TEMPO DI PROTESTE

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TEMPO DI PROTESTE
-TEMPO DI PROTESTE(a cura di Jessica Maria Peruzzo)
La disuguaglianza è stata spesso nella storia motivo di proteste; l’opinione pubblica ha da sempre
espresso il proprio dissenso di fronte alle grandi
disuguaglianze, che nel corso degli anni invece di
affievolirsi o ridursi, sono divenute sempre più
marcate e presenti in ormai tutte le società dei
paesi sviluppati.
Di recente questo dissenso ha fatto molto parlare
di se, come del resto i suoi protagonisti noti a tutti
con il nome di indignatos. Tutti potremmo
pensare che tali manifestazioni siano qualcosa di
recente in quanto è solo in seguito a quest’ ultima
crisi economica che è emerso il volto della
protesta.
In realtà molte delle cause che hanno portato alla situazione attuale, hanno radici assai più profonde.
Un esempio ci proviene direttamente dagli U.S.A.
A seguito della bolla speculativa del 2008/09 molte
banche e compagnie assicurativa sono fallite. Tra
queste troviamo anche la Lehman Brothers una delle
principali banche d’affari statunitense oppure l’ AIG
noto gruppo assicurativo.
Tale compagnia versava ai propri manager circa 218
miliardi di dollari, e furono proprio tali manager a
provocare il collasso della stessa compagnia, fallita
con la più alta perdita nella storia del capitalismo ( circa
62 miliardi di dollari). La compagnia di fronte a tale
situazione, invece di proteggere i cittadini li ha traditi,
proprio mentre restava in vita solo ed esclusivamente
grazie al salvataggio pubblico.
Lo scandalo face scendere in piazza centinai di manifestanti di
fronte anche all’elevato tasso di disoccupazione. Tali movimenti
fecero accrescere le preoccupazioni e i timori tanto che molti
manager restituirono parte dei loro bonus. Anche lo stato
intervenne istituendo una legge che imponeva alle aziende che
avevano ricevuto dallo stato più di 5 miliardi £ che venissero
tassati al 90%. Passato il rumore però come spesso accade le cose
ritornano come prima se non peggio e oggi tali manager
guadagnano sempre di più.
I sacrifici vengono chiesti sempre ai soggetti più deboli
mentre disuguaglianze e corruzione aumentano.
Il contesto europeo non è certo privo di esempi, basti pensare alle "banlieue" parigine.
Letteralmente il termine significa
sobborgo in realtà si tratta di città o
quartieri situati nelle periferie, siano
esse zone depressa o di media o alta
classe. La situazione è quindi alquanto
contraddittoria, esistono infatti città
estremamente ricche, il cui reddito supera
quello della stessa capitale, ed altre, in
particolare a Nord-Est, estremamente
povere. È in questo contesto che nel 2005
due giovani ragazzi della periferia
parigina di Clichy-du-Bois , ritenendosi
inseguiti dalla polizia in seguito ad un
intervento degli agenti, si sono rifugiati in una centralina elettrica e sono morti fulminati. Nella
stessa notte sono cominciate proteste e manifestazioni rapidamente intensificate e diffuse alle altre
periferie della capitale, contraddistinte da una
violenza impressionante:oltre 20 automobili
vengono date alle fiamme da gruppi di giovani
che infrangono le vetrine di numerosi edifici
pubblici e causano danni a stazioni di autobus a
Clichy-sous-Bois.
I provvedimenti non sortiscono alcun effetto e
per la prima volta la violenza si estende a tutte
le periferie della capitale francese.
Come scrive Eugenio Scalfari su La Repubblica
nell’editoriale del
29 aprile 2012: del La
rabbia sociale male del secolo:
” C'è un punto preliminare da cui dobbiamo
prender le mosse: l'economia globale ha messo
in contatto tra loro le masse di persone che
vivono in paesi di antica opulenza e le masse
che abitano paesi di antica povertà.
Questi due campi di forze così diversi e finora refrattari tra loro sono entrati in comunicazione
ormai permanente e crescente e questa comunicazione ha creato un improvviso squilibrio nell'uno e
nell'altro campo. La tendenza ad un nuovo equilibrio crea un trasferimento inevitabile di benessere
dai paesi ricchi a quelli poveri o meno ricchi e quel trasferimento è destinato a continuare fino a
quando l'equilibrio tra i due campi non sarà stato
raggiunto.
La politica in tutto questo ha ovviamente un suo ruolo, è
infatti impensabile che tali disuguaglianze possano
sparire da sole.
L'ondata dell'antipolitica si sta ingrossando e proviene da
destra, da sinistra e anche dal profondo della società,
indipendentemente dalle etichette politiche di originaria
appartenenza.
L'ondata ricorda lo "tsunami", si verifica a lunghi
intervalli, è capace di produrre distruzioni e danni enormi ma con la stessa velocità con cui arriva si
placa lasciando tuttavia dietro di sé un cumulo di rovine.
Arrivati quindi ad un certo punto in cui si attraversa una fase di forte crisi economica, dove sempre
più sono coloro che, non solo non riescono ad arrivare alla fine del mese ma già dalla metà in poi
riscontrano forti difficoltà nel reperimento delle risorse economiche basilari per vivere; dove i
governi chiedono sempre maggiori sacrifici a coloro che già sono stremati, dove i ricchi sono
sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, c’è chi non può più stare zitto, e soprattutto non può
più non INDIGNARSI.
Emerge chiaramente una presa di coscienza, da
troppi anni comportamenti dannosi per l’intero
sistema sono stati messi a tacere credendo di
essere troppo deboli o semplicemente come
spesso si sente dire una “goccia sull’oceano” i
moti di recente esplosi in tutto il mondo, al
contrario sono un esempio lampante che
l’unione fa la forza e che uniti si posso
raggiungere risultati concreti, in quanto il
popolo fa tremare i grandi della terra che non
possono più ignorare che all’interno del sistema
qualcosa non va.
Le cause delle proteste sono molteplici e non si possono
imputare ad un solo fattore. Certo è che ad accrescere il già
elevato stato di disagio sono intervenuti vari provvedimenti
addottati dagli stati con l’unico scopo di ridurre i costi. Un
esempio ci proviene dall’Inghilterra dove il governo ha varato
un piano di austerity che prevede tagli per circa 83 milioni di
sterline di cui 18 nel welfare senza contare i 499 mila posti di
lavoro in meno nel settore pubblico, previsti entro i prossimi 5
anni.
La vera e propria protesta trova la sua origine in Spagna; è qui
infatti che il 15 maggio 2011un gruppo di giovani, ai quali poi si
uniscono anche pensionati, si riunisce e occupa Puerta del Sol
nonostante i divieti delle autorità.
Sono stanchi, stanchi di un sistema partitocratico totalmente
scollegato dalla realtà, che spadroneggia incurante delle enormi
percentuali di disoccupazione, e delle difficoltà sociali a seguito
della crisi economica a tutti ormai ben nota.
Essi vengono chiamati presto indignatos e nel giro di poco tempo
acquistano notevole importanza e notorietà.
Queste manifestazioni di protesta possono essere ricollegati ai moti
della primavera araba1: entrambi oltre a protestare contro il sistema
1
Primavera araba: si tratta di una serie di proteste nate nei paesi del Nord Africa come:Algeria, Bahrain, Egitto, Tunisia,
Giordania, Yemen, Libia, Siria Sudan Somalia, Marocco ecc. riconducibili quindi al mondo arabo.
Le proteste sono iniziate il 18 dicembre 2010 quando il tunisino Mohamed Bouazizi si è dato fuoco in seguito a
maltrattamenti da parte della polizia. Il gesto è stato come una scintilla per l'intero moto di rivolta che si è poi tramutato
nella cosiddetta"rivoluzione dei gelsomini".
utilizzano gli stessi strumenti e cioè i social network, in particolar modo facebook il quale permette
un’organizzazione molto efficiente ma soprattutto ad ampio raggio.
Democracia Ya, è il nome di una delle organizzazioni chiave del 15 maggio spagnolo e Manuel
Castells, catalano, uno dei suoi massimi sostenitori.
Egli ci ha messo in evidenza come la rete consenta di prendere le decisioni basandosi sulla volontà
collettiva, senza mortificare nessuno ed ascoltando il giudizio di tutti, in poche parole utilizzando il
metodo Wikipedia che prevede appunto che l’intero sistema possa funzionare perché ciascuno
apporta il proprio contributo. È questo che permette di fare la differenza e di dar vita a una vera e
propria rivoluzione:
«Una rivoluzione etica, per mettere il denaro al servizio delle persone, e non il contrario», come si
legge tra le migliaia di parole che rimbalzano sulla Rete da un capo all’altro del pianeta.
Occupy Wall Street
Il 2 Ottobre 2011 il movimento arriva anche a
Wall Street :” Il mondo ha a sufficienza per i
bisogni di tutti, ma non abbastanza per la cupidigia
di pochi” è questo ciò che si legge su uno dei
numerosi cartelli dei manifestanti e ancora:” Wake
up America!” i manifestanti protestano in
particolare contro la cupidigia dei più ricchi tanto
che si arriva a manifestare sotto le ville degli
ultramiliardari.
“Siamo il 99 per cento contro l’1 per cento”: è
questo lo slogan di Occupy Wall Street. Gli
indignatos non rivendicano una maggioranza
“politica”, fatta di deleghe, ma una maggioranza
sostanziale.
Questa situazione ha ormai dimostrato a tutto il
mondo come il sogno americano sia evaporato, il posto è stato preso dalla Disuguaglianza e più che
un sogno appare oggi come un vero e proprio
incubo. In tutta questa situazione la politica è
complice, se non addirittura schiava, obbediente
d’ una finanza sempre più potente capace
ricoprire gran parte del settore economico molto
Si servono di scioperi, manifestazioni , cortei, ma anche atti estremi come autolesionismo e suicidi.
Usano in gran parte i social network per comunicare, organizzarsi, divulgare notizie e muoversi. Rivendicano libertà
individuali, diritti umani e denunciano gravi corruzioni, fame povertà.
Le rivolte hanno portato a risultati concreti, sono infatti caduti ben 3 governi rispettivamente in Tunisia con le
dimissioni di Zine El-Abidine, in Egitto con Hosni Mubarak e il Libia con Muammar Gheddafi( catturato e ucciso dai
ribelli dopo esser fuggito).
Il re di Giordania Abdullah ha nominato un nuovo primo ministro, con l’incarico di preparare un piano di "vere
riforme politiche".
più di quanto faccia l’economia reale (cioè lo scambio concreto di beni e servizi)2
Le repressioni sono violentissime tanto che
sconvolgono l’opinione di tutto il mondo e non
fermano le proteste ma anzi, si innescano delle
reazioni a catena non solo in America ma anche in
Europa: Inghilterra con il movimento :”for Global
Change”, Francianel paese di Tel Aviv dove i
manifestanti occupano la boulevard centrale per
svariati mesi, in Grecia dove però la protesta assume
una connotazione violenta dato anche la forte
instabilità del paese.
Le proteste degli Indignatos sono giunte anche in
Italia; dove la situazione è sfuggita di mano, tanto
che
non
si
parlarla più di
indignatos ma di
Black Block.3
La manifestazione del 15 Ottobre, inizialmente era partita
pacificamente seguendo quanto era stato indicato nel
manifesto riportato nel web e cioè:” "Non portare bandiere e
simboli di partito, movimenti o sindacati, ma solo la bandiera
italiana e la costituzione. Non agire in modo violento.”
La realtà invece, come tutto ormai sappiamo, è stata ben
diversa: poco dopo l’inizio della manifestazione, Roma era stata letteralmente trasformata in una
città a ferro e fuoco. 4
I black block armati di sanpietrini, bastoni ricavati dalla
segnaletica stradale e da bottiglie incendiarie con cui
danno alle fiamme le auto parcheggiate lungo il percorso,
distruggono qualunque cosa ostacoli il loro percorso,
senza farsi scrupoli per nulla, neppure per le chiese e le
immagini sacre. Gli scontri maggiori sono a piazza San
Giovanni dove le forze dell’ordine in tenuta antisommossa
vengono ripetutamente attaccate; un blindato dei
2
Corriere della sera del 2 Novembre 2011 :“troppe disuguaglianze, la finanza non oscuri la politica” Guido Rossi:
differenze insostenibili di redditi e opportunità.
3
BLACK BLOCK: il termine letteralmente significa blocco nero esso è stato coniato negli anno 80 dalla polizia tedesca
(Schwarzer Block.) per indicare coloro che si riunivano vestiti di nero e muniti di apposite maschere, per protestare in
modo violento, contro il nucleare. Con il passere degli anni il numero dei manifestanti è via via aumentato e anche i
temi di protesta si sono ampliati. Si rifanno ad un estremismo di sinistra extra-parlamentare.
Quindi al contrario di quanto si pensa i black block non sono nati a Roma:infatti già nel 1999 a Seattle hanno
manifestato contro
la Conferenza ministeriale del Wto, a Praga( sempre nello stesso anno) contro riunione
del Fondo Monetario Internazionale. Nel 2007 nel Quebec contro la Banca Centrale Europea. L’organizzazione è
quindi di tipo antartico, contro le forze dell’ordine, contro il potere politico ed economico/finanziario vigente a
livello mondiale, contro ogni forma di globalizzazione, di neo-capitalismo Distruggono proprietà collegate a qualsiasi
forma di capitalismo: banche, ministeri, sedi di multinazionali, automobili di lusso. Tuttavia, come a Roma, questi
criminali distruggono anche auto o case di gente comune, negozi, luoghi di culto simboli della cristianità.
4
Dal Corriere della sera di Giovedì 13 ottobre: Indignati, il fronte anti finanza Presidi in tutta Italia. Un ferito a
Bologna, tende a Roma. Lunedì 16 gennaio:Indignatos travestiti da Merkel e Sarko
carabinieri è stato preso di mira e incendiato, i due militari a bordo hanno fatto appena in tempo a
scappare prima che il mezzo fosse completamente avvolto dalle fiamme.
Un bilancio di circa 70 feriti e tanta rabbia. Tra gli arrestati troviamo anche Fabrizio Filippi il
giovane che aveva lanciato contro le forze dell’ordine un estintore dichiarando che voleva spegnere
l’incendio. Fatti che lasciano senza parole e che di certo non fanno bene all’immagine
internazionale dell’ Italia e in questo contesto screditano anche la figura degli Indignatos. 5
In questa occasione, come affermato da Gad Lerner 6 l ´impressione è che anche le forze dell´ordine
siano giunte impreparate all´appuntamento (...) Ma questo dubbio non attenua di certo la condanna
doverosa dei parassiti mascherati (così definisce i Black block), capaci solo di recitare la parodia
della guerriglia urbana.
A differenza degli occupanti egiziani di piazza Tahrir, i quali hanno saputo prevalere grazie alle
tecniche della nonviolenza.
Romano Prodi, in una riflessione sugli Indignatos, afferma: “Non si capisce bene dove possa
arrivare. A differenza degli storici movimenti di
quarant’anni fa, non hanno leader, anche i loro
riferimenti culturali e filosofici sono gli stessi delle
vecchie contestazioni. Ma è un movimento che non si
ferma, perché legato al problema della
redistribuzione del reddito, che è diventata sempre
più iniqua dagli anni ottanta ad oggi”. (da Il Fatto
Quotidiano 21 Dicembre 2011)
Altre manifestazioni di protesta specifiche si sono
aggiunte nel nostro Paese; basti pensare alla Sicilia e
al MOVIMENTO DEI FORCONI nato il 15 Gennaio scorso e da allora mai placatosi.
Anche la Sicilia è stanca e non riesce a capacitarsi di dover pagare uno tra i prezzi più elevati per il
carburante quando ha le raffinerie “in casa”. Alla protesta partecipano tutti: camionisti, che con
padre Pio sul cruscotto, chiedono aiuti per il gasolio;
contadini, che vogliono più controlli sui prodotti stranieri
e più sussidi per i propri ( basti pensare che vendono il
loro grano a 23 centesimi e comperano il pane a 3.50
euro) pescatori ai quali l’UE impedisce la pesca del
pescespada o del novellame mentre i giapponesi che
dispongono di due oceani vengono in Italia a pescare il
tonno migliore.
I loro interventi sono mirati, occupano infatti punti
strategici dell’isola impendendo così l’entrata e l’uscita di
ogni genere di prodotto, con ovvie conseguenze per
l’economia dell’intero paese.
L’imbarazzo della politica è evidente in quanto non sa dar
delle risposte concrete e lo stesso sindaco di Palermo
Diego Cammarata, in carica da 10 anni, di fronte a questa
situazione si è dimesso. È stato in varie occasioni definito
il peggior sindaco di tutti i tempi in realtà l’unica sua
5
6
Domenica 16 Ottobre 2011: Lo Stato sconfitto da un pugno di teppisti ( editoriale di E. Scalfari)0
:” La follia dei replicanti armati” 16 Ottobre 2011
colpa è semplicemente quella di NON ESSERE STATO otre che di essersi piagato alla mafia e alla
corruzione badando semplicemente ai propri interessi e non al bene della sua regione. 7
“Abbiamo bisogno di dare un segnale forte – ha detto il leader del movimento Mariano Ferro – per
questo il livello della protesta resterà alto”.
The person of the year 2011
Nonostante gli inconvenienti gli Indignatos sono arrivati
ad occupare in modo positivo, le prime pagine del Times
nota rivista americana la quale li nomina:”Person of the
year 2011 “( persona dell’anno 2011). Quest’anno,
dunque, il premio non è andato ad un noto politico, ad
un cantante ad un attore o ad un medico, quest’anno a
vincere il premio è stato un volto coperto da un
passamontagna, non una persona specifica ma un
emblema della lotta contro il sistema, insomma a vincere
è stato il volto della protesta. Come tra l’altro scrive
Eugenio Scalfati nel suo editoriale su La Repubblica di
domenica 16 Ottobre 2011 :Stato sconfitto da un pugno
di teppisti
Gli "indignati" non sono né di sinistra né di destra,
almeno nel significato tradizionale di queste parole. Ma
certo non sono conservatori. Hanno obiettivi concreti
anche se talmente generali da diventare generici:
vogliono che i beni comuni siano di tutti; non dei privati,
ma neppure dello Stato o di altre pubbliche autorità
poiché non hanno alcuna fiducia nella proprietà privata e neppure
in quella pubblica amministrata da caste politiche e burocratiche.
I beni pubblici debbono esser messi a disposizione dei loro naturali
fruitori, cioè delle persone che vivono e abitano in quei luoghi e
che decideranno sul posto le regole del valore d'uso nelle "agorà",
nelle piazze di quel luogo. L'acqua è un bene d'uso comune, l'aria,
le foreste, le reti di comunicazione, le case, le fabbriche, i trasporti,
gli ospedali. Le banche? Non servono le banche, tutt'al più servono
a render facili i pagamenti che avvengono sulla base del valore
d'uso e non del valore di scambio.
Gli indignatos ci credono, credono ancora in un
mondo più giusto, in una distribuzione più equa
della ricchezza ma soprattutto credono ancora
che lottare possa portare a dei risultati concreti.
Non è normale, dicono questi i ragazzi, il lavoro
precario o la cancellazione progressiva di
scuola, pensioni, sanità in nome delle
compatibilità dell’economia. L’idea si diffonde
7
Corriere della sera del 19 Gennaio 2012: Palermo “Capitale” senza speranza ora impugna i forconi e dà la caccia ai
politici. cronaca di un fallimento
a macchia d’olio. Non è normale doversi giocare il proprio futuro alla lotteria. È normale che una
società si ponga di nuovo il problema della felicità per tutti. Non sarà mica sbagliata l’economia?
Ed è così che l’io si sostituisce al noi. Parlano chiaro e facile, più facile di tutti gli altri. Più facile
della morale pubblicitaria con la quale la politica chiede voti il giorno delle elezioni.
È un movimento fatto di attrezzi semplici come la tenda che si monta in due secondi. Attrezzi in
formato camping. Idee vaghe, ma precise. «Siamo abituati a sfidare la paura, la disoccupazione, i
licenziamenti e il sopravvivere da precari. I banchieri e i politici hanno paura. Non sono abituati a
vedere il potere che viene dal basso. Se siamo la maggioranza, ragionano, come è possibile che non
contiamo niente nelle decisioni che ci riguardano? “Siamo qui per un futuro per noi e per i nostri
figli”.
« La tenda è roba da giovani marmotte,
esploratori, vagabondi. È stata, fin qui, la tenda
della protesta solitaria. Dei tanti accampati
sotto il palazzo del Potere quando il Potere
rendeva impossibile la tua vita. La tenda è
quando gli affitti sono da strozzini, quando
milioni di persone nel mondo sono strangolati
dai mutui che non riescono a pagare. E abitare
in una casa è un mio diritto umano. La tenda
aperta in una piazza, che è un luogo pubblico,
non ha intenti simbolici ma reali.
Questa è la vera novità in termini culturali e
ha prodotto una presa di coscienza di fronte
alla complessità caotica dell’economia
planetaria, di fronte ai tagli e ai sacrifici imposti dalla politica per non fare andare in tilt il sistema e
di fronte alla stessa politica, si tratta della più importante rivolta pacifica degli ultimi anni
(paragonabile solo alla caduta del muro di Berlino). Più propriamente, si tratta della rivolta della
normalità, quella stessa normalità che deve essere cambiata.
La redistribuzione del reddito è un problema che sta alle radici dello Stato. Bisogna cercare di
effettuare una redistribuzione che sia in grado di diminuire l’enorme divario, ora presente, tra ricchi
e poveri.
FONTI SITOGRAFICHE:
http://www.zerozone.it/1/05/los-indignatos-in-spagna-movimento-5-stelle-in-italia/
http://www.gliitaliani.it/2011/10/indignatos-per-chi-per-cosa/
http://video.excite.it/la-protesta-degli-indignatos-occupa-puerta-del-sol-V74998.html
http://www.marieclaire.it/Attualita/Le-storie-degli-indignatos-di-Madrid
http://www.youtube.com/watch?v=y2AqZbTtcpk
http://www.repubblica.it/esteri/2011/10/05/news/protesta_waal-street-22721699/
http://it.wikipedia.org/wiki/Primavera_Araba
http://www.facebook.com/photo.php?fbid=274393635959328&set=a.188226291242730.51639.186
025424796150&type=1&theater
http://www.corriere.it/esteri/11_dicembre_14/time-personaggio-anno-manifestante_d94060be2663-11e1-97ba-d937a4e61a87.shtml
http://www.ilgiornale.it/esteri/copertina_choc_timeuomo_anno_2011gli_indignati_anti_finanza/tim
e-person_of_the_year-occupy_wall_street-primavera_araba-protester/14-12-2011/articoloid=562323-pag
http://eidosblogzine.wordpress.com/2011/09/25/wake-up-america-il-ritorno-degli-indignatos/
http://www.vitadamamma.com/17594/black-bloc-roma-litalia-invoca-giustizia-contro-laviolenza.html
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/21/prodi-indignados-hanno-ragione-oggi-redistribuzionereddito-iniqua/179122/
http://www.ilpuntoamezzogiorno.it/2011/10/16/indignatos-cento-feriti-e-un-milione-di-euro-didanni-dopo-gli-scontri-di-roma-maroni-%E2%80%9Cci-poteva-scappare-il-morto%E2%80%9D%E2%80%93-le-foto/
http://www.ilpuntoamezzogiorno.it/2011/10/15/guerriglia-urbana-alla-manifestazione-degliindignatos-roma-a-ferro-e-fuoco/
http://www.nanopress.it/cronaca/2012/03/08/sicilia-il-movimento-dei-forconi-blocca-le-raffineriestop-alla-benzina_P6650723.html
http://www.prezzibenzina.it/?gclid=CMOTnuKq3K4CFcVF3wodz3riaw
http://www.eilmensile.it/2012/03/09/sicilia-forconi-e-raffinerie/
http://www.unisi.it/ricerca/dip/dmq/betti/stat%20reddito/Capitolo%201.pdf
http://www.ustation.it/articoli/1014-indignatos-a-roma-la-protesta-in-diretta
http://www.ilpuntoamezzogiorno.it/2011/10/16/indignatos-cento-feriti-e-un-milione-di-euro-didanni-dopo-gli-scontri-di-roma-maroni-%E2%80%9Cci-poteva-scappare-il-morto%E2%80%9D%E2%80%93-le-foto/
http://www.ilreporter.com/reportage/parigi-la-vera-storia-della-banlieue
http://www.liberamente.bz.it/it/home-news/attualita/le-ragioni-delle-rivolte-seconde-slavoj-zizek-/
http://www.cafebabel.it/article/32964/una-giornata-nella-banlieue-parigina.html
http://pensionpulse.blogspot.it/2010/08/are-pensions-next-aig.html
http://www.google.it/imgres?q=banlieue+parigine&hl=it&gbv=2&biw=1152&bih=773&tbm=isch
&tbnid=sEEbVKznLpgoaM:&imgrefurl=http://multimedia.quotidiano.net/%3Fmedia%3D7620%2
6tipo
http://www.manifestolibri.it/vedi_brano.php?id=376