TEMPO DI PROTESTE
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TEMPO DI PROTESTE
-TEMPO DI PROTESTE(a cura di Jessica Maria Peruzzo) La disuguaglianza è stata spesso nella storia motivo di proteste; l’opinione pubblica ha da sempre espresso il proprio dissenso di fronte alle grandi disuguaglianze, che nel corso degli anni invece di affievolirsi o ridursi, sono divenute sempre più marcate e presenti in ormai tutte le società dei paesi sviluppati. Di recente questo dissenso ha fatto molto parlare di se, come del resto i suoi protagonisti noti a tutti con il nome di indignatos. Tutti potremmo pensare che tali manifestazioni siano qualcosa di recente in quanto è solo in seguito a quest’ ultima crisi economica che è emerso il volto della protesta. In realtà molte delle cause che hanno portato alla situazione attuale, hanno radici assai più profonde. Un esempio ci proviene direttamente dagli U.S.A. A seguito della bolla speculativa del 2008/09 molte banche e compagnie assicurativa sono fallite. Tra queste troviamo anche la Lehman Brothers una delle principali banche d’affari statunitense oppure l’ AIG noto gruppo assicurativo. Tale compagnia versava ai propri manager circa 218 miliardi di dollari, e furono proprio tali manager a provocare il collasso della stessa compagnia, fallita con la più alta perdita nella storia del capitalismo ( circa 62 miliardi di dollari). La compagnia di fronte a tale situazione, invece di proteggere i cittadini li ha traditi, proprio mentre restava in vita solo ed esclusivamente grazie al salvataggio pubblico. Lo scandalo face scendere in piazza centinai di manifestanti di fronte anche all’elevato tasso di disoccupazione. Tali movimenti fecero accrescere le preoccupazioni e i timori tanto che molti manager restituirono parte dei loro bonus. Anche lo stato intervenne istituendo una legge che imponeva alle aziende che avevano ricevuto dallo stato più di 5 miliardi £ che venissero tassati al 90%. Passato il rumore però come spesso accade le cose ritornano come prima se non peggio e oggi tali manager guadagnano sempre di più. I sacrifici vengono chiesti sempre ai soggetti più deboli mentre disuguaglianze e corruzione aumentano. Il contesto europeo non è certo privo di esempi, basti pensare alle "banlieue" parigine. Letteralmente il termine significa sobborgo in realtà si tratta di città o quartieri situati nelle periferie, siano esse zone depressa o di media o alta classe. La situazione è quindi alquanto contraddittoria, esistono infatti città estremamente ricche, il cui reddito supera quello della stessa capitale, ed altre, in particolare a Nord-Est, estremamente povere. È in questo contesto che nel 2005 due giovani ragazzi della periferia parigina di Clichy-du-Bois , ritenendosi inseguiti dalla polizia in seguito ad un intervento degli agenti, si sono rifugiati in una centralina elettrica e sono morti fulminati. Nella stessa notte sono cominciate proteste e manifestazioni rapidamente intensificate e diffuse alle altre periferie della capitale, contraddistinte da una violenza impressionante:oltre 20 automobili vengono date alle fiamme da gruppi di giovani che infrangono le vetrine di numerosi edifici pubblici e causano danni a stazioni di autobus a Clichy-sous-Bois. I provvedimenti non sortiscono alcun effetto e per la prima volta la violenza si estende a tutte le periferie della capitale francese. Come scrive Eugenio Scalfari su La Repubblica nell’editoriale del 29 aprile 2012: del La rabbia sociale male del secolo: ” C'è un punto preliminare da cui dobbiamo prender le mosse: l'economia globale ha messo in contatto tra loro le masse di persone che vivono in paesi di antica opulenza e le masse che abitano paesi di antica povertà. Questi due campi di forze così diversi e finora refrattari tra loro sono entrati in comunicazione ormai permanente e crescente e questa comunicazione ha creato un improvviso squilibrio nell'uno e nell'altro campo. La tendenza ad un nuovo equilibrio crea un trasferimento inevitabile di benessere dai paesi ricchi a quelli poveri o meno ricchi e quel trasferimento è destinato a continuare fino a quando l'equilibrio tra i due campi non sarà stato raggiunto. La politica in tutto questo ha ovviamente un suo ruolo, è infatti impensabile che tali disuguaglianze possano sparire da sole. L'ondata dell'antipolitica si sta ingrossando e proviene da destra, da sinistra e anche dal profondo della società, indipendentemente dalle etichette politiche di originaria appartenenza. L'ondata ricorda lo "tsunami", si verifica a lunghi intervalli, è capace di produrre distruzioni e danni enormi ma con la stessa velocità con cui arriva si placa lasciando tuttavia dietro di sé un cumulo di rovine. Arrivati quindi ad un certo punto in cui si attraversa una fase di forte crisi economica, dove sempre più sono coloro che, non solo non riescono ad arrivare alla fine del mese ma già dalla metà in poi riscontrano forti difficoltà nel reperimento delle risorse economiche basilari per vivere; dove i governi chiedono sempre maggiori sacrifici a coloro che già sono stremati, dove i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, c’è chi non può più stare zitto, e soprattutto non può più non INDIGNARSI. Emerge chiaramente una presa di coscienza, da troppi anni comportamenti dannosi per l’intero sistema sono stati messi a tacere credendo di essere troppo deboli o semplicemente come spesso si sente dire una “goccia sull’oceano” i moti di recente esplosi in tutto il mondo, al contrario sono un esempio lampante che l’unione fa la forza e che uniti si posso raggiungere risultati concreti, in quanto il popolo fa tremare i grandi della terra che non possono più ignorare che all’interno del sistema qualcosa non va. Le cause delle proteste sono molteplici e non si possono imputare ad un solo fattore. Certo è che ad accrescere il già elevato stato di disagio sono intervenuti vari provvedimenti addottati dagli stati con l’unico scopo di ridurre i costi. Un esempio ci proviene dall’Inghilterra dove il governo ha varato un piano di austerity che prevede tagli per circa 83 milioni di sterline di cui 18 nel welfare senza contare i 499 mila posti di lavoro in meno nel settore pubblico, previsti entro i prossimi 5 anni. La vera e propria protesta trova la sua origine in Spagna; è qui infatti che il 15 maggio 2011un gruppo di giovani, ai quali poi si uniscono anche pensionati, si riunisce e occupa Puerta del Sol nonostante i divieti delle autorità. Sono stanchi, stanchi di un sistema partitocratico totalmente scollegato dalla realtà, che spadroneggia incurante delle enormi percentuali di disoccupazione, e delle difficoltà sociali a seguito della crisi economica a tutti ormai ben nota. Essi vengono chiamati presto indignatos e nel giro di poco tempo acquistano notevole importanza e notorietà. Queste manifestazioni di protesta possono essere ricollegati ai moti della primavera araba1: entrambi oltre a protestare contro il sistema 1 Primavera araba: si tratta di una serie di proteste nate nei paesi del Nord Africa come:Algeria, Bahrain, Egitto, Tunisia, Giordania, Yemen, Libia, Siria Sudan Somalia, Marocco ecc. riconducibili quindi al mondo arabo. Le proteste sono iniziate il 18 dicembre 2010 quando il tunisino Mohamed Bouazizi si è dato fuoco in seguito a maltrattamenti da parte della polizia. Il gesto è stato come una scintilla per l'intero moto di rivolta che si è poi tramutato nella cosiddetta"rivoluzione dei gelsomini". utilizzano gli stessi strumenti e cioè i social network, in particolar modo facebook il quale permette un’organizzazione molto efficiente ma soprattutto ad ampio raggio. Democracia Ya, è il nome di una delle organizzazioni chiave del 15 maggio spagnolo e Manuel Castells, catalano, uno dei suoi massimi sostenitori. Egli ci ha messo in evidenza come la rete consenta di prendere le decisioni basandosi sulla volontà collettiva, senza mortificare nessuno ed ascoltando il giudizio di tutti, in poche parole utilizzando il metodo Wikipedia che prevede appunto che l’intero sistema possa funzionare perché ciascuno apporta il proprio contributo. È questo che permette di fare la differenza e di dar vita a una vera e propria rivoluzione: «Una rivoluzione etica, per mettere il denaro al servizio delle persone, e non il contrario», come si legge tra le migliaia di parole che rimbalzano sulla Rete da un capo all’altro del pianeta. Occupy Wall Street Il 2 Ottobre 2011 il movimento arriva anche a Wall Street :” Il mondo ha a sufficienza per i bisogni di tutti, ma non abbastanza per la cupidigia di pochi” è questo ciò che si legge su uno dei numerosi cartelli dei manifestanti e ancora:” Wake up America!” i manifestanti protestano in particolare contro la cupidigia dei più ricchi tanto che si arriva a manifestare sotto le ville degli ultramiliardari. “Siamo il 99 per cento contro l’1 per cento”: è questo lo slogan di Occupy Wall Street. Gli indignatos non rivendicano una maggioranza “politica”, fatta di deleghe, ma una maggioranza sostanziale. Questa situazione ha ormai dimostrato a tutto il mondo come il sogno americano sia evaporato, il posto è stato preso dalla Disuguaglianza e più che un sogno appare oggi come un vero e proprio incubo. In tutta questa situazione la politica è complice, se non addirittura schiava, obbediente d’ una finanza sempre più potente capace ricoprire gran parte del settore economico molto Si servono di scioperi, manifestazioni , cortei, ma anche atti estremi come autolesionismo e suicidi. Usano in gran parte i social network per comunicare, organizzarsi, divulgare notizie e muoversi. Rivendicano libertà individuali, diritti umani e denunciano gravi corruzioni, fame povertà. Le rivolte hanno portato a risultati concreti, sono infatti caduti ben 3 governi rispettivamente in Tunisia con le dimissioni di Zine El-Abidine, in Egitto con Hosni Mubarak e il Libia con Muammar Gheddafi( catturato e ucciso dai ribelli dopo esser fuggito). Il re di Giordania Abdullah ha nominato un nuovo primo ministro, con l’incarico di preparare un piano di "vere riforme politiche". più di quanto faccia l’economia reale (cioè lo scambio concreto di beni e servizi)2 Le repressioni sono violentissime tanto che sconvolgono l’opinione di tutto il mondo e non fermano le proteste ma anzi, si innescano delle reazioni a catena non solo in America ma anche in Europa: Inghilterra con il movimento :”for Global Change”, Francianel paese di Tel Aviv dove i manifestanti occupano la boulevard centrale per svariati mesi, in Grecia dove però la protesta assume una connotazione violenta dato anche la forte instabilità del paese. Le proteste degli Indignatos sono giunte anche in Italia; dove la situazione è sfuggita di mano, tanto che non si parlarla più di indignatos ma di Black Block.3 La manifestazione del 15 Ottobre, inizialmente era partita pacificamente seguendo quanto era stato indicato nel manifesto riportato nel web e cioè:” "Non portare bandiere e simboli di partito, movimenti o sindacati, ma solo la bandiera italiana e la costituzione. Non agire in modo violento.” La realtà invece, come tutto ormai sappiamo, è stata ben diversa: poco dopo l’inizio della manifestazione, Roma era stata letteralmente trasformata in una città a ferro e fuoco. 4 I black block armati di sanpietrini, bastoni ricavati dalla segnaletica stradale e da bottiglie incendiarie con cui danno alle fiamme le auto parcheggiate lungo il percorso, distruggono qualunque cosa ostacoli il loro percorso, senza farsi scrupoli per nulla, neppure per le chiese e le immagini sacre. Gli scontri maggiori sono a piazza San Giovanni dove le forze dell’ordine in tenuta antisommossa vengono ripetutamente attaccate; un blindato dei 2 Corriere della sera del 2 Novembre 2011 :“troppe disuguaglianze, la finanza non oscuri la politica” Guido Rossi: differenze insostenibili di redditi e opportunità. 3 BLACK BLOCK: il termine letteralmente significa blocco nero esso è stato coniato negli anno 80 dalla polizia tedesca (Schwarzer Block.) per indicare coloro che si riunivano vestiti di nero e muniti di apposite maschere, per protestare in modo violento, contro il nucleare. Con il passere degli anni il numero dei manifestanti è via via aumentato e anche i temi di protesta si sono ampliati. Si rifanno ad un estremismo di sinistra extra-parlamentare. Quindi al contrario di quanto si pensa i black block non sono nati a Roma:infatti già nel 1999 a Seattle hanno manifestato contro la Conferenza ministeriale del Wto, a Praga( sempre nello stesso anno) contro riunione del Fondo Monetario Internazionale. Nel 2007 nel Quebec contro la Banca Centrale Europea. L’organizzazione è quindi di tipo antartico, contro le forze dell’ordine, contro il potere politico ed economico/finanziario vigente a livello mondiale, contro ogni forma di globalizzazione, di neo-capitalismo Distruggono proprietà collegate a qualsiasi forma di capitalismo: banche, ministeri, sedi di multinazionali, automobili di lusso. Tuttavia, come a Roma, questi criminali distruggono anche auto o case di gente comune, negozi, luoghi di culto simboli della cristianità. 4 Dal Corriere della sera di Giovedì 13 ottobre: Indignati, il fronte anti finanza Presidi in tutta Italia. Un ferito a Bologna, tende a Roma. Lunedì 16 gennaio:Indignatos travestiti da Merkel e Sarko carabinieri è stato preso di mira e incendiato, i due militari a bordo hanno fatto appena in tempo a scappare prima che il mezzo fosse completamente avvolto dalle fiamme. Un bilancio di circa 70 feriti e tanta rabbia. Tra gli arrestati troviamo anche Fabrizio Filippi il giovane che aveva lanciato contro le forze dell’ordine un estintore dichiarando che voleva spegnere l’incendio. Fatti che lasciano senza parole e che di certo non fanno bene all’immagine internazionale dell’ Italia e in questo contesto screditano anche la figura degli Indignatos. 5 In questa occasione, come affermato da Gad Lerner 6 l ´impressione è che anche le forze dell´ordine siano giunte impreparate all´appuntamento (...) Ma questo dubbio non attenua di certo la condanna doverosa dei parassiti mascherati (così definisce i Black block), capaci solo di recitare la parodia della guerriglia urbana. A differenza degli occupanti egiziani di piazza Tahrir, i quali hanno saputo prevalere grazie alle tecniche della nonviolenza. Romano Prodi, in una riflessione sugli Indignatos, afferma: “Non si capisce bene dove possa arrivare. A differenza degli storici movimenti di quarant’anni fa, non hanno leader, anche i loro riferimenti culturali e filosofici sono gli stessi delle vecchie contestazioni. Ma è un movimento che non si ferma, perché legato al problema della redistribuzione del reddito, che è diventata sempre più iniqua dagli anni ottanta ad oggi”. (da Il Fatto Quotidiano 21 Dicembre 2011) Altre manifestazioni di protesta specifiche si sono aggiunte nel nostro Paese; basti pensare alla Sicilia e al MOVIMENTO DEI FORCONI nato il 15 Gennaio scorso e da allora mai placatosi. Anche la Sicilia è stanca e non riesce a capacitarsi di dover pagare uno tra i prezzi più elevati per il carburante quando ha le raffinerie “in casa”. Alla protesta partecipano tutti: camionisti, che con padre Pio sul cruscotto, chiedono aiuti per il gasolio; contadini, che vogliono più controlli sui prodotti stranieri e più sussidi per i propri ( basti pensare che vendono il loro grano a 23 centesimi e comperano il pane a 3.50 euro) pescatori ai quali l’UE impedisce la pesca del pescespada o del novellame mentre i giapponesi che dispongono di due oceani vengono in Italia a pescare il tonno migliore. I loro interventi sono mirati, occupano infatti punti strategici dell’isola impendendo così l’entrata e l’uscita di ogni genere di prodotto, con ovvie conseguenze per l’economia dell’intero paese. L’imbarazzo della politica è evidente in quanto non sa dar delle risposte concrete e lo stesso sindaco di Palermo Diego Cammarata, in carica da 10 anni, di fronte a questa situazione si è dimesso. È stato in varie occasioni definito il peggior sindaco di tutti i tempi in realtà l’unica sua 5 6 Domenica 16 Ottobre 2011: Lo Stato sconfitto da un pugno di teppisti ( editoriale di E. Scalfari)0 :” La follia dei replicanti armati” 16 Ottobre 2011 colpa è semplicemente quella di NON ESSERE STATO otre che di essersi piagato alla mafia e alla corruzione badando semplicemente ai propri interessi e non al bene della sua regione. 7 “Abbiamo bisogno di dare un segnale forte – ha detto il leader del movimento Mariano Ferro – per questo il livello della protesta resterà alto”. The person of the year 2011 Nonostante gli inconvenienti gli Indignatos sono arrivati ad occupare in modo positivo, le prime pagine del Times nota rivista americana la quale li nomina:”Person of the year 2011 “( persona dell’anno 2011). Quest’anno, dunque, il premio non è andato ad un noto politico, ad un cantante ad un attore o ad un medico, quest’anno a vincere il premio è stato un volto coperto da un passamontagna, non una persona specifica ma un emblema della lotta contro il sistema, insomma a vincere è stato il volto della protesta. Come tra l’altro scrive Eugenio Scalfati nel suo editoriale su La Repubblica di domenica 16 Ottobre 2011 :Stato sconfitto da un pugno di teppisti Gli "indignati" non sono né di sinistra né di destra, almeno nel significato tradizionale di queste parole. Ma certo non sono conservatori. Hanno obiettivi concreti anche se talmente generali da diventare generici: vogliono che i beni comuni siano di tutti; non dei privati, ma neppure dello Stato o di altre pubbliche autorità poiché non hanno alcuna fiducia nella proprietà privata e neppure in quella pubblica amministrata da caste politiche e burocratiche. I beni pubblici debbono esser messi a disposizione dei loro naturali fruitori, cioè delle persone che vivono e abitano in quei luoghi e che decideranno sul posto le regole del valore d'uso nelle "agorà", nelle piazze di quel luogo. L'acqua è un bene d'uso comune, l'aria, le foreste, le reti di comunicazione, le case, le fabbriche, i trasporti, gli ospedali. Le banche? Non servono le banche, tutt'al più servono a render facili i pagamenti che avvengono sulla base del valore d'uso e non del valore di scambio. Gli indignatos ci credono, credono ancora in un mondo più giusto, in una distribuzione più equa della ricchezza ma soprattutto credono ancora che lottare possa portare a dei risultati concreti. Non è normale, dicono questi i ragazzi, il lavoro precario o la cancellazione progressiva di scuola, pensioni, sanità in nome delle compatibilità dell’economia. L’idea si diffonde 7 Corriere della sera del 19 Gennaio 2012: Palermo “Capitale” senza speranza ora impugna i forconi e dà la caccia ai politici. cronaca di un fallimento a macchia d’olio. Non è normale doversi giocare il proprio futuro alla lotteria. È normale che una società si ponga di nuovo il problema della felicità per tutti. Non sarà mica sbagliata l’economia? Ed è così che l’io si sostituisce al noi. Parlano chiaro e facile, più facile di tutti gli altri. Più facile della morale pubblicitaria con la quale la politica chiede voti il giorno delle elezioni. È un movimento fatto di attrezzi semplici come la tenda che si monta in due secondi. Attrezzi in formato camping. Idee vaghe, ma precise. «Siamo abituati a sfidare la paura, la disoccupazione, i licenziamenti e il sopravvivere da precari. I banchieri e i politici hanno paura. Non sono abituati a vedere il potere che viene dal basso. Se siamo la maggioranza, ragionano, come è possibile che non contiamo niente nelle decisioni che ci riguardano? “Siamo qui per un futuro per noi e per i nostri figli”. « La tenda è roba da giovani marmotte, esploratori, vagabondi. È stata, fin qui, la tenda della protesta solitaria. Dei tanti accampati sotto il palazzo del Potere quando il Potere rendeva impossibile la tua vita. La tenda è quando gli affitti sono da strozzini, quando milioni di persone nel mondo sono strangolati dai mutui che non riescono a pagare. E abitare in una casa è un mio diritto umano. La tenda aperta in una piazza, che è un luogo pubblico, non ha intenti simbolici ma reali. Questa è la vera novità in termini culturali e ha prodotto una presa di coscienza di fronte alla complessità caotica dell’economia planetaria, di fronte ai tagli e ai sacrifici imposti dalla politica per non fare andare in tilt il sistema e di fronte alla stessa politica, si tratta della più importante rivolta pacifica degli ultimi anni (paragonabile solo alla caduta del muro di Berlino). Più propriamente, si tratta della rivolta della normalità, quella stessa normalità che deve essere cambiata. La redistribuzione del reddito è un problema che sta alle radici dello Stato. Bisogna cercare di effettuare una redistribuzione che sia in grado di diminuire l’enorme divario, ora presente, tra ricchi e poveri. FONTI SITOGRAFICHE: http://www.zerozone.it/1/05/los-indignatos-in-spagna-movimento-5-stelle-in-italia/ http://www.gliitaliani.it/2011/10/indignatos-per-chi-per-cosa/ http://video.excite.it/la-protesta-degli-indignatos-occupa-puerta-del-sol-V74998.html http://www.marieclaire.it/Attualita/Le-storie-degli-indignatos-di-Madrid http://www.youtube.com/watch?v=y2AqZbTtcpk http://www.repubblica.it/esteri/2011/10/05/news/protesta_waal-street-22721699/ http://it.wikipedia.org/wiki/Primavera_Araba http://www.facebook.com/photo.php?fbid=274393635959328&set=a.188226291242730.51639.186 025424796150&type=1&theater http://www.corriere.it/esteri/11_dicembre_14/time-personaggio-anno-manifestante_d94060be2663-11e1-97ba-d937a4e61a87.shtml http://www.ilgiornale.it/esteri/copertina_choc_timeuomo_anno_2011gli_indignati_anti_finanza/tim e-person_of_the_year-occupy_wall_street-primavera_araba-protester/14-12-2011/articoloid=562323-pag http://eidosblogzine.wordpress.com/2011/09/25/wake-up-america-il-ritorno-degli-indignatos/ http://www.vitadamamma.com/17594/black-bloc-roma-litalia-invoca-giustizia-contro-laviolenza.html http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/21/prodi-indignados-hanno-ragione-oggi-redistribuzionereddito-iniqua/179122/ http://www.ilpuntoamezzogiorno.it/2011/10/16/indignatos-cento-feriti-e-un-milione-di-euro-didanni-dopo-gli-scontri-di-roma-maroni-%E2%80%9Cci-poteva-scappare-il-morto%E2%80%9D%E2%80%93-le-foto/ http://www.ilpuntoamezzogiorno.it/2011/10/15/guerriglia-urbana-alla-manifestazione-degliindignatos-roma-a-ferro-e-fuoco/ http://www.nanopress.it/cronaca/2012/03/08/sicilia-il-movimento-dei-forconi-blocca-le-raffineriestop-alla-benzina_P6650723.html http://www.prezzibenzina.it/?gclid=CMOTnuKq3K4CFcVF3wodz3riaw http://www.eilmensile.it/2012/03/09/sicilia-forconi-e-raffinerie/ http://www.unisi.it/ricerca/dip/dmq/betti/stat%20reddito/Capitolo%201.pdf http://www.ustation.it/articoli/1014-indignatos-a-roma-la-protesta-in-diretta http://www.ilpuntoamezzogiorno.it/2011/10/16/indignatos-cento-feriti-e-un-milione-di-euro-didanni-dopo-gli-scontri-di-roma-maroni-%E2%80%9Cci-poteva-scappare-il-morto%E2%80%9D%E2%80%93-le-foto/ http://www.ilreporter.com/reportage/parigi-la-vera-storia-della-banlieue http://www.liberamente.bz.it/it/home-news/attualita/le-ragioni-delle-rivolte-seconde-slavoj-zizek-/ http://www.cafebabel.it/article/32964/una-giornata-nella-banlieue-parigina.html http://pensionpulse.blogspot.it/2010/08/are-pensions-next-aig.html http://www.google.it/imgres?q=banlieue+parigine&hl=it&gbv=2&biw=1152&bih=773&tbm=isch &tbnid=sEEbVKznLpgoaM:&imgrefurl=http://multimedia.quotidiano.net/%3Fmedia%3D7620%2 6tipo http://www.manifestolibri.it/vedi_brano.php?id=376