Conte Filippo Fiorani - Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara
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Conte Filippo Fiorani - Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara
Conte Filippo Fiorani “ D’azzurro alla sbarra d’argento accompagnata in capo da tre stelle male ordinate dello stesso ed in punta da un destrocherio di carnagione vestito di rosso, tenente una pianta di rosa, fiorita di tre pezzi di rosso, fogliata di verde e movente da un monte di tre cime di verde”. Col linguaggio altisonante dell’araldica, così il Pasini Frassoni descrive lo stemma dei Fiorani, a cui appartiene il quinto Presidente, l’Avv. Filippo. “Questa famiglia fu già padrona assoluta di Fiorano” a sentire il Maresta, che fa risalire la sua origine ad Andrea Fiorani, marito di Vittoria dal Verme, ai tempi di Nicolò II detto lo Zoppo. Si stabiliscono a Portomaggiore nel XVII secolo al tempo di Alessandro Fiorani, padre del dottor Paolo, letterato e poeta e di don Antonio, canonico di Portomaggiore. Giambattista e Domenico furono anch’essi canonici di quella Collegiata: il primo si laureò in leggi (canoniche e civili) nella nostra Università, l’altro divenne arciprete di Portomaggiore e Vicario generale di Ravenna nel 1775. La famiglia approda poi a Ferrara, dove nel 1783 viene ascritta al ceto nobiliare. Nel 1820 nasce il Nostro: frequenta gli studi di di fisica ed etica dei PP. Gesuiti in Palazzo Arcivescovile con abilitazione firmata dal vescovo, card. Della Genga il 6 novembre 1837; laurea in legge a pieni voti. Gode della pubblica stima come professionista e viene chiamato ad alti uffici di Provincia e di Governo; membro della Commissione d’appello sulle imposte dirette e deputato del 2° Consorzio Scoli, è nominato cavaliere dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro dal ministro delle finanze nel 1867. Ne conosciamo anche i connotati fisici, desumendoli da un passaporto per l’interno rilasciato dal Sindaco Anton Francesco Trotti il 1° settembre 1868: statura m. 1,74, capelli grigi, occhi © 2008 Testi di Andrea Nascimbeni - riproduzione, anche parziale, previo consenso dell'autore cerulei, barba e capelli grigi, corporatura magra. Tutto sommato, il dipinto è veritiero. Alla Cassa è Consigliere d’amministrazione fin dal 1862, poi vice Presidente dal 1863 ed infine ricopre la massima carica dal 1876. Quando inaugura il suo mandato gli azionisti sono 66, dodici dei quali alla qualifica di “soci” aggiunge quella di “fondatori”. In quegli anni, esattamente nel 1878 la Cassa di Risparmio di Ferrara contribuirà alla realizzazione del monumento a Vittorio Emanuele II, appena scomparso. Ci è parso utile riportare le parole pronunciate dal conte Filippo Fiorani in qualità di Presidente, nell’Adunanza Generale (leggi “Assemblea dei soci”) il 13 giugno 1880, a metà del settennato presidenziale. Il momento è critico. Infatti mentre c’era equilibrio tra raccolta e investimenti, le Casse avevano prosperato. Ora, per una serie di motivi, che il Consiglio di Amministrazione, presieduto dal Fiorani, espone lucidamente, vi è un ristagno, una perdita di guadagno che va compensato con una diminuzione di entrambi i tassi, attivi e passivi, ma a ragion veduta ed in modo che la medicina non sia peggiore del male. «Signori, noi vi esporremo alcuni cenni sulle condizioni attuali economiche della nostra Cassa di Risparmio, e richiameremo dalla vostra prudenza i provvedimenti che crederete adatti per mantenere la prosperità e per accrescerla». Con argomentazioni chiare e sicure la relazione espone la necessità del ribasso, lasciando all’Assemblea ogni decisione: «Quale poi debba essere la diminuzione del doppio interesse, il Consiglio di amministrazione vi farà le sue proposte quando, fra poco, verrà in discussione questo argomento». L’esito positivo è facile immaginarlo: la Cassa superò brillantemente anche quella crisi. La vita privata del conte Fiorani non fu facile: perdette prestissimo, nel 1857 la prima sposa, Carolina Forlani; passato a seconde nozze con la marchesa Maria Manfredini, ebbe lo strazio di vedersi rapire anche © 2008 Testi di Andrea Nascimbeni - riproduzione, anche parziale, previo consenso dell'autore quest’ultima, dopo neppure undici mesi trascorsi assieme, mentre dava alla luce il figlio Guelfo. Cessò dalla carica nel 1883. © 2008 Testi di Andrea Nascimbeni - riproduzione, anche parziale, previo consenso dell'autore