giovanni Eudes
Mt 19,23-30 Bernardo
Mt 20,1-16
Chiara da Montefalco
1527: Assassinio del cacique Lempira durante una conferenza 1991: Tentato colpo di stato in URSS.
1778: Nasce il generale Bernardo O’Higgins, patriota
di pace in Honduras.
cileno.
1952: Albeto Hurtado, sacerdote cileno, apostolo dei poveri.
1998: Gli USA bombardano l’Afghanistan e il Sudan.
Beatificato nel 1993.
1993: Martiri indios asháninkas a Tziriari, Perú.
2000: Due poliziotti militari di Rondônia riconosciuti colpevoli
del massacro di Corumbiara contro i senza terra in
Brasile.
150
21 Giovedì
21
22 Venerdì
22
23 Sabato
23
Ez 36,23-28 / Sal 50
Ez 37,1-14 / Sal 106
Ez 43,1-7a / Sal 84
Mt 22,1-14 Maria Regina
Mt 22,34-40 Rosa de Lima
Pio X
Mt 23,1-12
1948: Nasce il Consiglio Mondiale delle Chiese.
1971: Mauricio Lefevre, missionario oblato canadese, Giornata mondiale del Folklore.
1988: Il missionario evangelico e teologo svizzero 1975: Nasce in Paraguay l’Istituto Nazionale dell’Indio.
assassinato durante il colpo di stato in Bolivia.
Jürg Weis, martire della solidarietà in Salvador.
Giornata mondiale ONU della
memoria della tratta degli schiavi e sua abolizione
agosto
24
Domenica 21ª tempo ordinario
Is 22,19-23 / Sal 137
Rm 11,33-36 / Mt 16,13-20
Bartolomeo apostolo
1617: Rosa de Lima, patrona e prima santa canonizzata
dell’America.
1882: Muore l’abolizionista Luiz Gama.
1977: Primo congresso delle Culture Nere d’America.
1980: 17 dirigenti della confederazione Nazionale dell’Unità
Sindacale, catturati illegalmente e fatti sparire, mentre
erano riuniti nell’edificio Emaus del vescovado di
Escuintla, Guatemala.
151
25 Lunedì
25
26 Martedì
26
agosto
2Ts 1,1-5.11b-12 / Sal 95
2Ts 2,1-3a.14-17 / Sal 95
Mt 23,13-22 Alessandro di Bergamo
Mt 23,23-26
Giuseppe Calansanzio
Ludovico IX re di Francia
1968: Inaugurazione della Conferenza di Medellín.
1825: Indipendenza dell’Uruguay. Festa nazionale.
1977: Felipe de Jesús Chacón, contadino e catechista,
1991: Il missionario Alessandro Dordi Neuroni, martire della
assassinato dai militari in Salvador.
fede e della promozione umana in Perù.
2005: La Corte Suprema del Cile condanna l’ex dittatore
2009: La Procura degli USA decide di indagare casi di possibili
Pinochet.
torture della CIA sotto il governo Bush.
Luna nuova: 16h12m in Vergine
152
27 Mercoledì
27
1Ts 3,6-10.16-18 / Sal 127
Mt 23,27-32
Monica
1828: L’Accordo di Montevideo, voluto dalla Gran Bretagna,
assicura l’indipendenza dell’Uruguay.
1847: Il sovrintendente inglese e il re miskito annunciano
l’abolizione della schiavitù sulla Costa Atlantica del
Nicaragua.
1987: Il medico Héctor Abad Gómez, martire per la difesa
dei diritti umani a Medellín, Colombia.
1993: La legge 70/93 riconosce i diritti territoriali, etnici,
economici e sociali delle comunità nere della Colombia.
20 anni.
1999: Muore Mons. Hélder Câmara, fratello dei poveri, profeta
della pace, in Brasile.
28 Giovedì
28
29 Venerdì
29
30 Sabato
30
Jean-Marie Vincent
1Cor 1,26-31 / Sal 32
1Cor 1,1-9 / Sal 144
Ger 1,17-19 / Sal 70
Mt 25,14-30
Mt 24,42-51 Martirio di Giovanni Battista
Mc 6,17-29 Felice
Agostino
1994: Assassinio a Puerto Príncipe di Jean-Marie Vincent, 1533: “Battesimo ed esecuzione” di Atahualpa.
1985: 300 agenti del FBI invadono Puerto Rico e
religioso monfortano, impegnato per i diritti umani.
1563: Creazione della Real Audiencia di Quito.
arrestano più di una dozzina di manifestanti per
1986: Nonostante la proibizione del cardinale di Rio de
l’indipendenza.
Janeiro, si svolge il 3° Incontro dei Religiosi Seminaristi 1993: La polizia e uno squadrone della morte uccidono
e Sacerdoti Neri di Rio de Janeiro.
21 persone nella favela “do Vigário Geral”, a
Rio de Janeiro.
Giornata internazionale dei desaparecidos
(Amnistia Internazionale e FEDEFAM)
agosto
31
31
Domenica 22ª tempo ordinario
Ger 20,7-9 / Sal 62
Rm 12,1-2 / Mt 16,21-27
eonidas Proaño
Raimondo Nonnato
1925: I Marines USA pongono fine alla decennale occupazione di Haití.
1962: Indipendenza di Trinidad e Tobago.
1988: Muore Leónidas Proaño, vescovo degli Indios, a
Riobamba, Ecuador. 25 anni.
2011: Reinel Restrepo, parroco di Marmato (Caldas,
Colombia) leader dell’opposizione ai mega sfruttamenti
minerari, viene assassinato.
153
Poesia, arte, libertà
Paulo Gabriel López Blanco
Belo Horizonte, MG, Brasile
Libertà, libertà,
le tue ali su di noi dispiega
e che la voce dell’uguaglianza
sia sempre la nostra voce.
(Ritornello-Samba della Scuola di Samba Imperatrice Leopoldinese - 1989, Rio
de Janeiro. Compositori: Niltinho Tristeza, Preto Joia, Vicentinho e Jurandir)
Tutte le espressioni artistiche, qualunque sia la
loro forma – danza, cinema, arti plastiche, teatro,
poesia – sono sempre gesti creatori, nati dallo spirito
che abita in noi. E tutti i gesti creatori sono, in se
stessi, liberatori. L’arte incanta e incantando trasforma la vita. La parola detta con amore, questo è la
Poesia, afferma Rubem Alves.
Affinché ci sia libertà, prima bisogna sognarla. I
poeti sono i sognatori del popolo, sono loro, con i
mistici e i profeti, coloro che, liberando l’immaginazione, danno forma al futuro. È per questo che mistici,
pazzi, stregoni e poeti spaventano e fanno tremare i
poteri costituiti, quali essi siano. I poeti sono pericolosi.
Per sognare la libertà come prima cosa è necessario desiderarla. È dalla passione che nasce il desiderio.
Vivere appassionatamente la vita, questa è la sfida.
Avere qualcosa per cui vivere e morire, questo è l’unico modo per vivere e morire con dignità.
Gli artisti hanno antenne capaci di captare i segnali invisibili del desiderio collettivo. C’è, nell’anima
dell’artista, una sensibilità inesplicabile ma reale che
lo rende portavoce del popolo.
Il falso poeta parla di se stesso, quasi sempre in
nome degli altri. Il vero poeta parla con gli altri parlando con se stesso, dice Octavio Paz.
Prima che i sociologi, gli analisti politici, gli
economisti o qualsiasi altro professionista capiscano
i segnali di oppressione di un popolo, i poeti li intuiscono e li espongono nelle proprie opere. Questo
fa il Canto General di Pablo Neruda, annunciando ciò
che in seguito i sociologi chiameranno «Teoria della
154
dipendenza nell’America Latina». Ecco quindi l’opera
di Castro Alves Nave Negriera, che denuncia una società dedita alla schiavitù ed anche quella di Gilberto
Freire, con Casa Grande e Senzala, (luogo degli schiavi) in cui se ne espone il funzionamento. E in questa
direzione va anche l’opera di Rabindranath Tagore, il
più grande poeta indiano, ispiratore di un altro grande poeta, creatore di grandi gesti poetici e politici,
Gandhi.
- Prigioniero, dimmi, chi ha fabbricato queste pesanti catene che ti privano della libertà?
- Sono stato io, disse il prigioniero, io sono colui
che con cura ha forgiato queste catene.
Tutta la vera arte è sovversiva. «Si fa notte ma
io canto», scrisse Thiago de Mello e nella Canzone
dell’amore armato scrive anche:
Non voglio comporre un poema.
Voglio accendere una stella
per intrattenere la speranza
di Joel, un compagno
imprigionato.
Poesia che annuncia la libertà in tempi oscuri, di
dittatura e morte.
Un grande canto della letteratura brasiliana, Poema sporco, di Ferreira Gullar, è un fiume in piena che
esorcizza l’esilio e annuncia il nuovo giorno.
La parola proclamata, il tratto marcato, la musica
ascoltata e il corpo in movimento ritmico hanno un
potere catartico, liberatore.
Ascoltate la nona sinfonia di Beethoven, contemplate «Guernica» di Picasso, leggete l’Iliade di Omero
o il Canto a me stesso di Whitman, assistete a Dio e il
quando l’arcivescovo si aggiusta la mitria,
quando il retore riprende il suo madrigale
e lo smussa
ora…
quando il politico e il sociologo, il filosofo e
l’artista
virano a destra perché sembra che vinca
il tiranno,
molti penseranno che cullare questa poesia
in spagnolo sia una cattiva idea,
un’ impresa senza gloria, un gesto inopportuno
e pericoloso.
Il sistema educativo dovrebbe avere come obiettiNon so se sia pericoloso ma non è inopportuno.
vo primario sviluppare al massimo la creatività che c’è
La lotta per la libertà può essere pericolosa ma
nel profondo di ogni essere umano.
mai inopportuna.
Educare è liberare. Paulo Freire resta indispensabile. Dirsi, pronunciare la propria parola, questo è un
Il poeta brasiliano Paulo Leminski annunciava:
atto sovversivo e liberatore. La vera educazione deve
la poesia è la libertà del mio linguaggio. Ezra Pound
educare alla libertà. Ciò genera la coscienza critica.
affermava che la poesia, a causa del suo intenso gioco
Da questo deriva la paura dei dittatori e di tutti i
sistemi totalitari per gli artisti e i poeti. Anche i mi- di sonorità e immaginazione, sarebbe da inserire tra le
stici sono artisti e per questo pericolosi per qualsiasi arti plastiche.
La poesia, in quanto linguaggio, cerca il massimo
religione che si istituzionalizza. Non è un caso che il
della libertà creativa. Questa libertà – definitrice della
destino dei profeti, dei mistici, dei divinatori e dei
poeti, spesso, è stato un destino tragico: la croce, il propria arte poetica – si trasforma nella metafora
della libertà umana che si realizza anche nei limiti del
rogo, l’esilio o la prigione.
qui e ora, con un costante processo di attualizzazione
In questo tempo di tenebre e tristezza, dittatura dei diritti di cittadinanza.
Octavio Paz scrisse: Da quando sono adolescente
del mercato, è necessario salvare la dimensione poscrivo poesie e non ho smesso mai di scriverle. Ho
etica, la soggettività sovversiva, sapere se opporsi
voluto essere poeta e nulla più. Nei miei libri di prosa
all’alienazione collettiva che il sistema ci impone,
pecore fuori dalla mandria, ascoltare la propria anima, mi sono ripromesso di servire la poesia, giustificarla e
difenderla, spiegarla agli altri e me stesso. Presto scofare un cammino più difficile: Non uscire fuori di te,
rientra in te stesso, la verità sta nell’intimo dell’anima prì che la difesa della poesia, sottovalutata nel nostro
umana, disse Sant’Agostino – e la verità ci rende liberi secolo, era inseparabile dalla difesa della libertà. Da
questo nacque il mio estremo interesse per i problemi
e liberatori. Solo le persone libere possono liberare.
politici e sociali che hanno agitato il nostro tempo.
La poesia è sempre un’apertura all’infinito ed è per
Fu Gluber Rocha che disse: l’arte e la politica sono
questo che libera. Così cantò il poeta Agustin Garcia
cose assolute, è necessario scegliere e seguire la strada
Calvo:
scelta.
Ti voglio libero
Come ruscello che salta
Io dico: fate dell’arte un gesto politico, della
di roccia in roccia
politica una vera poesia… Solo così costruiremo
ma non mia.
questo «altro mondo possibile» che i popoli indigeni
chiamano Sumak Kawsay, che la Bibbia sogna come un
E scrisse anche, contro tutte le tirannie, Leon
paradiso infinito e per tutti, e che Gesù di Nazareth, il
Felipe:
più grande dei poeti, proclamò come il Regno di Dio,
Ora…
q
quando il soldato assicura bene l’elmetto alla testa, dove regnano la libertà e l’amore.
Diavolo nella terra del Sole di Glauber Rocha, e sperimenterete la bellezza inspiegabile, fonte della libertà
interiore. È vero ciò che dice San Paolo nella lettera ai
Galati: La Verità rende liberi. L’arte ci fa incontrare la
nostra verità. E per chi ha Fede nel Dio che dà la Vita,
Dio è la suprema Verità. Fu Sant’Agostino che cantò:
Tardi ti ho amato, bellezza così antica e così nuova,
tardi ti ho amato. Poesia, bellezza e libertà, parole
diverse per esprimere la stessa verità: il Dio Onnipotente, Dio di tutti i popoli. Dio è libertà.
155
Agosto
L M X G
4 5 6 7
11 12 13 14
2014
Martedì
Lunedì
V S
1 2 8 9
15 16
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3
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17
L M X G V S D
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30 31
Giovedì
Mercoledì
1
2
3
4
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9
10
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16
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L M X G
1 2 6 7 8 9
13 14 15 16
V
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6
Ottobre
Domenica
Sabato
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5
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L M X G V S D
5
20 21 22 23 24 25 26
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27 28 29 30 31
19
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SETTEMBRE
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2
3
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5
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24
25
26
27
28
29
30
157
1
1
Lunedì
2
2
Martedì
3
3
Mercoledì
settembre
1Cor 2,1-5 / Sal 118
1Cor 2,10b-16 / Sal 144
1Cor 3,1-9 / Sal 32
Lc 4,16-30 Antolín, Elpidio
Lc 4,31-37 Gregorio Magno
Lc 4,38-44
Egidio
Notte dell’ascensione di Maometto: portato da La Mecca a
1759:
Lisbona
espelle
i
Gesuiti
dalla
sua
colonia,
accusandoli
Luna crescente: 11h11m in Sagittario
Gerusalemme, dove salì al cielo.
di “usurpazione dello Stato del Brasile”
1971: Julio Spósito Vitali, studente di 19 anni, militante
1976: Muore Ramón Pastor Bogarín, vescovo, profeta della
cristiano, martire delle lotte del popolo uruguaiano,
Chiesa in Paraguay.
assassinato dalla polizia.
1976: Inés Adriana Coblo, militante metodista, martire della
causa dei poveri a Buenos Aires.
1978: Nasce il gruppo di Unione e Coscienza Nera, dopo
quello degli Agenti di Pastorale Neri.
1979: Il contadino Jesús Jiménez, delegato della Parola, martire
della Buona Novella ai poveri, El Salvador.
158
4
4
Giovedì
5
5
Venerdì
6
6
Sabato
1Cor 4,6b-15 / Sal 144
1Cor 3,18-23 / Sal 23
1Cor 4,1-5 / Sal 36
Lc 6,1-5
Lc 5,1-11 Lorenzo Giustiniani
Lc 5,33-39 Umberto Zaccaria
Rosa di Viterbo
Albert Schweitzer
1972: La censura proibisce la pubblicazione in Brasile di 1839: Impiccagione di Manuel Congo, capo del Quilombo
notizie sull’amnistia internazionale.
1970: Trionfo elettorale di Unità Popolare, in Cile.
nella Serra do Mar, distrutto da quello che sarà il futuro
1984: Il sacerdote missionario francese Andrés Jarián ucciso 1983: I disoccupati occupano l’Assemblea Legislativa di
Duca di Caxias, Brasile.
San Paolo.
dalla polizia che spara contro la popolazione a La
1995: 2.300 Senza Terra occupano la hacienda Boqueirão,
Victoria, Santiago, Cile.
Brasile. Verranno espulsi.
1995: Conferenza Mondiale di Pechino sulla Donna.
2005: Il giudice Urso condanna Jorge Videla e altri 17
repressori della dittatura militare argentina.
settembre
7
7
Domenica 23ª tempo ordinario
Ez 33,7-9 / Sal 94
Rm 13,8-10 / Mt 18,15-20
Regina
1822: Indipendenza del Brasile. Grido di Ipiranga. “Grido
degli Esclusi”, in Brasile.
1968: Chiusura della 2ª Conferenza del CELAM a Medellín.
1981: Assemblea Nazionale per la nascita del Gruppo di
Unione e Coscienza Nera.
159
8
8
Lunedì
9
9
Martedì
10Mercoledì
settembre
1Cor 6,1-11 / Sal 149
1Cor 7,25-31 / Sal 44
Mi 5,1-4a / Sal 12
Lc 6,12-19 Nicola da Tolentino
Mt 1,1-16.18-23 Pietro Claver
Lc 6,20-26
Natività di Maria
1522: Juan Sebastián Escano compie il primo giro 1613: Rivolta di Lari Qäxa, Bolivia. (Aymaras, quechuas 1924: I Marines occupano diverse città dell’Honduras per apaffrontano gli spagnoli).
poggiare un candidato presidenziale gradito agli USA.
del mondo.
1943: In Italia cessa la guerra fascista e l’alleanza con 1654: Pedro Claver, apostolo degli schiavi neri a Cartagena, 1984: Policarpo Chem, delegato della Parola e catechista,
Colombia.
sequestrato e torturato dalle forze di sicurezza a
la Germania nazista.
Verapaz, Guatemala.
1974: Ford concede a Nixon “perdono pieno e assoluto 1990: Suor Hildegard Feldman e il catechista Ramón Rojas,
martiri del servizio ai contadini colombiani.
per tutti i delitti commessi durante la presidenza”.
Luna piena: 01h38m in Pesci
Giornata internazionale della alfabetizzazione
160
11 Giovedì
11
1Cor 8,1b-7.11-13 / Sal 138
Lc 6,27-38
1973: Colpo di stato in Cile contro Allende.
1981: Sebastiana Mendoza, india, catechista, martire della
solidarietà in Guatemala.
1988: Martiri della chiesa di San Juan Bosco, a Puerto
Príncipe, Haiti.
1990: L’antropologa Myrna Mack, combattente per i diritti
umani, uccisa in Guatemala.
2001: Attentato terrorista alle Torri Gemelle di New York.
12 Venerdì
12
1Cor 9,16-19.22b-27 / Sal 83
Lc 6,39-42
Nome di Maria
1977: Martirio di Steve Biko nella prigione del regime bianco
del Sud Africa.
1982: Il catechista Alfonso Acevedo, martire del servizio ai
rifugiati in Salvador.
1989: Valdicio Barbosa dos Santos, sindacalista rurale di
Pedro Canário (ES), Brasile.
2001: Il giorno dopo l’attacco alle Torri Gemelle, Barbara Lee,
congressista della California, vota contro i poteri speciali
a Bush per invadere l’Afghanistan.
13 Sabato
13
1Cor 10,14-22 / Sal 115
Lc 6,43-49
Giovanni Crisostomo
1549: Juan de Betanzos ritratta la sua affermazione
che gli Indios non fossero umani.
1589: Sanguinosa rivolta mapuche in Cile.
1978: L’ONU approva una risoluzione che afferma il diritto
di Puerto Rico all’indipendenza e autodeterminazione.
1980: Premio Nobel per la Pace ad Adolfo Pérez Esquivel, architetto argentino, arrestato e torturato.
settembre
14
14
Esaltazione della Croce
Nm 21,4b-9 / Sal 77
Fil 2,6-11 / Gv 3,13-17
1856: Battaglia di San Jacinto. Sconfitta dei filibustieri.
1992: I Assemblea del Popolo di Dio (APD). Viene
coniato il termine «macroecumenismo».
161
15 Lunedì
15
16 Martedì
settembre
Hb 5,7-9 / Sal 30
1Cor 12,12-14.27-31a / Sal 99
Gv 19,25-27 Cornelio e Cipriano
Lc 7,11-17
Maria Addolorata
1501: Il Re di Spagna autorizza il governatore dei Caraibi
1810: “Grito de Dolores”, in Messico.
a introdurre schiavi africani.
1821: Indipendenza del Centroamerica. Festa nazio1821: Indipendenza del Messico. Festa nazionale.
nale in tutti i Paesi della regione.
1842: Fucilazione, a San José di Costa Rica, di Fran- 1931: Nasce a San Paolo il Fronte Nero Brasiliano, chiuso
poi violentemente da Getúlio Vargas.
cisco de Morazán, unionista centroamericano.
1973: Il medico Arturo Hillerns, martire del servizio ai 1955: Rivolta civile-militare in Argentina che destituisce il
presidente costituzionale Perón.
poveri. Víctor Jara viene torturato e assassinato.
1983: Il gesuita Guadalupe Carney ucciso dall’esercito
Entrambi in Cile. 40 anni.
honduregno.
1974: Il sacerdote spagnolo Antonio Llidó, desaparecido, martire nelle prigioni del Cile.
Giornata mondiale ONU per la fascia d’ozono
1981: Pedro Pio Cortés, indio achí, delegato della
Luna calante: 02h05m in Gemelli
Parola, Baja Verapaz, Guatemala.
162
17 Mercoledì
1Cor 12,31-13,13 / Sal 32
Lc 7,31-35
Roberto Bellarmino
1645: Il domenicano Juan Macías, testimone della fede e
servitore dei poveri nel Perù coloniale.
1980: Augusto Cotto, battista militante salvadoregno.
1981: John David Troyer, missionario menonita degli USA,
martire per la giustizia in Guatemala.
1982: Assassinio dei contadini Alirio, Carlos e Fabián
Buitrago, Giraldo Ramírez e Marcos Marín, catechisti
di Cocomá, Colombia.
1983: Julián Bac e Guadalupe Lara, martiri in Guatemala.
30 anni.
18 Giovedì
18
19 Venerdì
19
1Cor 15,1-11 / Sal 117
1Cor 15,12-20 / Sl 16
Lc 7,36-50 Gennaro
Lc 8,1-3
Giuseppe da Copertino
Dag Hammarskjold
1973: Juan Alsina, Omar Venturelli, e Etienne Marie Louis Pesle,
1810: Indipendenza del Cile. Festa nazionale.
assassinati dalla polizia di Pinochet, Cile. 40 anni.
1945: Getúlio Vargas permette l’immigrazione solo a persone 1983: Indipendenza di San Cristóbal y Nevis. 30 anni.
che “preservino e sviluppino l’ascendenza europea nella 1986: Charlot Jacqueline e i compagni martiri per l’educacomposizione etnica del Brasile”.
zione liberatrice ad Haiti.
1969: Il “Rosariazo”. Le forze di polizia sconfitte dalla 1994: Gli USA sbarcano ad Haiti per reinsediare il presidente
cittadinanza.
Jean Bertrand Aristide.
1973: Miguel Woodward Iriberri, parroco a Valparaíso, Cile, 1998: Il marista Miguel Angel Quiroga ucciso dai paramilitari
ucciso dalla dittatura di Pinochet. 40 anni.
a Chocó, Colombia.
1998: Miguel Angel Quiroga, marianista, assassinato dai 2001: Yolanda Cerón, direttrice della Pastorale Sociale di
paramilitari, Chocó, Colombia. 15 anni.
Tumaco, Colombia, assassinata.
20Sabato
20
1Cor 15,35-37.42-49 / Sal 55
Lc 8,4-15
Andrea Kim
1519: Ferdinando Magellano parte da Sanlúcar.
1976: Assassinio a Washington di Orlando Letelier. Dopo
quasi 20 anni viene riconosciuto colpevole il direttore
della DINA, Manuel Contreras.
1978: Il sacerdote Francisco Luis Espinosa e i compagni,
martiri a Estelí, Nicaragua. 35 anni.
1979: Apolinar Serrano, José López, Félix Salas e Patricia
Puertas, contadini e dirigenti sindacali, martiri in
Salvador.
settembre
21
21
Domenica 25ª tempo ordinario
Is 55,6-9 / Sal 144
Fil 1,20c-24.27a / Mt 20,1-6
Matteo
1526: Il primo Europeo giunge alle coste dell’Ecuador.
1956: Il dittatore Anastasio Somoza muore ad opera di
Rigoberto López Pérez, a León, Nicaragua.
1973: Il salesiano cileno Gerardo Poblete Fernández, assassinato a Iquique dalla dittatura di Pinochet.
1981: Indipendenza del Belize.
Giornata internazionale ONU della Pace
163
22 Lunedì
22
23Martedì
23
settembre
Pr 3,27-34 / Sal 14
Pr 21,1-6.10-13 / Sal 118
Lc 8,16-18 Lino e Tecla
Lc 8,19-21
Fiorenzo
1862: Liberazione giuridica degli schiavi in USA.
1868: Il “grito de Lares” (Puerto Rico): Ramón E. Betances
1977: L’avvocato popolare Eugenio Lyra Silva, martire della
inizia il movimento indipendentista e di emancipazione
giustizia a Santa María da Vitória, Brasile.
dalla schiavitù.
1905: Muore Francisco de Paula Victor, Nero, considerato
santo dalla comunità nera brasiliana.
1973: Muore Pablo Neruda. 40 anni.
1989: Henry Bello Ovalle, militante, martire della solidarietà
con i giovani, Bogotá, Colombia.
1993: L’operaio universitario Sergio Rodríguez, martire per
la giustizia in Venezuela.
2008: «Giorno del superamento». Iniziamo a consumare il
30% in più delle risorse disponibili nel pianeta.
Equinozio, di primavera al Sud,
e di autunno al Nord, alle 04h29m.
164
24 Mercoledì
24
Pt 30,5-9 / Sal 118
Lc 9,1-6
Maria della Mercede
1553: Esecuzione di Caupolicán, capo mapuche.
1810: Il Vescovo di Michoacán scomunica Miguel Hidalgo, parroco di Dolores, per aver richiamato all’Indipendenza.
1976: Indipendenza di Trinidad y Tobago.
1976: La studentessa operaia Marlene Kegler martire
della fede e del servizio tra gli universitari di La Plata,
Argentina.
Luna nuova: 06h13m in Bilancia
25 Giovedì
25
26 Venerdì
26
Q 3,1-11 / Sal 143
Q 1,2-11 / Sal 89
Lc 9,18-22
Lc 9,7-9 Cosma e Damiano
Sergio de Radonez
1849: Impiccagione di Lucas de Feira, schiavo nero fuggitivo, 1974: I contadini Lázaro Condo e Cristóbal Pajuña, martiri
del popolo ecuadoregno, leaders cristiani delle loro
capo dei sertanejos, abitanti del Sertão.
1963: Golpe militare promosso dagli USA nella Repubblica
comunità in lotta per la riforma agraria, assassinati a
Riobamba, Ecuador.
Dominicana. Deposizione di Bosh, favorevole alla
rivoluzione cubana.
Anno nuovo ebraico: 5775
27 Sabato
27
Q 11,9-12 / Sal 89
Lc 9,43b-45
Vincenzo de Paoli
Giorno di Enriquillo, cacique quisqueyano che resistette alla
conquista spagnola nella Repubblica Domenicana.
1979: Guido León dos Santos, eroe della classe operaia, ucciso
dalla repressione a Minas, Brasile.
1990: Suor Agustina Rivas, religiosa del Buen Pastor, martire
a La Florída, Perù.
settembre
28
28
Domenica 26ª tempo ordinario
Ez 18,25-28 / Sal 24
Fil 2,1-11 / Mt 21,28-32
Venceslao e Lorenzo
551a.C.: Nascita di Confucio in Cina.
1569: Casiodoro de Reina dà alle stampe la sua traduzione
della Bibbia.
1885: Legge brasiliana del “sexagenario”, con l’effetto di
mettere in strada gli schiavi neri con oltre 60 anni,
aumentando il numero dei mendicanti.
1871: Legge brasiliana del “ vientre libre”, separa i neonati dai
genitori che restano schiavi, dando il via al fenomeno
dei bambini abbandonati.
1990: Pedro Martínez e Jorge Euceda, giornalisti mili­tanti,
martiri della verità in Salvador.
165
Liberazione e «decolonialità»
Rolando Vázquez
Messico DF, Messico - L’Aia, Olanda
La cosiddetta «opzione decoloniale» porta con sé
un’idea di liberazione che associa la comprensione
delle forme storiche di dominazione e il riconoscimento della dignità delle alternative messe sotto silenzio.
Indica che la globalizzazione del capitale, della logica del profitto sulla vita, ha inizio con la conquista
europea di Abya Yala, i territori che il conquistatore
chiamò «America». Questo processo di conquista
segna la nascita della modernità, ossia del progetto
di civilizzazione dominante centrato in Europa, nell’
«Occidente».
Da questa interpretazione della storia si può
comprendere, da un lato, la continuità del sistema di
dominio, dalla conquista fino al capitalismo globale
dei nostri giorni. L’opzione «decoloniale» ci dice che
non c’è modernità senza «colonialità» (A. Quijano, E.
Dussel y W. Mignolo). Questo vuol dire che nel mondo dominato dal modello occidentale non vi è stato
progresso senza violenza, sviluppo senza povertà.
La «colonialità» serve a definire il lato oscuro della
modernità. Questa definizione ci permette di constatare che i processi di rimozione, d’impoverimento, di
sradicamento non sono estranei al modello storico
della modernità occidentale, ma che invece lo costituiscono. Nel sorgere del mercato mondiale nella colonia
vediamo che la schiavitù coloniale afferma la logica
del profitto al di sopra della vita umana. In altre parole, la schiavitù coloniale palesa in tutta la sua brutalità il processo della disumanizzazione e della morte al
servizio del profitto. Mentre la modernità occidentale
si autoproclama in difesa dell’uguaglianza, essa stessa
ha portato nel suo interno la colonialità, la distruzione della vita.
Accade lo stesso nel rapporto con la natura. Il
modello dell’economia mondiale moderna si regge
sull’estrazione, una forma nella quale la natura è intesa come un oggetto, come una risorsa per lo sfruttamento. La logica dell’estrazione, incentrata sul profitto, fluisce anche dall’origine dell’economia coloniale
fino ai megaprogetti del neoliberismo odierno. Torniamo a dire che non vi è modernità senza colonialità.
La devastazione della natura e l’impoverimento
delle comunità sono accompagnati dal discredito e
166
dalla diffamazione del sapere e delle forme di relazionarsi col mondo che non appartengono alla modernità occidentale. La conoscenza occidentale è parte
fondante del modello di dominio. La scienza moderna
chiama le altre conoscenze ignoranza, le arti moderne definiscono le altre folclore, e così via. Mentre la
modernità afferma la sua conoscenza come monopolio
della verità, la colonialità cancella e umilia gli altri
modi di conoscere.
Definire la colonialità ci permette di riflettere
sull’umiliazione e sulla rimozione come parti integranti della modernità, con i suoi modelli di sviluppo e
utopie di progresso. Così la colonialità fa sì che ci interroghiamo su quello che si sta perdendo. Quali sono
le forme di vita, i modi di relazionarsi col mondo, che
sono violentati dalla globalizzazione della modernità
occidentale? La domanda su ciò che si sta perdendo
è cruciale sulla via verso una liberazione che cerca di
aprire alternative plurime, nelle quali si ascoltino le
voci messe a tacere.
Verso questo punta l’Opzione Decoloniale. Decoloniale perché cerca di liberarsi dalla colonialità. Opzione perché non pretende di affermarsi come una nuova
universalità. Liberarsi dalla modernità / colonialità
significa valorizzare le molteplici forme di relazione
con il mondo che sono state infamate. Vediamo questa liberazione nel fiorire delle autonomie, come nel
caso delle comunità zapatiste in Chiapas, Messico.
L’opzione decoloniale non cerca un modello unico
di futuro, un’utopia nel senso moderno della parola,
bensì un mondo interculturale nel quale si celebri la
pluralità delle conoscenze e delle forme di vita.
Pensare sulla base della colonialità significa pensare secondo la sofferenza e l’esperienza viva di coloro
che sono stati umiliati e fatti oggetto di violenza da
parte della modernità. Pensare in chiave di colonialità
significa altrettanto riflettere contestualizzando storicamente i processi di destituzione e rimozione della
vita. Qui vediamo i vasi comunicanti fra l’opzione
decoloniale, la teologia della liberazione e la filosofia
interculturale. Tutti questi sono pensieri che cercano
di fondarsi e rendere visibile la realtà storica incalzante, la realtà che si concretizza nella vita delle comuni-
tà coartate, messe a tacere, impoverite dal modello di
civilizzazione dominante. Nell’esperienza e nel pensiero realizzati si trova la voce più chiara, la critica più
profonda e la speranza. La Teologia della Liberazione,
nelle sue riflessioni, ha dimostrato il valore di un
pensiero contestuale, storico e radicato nella vitale
esperienza di coloro che sono stati emarginati.
Quella degli zapatisti, come tante altre forme di
lotta, ci insegna che la dignità e l’autonomia sono la
via della speranza.
L’oppressione della modernità, del capitalismo
globale, è un’oppressione che passa attraverso la
frammentazione dei modi di vivere. Si tratta di un
modello che riconosce e riproduce soltanto un tipo di
soggetto, il soggetto economico, il soggetto che cerca il profitto personale. Questo soggetto economico
si è convertito nell’unità di misura dell’umano. È un
soggetto individualista che cerca il proprio utile e che
è in competizione con gli altri. La sua identificazione,
il suo senso di superiorità è costruito attraverso la
proprietà e attraverso l’appropriazione, il consumo.
Colui che non è in grado di accedere o accrescere le
sue forme di consumo deve fronteggiare il discredito
e il rigetto sociale. Così questo sistema chiama poveri
tutti coloro che non sono persone economiche, che
non sono individui consumatori. Chi vive in autonomia di fronte alle merci dei mercati globali è visto
come povero, le sue competenze sono squalificate
come ignoranze, quindi si prospetta che debba essere
sottoposto a progetti di sviluppo che lo integrino nel
mercato mondiale e lo convertano in uomo economico, in consumatore. Per il sistema moderno / coloniale il consumatore è l’unico tipo di soggetto pienamente riconosciuto.
Dobbiamo chiederci che cosa si sta perdendo
nell’imposizione del modello di accumulazione sia a
livello di corporazione, di Stato e di’individuo che
ricerca l’accumulo. Noi pensiamo che ciò che si sta
perdendo sono i rapporti, le relazioni. Il soggetto
esemplare, per i modelli di sviluppo, è il soggetto
individualizzato, l’individuo consumatore, è un soggetto che è stato scisso, sradicato, che ha perduto le
sue relazioni. L’individuo consumatore è un soggetto
isolato, separato dai suoi rapporti col mondo, con gli
altri, con la natura e con se stesso. Il suo rapporto
con il mondo è rimasto limitato a una relazione di
proprietà: per lui, il mondo è una serie di oggetti dei
quali ci si deve appropriare e che si devono consumare. È un mondo senza radici, senza memoria.
La modernità / colonialità ci si presenta dunque
come l’epoca della perdita delle relazioni, della perdita della capacità di relazionarsi. E qui stiamo ascoltando il pensiero dei popoli autoctoni, il cui concetto
del Sumak Kawsay, della vita nella pienezza, offre una
profonda filosofia del rapportarsi con gli altri, con noi
stessi, con la natura e il cosmo. Di fronte alla razionalità del pensiero moderno e al suo fondarsi sulla separazione soggetto-oggetto, il pensiero di Abya Yala ci
prospetta la «relazionalità». Così quando ci chiediamo
che cosa è in pericolo, possiamo dire che fondamentalmente si tratta del pensiero e della pratica viva
delle relazioni. Al giorno d’oggi nelle lotte sociali,
particolarmente in quelle dei popoli autoctoni, si sta
vivendo il pensiero della «relazionalità» come autonomia, come una guida per la liberazione.
Il modello di dominazione moderno / coloniale
ha segnato una lunga epoca di distruzione della «relazionalità». Da un lato, si tratta della perdita della
relazione del noi con gli altri, in cui la comunità è la
base del soggetto e non l’individualità; dove la relazione uomo-donna non è basata sulla separazione e
il dominio, ma sulla «relazionalità». Nell’ambito della
relazionalità la giustizia è pure l’orizzonte dei cosiddetti «femminismi indigeni». Dall’altro lato, vi è la
perdita della capacità relazionale con la natura, dove
la natura non può essere vista come oggetto né tanto
meno come merce. E infine abbiamo la perdita della
relazione interna con noi stessi. Questi tre livelli di
perdita della relazionalità, messi a raffronto, rivelano
la perdita della relazione dell’essere umano con la sua
cosmologia, una relazione nella quale il soggetto non
è più il centro del mondo, ma si riconosce radicato e
appartenente a una comunità e a una memoria, a una
natura che lo alimenta, lo ripara e lo precede, e a una
spiritualità che lo coinvolge e gli dà piena consapevolezza di una propria vita interiore in rapporto con la
memoria comunitaria e la natura, che lo precedono.
L’individuo consumatore, modello dell’umano nella
modernità capitalista, è il soggetto privo di radici che
ha perduto il senso del «noi», il rapporto vitale col
mondo e che sopravvive sulla superficie del desiderio,
senza interiorità né cosmologia.
Vista così, la liberazione è la lotta per dare digniq
tà al vivere in relazione.
167
Settembre
2014
L M X G V
1 2 3 4 5
8 9 10 11 12
15 16 17 18 19
Martedì
Lunedì
S
6
13
20
D
7
14
21
L M X G V S D
22 23 24 25 26 27 28
29 30
Giovedì
Mercoledì
1
2
6
7
8
9
13
14
15
16
20
21
22
23
27
28
29
30
168
L M X G V S D
L M X G V S D
1 2
17 18 19 20 21 22 23
3 4 5 6 7 8 9
24 25 26 27 28 29 30
10 11 12 13 14 15 16
3
Domenica
Sabato
Venerdì
4
Novembre
5
OTTOBRE
1
2
3
4
5
6
10
11
12
7
8
9
10
11
12
17
18
19
13
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15
16
17
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25
26
19
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21
22
23
24
31
25
26
27
28
29
30
31
169
29 Lunedì
29
ottobre
settembre
Dn 7,9-10.13-14 / Sal 137
Michele, Gabriele e Raffaele
Gv 1,47-51
1871: I benedettini, primo ordine che libera gli schiavi in
Brasile.
1906: Secondo intervento USA a Cuba, durerà due anni
e quattro mesi.
1992: La Camera brasiliana destituisce il presidente Collor.
170
30Martedì
30
Gb 3,1-3.11-17.20-23 / Sal 87
Girolamo
Lc 9,51-56
1655: Coronilla e i compagni caciques indios, martiri della
liberazione in Argentina.
1974: Carlos Prats, generale dell’esercito cileno, e la sua
sposa, martiri della democrazia in Cile.
1981: Honorio Alejandro Núñez, martire per il popolo
honduregno.
1991: Vicente Matute e Francisco Guevara, indios, martiri
per la terra in Honduras.
1991: L’universitario José Luis Cerrón, martire della
solidarietà tra i giovani di Huancayo, Perù.
1991: Colpo di stato contro il presidente costituzionale
Jean-Bertrand Aristide, Haiti.
1 Mercoledì
1
Gb 9,1-12.14-16 / Sal 87
Teresa di Gesù bambino
Lc 9,57-62
1542: Inizia la guerra dell’Araucanía.
1949: Trionfo della Rivoluzione in Cina.
1991: I militari depongono il presidente di Haiti, Aristide, e
compiono un massacro.
1992: Giulio Rocca, cooperante italiano, martire della
solidarietà in Perù.
Giornata mondiale degli anziani
Luna crescente: 20h32m in Capricornio
2
2
Giovedì
3
3
Venerdì
Gb 19,21-27 / Sal 26
Gb 38,1.12-21;40,3-5 / Sal 138
Angeli custodi
Lc 10,1-12 Gerardo
Lc 10,13-16
1869: Nasce il Mahatma Gandhi.
1980:Maria Magdalena Enríquez, battista, addetta stampa
1968: Massacro di Tlatelolco, nella Plaza de las Tres Culturas,
della Commissione dei Diritti Umani, impegnata nella
in Messico DF.
difesa dei diritti dei poveri, El Salvador.
1972: Invasione della United Brand Company nel territorio 1990: Riunificazione della Germania.
Brunka, Honduras.
1989: Jesús Emilio Jaramillo, vescovo di Arauca, Colombia,
martire del servizio.
1992: Repressione politica sugli arrestati di Carandirú, San
Paolo: 111 morti e 110 feriti.
Giornata Internazionale della non violenza
Domenica 27ª tempo ordinario
Is 5,1-7 / Sal 79
Fil 4,6-9 / Mt 21,33-43
Sabato
Gb 42,1-3.5-6.12-16 / Sal 118
Francesco d’Assisi
Lc 10,17-34
Teodoro Fliedner
1555: Il Concilio provinciale del Messico vieta il sacerdozio agli Indios.
1937: Massacro di Caldeirão, Brasile.
1976: Omar Venturelli, martire della dedizione ai poveri
di Temuco, Cile.
Settimana mondiale dello spazio extraterrestre
dal 4 al 10 di ottobre
Giornata mondiale dell’Amnistia
Festa islamica del sacrificio, Eid al-Adha
ottobre
5
5
4
Placido e Faustina
1995: L’esercito guatemalteco assassina 11 contadini della
comunità “Aurora 8 de octubre”.
Giornata mondiale ONU degli insegnanti
171
6
6
Lunedì
7
7
Martedì
Gal 1,6-12 / Sal 110
Gal 1,13-24 / Sal 138
Lc 10,25-37 Rosario, Heinrich Melchor, Muhlenberg
Lc 10,38-42
Bruno, William Tyndal
1981: 300 famiglie senza tetto resistono allo sgombero a J. Nostra Signora del Rosario, Patrona dei neri, Brasile.
Robru, San Paolo.
1462: Pio II condanna la schiavitù degli africani.
1931: Nasce Desmond Tutu, arcivescovo nero sudafricano,
premio Nobel per la Pace.
1973: Martiri di Lonquén, Cile. 40 anni.
1978: José Osmán Rodríguez, contadino, delegato della
Parola, martire in Honduras. 35 anni.
1980: Il parroco Manuel Antonio Reyes, martire della
dedizione ai poveri in Salvador.
2001: Gli USA invadono l’Afghanistan.
8
8
Mercoledì
Gal 2,1-2.7-14 / Sal 116
Lc 11,1-4
Giovanni Calabria
1970: Néstor Paz Zamora, seminarista, universitario, figlio di
un generale boliviano, martire delle lotte di liberazione
del suo popolo.
1974: Riunione del Primo Parlamento Indio Americano del
Cono Sud ad Asunción.
1989: Muore la giornalista Penny Lernoux, difensore dei
poveri dell’America Latina.
Giornata internazionale ONU della posta
Giornata Internazionale contro i disastri naturali
Secondo mercoledì di ottobre
ottobre
Luna piena: 11h50m in Ariete
172
9
9
Giovedì
10Venerdì
10
Gal 3,1-5 / Int. Lc 1
Gal 3,7-14 / Sal 110
Dionigi
Lc 11,5-13 Daniele e compagni
Lc 11,15-26
1581: Muore Luis Bertrán, missionario domenicano e 1987: I Incontro dei Neri del Sud e Sudest del Brasile, a
predicatore spagnolo in Colombia, canonizzato nel
Rio di Janeiro.
1671, patrono della Colombia.
Giornata mondiale ONU per la salute mentale
1967: Ernesto Che Guevara, medico e guerrigliero internazionalista, viene assassinato in Bolivia
Festa ebraica del Suckot
Domenica 28ª tempo ordinario
Is 25,6-10a / Sal 22
Fil 4,12-14.19-20 / Mt 22,1-14
Gal 3,22-29 / Sal 104
Alessandro Sauri
Lc 11,27-28
1531: Muore in Svizzera Ulrico Zwinglio.
1629: Il francescano Luis de Bolaños, pioniere delle reducciones indigene, apostolo dei Guaraníes.
1962: Apertura del Concilio Vaticano II.
1810: L’Arcivescovo del Messico, Francisco Javier Lizana,
conferma la scomunica contro Hidalgo e i suoi seguaci,
per aver richiamato all’Indipendenza del Messico.
1976: Marta Gonzáles Baronetto e i compagni, martiri del
servizio a Córdoba, Argentina.
1983: Benito Hernández e i compagni indios, martiri per la
terra a Hidalgo, Messico.
ottobre
12
12
11 Sabato
11
Pilar, Serafino
Grido degli esclusi in vari Paesi latinoamericani.
Nostra Signora Aparecida, patrona del Brasile.
1492: Alle due del mattino Colombo scorge l’isola di
Guanahaní, che chiamerà San Salvador (oggi Watling).
1925: Sbarco di 600 Marines a Panamá.
1958: Primi contatti con gli Indios Ayoreos (Paraguay).
1976: Il gesuita Juan Bosco Penido Burnier, martire della
carità a Ribeirão Bonito, MG Brasile.
1983: Marco Antonio Orozco, pastore evangelico, martire
per i poveri in Guatemala. 30 anni.
173
13 Lunedì
13
14 Martedì
14
ottobre
Gal 4,22-24.26-27 / Sal 112
Gal 5,1-6 / Sal 118
Lc 11,29.32 Callisto
Lc 11,37-41
Edoardo
1987: 106 famiglie senza terra occupano latifondi nel Rio 1964: Martin Luther King Jr., il più giovane vincitore
Grande do Sul, Brasile.
del Premio Nobel per la Pace per la sua lotta
nonviolenta contro il razzismo negli Usa
1973: settantasette universitari morti e cento feriti per
aver chiesto un governo democratico in Tailandia.
Yom Kippur ebraico
174
15 Mercoledì
15
Gal 5,18-25 / Sal 1
Lc 11,42-46
Teresa d’Avila
1535: Pedro de Mendoza si inoltra nel Rio de la Plata con
12 navi e 5000 uomini.
1980: Il presidente Figueiredo espelle dal Brasile il sacerdote
italiano Victor Miracapillo.
1994: Aristide torna al potere ad Haiti dopo la parentesi del
golpe militare di Raoul Cedras.
2008: Sergio Arellano Stark, capo della Carovana della Morte,
messo in prigione 35 anni dopo, Cile.
Luna calante: 20h12m in Cancro
16 Giovedì
16
Ef 1,1-10 / Sal 97
Lc 11,47-54
Margherita Mª Alacoque
1952: Nasce la CNBB, Conferenza Episcopale Brasileira.
1992: Nobel per la Pace a Rigoberta Menchú.
1997: Fulgêncio Manoel da Silva, leader sindacale, ucciso
a Santa María da Boa Vista, Brasile.
1998: Pinochet detenuto a Londra, da Garzón.
2008: Garzón apre la prima indagine giudiziaria contro il
franchismo
Giornata mondiale della alimentazione (FAO).
Domenica 29ª tempo ordinario
Is 45,1.4-6 / Sal 95
1Ts 1,1-5b / Mt 22,15-21
Pietro d’Alcantara, Paolo della Croce
1970: Muore in Messico il patriota Lázaro Cárdenas.
2001: L’avvocatessa Digna Ochoa, viene assassinata per
il suo impegno nel Centro dei Diritti Umani Agustín
Pro, Messico DF.
18 Sabato
18
2Tm 4,9-17a / Sal 144
Ef 1,11-14 / Sal 32
Lc 10,1-9
Lc 12,1-7 Luca
Ignazio d’Antiochia
1806: Muore Jean-Jacques Dessalines, capo della rivolta 1859: Rivolta antischiavista in Kansas, USA.
degli schiavi ad Haiti.
1977: Massacro allo zuccherificio Aztra, Ecuador. Più di 100
1945: La mobilitazione popolare impedisce il golpe antimorti per aver protestato contro l’impresa.
Perón in Argentina.
1991: Il gruppo “Tortura, nunca más” identifica 3 vittime sepolte
2003: Rovesciamento di Gonzalo Sánchez de Lozada,
clandestinamente a San Paolo.
presidente della Bolivia. Sollevazione popolare.
Giornata mondiale della lotta contro la povertà
ottobre
19
19
17 Venerdì
17
175
20 Lunedì
20
21Martedì
21
ottobre
Ef 2,1-0 / Sal 99
Ef 2,12,22 / Sal 84
Lc 12,13-21 Ilarione, Letizia
Lc 12,35-38
Contardo
1548: Fondazione di La Paz.
1973: Gerardo Poblete, salesiano, torturato e ucciso, martire
1883: Fine della guerra dei confini tra Cile e Perú.
della pace e della giustizia di Dio.
1944: Il dittatore Ubico viene destituito in Guatemala dalla
rivolta popolare.
1975: Raimond Hermann, nordamericano, parroco tra gli
Indios quechuas, martire dei contadini, Bolivia.
1978: Oliviero Castañeda de León, dirigente dell’Associazione
Studenti Universitari, Guatemala.
176
22Mercoledì
22
Ef 3,2-12 / Is 12,2-6
Lc 12,39-48
Donato
1976: Il sindacalista Ernesto Lahourcade, martire della
giustizia in Argentina.
1981: Eduardo Capiau, religioso belga, martire della
solidarietà in Guatemala.
1987: Nevardo Fernández, martire della lotta per le rivendicazioni indigene in Colombia.
2009: Gregorio Álvarez, ultimo dittatore dell Uruguay (19811985), condannato a 25 anni di prigione.
23 Giovedì
23
24Venerdì
24
Ef 3,14-21 / Sal 32
Ef 4,1-6 / Sal 23
Lc 12,49-53 Antonio Maria Claret,
Lc 12,54-59
Giovanni da Capestrano
Giacomo di Gerusalemme
vescovo di Santiago de Cuba
1986: Vilmar José de Castro, agente della pastorale e 1945: Avvio ufficiale dell’ONU.
militante per la terra, ucciso a Caçú, Goiás, Brasile, 1977: Juan Caballero, sindacalista portoricano, ucciso dagli
dalla milizia latifondista.
squadroni della morte.
1987: João “Ventinha”, agricoltore a Jacundá (PA), Brasile, 2009: Víctor Gálvez, catechista, promotore dei Diritti
assassinato da tre killers.
Umani, assassinato per la sua resistenza alle aziende
Luna nuova: 22h56m in Scorpione
multinazionali minerarie ed elettriche. Malacatán, San
Marcos, Guatemala.
Giornata mondiale d’informazione sullo sviluppo
Giornata delle Nazioni Unite
Ef 4,7-16 / Sal 121
Lc 13,1-9
Gaudenzio
1887: Parte dell’esercito brasiliano, solidale con la lotta popolare,
rifiuta di distruggere i palenques dei Neri.
1975: Il giornalista Wladimir Herzog, assassinato dalla
dittatura militare a San Paolo.
1983: Invasione USA di Grenada e fine della Rivolta del New
Jewel Movement. 40 anni.
1987: Gli Indios Carlos Páez e Salvador Ninco e gli operai Luz
Estela e Nevardo Fernádez, martiri, Colombia.
1988: Alejandro Rey e Jacinto Quiroga, agenti della pastorale,
martiri della fede in Colombia.
1989: Il pastore evangelico Jorge Párraga e i compagni,
martiri della causa dei poveri in Perù.
2002: Muore Richard Shaull, teologo della liberazione, missionario presbiteriano in Colombia e Brasile.
Anno nuovo islamico: 1436
ottobre
26
26
Domenica 30ª tempo ordinario
Es 22,20-26 / Sal 17
1Ts 1,5c-10 / Mt 22,34-40
25 Sabato
25
Bonaventura
Felipe Nicolai, Johann Heemann, Paul Gerhard
1981: Assassinio di Ramón Valladares, segretario amministrativo della Commissione dei Diritti Umani in Salvador.
1987: L’avvocato Herbert Anaya, martire dei Diritti Umani
in Salvador.
177
27 Lunedì
27
ottobre
Ef 4,32-5,8 / Sal 1
Lc 13,10-17
Gaudioso
1553: Viene condannato al rogo Miguel Servet, sia dai cattolici
che dai protestanti, martire della libertà di pensiero, di
coscienza e d’espressione.
1866: Pace di Black Hills tra Cheyennes, Sioux e Navajos
con l’esercito USA.
1979: Indipendenza di San Vicente e las Granadinas.
Festa nazionale.
2011: Sentenza del megaprocesso ESMA, il maggior centro
di tortura e sterminio argentino. Ergastolo ad Alfredo
Astiz, “angelo della morte”, e ad altri 15 torturatori.
178
28Martedì
28
Ef 2,19-22 / Sal 18
Lc 6,12-19
Simone e Giuda
Processione del Signore Nero dei Miracoli (Cristo) a Lima,
secondo la tradizione afroperuana.
1492: Colombo arriva a Cuba nel suo primo viaggio.
1986: Il missionario Mauricio Maraglio, martire per la lotta
della terra in Brasile.
29 Mercoledì
29
Ef 6,1-9 / Sal 144
Lc 13,22-30
Narciso
1626: Gli Olandesi comprano dagli Indiani del Nord America
l’isola di Manhattan per 24 dollari.
1987: Manuel Chin Sooj, i compagni e i contadini catechisti
martiri in Guatemala.
1989: Massacro di pescatori a El Amparo, Venezuela.
30 Giovedì
30
Ef 6,10-20 / Sal 143
Lc 13,31-35
Marciano
1950: Rivolta nazionalista, comandata da Pedro Albizu
Campos, a Puerto Rico.
1979: Santo Días da Silva, sindacalista metallurgico, militante
della pastorale operaia, martire, Brasile.
1983: Raúl Alfonsín eletto presidente in Argentina dopo la
dittatura militare.
1987: Statuto della Regione nicaraguense dei Carabi, prima
autonomia multietnica in America Latina.
1999: Dorcelina de Oliveira Folador, disabile fisica del MST,
sindaco di Mundo Novo, Brasile, martire.
Fidelis defuntos
Job 19,1.23-27a / Sal 24
Fil 3,20-21 / Mc 15,33-39;16,1-6
1
1
Sabato
Fil 1,1-11 / Sal 110
Ap 7,2-4.9-14 / Sal 23
Lc 14,1-6 Tutti i Santi
Alonso Rodríguez
1Gv 3,1-3 / Mt 5,1-12a
1974: Florinda Soriano, Doña Tingó, delle Leghe Agrarie,
Giornata della Riforma Protestante
1553: Nasce la prima comunità nera in America Latina che
martiri del popolo dominicano.
non ha vissuto la schiavitù, a Esmeraldas, Ecuador, 1979: Massacro di Tutti i Santi a La Paz, Bolivia.
1981: Indipendenza di Antigua e Barbuda.
con il leader Alonso Illescas.
1973: José Matías Nanco, pastore evangelico e i compagni, 2004: L’esercito cileno riconosce la responsabilità nei crimini
commessi durante la dittatura di Pinochet.
martiri della solidarietà in Cile.
Giornata universale del risparmio
Luna crescente: 01h48m in Acquario
ottobre
2
2
31Venerdì
31
1979: Primo incontro delle Nazionalità e Minoranze a
Cuzco, Perù.
179
Sviluppo e libertà
Jordi de Cambra
Università di Girona, Catalogna, Spagna.
Il titolo dell’articolo che mi è stato richiesto rende
opportuno riferirsi al libro di Amartya Sen Sviluppo e
libertà. Questo riferimento è giustificato dall’influsso
che Sen, assieme al non molto citato Mahbub ulHaq, ha esercitato sul Rapporto sullo sviluppo umano
del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo
(PNUD). Condivido alcune delle tesi generali di Sen,
non sempre di sua originale formulazione, fra le quali
si distaccano quelle che seguono: l’espansione della
libertà è sia lo scopo principale dello sviluppo che il
suo principale strumento; l’eliminazione della mancanza di libertà fondamentali è una parte costitutiva
dello sviluppo.
Tuttavia, quando Sen concretizza le libertà fondamentali di partecipazione politica ed economica
emerge la mia opposizione alle sue considerazioni.
Né la libertà politica può restare ridotta alla ristretta
partecipazione elettorale nella delegittimata pseudodemocrazia rappresentativa partitocratica, né la
libertà economica si basa sulla libertà di partecipare
ai mercati, cosa che secondo Sen contribuisce di per
sé in modo significativo allo sviluppo. La libertà di
partecipazione economica, perfino secondo un criterio
non strettamente liberale, è più limitata che mai ad
alcuni mercati capitalisti sempre più oligopolisti e
perciò negatori del libero mercato. E, mentre il mercato della forza-lavoro convertita in merce è sottoposto
al rapporto di sfruttamento esercitato dai proprietari
del capitale sui proprietari della forza-lavoro, non vi
sarà libertà economica senza servitù socioeconomica,
sotto l’apparente libertà di vendere la forza-lavoro sul
mercato del lavoro.
L’ambiguo discorso di Sen (libertà di mercato,
senza escludere l’intervento dello Stato quando può
arricchire la vita umana), la sua ponderatezza sulla
cosiddetta libertà di mercato e la sua inesistente opposizione allo strapotere del mercato capitalista come
causa fondamentale dell’attuale mancanza di libertà
politiche ed economiche, lo definiscono (allo stesso
modo dei Rapporti del PNUD) come un riformista del
capitalismo, che nel migliore dei casi ci offre una
ricerca di capitalismo dal volto umano o uno «svilup180
po» all’interno della sudditanza capitalista. Ciò non
comporta lo smettere di riconoscere gli apporti dei
Rapporti del PNUD e le relative critiche, benché molto
limitate, del paradigma egemonico dello sviluppo.
Il concetto di libertà: questioni da discutere.
Libertà si contrappone a necessità o a determinismo. Per esempio, nella concezione kantiana si
distingue fra il regno della natura, nel quale c’è totale
determinismo, e il regno della morale, nel quale appare la libertà. In questo senso la libertà è una facoltà
esclusivamente umana.
Libertà è la facoltà dell’essere umano di agire in
un modo o nell’altro secondo la propria determinazione, per cui è responsabile dei suoi atti. È la condizione per la quale non si è sottomessi alla volontà
di altri e che presuppone l’assenza di coartazione a
fare una cosa o l’altra. Possiamo quindi distinguere
due formulazioni della libertà: positiva («libertà per»)
e negativa («libertà da», liberarci da, libertà come
indipendenza da coercizioni). In quest’ultimo senso
libertà si oppone a servitù. Le formulazioni positiva
e negativa sono opposte o complementari? La libertà
aumenta necessariamente se diminuisce la non-libertà, la servitù o la costrizione?
Si intende anche la libertà come libertà di scelta: non vi è libertà senza possibilità di scelta. Ma la
libertà consiste unicamente nel poter scegliere? A
esempio, per gli Scolastici la libertà consiste nello
«scegliere bene».
Contro l’enfasi individualista dell’idea di libertà:
l’individuo libero può esistere soltanto in una società
libera: posso io essere libero se non siamo tutti liberi?
La lotta per la libertà è un impegno sociale? Si possono separare libertà, solidarietà e giustizia sociale?
Libertà e sviluppo: carattere storico delle libertà e
delle necessità umane
Quello di libertà è un concetto storico, condizionato dalle diverse dinamiche sociali e culturali. La
sequenza di libertà e non libertà si trasforma. Sotto
gli aspetti storico, sociale e culturale.
Per Sen il sottosviluppo si intende in senso ampio
come la mancanza di libertà e lo sviluppo è un processo che consiste nell’eliminare questa mancanza e
nell’estendere le libertà fondamentali che gli individui
hanno motivo per valorizzare.
Per Ralph Dahrendorf l’opposizione delle formulazioni «negativa» e «positiva» del concetto di libertà
si può applicare soltanto se si intende, restrittivamente, la libertà come mera possibilità per l’essere umano
di realizzarsi. L’assenza di coartazioni arbitrarie non
comporta che quest’ultimo possa o abbia la capacità
di servirsi delle opportunità che gli si offrono. Questo
porta Dahrendorf a distinguere il concetto problematico di libertà (la libertà esiste in una società che
libera l’essere umano da tutte quelle limitazioni che
non provengono dalla sua propria natura) dal concetto
assertivo della libertà (la libertà esiste solamente se
ci si serve delle opportunità di autorealizzazione, che
prendono forma nella condotta effettiva delle persone). Quest’ultima è quella che io vincolo come costitutiva al concetto di sviluppo che sostengo.
Per Max Horckheimer la libertà positiva non aumenta necessariamente nella medesima misura nella
quale svanisce la non-libertà. Il grado di libertà non è
determinato soltanto dalle possibilità oggettive, che
intervengono con l’eliminazione delle barriere, bensì
anche dalla libertà soggettiva, dalla consapevolezza
indipendente, dalla disposizione interiore di chi ne
fa uso. Horckheimer, già mezzo secolo fa, elaborò
un’argomentazione che oggi possiamo applicare ad
ampi settori delle società consumiste dei Paesi mal
definiti come «sviluppati» e delle classi abbienti (materialmente e ideologicamente) dei cosiddetti Paesi
emergenti e dei Paesi eufemisticamente definiti «in
via di sviluppo». Secondo Horckheimer quanto più si
soddisfano le necessità materiali immediate, tanto più
si ha bisogno di una consapevolezza indipendente per
fare uso della libertà materiale già ottenuta. Lasciarsi
dirigere dal colossale meccanismo di manipolazione,
attraverso la pubblicità e i mezzi di comunicazione
di massa, è una forma di adattamento a una società
materialista e abbrutita dal consumo. Con la soddisfazione di necessità materiali non si ottiene allo stesso
tempo di fare qualcosa di giusto («scegliere bene» nel
senso della Scolastica, menzionato prima) partendo da
ciò che si è ottenuto materialmente. D’altra parte ci
confrontiamo con la contraddizione interna fra libertà
materiale e spirituale: la libertà materiale e obietti-
va non ha comportato simultaneamente il progresso
della libertà interiore, soggettiva, anzi quest’ultima
nei Paesi economicamente sviluppati è stata incline a
diminuire con il «progresso» materiale.
Herbert Marcuse si spinge più in avanti quando
si domanda: come può l’individuo soddisfare le sue
necessità senza riprovocare la sua dipendenza da un
apparato di sfruttamento che, soddisfacendo le sue
necessità, perpetua la sua servitù? L’avvento di una
società libera richiede un cambiamento qualitativo
che comporta la modificazione delle necessità: necessità molto diverse, perfino antagoniste, da quelle che
prevalgono nelle società sfruttatrici. Un cambiamento
nella «natura» dell’essere umano che è possibile, perché il progresso tecnico ha raggiunto uno stadio nel
quale le necessità basilari possono essere soddisfatte
universalmente. La crescita delle capacità produttive
suggerisce possibilità di libertà umana molto differenti e più al di là di quelle oggi ottenute. Tuttavia il
mondo della libertà umana non può essere costruito
dalle società istituite che generano necessità, soddisfazioni e valori che riproducono la servitù dell’esistenza umana. Questa servitù «volontaria» (in quanto
introiettata negli individui dalle società produttivistiche-consumistiche) può essere infranta solamente per
mezzo di una pratica politica di dispersione metodica
e di rifiuto dell’ordine stabilito, con la prospettiva di
una radicale inversione dei suoi valori. Gran Rifiuto
delle regole del gioco, della fiducia nella buona volontà dell’ordine costituito, delle sue consolazioni false e
immorali, della sua crudele e oscena abbondanza che
perpetua la miseria delle grandi maggioranze, mentre
esigue minoranze scialacquano e soddisfano necessità
superflue. La costruzione di una società libera dipende dal predominio della vitale necessità, di abolire i
sistemi di servitù impiantati, e di vincolo vitale, dalla
lotta, dai valori qualitativamente diversi di un’esistenza umana libera. La transizione dalla servitù alla
libertà presuppone l’abolizione delle istituzioni e dei
meccanismi di repressione. Questa abolizione presuppone il predominio della necessità di liberazione,
il sorgere di un nuovo tipo di uomo con un impulso
vitale verso la liberazione.
Sviluppo e libertà: lo sviluppo come liberazione
Non vi può essere sviluppo senza libertà: svilupparsi vuole dire emanciparsi, liberarsi dalla servitù.
Sviluppo è un processo di liberazione, vale a dire
(Continua a pag. 217)
181
Ottobre
2014
L M X G
1 2 6 7 8 9
13 14 15 16
Martedì
Lunedì
V S
3 4
10 11
17 18
D
5
12
19
L M X G V S D
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31
Giovedì
Mercoledì
3
4
5
6
10
11
12
13
17
18
19
20
24
25
26
27
182
L M X G V
1 2 3 4 5
8 9 10 11 12
15 16 17 18 19
S
6
13
20
D
L M X G V S D
7
22 23 24 25 26 27 28
14
29 30 31
21
Domenica
Sabato
Venerdì
Dicembre’2015
1
2
NOVEMBRE
1
2
3
4
5
6
7
8
9
7
8
9
10
11
12
14
15
16
13
14
15
16
17
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21
22
23
19
20
21
22
23
24
28
29
30
25
26
27
28
29
30
183
3
3
Lunedì
novembre
Fil 2,1-4 / Sal 130
Lc 14,12-14
Martino de Porres
1639: Muore in Perú San Martín de Lima. Figlio di una
schiava nera, lottò contro i pregiudizi fino a essere
accolto tra i domenicani.
1903: La provincia di Panamá si separa dalla Colombia con
l’appoggio USA. Festa nazionale.
184
4
4
Martedì
5
5
Mercoledì
Fil 2,5-11 / Sal 21
Fil 2,12-18 / Sal 26
Lc 14,15-24 Zaccaria e Elisabetta
Lc 14,25-33
Carlo Borromeo
1763: Gli Ottawa (USA) attaccano Detroit.
1838: Indipendenza dell’Honduras.
1780: Rivolta contro gli spagnoli capeggiata da Tupac 1980: La maestra Fanny Abanto, leader di educatori e
Amaru, Perù.
animatrice di comunità di base di Lima, coinvolta nelle
1969: Esecuzione di Carlos Mariguella a San Paolo.
lotte popolari, testimone della fede.
1988: Araceli Romo Álvarez e Pablo Vergara Toledo, militanti
cristiani, martiri della resistenza alla dittatura in Cile.
6
6
Giovedì
Fil 3,3-8a / Sal 104
Lc 15,1-10
Leonardo
1866: Il decreto imperiale n°3275 libera gli schiavi disposti a
difendere il Brasile nella guerra contro il Paraguay.
1988: José Ecelino Forero, agente della pastorale, martire
della fede e del servizio in Colombia.
Giornata ONU per la Prevenzione dello Sfruttamento dell’Ambiente nei Conflitti Armati
Luna piena: 21h23m in Toro
Domenica 32ª tempo ordinario
Sb 6,12-16 / Sal 62
1Ts 4,13-18 / Mt 25,1-13
Teodoro
1977: Justo Mejía, sindacalista contadino e catechista, martire
della fede in El Salvador.
1984: Primo Incontro dei Religiosi, Se­minaris­ti e Sacerdoti
Neri di Rio de Janeiro.
1989: Cade il muro di Berlino.
Venerdì
8
8
Sabato
Fil 4,10-19 / Sal 111
Fil 3,17-4,1 / Sal 121
Lc 16,9-15
Lc 16,1-8 Goffredo
Ernesto
John Christian Frederik Heyer
1546: Rivolta dei cupules e dei chichuncheles contro gli
1513: Ponce de León si impossessa della Florida.
spagnoli nello Yucatán.
1917: Trionfo dell’insurrezione operaia contadina in Russia 1976: Muore a Zinica Carlos Fonseca.
e inizio della prima esperienza di costruzione del 1987: Martiri indios di Pai Tavyeterá, Paraguay.
socialismo nel mondo.
1978: Antonio Ciani, dirigente studentesco della AEU in
Guatemala, desaparecido.
1983: Augusto Ramírez Monasterio, francescano, mar­tire
della difesa dei poveri, Guatemala.
novembre
9
9
7
7
185
10Lunedì
10
11Martedì
11
12 Mercoledì
12
novembre
Tt 1,1-9 / Sal 23
Tt 2,1-8.11-14 / Sal 36
Tt 3,1-7 / Sal 22
Lc 17,1-6 Martino di Tours
Lc 17,7-10 Giosafat
Lc 17,11-19
Leone Magno
1483: In Germania nasce Martin Lutero.
Soren Kierkegaard
1838: Abolizione della schiavitù in Nicaragua.
1969: Il governo brasiliano proibisce la pubblicazione di 1983: Sebastián Acevedo, militante, martire dell’amore filiale 1980: Nicolás Tum Quistá, ministro dell’Eucaristia, martire
notizie sugli Indios, la guerriglia, il movimento nero e
al popolo cileno.
della solidarietà in Guatemala.
contro la discriminazione razziale.
1980: Il pastore evangelico Policiano Albeño e Raúl Albeño,
martiri della giustizia in Salvador.
1984: Alvaro Ulcué Chocué, sacerdote indio páez, viene
ucciso a Santader, Colombia.
1996: Omicidio di Jafeth Morales López, militante popolare
colombiano, animatore di comunità di base.
2004: La commissione Nazionale sulla Tortura consegna
al presidente del Cile la testimonianza di oltre 35.000
vittime della dittatura di Pinochet.
186
13Giovedì
13
14Venerdì
14
15 Sabato
15
Fm 7-20 / Sal 145
2Gv 4-9 / Sal 118
3Gv 5-8 / Sal 111
Lc 17,20-25 Giocondo
Lc 17,26-37 Alberto Magno
Lc 18,1-8
Diego d’Alcalà
1969: Indalecio Oliveira Da Rosa, sacerdote, martire dei 1960: Sciopero nazionale di 400.000 ferrovieri, portuali e 1562: Juan del Valle, vescovo di Popayán, Colombia,
movimenti di liberazione del popolo uruguayano.
marinai, in Brasile.
pellegrino della causa indigena.
1781: Julián Apasa, “Tupac Katari”, ribelle ai conquistadores,
Luna calante: 15h15m in Leone
martire indio in Bolivia.
1889: Proclamazione della Repubblica in Brasile.
1904: Sbarco di marines ad Ancón, Panamá.
1987: Fernando Vélez, avvocato e militante, martire dei diritti
umani in Colombia.
Margherita, Gertrude
Giorno del Sacrificio, nell’Islam.
1982: Nasce il Consiglio Latinoamericano delle Chiese.
1989: Ignacio Ellacuría, i compagni gesuiti, due collaboratrici domestiche, assassinati nell’Univeristà
Centroamericana de El Salvador.
Giornata internazionale della Tolleranza (ONU)
novembre
16
16
Domenica 33ª tempo ordinario
Pr 31,10-13.19-20.30-31 / Sal 127
1Ts 5,1-6 / Mt 25,14-30
187
17 Lunedì
17
18Martedì
18
novembre
Ap 1,1-4;2,1-5a / Sal 1
Ap 3,1-6.14-22 / Sal 14
Elisabetta d’Ungheria
Lc 18,35-43 Elsa
Lc 19,1-10
1985: Luis Che, delegato della Parola, martire della fede 1867: Il Duca di Caxias scrive all’imperatore preoccupato per
in Guatemala.
la possibilità che i Neri tornino dalla guerra in Paraguay
e inizino una guerra interna per i loro legittimi diritti.
1970: Gil Tablada, assassinato per essersi opposto all’invasione delle terre a La Cruz, Costa Rica.
1999: Iñigo Eguiluz Tellería, cooperante basco, e Jorge
Luis Mazo, sacerdote, assassinati dai paramilitari, a
Quibdó, Colombia.
188
19 Mercoledì
19
Ap 4,1-11 / Sal 150
Agnese d’Assisi
Lc 19,11-28
1681: Roque Gonzáles, primo testimone della fede nella
chiesa paraguayana, e i compagni gesuiti Juan e
Alfonso, martiri.
1980: I contadini Santos Jiménez Martínez e Jerónimo “Don
Chomo”, pastori protestanti, martiri in Guatemala. 30 anni.
2000: Fujimori invia per fax, dal Giappone, la sua rinuncia
alla presidenza del Perú.
20 Giovedì
Ap 5,1-10 / Sal 149
Felice di Valois
Lc 19,41-44
1695: Martirio di Zumbí de los Palmares, capo dei Palenques.
Giornata di coscienza nera. Brasile.
1976: Il sacerdote missionario Guillermo Woods, ex militare
USA in Vietnam, martire al servizio del popolo in
Guatemala.
2000: Ergastolo a Enrique Arancibia, agente della DINA,
cileno, per l’assassinio del generale Prats a Buenos
Aires, il 30.9.1974.
21Venerdì
21
Ap 10,8-11 / Sal 118
Presentazione di Maria
Lc 19,45-48
1831: La Colombia si proclama Stato sovrano, dividendosi
dalla Gran Colombia.
1966: Fondazione dell’Organizzazione Nazionale delle
Donne a Chicago.
1975: Massacro di La Unión, Honduras; uccisione di contadini
da parte di mercenari assoldati dai latifondisti.
Giornata mondiale ONU della televisione
22 Sabato
Ap 11,4-12 / Sal 143
Cecilia
Lc 20,27-40
Giornata universale della musica.
1910: João Cândido, l’ ”almirante nero”, comanda la “Revuelta
de la Chibata”, a Rio de Janeiro.
1980: Trinidad Jiménez, coordinatore di catechisti e animatore
di CEB, assasinato dalla polizia di Hacienda nel cortile
dove si riuniva la comunità, El Salvador.
Luna nuova: 12h32m in Sagittario
Giornata mondiale dei diritti dei Bambini
Giornata per l’industrializzazione dell’África
Clemente
1917: Miguel Agustín Pro, ucciso, con tre laici, su ordine del
presidente del Messico, Plutarco Elías Calles, nella
persecuzione religiosa dei “cristeros”.
1974: Amilcar Oviedo D. muore in Paraguay.
1980: Il parroco Ernesto Abrego, desaparecido con quattro
fratelli in Salvador.
novembre
23
23
Jesucristo Rey del Universo
Ez 34,11-12-15-17 / Sal 22
1Cor 15,20-26-28 / Mt 25,31-46
189
24 Lunedì
24
novembre
Ap 14,1-3.4b-5 / Sal 23
Lc 21,1-4
Andrea Dung-Lac
1590: Agustín de la Coruña, vescovo di Popayán, arrestato
ed esiliato per aver difeso gli Indios.
1807: Morte di José Brandt, capo dei Mohawk.
1980: Il Tribunale Russel esamina 14 casi di violazione dei
diritti umani contro gli Indios.
190
25Martedì
25
26 Mercoledì
26
Ap 14,14-19 / Sal 95
Ap 15,1-4 / Sal 97
Lc 21,5-11 Leonardo da Porto Maurizio
Lc 21,12-19
Catalina de Alejandría
Isaac Wats
1984: Martiri contadini di Chapi e Lucmahuayco, Perù.
1808: Viene firmata una legge che concede le terre a tutti gli
stranieri non neri che arrivano in Brasile
1960: assassinio della sorella Mirabal nella Repubblica
Dominicana.
1975 indipendenza del Suriname.Festa nazionale.
1983 Marçal de Sousa, Tupà’i, indigeno, martire della lotta
per la terra, che aveva parlato a Giovanni Paolo II in
Manaus nel 1980. Assassinato.
Giornata internazionale contro la violenza
e lo sfruttamento della donna
27 Giovedì
27
Ap 18,1-2.21-23;19,1-3.9a
Francesco Fasani
Sal 99 / Lc 21,20-28
1977: Fernando Lozano Menéndez, studente universitario
peruviano, ucciso durante l’interrogatorio dai militari.
1980: Juan Chancón e i compagni dirigenti del FDR, martiri
in Salvador.
1980: Enrique Alvarez Córdoba e compagni, militanti, El
Salvador.
1992: Tentativo di colpo di Stato in Venezuela.
28Venerdì
28
Ap 20,1-4.11-21,2 / Sal 83
Giacomo Della Marca
Lc 21,29-33
1975: Il Fronte Rivoluzionario di Timor Est Indipendente
dichiara l’indipendenza del Paese.
1976: Liliana Esthere Aimetta, metodista, martire della causa
dei poveri a Buenos Aires.
1978: Il sacerdote Ernesto Barrera, “Neto”, operaio e martire
delle comunità di base in Salvador.
1980: Il parroco Marcial Serrano, martire per i contadini in
Salvador.
29 Sabato
29
Ap 22,1-7 / Sal 94
Saturnino
Lc 21,34-36
1810: 1810: Miguel Hidalgo, parroco di Dolores, promulga
a Guadalajara il primo Bando dell’Abolizione della
Schiavitù e i privilegi coloniali, Messico
1916: Massiccio sbarco di Marines e protettorato USA sulla
Repubblica Dominicana.
1976: Pablo Gazzari, sacerdote argentino, Piccolo Fratello
del Vangelo, sequestrato e gettato in mare in uno dei
tanti “voli della morte”.
Giornata internazionale dell’ONU
di Solidarietà con il popolo palestinese
Luna crescente: 10h06m in Pesci
Domenica 1ª di Avvento (Ciclo B)
Is 63,16b-17.19b;64,2b-7 / Sal 79
1Cor 1,3-9 / Mt 13,33-37
Andrea apostolo
1967: La Conferenza Episcopale Brasiliana protesta contro
la detenzione di sacerdoti compromessi con i poveri.
novembre
30
30
191
Libertà e neoliberismo
Néstor O. Míguez
Quasi duemila anni fa l’apostolo Paolo scriveva:
«Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere
secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio
gli uni degli altri. Tutta la legge infatti trova la sua
pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo
come te stesso. Ma se vi mordete e divorate a vicenda,
guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni
gli altri! Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito
e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne»
(Gal 5, 13-16).
Molto al di là delle dubbie interpretazioni che
l’ultima frase ha suscitato nel corso della storia, credo
di potere affermare che ci siano poche espressioni più
chiare contro la proposta neoliberale che oggi ci invade. Molto prima che l’individualismo e il consumismo
permeassero la cultura dominante, già Paolo di Tarso
intuì il pericolo che per gli umani avrebbe costituito
una lettura egoista della libertà, unita a uno spirito di
competizione.
Se la fede cristiana ebbe i suoi apostoli, pure il
neoliberismo li possiede. Uno dei suoi primi e più
influenti portavoce, Friedrich von Hayek, lo ha esposto
chiaramente: sostiene l’idea che soltanto l’individualismo estremo e un sentimento assoluto della proprietà
privata realizzano la vocazione dell’uomo. Nel suo
concetto gli istinti gregari e la solidarietà sono forme primitive dell’essere umano, tappe anteriori sul
cammino della civilizzazione. Per ottenere l’autentica
realizzazione finale (pianificata quasi in termini evoluzionisti) della specie umana è necessario affermare
la sua razionalità profondamente individualista, che è
l’espressione della sua condizione «naturale». Si può
dire che questo essere «per sé» non ha a che vedere
con la sua consapevolezza di essere, bensì con il suo
inesauribile egoismo, la sua illimitata brama di possesso. La persona «è» nella misura in cui possiede. Essere
libero è essere padrone. Soltanto la libera concorrenza
in tutte le sfere della vita produce la libertà vera.
Questo è un «dono» del libero mercato e qualsiasi
interferenza non fa altro se non alterare le possibilità
di espressione della persona.
Quando proviamo a organizzare le cose muovendo
da altri principi e quando si pongono regole aliene
192
Buenos Aires, Argentina
da questo gioco di interessi, ci dice Hayek, finiamo
solamente per complicare le cose e il risultato è confusione, oppressione e miseria. L’«invisibile mano del
mercato» deve essere messa al riparo da interferenze
di ogni genere. Pertanto lo Stato (e in ultima analisi la
politica) deve essere ridotto alla sua espressione minima. Lo stesso dicasi per i sindacati, in quanto coartano
la libertà di negoziazione del padrone e del lavoratore,
facendo intervenire interessi corporativi estranei al
mercato stesso (come se il mercato del lavoro consistesse soltanto nella contrattazione individuale). Le
altre istituzioni devono esistere appena quel tanto per
cui il mercato operi liberamente. Lo Stato adempie a
una funzione di polizia, che garantisca la proprietà
dei possessori (senza indagare come sono arrivati a
esserlo) e lì deve avere fine la sua ingerenza. «Meno
Stato, più libertà», è il grido di questo anarchismo dei
potenti.
Ovviamente, il liberismo rappresenta gli interessi
delle classi ricche, che si accaparrano più dell’ 85%
dei beni e dei servizi a livello mondiale, benché costituiscano soltanto meno del 15% della popolazione.
Questa elite globale impone i suoi voleri e modi di
consumo al resto del popolo. Così l’85% rimanente è
trascinato a pensare che la buona vita stia nel consumare quello che consumano i ricchi e rimane prigioniero di questo desiderio. È la nuova forma di schiavitù.
Nell’antichità gli schiavi erano incatenati con ceppi di
ferro. Nel capitalismo industriale l’operaio era incatenato dal salario, che lo sottometteva allo sfruttamento
del padrone.
In questo capitalismo consumista lo strumento
di sottomissione è dentro la persona, è la servitù del
desiderio: la persona è spinta, attraverso la propaganda e la pressione sociale delle ideologie dominanti, a
comportarsi come un consumatore compulsivo. Consumatore di beni che mai potranno soddisfarlo, perché
la logica di ansietà istillata è che quando uno compera
un bene, già ne sta arrivando un altro che lo supera
e che alimenta nuovo desiderio. E così si avvelena il
pianeta con i rifiuti.
Democrazia è un mercato libero, affermava l’amministrazione Bush, e col ferro e col fuoco impose questa
«libertà» in molti Paesi. Chiaramente, per realizzare ciò
lo fa dallo Stato più potente, più indebitato del mondo, con un apparato militare esorbitante che svolge il
ruolo di gendarme universale. Questa connessione di
forze militari, economiche e politiche, che si alleano
nell’impresa neoliberista, è ciò che chiamiamo «Impero». Nel nome della libertà postmoderna, frammentaria,
questo impero invade Paesi, commette genocidi e li
chiama «danni collaterali», o combatte il «terrorismo»
con azioni terroristiche. Perché una cosa è ciò che il
neoliberismo afferma e un’altra ciò che sicuramente
fanno i suoi beneficiari. Sono gli eredi dell’ipocrisia
farisaica. Il Dio Mercato non vive senza sacrifici umani:
sottomissione dei viventi alle sue politiche di adattamento alla fame e di milioni di morti fra i poveri e i
diseredati del mondo. Poiché per essi difendere la vita
del povero è «inutile romanticismo». La loro utopia è
un mondo senza utopie, di puro pragmatismo. Benché,
in fondo, la loro ideologia è un’utopia in senso negativo: qualcosa che mai può aver luogo.
Il fatto è che il vangelo secondo Hayek, con i suoi
paralleli in Milton Friedman e negli altri ideologi
neoliberisti, è l’antievangelo. «Beati i ricchi, felici i
potenti, perché di essi sono i regni di questa Terra».
L’egoismo è una virtù salvifica e l’amore un peccato
mortale. L’altro è la minaccia alla mia libertà. L’unica
preoccupazione umana deve essere quella di realizzare
il proprio desiderio (per quanto nella realtà sia un desiderio indotto dalla propaganda, il vero e proprio «desiderio della carne»). La tensione dei diversi interessi
in contrasto si risolve solamente mediante il libero
gioco della concorrenza, ci dicono. E la libera mano
del mercato se ne farà carico. Tuttavia questo conduce,
presto o tardi, al trionfo dell’uno e all’annichilimento
dell’altro. Ciò che la proposta neoliberista non spiega
è che quando la concorrenza avviene circa i beni vitali,
perdere significa la frustrazione, l’abbandono, il morire.
La proposta, nel messaggio e nella pratica neoliberisti, è la libertà della volpe nel pollaio. I risultati
sono visibili: l’accumulo della ricchezza in un settore
molto minoritario della popolazione mondiale, soprattutto nelle sue elite finanziarie. E dall’altra parte,
povertà ed esclusione, disoccupazione, disattivazione
dei servizi sociali, dell’istruzione e della sanità, non
soltanto nei Paesi periferici, ma anche in quelli sviluppati. Per cui concetti come solidarietà o giustizia
sociale restano come espressioni di un passato tribale
che deve essere superato, come un vizio romantico da
lasciare indietro. Il neoliberismo dice esplicitamente
che l’amore del prossimo non può guidare la vita sociale e può appena essere applicato nel ristretto ambito
famigliare.
Nel neoliberismo predomina il senso negativo della
libertà: rimanere «libero-dalla» responsabilità verso
gli altri, restare «libero-per» soddisfare i miei desideri
individuali (per quanto indotti dalle politiche commerciali). Secondo il Vangelo, e secondo l’esperienza popolare, la libertà è altra cosa. Per la vita dei popoli la
«libertà-di» ha senso se ci spogliamo di questi desideri
fatui con i quali pretendono di controllare le coscienze: libertà dalle politiche imperialistiche che seminano
distruzione e morte, libertà dai condizionamenti ideologici e dai sistemi che ci inabissano nella miseria e
nella marginalizzazione. Qui predomina il senso positivo: libertà è la capacità di mettere in gioco le visioni
e le speranze che ci muovono a collaborare insieme
agli altri, alle imprese collettive. La libertà popolare si
nutre della realizzazione di una giustizia che garantisca a tutti le condizioni fondamentali di alimentazione
e abbigliamento, salute ed educazione, lavoro creativo
e vita sociale e familiare. Non è legata alla proprietà
quanto invece alla possibilità di una vita buona, del
ben vivere / ben convivere, che include sempre il valore
dell’amicizia, il sentimento della compartecipazione,
l’allegria della celebrazione. Nel testo che abbiamo citato all’inizio, Paolo ci dice che la vera libertà è affrancarsi dai desideri egoisti, per poter scoprire la gioia di
servire gli altri per amore. « Ma il frutto dello Spirito
è: amore gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede,
mansuetudine, autocontrollo. Contro tali cose non vi
è legge», afferma qualche riga dopo (Gal 5, 22-23). Le
«virtù neoliberiste» di ricchezza, egoismo, concorrenza, accumulazione, non figurano un questo elenco.
Libertà è quindi la possibilità di ritrovarci nei compiti creativi, di scoprire un amore che si rallegra nel
bene degli altri, che non vede come concorrenti ma
come fratelli e sorelle dai quali posso apprendere, con
i quali posso assaporare, pensare e costruire un futuro
di pienezza. La libertà, nel suo significato biblico, che
riflette l’esperienza e la visione dei popoli, non è una
condizione, uno stato o una virtù. È una pratica. È «la
pratica della libertà» che ci fa liberi. La pratica della
libertà che non divori né consumi l’altro, ma che, già
prima, lo alimenta, lo sostiene, gli offre la mano visibile dell’amore, non quella invisibile di un mercato dove
nulla è realmente libero. È l’amore che ci permette di
q
conoscere la verità, e «la verità ci farà liberi».
193
Novembre
2014
L M X G V
3 4 5 6 7
10 11 12 13 14
Martedì
Lunedì
S
1
8
15
D
2
9
16
L M X G V S D
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
Giovedì
Mercoledì
1
2
3
4
8
9
10
11
15
16
17
18
22
23
24
25
29
30
31
194
L M X G
1 5 6 7 8
12 13 14 15
V
2
9
16
D
L M X G V S D
4
19 20 21 22 23 24 25
11
26 27 28 29 30 31
18
6
Gennaio 2015
Domenica
Sabato
Venerdì
5
S
3
10
17
7
DICEMBRE
1
2
3
4
5
6
12
13
14
7
8
9
10
11
12
19
20
21
13
14
15
16
17
18
26
27
28
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
195
1
1
Lunedì
Is 2,1-5 / Sal 121
Mt 8,5-11
Eligio
1981: Diego Uribe, sacerdote, martire della liberazione dei
popolo colombiano.
2000: Il giudice Guzmán dispone gli arresti domiciliari e il
processo contro Pinochet.
dicembre
196
Martedì
3
3
Mercoledì
Is 11,1-10 / Sal 71
Is 25,6-10a / Sal 22
Lc 10,21-24 Francesco Saverio
Mt 15,29-37
Bianca di Castiglia
1823: Dichiarazione della dottrina Monroe: “l’America agli 1502: Montezuma sale al trono come Signore di Tenochtitlán.
Americani”.
1987: Muore Victor Raúl Acuña, sacerdote in Perù.
1956: Sbarco del Granma a Cuba.
2002: Muore Ivan Illich, filosofo e sociologo della liberazione.
1980: Ita Catherine Ford, Maura Clarke, Dorothy Kasel e Jean
Giornata mondiale dell’invalido
Donovan, sequestrate, violentate e uccise in Salvador.
1990: Contadini martiri di Atitlán, Guatemala.
2011:Il governo spagnolo chiede l’estradizione dei militari
che assassinarono Ignacio Ellacuria e compagni,
per assassinio, terrorismo e crimini contro l’Umanità.
Giornata mondiale dell’ONU contro la schiavitù
Maryknoll
Giornata internazionale di lotta contro l’AIDS
2
2
4
4
Giovedì
5
5
Venerdì
Is 26,1-6 / Sal 117
Is 29,17-24 / Sal 26
Mt 7,21.24-27 Sabas
Mt 9,27-31
Giovanni Damasceno, Barbara
1677: Le truppe di Fernán Carrillo attaccano il Quilombo de 1810: Miguel Hidalgo promulga il Bando di Restituzione delle
Palmares, Brasile.
Terre ai Popoli Indigeni, abolendo encomiendas, affitti
e tenute. Messico.
1492: Colombo giunge a La Española nel primo viaggio.
1824: La costituzione brasiliana, con la legge complementare,
proibisce la scuola a neri e lebbrosi.
2000: Due ex generali argentini condannati all’ergastolo dalla
giustizia italiana: Suárez Masón e Santiago Riveros, per
crimini durante la dittatura.
Giornata internazionale dell’ONU
per i Volontari per lo Sviluppo.
Ambrogio
1975: Il governo militare dell’Indonesia invade Timor Est,
uccidendo 60.000 persone in due mesi.
1981: Lucio Aguirre e Elpidio Cruz, honduregni, delegati
della Parola e martiri della solidarietà con i rifugiati.
Sabato
Is 30,19-21.23-26 / Sal 146
Mt 9,35-10,1.6-8
Nicola di Bari
Nicolás de Mira
1534: Fondazione di Quito.
1969: Muore João Cândido, “l’ammiraglio nero”, eroe della
Rivolta di Chibata del 1910.
Luna piena: 12h26m in Gemelli
dicembre
7
7
Domenica 2ª di Avvento
Is 40,1-5.9-11 / Sal 84
2Pt 3,8-14 / Mc 1,1-8
6
6
197
8
8
Lunedì
9
9
Martedì
dicembre
Gen 3,9-15.20 / Sal 97
Is 40,1-11 / Sal 95
Immacolata Concezione
Ef 1,3-6.11-12 / Lc 1,26-38 Siro
Mt 18,12-14
1542: Las Casas conclude la “Brevissima relazione della 1824: Vittoria di Sucre ad Ayacucho. Ultima battaglia per
distruzione delle Indie”.
l’indipendenza.
1965: Conclusione del Concilio Vaticano II.
1976: Ana Garófalo, metodista, martire della Causa dei poveri
a Buenos Aires, Argentina.
1977: Alicia Domont e Leonie Duquet, suore martiri, solidali con
le famiglie dei desaparecidos, Argentina.
1997: Samuel Hemán Calderón, sacerdote tra i contadini a
Oriente, ucciso dai paramilitari in Colombia.
2004: 12 Paesi fondano la Comunità Sudamericana delle
Nazioni: 361 milioni di abitanti, PIL di 973 miliardi
di dollari.
198
10Mercoledì
10
Is 40,25-31 / Sal 102
Maria di Loreto
Mt 11,28-30
1898: Sconfitta della Spagna che cede agli USA Puerto
Rico e le Filippine.
1948: L’ONU proclama la Dichiarazione Universale dei
Diritti Umani.
1996: Premio Nobel per la Pace a José Ramos Horta, autore
del Piano di Pace per Timor Est del 1992, e a Carlos
Ximenes Belo, vescovo di Dili.
1997: Il governo socialista francese riduce l’orario di lavoro
settimanale a 35 ore.
Giornata dei Diritti Umani (ONU)
11 Giovedì
11
12Venerdì
12
13Sabato
Is 41,-13-20 / Sal 144
Zc 2,14-17 / Sal 95
Sir 48,1-4.9-11 / Sal 79
Mt 11,11-15 Guadalupe, Juan Diego
Lc 1,39-45 Lucia
Mt 17,10-13
Damaso, Lars Olsen Skrefsrud
1978: Il sacerdote Gaspar García Laviana, martire delle lotte 1531: Maria appare a Cuauhtlatoazin, «Juan Diego», nel 1968: In Brasile la Camera dei Deputati si oppone al governo
di liberazione in Nicaragua.
Tepeyac, dove si venerava Tonantzin, la “venerabile
e viene sciolta.
1994: Primo Vertice Americano, a Miami. I governi decidono
Madre”.
1978: Indipendenza di Santa Lucía.
la creazione dell’ALCA, senza consultare i popoli. 1981: Massacro, “El Mozote”, di 100 contadini a Morazán,
Nel 2005 fallí.
in Salvador.
1983: Il seminarista Prudencio Mendoza “Techno”, martire
a Huehuetenango, Guatemala. 30 anni.
2002: Il Congresso del Nicaragua toglie privilegi all’ex
presidente Alemán per frode allo Stato.
2009: Megaprocesso argentino a ESMA, con Astiz, Cavallo
e altri, accusati di tortura e scomparsa di 85 vittime. Si
stanno aprendo altri diversi megaprocessi.
Giovanni della Croce
Teresa d’Avila
1890: Rui Barbosa ordina di bruciare i documenti sulla schiavitù
in Brasile e cancellarne l’onta sul Paese.
1973: L’ONU definisce Puerto Rico una Colonia e ne afferma
il diritto all’indipendenza.
Luna calante: 12h51m in Vergine
dicembre
14
14
Domenica 3ª di Avvento
Is 61,1-2a.10-11 / Int. Lc 1,46-54
1Ts 5,16-24 / Gv 1,6-8.19-28
199
15 Lunedì
15
dicembre
Nm 24,2-7.15-17a / Sal 24
Candido
Mt 21,23-27
1975: Daniel Bombara, membro della JUC, martire fra gli
universitari impegnati con i poveri in Argentina.
2009: Muore Ronaldo Muñoz, teologo cileno della liberazione,
esempio di coerenza tra fede, teologia e pratica.
Santiago del Cile.
200
16 Martedì
16
17 Mercoledì
17
Sof 3,1-2.9-13 / Sal 33
Gen 49,2.8-10 / Sal 71
Mt 21,28-32 Floriano
Mt 1,1-17
Adelaide
1984: Muore Eloy Ferreira da Silva, leader sindacale a San 1819: Proclamazione della Repubblica della Gran Colombia
Francisco, MG. Brasile.
ad Angostura.
1991: Indios martiri del Cauca, Colombia.
1830: Muore a 47 anni vicino a Santa Marta, Colombia, Simón
1993: Sollevazione popolare a Santiago del Estero, ArgenBolívar, liberatore di Venezuela, Colombia, Ecuador e
tina, con l’incendio delle sedi dei poteri dello Stato.
Perú, fondatore della Bolivia.
1994: Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay firmano a
Ouro Preto l’Accordo del Mercosur.
2009: Muore Antonio Aparecido da Silva, símbolo della
teologia negra della liberazione. San Paolo, Brasile.
18 Giovedì
18
Ger 23,5-8 / Sal 71
Mt 1,18-24
Graziano
1979: Massacro di contadini a Ondores, Perú.
1979: Massacro di contadini a El Porvenir, Salvador.
1985: Assassinio di João Canuto, leader sindacale, e dei
figli, in Brasile.
1992: Il religioso Manuel Campo Ruiz, vittima della corruzione
della polizia a Rio de Janeiro.
1994: Recupero dei resti di Nelson MacKay, primo dei 184
desaparecidos in Honduras negli anni ’80.
Giornata internazionale ONU dell’emigrante
Domenica 4ª di Avvento
2Sam 7,1-5.8b-12.14a.16 / Sal 88
Rm 16,25-27 / Lc 1,26-38
Pietro Canisio, Tommaso apostolo
1511: Omelia di Fra Antonio de Montesinos a La Española.
1907: Massacro a Santa María de Iquique, Cile: 3600 vittime,
minatori in sciopero per migliori condizioni di vita.
1964: Il sacerdote Guillermo Sardiña, solidale col suo popolo
contro la dittatura a Cuba.
2009: Lula propone una Commissione della Verità brasiliana
per indagare sui 400 morti, 200 scomparsi, 20.000
torturati dalla dittatura militare dal 1964al 1985 in
Brasile, e i loro 24.000 oppressori e 334 torturatori.
Gdc 13,2-7.24-25a / Sal 70
Lc 1,5-25
Dario
1994: Crisi economica messicana: dopo 10 giorni la
svalutazione del Peso raggiungerà il 100%.
1994: Il sacerdote Alfonso Stessel, ucciso a coltellate e a
colpi di arma da fuoco in Guatemala.
2001: Dopo un discorso del presidente, il popolo argentino
scende in strada provocandone le dimissioni.
2001: Pocho Lepratti, 36 anni, dirigente di quartiere e
catechista, militante per i diritti dei bambini, assassinato
dalla polizia di Rosario, Argentina. Muoiono altre 30
persone. pochormiga.com.ar
20 Sabato
20
Is 7,10-14 / Sal 23
Lc 1,26-38
Liberato
1810: Miguel Hidalgo, generale d’America, pubblica a Guadalajara «El Despertador Americano», primo giornale
libero del Messico anticolonialista/indipendente.
1818: Luis Beltrán sacerdote francescano, “primo ingegnere
dell’esercito liberatore”, delle Ande, Argentina.
1989: Gli USA attaccano e invadono Panamá per catturare
Noriega.
dicembre
21
21
19 Venerdì
19
201
22 Lunedì
22
dicembre
1Sam 1,24-28 / 1Sam 2,1-8
Lc 1,46-56
Francesca S. Cabrini
1815: Fucilazione del sacerdote José María Morelos, eroe
dell’indipendenza del Messico, dopo la condanna
all’esilio da parte dell’Inquisizione.
1988: Il leader ecologista di Xapuri, Francisco “Chico”
Mendes, viene ucciso dai latifondisti in Brasile. 25 anni.
1997: Massacro di Acteal, Chiapas. Paramilitari dei latifondisti
e del PRI massacrano 46 Indios tzotziles pacifisti,
raccolti in preghiera.
Solstizio d’inverno nel Nord e
d’estate nel Sud, alle 00h03m
Luna nuova: 01h36m in Capricorno
202
23Martedì
23
24 Mercoledì
24
Ml 3,1-4.23-24 / Sal 24
(Notte) Is 9,1-3.5-6 / Sal 95
Lc 1,57-66
Tt 2,11-14 / Lc 2,1-14
Giovanni di Kety
1896: Conflitto tra USA e Gran Bretagna per la Guyana 1873: Spedizione repressiva contro i guerriglieri dei quilombos
venezuelana.
a Sergipe, Brasile.
1972: Un terremoto del 7° grado Richter distrugge Managua 1925: La legge brasiliana garantisce 15 giorni di ferie all’anno
e causa la morte di più di 20mila persone.
nell’industria, nel commercio e nelle banche.
1989: Gabriel Maire, ucciso a Vitoria, Brasile, per il suo
impegno pastorale.
25 Giovedì
25
26 Venerdì
26
27 Sabato
27
Is 52,7-10 / Sal 97
At 6,8-10;7,54-60 / Sal 30
1Gv 1,1-4 / Sal 96
Hb 1,1-6 / Gv 1,1-18 Stefano
Mt 10,17-22 Giovanni evangelista
Gv 20,2-8
Natale
1864: Inizia la Guerra della Triplice Alleanza: Brasile, 1512: Promulgazione di leggi per le encomiendas degli
1553: Valdivia sconfitto a Tucapel dagli araucanos.
Indios, dopo le denunce di Pedro de Córdoba e Antonio
1652:Alonso de Sandoval, testimone della schiavitù a Cartagena
Argentina e Uruguay contro Paraguay.
Montesinos.
1996: Sciopero generale in Argentina.
de Indias, profeta e difensore dei Neri.
1979: Angelo Pereira Xavier, cacique Pankararé, muore nella
lotta per la terra in Brasile.
1985: Il governatore di Rio de Janeiro firma la legge 962/85
che proibisce la discriminazione razziale nell’uso degli
ascensori negli edifici.
1996: Sciopero di un milione di sud Coreani contro la legge
che facilita i licenziamenti.
2001: Patrona Sánchez, leader contadina e delle organizzazioni femminili, assassinata dalla FARC in Costa de
Oro, Chocó, Colombia.
2011: Jose María ‘Pichi’ Meisegeier sj. Membro del MSTM
(Mov. dei Sacerdoti per il Terzo Mondo). Incrollabile per
la Causa dei poveri del popolo contadino. Argentina.
La Sacra Famiglia
Sir 3,2-6.12.14 / Sal 127
Col 3,12-21 / Lc 2,22-40
Santi Innocenti
1925: La colonna Prestes attacca Teresina, Brasile.
1977: Massacro di contadini a Huacataz, Perù.
2001: Edwin Ortega, contadino chocoano, leader giovanile,
ucciso dalle FARC in un’assemblea di giovani presso
il Rio Jiguamandó, Colombia.
Luna crescente: 18h31m in Ariete
dicembre
28
28
203
29 Lunedì
29
30 Martedì
30
dicembre
1Gv 2,3-11 / Sal 95
1Gv 2,12-17 / Sal 95
Lc 2,22-35 Ruggero
Lc 2,36-40
Tommaso Becket
1987: Più di 70 garimpeiros di Serra Pelada, Marabá, 1502: Parte dalla Spagna la più grande flotta di quel
Brasile, attaccati dalla polizia militare sul ponte
tempo: 30 navi con circa 1200 uomini, al comando
del río Tocantins.
di Nicolás de Obando.
1996: Accordi di Pace tra il governo guatemalteco e la
guerriglia mettono fine a 36 anni di guerra con più
di 100.000 morti e 44 villaggi distrutti.
Giornata internazionale per la biodiversità
204
31Mercoledì
1Gv 2,18-21 / Sal 95
Gv 1,1-18
Silvestro
1384: In Inghilterra muore John Wiclyf.
1896: Il Brasile inaugura il teatro Amazonas.
1972: Muore a San Paolo, dopo 4 giorni di tortura,
Carlos Danieli, del Partito Comunista del Brasile,
senza rivelare nulla.
1
Giovedì
2
Venerdì
3
Sabato
www.un.org/en/events/
www.un.org/en/events/observances/decades.shtml
gennaio
dicembre
L’anno 2014 e l’anno 2015 fanno parte dei seguenti decenni dell’ONU:
2005-2014: Decennio dell’ONU per lo sviluppo sostenibile.
2005-2014: Secondo decennio internazionale per le popolazioni indigene del mondo.
2005-2014: Decennio internazionale per l’azione.
2006-2015: Decennio del recupero e lo sviluppo sostenibile delle regioni.
2008-2017: Secondo decennio dell’ONU per lo sradicamento della povertà.
2010-2019: Decennio dell’ONU per i deserti e la lotta contro la desertificazione.
2011-2020: Decennio della Sicurezza stradale, della biodiversità e dello sradicamento del colonialismo
2014-2024: Decenio dell’energia sostenibile per tutti
205
2015
1G
2V
3S
4D
5L
6M
7X
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15 G
16 V
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22 G
23 V
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206
gennaio
marzo
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9L
10 M
11 X
12 G
13 V
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16 L
17 M
18 X Ceneri
19 G
20 V
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23 L
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25 X
26 G
27 V
28 S
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4X
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11 X
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28 S
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31 M
2015
1X
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5 D Pasqua
6L
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11 S
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16 G
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22 X
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29 X
30 G
aprile
giugno
maggio
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13 X
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27 X
28 G
29 V
30 S
31 D
1L
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11 G
12 V
13 S
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24 X
25 G
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27 S
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29 L
30 M
207
2015
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11 S
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15 X
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20 L
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22 X
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29 X
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208
agosto
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31 L
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2015
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ottobre
novembre
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29 D Avvento, C
30 L
dicembre
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31 G
209
RE
AG
I
I.
II
Camminare con Gesù verso la Libertà
José Antonio Pagola
San Sebastián, Donosti, Paesi Baschi, Spagna
1. Gesù profeta libero e liberante
Dio non si è incarnato in un sacerdote del tempio,
dedito a occuparsi della religione. Nemmeno in un
maestro della legge, occupato a difendere l’ordinamento giuridico d’Israele. Si è fatto carne in un profeta, impegnato completamente a liberare la vita. Gli
agricoltori di Galilea vedono nei gesti di liberazione
di Gesù e nelle sue parole di fuoco un uomo guidato
dallo spirito profetico: «Un grande profeta è sorto tra
noi!» (Lc 7,16).
Gesù è un profeta libero. Non fa parte della struttura imperiale romana. Non appartiene alla istituzione
religiosa del tempio di Gerusalemme. Non è ordinato
né unto da nessuno. La sua autorità non gli viene da
alcuna istituzione. Obbedisce solo al Padre. Cerca solo
di aprire strade a un Dio che vuole un mondo nuovo,
liberato da ogni male.
Gesù è un profeta liberatore. Due appelli ci scoprono il suo progetto di liberazione. Il primo è diretto
all’impero di Roma: «I governanti delle nazioni [i
romani] dóminano su di esse e i capi le opprimono.
Tra voi non sarà così» (Mt 20,25-26). Dio è contro
ogni potere oppressivo. Il secondo è rivolto a Gerusalemme: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli
scribi e i farisei... Legano fardelli pesanti e difficili
da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma
essi non vogliono muoverli neppure con un dito» (Mt
23,2-4). Non dev’essere così. Dio è contro ogni religione oppressiva.
loro sistema religioso, e si preoccupano di assicurare
il culto del tempio, l’adempimento delle leggi o l’osservanza del sabato, Gesù mette Dio a servizio di una
vita liberata. La prima cosa è il progetto liberatore del
Regno, non la religione; la guarigione dei malati non
il sabato; la riconciliazione sociale, non le offerte che
ognuno porta all’altare.
E, anche per questo, Gesù mette Dio non a servizio dei potenti e dei privilegiati, ma a favore dei
poveri: gli emarginati dall’impero e i dimenticati dal
tempio. Dio non è proprietà di nessuno. Non appartiene ai buoni, «egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e
sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt
5,45). Non è legato ad alcun tempio o luogo sacro.
Non è dei sacerdoti di Gerusalemme né dei dottori
della legge. Da qualsiasi luogo, ogni essere umano
può alzare gli occhi al cielo e invocarlo come Padre.
3. Libertà per liberare la vita
Gesù è libero, ma non per vivere coltivando la
propria autonomia. È libero, ma non per rivendicare
ed esercitare egoisticamente i propri diritti. È libero,
ma non per realizzare se stesso, indipendentemente
da quelli che soffrono. La libertà di Gesù è una libertà
di fare il bene e costruire un mondo più umano. Una
libertà che nasce dalla sua esperienza di un Dio liberatore e che mira sempre a liberare la vita da tutto
ciò che può disumanizzarla e distruggerla. La libertà
di Gesù è una Buona Novella per tutti. Gesù è libero
per denunciare il peccato e sedersi amichevolmente a
mangiare con i peccatori.
2. L’esperienza di un Dio libero
Libero per benedire e maledire, per difendere gli
Gesù vive la sua attività profetica a partire
dall’esperienza di un Dio che è libero per aprire strade oppressi e rimanere ospite della casa del potente
Zaccheo. Libero di andare alla sinagoga di sabato e
al suo progetto di liberare il mondo dalla schiavitù,
dall’oppressione e dall’abuso contro i suoi figli e figlie. di violare proprio lì la legge del riposo guarendo un
Non ha bisogno di seguire i percorsi che gli indicano i malato.
La libertà di Gesù è una libertà estremamente libedirigenti religiosi che si chiudono a ogni novità, conra, che si lascia guidare solo dal progetto liberatore
siderandola una minaccia per l’ordine costituito.
del Padre, ed è capace di dare la propria vita per farlo
Non ha bisogno di adattarsi alle ambizioni dei
diventare realtà per tutti. «Nessuno me la toglie [la
potenti che sfruttano spietatamente i loro poveri.
vita]: io la do da me stesso» (Gv 10,18).
Così, mentre i dirigenti religiosi vincolano Dio con il
210
4. Fautore di un processo di liberazione individuale e sociale
Quando Gesù si avvicina ai malati non cerca solo
di risolvere un problema fisico, ma di liberare la loro
vita risanandola dalle radici. Al contatto con Gesù, il
malato riacquista la fiducia in Dio, amico della vita;
si libera dalla colpa e dalla paura; si riconferma nella
sua dignità; si sente riconciliato con la vita, liberato
dall’esclusione e dalla mendicità, riconsegnato nuovamente alla vita in comune con i suoi cari.
Nello stesso tempo, Gesù mette in marcia un processo di guarigione sociale per camminare verso una
vita associata più sana e liberata. Pensiamo ai suoi
sforzi per creare relazioni più umane tra le persone,
affinché si rispettino di più, si comprendano meglio
e si perdonino senza condizioni (Mt 5,21-26; 7,15;
18,21-22). I suoi richiami a una vita liberata dalla
schiavitù del denaro e dall’ossessione per le cose (Mt
6,21; 6,24). I suoi sforzi per liberare tutti dalla paura
per vivere con assoluta fiducia nel Padre (Mt 10,3031; 6,25-34). La sua offerta di perdono a persone
immerse nel fallimento morale e nella lacerazione
interna (Mc 2,1-12; Lc 7,36-50; Gv 8,1-11).
Dobbiamo sottolineare lo sforzo di Gesù per guarire la religione liberandola dai tanti comportamenti
patologici di origine religiosa (legalismo, ipocrisia,
rigorismo, culto vuoto di giustizia e amore). Gesù è
un grande guaritore della religione: libera da paure
religiose, non le introduce; fa crescere la libertà, non
la servitù; attira verso l’amore di Dio, non verso la
legge; suscita la compassione, non il risentimento.
accoglie alla sua sequela non solo uomini, ma anche
donne. Tutti sono fratelli e sorelle, con pari dignità.
L’autorità patriarcale scompare. Non chiameranno
nessuno Padre, solo quello del cielo (Mt 23,9).
La nuova famiglia che si va formando attorno a
Gesù è uno spazio senza dominio maschile.
6. La verità di Gesù ci renderà liberi
C’è una caratteristica di base che definisce la
libertà profetica di Gesù: la sua volontà di vivere nella
verità di Dio. Gesù non solo dice la verità, ma cerca la
verità e solo la verità di Dio che vuole un mondo più
umano per tutti i suoi figli e figlie. Parla con autorità
perché parla secondo verità. Non parla come i fanatici
che cercano d’imporre la propria verità, né come i
funzionari che la difendono per obbligo.
Non si sente custode della verità, ma testimone.
Gesù è libero di gridare la verità del Dio del regno. La
sua promessa è chiara: «Se rimanete nella mia parola,
siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la
verità vi farà liberi» (Gv 8,31-32). Se rimaniamo sulla
Parola di Gesù, conosceremo la verità che ci renderà
liberi:
• Ci libereremo da paure che soffocano la gioia
e la creatività nella Chiesa, c’impediscono di cercare con sincerità la verità del Vangelo e ci bloccano
dall’aprire strade al regno di Dio.
• Spezzeremo silenzi. Si sveglierà nella Chiesa
la libertà profetica. Si ascolterà la parola del popolo
di Dio, ammutolita per secoli. I semplici credenti
pronunceranno ad alta voce parole buone, risananti,
5. Amico liberatore delle donne
consolanti. Non si ascolterà solo la parola di coloro
Gesù mette fine al privilegio maschilista degli
uomini ebrei, che potevano ripudiare le proprie mogli che parlano a nome dell’istituzione, ma anche quella
cacciandole dalla casa, e difende il progetto originale di coloro che vivono animati dal Vangelo.
di Dio sul matrimonio. Dio «li ha creati maschio e
• Risveglieremo la speranza. Al seguito di Gesù,
femmina» a sua immagine. Non ha creato l’uomo con
potere sulla donna. Non ha creato la donna sottopo- «saremo voce di chi non ha voce, e una voce contro
coloro che hanno troppa voce» (Jon Sobrino). Questa
sta all’uomo.
voce umile, ma libera e forte, è più che mai necessaCon questa posizione Gesù sta distruggendo alla
ria all’interno della comunità mondiale e in seno alla
radice il fondamento del patriarcato in tutte le sue
Chiesa. Questa voce può riaccendere la speranza nella
forme di controllo, di sottomissione e d’imposizione
liberazione finale, quando Dio «asciugherà ogni lacridell’uomo sulla donna.
ma dai nostri occhi e non vi sarà più la morte né lutto
Dio non benedice alcuna struttura che generi
dominazione maschile e sottomissione femminile. Nel né lamento né affanno, perché le cose di prima sono
q
passate» (Ap 21,4).
regno di Dio dovranno scomparire. Per questo Gesù
211
libertà, norme e coscienza
Alejandro von rechnitz
Panamá, Panamá
Se preso a forza neppure il pranzo è buono
Questo proverbio, tanto noto in alcune parti del
Continente sudamericano, me ne fa ricordare un altro,
ancor più messo in pratica anche dalla Chiesa, che
dice: «La lezione entra in testa col bastone». L’uno e
l’altro prospettano il rapporto fra la libertà, la norma,
la verità e la coscienza personale.
1. Ci facciamo obbedienti o ci facciamo responsabili?
Per renderci obbedienti non sono sufficienti né
il bastone né le minacce, lo sanno bene nelle caserme. Per farci responsabili c’è bisogno dell’amore,
delle convinzioni comunitarie, della libertà e perfino
dell’esperienza. Nessuno ci attira a comperare un
prodotto commerciale con le minacce. E fare di Dio
l’inventore di un campo di concentramento eterno,
e per i suoi figli poi… non ha ottenuto altro se non
che ci pesi sempre di più credere nella sua paternità
e nel suo amore incondizionato, rivelazione principale
che, con i suoi comportamenti, ci trasmette Gesù di
Nazaret.
Quando impareremo a essere tanto maturi da
comprendere che il premio per essere buoni sta proprio nell’essere buoni e il castigo per essere cattivi è
nell’essere cattivi? Abbiamo un Dio che fa sorgere il
suo giorno su buoni e cattivi. Ai farisei tocca predicare la Legge, a noi cristiani, la misericordia: il cuore
di Dio rivolto verso coloro i quali, secondo la legge,
non lo meritano.
1. Qual è la volontà di Dio per me?
Sono stato professore in scuole secondarie e
università per più di venticinque anni e molte volte
mi sono trovato a rispondere alla domanda, fatta da
qualche alunno o alunna, su «qual è la volontà di Dio
per me?». Ho sempre detto che la risposta è: «Nel
fare segui la tua volontà, per questo Dio ti ha fatto
libero. Che tu faccia ciò che ti rende più felice e,
nello stesso tempo, faccia più felici gli altri, questo è
ciò che Dio vuole da te».
Questo, beninteso, presuppone che tu assuma
piena responsabilità dei tuoi atti e delle loro conseguenze. Il re Davide divenne santo non per non aver
212
commesso peccati, ma per essersi caricato delle sue
responsabilità e sottomesso alla penitenza. E Dio lo
dichiara un «uomo secondo il suo cuore»! La volontà
di Dio non è qualcosa di estraneo, di parallelo o di
marginale o anche opposto alla nostra volontà. Una
volta che Dio si è incarnato con tutte le relative
conseguenze e nel modo in cui Egli cui sa farlo, ovvero infinitamente, la sua volontà si manifesta nella
nostra vita quotidiana attraverso la nostra volontà di
essere, di pienezza, di felicità, di eternità, di bene
che si diffonde da se stesso…
3. Fra Dio e me, nulla se non Dio e me
Né angeli che mi spingano avanti né diavoli che
mi frastornino: non possiamo dire a Dio: il Diavolo
che hai creato è quello che mi ha indotto in tentazione… ma invece: tutto questo è uscito dal mio cuore
traviato; è quello che esce dal mio cuore ciò che mi
sporca.
4. Per essere liberi, Cristo ci ha liberato e non dobbiamo permettere che qualcuno ci renda schiavi
La dignità umana che Dio mi ha dato non mi
porta mai a essere meno umano e a gioire meno di
quello che Dio voleva che fossi e gioissi. Nessun
giogo, quand’anche questo giogo si chiamasse Legge
e fosse la Legge di Dio. Ci fu un’epoca in cui tutto
era peccato. «Questo deve essere peccato, perché è
molto piacevole», mi disse un amico che si grattava
un’orecchia con uno stuzzicadenti. Tuttavia i comandamenti sono stati fatti per l’essere umano, e non
l’essere umano per i comandamenti.
5. Una cosa non è cattiva perché è peccato, bensì
è stata dichiarata peccato perché è cattiva
Se quello che faccio non danneggia né me né
nessun altro, posso farlo e goderne con libertà assoluta, benché in tutti i libri appaia come sospetto o
peccaminoso. La domanda-chiave quindi è: «Fa danno
a qualcuno o no?». Tutto il resto Dio lo ha creato
buono e per il nostro uso e la nostra felicità. Se fa
danno non posso farlo, sia scritto nei libri o no. Se
non porta danno ad alcuno sono perfettamente libero di farlo o no. Il limite maturo e cristiano sta nel
distinguere se la cosa mi rende più o meno umano e
questo io soltanto posso deciderlo, una volta che Dio
mi ha fatto essere umano.
6. Il criterio decisivo è l’amore
È l’amore che mi fa essere come Dio. Ma non
partiamo da zero: non posso fare nulla perché Dio
mi ami più di quanto Lui già mi ama; e non posso
commettere alcun errore che faccia sì che Dio mi ami
meno.
Il Suo amore è incondizionato. Dio non ci ama
perché diventiamo suoi figli, bensì perché Egli vuole
che suoi figli noi lo siamo. Dio non mi ama perché
io sia buono, ma perché Lui è amore. Normalmente i
nostri genitori sono la prima rivelazione alla nostra
portata per comprendere ciò che è l’incondizionato
amore di Dio.
7. Sono umano, dice Dio, nessun umano mi è
estraneo
Dio ama tutto quello che ha fatto e non odia
nulla di quello che ha fatto. Nessun essere umano è
più umano del Dio che si è incarnato – come soltanto
Egli può farlo – infinitamente. Nessun essere umano è
più umano di Dio e mai Dio è più incarnato, più con
noi, di quanto un essere umano è in-amor-ato, pieno
di amore. Non conosco nessuno che incarni per me
chiaramente tutto questo più della persona di Gesù di
Nazaret.
8. Amore criterio supremo della libertà, e non la
legge
Dio ha sempre l’iniziativa, come ha raffigurato
genialmente Agostino da Ippona con la sua meravigliosa frase: «Io non ti cercherei se tu non mi avessi
trovato».. Io non mi pentirei se Dio non mi avesse
già perdonato. Ma, a volte, accade che chi non mi
perdona sono io stesso… E questo non è più un
problema di morale, bensì di psichiatria: quando la
morale non mi guida, né accompagna, né protegge,
ma soltanto recrimina, mi punisce e mi reprime, è
passata da essere autorità a essere potere… e già
sappiamo tutto quello che il potere corrompe. La colpevolezza psicologica proviene dall’autoconservazione
egocentrica, dall’autoaccusarsi e dall’autopunizione,
ma in questo nulla ha a che vedere l’amore, che è
Dio. Se Dio è nostro Dio, l’amore è il criterio supremo
della coscienza e della libertà, non la legge, quanto
meno la legge di Dio.
9. La legge comanda di lapidare e tu che dici?
La legge ci comanda molte volte di scagliare pie-
tre, ma la nostra coscienza che cosa dice? Dio - per
questo lo è – ha l’ultima parola nelle nostre decisioni; Egli è l’Assoluto davanti al quale tutto è relativo.
Dio sì ha l’ultima parola, ma non le ha tutte. Ci lascia
generosamente tutto il campo della coscienza con
assoluto rispetto per quello che decidiamo. Non ci ha
fatti macchine perfette, né marionette che Lui maneggia nascosto dietro una tenda, bensì ci ha fatto
persone, con tutta la similarità che questa parola ha
riguardo al suo essere persona per eccellenza e come
prototipo. Quando ci ha fatto liberi Dio si è legato le
mani correndo il rischio che facciamo ciò che va contro la sua volontà. La nostra coscienza è nostra. La
Chiesa la chiama «sacrario» e in questo sacrario possono entrare, in ultima istanza, Dio e ognuno di noi.
Nel sacrario della nostra coscienza risiede la sacra
umanità che Dio ci ha dato e ha impresso come sua
immagine e la sacra libertà che Lo caratterizza.
Là si trova anche la sacra libertà che, con il suo
sangue e la sua resurrezione, ci ha ottenuto Cristo. Le
norme, tutte le norme che conosciamo, servono soltanto a farci scoprire che la nostra libertà arriva fin
dove comincia il danno per noi stessi o per il nostro
prossimo, che dobbiamo amare come noi stessi, né
più né meno. Per una vita che voglia essere vita umana non si tratterà mai di vivere o sopravvivere, ma
di convivere e le norme della convivenza esprimono
con tutta chiarezza ciò che questa convivenza umana
esige. Tutto ciò che renda la convivenza più umana,
più piena e più felice è buono e libero.
10. In caso di conflitto di opportunità ciò che
porti più amore, più giustizia, più libertà e più
felicità è quello che Dio chiede da me
Nessuna libertà mi può svincolare dal dover scegliere, in ogni decisione, fra l’amore e la legge. E
deve essermi chiaro che, in caso di dubbio, l’amore
è la discriminante decisiva. Dio mi ha fatto umano,
sensibile, cosciente e libero e ho sempre il diritto
di conseguire ciò che onestamente la mia coscienza
mi dice che mi rende più umano, più sensibile, più
consapevole, più in accordo con il supremo criterio
dell’amore.
Gesù non ha detto: io sono la legge, e neppure io
sono la tradizione o la diplomazia… ma: io sono la
verità. Per conoscerla Dio mi ha dato la coscienza e
la libertà e mi ha detto: benché io sia il signore, tu
sarai l’amministratore, hai la parte che ti compete. q
213
Religione in libertà adulta
Comunità almozara-Las fuentes
Saragozza, Spagna
Vogliamo condividere la grande trasformazione che
stiamo sperimentando con diverse comunità di base,
a Saragozza e in altre località. In 40 anni siamo passati da una religione rituale e borghese a una pratica
credente di liberazione; e ultimamente, riscontrando
interpretazioni scientifiche, altre religioni e il posteísmo [ndt.: vedi http://www.adistaonline.it/index.
php?op=articolo&id=48804 ], constatiamo di aver
superato il puzzle della visione cristiana tradizionale;
abbiamo demolito la nostra cosmo visione religiosa
anteriore. Abbiamo appreso che le affermazioni e le
esposizioni cristiane hanno un carattere più metaforico che letterale e che prese in senso assoluto hanno
dato luogo a un sistema religioso asfissiante, oggi non
più compatibile con la libertà che l’essere umano respira nel nostro tempo. Stiamo uscendo dalla vecchia
religione, dal dogma, dalla sottomissione, dal teismo,
dallo sdoppiamento della realtà. Si tratta di una reinterpretazione post-religiosa e post-secolare, dal basso,
pluralista, umilmente speranzosa. La sentiamo come
una conversione, nel senso migliore del termine. Una
rivoluzione mentale che ci ha restituito maggiore calma, armonia e vigore credente. Una riconciliazione con
la libertà e la responsabilità adulte. E constatiamo che
si sta sviluppando ugualmente in altre comunità di
Saragozza e del nostro Paese. Sempre più ampiamente.
Descriviamo di seguito i principali elementi di questa
grande decostruzione e ricostruzione.
1. Decostruzione della fede sicura
• Fino a pochi anni fa si credeva che le affermazioni religiose fossero letteralmente certe e superiori
alla scienza, poiché erano fondate su una rivelazione
divina. Si diceva: fede è credere ciò che non si vede.
Oggi diciamo: la fede è credere sulla base di ciò che si
vede. Per questo, oltre alle spiegazioni scientifiche e
sociali, ci serviamo dei simboli per mirare al mistero
della coscienza, della libertà, del significato. Rispettiamo l’autonomia della scienza e della politica e usciamo
dalle ingenue credulità.
• Non possiamo dire nulla di obiettivo su Dio ma
sappiamo che colui che ama «conosce» Dio.
2. Ricostruzione della parola di Dio
• La Bibbia è una grande metafora, un grande rac-
214
conto per uscire dall’insignificante. Credere è formarsi
una metafora partendo dalla buona ragione, matrice
di ogni parola ispirata o «rivelata»; un racconto che
si fonda sul meglio di ognuno, da questo postulato di
dignità-divinità che ci costituisce, mediante la buona
ragione, aperta, plurale, amabile, concertata: non quella che pretende di conoscere in modo assoluto.
• La parola di Dio non è un libro o qualche storia
ancorata a un’epoca e considerata come un riferimento
immutabile. La parola di Dio si costruisce come somma
di tutte le parole umane a favore della felicità e della
giustizia. Il popolo eletto è la gente che le ascolta,
quella che ama e opera la giustizia e dà a se stessa
racconti che animano e danno speranza. La Bibbia non
è terminata né è unica. Il suo significato si arricchisce
giorno per giorno. Per noi il suo significato migliore si
manifesta nelle parole e nelle azioni di Gesù.
• Questa buona e ammaliante ragione, metaforicamente chiamata Spirito Santo, è la più grande ricchezza dell’umanità e quella che ispira le molteplici parole
che contengono il senso dell’essere umano, le quali
insieme compongono la «Parola di Dio». Bibbie e Veda,
dichiarazioni dei diritti, poesie e film, riverberano ogni
volta, secondo le culture, l’eco dello spirito, della migliore ragione umana che parla a partire dalla giustizia
e dalla felicità.
3. Ricostruzione di Gesù Cristo
• Abbiamo decostruito quel Gesù monofisita, che
sembrava umano ma era soltanto Dio travestito e lo abbiamo ritrovato come riuscito modello di dignità. Colui
che chiamiamo Gesù Cristo è l’inseparabile fusione del
palestinese Gesù e della divinità o dignità che abita in
noi. Abbiamo riscoperto Gesù.
• Espressioni bibliche, come Figlio di Dio o Verbo di
Dio incarnato erano frequentemente caricate di significati elaborati successivamente, che finivano col negare
il contenuto biblico originale. Noi torniamo a Gesù, un
riferimento universale, il Cristo, l’Unto o Significato da
tutti come paradigma di amore disinteressato, che non
trova posto in una religione concreta.
• Gesù, una storia minima, con scarsi tratti obiettivi e innumerevoli testimonianze di proseguimento. È
lui l’essere umano che trascese la nostra moralità por-
tando il perdono fino al limite dell’amore per i nemici.
Perché avremmo bisogno di altre storie?
• Non importa che ci fossero altri come lui; al contrario, infatti tutti, all’interno di questa chiamata, arriviamo all’accoglimento incondizionato. Ciò che importa
è che almeno qualche umano abbia già disegnato questi tratti caratteristici dell’umanità o divinità migliore
che ci costituisce, questo tracimare di compassione che
prima abbiamo chiamato «Padre».
4. Ricostruzione del mistero della salvezza
• Il grande racconto della redenzione cristiana
(creazione, paradiso, peccato originale, incarnazione,
redenzione, resurrezione e ascensione al cielo) per noi
non è più una sequenza storica temporale. Questi contenuti del Credo li intendiamo come espressioni simboliche di altissimo valore che animano le nostre speranze, elevano la nostra morale e riducono parzialmente la
nostra insistente necessità di risposte e sicurezze.
• Gesù ha messo al primo posto nella nostra vita
la costruzione del «Regno», non una Redenzione. La
storia della liberazione ci avvicina al «Regno» come
una metafora della migliore società possibile, senza
affermare né negare che avverrà o che sia un’utopia
raggiungibile qui o in un «altro mondo possibile» attraverso la morte. Non è una chiesa né una struttura
politica o una Città di Dio parallela a questo mondo,
bensì un luogo di liberazione, lo spazio per la costruzione di una società ugualitaria e libera, fondata sulla
fraternità. È un progetto comune a tutte le religioni e
le genti di buona volontà. Si trova dentro di noi ed è
arrivato e si sta estendendo, manifestandosi in azioni
liberatorie.
• Colui che ama e opera nella giustizia entra nella
metafora del «Regno» e si pone in un’orbita di speranza e autonomia. Tutto è relativo, meno il valore estremo della persona umana, la sua libertà e la sua vita,
benché non si trovino ragioni che spieghino questa
valutazione assoluta. Perché dare la nostra vita per gli
altri, se vale tanto quanto la loro? E ancor più, se questo altro è un nemico o è perduto al punto che l’amore
fa acqua? Perché preoccuparmi per il futuro dell’umanità in una rivoluzione o in altro mondo possibile? Forse
perché la nostra condizione umana insinua una dignità
o «divinità» che, pur senza poter nominare o sapere
chi è, chiamiamo metaforicamente «Padre».
5. Ricostruzione del gruppo di Gesù
• Cerchiamo di costruire una comunità di comunità con la più grande universalità possibile. Comunità
umane di base, gruppi di significatività plurale del
disinteresse, dell’amore, della libertà. Il cristiano non
è qualcosa di avulso dall’umano. Questi gruppi sono
chiamati a un’assemblea universale del popolo laico
nella quale tutti partecipiamo con la nostra identità,
come accadeva nel gruppo di Gesù, tuttavia tutti secondo questo progetto del Regno o dell’umanità della
giustizia e della felicità.
• Vogliamo annunciare la verità – relativa ma sempre verità – delle metafore e dei simboli e risvegliare
dai sogni dogmatici. Sarà impegno di questi gruppi di
speranza smascherare il linguaggio monolitico delle
religioni e ideologie e denunciare i ravvivamenti illusori
e fondamentalisti. Per il religioso è tanto difficile smettere di riferirsi a un mondo soprannaturale quanto lo è
per il materialista aprirsi ai significati non immediati.
• Le nostre prossime sfide saranno la formazione
e il rinvigorimento della speranza nella società civile
e il propiziare le funzioni simboliche e formative che,
al giorno d’oggi, la società civile non riesce a darsi
per alzare la sua moralità; animare questa etica della
gratuità che è complementare alla legalità e alla reciprocità democratiche. Rinvigorire la speranza: non è
la stessa cosa muoversi attraverso chiuse certezze o
invece attraverso metafore; il primo comportamento dà
adito a modelli di forte devozione ma col paraocchi; il
secondo risponde alla gratuità della libertà.
• Ci riuniremo per ricordare Gesù e stimolarci al
«Regno». Un riferimento partecipe a tutte le memorie
che ci parlano di Lui, specialmente le prime, i Vangeli.
Queste celebrazioni prescinderanno dalla sacra autorizzazione del Tempio. Non vi sono di mezzo miracoli per
orientarsi verso ciò che incondizionatamente ci chiama
con il volto del debole. La celebrazione, secondo Gesù,
non è un’eucaristia o una pasqua redentrice, bensì un
incontro di compassione. Per questo la celebrazione
cristiana non è costretta a rimanere vincolata a una
religione concreta e le comunità cristiane possono
convertirsi in comunità umane del «Regno di Dio»,
dell’Utopia di Dio. Siamo molto contenti del bilancio
dell’evoluzione che abbiamo sperimentato in questi
40 anni. Ci sentiamo liberi, liberati da tanti pregiudizi, credenze, dogmatismi e ignoranze, quali hanno
oppresso la nostra fede nel passato. Ci troviamo di
fronte a un nuovo orizzonte nel quale abbiamo appena
cominciato a muovere i nostri primi passi. Siamo aperti alla condivisione della nostra esperienza con altre
q
comunità.
215
Libertà e mondo indigeno
Margot Bremer
Asunción, Paraguay
È molto interessante osservare che i popoli indigeni dell’Abya Yala, prima di entrare in contatto con
il nostro mondo occidentale, non sentirono alcuna
necessità di concentrare il potere o la ricchezza né
di organizzare società omogenee. Avevano costituito
piccole comunità collegate tra loro in modo di vivere
e convivere con libertà e indipendenza. Nonostante
esistesse una grande differenza tra i membri per possibilità e conoscenze, si distinguevano per un forte
senso di appartenenza alla propria comunità. Quale il
loro segreto?
I popoli originari: alla ricerca della loro libertà
L’aspetto peggiore della conquista, subita dai
popoli originari più di 500 anni fa, non fu l’esproprio
totale dei loro beni o della loro terra ma quello della
loro libertà. Essi, a partire dalla loro cosmovisione,
concepivano la libertà in modo totalmente diverso da
come la percepiamo noi occidentali. Non pensano alla
libertà partendo dalla convinzione di essere il centro
e i padroni della terra ma percependosi parte di essa:
uniti al cosmo e alla vita, sentono di esserne parte
e fare parte di un tutto. Secondo un mito guaraní, il
Creatore, a ragione della sua grande solitudine, creò
la parola, fondamento del linguaggio umano: la creò
come piccola porzione del suo immenso amore, della
sua irraggiungibile sapienza e del suo canto sacro. In
seguito iniziò a riflettere con chi poteva condividere
questa sua dimensione e creò gli esseri umani. Per
questo ogni Guaraní si identifica con questa «piccola
porzione» di parola divina, che è percepita come la
propria «anima». A partire da questa visione, logicamente, il Guaraní si percepisce anche come membro
della sua comunità, alla quale contribuisce con la sua
«piccola porzione», che è unica per la costruzione
dell’insieme. Così il libero dono del suo contributo
nelle assemblee e nella costruzione della quotidiana
convivenza lo porta alla pienezza della sua identità e,
per certi aspetti, della sua libertà.
Libertà per gli indigeni non significa indipendenza
ma interdipendenza, a partire di una visione globale
di tipo comunitario. E come si percepiscono parte
della loro comunità così si sentono parte della natura
e del cosmo. Questa interpretazione del proprio essere
216
permette loro di sentirsi familiari delle piante, degli
animali, della terra e degli astri. Lontani dal sentirsi
padroni di tutto questo, assaporano la libertà di poter
aggiungere la loro parte unica nella composizione della grande sinfonia della vita, nella quale ciascuno ha
il suo canto, la sua tonalità, la sua parola per essere
ascoltato ed ascoltare.
Libertà a partire dalla coscienza del proprio limite
La convinzione di essere parte di un insieme
permette agli indigeni di assaporare una libertà che
rende loro possibile entrare in una relazione di reciprocità: dare e ricevere. Invece di sottovalutarsi per i
propri limiti, godono della possibilità di essere complementari agli altri e per gli altri. Possono godere di
questa interdipendenza perché il loro orizzonte non è
né antropocentrico né egocentrico ma bensì olistico.
Da questo orizzonte aperto nasce la loro interpretazione delle altre aree della convivenza umano-cosmica, la quale si concretizza in un sistema di reciprocità tra le parti: nella dimensione religiosa, in quella
economica, nell’organizzazione sociale, nel lavoro
comunitario (le cosiddette mingas) e nella modalità
del «consenso di tutti» come forma per prendere decisioni nelle assemblee. Il principio è sempre lo stesso:
non sottomettere nessuno ma rispettare quel contributo, che è unico, e che ciascuno può apportare alla
vita comunitaria. Quando la comunità vive in libertà
pertanto è possibile che ciascuno/a sia rispettato/a
nella sua libertà.
L’utopia per ogni comunità è realizzare la pienezza
della vita. Essere differente non è motivo di esclusione, anzi il contrario; quindi la coscienza di essere una
parte, un frammento particolare, rinforza il senso di
apertura e d’inclusione: l’«altro» è benvenuto al fine
di completarsi mutuamente. Un esempio di questo è la
coppia: tanto l’uomo come la donna, d’accordo con la
loro specificità, si sentono destinati a complementarsi
nella loro diversità. Formano una coppia con libertà
creativa e dinamica per completare ed essere completati. In questo modo l’uomo e la donna giungono alla
maggiore pienezza umana, con una libertà di amore.
Solo quando l’indigeno è solo è ritenuto incompleto, e
così si sente.
Educare per la libertà
(Continua da pagina 181)
La libertà non si apprende in modo dottrinale ma
con l’esperienza accompagnata dalla riflessione, svolta l’azione di mettere in libertà, oppure non è svilupda una persona libera. I bambini indigeni vivono nella po. Libertà e sviluppo hanno quindi un rapporto
loro comunità un clima di libertà che li aiuta a trovare costitutivo. Non si può parlare di sviluppo se questo
non implica libertà di tutti e di ognuno degli esseri
nella vita comunitaria l’orientamento fondamentale
umani, per scegliere coscientemente il proprio destidel loro modo di vivere. Non solo i genitori ma tutti
no individuale e collettivo.
sono responsabili dell’educazione dei bambini che
L’antiparadigma che sostengo si caratterizza con
vengono considerati figli della comunità.
la rivendicazione del fatto che lo sviluppo non deve
Un mito guaraní, chiamato «I Gemelli», presenta
essere determinato da alcuna élite (politica, tecnica,
la storia di due fratelli orfani che sono in cerca della
scientifica), bensì dagli stessi attori sociali coinvol«Terra senza Mali». Imparano a superare le difficoltà
ti, i quali devono essere i protagonisti della formuche il cammino presenta loro e in questo modo acquisiscono intelligenza e conoscenze. Dalla permanente e lazione degli obiettivi di sviluppo. A questo fine le
comune lotta per la vita imparano a valorizzare la loro tecniche più adatte sono quelle d’indagine-azione
partecipative, che comportano processi di presa di
dimensione comunitaria. Dal loro camminare insieme,
coscienza, educazione e abilitazione popolari e ci
creano una cultura di libertà, la cultura guaraní, con
permettono di definire le nostre necessità e il nostro
la quale fino ad oggi i bambini guaraní costruiscono
la loro identità. Questi bambini, dopo ciò che appren- modo di vivere assieme.
I due perni fondamentali dello sviluppo come
dono dalla vita, completano la loro formazione ascolliberazione sono l’equità e la partecipazione. L’obiettando un maestro che trasmette loro i saperi degli
tivo generale dello sviluppo è di costruire società
antenati, per crescere attraverso questa sapienza e
politicamente, socialmente, economicamente e
riprodurla in tempi diversi, di cambiamento. Si tratta
di un’educazione alla creatività, possibile solo quando culturalmente equitative e in armonia con la natura. Lo strumento per raggiungere questo obiettivo
si rispetta la libertà. Il maestro prepara i bambini afè la partecipazione effettiva della cittadinanza
finché divengano pienamente «parte» della comunità.
nel prendere le decisioni. Questa partecipazione,
Dalla loro «iniziazione» sono giovani liberi, capaci di
come dimensione politica dell’equità, comporta la
dare il loro contributo alla comunità, e giovani matucompartecipazione del potere e si basa sul diritto
ri, per confrontarsi in modo indipendente con la vita.
umano fondamentale di decidere come vogliamo
Si capisce così come il principio fondamentale
vivere. La partecipazione è un atto genuinamente
della libertà nel mondo indigeno consista in quello
democratico e un processo di autoapprendimento
che i Guaraní chiamano jopói che significa «aprire
individuale e collettivo. Una crescente quantità di
mutuamente le proprie mani», con un dare e ricevere
alternative attuali di sviluppo locale e le iniziative
alternato, coscienti pienamente che ciascuno è una
più critiche dei nuovi movimenti sociali su scala
parte del tutto.
globale corrispondono a questi criteri, esigono una
Questa forma di costruire e mantenere la libertà è
trasformazione qualitativa dell’insostenibile modello
ancora presente e attiva nel mondo indigeno di Abya
politico, economico e sociale vigente, e comportaYala, radice della popolazione del nostro Continente
no una sfida che esige la democrazia deliberativa,
latinoamericano. Si presenta a noi come un’eredità,
partecipativa e autogestita come alternativa alla
disponibile per la nostra ricerca di una Terra senza
delegittimata democrazia rappresentativa partitoMali e che reclama urgentemente un esodo, un’uscita
cratica. Ci troviamo davanti a processi emergenti di
dal sistema capitalistico, individualista, consumista e
liberazione con nuove strategie di trasformazione
antropocentrico, che ci opprime e riduce in schiavitù.
sociale, nelle quali l’essere umano è il loro scopo e
È arrivato il momento nel quale i popoli originari
il loro agente essenziale. Ci troviamo alle origini di
di questa terra ci stanno invitando – in mezzo ai forti
un controprogetto locale e globale, di un insieme di
venti neoliberali del Nord – a entrare in dialogo con
utopie realizzabili, diverse e sempre più unite, come
loro, dialogo nel quale possiamo completarci a vicenq
da, per giungere insieme a sperimentare più libertà. q progetto del futuro.
217
Amore, sessualità e libertà
Ama e fa ciò che vuoi
Jordi Corominas
Sant Juliá de Lória, Andorra
Nella frase di Agostino «Ama e fa ciò che vuoi» si
esprime l’essenza stessa del cristianesimo: l’amore e la
libertà. Amare per essere liberi dalla legge, dalla tradizione, dalla paura del conflitto, dalle morali sclerotiche,
dal potere, dal denaro, dal prestigio, dalle corazze psicologiche e dai fardelli del passato. Ed essere liberi per
amare il nostro corpo, la nostra persona, il nostro intero
essere e il corpo, la persona e l’intero essere degli altri.
Il cristianesimo non è una morale. Le morali sono
fatte per le persone e non il contrario e per il cristiano
non sono mai la misura ultima delle persone. L’amore
richiede di trattare ciascuno nella sua specificità, al di
là di qualsiasi regola, come Gesù faceva con la gente che
soffriva. Molte volte è sforzandoci nel fare il bene che
provochiamo i peggiori danni agli altri e a noi stessi. È
così, per esempio, che molte persone si sentono obbligate in coscienza a mantenere il matrimonio o il celibato quando non fanno altro che ferirsi e danneggiarsi.
L’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) definisce la sessualità come «un aspetto centrale dell’essere
umano, presente durante tutta la sua vita. Comprende
il sesso, le identità ed i ruoli di genere, l’erotismo, il
piacere, l’intimità, la riproduzione e l’orientamento sessuale. Si vive e si esprime attraverso pensieri, fantasie,
desideri, credenze, attitudini, valori, condotte, pratiche,
ruoli e relazioni interpersonali. La sessualità può includere tutte queste dimensioni, nonostante il fatto che
non tutte queste si vivano o si esprimano sempre. La
sessualità è influenzata dall’interazione di fattori biologici, psicologici, sociali, economici, politici, culturali,
etici, storici, religiosi e spirituali».
Crescere come cristiani significa crescere come persone. Il peccato non consiste nel non rispettare una
norma esterna stabilita; il peccato è tutto ciò che impedisce a noi stessi e agli altri di amare ed essere liberi.
La nostra crescita personale si gioca in buona parte sulla
nostra sessualità che, situata al centro stesso della personalità ed espressa in tutte le dimensioni della nostra
umanità (biologica, psicologica, culturale, politica e spirituale), non può ridursi a genitalità. La sessualità ha a
che vedere con l’amore, con la relazione del nostro corpo
con gli altri corpi, con il modo in cui diamo e riceviamo
piacere, affetto, tenerezza, con la procreazione e con la
possibilità di una vita allegra, vitale e fiorente.
218
Come ben sanno gli psicoanalisti, la capacità di
amore, lavoro e libertà personale sono gli indicatori più
fedeli della salute mentale di un individuo. Le nostre
lotte, perfino i nostri atti di generosità possono essere
molto ambigui. Nella nostra sessualità si svela la verità o la menzogna. La paura, l’irritazione, la sicurezza
fittizia, la necessità di sottomettere gli altri, il comportamento sfuggente, la professionalizzazione delle relazioni umane o al contrario la cordialità, la franchezza,
la ricettività, la sensibilità verso gli altri, sono segnali
abbastanza veritieri del cuore dell’uomo. Come diceva
Paolo di Tarso: «E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non
avessi la carità, niente mi giova» (1 Cor 13,3).
Una sessualità vissuta male e non integrata con
l’insieme della nostra persona produce personalità nevrotiche e complessate con una gran difficoltà di condividere l’intimità e mantenere relazioni affettuose e tenere.
C’è anche chi deve pagare perché un allenatore o un
terapeuta gli conceda una o due ore settimanali di tempo umano. Una sessualità mal integrata produce anche
narcisismi smisurati che richiedono il potere o il culto
della propria persona e ci impediscono, in definitiva, di
amare ed essere liberi, aprirci veramente alla compassione per le vittime e per chi soffre.
Gesù è un buon esempio di integrazione della sessualità e degli affetti sani, di persona libera e senza
carenze che frenino le sue azioni: Gesù non sentì la
necessità di difendersi di fronte a nessuna persona come
dinanzi ad un pericolo. Ha amiche e donne che lo seguono. Persone di vita dissoluta, pubblicani e peccatori
sono accolti da lui con una libertà che provocava scandalo. Ricordiamo una scena (Lc 7, 36-50): una peccatrice piange sui suoi piedi, li asciuga con i suoi capelli, li
ricopre di baci e li unge con oli profumati e Gesù, lungi
dallo spaventarsi, accoglie la sincerità e l’amore della
donna, di fronte alla morale incarnata dal fariseo che lo
aveva invitato nella sua casa. In questo modo, manifesta che esiste qualcosa di molto più grave che un comportamento sessuale discutibile: la mancanza di amore.
A Gesù non importano le apparenze e neanche tanto
quel che si fa, quanto ciò che è nel profondo del cuore.
Potremmo dire che il Vangelo non si preoccupa del sesso, ma della sessualità, cioè di qualcosa che è più ampio
e profondo: quello che è relazionato con il cuore della
persona, la sua affettività, i suoi desideri più intimi, la
sua vitalità, la sua felicità e dignità.
Ci sono poi molte dimensioni della sessualità da
considerare e da conoscere. Ricordandone solo alcune,
possiamo riferirci ad una dimensione biologica, corporale, un corredo genetico, anatomico e morfologico di
ogni corpo che determina molte delle nostre limitazioni
e potenzialità. Possiamo segnalare anche una dimensione psichica, delle «pulsioni di vita», eros o desiderio,
delle forze che operano come un motore di incontro e di
unione con tutto ciò che palpita nella vita.
Occorre considerare l’orientamento sessuale prodotto
da una combinazione di influenze genetiche, ormonali,
ambientali e fattori biologici attivi dal momento della
gestazione, così come l’identificazione con un determinato genere, maschile o femminile, che non corrisponde
necessariamente con il sesso biologico (transessuali,
intersessuali) né con un determinato orientamento
sessuale (omosessuali, bisessuali). Possiamo aggiungere
una dimensione erotica che trascende la pura relazione
sessuale e la integra nel regno dell’immaginazione e della fantasia e che implica, attraverso il corpo, la persona
dell’altro. La pornografia è precisamente la negazione
della dimensione affettiva e personale dell’erotismo.
Infine possiamo definire l’innamoramento che si
relaziona con l’intero essere dell’altro. Ci innamoriamo
di un modo di parlare, di ridere, di pensare e di essere
e ciò comporta che corpi al di sotto dei minimi standard di bellezza acquistino una luce di splendore, o che
soggetti con deformità fisiche risultino attraenti per
l’innamorato. Il che rappresenta un vero rompicapo per i
socio-biologi dal momento che l’inutilità è un pezzo che
non si incastra nel puzzle delle strategie di sopravvivenza della specie.
Tutte queste dimensioni sono influenzate dalla cultura, dalla società, dalla storia e dall’attualità degli altri
nelle nostre vite. E questo ci condiziona dall’identificazione di un genere determinato, fino al temperamento,
al carattere, al modo di camminare e di sorridere. La
libertà non è qualcosa che si sovrappone alla natura
umana per controllarla e gestirla, ma è un’esigenza della
nostra stessa natura. In quanto persone, abbiamo a che
fare con delle tendenze che non seguono un processo
biologico a risposta automatica, ma che ci aprono diverse possibilità che selezioniamo più o meno liberamente
a partire da come siamo stati caricati e configurati a
livello individuale, sociale e storico.
Attualmente è in moto un’autentica rivoluzione
mondiale nel modo di vivere la nostra sessualità e strin-
gere legami e relazioni con gli altri. Se fino al XX secolo
la legittimazione della sessualità era la riproduzione e il
matrimonio, ora si considerano soprattutto le relazioni
emozionali con il partner (la tenerezza, la comunicazione, l’uguaglianza) e l’appagamento che produce. Il livello di riflessione e di decisione sulla nostra sessualità è
cresciuto moltissimo: come voglio viverla? Quale tipo di
partner mi conviene se è vero che me ne conviene qualcuno? Con i nuovi modi di viverla appaiono nuove paure
e angosce: si teme, ad esempio, l’impegno e si cercano
relazioni che abbiamo una facile via d’uscita. Si aumenta
la quantità delle relazioni, ma si abbassa la loro qualità
e la velocità nel numero di relazioni risulta proporzionale a un sentimento di astio e di vuoto. Per comprendere
in profondità i cambiamenti nella sessualità vale la pena
leggere A. Giddens, La trasformazione dell’intimità, e Z.
Bauman, Amore liquido.
Senza dubbio continua a essere intrecciato con tutte
queste trasformazioni e tra tutte queste dimensioni. Un
aspetto curiosamente dimenticato da buona parte della
letteratura attuale o ridotto a sentimento o emozione.
L’amore è una relazione singolare, empatica, rispettosa,
benevolente e disinteressata con l’altro/altra. E’ singolare
perché si dirige a qualcuno in concreto. Amo qualcuno
che si chiama Rosa o Pietro e che è fatto in questo o
quest’altro modo. Un amore che fosse lo stesso verso
tutti non è amore. È empatica perché sperimentiamo e
ci lasciamo colpire dalle emozioni, dalle idee e dai sentimenti dell’altro. È rispettosa quando potenzia la libertà
e l’autonomia dell’altro. Una coppia che vale la pena
di essere vissuta è quella in cui i suoi membri non si
ostinano a completarsi l’uno con l’altro, ma che si costituiscono come soggetti autonomi che non dipendono
dal loro ruolo nella coppia per definirsi come individui.
È disinteressata nella misura in cui disarma, identifica e
lotta contro le non sempre evidenti relazioni di potere
nella coppia. E per ultimo è benevolente quando ci preoccupiamo attivamente per la vita e il benessere dell’altro. Quando lo proteggiamo e non lo inganniamo. Questo amore richiede il concorso della volontà per superare
gli ostacoli che si presentano man mano e per persistere
in esso attraverso la convivenza quotidiana.
Cambiano e cambieranno nel corso dei secoli le nostre forme di vivere la sessualità umana, ma l’amore non
passerà (1Co 13,4-11). Continua e continuerà a essere
sovversivo, trasformando radicalmente il mondo, unendo
persone di diverse etnie, nazioni, caste, religioni, culture e status sociale, distruggendo corazze e menzogne,
vincendo la paura di riconoscere la propria fragilità,
q
guarendo le persone e rendendoci liberi.
219
Per la libertà: psicologia della liberazione
Ignacio Dobles Oropeza
Collettivo Costaricense di Psicologia della Liberazione, San José, Costa Rica
La «psicologia della liberazione», più che essere
un’area particolare della psicologia o una specializzazione in più, consiste in un orizzonte etico-politico
che si sviluppa nella connessione profonda tra il lavoro dei professionisti e delle professioniste, le aspirazioni e le lotte popolari dei loro contesti. Diverse
matrici della psicologia hanno sviluppato, in diversi
modi, l’idea dell’autonomia, della libertà dell’individuo
di fronte alle sue circostanze. La versione più volgare
di questa tendenza la possiamo incontrare nei piccoli manuali di auto-aiuto. Nel caso della Psicologia
della Liberazione occorre trascendere l’impostazione
individualista che solitamente segna la disciplina
psicologica e cercare di percorrere le strade di una
ricerca che rinforza e sostiene l’autonomia di gruppi e
di collettività all’interno della società. Questo significa accogliere un’idea di «liberazione» che implichi
la responsabilità sociale e la convivenza, che implichi
il riconoscimento dell’idea espressa da Franz Hinkelammert che «l’uccisione dell’altro è un suicidio», e,
ancora di più di tutto questo: significa accogliere
un’idea di «liberazione» che riconosca la potenzialità
e l’affermazione di una convivenza produttiva, di un
lavoro con quelle persone che sono negate dai sistemi
che producono oppressione e ingiustizia, nella linea di
un’«Etica della Liberazione» come quella proposta nel
nostro continente da Enrique Dussel.
Riferimento chiave di questa prospettiva è stato
Ignacio Martín-Baró, insigne studioso dell’équipe
dell’Università Centro Americana José Simeón Cañas,
la UCA di San Salvador. Questo psicologo sociale e
sacerdote gesuita, profondamente impegnato con il
popolo salvadoregno e latinoamericano, sviluppò negli
anni settanta e ottanta del secolo passato una feconda elaborazione teorica e metodologica, influenzata in
modo significativo da Paulo Freire e Orlando Fals Borda. Lavorando come psicologo, docente e ricercatore,
cercò sempre di fare in modo che il sapere prodotto
fosse capace di incidere nella realtà sociale del suo
popolo e di tutto il continente e, in modo significativo, diede un grande contributo al coordinamento
e alla collaborazione di molti colleghi di altri paesi,
220
impegnati nei cammini di giustizia e di cambiamento sociale. Fu assassinato da una squadra speciale
dell’esercito salvadoregno, insieme ai suoi compagni
della UCA, nel novembre del 1989. Lasciò, oltre al suo
esempio e alla testimonianza del suo impegno, numerosi scritti tra i quali si segnalano particolarmente:
Azione e ideologia. Psicologia sociale dal Centro America (UCA, 1983) e Sistema, Gruppo e potere. Psicologia dal Centro America II (UCA, 1989). Dice molto
di questi scritti il fatto che, nonostante sia trascorso
molto tempo, affrontino con rigore, profondità e uno
spirito radicale nella ricerca della giustizia, temi che
solitamente sono ignorati dalla letteratura accademica
e scientifica. Egli creò, in un contesto di guerra generalizzata, l’Istituto Universitario di Opinione Pubblica
della UCA, esempio del suo chiaro proposito di porre il
sapere e la ricerca accademica a servizio delle aspirazioni sociali della maggioranza.
Il suo richiamo a sviluppare una Psicologia della
Liberazione avvenne durante una conferenza realizzata
nell’Università di Porto Rico nel 1986 e, fino al giorno
d’oggi, ha lasciato un’eco nella sensibilità di molti
studenti, professionisti e attivisti sociali lungo tutto
il continente e oltre. Inoltre diede origine a numerosi
sforzi di organizzazione e collaborazione.
Nel novembre del 2012, ad esempio, a Bogotá, si
è svolto con molto successo l’XI Congresso Internazionale di Psicologia Sociale della Liberazione (www.
catedralibremartinbaro.org/html/congreso/con- vocatoria.html). Precedentemente c’erano stati altri congressi a Guadalajara, Cuernavaca, San Salvador, Ciudad de
Guatemala, Campinas (SP, Brasile), Santiago del Cile,
Caracas, Liberia (Costa Rica), Città del Messico (DF)
e San Cristóbal de las Casas. In alcuni paesi come la
Colombia, l’Ecuador e il Costa Rica si sono peraltro
organizzati collettivi di Psicologia della Liberazione.
La pagina web del collettivo costaricense è www.psicologialiberacioncr.org. Durante quattro anni è stata
attiva inoltre la rivista elettronica «Liber-acción».
Molte energie sono state condivise in questa articolazione di sensibilità.
Oggi possiamo trovare nella letteratura profes-
sionale, in vari paesi, testi scritti nell’ottica della
Psicologia della Liberazione, con punti di vista differenti. Segnalo alcuni autori: Nancy Caro Hollander,
Tod Sloan e Brinton Lykes negli USA; Edgar Barrero e
Claudia Gíron in Colombia; Cecilia Santiago, Bernardo
Jiménez, Joel Vásquez e Jorge Mario Flores in Messico; Dolores Miranda e Ramón Soto a Portorico; Maritza Montero in Venezuela; Amalia Blanco in Spagna;
Ignacio Dobles, Marisol Fournier, Daniel Fernández e
Teresita Cordero in Costa Rica; Eduardo Viera in Uruguay; Soraya Ansara, Fernando Lacerda e Raquel Guzzo
in Brasile; Mark Burton nel Regno Unito; Mariano
González in Guatemala. Chiaramente questa lista non
è esaustiva.
L’invito fatto nel 1986, articolato con i movimenti
sociali e culturali di resistenza e affermazione popolare, e ispirato alla valutazione critica di una disciplina
che presentava la tendenza diffusa a rimanere marginale rispetto alle esigenze e alle aspirazioni delle
maggioranze escluse, proponeva di elaborare una
nuova epistemologia capace di rompere con il positivismo, l’individualismo e la concezione di una società
senza contraddizioni e conflitti. Allo stesso tempo
aveva lo scopo di focalizzarsi sui problemi reali della
maggioranza delle persone dei nostri popoli invece
che sulle problematiche imposte dai centri egemonici
del sapere. Inoltre chiedeva con forza di non lasciarsi
distrarre dall’immaginare la scientificità come una
«torre d’avorio», dal ricercare lo status o i privilegi
economici e, soprattutto, invitava a sviluppare una
nuova prassi con le vittime dei sistemi oppressivi. Ma
tutto questo è ancora vigente? La sua continuità è
data dalla persistenza di molti dei problemi segnalati,
che continuano a incidere in forma negativa nella pratica e nel sapere prodotto nel campo della psicologia.
Negli ultimi anni, ispirati(te) dall’idea di una
psicologia che affronti le problematiche della dominazione e dell’oppressione, si sono sviluppate molte
esperienze in Colombia, Costa Rica, Brasile, Messico,
Guatemala, Portorico, Ecuador, El Salvador, Venezuela,
Uruguay e altre paesi: esperienze di Psicologia Comunitaria nel lavoro sulla memoria e sulla violazione dei
diritti umani, nel lavoro di genere e contro la discriminazione per le proprie preferenze sessuali, nell’articolazione tra la lotta ecologista e la psicologia, nel
lavoro nel campo della salute, con i migranti, con le
lotte contadine, contro la povertà e la disuguaglianza
strutturale, nel lavoro sulla repressione e la militarizzazione, nell’articolazione del lavoro psicologico con
i movimenti sociali e popolari. Nel congresso sopra
menzionato che si svolse in Colombia fu evidenziato anche il valore dell’incontro articolato tra arte e
psicologia nei contesti comunitari, nella prospettiva
della liberazione.
La prospettiva etico-politica difesa da questo
posizionamento della psicologia ha influito anche in
numerosi spazi di formazione di futuri professionisti
e ha posto in tensione una visione dell’etica della
pratica professionale basata nell’individualismo e
nell’adattamento, o limitata all’«attenzione a sé» del
professionista psicologo. Un’etica sociale obbligherebbe infatti a valutare con molta attenzione gli effetti
delle pratiche o delle attività professionali che superando l’individuale possono segnare la vita di gruppi,
di collettività, di comunità e anche della società
intera.
L’orizzonte tratteggiato da Martín-Baró, ormai è
chiaro, implica un maggiore impegno e richiederebbe
una necessaria e difficile costruzione collettiva. Come
ho già indicato, il suo invito è risuonato nell’impegno
di molti professionisti che lavorano in campi molto
diversi nei quali sono in gioco i sogni e le sofferenze
dei nostri popoli. Siamo in molti a pensare che, di
fronte alle problematiche, alle ingiustizie e alle limitazioni che vivono i nostri popoli, l’orizzonte di un
impegno aperto continua ad essere vigente, così come
altre forme di collaborazione e articolazione critica
che contribuiscano allo sviluppo umano integrale e
alla giustizia. In ogni caso c’è un flusso di esperienze
e ricerche che, senza pretendere l’omogeneità né offrire ricette, in un dialogo attivo con altre prospettive
critiche, può aiutare a illuminare gli sforzi futuri che
producano maggior benessere, libertà e giustizia. Per
tutte le persone.
Si possono trovare più informazioni su:
http://libpsy.org
en.wikipedia.org/wiki/Liberation_psychology
es.wikipedia.org/wiki/Psicologia_social_de_la_liberacion
es.wikipedia.org/wiki/Anexo:Bibliografía_de_Ignacio_Martín-Baró
Contatto: lo si può trovare nella pagina web del
collettivo costaricense già citata.
q
221
Libertà e Gesù
Pedro Trigo
Caracas, Venezuela
Tutti apprezziamo la libertà come nostro tesoro
più amato. Tuttavia, se vogliamo essere sinceri con
noi stessi, dobbiamo riconoscere che nella pratica la
nostra libertà reale è molto limitata.
Due sono le tendenze ambientali che diminuiscono
drasticamente l’uso della libertà: la prima è la cosiddetta libertà estesa del capitale, che nella nostra
situazione non è neppure il capitale produttivo, bensì
quello speculativo. Si tratta di un dogma che ci sta
portando nel baratro: «Non si deve porre alcun limite
al capitale». Così accade: perché i guadagni del capitale siano i più grandi possibili i capitalisti e i politici
al loro servizio sacrificano operai e impiegati e anche
i piccoli e medi proprietari. La così chiamata libertà
del capitale è un feticcio che vive di vittime umane.
La seconda tendenza, suscitata da coloro che
promuovono la prima, è l’individualismo ambientale:
io faccio quello che mi piace e non accetto ordini né
tantomeno consigli, da nessuno. La mia vita nasce
da me stesso: sono figlio delle mie capacità e delle
mie opere e non devo ringraziare nessuno per i miei
successi né accusare per i miei fallimenti. Chi pensa
e agisce così non è libero. Al contrario, è schiavo dei
suoi impulsi o della sua passione dominante. Questi
desideri o passioni si rendono autonomi dall’insieme
della persona, si assolutizzano e mettono tutto il
resto al loro servizio. La loro vita non nasce dalla
parte più genuina della persona, bensì da questa dimensione assolutizzata, che la trasforma in un essere
unidimensionale.
Entrambe le tendenze ambientali si intrecciano:
sono i padroni di questo mondo coloro che saturano i
mass-media di messaggi che esaltano l’individualismo,
perché sanno che, se come esseri umani ci accollassimo i vincoli che ci compongono, se agissimo con
libertà, sarebbero messi al loro posto e non avrebbero
potere di coercizione. Dominano perché ci hanno resi
solitari e pieni di paura davanti a loro. Se facessimo
nostra la condizione di compagni e, in definitiva, di
fratelli, il capitale subirebbe le restrizioni di ciò che
oggi, senza l’indispensabile contrappeso, minaccia il
bene comune.
Ma poiché il capitale, peraltro, non è nessun sog-
222
getto, il capitalismo non deve essere un sistema autosussistente e autoregolato e il capitale non è soggetto di nulla e meno ancora di libertà. La presunta
libertà è quella dei grandi investitori che si nascondono dietro essa, che non hanno un volto e così possono dare briglia sciolta alla loro passione dominante: il
capitale che, come insiste per due volte Paolo, sulle
tracce di Gesù, è un idolo. Vale a dire che dietro al
capitale ci sono acquattati i grandi investitori, dediti con l’anima, la vita e il cuore ai loro guadagni,
che pongono tutto il resto al loro servizio, in primo
luogo il loro stesso spirito, degradati e annullati, e
in secondo luogo, le vite degli altri. Come si vede, in
definitiva, tutto si riduce alla dedizione alla passione
dominante, che rende schiavo chi vi si applica e per di
più produce vittime.
Per portare la luce su un tema tanto pregevole
e alienato, accostiamoci a Gesù. La parola «libertà»
compare unicamente in Matteo 17, 26 e in Giovanni
8, 32.36. Questo significa che Gesù non era solito
parlare di libertà. Da questo silenzio dobbiamo trarre
la conclusione che Egli, poiché visse in mezzo a un
popolo sottomesso a un potere invasore e in una società patriarcale e ierocratica, non conobbe l’esercizio
della libertà e non ne sentì la mancanza perché non
aveva sperimentato altro? Oppure Gesù parlava in un
modo, diciamo, cifrato, perché «altrimenti la polizia
segreta si sarebbe messa in allarme»?
Dobbiamo procedere dal fatto che Gesù non fu né
una persona integrata nel sistema, che si definiva mediante le coordinate stabilite, né una persona sovversiva, ciò che ne è l’altro estremo. L’identità ultima di
Gesù si formò nella relazione assoluta con suo Padre,
secondo la tradizione dei poveri di Yahveh alla quale
appartenevano i suoi padri e il suo ambiente.
I poveri di Yahveh erano esclusi dal potere, ma
non vivevano rassegnati e neppure reattivi. Poiché
stavano realmente nelle mani di Dio per la fiducia che
nutrivano in Lui, vivevano in pace ed erano in grado
di vivere da loro stessi, creando la loro vita e quella
del loro ambiente, una vita pienamente umana, malgrado le tante angustie, nel segno dell’alleanza di Dio
con il suo popolo. I poveri di Yahveh sì che vivevano
liberamente.
Poiché Gesù era completamente nelle mani di Dio,
che era suo Padre con cuore di madre, e riceveva la
vita da Lui, era libero rispetto a ciò che gli era dato
e a ciò che ambiva a stabilirsi con le stesse armi di
coloro che stavano al potere. Dal momento che viveva
come Figlio, guardava alle persone e alla realtà sociale, politica e religiosa con gli occhi del Padre e amava
le persone con il medesimo cuore di Dio. Per questo
Dio poteva parlare con la sua bocca e agire con le sue
mani.
Questa fu concretamente la libertà di Gesù. Non
si ridusse meramente a libero arbitrio, che è un concetto di libertà puramente formale: agire con consapevolezza di ciò che si porta fra le mani e con piena
coscienza di quello che si vuole fare, senza essere
coartati da alcun agente esterno. La libertà per Lui fu
qualcosa di concreto: era la libertà del Figlio di Dio e
quella del Fratello di tutti e per questo la sua libertà
aveva un contenuto preciso: fare giustizia alla realtà,
tanto quella naturale quanto quella storica. In due
modi: prima di tutto, percepirla e amarla con gli occhi
e il cuore di chi l’aveva creata e per questo assumerla da dentro, dalla sua verità e dal suo dinamismo e
per il suo bene; poi dare il suo apporto di salvezza,
parlando con la stessa Parola con la quale tutto fu
creato e agendo in essa con lo Spirito di creazione e
riabilitazione.
Per lui la libertà non si limitò a formalità (consapevolezza e assenza di coartazione) né prese come
proprio criterio la propria volontà assolutizzata: fare
ciò che si vuole. Poiché questi due modi di intendere
la libertà erano quelli in vigore nel suo ambiente, non
parlò di libertà per evitare l’equivoco.
Per capire questo ci può essere d’aiuto considerare
le due volte in cui Gesù parlò di libertà, riferite nei
Vangeli. Domanda a Pietro: «I padroni di questo mondo impongono tributi ai loro figli o agli estranei? Agli
estranei, vero? Quindi i figli ne sono liberi». I figli
dei padroni delle nazioni sono i cittadini (che erano
un’infima minoranza: nelle città greche non arrivavano
al dieci percento e a Roma molto meno), che consideravano se stessi liberi, gli unici liberi e, per questo,
gli unici esseri umani pieni, vale a dire, quelli che nel
libero esercizio della cittadinanza avevano attuato al
massimo le potenzialità della loro ragione, che negli
altri rimanevano in grande misura latenti.
Tuttavia per Gesù rimanere liberi dalle imposte
non equivaleva a essere liberi. Perché quella libertà
era basata sulla schiavitù o il sovraccarico delle maggioranze. Per questo non era libertà, perché chi per
alleggerire se stesso obbliga altri ad accollarsi il suo
carico non è libero, poiché non si può conciliare la
libertà con l’irresponsabilità, la tirannia, l’oppressione. E per Gesù questa era la realtà occulta di ciò che
si pretendeva essere civilizzazione basata sul diritto.
Non avrebbe potuto dirlo in modo più eloquente:
«Coloro che governano le nazioni pagane le tiranneggiano; e i grandi (ovvero, i grandi proprietari) le opprimono. Voi, nulla di questo» (Marco 10,42-43).
Questo è l’equivoco dell’Occidente illuminista,
che si è sentito nella linea della democrazia ateniese
e che ancora studia il diritto romano. Gli spazi di
democrazia basati su rapporti asimmetrici con gli
altri, ossia basati sull’oppressione, non sono libertà
autentica. Questa è la libertà che il liberismo propugna: considera gli esseri umani come individui e non
come persone e concepisce la libertà come fare ciò
che ognuno vuole entro i limiti legali. Non concepisce
vincoli obbligatori: non è la libertà dei figli di Dio né
dei fratelli di tutti, a partire dal privilegio dei poveri.
Per questo Gesù, invece di parlare di libertà, con
il massimo impegno diede aiuto perché le persone,
i gruppi e il popolo si liberassero. Perché per lui il
punto di partenza è il fatto che non erano liberi, per
quanto non fossero giuridicamente schiavi né avessero
padroni, anche se appartenevano al popolo di Dio, il
Dio liberatore che li trasse dalla casa della schiavitù
e diede loro la legge della libertà. Questo è quello
che dice nell’altra citazione: «Se serbano le mie parole saranno miei discepoli, attueranno la verità e la
verità li renderà liberi». Gli replicarono: «Siamo della
stirpe di Abramo e non siamo mai stati schiavi di
alcuno. Perché dici che saremo liberi?» Gesù replicò
loro: «Vi assicuro che colui che pecca è schiavo e lo
schiavo non rimane sempre nella casa, mentre il figlio
vi rimarrà sempre. Pertanto, se il Figlio dà la libertà,
saranno realmente liberi». Di fronte alla falsa libertà
dei figli di questo mondo, ovvero di coloro che fanno
parte del gruppo che si considerava civilizzato ed era
oppressore, Gesù mette la libertà vera del Figlio di
Dio, che non soltanto è libero ma che usa la sua libertà per liberare gli altri.
q
223
Liberazione e macroecumenismo
Ripensando l’ecumenismo a partire dal buen vivir
CEE, Centro di studi ecumenici
Da alcuni decenni lo spirito ecumenico in America
Latina si muove lungo molte strade, quelle imposte
dalla realtà mondiale, continentale, nazionale, locale e
comunitaria. Così, la dimensione ecumenica è passata
dalla preoccupazione-speranza cristiana per l’incontro tra le diverse spiritualità religiose all’urgenza di
una prassi comune di liberazione, militante e gravida
di promesse, in un contesto di morte, esclusione e
oppressione. È una sfida che chiama credenti e non
credenti a condividere l’azione e la testimonianza pubblica rispetto a un cambiamento del modello di vita:
uscire dalle logiche dell’utilitarismo, della mercificazione e delle privatizzazioni verso un modello di sviluppo
più umano, collettivo, comunitario e organizzato di
felicità e di buen vivir.
La sfida iniziale dell’ecumenismo come progetto
religioso-ecclesiale di fede ha portato al superamento
della sfera cristiana e interreligiosa in direzione di una
dimensione universale, macroecumenica che abbraccia
la preoccupazione per la vita piena e la dignità dell’intera creazione, in cui l’umano è parte di questa totalità. È per questo che il macroecumenico è collettivo:
passa per l’organizzazione comunitaria, per l’articolazione di esperienze che rafforzano e promuovono la
speranza. Questa speranza muove i soggetti popolari,
ecclesiali e politici ad annunciare, attraverso nuove e
diverse vie, che è possibile la vita degna e piena nei
territori violentati dall’ansia di ricchezza di alcuni pochi, negli spazi rurali e urbani in cui il tessuto sociale
è stato spezzato e migliaia di morti e di desaparecidos
chiedono giustizia, pace e dignità.
Questo proclama di speranza è uno dei contributi
dei popoli originari in resistenza e degli attuali movimenti di attori sociali emergenti: studenti, migranti,
indigeni, familiari di persone uccise e di desaparecidos; uomini e donne che esigono il rispetto dei propri
diritti, che si riconoscono umanamente
nelle periferie degradate. Questa è la Nostra America, la nostra Abya Yala. Che ci stupisce per la sua
capacità di interazione tra quanti non la pensano allo
stesso modo, non si sentono uguali, ma nella quotidianità vivono la speranza con i piedi per terra e lo
224
Messico DF, Messico
sguardo verso le stelle, parlano con il cuore, prendono
nelle proprie mani il loro destino e si organizzano per
renderlo possibile; sognano ciò che vorrebbero per il
loro presente e per il loro futuro e lo trasformano in
realtà. Dalla Patagonia alla Sierra Tarahumara nel nord
del Messico, i nostri popoli e i nostri movimenti sociali
popolari ci spingono a vivere il macroecumenismo nel
suo significato più ampio: abitare umanamente e pienamente la Terra, essere con la creazione e promuovere
il buen vivir rifuggendo il lucro e la dominazione.
Tutto ciò ci invita a ricreare la nostra vita nella
prospettiva del buen vivir. Brevemente accenniamo di
seguito a quattro provocazioni. A mo’ di domande più
che di affermazioni, rispetto a quelli che consideriamo
elementi costitutivi del macroecumenico. Sono rilievi
che ci muovono gli stessi popoli con cui camminiamo:
movimenti sociali in difesa dei territori e movimenti
che promuovono processi di costruzione della pace.
Ascoltandoci reciprocamente, condividendo il nostro
essere e la nostra vita, potremo trovare percorsi efficaci di liberazione per l’umanità e per il mondo intero.
Camminando insieme, individuando ciò che ci accomuna e unendo le differenze potremo costruire le alternative necessarie.
Prima provocazione: la Terra-Creazione. Se stiamo
costruendo mondi possibili secondo una scommessa
macroecumenica, non possiamo pensare all’umanità
fuori dal suo spazio vitale, che siano i corpi stessi o
gli habitat, la creazione intera, Pacha-Mama, Abya-Yala, Anáhuac. È tutto manifestazione del sacro, non ci
sono spazi religiosi e spazi profani: la terra tutta, nostra madre, è piena di dignità, non oggettivabile, non
negoziabile né manipolabile a favore di una determinata cultura, religione o istituzione. Non è una nostra
proprietà, siamo noi ad essere in ogni caso di sua proprietà. Per questo la difesa e la cura nei suoi confronti
(creare condizioni per una vita piena e sostenibile) è il
senso della nostra prassi macroecumenica. Casa comune, dimora della Vita, in essa trova significato il fatto
di smettere di costruire e alimentare relazioni utilitariste tra noi e la natura, e di essere coscienti di abitare
solo quello di cui possiamo prenderci cura.
Seconda provocazione: la Resistenza. È ciò che
articola le speranze, ed è la mistica che alimenta la
dimensione ecumenica. Una dose di speranza di fronte
alla disperazione, un’urgenza di fronte al perverso progetto di dominazione umana e di sfruttamento della
Terra; è il volto attuale della liberazione e presuppone
la creazione e ricreazione di progetti alternativi di
vita degna per tutti/e. La costruzione di un mondo in
cui ci sia posto per molti mondi, che è stata la parola
d’ordine dei popoli zapatisti in questa latitudine. La
resistenza muove quello che ancora vive; ci sensibilizza e ci offre il discernimento per non perdere la
direzione, anche quando c’è oscurità; elimina le paure
che soffocano la libertà, permette di alimentare una
spiritualità e una fede nella Vita quando in apparenza
c’è un’assenza di Dio; prepara il cuore e l’anima per le
difficoltà che si presentano nella testimonianza pubblica quotidiana, nel compito di generare e accompagnare umanità. Solo la resistenza permette l’organizzazione comunitaria, la difesa della vita e del territorio e
la mobilitazione, per dare visibilità alle nostre lotte e
alle nostre speranze in cerca di un accompagnamento
comune.
Terza provocazione: l’Identità. Non siamo soli/e in
questo mondo. La persona è comunità. Di fronte a un
modello di società che pone l’accento sul consumismo
e sull’individualismo, la dimensione ecumenica dei
popoli ci mostra che «io sono se tu sei; io sono nella
misura in cui siamo». Il progetto di dominazione del
creato da parte dei grandi gruppi transnazionali (legittimati politicamente e ideologicamente dai governi
e anche dai sistemi religiosi) persegue la distruzione
dei popoli, delle loro forme di vita comunitarie, senza
alcuna attenzione all’armonia che mantengono con la
natura, alle loro forme di cooperazione e ai loro modelli alternativi di organizzazione economica. Al loro
posto, impongono un’identità egoista e individualista
e una religione intimista che resta ai margini delle
preoccupazioni quotidiane della comunità. Si lacera
così la coscienza della nostra fraternità, rendendoci
concorrenti e nemici. È urgente prendere coscienza di
chi siamo, di dove stiamo e di quale contributo diamo
per andare incontro agli altri, fratelli e sorelle.
Quarta e non ultima provocazione: la Dignità.
Condizione vitale concreta che rende possibile la pienezza dell’umanità, non è negoziabile; mette a nudo
i falsi orgogli feticisti e idolatrici che generano asimmetrie, esclusioni e divisioni. La dignità, contraria-
mente all’orgoglio, produce autostima. È la condizione
necessaria per il proprio riconoscimento; ci permette
l’incontro con l’altro/a in condizioni di uguaglianza. A
partire dall’esperienza dei nostri popoli, si associa al
buen vivir che predicano e vivono. La dignità implica
il passaggio dalla compassione alla solidarietà, dove i
poveri e gli esclusi non sono oggetti della nostra carità, ma ci precedono nel cammino del recupero della loro
dignità, sono soggetti attivi e la loro lotta è la nostra.
Considerare la Terra-Creazione come lo spazio reale,
concreto che dà un senso macroecumenico alla nostra
resistenza, identità e dignità, comporta l’affermazione di una Memoria collettiva. I popoli originari ci
ricordano come «in un tempo anteriore, le differenze
non esistessero; si stava con gli altri su un piano di
uguaglianza e integrità»; come le loro forme di vita,
di generazione in generazione, fossero coerenti con
questa memoria. Non è così con i progetti modernizzatori e capitalistici che hanno dimenticato e occultato
la possibilità di produrre umanità per il buen vivir. Gli
attuali movimenti di liberazione danno carne alle loro
parole d’ordine e mantengono vive le memorie prodotte dall’America Latina, rifiutandosi di abbandonarle.
Per questo, ogni volta che ricordiamo, commemoriamo
o invitiamo a non dimenticare, c’è dolore ma anche
allegria, per la speranza di continuare a camminare
verso una nuova umanità.
Tenendo presenti queste provocazioni, testimoniamo il macroecumenico anche come una spiritualità e
un impegno critico che ha superato il proprio interesse
per andare incontro agli altri/e; e pure come uno sforzo per esistere e come il desiderio efficace e genuino
di essere con gli altri/e a partire da diverse identità
e trincee di lotta. È per questo che crediamo che la
resistenza, l’identità, la dignità e la memoria
siano gli elementi comuni che condividiamo, secondo la nostra radice latinoamerica, nella scommessa
macroecumenica, e che la Terra-Creazione sia ciò che
ci ispira e ci muove ad articolarci a livello continentale, regionale, locale, comunitario e personale per
credere che altri mondi siano possibili. Quanti di noi
si ritengono macroecumenici devono produrre umanità
profondamente ecologica, dialogante, rispettosa e
generatrice di tutto ciò che contribuisca alla vita piena. E questo essere e questo fare richiedono persone
che si riconoscano in pienezza come soggetti aventi la
dignità e la libertà per agire e discernere a favore del
q
buen vivir per tutta la Creazione.
225
LIBERAZIONE O ILLUMINAZIONE?
Spiritualità della non-dualità o spiritualità della liberazione?
Commissione Teologica LAtinoaMericana dell’ASETT
Il tema è in discussione già da molto tempo. Proliferano iniziative e corsi sulla spiritualità della nondualità che presentano una visione che nell’insieme si
scontra con ciò che appartiene alla spiritualità tipica
latinoamericana, la spiritualità della liberazione (S.
L.).
Per quest’ultima, il valore centrale, il più importante, quello che in qualche modo raccoglie e comprende tutti gli altri è il valore della liberazione: il
processo storico di conquista e costruzione personale
e sociale della Libertà. Per la S. L., in tal senso, contemplare questo processo a partire da una visione di
fede e impegnarsi in esso completamente, costituisce
il punto centrale e l’esperienza fontale della spiritualità. È, a tutti gli effetti, una spiritualità della «liberazione». Noi cristiani della S. L. non cerchiamo la nostra sorgente in culti accessori, devozioni particolari
o pratiche spirituali che non siano la pratica dell’impegno storico dell’Amore nella trasformazione della
società. È lì, nel lavoro e nello sforzo per costruire un
mondo differente, secondo il modello dell’Utopia che
propose Gesù, il Regno, è lì, in questo «nostro proprio
pozzo» che facciamo la nostra esperienza spirituale
principale, il nostro incontro con la profondità della
Vita, della Storia, dell’Utopia e dell’Amore.
Alcune presentazioni popolari della spiritualità
della non-dualità propongono un’impostazione spirituale molto differente. L’esperienza spirituale principale non deve essere cercata nell’Amore-Giustizia, che
si impegna nella storia per trasformarla nell’utopia di
un altro mondo possibile, ma nell’interiorità della persona: non sarebbe necessario preoccuparsi tanto per
il mondo esterno, per la storia e molto meno per la
politica – cioè per i conflitti umani contro l’ingiustizia
all’interno dei processi storici –; sarebbe molto meglio
volgere lo sguardo e l’attenzione piuttosto al Mistero
irraggiungibile, percepito nel silenzio della mente e
del cuore, fino a provocarvi l’esperienza della trascendenza: cioè l’illuminazione, un’esperienza mistica, uno
stato modificato di coscienza che non si può descrivere, che solo si può sperimentare, che ci riempie di
pace, felicità, pienezza e buoni sentimenti.
226
Le due proposte
Le spiritualità popolari della non-dualità insistono
in questo orientamento, opposto a quello della S. L.:
è importante volgere lo sguardo all’interiorità, disconnettersi dalle preoccupazioni umane, sociali e politiche, fare silenzio, spegnere i nostri pensieri, rimanere
in un’apertura silenziosa per essere capaci di accogliere l’esperienza spirituale per antonomasia, l’illuminazione. Questa sarebbe il bene supremo e l’unico di cui
abbiamo veramente bisogno, l’unum necessarium, perché solo nell’esperienza dell’illuminazione possiamo
incontrare forza e capacità di amare, al fine di avere
misericordia con il prossimo e impegnarci nella liberazione, che sarebbe qualcosa in qualche modo derivato.
La cosa più importante, dalla quale deriverebbe tutto
il resto, sarebbe l’illuminazione. Chi la consegue e la
esperimenta, possiede tutto.
A partire da questo principio, le spiritualità della
non-dualità hanno sviluppato un insieme di procedimenti, metodi… di meditazione, pratiche di silenziamento della mente, tecniche di controllo del pensiero… con lo scopo di predisporre la coscienza umana
a poter sperimentare questa illuminazione. Questi
procedimenti producono l’illuminazione e quest’ultima
suscita in noi la compassione, tanto verso gli esseri
umani che verso la natura: tutto ciò ci permetterebbe
di impegnarci nella liberazione, però la chiave, l’obiettivo da raggiungere non è la liberazione ma l’illuminazione personale.
Da parte sua, la spiritualità della liberazione (S.
L.) ha un’impostazione completamente differente. Non
è preoccupata in prima battuta di ottenere qualcosa
per la persona, per il soggetto. La S. L. è una spiritualità decentrata da se stessa, centrata unicamente
nell’Amore-Giustizia che fonda la passione per la costruzione del Regno di Dio nella Storia. La S. L. sogna
la stessa utopia di Dio: «no un altro mondo ma questo
stesso, però totalmente altro»… Questo è il suo fine,
l’obiettivo principale e intorno a questo fa girare tutto. Da questo discende che la S. L. sia una spiritualità
del mondo, della strada, della storia, sempre orientata
all’esterno, sempre occupata e preoccupata «per il
Regno di Dio e la sua giustizia», prima che «tutto il
resto ci sia dato in aggiunta», secondo quello che
già disse Gesù. Ciò che preoccupa sommamente la S.
L. non è l’esperienza spirituale personale – benché
ovviamente sia importantissima –, non è la supposta
illuminazione personale, bensì la costruzione del Regno, la trasformazione del mondo nell’orizzonte del
Progetto di Dio, la Liberazione. In un certo senso è
una posizione contraria a quella di queste presentazioni della non-dualità...
Pluralismo profondo: biodiversità religiosa
Si tratta, sì, di due atteggiamenti profondamente
differenti di fronte alla vita, alla storia e al Mistero.
Sono «atteggiamenti spirituali» diversi, tra i quali non
vale la pena dibattere su quale sia quello vero e quello falso… entrambi sono validi. Sono «doni» differenti. Ci sono persone – e popoli o culture – dotati di
una sensibilità particolarmente orientata al numinoso,
all’esperienza spirituale o mistica che passa per la via
dell’interiorità, dell’amore esperienziale e «silenzioso»
- che coltiva il silenzio del pensiero… E ci sono anche
persone – e popoli e culture, movimenti storici – presi dalla passione incontenibile per la realizzazione
dell’Amore e della Giustizia nella storia, nella difesa
dei poveri e delle vittime, e questa non è un’esperienza semplicemente etica o politica ma vera esperienza
di Dio, esperienza spirituale, mistica.
Nel primo caso, i membri di queste religioni e
culture, si centrano più nell’orazione, nell’interiorità,
nella coscienza, nel silenzio, nella meditazione…;
queste le loro preoccupazioni centrali e solo a partire
da queste mediazioni derivano poi un impegno sociale
che per lo più è solito orientarsi all’assistenziale, alla
misericordia – pensata non tanto come giustizia – che
frequentemente non confida nella dimensione politica o nella trasformazione strutturale della società
(l’«altro mondo possibile»). Madre Teresa di Calcutta,
che militava esplicitamente contro la teologia della
liberazione, è un esempio emblematico, all’interno del
cristianesimo, di questo orientamento.
Nel secondo caso i credenti «appaiono» come degli estroversi, dei lottatori sociali, militanti impegnati
nella costruzione di una nuova società, segnati teologicamente e anche psicologicamente da una struttura
storico-utopica dell’esistenza. Non cercano la santità
nel compimento di alcune pratiche religiose o nell’avvicinamento ad una persona ideale con il quale identificarsi… Si caratterizzano per una «santità politica»
(praticamente ancora non canonizzata nella Chiesa
Cattolica). Figure tipiche di questo modello sarebbero
quella di Mons Romero e tanti altri martiri latinoamericani, martiri «gesuanici», cioè assassinati e martirizzati per aver vissuto secondo lo stile di Gesù, secondo
il suo impegno per l’Amore-Giustizia, dando vita alla
difesa dei poveri, nella trasformazione della società e
nell’impegno contro tutto quello che offende la dignità dell’essere umano.
Quale tra i due è il cammino migliore? Quale la migliore spiritualità? Dal punto di vista del «pluralismo
profondo» diventa non necessario rispondere a questa
domanda. Queste due grandi correnti spirituali, come
tante altre, molto diverse tra loro, sono una manifestazione della «biodiversità religiosa», la cosiddetta
ierodiversità. Nella biodiversità non ha senso chiedere
quale sia la «vera specie»… Tutte lo sono, ciascuna
dà il suo contributo e tutte si influenzano, si incrociano e hanno bisogno l’una dell’altra per far crescere
l’evoluzione della vita. Lo stesso è per la ierodiversità.
Riconoscere l’apporto della spiritualità non-duale
Eredi dell’esclusivismo che abbiamo coltivato per
quasi due millenni, il nostro subcosciente collettivo di
cristiani ci dice che noi siamo nella «spiritualità vera»
e, pertanto, in quella amata da Dio, quella che non
deve apprendere niente dalle altre perché ha tutto in
se stessa…
Oggi, da una posizione pluralista, sappiamo che
non esiste la «vera religione» perché tutte sono un
raggio luminoso della dimensione divina dell’umanità.
Non è opportuno pertanto chiudersi nella propria religione o spiritualità credendo che al suo interno abbiamo tutto e non abbiamo la necessità di apprendere
qualcosa dalle altre… Oggi ormai sappiamo che tutte
le religioni hanno i propri limiti, i propri punti ciechi,
le proprie necessarie complementarietà. Anche la S. L.
Una sintesi liberatrice e latinoamericana
Due posizioni estreme sono quindi da evitare: abbandonare la propria S.L. frastornati dalla novità della
non-dualità, o chiudersi nella propria S.L. credendo
che non possiamo apprendere nulla da altre spiritualità. È meglio rimanere nella propria spiritualità della
liberazione, continuare a «bere al proprio pozzo»,
senza tralasciare di aprirsi a volte alla sapienza delle
spiritualità che cercano soprattutto l’illuminazione.
Siamo in un tempo di sintesi. Possiamo assumere
tutto il buono che c’è, sia dove sia e venga da dove
q
venga, senza lasciare di essere ciò che uno è.
227
Comunità ecclesiali di base: Tessendo cammini di libertà
Mercedes de Budallés Díez
Anni fa, in una riunione degli assessori delle Comunità Ecclesiali di Base, CEBs, riflettemmo sui contributi
degli scritti della Teologia della Liberazione. Ci chiedemmo se la nostra elaborazione teologica considerava la
teologia dello stesso popolo, nella sua fede e nella sua
religiosità, e non solo la sua vita. Da allora, raccolgo per
iscritto le questioni sollevate dalle persone delle CEBs e
presento qui una delle nostre riflessioni.
Il signor Manuel chiese la parola dopo l’invocazione
allo Spirito Santo nella riunione settimanale della nostra
comunità e disse: «Io so che oggi il tema principale
della riunione è preparare la visita del vescovo alla nostra parrocchia, ma ho una domanda urgente. Mi date il
permesso?». Sorpresa, la dirigente Dona Luzia guardò le
persone e, ricevuta la nostra approvazione, disse: «Certo,
parla pure».
Il signor Manuel chiese: «La mia domanda è: se la
nostra comunità cambia vescovo, prete, pastore, dobbiamo cambiare Dio?» Le persone risposero: «Cosa vuoi
dire?».
Manuel rispose: «Vi spiego. Il vescovo precedente
diceva che Dio è amore, è grazia, è misericordioso, perdona sempre. E noi, nella comunità, viviamo questo Dio. Ma
il nuovo vescovo, quando viene in visita alla parrocchia o
parla alla radio, ripete che Dio ci ama, sì, ma che l’importante è compiere le sue leggi e che con queste ci procuriamo le indulgenze perché Egli ci perdoni. Ho domandato al
prete cosa fosse l’indulgenza, egli ha cercato in un libro
e ha detto che l’indulgenza perdona la colpa del peccato
perdonato. E ha aggiunto che il nuovo vescovo è il nostro
pastore, colui di cui ora abbiamo bisogno, e che dobbiamo obbedire ai suoi desideri e alle sue leggi. Mio figlio,
dopo, ha commentato: preferisco il Dio amore, poiché il
Dio del nuovo vescovo comanda soltanto, il suo amore
non è gratuito, ed Egli perdona se paghiamo gli interessi.
Non è il Dio di Gesù. E ha anche chiesto quale Dio seguiremo ora e che ne è della nostra libertà... Tutto ciò mi
crea preoccupazione. Qual è l’orientamento giusto?».
Donna Antônia cominciò a cantare: «La verità vi farà
liberi. Non temete i poteri che passano... Non temete
quanti dettano le regole... Non temete il ruolo di profeta,
perché il ruolo del profeta è parlare...». E poi Luiz e Ângela cantarono il samba: «Libertà, libertà! Stendi le ali su
di noi. E che la voce dell’uguaglianza sia sempre la nostra
228
Goiânia, GO, Brasil
voce».
Come avviene nella magia, il clima cambiò e, lasciando da parte la programmazione della visita del vescovo,
la conversazione si centrò sulla libertà. L’affermazione che
veniva ribadita era che la cosa importante è la vita, non
la legge, dal momento che «crediamo che Dio voglia la
vita per tutti e che questo ci dia la libertà di scegliere e
di agire».
Per vari mesi, riflettemmo su ciò che la comunità
aveva detto e domandammo ad altri gruppi e ad altre
persone del popolo cosa significasse per loro essere
liberi o vivere in libertà. Al centro della nostra preoccupazione c’erano i poveri delle CEBs che credono in un
Dio misericordioso e che un altro mondo è possibile, un
mondo migliore per i loro figli.
La nostra riflessione attuale è la seguente.
Nel quotidiano dei partecipanti delle Comunità Ecclesiali di Base la vita è fondata sull’amore, sulla solidarietà, sulla pratica della giustizia, sul pensare collettivo,
sulla costruzione di reti nella difesa della vita, ossia
nella sequela di Gesù di Nazaret che ha concretizzato il
progetto di Dio. In un primo momento del cammino, il
popolo scopre di non aver bisogno delle tradizioni che
sembrano offrire sicurezza, come norme e leggi prestabilite. Allo stesso tempo si rispettano e si vogliono
mantenere alcuni costumi propri della sua cultura, principalmente in relazione alle feste, alle preghiere, alle
pratiche religiose che rappresentano una ricchezza nella
vita del nostro popolo. Tuttavia, le persone, acquistando
coscienza, non intendono fare quello che si è sempre
fatto solo perché si è fatto e non vogliono limitarsi a
ripetere, né vogliono essere comandate o manipolate.
Stando così le cose, all’interno delle famiglie educhiamo i figli a scegliere quello che è buono per loro ma
perseguendo un cammino di costruzione della società
nel ben vivere e nel ben convivere. Invece di ricevere un
sistema prefabbricato di precetti obbligatori, le persone formate all’interno delle CEBs affrontano la sfida di
discernere e di decidere in ogni momento della nostra
realtà personale e sociale. Principalmente in relazione
alla politica e alla religione. Cerchiamo di individuare
le possibilità più corrette, più etiche, maggiormente
in accordo con il nuovo tipo di società che vogliamo e
in tal modo acquistiamo la libertà di azione. Il prezzo
della libertà è l’obbligo di scegliere ed è per questo che
dobbiamo assumere le nostre responsabilità. Puntiamo
sul dialogo, ascoltiamo molto, discutiamo di più e siamo
sempre alla costante ricerca di un mondo nuovo.
Nelle CEBs crediamo che lo Spirito apra i nostri occhi
al discernimento. Invece di imporre norme, lo Spirito
illumina le menti in modo tale che possano cogliere la
realtà della situazione. La persona percepisce ciò che
Dio vuole in ogni situazione determinata. Per i partecipanti delle CEBs è importante comprendere e assumere
la libertà come conseguenza del pensare, del pregare,
dell’organizzarsi e dell’agire, sempre nella dimensione
della giustizia e della profezia nella difesa della vita.
Un agire che vuole produrre un’azione nuova, creativa,
sempre in mutirão, con la bibbia in mano e i piedi affondati nella storia e nella realtà del popolo. Per questo, se necessario, affrontiamo il padrone o il sindaco,
articolandoci con i diversi movimenti sociali nella lotta
per la riforma agraria, per l’omologazione della terra dei
popoli indigeni e quilombolas, nell’educazione con qualità per tutti, nel diritto al lavoro e all’abitazione, sempre con uno sguardo ecologico e impegnato nelle cause
più grandi, la volontà del Dio della vita. Facciamo tutto
questo insieme, donne e uomini, giovani e bambini.
Contribuiamo così, a partire dalla dinamica del nostro
quotidiano, a rendere le persone nuove, libere, capaci
di superare l’individualismo, critiche, autonome, con il
coraggio di sognare una nuova alba.
Come comunità unite nel tradizionale grido «il popolo unito non sarà mai vinto», acquisiamo la capacità di
lottare per i nostri diritti, di denunciare la corruzione, di
organizzare nuove forme di resistenza... Comprendiamo
e rispettiamo il fatto che la libertà consiste in un nuovo
modo di relazionarci con noi stessi, con l’altro, con la
creazione e con Dio. E che per questo richiede un mutamento profondo nelle relazioni tra tutti i membri della
famiglia, della comunità, del sindacato, dell’associazione
e persino del partito politico.
Non vogliamo leader che diventino idoli, ma persone
coscienti che optano liberamente per quello che fanno.
La libertà delle persone in cerca di un popolo libero è
proprio ciò che ci unisce. Essere liberi è partecipare alla
vita e lottare per la vita, sempre sulla base della solidarietà e dell’etica e mai di una legge come frutto di un
sistema di dominazione. La capacità di costruire il pensare collettivo e la maturità del dialogo sono ricchezze
enormi nella vita delle nostre comunità. Questa capacità
ci rende liberi di non concordare e di non accettare le
leggi imposte per il profitto di pochi.
Evidentemente la libertà della comunità si fonda
sulla libertà personale. La menzogna o il tradimento del
compagno o della compagna è il male peggiore che può
esserci in una comunità. La verità libera e, come frutto
di un’esperienza comunitaria, crea nelle persone, ed esige da esse, la responsabilità sociale dell’intero gruppo.
Nella comunità, affermava Leonardo Boff «la religione diventa un fattore di mobilitazione e non di freno»,
mobilitazione acquisita a partire dalla mistica, dalla
parola di Dio, nella condivisione, nel processo costante
di formazione, nelle lotte ecumeniche e nell’impegno
nelle grandi Cause dell’umanità.
Nelle comunità sappiamo che la vera libertà è il contrario dell’individualismo. Dell’individualismo regnante,
frutto del desiderio di essere e di crescere per se stessi,
del desiderio di avere di più, di apparire di più... Sappiamo che l’atteggiamento di Gesù, sempre nel segno del
servizio, ci rende liberi e degni. È per questo che nelle
CEBs sperimentiamo tale cammino. Il cammino di Gesù è
sempre stato quello di ritorno in Galilea. Lì, nell’incontro con il popolo, nell’insegnamento attraverso parabole
e azioni, nella speranza e nella certezza di tempi nuovi,
Gesù acquistava forza. Per questo le CEBs esercitano
la loro missione nei luoghi più remoti e sofferenti, segnati dalla ricerca di cambiamento. E, impegnate nella
formazione permanente dei poveri, operano affinché le
persone si sentano protagoniste della propria vita, come
soggetti collettivi, tessendo vita nuova attraverso l’esercizio della libertà.
Il pastore Giovanni – che partecipa sempre nella
comunità del signor Manuel in modo attivo e responsabile, anche nel giorno della conversazione sulla libertà – ha
riassunto saggiamente il dibattito con parole simili a
queste: «Tutto è lecito! Ma non tutto è utile! Tutto è lecito! Ma non tutto edifica» (1Cor 10, 23). Cantiamo «non
temete». Nell’unione della comunità sta la nostra forza,
per questo non abbiamo paura. Questa è la direzione giusta. Senza dimenticare che la cosa importante è il dialogo, ascoltare e parlare con un sentimento di uguaglianza
e di responsabilità. Le leggi sono normalmente pensate e
redatte dai grandi solo per loro. Tali leggi non edificano e
non sono utili perché non costruiscono. Il dialogo, la voce
dell’uguaglianza, come canta questo samba, avviene tra
noi, ci rende liberi! Dobbiamo essere profeti, sì, e come
loro, annunciare e denunciare. Andiamo avanti a suonare
«la verità ci libererà!».
Una compagna ha aggiunto: «Gesù ha detto: ‘Se
rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi’ (Gv
8,32). Continuiamo a cercare la giusta direzione nella
q
Parola di Dio!».
229
Materiale pedagogico alla ricerca della Libertà
Martín Valmaseda
CAUCE, equipocauceguatemala.blogspot.com, Cobán, Guatemala
Questo è un elenco di materiali per educatori, animatori di gruppi, agenti di educazione popolare, catechisti… La sua finalità è di presentare alcuni saggi,
romanzi, film, canzoni… che possono servire per le loro
lezioni, incontri di riflessione, o attività di educazione
popolare. Mi limito a raccogliere alcuni materiali in
questo breve excursus in un territorio immenso. Ogni
lettore continuerà la sua ricerca tramite la rete, ora che
internet ci mette a disposizione questo servizio.
economico.
Alejandro Corchs e Alejandro Spangenberg, riflettono ne La strada per la libertà: un’esperienza arricchente che ognuno deve percorrere, la grande sfida
della vita umana.
Dello stesso tema è il classico La paura della libertà, di Erich Fromm. Inizia la sua opera analizzando le
cause per le quali il popolo tedesco accettò la «sicurezza» che gli offriva il regime di Hitler.
Saggi
Parecchi di questi lavori si appoggiano al liberalismo classico, come il Saggio sulla libertà di John
Stuart Mill (Il Saggiatore Tascabili). Esprime concretamente la sua idea riguardo a fino dove deve arrivare la libertà dell’individuo e fin dove può arrivare
l‘autorità che la società può esercitare su di esso: è il
cosiddetto Principio del danno, l’unico per il quale è
giustificabile che l’umanità, individuale o collettiva, si
intrometta nella libertà d’azione di uno qualsiasi dei
suoi componenti.
Due concetti di libertà: il testo più celebre e
commentato di Isaiah Berlin, è anche un’analisi dei
due significati della libertà politica – il negativo e il
positivo – che si risolve in favore del primo e di un
liberalismo scettico.
Ortega y Gassett esprime il suo punto di vista ne
La rivolta delle masse: di fronte a una sola persona
possiamo sapere se è massa o no. Massa è tutto ciò
che non si valorizza in se stesso – nel bene e nel male
– per ragioni speciali, ma che si sente «come tutto il
mondo» e, ciò nonostante, non si preoccupa, si sente
al sicuro nel sapersi identico agli altri.
Con una visione più orientata verso la libertà politica, e critica nei confronti dei meccanismi dei mezzi
di comunicazione, Noam Chomsky affronta il tema nei
I guardiani della libertà. Qui rivede come ha giocato
l’informazione rispetto ad alcuni degli eventi della
fine del secolo passato: l’attentato al Papa, gli omicidi
in El Salvador… Evidenzia il dominio sulle menti e la
libertà delle persone da parte di chi ostenta il potere
Romanzi
I diseredati: un’utopia ambigua è un romanzo di
fantascienza scritto da Ursula K. Le Guin nel 1974:
due pianeti, in uno dei quali si vive in un sistema
liberal-capitalistico e nell’altro nell’anarchia, affrontano il loro senso della libertà.
Libertà, di Jonathan Franzen. Attraverso tre generazioni di una famiglia americana, riconosceremo
il riflesso della società del nostro tempo, con temi di
attualità. Tutto gira intorno al problema delle libertà
individuali e i differenti concetti di libertà.
Buio oltre la siepe, di Mary McDonough Murphy.
Nell’ambiente del razzismo nordamericano, si pone il
rispetto per la libertà individuale e della comunità.
È stato molto usato come libro di riflessione nelle
scuole.
Hirbet Hiza, di S. Yizhar, è la storia dello sgombero
degli abitanti di un paese arabo durante la guerra del
1948, e di una protesta che mai abbandona la voce
del narratore, mentre le case vengono demolite e le
persone vengono espulse dalla loro terra.
In Internet (Google) si possono trovare, sia il
testo che l’audio, i Racconti della libertà per i bambini,
di Pedro Pablo Sacristán.
Due classici arrivati al cinema sono le opere Il
mondo nuovo, di Aldous Huxley, e Fahrenheit 451, di
Ray Bradbury. In questi romanzi si mette in relazione
la libertà con la manipolazione dei mezzi di comunicazione: «Se non vuoi che una persona sia politicamente infelice, non preoccuparti di mostrarle due
aspetti di un medesimo problema. Mostragliene uno.»
230
viene detto al personaggio principale di Fahrenheit
451 il giorno che scopre di avere dei dubbi sulla sua
fede e sulla sua obbedienza al sistema.
Opere cinematografiche
L’isola Fiore, film di Jorge Furtado, che sotto le
spoglie di un documento neutrale, semplicemente
informativo, descrive la schiavitù rispetto al denaro.
Termina con una frase clamorosa: «Libertà, è una
parola che nutre il sogno umano, non c’è nessuno che
la spieghi e nessuno che non la capisca» (da Libertà
desiderata, di Cecilia Meireles).
Generazione perfetta racconta i fatti avvenuti in
una comunità nella quale si cerca di far nascere bambini perfetti, in accordo alle richieste dei genitori che
desiderano figli studiosi, sportivi etc.
Rimanendo ancora sul tema dell’educare in libertà,
L’attimo fuggente di Peter Weir, si è guadagnato a
ragione un grande interesse del pubblico.
Un cortometraggio spagnolo breve e angosciante,
simbolo della mancanza di libertà è La cabina di Antonio Mercero.
La Historia de la Isla, prodotto da ECOE (Madrid) y
CAUCE (Guatemala) sintetizza in una parabola il processo del «filo spinato» che imprigiona l’essere umano
e le cause di questa situazione.
Terra e Libertà, di Ken Loach, film inglese sulla
guerra civile spagnola, realizzato con attori non professionisti.
Molti dei film che affrontano il tema della libertà
non possono esimersi dalla difesa della terra, come
l’argentino Un posto nel mondo di Adolfo Aristarain.
Un altro film, inglese, che affronta in maniera
drammatico-comica la situazione dei minatori senza
lavoro e la liberazione grazie alla musica è Soplando al
viento di Mark Herman.
Ci sono molti film inerenti alla libertà politica dei
popoli attraverso le biografie. Ne citiamo alcuni: Grita
libertad, la vita del leader sudafricano compagno di
Nelson Mandela, Steve Biko. In parallelo, il film Ghandi, di Sir Richard Attenborough.
In retrospettiva, ma ancora attuale per le circostanze storiche, Viva Zapata, di Elia Kazan. Questo
stesso autore rispecchia in alcuni dei suoi film la
ricerca della libertà individuale. Il più significativo
è Il compromesso. Il dramma dell’uomo che nella sua
maturità cerca di liberarsi dai condizionamenti a cui
era stato legato dall’eredità paterna e dalla società.
Non possiamo non citare un’opera di Buñel caricata di ironia, poco conosciuta: Il fantasma della
libertà, nella quale la condotta delle persone cambia
fino all’assurdo.
Canzoni
Sono strumenti molto efficaci per il lavoro educativo soprattutto con gruppi giovanili, ascoltando
la musica, commentando poi il testo. Le canzoni qui
indicate si possono trovare in internet, e molte volte
anche su Youtube. Quelle con il testo in inglese di
solito hanno una presentazione aggiunta con la traduzione.
Imagine, John Lennon, questa la si trova in Yuotube, con il testo e i sottotitoli.
Justicia tierra, libertad, Maña: è importante la
relazione della libertà con la terra, sia nelle canzoni
che nei film.
Canto a la Libertad, Labordeta: uno dei canti più
cantati nei movimenti come inno alla lotta, anche per
le comunità cristiane, nella memoria di quel grande
uomo che fu il suo autore.
Coro di schiavi, del Coro dell’opera Nabucco, con
una bella musica corale.
Blowing in the wind, di Bob Dylan, c’è in powerpoint una traduzione del suo testo molto coinvolgente
(attualmente hanno convertito la melodia in un canto
di messa facendole perdere la sua forza originale).
Yo te nombro, libertad, su un poema di Mario Benedetti, cantata da Nacha Guevara.
La maldición de Malinche, di Gabino Palomares:
una vigorosa critica alla mancanza di coscienza del
popolo latinoamericano che continua a essere sottomesso ai nuovi invasori.
Altre ancora: Libre, Nino Bravo; Para la libertad,
Juan Manuel Chao; Libertad sin ira, Jarcha; Colores,
Mocedades; Happy on deliverance, Paul McCartney;
Sueño libertad, Juanes...
Tutti questi suggerimenti di lettura, video, audio... sono solo una «provocazione» per chi usa
l’agenda come uno strumento pedagogico di educazione popolare, per chi si immerge nella rete e scopre
altro materiale che sia di aiuto nei propri gruppi per
continuare a coscientizzare… alla ricerca della Liberq
ta!
231
2014: 500 anni dalLa Conversione di las Casas agli «indios»
Eduardo Frades
Caracas, Venezuela
Il giovane sivigliano Bartolomé de las Casas venne
in America nel 1502 a 18 anni appena, per essere bracciante o soldato di truppa, ottenere un posto di «dottrinario», da chierico minore quale era, o per occuparsi
delle «fattorie» di suo padre. In realtà fece un poco
delle tre cose, ma nel 1514 aveva già lasciato l’esercito, era sacerdote, aveva detto la sua «messa nuova
(la prima)» nel 1510 e aveva una fattoria con indios
ricevuti in “encomienda” [ndt.: gli indios erano dati in
uso mediante questo equivalente del “possesso” di un
terreno], con i quali allevava suini, otteneva prodotti
diversi e aveva qualche attività mineraria, tutto al prezzo di un lavoro quasi da schiavi degli indios, benché
li trattasse bene. In questi affari le cose gli andavano
bene, poi con i guadagni si pagò viaggi in Spagna e
una fattoria sua. Lavorava in collaborazione con il suo
amico, il laico originario del Paese Basco e dell’Estremadura, Pedro de Rentería, uomo migliore di lui, più
pietoso e forse di più umano atteggiamento verso gli
indios.
Secondo il suo racconto del 1559, già nella fase finale della sua vita, il passo decisivo nella sua «conversione» avvenne durante la festa della Pentecoste, che
cadde il 27 maggio del 1514, nella città di Sanct Espiritus, vicina alla sua fattoria di Canarreo dove abitava,
unico prete della zona, mentre preparava i suoi sermoni
leggendo testi della Bibbia. Ci narra con sufficienti dettagli esterni, ma con un pudico silenzio sul suo intimo,
il punto di partenza della sua «prima conversione».
Vale la pena citare ampiamente questo testo
«Seguendo questa via e acquistando ogni giorno
maggior forza questa vendemmia di persone, quanto più
cresceva l’avidità, e così morendo un grande numero di
esse, il chierico Bartolomé de las Casas … se ne andava
molto occupato e sollecito nelle sue rendite agricole,
come gli altri, mandando indios dalla sua encomienda
nelle miniere a estrarre oro e fare semina, e ricavando
da loro quanto più poteva, considerato che ebbe sempre rispetto nel mantenerli, quando gli era possibile, e
nel trattarli dolcemente e nel compatire le loro miserie,
ma non prese alcuna cura più di quanta ne avessero gli
altri nell’intendere che erano persone infedeli né l’obbligo che aveva di dare loro la dottrina e portarli nel
grembo della Chiesa di Cristo».
232
Non si fa molte concessioni: egli è uno di più alla
ricerca della ricchezza, al prezzo dello sfruttamento
degli indios. Fa soltanto notare che li trattava bene e
che sentiva compassione per loro, tuttavia si affligge
per non aver ottenuto la conversione degli indios più di
quanto ottenevano gli altri, proprio essendo lui l’unico
prete della zona. Per questa ragione decide di celebrare
la Pasqua con gli spagnoli, dicendo la messa e predicando, e rivedendo criticamente i suoi sermoni «cominciò a riflettere con se stesso sull’autorevolezza di alcuni
passi della Santa Scrittura…».
In questo contesto si urta con il testo dell’Ecclesiastico, che cita abbondantemente nelle sue opere perché
lo aveva oltremodo scandalizzato: 34,21-27 nella Volgata latina, corrispondente a 34,18-22 delle nostre traduzioni bibliche: «Chi offre un sacrificio al prezzo della
vita dei poveri è come chi sacrifica un figlio davanti a
suo padre…». Egli stesso commenta la sua esperienza:
«Trascorsi alcuni giorni in queste considerazioni e ogni
giorno più confermandosi, sulla base di quanto leggeva,
ciò che riguardava il diritto e il modo di quanto accadeva, applicando l’uno all’altro, determinò in se stesso,
convinto dalla verità medesima, che era ingiusto e
tirannico quanto si commetteva in queste Indie contro
gli indios».
Anche se riconosce che «sempre portò rispetto per
i nativi… intese lasciare spazio agli indios, per condannare liberamente le encomiendas e i mandati come
ingiustizie e tirannie». Commenta dicendo che «non già
perché io fossi un cristiano migliore di altri, ma per una
naturale e straziante compassione che portai nel vedere
patire torti e ingiustizie tanto grandi da parte di gente
che mai lo meritava». Rentería applaudì questa decisione e cominciò a predicare, oltre che con l’esempio, con
la parola, diretta a ogni encomendero [ndt.: encomendero era l’assegnatario spagnolo di un gruppo di indios]
che lasciasse liberi gli indios. Con la sua predicazione
non ottenne nulla, eccetto la fama di santo; per cui
prese la via della politica e lottò in questo campo per
tutta la sua vita controcorrente. Già nel 1515, con
lettere di raccomandazione di Frà Pedro de Córdoba
per il suo Provinciale Diego de Deza e insieme a Frà A.
Montesino si trova a Piacenza cercando il re Fernando,
per guadagnarlo alla causa della giustizia.
Quindi la conversione non fu un episodio momentaneo, bensì il frutto di un lungo processo; tuttavia,
da allora in poi, la vita del chierico Las Casas farà una
svolta radicale. Il motivo ultimo, espresso con parole
che senza dubbio riflettono molto del suo cammino
posteriore, fu che «determinò in sé, convinto dalla
verità stessa, che era ingiusto e tirannico tutto quanto
in queste Indie si commetteva contro gli indigeni».
Passò alcuni giorni in queste considerazioni e si rafforzava ogni giorno più, con le letture che faceva,
in questo suo modo di vedere e valutare i fatti, confrontando l’un l’altro». Fu come se gli cadesse un velo
dagli occhi e avesse una nuova visione della realtà e
una chiave di lettura dei fatti e degli scritti, come egli
stesso ci avverte: «A conferma di tutto quanto scopriva
di favorevole, era solito dire e affermare che, fin dal
primo momento in cui cominciò a rimuovere le tenebre
di quell’ignoranza, mai lesse più libri in latino o in
spagnolo – che in quarantaquattro anni erano stati in
numero infinito – nei quali non si trovasse raziocinio
o autorevolezza (la Bibbia è senza dubbio la prima)
per dimostrare o avvalorare la giustizia di queste genti
indie e per condannare le ingiustizie che si hanno loro
fatte e i mali e i danni».
Probabili cause di questo radicale cambiamento
Fra le esperienze che portarono Las Casas alla sua
conversione nel 1514 e al relativo nuovo modo di osservare che da allora adottò, occorre indubbiamente
contare i dati negativi contro i quali il suo spirito
cristiano si ribellò ogni volta più profondamente. Uno
di questi eventi è il terribile episodio di morte violenta a Caonao, dove afferma che «improvvisamente si
presentò ai cristiani il diavolo, così che – senza alcun
motivo o causa - misero in mia presenza a morte con il
coltello più di tremila anime che erano sedute davanti
a noi, uomini, donne e bambini. Non è l’unico caso di
morti per violenza di guerra o addirittura fuori della
guerra, poiché all’inizio del suo soggiorno nelle Antille
dal 1503 in poi assistette a vari episodi, forse quello
contro la cacica [ndt.: cacique=capo indio] Anacaona e
dopo con Diego Velázquez e altri capitani al tempo del
governatore Frey Nicolás de Ovando.
Fu pure testimone impotente della morte per fame
di migliaia di indios. Di tutte quelle morti lo impressionò molto il caso tremendo della morte prematura di
7.000 bambini alla quale gli toccò essere presente nei
suoi primi anni [in America]. «Le creature apparivano
macilente, perché le madri, col lavoro e la fame, non
avevano latte al seno; causa per la quale morirono
nell’isola di Cuba, in mia presenza, 7.000 bambini
nell’arco di tre mesi». L’impressione dovette essere tanto forte che Las Casas riferisce questo episodio cinque
volte. Queste morti anzitempo, per violenza di armi o
per sfruttamento disumano della vita degli indios, sono
il punctum dolens dal quale ha inizio la sua scelta di
vita riguardo agli indios. La visione di questa disgrazia
lo porta a una compassione sempre più profonda, più
fedele al Dio degli oppressi, che è premuroso con la
vita di tutti, specialmente con quella dei piccoli e dei
dimenticati, come affermerà in seguito.
Accanto a questi stimoli negativi bisogna mettere
quelli positivi di atteggiamenti cristiani da parte di
persone come il suo amico e socio, il caritatevole laico di Estremadura Pedro de Rentería: preoccupato dal
destino dei suoi indios, e particolarmente da quello dei
bambini, per i quali pensa di costruire «collegi dove i
bambini si allevino e si istruiscano e così li salviamo
da morte tanto violenta e dirompente». Si trattava di
un’idea condivisa con i francescani, con i quali questo
laico esemplare manteneva stretti contatti e orientamenti spirituali. Non sarebbe avventato supporre
che furono le lunghe conversazioni con questo socio
un’altra delle vie con cui Dio andava preparandolo per il
cambiamento decisivo. Su Rentería influì molto l’esperienza vissuta a Granada del suo maestro venerato, il
santo arcivescovo Frà Hernando de Talavera. Questo
aveva appreso come « alunno » di tale maestro, che fu
prima confessore di Isabella [ndt.: regina di Spagna] e
infine «santo vescovo di Granada», dal tratto squisito
con i Mori andalusi della città recentemente conquistata. E alcuni anni dopo venne l’esempio del conquistador
convertito, frà Juan Garcés, il quale « rivelò ai religiosi
molto nei particolari le esecrabili crudeltà che lui e
tutti gli altri avevano commesso contro quella gente
innocente». Questo laico domenicano finì con l’essere
il primo martire in terra di Cumaná nell’anno 1516. E,
ovviamente e in primo luogo, la lettura meditata della
Parola di Dio, come abbiamo visto.
In Las Casas finirono per pesare specialmente le ragioni e le esigenze dei domenicani, espresse dal famoso
sermone di Antón Montesino del 1511 (il celebre «grido
di La Española »), benché non fosse stato presente alla
predicazione, ma indubbiamente gli pervenne presto
notizia di esso. Fu il primo e più grande grido cristiano
in favore dell’indio americano, che si fece sentirere
in tutta l’isola, molto prima che in Spagna. Las Casas
dovette subire un forte impatto, ma non reagì come
q
potremmo immaginare.
233
1914-2014: 100 anni dalla prima guerra mondiale
Juan Hernández Pico
UCA, San Salvador, El Salvador
Agosto 1914 è il titolo di uno dei grandi romanzi
dello scrittore russo Aleksandr Solgenitsin, Premio Nobel per la Letteratura nel 1970. È stato pubblicato nel
1971. Il suo principale protagonista è l’esercito russo,
male guidato da corrotti generali della corte degli Zar,
che nella battaglia di Tannenberg fu sconfitto nonostante l’eroismo dei suoi soldati. Il romanzo voleva
essere la prima parte di varie altre opere storiche che
raccontassero gli avvenimenti che portarono alla formazione dell’Unione Sovietica e che avrebbero avuto
un solo titolo in comune: La ruota rossa. La battaglia
di Tannenberg fu una delle più cruente della Grande
Guerra Europea, pure nota come Prima Guerra Mondiale per la partecipazione, per quanto tardiva, che
ebbero in essa gli Stati Uniti, la Repubblica Federale
del Brasile e l’Impero giapponese, oltre a molte altre
nazioni europee. Lasciò dietro a sé più di 9 milioni di
morti, quasi 8 milioni di dispersi e più di 21 milioni
di feriti.
Dopo cento anni e più di 40 guerre, fra cui la
Seconda Guerra Mondiale con 61 milioni di morti in
quasi 7 anni, siamo ora sprofondati in guerre terribili,
come per esempio quella che ha lacerato il Sudan
con scontri fra etnie, causando brutali sofferenze alla
regione del Darfur e terminando con la spartizione del
Paese fra Sudan e Sudan del Sud. O la guerra civile
che è finita per coinvolgere tutte le istituzioni statali
in Somalia e mantiene nel Paese una carestia terrificante, portando gli affamati a rifugiarsi in Etiopia e in
Kenia. L’interminabile guerra nel cuore orientale della
Repubblica Democratica del Congo, alla quale partecipano Ruanda e Burundi, nota anche come «Guerra dei
Grandi Laghi» (1960-2013, che ancora non ha termine). La guerra in Afghanistan della coalizione fra Stati
Uniti e altri Stati membri della NATO contro i Talebani.
La guerra civile dei reciproci terrorismi in Iraq, eredità
di due guerre degli Stati Uniti (1990 e 2003-2010).
La guerra nella Repubblica del Mali, innanzitutto delle
tribù alleate con Al-Qaeda, poi seguita dall’intervento
francese. E la guerra civile, terribile,in Siria; oltre alla
permanente minaccia di guerra di Israele contro la
Palestina e viceversa. E molte altre ancora.
234
Xavier Gorostiaga (1937-2003) era solito dire che
se si contassero tutte le guerre seguite alla Seconda
Guerra Mondiale in Europa (da quella fra Slovenia e
Croazia fino alla Serbia, passando per la Bosnia e il
Kosovo), in Asia (Vietnam, Laos e Cambogia, Afghanistan, Iraq), in Africa e le guerre rivoluzionarie e
le repressioni delle Dittature di Sicurezza Nazionale
in America Latina, si potrebbe benissimo parlare a
ragione di una continua e permanente Terza Guerra
Mondiale.
Quantunque sia enorme l’orrore in termini di vite
umane perdute o rovinate, ancora più terrificante
è l’analisi delle cause di molte di queste guerre. La
Seconda Guerra Mondiale con il progetto di dominio
mondiale di tipo razzista della Germania nazista – la
creazione del superuomo ariano e lo sterminio di 6
milioni di ebrei. Ma anche con il progetto di rivitalizzazione dell’industria del carbone e dell’acciaio
nel bacino della Ruhr (Düsseldorf, Essen, Dortmund,
Duisburg, Colonia, ecc.) grazie alla complicità della
famiglia Krupp con il dittatore Hitler e il suo Partito
nazionalsocialista. Il fatto che la Grande Depressione
del 1929 iniziò a risolversi definitivamente negli Stati
Uniti soltanto mediante la mobilitazione industriale
e la sua trasformazione in industria degli armamenti (veicoli blindati, carri armati, cannoni, navi da
guerra, aerei e ogni altro tipo di armamenti) per la
grande necessità di creare posti di lavoro specializzati e operai a fine bellico. E la realtà è che la guerra
portò alla mobilitazione per un’industria pesante negli
Urali, nella spina dorsale della Russia Sovietica. Con
la conseguenza che il mondo si vide sottoposto a una
Guerra Fredda fra il 1946 e il 1989, durante la quale
l’umanità visse sotto la minaccia di una guerra nucleare che avrebbe distrutto il Pianeta nella sua interezza, dato il potere distruttivo sperimentato con l’esplosione della bomba atomica sulle città giapponesi di
Hiroshima e Nagasaki nell’agosto del 1945. La Guerra
Fredda dimostrò come le due grandi potenze che si
fronteggiavano fossero più interessate ad andare ai
grandi viaggi spaziali che alla soluzione del problema
della fame nel mondo, in particolare in Africa.
Ciò che abbiamo chiamato «l’Interminabile guerra
dei Grandi Laghi» in Africa è un fenomeno essenzialmente spinto dalle grandi multinazionali, interessate
al monopolio delle miniere di coltan del Congo orientale, che contengono più del 90% di questa miscela di
minerali, alla base della telefonia cellulare e mobile.
Il romanzo di John Le Carré Il canto della missione
(The Mission’s Song) dipinge con pennellate di fiction la reale compravendita dei diversi gruppi etnici
fatta dalle transnazionali che alimentano la guerra
fratricida. È naturale sentire l’odore di sangue versato
quando maneggiamo senza pericolo i piccoli telefoni
cellulari, che rendono facile come non mai la comunicazione.
Il caso del coltan come spinta alla guerra («L’avidità che è un’idolatria», dice la Lettera ai Colossesi)
non è che uno dei tanti eventi. In Congo dapprima fu
il rame. In Sudafrica, Namibia, Angola, Congo, Sierra
Leone, ecc., sono i diamanti. Per noi in America Latina, il rame, il ferro, l’oro, l’argento, l’alluminio, ecc.,
che le compagnie transnazionali canadesi e statunitensi stanno cercando e sfruttando, lasciando appena
un 1% di profitto per gli Stati depredati.
Tutte le grandi aspirazioni dell’umanità sono interconnesse. Non ci può essere pace senza giustizia né
giustizia senza libertà. E nessuna di esse può esistere
e svilupparsi umanamente senza bontà, senza amorevolezza, senza austerità e senza solidarietà. Negli
anni della grande contrapposizione fra sistemi economici e politici, gli anni della «guerra fredda» (19461989), il contrasto fra la giustizia e la libertà fu usato
e abusato senza sosta. Il sistema radicato nell’Unione
delle Repubbliche Socialiste Sovietiche si inorgogliva
della lotta per la giustizia. Il sistema radicato negli
Stati Uniti del Nord America si inorgogliva della lotta
per la libertà. La monumentale carenza di entrambi
gli orgogli è stata enfatizzata dalla mancanza di pace
e di preoccupazione per l’ambiente, dalla «guerra
fredda» il cui orizzonte era sempre la conflagrazione
nucleare.
Oggi la libertà è minacciata soprattutto dalla globalizzazione neoliberista e dal suo frutto più ambiguo:
il consumo. Il consumo, che produce una schiavitù
raffinata quando degenera in consumismo, idolatrando
gli «alimenti terrestri», come direbbe André Gide.
La pace dei grandi supermercati, la pace dei malls,
è la pace recintata, che espelle i poveri della terra
dalla sua area privilegiata. È una pace falsa, come la
moneta falsificata, perché è la pace dei soddisfatti
che abusano della libertà e rifiutano la giustizia, la
bontà e il buon cuore.
Ci è toccato vivere in un mondo di contese orribili. Molte volte siamo stati perforati dalla paura. E
tuttavia nel Vangelo non vi sono parole che si ripetano più di queste: «Non temete! Non abbiate paura!». Sono parole che l’inviato di Dio rivolge a Maria
di Nazaret: «Non temere!». Sono parole che Gesù di
Nazaret rivolge ai suoi discepoli: «Non cedere al timore, piccolo gregge!». Sono parole che Gesù di Nazaret
pronuncia davanti ai Dodici: «Non temete, sono io!».
È chiaro che vi sono pochi sentimenti tanto umani
quanto il timore, compresi paura e angoscia. Tuttavia,
anche se possiamo avere paura, questo sentimento
tanto umano, non possiamo vivere di paura né consegnati al timore. Per contribuire a un altro mondo
possibile, dove mettano radici e fioriscano libertà,
giustizia e pace, è necessario superare la paura di
combattere le necessarie contese, senza mai abbandonare le nostre utopie. Per questo è necessario pregare:
«Non farci cadere nella tentazione di smettere di
lottare per edificare il Regno della terra e poter così
attendere che venga a noi il Regno di Dio».
In questo mondo di guerre interminabili, a
cent’anni dalla Prima Guerra Mondiale, risuonano le
parole di Gesù: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace;
non come la dà il mondo». Di fronte a questa nostra
guerra di ogni giorno, sono necessarie comunità che
vivano di riconciliazione. Più che mai è verità e ha valore la resistenza pacifica del Sermone della Montagna
di Gesù, la ricerca della pace nell’induismo di Gandhi,
nella tradizione buddista, così come nei Mandela della
civiltà africana più nobile. «Se hai qualcosa contro
tuo fratello mentre stai andando a onorare Dio, lascia
la tua offerta sopra l’altare e va a riconciliarti con tuo
fratello», molto più se sono offese le donne, e «poi va
a pregare Dio».
Senza «comunità umane di base» (A. Pieris) in
pace, la pace nel mondo sarà impossibile. I leader
cristiani e di tutte le religioni devono cercare insieme
la strategia più efficace per la pace. O sarà una nostra
grande responsabilità se non lo facciamo. Non si può
lasciare questo peso sulle sole spalle dei politici. Perché per Dio soltanto l’umanità in pace e senza fame è
q
l’assoluto.
235
Alle dodici in punto
Premio «RacConto Breve
Latinoamericano 2014»
Un profondo burrone ci consumò le gambe per alcune ore. Il sole cadeva a picco sulle nostre spalle; tra
le profondità delle yungas andammo, machete e uomo.
Alimentavamo la speranza, aprivamo il cammino alla
colonna che di lì a poco si sarebbe confortata, tra il
calore innalzatosi dal fango umido e argilloso.
Da lontano una masnada di uccelli ruppe la quiete
della tarda mattinata. Passarono radenti sopra i nostri
elmetti, erano guacamayos azzurri che rapidamente
restituirono vita alla nostra marcia. Un’eco d’acqua
scrosciante sembrò addolcire la nostra fatica. Cercammo da dove venisse. Quando incontrammo le turgide
acque del fiume alcuni dei nostri compagni si precipitarono a rinfrescarsi.
Era il primo contatto con l’acqua, dopo essere passati per lo spessore selvaggio tra il fango e gli animali, le malattie e la disperazione. Era ciò che la rivoluzione ci chiedeva? Il dolore estremo, la clandestinità,
l’oblio dei nostri cari? Difendere la Patria Grande
contro l’intromissione costante dell’impero, mentre gli
altri dormono nella tranquillità delle loro case?
Maledicevo i passi consumati dal pensiero recalcitrante. Ricordavo le parole di Camillo Torres, cercare
attraverso strumenti efficaci la felicità di tutti, amare
veramente gli impoveriti del nostro continente. La mia
mente vagabondava, aprendo delle crepe nella mia
coscienza cristiana, rivoluzionaria, socialista.
Guardai l’acqua come specchio della vita e recuperai l’ottimismo. Quattro compagni si staccarono dalla
colonna, giunsero alla riva e iniziarono a spogliarsi.
Quando cominciarono ad immergersi nell’acqua del
fiume una raffica di mitra crepitò da una barricata
sull’altra sponda. Quella sventagliata di fuoco e piombo lasciò tre cadaveri sulla sabbia.
- Maledizione, i gringos! – gridò Arnulfo Rojas
buttandosi a terra.
Ci mettemmo immediatamente al riparo. Due uomini nell’acqua esalavano il loro ultimo respiro nella
corrente tinta dal rosso della morte. Quella linea di
fuoco aveva scaricato sui nostri corpi la sua tremenda
follia. Le pallottole del nemico sibilavano ancora sulle
nostre teste come vespe arrabbiate. Ci riparammo
236
Alejandro marcelo Corona
Cordoba, Argentina
prendendo una posizione di fuoco favorevole.
Quando fui in salvo, cercai di individuare da dove
provenissero gli spari. Accovacciato dietro ad un tronco robusto, posi il mio occhio sul mirino del fucile
puntato verso la barricata. Da quella posizione valutai
meglio l’entità delle truppe del dittatore.
Due nemici erano totalmente scoperti; giuro che
odiai quel momento. Il sole sembrava di zolfo e premeva col suo rigore sulle mie palpebre. Sparai due
colpi ben premeditati; vidi cadere il primo soldato e il
secondo, sorpreso, non poté fuggire in tempo e rimase ucciso anch’egli.
Appena fatto fuoco, mi appoggiai con la spalla
al tronco in posizione eretta, in preda ad un terrore
omicida. Respiravo profondo, spaventato; era il mio
primo sparo contro un essere umano.
- Andiamo al fuoco Antonio! – gridò Ceferino Roldán, avvisandomi che avrebbero passato in rassegna
la zona e avrei dovuto coprirgli le spalle.
Annuii con il capo e feci un cenno con la mano
destra mentre sostenevo con l’avambraccio sinistro il
mio fucile ancora caldo. Il silenzio sferzava insieme al
sole la mia spina dorsale con un brivido forte; come in
un incubo, l’adrenalina risaliva dalle mani, mi solcava
il volto, tutto sembrava un incubo.
Dove il fiume aumentava la sua forza, tre compagni cercarono invano di trattenere i corpi esanimi dei
caduti sotto il fuoco nemico. La veemenza dell’acqua
non permetteva alla piccola truppa di raggiungere
l’altra sponda. I soldati facevano grandi passi per guadare il fiume, l’acqua gli arrivava fino alle ginocchia, i
fucili erano tenuti in alto con le due mani per evitare
di inumidire la polvere da sparo.
Mai prima d’allora le mie mani avevano causato la
morte di nessuno. Non potevo credere che avrebbero
mai potuto togliere un essere umano dalla faccia della
terra. Mirando la barricata nemica, cercavo di percepire il ben che minimo movimento. I corpi giacevano.
Decisi di uscire dal mio nascondiglio. Fu una pessima
idea. Il fucile puntava nella direzione dei corpi ma
non fui attento a ciò che accadeva altrove.
- Coprici le spalle, merda! – s’infuriò Ceferino.
Quando riportai i miei occhi alla mira, potei osservare che un terzo uomo si alzava con i mitra dei due
caduti gridando:
- Morite, sporchi indios!
Mentre ciò accadeva, gli sparai un primo colpo
sulla spalla, provocando raffiche del suo mitra che,
come una vipera impazzita, sventagliava da tutte le
parti. I miei compagni scappavano, cercando riparo in
seno al fiume, ma senza attendere piazzai un secondo
tiro che lo trafisse nel collo. Con un movimento riflesso si coprì di scatto la gola che si tingeva di porpora,
cadendo inerme in avanti.
Gli occhi di quell’uomo si spalancavano grandi,
potevo vederli a distanza, forse sorpresi di cogliere la
fine si ingigantirono fino a perire. Quell’uomo non cercava la morte, ma la trovò alle dodici in punto. Nessuno di noi era venuto per questo. Giuro che l’ho visto
nei suoi occhi, quell’uomo cercava la gloria ma trovò
questa fine. Gli occhi ben aperti, sorpresi, iniziarono
a riempirsi di mosche quando cadde rigido insieme ai
suoi compagni.
Alla fine la colonna raggiunse l’altra riva. Feci
lo stesso, con la cieca speranza di incontrare quegli
uomini in vita, di non sentirmi un assassino. I soldati revisionarono gli oggetti personali, litigavano
per quelle cose. Uno si provò una camicia macchiata
di sangue. Un altro nascose un anello d’oro, un altro
ancora prese una medaglietta del Cristo Redentore,
mentre le scarpe venivano disputate da due soldati
originari della regione. Presi un coltello che riposava
vicino ad una scarpa.
Stesa insieme alla mano destra di un combattente,
una fotografia. La pulii del sangue che la ricopriva.
Una donna stupenda abbracciava l’uomo, due bambini
sorridevano con una bellezza simile alla felicità. Voglio dire, in quel momento della vita in cui essa bussa
alla nostra porta e ci invita franca ad uscire con lei.
Quell’uomo aveva conosciuto la felicità cui anelavo
per mezzo della rivoluzione. Con questo gruppo armato volevo cercare qualcosa che apparteneva a tutti
noi.
Quell’uomo partiva da una situazione di felicità,
aveva una famiglia, una donna che attendeva il suo
ritorno. Due bambini che speravano inutilmente di vedere il rientro del loro padre. Una moglie che si stendeva su un cuscino caldo pronunciando il suo nome.
Contemplavo la fotografia. Una lacrima mi lacerò.
Una donna lo sognava ed io gli avevo tolto la vita.
Proprio io, che non ero desiderato da nessuna, che
non abitavo i sogni di alcuna donna che attendesse
durante le notti il mio ritorno. Nessun tessuto veniva
stretto nell’insonnia a causa mia. O almeno non dalla
persona che io amo.
Con queste stesse dita, con le quali una volta
disegnai le labbra di quella donna addormentata.
Con questo stesso indice che scopriva i suoi nei, che
li contava, che solcava la sua schiena rosea e pura.
Con questa mano che le scrisse i versi d’amore più
appassionati, con cui potevo tenere in pugno la vita.
Con la mano che poteva dare amore, diedi anche la
morte. Un raggio nero attraversò la mia fronte. Maria,
avrei voluto tornare tra le tue braccia, al tuo sorriso
tenero. Gettare il fucile, abbandonarlo, correre al tuo
fianco. Ti immaginavo, tu ragazza buona, che non eri
d’accordo con me sulla rivoluzione, che mi giudicavi,
incriminandomi per aver assassinato un essere umano, per avergli dato la morte. Arrabbiata, mi spiegavi
mille e una volta che la violenza non risolve nulla. Ed
io piangevo disperato per il tuo rancore.
Mi ero scoperto, sul fiume Tupiza, come un disprezzabile assassino. Il battesimo del fuoco mi aveva
dato un nuovo spirito. Cercai di divenire forte.
- Riprendiamo la marcia - disse Ceferino – ci
aspettano alla fonte.
Lasciai gli uomini stesi, mi feci il segno della
croce tre volte. Ti immaginavo dicendomi che Dio non
giustifica nessuna morte, che sono una contraddizione
che cammina. Strinsi forte il mio fucile e seguii la
colonna. Cercai di lasciarti in quel punto del fiume.
Fu inutile. Ti avrei ritrovato come uno zaino pesante
sulle mie spalle qualche metro più avanti.
Non ero più lo stesso, il fuoco mi aveva divorato
l’anima. La rivoluzione morì all’orizzonte della mia
vita. Sei apparsa in modo egoista e decisi di lasciare
tutto per correre verso le tue braccia. Intrappolato
dalla mia libertà di scegliere questa strada continuai ad andare avanti sotto il tiro dell’orgoglio. Non
sapevo che uccidere aveva questo amaro sapore di
giustizia. Il sole rompeva con le sue ali di fuoco il
mio corpo debole e il tuo ricordo ardentemente vivo
bruciava le mie mani da assassino, tu ogni volta più
lontana. E mi intossicava l’oscuro odore di morte che
ha la libertà in questo continente, che prima soleva
q
essere un paradiso.
237
Lettera a Simone
Premio del Concorso di
«Pagine Neobibliche 2014»
Caro Simone: ti scrivo da Betania per informarti
dei dettagli del mio colloquio con Gesù di Nazaret. So
che mi avevi suggerito di non vederlo per non perdere tempo in questioni banali, secondo l’opinione dei
nostri compagni zeloti. Che era necessario investire le
energie e le risorse nell’organizzare la rivolta contro i
romani e realizzare definitivamente l’indipendenza del
nostro popolo.
Non ho disatteso i tuoi suggerimenti, che per me
sono sempre come un ordine. Il fatto è che giustamente presumevo che l’incontro con il galileo avrebbe
potuto ripercuotersi a nostro vantaggio per favorire
l’entusiasmo del popolo.
Non è che voglio far pesare i miei interessi personali sulla causa del popolo. Però ho sempre pensato
che noi zeloti avessimo un’immagine svalutata della
figura del Nazareno. Non solo noi, ma anche molta
gente che lo segue non riesce a capirlo. Egli stesso
li ammonisce e protesta per la loro durezza di cuore.
Alludo a due fatti ben concreti in modo che tu tragga
da solo le conclusioni.
Sabato scorso si è seduto sulla riva del lago Tiberiade e lì ha parlato a una moltitudine riunita di circa
cinquemila persone. Tra di loro c’erano anche bambini
e donne. Parlava del regno di Dio. Insegnava che Dio è
l’unico sovrano della vita del Popolo e che la sua sovranità non è di dominazione ma di liberazione. Magnifico! Si tratta di un Regno che viene per rinnovare, per
cambiare, per modificare.
Le sue parole sono dirette e la loro semplicità è
chiara. Il suo messaggio lascia posto a interpretazioni
diverse, è vero che alcuni possono intendere questo
cambiamento in modo spirituale e interiore, però le
sue parole sono chiarite dalle sue azioni, come il sole
rischiara la giornata.
Li ha fatti sedere sull’erba secca e li ha riuniti in
gruppi di cinquanta. Dopo ha dato ordine ai suoi affinché gli dessero da mangiare. I poveri devono mangiare!
Essi risposero che avevano solo cinque pani e due
pesci. Veramente poca roba per tutta quella moltitudine. Però il Nazareno non fece caso a quella scarsità di
cibo. Alzò i doni al cielo come a riconoscere che il cibo
è competenza di Dio e poi chiese che si distribuissero
238
Gerardo Bustamante Corzo
Argentina
tra la gente come per dire che la volontà del Signore è
che il pane basti per tutti. E infatti tutti ne mangiammo un po’… Fidati Simone, questo sovrano opera in
maniera differente da Cesare che toglie il pane dalla
tavola del popolo e lo opprime.
Per non allungare il mio scritto, vado subito al
secondo fatto. Qualche giorno fa si è diretto verso il
tempio di Gerusalemme. Tutti sappiamo che il tempio
non è quello che appare. Il popolo va a pregare Yahvè,
però ben sanno che il denaro che il tempio amministra
viene ripartito tra i romani e i sacerdoti. Entrambi
usano la religione per consolidare i propri interessi. E
se la religione viene amministrata dai romani, la dominazione è maggiore.
Gesù arrivò, fece una frusta con la sua cintura e ordinò ai suoi – che si mostravano impassibili – di entrare nel tempio. Nessuno lo seguì, ma nello stesso tempo
nessuno lo trattenne. Cominciò a distruggere il tavolo
dei cambiavalute e in pochi secondi aveva distrutto
tutto ciò che aveva trovato sul suo passaggio. Mentre
arrivava alla porta dichiarò con voce potente: «Hanno
trasformato la casa di mio Padre in una spelonca di ladri». Disse tutto ciò che noi sappiamo, ma che nessuno
ha il coraggio di ammettere. Nemmeno noi stessi, zeloti, che molte volte ci comportiamo con violenza senza
ottenere risultati. Sfidò le autorità dei sacerdoti e dello
stesso impero, senza nuocere fisicamente a nessuno.
Simone, credo che non possiamo non approfittare di
questo momento. Il Nazareno gode di un’enorme adesione popolare, una fiducia che noi mai abbiamo raggiunto da parte degli umili, senza la quale mai potremo
sconfiggere i romani. Durante la breve conversazione
che abbiamo avuto, gli ho domandato che cosa pensasse della dominazione romana ed egli mi ha risposto:
«Se Satana lotta contro se stesso ed è diviso, non può
resistere, presto verrà la sua fine». Se molti zeloti si
pongono al suo fianco possiamo aiutarlo a ultimare
questo finale che tutti aspettiamo.
Compagno, mi offro per infiltrarmi tra i suoi seguaci come ha fatto Giuda a suo tempo. So che saprai
apprezzare questa mia proposta e che saprai giustificare il mio ritardo nel servire Barabba.
Yahvé sia la tua benedizione. Tuo servo. Lazzaro q
Lettera di benvenuto all’altra economia possibile
Premio del Concorso di
«Prospettiva di genere 2014»
Buon giorno e benvenuta in questo nostro sistema
sociale. Nonostante tu sia praticamente appena nata, appena concepita, hai già parecchi anni di sviluppo, pertanto
credo che capirai che voglio raccontarti il contesto nel
quale ti trovi e la storia che ci ha portato fino qua. Siamo
abituati a dare il benvenuto a chi ci visita, a farli sentire
come a casa propria. Ci piace infatti essere degli ottimi
anfitrioni.
Cosicché per prima cosa ti domando: ti interesserà
veramente ciò che sto per raccontarti? Che bello! Sono
contento, perché per me è importante raccontartelo. È da
molto tempo che ti aspettavamo, ma le condizioni non
erano ancora idonee per accoglierti. Ora possiamo offrirti
un contesto adeguato affinché tu possa rimanere qui,
sempreché tu ancora lo desideri.
Sì, i cambiamenti negli ultimi decenni sono stati decisivi per il tuo sviluppo. Sai che quando sono nato avevamo
un’economia basata sugli interessi di pochi? No, non lo
sapevi? In effetti come facevi a saperlo se non eri stata
ancora concepita! Il fatto è che questi «pochi» erano per
lo più uomini bianchi del cosiddetto «mondo sviluppato».
Le decisioni che prendevano avevano conseguenze per
tutta l’umanità, e seguivano soltanto il criterio del proprio
interesse, senza prendere in considerazione gli effetti che
avrebbero potuto causare all’umanità, agli animali e alle
piante, in tutto il pianeta….
Secondo me il peggio è stato di non esserci resi conto
di come eravamo arrivati a questo assurdo e che dovevamo
modificarlo. Mi stai domandando come siamo arrivati a
questo assurdo? Che bello che tu mi interrompa per iniziare
il nostro primo dialogo! Oggi siamo sempre più convinti
che se non condividiamo le nostre idee, se non partecipiamo alla costruzione sociale di ciò che desideriamo ci
circondi, facilmente torneremo a cadere in quel potere
egemonico di un tempo di cui ti parlavo….
Rispetto alla tua domanda, la verità è che io non ho
vissuto quell’epoca, però sì, posso dirti che a partire dalle modalità organizzative più sociali o comunitarie che
c’erano nel passato si è sviluppata un’economia chiamata
capitalista, aggressiva, poco o niente solidale, che ha dato
luogo a barbarie mai prima avvenute. Sono riuscito a rispondere alla tua domanda?
Bene, come ti stavo dicendo, non solo nell’economia,
ma anche in tutte le decisioni si prestava attenzione alla
voce di moltissime persone e gruppi sociali, tra cui, la voce
delle donne. Questa lotta è stata lunga e pagata a caro
Garbiñe Delgado Raak
Messico
prezzo, soprattutto dalle vittime che l’hanno sostenuta fino
ad arrivare a dove ci troviamo ora, perché qui volevamo arrivare….. In un certo senso, mi dispiace raccontarti tutto
ciò, mi dispiace che l’animale presumibilmente più intelligente sia diventato tanto individualista da danneggiare i
suoi fratelli e le sue sorelle del pianeta.
D’altra parte, mi riempie di orgoglio parlarti dell’eguaglianza che alla fine abbiamo raggiunto per tutti e per
tutte, nel mondo intero! Credo che sia stato fondamentale
responsabilizzarci e deciderci a decostruire e ricostruire
idee, relazioni, modi di fare. Come il lavoro, per esempio.
Mia mamma e mio papà lavoravano per il denaro. Il denaro
e la finanza erano il fulcro dell’economia capitalista. Oggi
non vogliamo che lo sporco denaro sia al centro di tutto.
Infatti tu sei molto più umana, poni la vita al centro delle
nostre preoccupazioni. Non è necessario schiavizzarci, e
tutto quello che facciamo è destinato a coprire una necessità sociale.
Questo è più o meno ciò che volevo raccontarti. Non so
se c’è dell’altro da commentare e condividere… Ah, sì! Ciò
che dici è molto interessante. I cambiamenti che ci sono
stati nell’organizzazione familiare e comunitaria sono molto importanti. Anche gli spazi in cui questa vita si organizza sono ora differenti! Come puoi vedere l’organizzazione
sociale è molto più orizzontale. Le persone che rappresentano i gruppi sono al servizio del proprio gruppo, fanno ciò
che il gruppo decide di fare, partecipano alle decisioni e si
assicurano che vengano eseguite.
Anche le cure si sono ridisegnate e riorganizzate: si
curano le persone e si convive con chi ha bisogno di essere curato, e si è felici per lui, senza che ci sia un legame
familiare né una transazione economica. I quartieri hanno
spazi comuni di convivenza, e condividono sia le risorse
che le necessità.
Le città hanno smesso di essere grigie per farsi più
verdi. Non occorre molta motorizzazione perché ogni nucleo urbano è quasi autosufficiente, si produce ciò che si
ha bisogno, si consuma ciò che si ha e quando lo si ha…
Sarebbero migliaia gli aspetti che abbiamo cambiato
nel nostro sistema sociale, ma non voglio rovinare il tuo
modo di vedere questo confronto tra il prima e l’oggi. Ci
piacerebbe che dalla tua prospettiva ti trasformassi in una
voce in più, una voce che arricchisca le frequenti conversazioni che organizziamo per condividere i nostri pensieri in
comunità e da lì riflettere su ciò che stiamo facendo e ciò
q
che vogliamo fare. É meraviglioso!
239
Un’Agenda di «andata e ritorno»
Commissione per l’Agenda Latino-americana
Gerona, Catalogna, Spagna
Il progetto « Ida y Vuelta» (Andata e Ritorno),
nasce dalla naturale evoluzione del nostro lavoro con
l’Agenda Latinoamericana, che nel 1995 arrivò alla
nostra organizzazione «Giustizia e Pace» di Girona,
Catalogna (Spagna) da parte dei Comitati Oscar Romero. Dapprima la divulgammo distribuendola come
un materiale in più per le nostre lotte. Più tardi ci
rendemmo conto che si trattava di un materiale eccellente per costruire una cultura della solidarietà fra
i popoli, di uno strumento di formazione, di trasformazione, di ribellione, per creare opinione pubblica
e tessuto sociale, e che sarebbe servito come ponte
fra il Nord e il Sud. Scoprimmo che era una magnifica
sveglia delle coscienze addormentate, in grado di articolare un discorso universale, di provocazione e pieno
di aria fresca. Abbiamo visto che il libro poteva aiutare a pensare, con il suo grande contenuto di informazioni, di riferimenti e soprattutto di incitamenti a
riflettere. Imparammo che l’educazione ai valori umani
e la comunicazione erano i nuovi campi di battaglia
per la liberazione umana. Così ci rendemmo conto che
l’Agenda era un « pretesto» perfetto e con una marcia
in più, dal momento che aveva in sé tutti i requisiti
per rendere noto il motivo per in quale il mondo funziona come funziona e non in altro modo e ci spiega
le cause della sofferenza della grande maggioranza
delle persone in tutte le parti del mondo.
Il primo passo che compimmo fu di proporre al
Coordinamento delle ONG, a Gerona, di estendere il
messaggio dell’Agenda a tutta la cittadinanza. Approvata la proposta, determinati dall’idea di condividerla
con tutti, passammo alla sua realizzazione: fu creata
la «Commissione dell’Agenda Latinoamericana di Catalogna» [Comissió in Catalano], un’organizzazione
aperta, pluralista, partecipativa e intesa, nello stesso
tempo, a incrementare la gratuità come altra forma
d’intendere la vita. Sulla base di questi principi preparammo l’attuazione della campagna.
Una volta consolidatasi la Comissió, giunse il momento che già avevamo intravisto fin dall’inizio per
l’interrelazione fra i popoli: creare la «Campagna di
andata e ritorno», un progetto che si trova nel quadro
di un programma di Educazione popolare informale,
240
basato sui valori umani. Il suo obiettivo principale è
stimolare il mutuo scambio fra la Catalogna e l’America latina, cercando il rapporto reciproco migliore con
quei collettivi che lavorano all’Agenda Latinoamericana partendo dalle loro basi popolari. In questo modo
cerchiamo di rafforzare e ampliare il tessuto sociale
intercontinentale.
In questo contesto ci chiediamo: quale può essere
il nostro apporto migliore per quei popoli che vivono
sotto saccheggio delle loro risorse naturali da parte
delle multinazionali del Primo Mondo in combutta
con le oligarchie interne e per coloro la cui lotta per
la sopravvivenza costituisce la battaglia esistenziale
quotidiana? Pensavamo che se fossimo stati noi in
grado di ottenere l’Agenda, gli altri ne avevano il
medesimo diritto, e che la mancanza di soldi non
dovesse essere motivo per non averla. Per questo ci
siamo rivolti a diverse istituzioni catalane alla ricerca
delle necessarie sovvenzioni e le abbiamo ottenute:
l’Agenda Latinoamericana ha potuto così raggiungere
Paesi e settori della popolazione che non avrebbero
potuto sostenerne il costo.
Partendo dal nostro «carisma», promotore di trasformazioni di conscienza, creatore di nuove pratiche,
che vuole camminare con gli altri, alleati nella speranza, con tutte le persone che cercano questa medesima
trasformazione della coscienza… ci siamo proposti i
seguenti obiettivi:
- incrementare la formazione di reti sociali di
amici e amiche interessati all’Agenda Latinoamericana
e al suo contenuto, incoraggiando le popolazioni alla
loro organizzazione
- coinvolgere istituzioni ufficiali a partecipare
attivamente alla campagna, ottenendo il loro impegno
e appoggio economico, risultando di capitale importanza la promozione, presso ogni popolazione, della
formazione di gruppi aperti di stimolo, alieni da settarismi, che si responsabilizzino per questa campagna
e che «facciano propria» l’Agenda, organizzando su
propria iniziativa, con immaginazione ed entusiasmo,
le attività pedagogiche più creative e originali, per
catturare l’attenzione e l’immaginazione dei collettivi sociali verso i quali decidano di dirigersi, come
cOllana «tiempo axial»
Per essere aggiornati sugli avanzamenti della
teologia della liberazione nel suo aprirsi ai nuovi
paradigmi dell’attuale pensiero mondiale.
1. *ASETT, I volti del Dio liberatore I, EMI 2004.
2. John HICK, La metáfora del Dios encarnado.
3. *ASETT, I volti del Dio Liberatore II EMI 2005.
4. Faustino TEIXEIRA, Teología de las religiones.
5. *José María VIGIL, Teologia del pluralismo religioso, Borla, Roma 2008.
6. *ASETT, Per i molti cammini di Dio III, Pazzini 2010.
7. Alberto MOLINER, Pluralismo religioso y sufrimiento ecohumano (su Paul F. Knitter).
8. ASETT, Por los muchos caminos de Dios, IV.
9. R. FORNET-BETANCOURT, Interculturalidad y religión.
10. *Roger LENAERS, Il sogno di Nabucodonosor o
la fine di una Chiesa medievale, Massari, 2009.
11. Ariel FINGUERMAN, La elección de Israel.
12. Jorge PIXLEY, Teología de la liberación, Biblia y
filosofía procesual.
13. ASETT, Por los muchos caminos de Dios, V.
14. *John Shelby SPONG, Un cristianesimo nuovo
per un mondo nuovo, Massari, Bolsena 2010.
15. Michael MORWOOD, El católico del mañana.
16. Diarmuid O’MURCHU, Teología cuántica.
17. Roger LENAERS, Benché Dio non stia nell’alto dei
cieli. Un seguito a Il sogno di Nabucodonosor, Massari, Bolsena 2012.
18. John Shelby SPONG, Vida eterna.
Si veda il prezzo di ogni libro e della collana
completa, l’indice, il prologo, alcune recensioni...
Possono anche essere acquistati in formato digitale
a metà prezzo... in: http://tiempoaxial.org
http://servicioskoinonia.org
***
- RELaT: Rivista Elettronica Latinoamericana di Teologia
- Servizio Biblico Latinoamericano. Anche in italiano.
Si vedano anche questi altri libri, che esprimono
- Calendario litúrgico 2000-2036. Anche in inglese.
lo stesso filone, disponibili in lingua italiana:
- «Pagine Neobibliche». Rilettura della Bibbia.
- Gumersindo LORENZO SALAS, Una fede incredibile
- La colonna setimanale di Leonardo Boff. Ogni venerdì. nel secolo XXI. Il mito del cristianesimo ecclesiastico,
- Martirologio Latinoamericano
Massari, Bolsena 2008.
- La Pagina di Monsignor Romero. E le sue omelie.
- John S. SPONG, Gesù per i non-religiosi. Recuperare
- La Pagina di Pedro Casaldáliga: i sui libri, lettere...
il divino al cuore dell umano, Massari, Bolsena 2012.
- La Pagina di Cerezo Barredo: il disegno di ogni domenica
- A. TORRES QUEIRUGA, Quale futuro per la fede? Le
- Libri Digitali Koinonia. Gratuiti e stampabili.
sfide del nuovo orizzonte culturale, LDC, Torino 2013.
- Tutte le Agende dal 1992 ad oggi: latinoamericana.org/digital
- John S. SPONG, Il quarto Vangelo. Racconti di un
- Collana «Tiempo axial»: tiempoaxial.org
mistico ebreo, Massari, Bolsena (VT) 2013.
Servizi Koinonia
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241
I libri marcati con * si trovano in italiano.
gruppi di giovani, di donne, di appassionati di teatro,
di musica, di Chiesa, centri educativi e tutto ciò che
si ritiene convenga per la diffusione del messaggio
dell’Agenda con diversi strumenti educativi.
Attualmente, con periodicità annuale, alcuni
membri della Comissió dell’Agenda latino-americana
di Catalogna visitano alcune delle comunità latinoamericane nelle quali si è radicata l’Agenda. Benché
il finanziamento del progetto in Catalogna conti sul
supporto della Pubblica amministrazione, è rilevante
il fatto che ogni membro della Comissió che partecipa
al progetto «Ida y Vuelta» sostiene i propri costi di
viaggio; si tratta di un ulteriore aspetto della filosofia dell’Agenda. Una volta sul posto, si pianifica un
percorso fraterno previo accordo con le entità di base
dell’area, cercando di condividere i valori di quelle realtà che possono generare esperienze di arricchimento
per entrambe le parti. Nel 2013, in concreto, abbiamo
visitato Ecuador, Costa Rica, Nicaragua, Honduras, Guatemala, Messico ed El Salvador. Il resoconto-cronaca di
questo viaggio si può vedere in www.llatinoamericana.
org (in Catalano) e nel blog idayvuelta2013.blogspot.
com.es. Negli anni precedenti abbiamo visitato anche
Perù, Repubblica Dominicana e Cuba, e siamo stati
presenti, sempre condividendo progetti, anche in Argentina, Cile, Bolivia e Brasile.
Malgrado la «crisi-truffa» del mondo attuale continui punendo i più poveri e alimentandosi a discapito
dei progetti sociali, la Comissió della Catalogna continuerà a occuparsi con entusiasmo di tutti i processi di
divulgazione del messaggio dell’Agenda, in particolare
della sua diffusione sociale.
q
Chi È?
tra gli autori di questa agenda
Solo alcuni; altri non hanno bisogno di presentazione per i nostri lettori...
Francisco de AQUINO JÚNIOR. Laureato in filosofia
e dottore in teologia, professore di teologia alla Facoltà
Cattolica di Fortaleza, collabora con le pastorali sociali
e i movimenti sociali in una regione con forte presenza
dell’agrobusiness e conflitti sociali, è sacerdote della
Diocesi di Limoeiro do Norte, CEì, Brasile.
popolo più povero, la Bibbia per la Vita. È consulente
nazionale nel Centro di studi Biblici e delle Comunità
Ecclesiali di Base. Pubblica articoli nel campo dell’Ermenetuca Femminile.
Centro di Studi Ecumenici. Organizzazione della
società civile, di ispirazione cristiana ed ecumenica,
che dalla sua fondazione in Messico nel 1968 è un
Marcelo BARROS, Camaragibe, Recife, Brasile,
1944, nasce da una famiglia cattolica di operai pove- ponte che collega la fede all’ambito politico-sociale, e
ri. Biblista, membro dell’ASETT, ha scritto 35 libri sulla viceversa. Come protagonista civile tesse rapporti per
stimolare proposte ed esperienze che contribuiscano al
lettura popolare della Bibbia, la Spiritualità Ecumerispetto e all’esercizio dei diritti, la vita piena e la pace
nica, la Teologia della terra, la Teologia del Macroecumenismo e del Pluralismo Culturale e Religioso. É da, con e per i più impoveriti. www.estudiosecumeniconsigliere della Pastorale della Terra e del Movimento cos.org.mx
dei Contadini Senza Terra (MST) ed è molto vicino alle
Jordi DE CAMBRA (Barcellona, 1952). Dottore in
religioni di matrice afro-brasiliana. Attualmente vive
in una comunità laica a Recife (PE), Brasile, che opera Scienze Economiche all’Università Autonoma di Madrid
(1979). È docente universitario ininterrottamente dal
assistenza sanitaria, e collabora con varie riviste di
1976. Professore Titolare di Sociologia dal 1985 (Uniteologia di differenti paesi.
versità Autonoma di Madrid, Autonoma di Barcellona
Margot BREMER. Tedesca, religiosa del Sacro Cuore e Girona), professore di diverse università dell’Argendi Gesù. Ha studiato pedagogia ad Amburgo e Bonn, e tina, del Brasile, del Cile, di Cuba, degli Stati Uniti e
del Paraguay. Fondatore e Coordinatore Generale della
teologia a Bonn e Granada. Dal 1987 in Paraguay, nel
Cattedra Internazionale UNESCO dello Sviluppo Umano
CEPAG (Centro di Studi Paraguensi Antonio Guasch),
Sostenibile dell’Università di Girona e dell’Università
tiene lezioni nell’Istituto di Vita Religiosa (IVR) e
dell’Avana (1998-2013), (www.udg.edu/cunescodhs).
nell’Istituto Superiore di Studi umanistici e Filosofici
Direttore del «Piano di Partecipazione Cittadina per lo
(ISEHF), inoltre fa formazione ai giovani contadini
(Arandù Rapé), e consulenza teologica al CONAPI (Co- Sviluppo Umano Sostenibile di Tossa de Mar» (2001ordinazione Nazionale di Pastorale Indigena). Collabora 2007). Direttore del Master dello Sviluppo Umano Soalla rivista «Acción», per tre volte membro dell’Equipe stenibile Locale e Alternative alla Globalizzazione neoliTeologica di Consulenza della Presidenza della Conferen- berale (dal 2004). È stato rappresentante sindacale con
il sindacato Confederazione Generale del Lavoro (CGT).
za Latinoamericana dei Religiosi, membro dell’ELAPI e
È membro e collaboratore di diverse Organizzazioni Non
dell’Amerindia.
Governative.
Mercedes BUDALLÉS DÍEZ. Ha studiato Scienze
Jordi COROMINAS. È nato a Balsareny, Catalogna,
Biologiche a Madrid, Teologia a Siviglia con una Specializzazione in studi Biblici, a Gerusalemme. È profes- lo stesso paese di Pedro Casaldaliga. Ha vissuto per 14
soressa dell’Antico Testamento all’Università di Goiania. anni in Nicaragua e nel El Salvador dove ha diretto un
Come missionaria nelle Filippine e in Brasile, dove vive dottorato di filosofia iberoamericana che era uno dei
dal 1976, ha imparato una nuova lettura biblica con il progetti di Ignacio Ellacuría, rettore dell’Università UCA
242
assassinato nel 1989. Dottore in filosofia, si è dedicato
allo studio della filosofia di Zubiri e alla sua proiezione
nel campo dell’etica, la filosofia della religione e la
filosofia sociale. Attualmente lavora all’Università Ramon LLull di Barcellona, in particolare sul dialogo interreligioso. Tra le sue pubblicazioni evidenziamo: Xavier
Zubiri, La soledad Sonora (Taurus 2006; Hermattan
2012); Etica primera, contributo di Zubìri al dialogo etico contemporaneo (Desclée de Brouwer 2001) e Zubiri e
la religione (Università Iberoamericana, Puebla, 2008).
Alfredo J. GONÇALVES. Isola di Madeira, Portogallo. 1953. Religioso scalabriniano, il cui carisma è
lavorare con i migranti e i rifugiati in tutto il mondo.
Dal 1969 vive in Brasile. È stato consulente della
CNBB (Conferenza Episcopale dei Vescovi Brasiliani)
per la Pastorale Sociale. Ha lavorato sempre in questa
pastorale: nella periferia e nelle favelas di San Paolo, con i senza tetto, con i lavoratori della canna da
zucchero. Ha lavorato a Ciudad del Este, Paraguay con
gli immigrati nella regione delle tre frontiere.
il mondo in evoluzione, ha creato e conduce gruppi di
biodanza.
Marc PLANA (Matarò, Barcellona, 1974) è un
ricercatore del dipartimento di filosofia dall’Università Autonoma di Barcellona e lavora ad uno studio
interdisciplinare sulla filosofia politica ed il cinema.
Come scrittore audiovisivo, ha realizzato diversi lavori
e saggi di sceneggiatura a la ERAM di Girona. Coordinatore della Commissione Agenda Latinoamericana in
Catalonia.
Pedro A. RIBEIRO D OLIVEIRA. Sociologo, vive
a Juiz de Fora, Minas Gerais, Brasile. Attualmente è
professore in Scienze della Religione della PUC-Minas,
consulente del ISER-Consulenza e membro della coordinazione del Movimento Nazionale Fede e Politica.
João Pedro STÉDILE, 1953, economista ed attivista sociale brasiliano. É l’attuale leader del Movimento
dei Lavoratori Rurali Senza Terra (MST). Gaucho di
formazione marxista, è uno dei maggiori difensori di
una riforma agraria in Brasile. Nato nello stato di Rio
Paulo Gabriel LÓPEZ BLANCO. Religioso agostiGrande del Sud, figlio di piccoli agricoltori di origini
niano, nato in Spagna. Dal 1972 vive in Brasile ed è
trentine (Italia), risiede attualmente nella città di
naturalizzato brasiliano. Attualmente vive a Belo Horizonte. Ha lavorato 20 anni alla Prelatura di São Feliz San Paolo. Ha una formazione economica all’Univerdo Araguaia a lato di Don Pedro Casaldáliga. Giornalista sità Pontificia Cattolica (PUC-RS), con una laurea a la
UNAM del Messico. É stato consigliere della Commisdiplomato, ha pubblicato vari libri di poesia.
sione Pastorale della Terra (CPT) a livello nazionale.
Autore di diversi libri sulla questione agraria.
Federico MAYOR ZARAGOZA (Barcellona 1934) è
professore universitario e un alto funzionario internaMartin VALMASEDA, direttore della CAUCE, Cenzionale spagnolo. È stato Direttore Generale dell’Unesco
tro audiovisivo di comunicazione ed educazione, in
tra il 1987 e il 1999. Dal 2000 presiede la Fondazione
Guatemala (www.equipocauce.com), si è dedicato alla
per una Cultura di Pace. Nel 2005 è stato designato
produzione di video, registrazioni, brochures e libri
copresidente del Gruppo di Alto Livello per l’Alleanza
delle Civiltà, dal Segretario Generale delle Nazioni Uni- destinati agli ambienti educativi e popolari.
te. Attualmente presiede la Commissione Internazionale
contro la Pena di Morte, rappresentando il governo
Altri riferimenti in WIKIPEDIA:
spagnolo dall’ottobre del 2010.
www.marcelobarros.com
http://es.wikipedia.org/wiki/José_Antonio_Pagola
David MOLINEAUX. Educatore e scrittore, vive in
Cile da molti anni. Per 20 anni ha tenuto corsi sull’evo- María López Vigil: http://untaljesus.net/about.htm
luzione della vita sulla Terra, la nuova cosmologia che
Ivone Gebara: www.rebelion.org/noticia.
emerge nella scienza e il suo senso umano e spirituale.
php?id=153841
Ha scritto due libri su questi temi: Polvo de estrellasa
João Batista Libânio: www.jblibanio.com.br
(Casa de la Paz, 1998) e En el principio era el sueño
http://es.wikipedia.org/wiki/Frei_Betto
(Sello Azul, 2002). Per celebrare la nostra umanità e
http://es.wikipedia.org/wiki/Jon_Sobrino
243
Un’Agenda «compartida»
Il Gruppo America Latina della Comunità di S. Angelo di Milano conosce l’Agenda Latinoamericana da molti anni,
ben prima di trovarsi coinvolto nell’avventura di curarne l’edizione italiana. Ai nostri occhi è sempre apparsa come
uno strumento collettivo, comunitario, un supporto per la nostra riflessione, che ci ha accompagnato nel tempo. Ci ha
aiutato a individuare i temi fondanti per le nostre scelte quotidiane, sia individuali che di gruppo, e nell’accompagnamento alle comunità latinoamericane.
Ogni anno l’Agenda affronta argomenti che sono alla radice del nostro vivere e ne approfondisce le implicazioni
spirituali, etiche e concrete, dando ragione della speranza e delle prospettive possibili della comunità umana.
Per questi motivi, insieme a Josè María Vigil, auspichiamo che diventi, ancora di più, uno strumento condiviso,
perché tutti coloro - gruppi, associazioni, movimenti - che si riconoscono nella metodologia latinoamericana, che sono
interessati ai temi che l’Agenda sviluppa, che sono accomunati da un impegno di solidarietà con l’America Latina, se lo
desiderano, partecipino e collaborino per la sua pubblicazione e diffusione.
È un cammino aperto. Chi volesse unirsi a noi, per il futuro, può scrivere ad: [email protected]
I promotori dell’edizione italiana
• l Gruppo America Latina è parte della Comunità di S. Angelo di Milano che, insieme al sostegno a movimenti
popolari e comunità in America Latina e Africa, è impegnata da oltre trent’anni nella diffusione di una cultura
di pace, in iniziative per i diritti dei minori nel mondo, per l’integrazione culturale e umana delle madri straniere
nella nostra città, in progetti di finanza etica, microcredito tra comunità e consumo critico, attività in difesa dei
beni comuni.
Il gruppo è nato nel 1976 per rispondere a una richiesta di accompagnamento e solidarietà ad alcune comunità del Brasile, che tuttora sostiene. Nel 1992 la relazione di scambio e sostegno si è ampliata a El Salvador.
Nel corso del tempo le attività si sono ampliate: da diversi anni appoggia l’ Associazione di Malati di AIDS nella
Repubblica Democratica del Congo e promuove iniziative di sostegno ai movimenti di difesa dell’acqua in America
centrale e nei Territori Occupati Palestinesi.
Il gruppo America Latina promuove progetti in cui riconosce finalità di educazione e formazione, animati da
referenti locali che, insieme alle comunità del luogo, individuano bisogni e metodologie volte allo sviluppo comunitario, in una prospettiva di conoscenza reciproca, fiducia e condivisione delle esperienze.
Sant’Angelo Solidale Onlus / Sede Legale: Via Marco d’Agrate,11 – 20139 Milano / [email protected]
• ADISTA, bisettimanale di informazione su politica e realtà religiose è nata nel 1967 come frutto della spinta
al rinnovamento ecclesiale seguita al Concilio Vaticano II. Dissenso e fermento sono forse i poli che sintetizzano
meglio la vocazione dell’agenzia, da sempre attenta alle minoranze religiose e politiche nella società, alle minoranze nella maggioranza e a quelle fuori di essa, a tutte quelle voci non allineate al coro a cui non viene data
voce (o viene tolta). Adista pubblica ogni settimana un numero di notizie sul precipitato politico degli eventi
religiosi e un numero di documenti, con testi, dossier, rassegne stampa, per cogliere le ragioni correlate e complesse dell’ecosistema religioso e sociale. Una volta al mese, al posto del numero «verde», viene pubblicato «Contesti», testi inediti in Italia tradotti dalle più autorevoli riviste internazionali.
Direzione e Amministrazione: via Acciaioli, 7 - 00186 Roma / ☎ 06/6868692 / www.adista.it / [email protected]
• L’Associazione S.A.L. Solidarietà con l’America Latina ONLUS è un organismo di solidarietà e cooperazione internazionale, nata nel 1997 dall’unione di alcuni giovani romani sensibilizzati da esperienze di viaggio, condivisione e volontariato vissute in Italia e soprattutto in America Latina. Da allora realizza numerose iniziative di
solidarietà, educazione scolastica e animazione del territorio: a Roma, in Italia dove svolge percorsi di educazione, campagne di sensibilizzazione e lavoro di rete con altre associazioni e in America Latina, dove accompagna e
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finanzia piccoli progetti di promozione umana, educazione e sviluppo comunitario in Argentina, Bolivia, Brasile,
Cile, Colombia, Ecuador, El Salvador e Messico. I progetti, completamente autogestiti dalle realtà locali, sono
visitati e verificati periodicamente dall’Associazione. Le visite sono poi occasione di viaggi/esperienze offerte ai
giovani come opportunità di incontro e conoscenza della realtà latinoamericana. L’Associazione è inoltre impegnata in attività di scambio e animazione con e per le comunità di migranti latinoamericani presenti a Roma.
S.A.L. Via Franco Sacchetti, 133 / 00137 Roma ☎ 347.8236976 [email protected] / saldelatierra.org
• Il Gruppo di Volontariato «Solidarietà» è composto da persone singole e da genitori adottivi sensibili
ai problemi dei bambini, degli adolescenti e dei paesi in via di sviluppo. Attraverso la sezione adozione reale, il
gruppo opera per dare una famiglia ad ogni bambino in situazione di reale abbandono e per essere un punto di
riferimento per le adozioni nazionali e internazionali o per il mantenimento agli studi dei bambini nei Paesi in via
di sviluppo.
Il Gruppo di Volontariato «Solidarietà» opera per superare la divisione tra nord e il sud del mondo e per favorire un nuovo ordine economico internazionale attraverso: il sostegno a distanza, progetti di sussidiarietà e
cooperazione internazionale, mostra mercato di prodotti artigianali del Sud del mondo. Favorisce in Basilicata
la creazione di nuovi gruppi di giovani volontari e ospita periodicamente i referenti stranieri per dare informazioni ai sostenitori circa i progetti e favorire la sensibilizzazione di nuovi. V.le Dante 104 / 85100 POTENZA ☎
0971.21517 / gruppovolontariatosolidarieta.org / [email protected]
• La Famiglia Missionaria Comboniana da anni si prende a cuore in Italia della realtà dei giovani, accompagnandoli in un percorso di spiritualità e prassi missionaria denominato GIM (Giovani Impegno Missionario). Non è
un movimento, è semplicemente un pezzo di cammino condiviso, a partire da alcuni pilastri:
* Parola di Dio, riletta con gli occhi dei poveri e di chi è ai margini
* accompagnamento personalizzato, per non camminare da soli
* informazione critica, senza lasciarsi ingabbiare da chi oggi «decide cosa pensare» impegno concreto con i
poveri, per sporcarsi le mani non solo a parole ma in «relazione» con il desiderio di accompagnare il giovane alla
scoperta di ciò che Dio, a partire dalla propria vita, dalla storia, dal confronto con il Vangelo, gli sta dicendo,
quindi verso un discernimento vocazionale. Materiali, piste di riflessione, campagne, approfondimenti dal sud del
mondo, testimoni di pace e resistenza, contatti, si possono trovare nel sito curato interamente da giovani volontari, ormai al suo ottavo anno di vita: www.giovaniemissione.it.
• Libreria dei popoli. Da oltre vent’anni il Centro saveriano ha fondato la Libreria dei Popoli in cui è possibile trovare il meglio della produzione editoriale specializzata nelle tematiche della mondialità, dei rapporti
Nord-Sud, della letteratura indigena, di spiritualità e nuovi stili di vita, biografie di testimoni, favole dal mondo,
religioni e dialogo...
Sono disponibili più di 15.000 titoli di numerose case editrici, non facili da reperire attraverso i normali
canali di distribuzione. Ha un rapporto privilegiato con l’editrice EMI. E’ possibile mediante un motore di ricerca
sfogliare il catalogo completo dei libri e degli audiovisivi presenti in libreria. Il sito viene aggiornato ogni mese.
La libreria assicura un servizio di ordinazioni online e di spedizione puntuale e celere.
Via Piamarta, 9 • 25121 Brescia • tel. 030 3772780 • fax 030 3772781 • [email protected]
• AMISTRADA, costituitasi nel 2001, appoggia il MOJOCA (Movimiento de Jóvenes de la Calle) movimento
autogestito dei ragazzi di strada a Città del Guatemala, fondato nel 1996 da Gérard Lutte, affinché diventino
cittadini responsabili, decidano del proprio destino e contribuiscano alla costruzione di una società più giusta.
Inspirandosi all’amicizia liberatrice, al protagonismo dei giovani e al rispetto dei sogni di ogni persona, offre ai
giovani:
• nella strada: interventi di igiene, salute, alimentazione, alfabetizzazione, organizzazione
• nella casa dell’amicizia: scuola elementare al mattino e laboratori professionali al pomeriggio.
• nella casa 8 marzo: ospitalità a giovani donne, molte con bambini, che si preparano alla vita indipendente.
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• nella casa degli amici: ospitalità a ragazzi che si preparano alla vita autonoma.
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