TessiliVari - Piattaforma per il rinnovo CCNL 2013

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TessiliVari - Piattaforma per il rinnovo CCNL 2013
Federazione Italiana Industriali dei TessiliVari e del Cappello
Associazione Italiana dei Torcitori della Seta e dei Fili Artificiali e Sintetici
Associazione Italiana della Filatura Serica
Proposte per il rinnovo CCNL 2013
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Introduzione
Le nostre associazioni rappresentano e tutelano gli interessi delle piccole e medie imprese del
settore tessile che, fatte salve alcune eccezioni, operano a monte della filiera produttiva e sono
votate più alla produzione di beni (semilavorati) di qualità che alla loro commercializzazione. Si
tratta di aziende fortemente legate al territorio, in cui i legami che si stabiliscono tra le persone
sono forti e duraturi.
Le caratteristiche che accomunano le nostre imprese sono:
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carattere industriale e attività prettamente manifatturiera;
dimensioni piccole e medie;
orientamento Business to Business, con prodotti e servizi non diretti al consumatore finale;
nella maggior parte dei casi, assenza di brand, ma presenza di marchi e prodotti noti a
livello internazionale per qualità ed innovazione;
Per resistere su un mercato mondiale fortemente competitivo e globalizzato, le nostre imprese
hanno bisogno di una serie di innovazioni che non sempre sono considerate così prioritarie in altre
associazioni e federazioni del sistema, che rappresentano altri tipi di aziende con dimensioni
differenti, che delocalizzano, che hanno un brand noto ai consumatori e che distribuiscono i propri
prodotti sovente anche in modo diretto.
La Federazione TessiliVari ha chiesto in più occasioni negli ultimi anni ai Sindacati di riconoscere
che la vera differenza all’interno del mondo delle imprese industriali è oggi principalmente tra
coloro che producono in Italia e coloro che hanno invece delocalizzato. Solo da questo
riconoscimento deriva una consapevolezza delle reali necessità delle nostra realtà, cui deve essere
garantita pari rappresentatività all’interno del quadro produttivo ed economico del nostro paese.
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Politica industriale
Il settore tessile non è un settore maturo, come si riteneva fino pochi mesi orsono. E’ invece un
settore che ha saputo adeguarsi ai tempi, attuando innovazione di prodotto e di processo, e la tesi
della sua dismissione è stata ormai giudicata errata anche da illustri esponenti del Governo e del
Parlamento Europeo.
Ci sono aziende che non sono sopravvissute, ma molte hanno invece intrapreso il difficile percorso
della continua ricerca ed innovazione, per poter dare un servizio sempre migliore e più rapido e
distinguersi così, anche grazie alla qualità del prodotto, dalla concorrenza cinese e asiatica in
genere.
Le imprese non negano le difficoltà economiche a cui i lavoratori sono stati sottoposti con il
perdurare della crisi economica, che negli ultimi anni ha eroso gran parte del potere d'acquisto
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delle famiglie e causato al contempo la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro. Non è
intenzione né tantomeno interesse delle aziende negare gli adeguamenti salariali che
contraddistinguono ogni rinnovo contrattuale, ma l'obiettivo comune delle parti in questo momento
deve essere il lavorare insieme per fare si che si mantengano delle produzioni in Italia. E per poter
raggiungere l'obiettivo è sempre più necessario che ogni scelta sia orientata a garantire recupero
di competitività per le imprese. Servono soluzioni nuove e creative per poter andare avanti, per
non chiudere, per essere sempre flessibili e pronti ad accettare le sfide che arrivano dall’esterno e
dall’interno e poter così continuare a generare ricchezza e a dare lavoro ai propri dipendenti.
Per continuare in questo difficile cammino le nostre aziende hanno bisogno di essere supportate in
modo adeguato, e l’obiettivo comune delle parti deve essere il riconoscimento del valore della
produzione industriale, e quindi di conseguenza la valorizzazione delle specificità delle aziende che
mantengono la produzione in Italia. Dunque siamo ad avanzare ufficiale richiesta alle
Organizzazioni Sindacali non solo di sottoscrivere nuovamente un protocollo d’intesa sulla
impostazione di quanto già effettuato nei rinnovi contrattuali del 2008 e del 2010, ma di attivarsi
con tutti i mezzi a loro disposizione perché si giunga nel più breve tempo possibile alla
regolamentazione del Made In, alla certificazione a livello europeo dei prodotti tessili,
all’introduzione di sgravi fiscali sul costo del lavoro femminile delle aziende manifatturiere mediante
l’introduzione della deducibilità IRAP dello stesso e ogni altra misura che possa tutelare il nostro
settore.
Concentrando l’analisi sul rinnovo dell’articolato contrattuale, non vi sono dubbi che questo
contenga già oggi numerose soluzioni all'avanguardia, ma il testo è al contempo gravato da parti
superate e da altre sicuramente passibili di modifiche e migliorie. Procediamo quindi con
l’enunciare le proposte per il rinnovo effettuando una distinzione tra la parte normativa e quella
economica, ma tenendo presente che le due componenti non risultano scindibili.
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Parte normativa
Per le aziende è molto importante una sempre maggiore flessibilità nella gestione del lavoro.
L’andamento degli ordini è infatti fortemente discontinuo, e comporta periodi in cui è necessario
aumentare la produzione senza preavviso ad altri in cui vi è la necessità di ridurla, senza la
possibilità di pianificare con precisione il susseguirsi dei momenti di maggiore o minore attività.
Se certamente è utile la possibilità di uso flessibile della manodopera in entrata, rappresentata in
gran parte dall’apprendistato, di maggior importanza è la flessibilità dell’impiego della manodopera
già presente in azienda, poiché è quella che porta valore aggiunto alla produzione grazie alle
proprie competenze.

Vi è la necessità di snellire e rendere applicabili facilmente e in breve tempo all’interno delle
aziende tutta una serie di regimi di orario, come il 6x6 o il ciclo continuo, che sono previsti
dal Contratto ma le cui modalità di applicazione richiedono oggi trattative e consultazioni
che non sono più compatibili con le richieste dei mercati in cui le aziende si trovano a
operare.

Serve semplificare le procedure di accesso alla flessibilità ordinaria e tempestiva che,
essendo istituti presenti da lungo tempo nel CCNL, dovrebbero essere oggi essere
applicabili in tempi rapidissimi per permettere alle aziende di risultare competitive
nell’operare “just in time”.
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In molte aziende si verificano picchi di produzione durante il periodo di chiusura collettiva
previsto per il mese di agosto, e risulta pertanto opportuno modificare le norme
permettendo che le ferie vengano godute continuativamente per un periodo minimo di due
settimane invece elle tre attualmente previste, legando tale possibilità ad idonea
programmazione o alla previsione di usufruire di una ulteriore settimana di chiusura
collettiva in altro periodo dell’anno.

Altro intervento che reputiamo di interesse sarebbe l’elevazione della percentuale di
contratti a tempo determinato utilizzabili in rapporto al totale della forza lavoro presente in
azienda, e la ridefinizione della percentuale minima di contratti di apprendistato che devono
essere convertiti in contratto di lavoro a tempo indeterminato.

A seguito delle riforme legislative intervenute, è infine necessaria la ridefinizione della
normativa e dei periodi dell’apprendistato come previsti dall’attuale Contratto.
Le nostre aziende generalmente sono piccole o medie, ed hanno bisogno del contenitore
normativo fornito dal CCNL in quanto spesso non dispongono delle energie e risorse per procedere
con la contrattazione di veri e propri accordi di secondo livello. Riteniamo che i tempi siano maturi
per valutare le modalità con cui introdurre nel CCNL quelle forme di premio e di incentivi legati al
merito che per ora vengono gestiti a livello aziendale, e che permettono di premiare chi lavora di
più e meglio, per esempio attraverso il meccanismo indicato qui di seguito:

Per combattere l’assenteismo e al contempo premiare la presenza a livello nazionale,
riteniamo necessario legare la maturazione degli istituti indiretti e differiti (ferie, pex, rol,
13.ma) in modo direttamente proporzionalmente alla presenza sul posto di lavoro,
eliminando la consueta valutazione sulla base dei 15 giorni di attività nell’arco del mese.
Condividiamo quanto richiesto da altre associazioni in merito alla parificazione del trattamento di
malattia tra le varie categorie di dipendenti, con l’introduzione di un sistema che incentivi i
lavoratori che risultano maggiormente presenti e che al contempo disincentivi l’uso distorto della
malattia consistente nella reiterazione di assenze di pochi giorni. Altra iniziativa che riteniamo
opportuna in tal senso è il dimezzamento o comunque la sensibile riduzione del periodo di
comporto in tutti quei casi in cui non siano accertate patologie gravi e/o che richiedano lunghe
terapie salvavita.
Infine, come segnale della volontà di rivedere e aggiornare in modo continuo la parte normativa
del contratto con un rinnovo che venga incontro ai tempi e che guardi al futuro, chiediamo:

L’eliminazione dell'anacronistica indennità di mensa di 0,34 euro al mese.
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La sostituzione del macchinoso meccanismo di compensazione e assorbimento dei
ventiseiesimi di retribuzione delle festività del 15 agosto e del 4 novembre, sostituendolo
con la equivalente diminuzione del monte ore ROL.
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Parte economica
Gli aumenti devono essere giustamente ponderati, ma il maggior recupero del potere di acquisto
deve giungere ai lavoratori da una comune battaglia di Sindacati e Imprese che miri alla riduzione
del cuneo fiscale. Per questi motivi:

Richiediamo che l’aumento standard sui minimi tabellari che sia strettamente legato al
recupero dell’inflazione.

Visti i provvedimenti di agevolazione fiscale per le quote di salario legate ad incrementi
della produttività che si sono succeduti negli ultimi anni, riteniamo possa essere di comune
interesse delle parti devolvere contrattualmente una quota degli aumenti alla
contrattazione di secondo livello, garantendo così un risparmio fiscale ai lavoratori laddove
ve ne siano i requisiti.

Tenuto conto che le aziende a monte delle filiere produttive stanno subendo la crisi ancor
più pesantemente degli altri, trovandosi spesso costrette tra la stretta del credito da una
parte e il “dover fare da banca” per coloro che operano a valle, la suddivisione degli
scaglioni degli aumenti deve assolutamente tenere conto della difficile situazione di cassa.
Per questo chiediamo che nell’arco del triennio vi sia non più di una rata di aumento
all'anno, con la prima tranche posizionata nella quarto trimestre del 2014 e le successive
due nella seconda metà del 2015 e a inizio 2016. E’ inoltre necessario il congelamento degli
aumenti per tutte quelle aziende che stanno attualmente usufruendo di CIGS o di Contratti
di Solidarietà.

In cambio del contenimento degli aumenti dell'ERN, proponiamo di destinare ai dipendenti
una quota considerevole di ogni riduzione della tassazione sul lavoro attualmente a carico
delle imprese che dovesse essere ottenuta durante il periodo di vigenza del contratto, e per
ottenere la quale le parti si dovranno adoperare congiuntamente nei confronti del mondo
delle istituzioni e della politica.
Milano, 14 novembre 2013
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