Il controllo dell`allenamento nel calcio tramite session RPE

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Il controllo dell`allenamento nel calcio tramite session RPE
Università di Pisa, Università di Verona, e CTF
Coverciano
Facoltà di Scienze Motorie Master in teoria e tecniche della preparazione atletica nel calcio Il controllo dell’allenamento nel calcio tramite session RPE, frequenza cardiaca e potenza metabolica tramite Gps Relatore candidato Prof.re Colli Roberto Basile Matteo Anno accademico 2010‐2011 INTRODUZIONE L’allenamento sportivo è un processo pedagogico educativo complesso che si concretizza nell’organizzazione dell’esercizio fisico ripetuto in quantità ed intensità tali da produrre sforzi progressivamente crescenti in una continua variazione del loro sviluppo, per stimolare i processi di “supercompensazione” dell’organismo e migliorare le capacità fisiche, psichiche, tecnico tattiche dell’atleta, al fine di esaltarne e consolidarne il rendimento in gara ( Vittori C. 1969). L’obiettivo principale dell’allenatore è quello di ottimizzare la performance attraverso la somministrazione di una quantità ottimale di allenamento e un appropriato periodo di recupero che permetta, agli adattamenti psico‐fisiologici, di raggiungere il massimo prima di una competizione. Gli studi che hanno descritto il rapporto allenamento‐prestazione sono analoghi a quelli dose‐risposta riportati in farmacologia. Il loro obiettivo primario è quello di identificare lo stimolo allenante che massimizza il potenziale della prestazione riducendo al minimo le conseguenze negative dell’allenamento (ad esempio, lesioni, stanchezza, sovrallenamento) (Morton, 1997). La prova scientifica dello stretto rapporto tra allenamento e prestazione è stata fornita da diversi studi sul modelling della prestazione (Banister 1992, Busso 2002) in cui è proposto un modello matematico per descrivere la risposta di un atleta a un dato stimolo di allenamento. Secondo questo modello, la prestazione di un atleta, in risposta all’allenamento, può essere stimata dalla differenza tra una funzione positiva (fitness) e una funzione negativa (fatica). Studi sul rapporto allenamento‐prestazione negli sport individuali hanno trovato una relazione positiva tra l’aumento del volume d'allenamento e la prestazione (Foster 1998) e tra una maggiore intensità d’allenamento e la prestazione (Mujika et al., 1995). Tuttavia, è stato anche dimostrato che, un adattamento negativo all’allenamento, dovuto ad un carico particolarmente elevato e/o duraturo, è correlato con una più alta incidenza di infortuni e lesioni (Foster, 1998; Gabbett, 2004). Si rende così necessaria la quantificazione dei risultati dell’allenamento (test fisiologici e prestazione) e del processo di allenamento (carico interno ed esterno). Al fine di aumentare il livello di fitness degli atleti, il carico di allenamento dovrebbe essere prescritto accuratamente, per indurre adattamenti sport specifici (Impellizzeri 2004, Foster 2001, Foster 1996). Molti studi hanno sottolineato l'importanza di variare il carico di allenamento giornaliero a breve‐medio termine (i.e. alternanza di periodi di allenamento pesante e leggero) per ottenere prestazioni ottimali (Esteve‐Lanao 2007). A differenza degli sport ciclici, come ad esempio quelli di resistenza, in cui il carico di allenamento è prescritto su base individuale, negli sport di squadra monitorare il carico esterno è più complesso, a causa del largo uso delle esercitazioni di gruppo dove solo la durata è per tutti uguale mentre altri parametri, che dipendono anche dalla peculiarità del ruolo, possono essere fortemente diversi tra i giocatori. Di conseguenza, la risposta all’allenamento (carico interno) ad un determinato carico imposto (carico esterno) può risultare diverso tra i giocatori. Questo evento è di fondamentale importanza per l’allenatore e il preparatore fisico in quanto, risposte estreme all’allenamento (risposte minime o eccessive), possono favorire un cattivo adattamento allo stesso (Coutts 2007). A questo proposito, la valutazione del carico interno, come risposta ad un carico esterno, potrebbe risultare utile per guidare tale processo negli sport di squadra (Foster 2001). L'allenamento, mirante ad aumentare la prestazione atletica, è un processo temporale di adattamento che comporta un'esecuzione progressiva e variabile di carichi fisici specificatamente orientati. Tuttavia, il miglioramento della prestazione può essere realizzato soltanto attraverso un accurato dosaggio dei carichi di allenamento (Foster 1998) che molto spesso è basato su esperienze personali e sull’istinto di atleti, allenatori e preparatori. La manipolazione random di volume , intensità, frequenza nel processo di allenamento è spesso causa di infortuni, overtrainig e condizione psicofisica non stabile (Williams 1989, Budegett 1998, 2000, Halsen 2004, Urausen 2002). Inoltre bisogna aggiungere la diversa percezione del carico di allenamento tra allenatore /preparatore e atleta. Per la rilevazione del carico interno, possono essere utilizzati metodi qualitativi‐
quantitativi di tipo indiretto e descrittivo (i.e. session‐RPE) (Foster 1998, Delattre 2006) o metodi quantitativi diretti (i.e. monitoraggio della frequenza cardiaca) (Esteve‐Lanao 2005, Impellizzeri 2004). L'utilizzo dei cardiofrequenzimetri (portatili e telemetria) si è rapidamente diffuso, inizialmente, negli sport di endurance e poi mutuati dagli altri sport. Tra i metodi basati sulla Fc ci sono il Trimp di Banister, Edwards e Lucia). Il carico di allenamento esterno, negli sport ciclici, può essere misurato facilmente, raccogliendo i dati relativi alla quantità di dose giornaliera di esercizio (le ripetizioni e i set, la velocità e la distanza, il peso sollevato, il tempo dell’esercizio, etc.) svolta dagli atleti. Nel calcio, come in altri sport di situazione, solo ultimamente si è riusciti a monitorare il carico esterno grazie al veloce espandersi della tecnologia Gps. Tuttavia, è solo attraverso una conoscenza sistematica delle risposte individuali transitorie e cumulative ad un dato e/o serie di carichi giornalieri e settimanali che allenatori e preparatori fisici possono guidare accuratamente il processo di allenamento nel tempo. Scopo di questa ricerca è quello di verificare l’esistenza di una relazione tra alcuni parametri che fanno riferimento al carico interno misurato tramite session rating percieved exertion (sRPE) e Fc (trimp di Banister e metodo Edwards) e altri paramentri riconducibili al carico esterno come la potenza metabolica misurata tramite Gps. La conoscenza di queste relazioni ci sembra fondamentale per un approccio scientifico alla programmazione dell’allenamento nel calcio. Materiali e metodi Approccio sperimentale al problema Il carico interno e stato valutato tramite session rating of perceived exertion (sRPE), metodo di Banister (TRIMP, training impulse) e metodo di Edwards (CaEdwards). Il carico esterno tramite Gps (Colli et al.2012). La sRPE è ottenuta moltiplicando il valore della fatica percepita (RPE), data dal soggetto a fine sessione di allenamento, con la durata in minuti della seduta stessa. Il TRIMP è calcolato con la seguente formula : TD x HRr x Y
Dove:
TD = durata totale dell’allenamento
HRr = Fc di riserva= [(Fc media dell’esercizio – Fc a riposo)/(Fcmax-Fc a riposo)] Y=0,64 e1,92x maschi Y=0,86 e1,67x femmine e=2,712 x=Fc di riserva il metodo di EDWARDS (CaEdwards) consiste nel moltiplicare il tempo, trascorso all’interno delle cinque zone d’intensità, per un coefficiente relativo ad ogni zona. Infine, sommando i prodotti, del tempo passato ad ogni zona d’intensità per il proprio coefficiente, si ottiene il carico di lavoro. Le zone con i rispettivi coefficienti sono: zona 5 = 90%‐100% Fcmax x 5 zona 4 = 80%‐90% Fcmax x 4 zona 3 = 70%‐80% Fcmax x 3 zona 2 = 60%‐70% Fcmax x 2 zona 1 = 50%‐60% Fcmax x 1 L’attività di allenamento effettivamente svolta, e quindi la misura del carico esterno, è stata monitorata tramite tecnologia Gps. Il carico esterno è stato valutato sia in maniera classica, cioè prendendo in considerazione i metri percorsi ad ogni soglia di velocità, sia col nuovo approccio dove vengono prese in considerazione le potenze espresse (formula rielaborata dal professor Colli per il Gps della Spin Italia). La match analisi tradizionale non tiene conto delle accelerazioni e decelerazioni. Per ovviare a questo problema, è stato utilizzato un nuovo approccio per stimare il costo energetico della corsa in accelerazione (Cost of sprint running, Csr) basato sull’equivalenza di un sistema di riferimento accelerato (centrato sul corridore) con il campo gravitazionale terrestre (P.E. di Prampero et al., 2005). Nella fattispecie, la corsa in accelerazione su terreno in piano è considerata analoga alla corsa a velocità costante in salita, dove la pendenza è imposta dall’accelerazione in senso antero‐
posteriore. Quando si misuri l’andamento della velocità in funzione del tempo è facile calcolare l’accelerazione antero‐posteriore, e quindi pendenza e massa equivalenti (rispettivamente ES = (af/g) * 100 ed EM = √(af2 + g2)/g). Poiché, il costo energetico della corsa a velocità costante in salita è ben noto dalla letteratura (Margaria, 1938; Margaria et al., 1963; Minetti et al., 1994; 2002), è possibile risalire da ES ed EM al corrispondente costo energetico. Infine, essendo noti, costo energetico della corsa in accelerazione e velocità istantanea, è possibile calcolare la potenza metabolica istantanea (Vo2=Cr*v dove Cr=costo energetico della corsa in accelerazione e v= velocità). Moltiplicando la potenza metabolica per la durata dell’esercizio otteniamo il carico esterno (carico= intensità x volume). Soggetti Allo studio hanno partecipato 24 calciatori (semiprofessionisti) appartenenti alla squadra italiana Città di Marino Calcio (classificatasi al 2°posto) militante nel Campionato Nazionale Dilettanti (Serie D) 2011‐2012. Le loro età, peso e statura sono rispettivamente di : 23,7±4,47 anni; 74,6±5,59 Kg; 180,1±3,35 cm. Procedura Sono state monitorate 44 sedute di allenamento del periodo competitivo febbraio‐
aprile. La squadra svolgeva mediamente 5 allenamenti settimanali più la partita di campionato. Solitamente il lunedì era di riposo. Per la rilevazione della frequenza cardiaca (Fc) abbiamo usato il sistema Polar Team2 (frequenza di campionamento 1 Hz) prodotti dalla Polar Electro Oy, Finland. La Fc max è stata valutata tramite test yo‐yo intermittent endurance livello 1 (yyiet1) mentre la Fc di riposo è stata rilevata la mattina chiedendo ai soggetti di stare sdraiati e rilassati per 10 minuti. I dati di ogni sessione di allenamento venivano elaborati tramite software dedicato (Polar Team2 versione 1.4.3) prodotto dalla Polar Electro Oy, Finland. La fatica percepita da ogni soggetto si basava sulla scala di Borg CR10 (Borg, G. 1985) ed era rilevata dopo circa 30 minuti dalla fine della sessione di allenamento come indica la procedura suggerita da Foster (1998). Tale valore era moltiplicato per la durata in minuti della seduta di allenamento per ottenere la session RPE (sRPE) . I Gps utilizzati avevano una frequenza di campionamento di 10Hz ed erano indossati per l’intera seduta d’allenamento, monitorando così tutte le esercitazioni proposte dallo staff tecnico, grazie ad una pettorina elastica con cucita una tasca nella zona postero‐superiore, dove veniva alloggiato il Gps stesso. Il numero di gps utilizzati erano 2 per sessione ed erano indossati dagli stessi soggetti per tutta la settimana. La coppia di calciatori che indossava il gps cambiava ogni settimana. Come indicatori del carico esterno (CaEst= Vo2 * minuti) sono stati presi in considerazione: DHS (distance High speed)= metri percorsi ad alta velocità (≥19 km/h); DSS (distance sprint speed) metri percorsi a velocità sprint (≥24 km/h); distanza equivalente (ED) che corrisponde allo spazio potenzialmente percorribile dall’atleta che corre a velocità costante utilizzando il dispendio energetico sostenuto per giocare a calcio, e dunque influenzato dalla presenza delle accelerazioni e decelerazioni (Osgnach et al 2011); metri percorsi a potenze ≥20watt (D≥20w); distanza totale (TD). A fine allenamento i dati erano scaricati su pc ed elaborati con un software dedicato (lagalacolli 2.44) progettato dal professor Colli R. e l’ingegner La Gala F. e prodotto dalla SPIN ITALIA (Pomezia, Italia)(Colli et al. 2012, Crepaz et al. 2012). Analisi statistica I dati sono stati presentati con media e deviazione standard. La relazione tra variabili è stata misurata col coefficiente di correlazione di Pearson. L’importanza della correlazione era considerata: insignificante con r<0,1; piccola con 0,1<r<0,3; moderata con 0,3<r<0,5; grande con 0,5<r<0,7; molto grande con 0,7<r<0,9; vicino alla perfezione con r>0,9; perfetta con r=1 (Hopkin). Per valutare la significatività del coefficiente di correlazione è stato utilizzato il calcolo degli intervalli di confidenza (95% CI) con il metodo di Fisher (Hopkin, Bernstein 2003, Glanz 2003). I calcoli sono stati eseguiti con l’ausilio del foglio di calcolo elettronico Excel 2010 di Microsoft Corporation, USA. Risultati Nella tabella 1 sono riportate le medie (average), deviazioni standard (SD), valori massimi (max) e minimi (min) dei vari parametri rilevati. D≥20w DHS m m DSS m CaEdward
≥90%fcmax s s AU sRPE trimp
AU AU carico est ED td mlO2/kg m m average 988,1 312,8 180,3 739,4 151,7 270,8 102,6
1281,6 6534,1 5203,8
Ds 431,9 217,0 172,2 800,1 46,9 132,7
38,7 362,8 1790,1 1540,0
max 2185,0 926,0 790,0 2972,0 273,2 525,0 194,1
1945,5 10795,0 9983,0
min 134,0 0,0 41,0 14,0 220,2 1006,7 1967,0
32,0 0,0 8,5 Tabella 1‐ D≥20w= metri percorsi a potenza ≥20w; DHS= metri percorsi a velocità maggiore ≥19km/h; ≥90%fcmax= tempo (s) passato a soglia ≥90% della frequenza cardiaca massima; sRPE= session rating perceived exertion (AU); trimp= training impulse (AU); carico est= Vo2 moltiplicato per il tempo in minuti (mlO2/kg); ED = distanza equivalente (m); td= distanza totale (m); DSS= metri percorsi a velocità sprint ≥24km/h;CaEdwards=carico di Edwards (AU). Nelle tabelle 2, 3, 4 e 5 sono riportate le correlazioni lineari rispettivamente tra carico esterno (CA est), sRPE, trimp e metodo Edwards e i vari parametri: D>20
≥90%fc
DHS sRPE w max 0,828 0,292 0,526 0,47 CA (0,59 (‐0,01 to (0,21 to (0,15 to est to 0,44) 0,60) 0,57) 0,82) Tabella 2 CaEdwa
rds 0,715 0,685 trimp ED td DSS 0,957 0,774 0,228 (0,43 to (0,39 to (0,85 to (0,51 to (‐0,06 to 0,74) 0,71) 0,94) 0,78) 0,40) D>20w DHS 0,249 0,016 sRPE (‐0,05 (‐0,23 to to 0,42) 0,25) Tabella 3 Tabella 4 (0,50 to 0,78) (0,17 to 0,58) trimp CaEdwards 0,079 0,47 0,244 0,392 (‐0,18 to 0,30) (0,15 to 0,57) (‐0,05 to 0,41) (0,08 to 0,51) D>20w DHS ≥90%fcmax
0,773 0,487 trimp ≥90%fcmax CA est
sRPE CA est CaEdwards 0,71 0,244 0,715
0,763 (0,42 to 0,73) (‐0,05 (0,43 to to 0,41) 0,74) (0,49 to 0,77) ED td DSS 0,444 0,393 ‐0,012
(0,13 to 0,55) (0,08 to 0,51) (‐0,25 to 0,23) ED td DSS 0,776 0,565
0,269 (0,51 (0,25 (‐0,03 to to to 0,78) 0,63) 0,43) D>20w DHS ≥90%fcmax sRPE CA est trimp ED td DSS 0,726 0,501 0,751
0,392 0,685 0,763 0,709 0,514 0,292
CaEdwards (0,44 to (0,18 (0,47 to (0,08 (0,39 (0,49 (0,42 (0,20 (‐0,04 to to to to to to to 0,74) 0,76) 0,59) 0,51) 0,71) 0,77) 0,73) 0,60) 0,42) Tabella 5 Tabelle 2, 3, 4, 5 ‐ D≥20w= metri percorsi a potenza ≥20w; DHS= metri percorsi a velocità maggiore ≥19km/h; ≥90%fcmax= tempo (s) passato a soglia ≥90% della frequenza cardiaca massima; sRPE= session rating perceived exertion (AU); trimp= training impulse (AU); carico est= Vo2 moltiplicato per il tempo in minuti (mlO2/kg); ED = distanza equivalente (m); td= distanza totale (m); DSS= metri percorsi a velocità sprint ≥24km/h;CaEdwards=carico di Edwards (AU).I valori in grassetto indicano la correlazione mentre quelli riportati tra parentesi indicano l’intervallo di confidenza (95%CI). Dalla tabella 2 si nota come il carico esterno abbia una scarsissima correlazione con i parametri classici della match analisys che indicano i metri percorsi ad alta intensità come DHS e DSS. Invece, La correlazione con il tempo passato a soglia ≥90%fcmax, il trimp e il carico di Edwards (CaEdwards) sono rispettivamente grande e molto grande. Le correlazioni con i parametri che tengono conto delle accelerazioni e decelerazioni, D≥20w e ED, sono rispettivamente molto grande e vicino alla perfezione. Se confrontiamo le correlazioni, rispettivamente, tra CA est vs DHS e CA est vs D≥20w notiamo come solo la seconda sia statisticamente significativa nonostante tutti e due (DHS e D≥20w) vengano considerati indici dell’attività svolta ad alta intensità. Stessa considerazione può essere fatta con TD e ED, dove la correlazione del CA est con e ED risulta essere più forte che con TD. Infine, possiamo osservare solo una moderata correlazione tra CA est e sRPE (0,470 CI 0,15 to 0,57 p<0,05). Nella tabella 3 possiamo notare come la sRPE: 1) sia per nulla o scarsamente correlata con D≥20w, DHS e DSS; 2)non sia neanche correlata col trimp e il tempo passato a soglia ≥90%Fcmax e scarsamente correlato col carico di Edwards nonostante vengano considerati in letteratura indicatori del carico interno; 3) presenta moderata correlazione col CA est e ED e come la correlazione con quest’ultima (distanza equivalente) sia più forte di quella con TD (0,444 vs 0,393). Nella tabella 4, riguardante le correlazioni tra trimp e gli altri parametri, possiamo fare le stesse asserzioni fatte precedentemente per il CA est, cioè, che le correlazioni con i parametri che tengono conto delle accelerazioni e decelerazioni sono molto grandi, mentre quelle con DHS, TD, risultano grandi. Da notare, come la correlazione tra trimp e DSS sia scarsa, e nonostante anche il trimp sia un indicatore del carico interno, questo non presenti alcuna correlazione con l’altro indicatore di carico interno, cioè la sRPE. Inoltre la sua correlazione col carico di Edwards è buona (r= 0,763). Infine nella tabella 5 sono riportate le correlazioni tra carico di Edwards e gli altri parametri che sembrano essere simili a quelle del trimp e per cui mutuare le stesse considerazioni fatte in precedenza riguardanti il trimp stesso. Nei grafici 1, 2, 3 e 4 sono riportate le regressioni lineari tra trimp e sRPE, trimp e CA est , CAest e sRPE e CaEdwards e trimp: 250
200
trimp (AU)
grafico 1
y = 0,0709x + 83,586
R² = 0,0595
150
100
50
0
0
100
200
300
400
500
600
sRPE (AU)
250
200
trimp (AU)
grafico 2
y = 0,0767x + 4,4481
R² = 0,511
150
100
50
0
0
500
1000
1500
2000
2500
CA est (mlO2/kg)
600
500
sRPE (AU)
grafico 3
y = 0,1735x + 47,458
R² = 0,2208
400
300
200
100
0
0
500
1000
1500
2000
2500
CA est (mlO2/kg)
250
200
trimp (AU)
grafico 4
y = 0,6333x + 6,641
R² = 0,5817
150
100
50
0
0
50
100
150
200
250
300
CaEdwards (AU)
Come si può notare dai grafici 1 e 3, la regressione di tipo lineare espressa dal coefficiente di determinazione R2 che evidenzia un legame causa‐effetto tra le variabili considerate, è rispettivamente di 0,0595 e 0,2208. Nel grafico 2 e 4 il coefficiente di determinazione R2 è rispettivamente 0,511 e 0,581. Discussione La tabella 1 mostra i valori medi di TD, DHS, e DSS che erano rispettivamente di 5204±1540m; 313±217m; 180±172m. Confrontandoli con i dati dello studio di Casamichana D. et al. (2012) notiamo come la distanza media totale coperta dai suoi calciatori (6385,4±1713,.2m) sia sensibilmente superiore a quella del nostro gruppo, ma come le distanze coperte in regime di alta intensità (DHS=191,3±147,7m) e di sprint (DSS=62,6±68,4m) siano di gran lunga più elevate nel nostro gruppo nonostante le nostre soglie fossero fissate a valori più elevati (DHS ≥19km/h vs ≥18km/h; DSS ≥24km/h vs ≥21km/h). Il confronto tra questi dati da un’idea di come l’intensità e la densità delle sedute di allenamento somministrate al nostro gruppo siano senza dubbio maggiori. Sempre nella tabella 1 è riportato un valore medio della sRPE e del CaEdwards rispettivamente di 271±133 AU (unità arbitrarie) e 151,9±46 AU che risultano essere sensibilmente minore rispetto a quelli trovati da Casamichana D. et al. (2012) pari a 462,4±237,9 AU e 216,3±72,6 AU. Tale differenza potrebbe essere dovuta al numero delle sedute di allenamento proposte nel loro studio (che variava dalle 2 alle 3 per settimana contro le nostre 5). Questo fa si che anche la periodizzazione del microciclo settimanale abbia esigenze, evidentemente, diverse rendendo difficile la comparazione dei due dati. Osservando attentamente le tabelle 1, 3, e 4 notiamo come le correlazioni rispettivamente del CA est (come prodotto del Vo2 per il tempo in minuti) il trimp di Banister (carico interno) e il CaEdwards con i parametri che tengono conto delle accelerazioni, decelerazioni, che presuppongono un forte dispendio energetico (come D≥20w e ED) abbiano un coefficiente di correlazione più forte rispetto ai parametri utilizzati fino ad oggi nella match analysis classica (come la TD, DHS e DSS). Infine, la correlazione tra Ca Edwards e TD del nostro studio, r 0,514 (p<0,05), è inferiore a quella di Casamichana dove r = 0,72 (p<0,01). Analizzando i valori della tabella 2 vediamo come la sRPE non presenti nessuna o scarsissima correlazione lineare con i vari parametri. Più precisamente la correlazione con TD presenta un indice di correlazione r=0,393 (CI 0,08 to 0,51 p<0,05) che è molto più basso rispetto a quello trovato da Casamichana D. et al. (2012) pari a r=0,74 (p<0,01). Per quanto riguarda l’assenza di correlazione tra sRPE e trimp di Banister (r=0,244 CI ‐0,05 to 0,41 p<0,05), entrambi indicatori del carico interno come risposta ai lavori somministrati (carico esterno), stride con i dati riportati da Impellizzeri et al. (2004) (r 0,50 a 0,77). Anche il CaEdwards presenta scarsa correlazione con la sRPE rispetto a quello trovato sempre da Impellizzeri et al. (2004) (r 0,54 a 0,78). Questo potrebbe essere spiegato col fatto che durante gli esercizi intermittenti, la Fc risponde in modo relativamente lento ai bruschi cambiamenti d’intensità di lavoro non riflettendo, così accuratamente, i cambiamenti di potenza metabolica richiesti istantaneamente (Achten et al. 2003). Essendo il calcio, uno sport di natura intermittente, dove si alternano continuamente fasi di lavoro ad alta, media, bassa intensità e pause, in modo e durata completamente casuali, dove si attinge, anche in maniera importante, all’energia prodotta per via anaerobica, fa si che la stima del carico interno tramite metodi basati sulla Fc non sia accurata. Si aggiunga il fatto che, precedenti ricerche, hanno dimostrato un aumento della RPE durante protocolli di lavoro di natura intermittente comparati con quelli steady‐state a parità di lavoro totale, Vo2 e Fc (Drust et al. 1996). Si consideri anche che la RPE è un indicatore globale della fatica percepita (e che quest’ultima è di natura multifattoriale, Morgan 1994, Kentta 1998), e sembrerebbe più sensibile alla fatica accumulata di quanto non lo sia la FC, come suggerito dalla ricerca di Martin et al. 2000 ( nel quale durante una fase di overreaching, si riscontrava un aumento della RPE a parità di Fc). Altro dato importante su cui riflettere è la moderata correlazione lineare tra CA est e sRPE (r=0,470 CI 0,15 to 0,57). Tutto ciò, depone a favore della necessità di monitorare obbligatoriamente entrambi (CA est e sRPE) affinchè si abbia un quadro più esauriente dell’effetto dose – risposta dell’allenamento. Un esempio esemplificativo può essere quello riportato nel grafico 4 andamento Ca est vs sRPE
120
100
% AU/J
80
60
40
20
% CA est
% sRPE
4‐mar
3‐mar
2‐mar
1‐mar
29‐feb
28‐feb
27‐feb
26‐feb
25‐feb
24‐feb
23‐feb
22‐feb
21‐feb
20‐feb
0
20‐feb 21‐feb 22‐feb 23‐feb 24‐feb 25‐feb 26‐feb 27‐feb 28‐feb 29‐feb 1‐mar 2‐mar 3‐mar 4‐mar
0
51
49
57
13
16
100
0
56
49
44
44
30
100
0
42
55
45
37
12
100
0
58
78
49
8
14
100
Grafico 4‐ andamento di 2 settimane del carico est (CA est) e sRPE di un calciatore. Il grafico 4 rappresenta l’andamento di 2 settimane consecutive del CA est e della sRPE di uno stesso giocatore. Sull’asse delle ascisse sono riportati i giorni della settimana, dove il 26‐feb e 4‐mar (domeniche) indicano le partite di campionato disputate, mentre il 20‐feb e il 27‐feb i due giorni di riposo (lunedì). Il soggetto in questione la domenica 19‐ feb non giocò a causa di una squalifica. Sotto al grafico è riportata la tabella con i dati espressi in percentuale rispetto al carico della partita che assumiamo come 100%. Con una prima analisi, di tipo qualitativo, si osserva immediatamente come l’andamento dei due carichi non sia sovrapponibile (già prevedibile dalla moderata correlazione lineare). Facendo un’analisi di tipo quantitativo possiamo osservare delle cose interessanti, ad esempio: la percentuale di CA est somministrata il primo giorno delle 2 settimane di allenamento (rispettivamente 21‐feb e 28‐feb) è simile (51% e 56%) ma le rispettive percentuali di percezione dello sforzo hanno una differenza tra loro di circa il 16% (rispettivamente 42% e 58%) che potrebbe essere spiegato col semplice fatto che il 19‐feb il soggetto non disputò nessuna partita ma fece solamente una seduta di allenamento mentre la settimana seguente giocò. Per cui, presumibilmente, ancora doveva metabolizzare completamente lo sforzo domenicale. A conferma di tutto ciò ci sono i dati del 22‐feb e 29‐feb che nonostante siano uguali (%CA est= 49%) producono delle percezioni dello sforzo molto diverse. Infatti, nella prima settimana si osserva solo un incremento del 7% della sRPE rispetto a quello dello stesso giorno della settimana successiva (incremento del 20%). Il terzo giorno di allenamento della prima settima (23‐feb) il CA est riaumenta senza però provocare un aumento della sRPE che da li fino al giorno precedente la gara tende a diminuire come pure il CA est. Nella seconda settimana, il terzo e quarto giorno di allenamento (rispettivamente 1 e 2 marzo,) i carichi esterni somministrati pur essendo uguali (44% del carico della competizione) sembrano non avere effetto sulla sRPE che anzi tende a diminuire drasticamente. In questo esempio si evidenzia anche il fatto che un carico est di allenamento che normalmente può essere considerato come di mantenimento o recupero, se eseguito successivamente ad un carico faticoso potrebbe acquisire l’efficacia di uno stimolo fortemente stressante (Viru, A.). Infatti, dal grafico 5 possiamo osservare come la somma del CA est dei primi 3 giorni della prima settimana (5224 mlO2/kg) differisca da quella dello stesso periodo della seconda settimana (4960 mlO2/kg) di circa il 5% mentre le rispettive somme delle sRPE dei primi 3 giorni di allenamento (prima settimana 705 AU vs seconda settimana 905 AU) di circa il 22%, cioè mentre il carico somministrato era leggermente inferiore la percezione della sforzo era sensibilmente maggiore. Nonostante il trimp sia definito come un indicatore del carico interno sembra che tra i periodi presi in considerazione non vi sia differenza (somma della prima settimana=436,7 AU vs seconda settimana=433 AU con una differenza di circa il 0,7%). somma CA est primi 3gg
22%
1000
somma trimp primi 3 gg
800
705
‐5%
600
somma sRPE primi 3gg
905
522,4
436,7
‐0,7%
496
433
400
200
0
1
2
Grafico 5‐ somma primi tre gg CA est (valori/10) vs sRPE vs trimp. Applicazioni pratiche Dai nostri dati è emerso che: I.
i parametri che tengono conto dell’accelerazione e decelerazione sembrerebbero descrivere meglio le variazioni del CA est. II.
la frequenza cardiaca è sicuramente un indice del lavoro cardiaco ma potrebbe non essere un dato così accurato per valutare il carico interno in uno sport di natura intermittente non standardizzato come il calcio e non essere così sensibile alla fatica cumulata. III.
La moderata correlazione lineare tra sRPE e CA est rilevato tramite Gps rende necessario il loro costante controllo affinchè si abbia un quadro il più esauriente possibile dell’effetto dose‐risposta derivante dall’allenamento . IV.
in merito alla programmazione del microciclo settimanale di allenamento, ulteriori riflessioni andrebbero fatte. A circa 48h dalla competizione il recupero non sembra completato, visto che, anche con carichi che normalmente potremmo considerare di mantenimento, il soggetto presenta una percezione dello sforzo elevata. Per cui, il carico non è un valore assoluto ma relativo, che deve essere valutato e programmato considerando quello che è stato proposto nelle sedute di allenamento precedenti e quello che si andrà a somministrare tenendo conto degli obbiettivi da raggiungere. Bibliografia 1. Acthen, J., Jeukendrup, A.E.. Heart rate monitoring: application and limitation.
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