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Luigi Incoronato
Le pareti bianche
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Note­a­margine
Luigi­Incoronato­nasce­a­Montreal­il­4­luiglio­1920­da­genitori­emigranti.­In­Italia­arriva­all’età­di
dieci­anni.­Studia­a­Palermo,­Pisa­e­si­laurea­all’università­di­Napoli­in­lettere­con­una­tesi­sulle­Operette­morali­di­Leopardi..
Partecipa­alla­seconda­guerra­mondiale­sul­fronte­francese­e­su­quello­greco-albanese­rimanendo­gravemente­ferito.
Partecipò­alla­Resistenza­in­Molise­come­membro­del­Comitato­di­Liberazione­Nazionale­di­Campobasso.
Dopo­la­guerra­si­trasferisce­dove­insegna­lettere­presso­una­scuola­media.
Scrisse­diversi­romanzi.­Il­più­famoso­di­tutti­è­il­suo­libro­d’esordio­Scala a San Potito.­Seguono­Morunni,­Il governatore,­Compriamo i bambini,­Le pareti bianche (pubblicato­postumo­e­oramai­introvabile).
Militante­del­Partito­Comunista­Italiano,­collabora­a­diverse­riviste.­Ricordo­Cronache meridionali,
Il Contemporaneo e­il­quotidiano­Paese Sera.
Fonda,­inoltre,­assieme­a­Luigi­Compagnone,­Mario­Pomilio,­Michele­Prisco,­Domenico­Rea­e­altri
la­rivista­letteraria­Le ragioni Narrativa.
La­rivista­(1960-1961),­bimestrale,­aveva­la­finalità­di­un’analisi­critica­della­letteratura­italiana­e­straniera­del­900.
Nell’editoriale­del­primo­numero­si­legge:­“La­rivista­nasce­da­una­nostra­irriducibile­fiducia­nella
narrativa­come­operazione­portata­sull’uomo:­in­una­narrativa,­cioé,­che­abbia­l’uomo,­i­suoi­problemi,
il­suo­essere­morale­e­sociale­a­proprio­centro­d’interesse;­e­che­pertanto­intervenga­positivamente­–
nella­misura­in­cui­l’arte­è­in­grado­di­intervenire­– nella­risoluzione­della­crisi­di­valori­del­nostro
tempo,­ai­fini,­essenzialmente,­di­quel­ritorno­all’umano­che­è­la­condizione­stessa­della­soluzione­della
crisi”.
Da­questa­breve­premessa­appare­la­linea­di­tendenza­della­rivista,­improntata­a­un­neorealismo­corale­tra­gli­scrittori­napoletani­e­di­cui­Incoronato­è­un­esponente­di­primo­piano.­È­da­notare­che­la
rivista­polemizza­con­la­tendenza­allo­sperimentalismo­letterario,­che­in­Francia­è­rappresentato­dal
Nouveau Roman e­pochi­anni­dopo­in­Italia­dal­Gruppo 63.
Le pareti Bianche è­in­parte­un­romanzo­autobiografico.­Vi­si­narra,­infatti,­di­un­reduce­ferito­della
guerra­in­Grecia.­La­vicenda­si­svolge­all’interno­di­un­ospedale­italiano.­Pur­non­abbandonando­del
tutto­l’impianto­neorealista­dei­romanzi­precedenti,­si­ha­come­la­sensazione­che­Incoronato­stia­alla
ricerca­di­una­nuova­via­alla­scrittura.
Luigi­Incoronato­muore­a­Napoli­il­26­marzo­1962,­suicida.
I
Ho­cominciato­il­viaggio­di­ritorno.­Sono­tornato­in­aeroplano.­Lo­ricordo­in­ogni­particolare.­Un
vecchio­aeroplano.­Stavamo­accovacciati­sull’implancito,­ammucchiati­l’uno­sull’altro.­Se­vengono­i
caccia­inglesi,­ci­affidiamo­alla­sorte.­Gli­altri,­come­me,­facce­di­ventidue­anni,­venticinque,­non­di
più.­L’aereo­è­partito­da­Valona.
Ora­nella­stanzetta­siamo­in­tre.­Un­sottotenente,­avvocato.­E­l’altro,­un­tenente­di­F.­A­me­la­ferita­all’avambraccio­destro­fa­male,­la­pallottola­è­penetrata­scheggiando­l’osso­ed­è­schizzata­via.­Ho
la­febbre­e­la­notte­alle­volte­mi­lamento.­Il­viaggio­in­treno,­lungo­a­non­finire.­Non­vedevo­niente,
avevo­dormito­poco.­Ogni­tanto­passava­una­crocerossina,­un­infermiere.­Mi­sentivo­inerte,­quel­senso
del­braccio­gonfio.­Nel­mio­corpo­qualcosa­si­era­trasformato,­come­se­nelle­braccia­ci­fosse­un­peso
particolare,­che­squilibrava­tutto.­La­luce­era­fioca.
Il­dolore­mi­è­dentro,­sono­ottuso.­Un­senso­di­idiozia.­Il­treno­si­fermava­nelle­stazioni,­sentivo­una
voce­gridare­nel­buio.­E­quel­suono­si­ripercoteva­e­si­ripeteva.­Incrociavano­treni,­altri­treni,­che­andavano­al­sud,­nella­direzione­da­cui­loro­venivano.­Dovevano­essere­pieni­di­armi,­di­munizioni,­di
mitragliatrici,­macchine,­cannoni.­Ero­contento­che­quella­pallottola­greca­non­mi­avesse­ucciso.­Ora
il­braccio­faceva­male­ma­mi­veniva­anche­da­ridere.­Perché?­Perché­siamo­venuti­fuori­da­laggiù,­da
quelle­montagne.­Accanto,­nella­cuccetta,­c’era­il­sottotenente­Y.­Era­calvo,­quasi.­Oltre­la­trentina.
Era­lui­che­si­era­messo­a­urlare­contro­il­generale.
Ammucchiati,­tutti­quei­feriti,­non­c’era­più­posto.­La­faccia­del­generale­avresti­dovuto­vederla.
Sembrava­stesse­per­esplodere.­Ma­era­stato­zitto.­Che­poteva­dire­il­generale­in­quel­momento­davanti­a­tutti­loro?­Ci­sono­nelle­retrovie­munizioni,­scarpe,­vettovaglie?­Il­generale­non­aveva­aperto
bocca.­Sembrava­diventato­di­pezza,­di­creta,­di­legno.­Poi­il­sottotenente­Y­era­stato­zitto,­le­sue­labbra­si­erano­fermate.
Guardava­il­generale­e­sembrava­dicesse­ormai:­“È­inutile.­Che­vi­sto­a­dire?­Non­serve­a­niente,
voi­non­siete­che­un­fantoccio”.
C’era­poca­luce­nel­vagone,­le­lampadine­erano­avvolte­in­un­cappuccio­blu.­Che­modo­strano­di
viaggiare­era­quello.­Non­so­nemmeno­a­quale­città­mi­potrò­fermare,­non­so­nemmeno­quale­potrà
essere­la­fine­della­mia­gamba.­Sono­intontito,­la­bocca­amara.­Nel­fondo­del­mio­essere,­tuttavia,­un
senso­di­quiete.­L’ho­scampata.­Sono­vivo.­La­gamba­mi­fa­male.­La­crocerossina­passa­ogni­tanto.­Io?
Chi?­Ho­avuto­paura.­Un­lungo­squallido­sentimento.­Come­arrivare­sull’orlo­di­una­pozzanghera,­e
sentirsi­scivolare­dentro,­e­i­piedi­non­pestare­più­la­terra.­E­non­vedere­più­gli­altri.­
Quella­crocerossina­mi­guardava.­Aveva pietà­di­me.­No.­Non­volevo­pietà.­Non­volevo­essere­un
bambino­pauroso­agli­occhi­di­lei.­Come­si­sente?­Come­mi­sento?­Così.
Così­gli­occhi­restavano­aperti,­spalancati­sulle­scarpe­del­compagno.­Sentii,­d’un­tratto,­la­voce
della­donna­albanese­nell’osteria­di­Durazzo.­Aveva trent’anni,­non­di­più.­Una­voce­rauca.­Serviva­loro
da­mangiare­in­un­modo­brusco.­Lui­era­il­sergente­Stampa,­quello­coi­baffetti.­Sapeva­piazzare­rapidamente­la­mitragliatrice.­A­che­era­loro­servito?­Ricordava­la­sua­voce­alle­esercitazioni.­Perché­combatteva­Stampa?­E­gli­altri?­Nessuno­sapeva.­Per­salvarsi­la­pelle.­Arrivavano­i­colpi­di­mortaio.
Sparavano­i­greci?­Ma­chi­erano­i­greci?­Forse­i­greci­del­libro­di­letteratura­al­liceo?­Passava­l’infermiere.­I­greci,­il­professore­aveva­una­voce­calma,­non­era­un­fascista­di­sentimenti,­spiegava­Eschilo,
Sofocle,­Euripide,­Aristofane.­Quelli­erano­i­greci.­Ma­questi­si­difendevano.­Loro­perché­erano­lì?­Che
rapporto­esisteva­tra­la­voce­del­professore,­i­greci­di­cui­parlava­lui­e­questi­greci,­e­lui­sbattuto­lì?­La
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guerra.­Questo­il­rapporto.­E­le­scarpe­del­suo­compagno,­e­la­crocerossina.­Andava,­veniva.­Di­dov’era?­Ogni­tanto­aveva­un­sorriso.­Quanti­erano­i­feriti­in­quel­vagone?­E­negli­altri?­Ce­n’era­uno­lì
sopra,­parlava­veneto,­la­maggioranza­invece­era­del­sud.
1941.­Scampato.­Era­riuscito­a­salvarsi.­Sapeva­in­nome­di­che­cosa­aveva­rischiato­la­morte?­No.
Forse­nessuno­di­quelli­sdraiati­lì­nelle­cuccette­lo­sapeva.­Ma­ero­sicuro­d’averla­scampata?­Il­braccio
stava gonfiandosi.­Non­potevo­essere­ancora­sicuro.
Un­nome­di­stazione­chiamato­nella­notte.­Se­c’era­qualcosa­su­cui­erano­d’accordo­i­loro­sguardi,
le­facce,­quel­che­dicevano­era­questo:­ci­sarà­chi­conosce­le­ragioni­di­questa­guerra.
Nel­viaggio­di­ritorno­dal­fronte­lo­avevano­anche­gridato,­che­erano­lì­senza­ragione.­Ma­un­colonnello­aveva rimesso­ordine.­Aveva­parlato­di­rinforzi­in­arrivo?­La­baracca­dell’ospedaletto­da­campo
rintronava.­Chi­era­quel­colonnello?­Da­dove­veniva?­Spoglialo­da­quella­divisa.­Che­ne­resta?
Lui­aveva voglia­di­ridere.­Forse­erano­i­nervi­a­non­reggere.­Si­era­messo­a­ridere­in­un­angolo.­Un
soldato­lo­guardava.­Da­dove­veniva­fuori­quel­suo­ridere?
Cinquantadue nazioni stavano lì per accorrere in soccorso dell’Etiopia, imponendo all’Italia una pace, che
avrebbe umiliato il fascismo e illividito l’amor proprio nazionale.
Appelius
I­greci­non­avevano­molti­cavalli,­nascosti­dove­meno­te­li­aspettavi­i­greci­avevano­mortai.­Camminare­in­piedi­sulla­montagna­era­da­stupidi.­Bisognava­muoversi­curvi;­ma­serviva­a­poco.­Il­colonnello­continuava­a­parlare.
Coi loro zaini di pelo, risalenti al tempo di Napoleone III, con le loro abbondanti dorature, con i bottoni e
le spalline, con le loro lunghissime baionette, i soldati della guardia imperiale paiono stranissimi soldati negri
dell’Ottocento.
Appelius
Era­stato­nell’impero­il­colonnello?­Con­Graziani­o­con­Badoglio?­Ora­diceva­che­i­rinforzi­sarebbero­pure­arrivati.­Ma­a­far­che?­I­greci­stavano­nel­loro­paese,­con­i­loro­mortai.­Mentre­il­colonnello
parlava­molti­erano­in­piedi.­Compreso­lui.­Ora­il­colonnello­parlava­di­cannoni­che­stavano­per­arrivare,­di­artiglieria.­
Il­colonnello­cominciò­a­scegliere,­ognuno­si­faceva­avanti,­indicò­anche­lui.­Così,­presero­tutto
quel­che­avevano­con­sé.­Li­portavano­in­aereo­in­Italia.­Man­mano,­quelli­che­venivano­scelti,­avevano­come­un­sorriso­sul­volto.­Il­colonnello­continuava­a­parlare.­Io­mi­avvicinai­a­un­altro­ufficiale:
«È­una­fortuna­tornare­in­aereo».­L’altro­ripeté:­«Tornare­in­aereo».
Siamo­venuti­in­convoglio,­questo­lo­ricordo.­Il­porto­di­Bari,­i­sottomarini­inglesi.­Nave­da­guerra,
di­scafo­fusiforme,­di­tonnellaggio­variabile,­che­può­immergersi­(discendere­sotto­il­livello­dell’acqua)
e­può­navigare­sopra­e­sotto­la­superficie­del­mare.­Il­colonnello­continuava­a­dire­dei­rinforzi.­Artiglieria,­scudo,­volata,­finestra­di­puntamento.­Alzo­panoramico.­Otturatore.­Slitta­con­freno.­Coda­d’affusto,­ vomero.­ Testata.­ Cannone­ da­ 65/l7.­ Moschetto­ mod.­ 91.­ Calciolo.­ Tubetto­ con­ nasello.
Otturatore,­alzo,­canna.­Manubrio,­leva­di­scatto.
E­il­colonnello­continuava­a­dire­dei­rinforzi.­Mitragliatrici­pesanti,­manicotto,­sportello,­alzo,­testata­posteriore,­caricatore,­settore­di­falciamento,­gamba­posteriore,­il­colonnello­continuava­a­dire­ma
nessuno­lo­ascoltava­più.­Ognuno­badava­a­mettere­insieme­la­sua­roba.
Rinforzi,­sostegno,­appoggio,­rincalzi,­erano­saliti­sui­due­camion.­All’aeroporto­tutto­era­avvenuto
in­fretta,­era­una­vecchia­carcassa,­macchina­volante­più­pesante­dell’aria.­Addio­Valona.­(C’era­gente
laggiù,­in­quelle­case,­in­quelle­strade­coperte­dal­fango,­sotto­le­nuvole,­c’era­gente­in­carne­e­ossa­che
parlava.­E­con­loro­le­sole­parole­usate­erano:­sigarette,­caffè,­vino,­pane,­domani.­Quella­era­Valona,
là­sotto,­sotto­le­nuvole,­con­gli­accantonamenti­dei­soldati,­il­colonnello­era­ancora­laggiù,­nell’aeroporto,­in­piedi.)­
La­voce­del­colonnello­e­il­rumore­dell’aereo­si­confondevano.­Il­braccio­era­scomodo,­lo­aveva­sistemato,­ma­lo­sentiva­sempre­ostile.
Era­anche­in­dubbio­se­gli­sarebbe­rimasto­o­avrebbe­dovuto­farne­senza.­Ma­si­accontentava­d’essere­vivo.­Il­destino­del­braccio­lo­riguardava,­voleva­vivere­(laggiù­era­rimasta­Valona,­le­sue­piazze­e
quel­fango­dell’inverno).­
E­poi,­che­erano­andati­a­fare­a­Valona?­Tornare­via­da­quei­monti­era­quanto­di­meglio­potessero
fare.­Mi­prendeva­alla­gola­l’inutilità­di­quello­scenario­di­montagne,­quel­nascondersi,­quello­sparare.
(Quel­suono­vuoto,­che­si­ripercoteva.­Quel­gonfiore­del­suo­braccio­era­del­tutto­un­fatto­privo­di
senso.­Così­gli­appariva.­Rifiutava­di­perdere­il­suo­braccio.­Ma­in­nome­di­che?)
È proprio il passo delle quadrate legioni. Sinfonia imperiale. Melodie della storia che rivengono dai secoli.
All’ingresso del paese una folla bianca. Sul davanti un ciuffo di parasoli multicolori. Scintillio di croci e di pastorali, la popolazione di Gondar, che ha già mandato un’ambasceria a fare omaggio agli italiani aspetta i
nuovi padroni, che arrivano, lieti di vederli venire, persuasi che una nuova era comincia per la regione. Era
di pace, di giustizia, di progresso, di lavoro utile e tranquillo. Gli emblemi di San Frumenzio, di Maometto
e di Abramo s’inchinano davanti ai gagliardetti della Roma fascista.
Appelius
Così­gli­altri­stanno­lì,­come­me,­nell’aereo.­Ognuno­si­domanda:­che­succede­della­parte­del­mio
corpo­colpita?­Si­domanda­se­udranno­il­rumore­degli­aerei­inglesi.­(Ora­è­un­caso,­la­mia­vita­è­affidata­al­caso,­all’aereo­inglese­che­può­o­non­può­venire.­E­come­se­ognuno­di­loro­avesse­due­anni,­e
li­avessero­chiusi­in­una­stanza­buia.­L’aereo­inglese,­il­suo­motore.­Gli­inglesi­che­sono­sull’aereo
sanno­perché­vengono­contro­di­noi?­Loro­sì,­forse­loro­lo­sanno.)
La­carcassa­non­reggerebbe­nel­cielo­più­di­cinque­minuti­se­arrivassero­le­mitragliatrici­inglesi.
Come­nei­bambini­la­paura­e­l’incoscienza­si­mescolano.­E­basta­lo­sfavillio­del­sole­sulle­nuvole­per
dare­loro­respiro.­Dove­sono?­Nell’aria,­verso­Brindisi.­È­il
1941,­il­primo­mese­dell’anno.­Fa­freddo.­Sulle­montagne­la­neve.­Il­più­anziano­ha­trent’anni,­gli
altri:­ventidue,­venticinque,­ventisei.­Che­lingua­parlano?­Si­sentono­vari­dialetti.
L’aereo­e­il­treno.­I­due­tempi­del­ritorno.­L’aeroporto­di­Brindisi­nelle­luci­della­sera.­Il­braccio­è
appeso­al­collo.­Vede­le­cose,­le­ruote­degli­aerei,­le­auto,­ride.
A­Brindisi,­una­notte­all’ultimo­piano­dell’ospedale­cittadino.­È­suonato­l’allarme.­Quelli­che­potevano­sono­scesi.­I­feriti­più­gravi­sono­rimasti­nei­loro­letti.­Non­è­accaduto­nulla.­E­poi­il­treno.­Dove
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è­diretto?­Non­glielo­dice­nessuno­o­non­lo­sanno­davvero.­C’è­un­altro­sottotenente­con­lui,­ferito­alla
mano­sinistra,­è­anche­lui­sul­treno,­nello­stesso­vagone.
A­ripensarci,­lui­e­i­soldati­si­erano­mossi­soltanto­per­istinto.­In­ritirata,­sulle­strade­i­piedi­nel
fango,­mentre­i­greci­li­inseguivano.­Il­mare­era­là,­lontano.­Ogni­tanto­dei­cacciatorpedinieri­inglesi
arrivavano­vicino­la­costa­e­iniziavano­il­bombardamento.­Nessuno­di­loro­riusciva­neanche­a­odiare­gli
inglesi.­Si­consolavano­solo­ad­accorgersi­che­i­colpi­dei­cacciatorpedinieri­andavano­fuori­segno.­Qualcuno­bestemmiava.­In­dialetto.­Se­un­colpo­si­avvicinava­allora­c’era­chi­faceva­scongiuri.­La­superstizione­in­loro­assumeva­forme­varie.
Io­avevo­il­nome­della­fidanzata;­le­iniziali­su­delle­medagline­d’oro.­Ogni­volta­che­cominciava
un’azione­io­toccavo­quello­spillo.­Sorridevo­di­me,­del­mio­gesto.­Ma­ognuno­aveva­il­suo­talismano.
A­Durazzo­le­scrivevo.­Che­faceva?­Era­rimasta­all’università,­continuava­i­suoi­studi.­Che­dovesse­venire­la­guerra­lo­sapevano,­in­quell’ultimo­anno­passavano­il­tempo­spesso­insieme.­Era­come­se­volessero­allontanare­il­pensiero­della­guerra­che­c’era­in­Europa,­in­Francia,­in­Germania.
Ora­il­treno­era­partito­per­Y.­Aveva­sentito­chiamare­Y.­Era­non­molto­lontano­da­casa­sua,­gli­amici,
lei.­Ora­il­treno­lasciava­il­sud.­Dov’era­diretto?
II
Alcuni­avevano gradi­ed­erano­ufficiali,­altri­no­ed­erano­soldati.­Gli­ufficiali­parlavano­in­italiano
medio,­i­soldati­in­dialetto,­erano­del­sud­(Avellino,­Matera,­Salerno).­Pochi­del­nord,­qualcuno­di­Genova,­qualche­toscano.­Anche­i­soldati­non­odiavano­i­greci­perché­non­sapevano­niente­dei­greci.­Non
potevano­né­amarli­né­odiarli.­Forse­odiavano­gli­ufficiali­italiani,­anche­senza­saperlo.
Davanti­alla­morte­si­può­essere­ridicoli.­E­loro,­forse­più­gli­ufficiali­che­i­soldati,­lo­erano.­Perché
i­soldati­più­o­meno­non­dovevano­fingere­più­del­minimo­indispensabile.­Gli­ufficiali­invece­dovevano
essere­ipocriti.­Non­potevano­comportarsi­secondo­i­loro­impulsi.­E­allora­ricorrevano­a­tanti­modi
per­nascondere­la­paura.
In­quella­vallata­a­ridosso­dei­monti­avevano­avuto­due­giorni­di­tregua,­dopo­che­si­erano­sganciati
dai­greci.­Il­maggiore­aveva riunito­gli­ufficiali,­aveva­dato­disposizioni­per­la­notte.­E­la­notte,­un­diluvio.­Per­poco­l’acqua­e­il­vento­non­si­portavano­via­le­tende.­Erano­stanchi,­dormire,­questo­era­l’importante. Avevano disposto­dei­turni­di­sentinella,­ma­dormire,­questo­era­l’importante.­Quel­sonno
era­come­una­fuga.­L’inconsistenza­della­loro­situazione­si­era­manifestata­di­colpo:­quegli­uomini,
ognuno,­nella­vita­sociale­avevano­una­casa,­una­professione,­delle­idee,­dei­sentimenti.­Delle­ipocrisie.
Ma­l’ipocrisia­di­ora­era­diversa.
Io­so­perché­sono­qui.­Non­ce­n’era­uno­che­potesse­dirlo.­La­maggior­parte­non­pensava­a­nulla,­si
arrendeva­alle­circostanze,­viveva­la­situazione­semplificandola:­che­altro?­Uscirne­salvi.­Ma­questo­vivere­così­era­anche­ridicolo.­
Durante­la­tregua,­un­giorno­era­passato­in­attesa­del­rancio­e­sistemando­le­postazioni.­E­poi,­chi
si­faceva­la­barba­chi­altro.­E­ridevano­anche.­Ne­avevano­bisogno.­Si­dimenticavano­di­essere­là.
Specialmente­i­soldati­apparivano­più­a­loro­agio.­Gli­ufficiali­pareva­tenessero­il­broncio.
Il­maggiore­stava­nella­sua­tenda,­non­voleva­vedere­nessuno.­Sembrava­si­vergognasse,­senza­saperlo,
per­la­situazione­in­cui­si­erano­cacciati.­Non­che­ne­fosse­certo,­ma­aveva­avuto­quest’impressione­parlando­con­lui.­Perché­poi?­Si­sentiva­responsabile­di­qualcosa?
6
Il­peggio­invece­era­proprio­questo:­essere­lì,­a­fare­la­guerra,­in­una­condizione­di­irresponsabilità.
Questo­mancava­tra­loro,­ufficiali,­soldati,­una­responsabilità­comune.­Ognuno­si­sentiva­non­responsabile,­il­responsabile­era­quello­che­aveva­un­grado­o­un­grado­in­più.­E­verso­di­lui­convergeva
senza­saperlo­l’odio­degli­altri.­E­la­vita­d’improvviso­stava­perdendo­la­sua­consistenza,­il­suo­sapore,
la­sua­lucentezza.
Quei­tre­giorni­senza­combattimenti,­in­attesa­dei­greci,­avevano­reso­chiaro­questo.­A,­quel­sottotenente­impeccabile,­faceva­del­suo­meglio­per­tenersi­in­ordine­malgrado­il­fango­e­la­pioggia.
Questi­erano­i­veri­nemici,­a­non­organizzarsi­ci­si­trovava­mutati­subito­in­maschere.­Tutto­sommato­quel­sottotenente­era­responsabile­almeno­di­questo,­vestirsi­con­decoro,­che­altro?­Ma­tra­i­soldati­c’erano­quelli­ridotti­senza­scarpe.­E­per­il­momento­non­ce­n’erano­di­ricambio.­Facevano­ridere
a­girare­la­montagna­così­conciati.­Non­erano­pochi.­In­quei­giorni­il­maggiore­non­voleva­sentir­parlare­di­scarpe.­Non­le­poteva­inventare­lui.­Così,­le­piccole­cose­erano­tutto.­Soldati­senza­scarpe­in­giro
per­le­montagne,­ma­non­bisognava­parlarne.­Un­ufficiale­era­andato­dal­maggiore­a­parlarne,­ma­era
stato­maltrattato.­Le­scarpe­erano­tabù.­E­se­ascoltavi­uno­di­loro,­dei­soldati,­non­riuscivi­a­stabilire
perché­erano­senza­scarpe.­Di­chi­la­colpa?­A­Roma,­diceva­qualcuno.­Poi­quel­nome­cominciò­a­circolare:­Roma,­Roma.
Il­maggiore­stava­nascosto­nella­tenda,­non­ne­usciva.­Roma,­quel­nome­circolava.­Non­si­diceva­né
Tirana,­né­Durazzo,­né­Valona.­Roma.
A­me­sottotenente­i­soldati­non­chiedevano­scarpe.­Sapevano­che­non­ne­avevo,­che­non­contavo
nulla.­Sì,­i­soldati­lo­sapevano­che­io­non­contavo­nulla,­che­neanche­gli­altri­come­me­contavano.­Ora
ci­trovavamo­a­fare­la­guerra­insieme,­ma­così,­senza­mai­esserci­detti:­sapete,­noi­facciamo­la­guerra
per­questo.­Né­io­né­loro­avevamo­mai­parlato­del­perché­andavamo­a­uccidere­e­farci­uccidere.­E­questo­metteva tra­di­noi­un­abisso.
Non­parlavamo­di­scarpe,­di­rancio,­di­cappotti­lacerati,­di­notizie­dall’Italia,­e­nemmeno­che­si
fossero­messi­a­parlare­del­perché­erano­lì.­Tra­noi­tutto­era­ambiguo.
Ogni­gesto,­ogni­sentimento­si­nutriva­di­questa­ambiguità.­Se­un­ufficiale­era­severo,­loro,­i­soldati,­lo­schifavano­e­basta.­E­se­invece­era­comprensivo­magari­se­n’accorgevano,­lo­notavano,­ma­non
cambiava­molto,­era­sempre­uno­con­un­grado,­che­li­portava­lì,­attraverso­il­mare,­a­uccidere,­per
qualcosa­di­cui­non­parlava,­non­aveva­il­coraggio­di­parlare.­Anche­tra­ufficiali­non­se­ne­parlava.
Ogni­giorno­che­passava­era­guadagnato,­questo­era­il­fondo­di­tutto.­In­quella­situazione­le­virtù
e­i­difetti­perdevano­consistenza.­Quei­giorni,­nel­mattino­gelido,­li­rivelavano­ormai­l’uno­all’altro
scopertamente­taciturni.
I­greci­venivano­avanti.­E­loro­li­aspettavano­su­quelle­montagne.­Ogni­tanto­sulla­china­di­un
monte­vicino­un­pastore­con­i­suoi­animali­passava­lentamente.­Era­una­spia,­chi­era?­Il­maggiore­dava
ordine­di­interrogarlo­e­mandarlo­via,­se­non­risultava­nulla­contro­di­lui.­Lo­interrogò­anche­il­sottotenente­Y.­Il­suo­italiano­aveva­un­accento­particolare.­Interrogare­il­pastore­albanese­fu­un’impresa.
L’interprete­ci­capiva­poco­in­quei­suoni­sfuggenti,­duri.­Che­dice?­Dice­che­pascola­le­pecore.­Non­lo
sapeva­che­qui­non­poteva­venire­a­pascolare­le­pecore?­No,­non­lo­sapeva.­I­suoni­uscivano­dalle­labbra­del­pastore.
«Iò.­Iscia­ctú.­Nghe­dia.»­Y­batteva­il­piede­sinistro­sulla­pietra,­s’incolleriva.
«Digli­che­è­venuto­qui­per­spiarci.»­Il­pastore­scuoteva­la­testa.­Mostrava­le­pecore.­Nei­suoi­occhi
non­si­capiva­niente.
«Dice­che­le­pecore­devono­mangiare.»
«Ma­digli­a­quest’imbecille,­lo­sa­o­no­che­qui­c’è­la­guerra?­Che­lo­facciamo­fucilare­come­spia?»
7
L’interprete,­un­sergente­di­un­paese­albanese­in­Italia,­cercava­di­farsi­capire­alla­meglio.­Ma­i­due
albanesi,­quello­dell’italiano­e­quello­del­pastore,­si­sbattevano­l’uno­contro­l’altro­e­spesso,­il­senso­di
ciò­che­ognuno­voleva­dire­restava­incomprensibile­all’altro.
«Insiste,­signor­tenente.­Insiste­che­se­le­pecore­non­mangiano­muoiono­e­lui­deve­cercare­qualcosa
sulle­montagne.»
Che­scomparisse,­che­non­si­facesse­più­vedere­o­lo­mettiamo­davanti­a­un­plotone.
Il­pastore­scuoteva­la­testa­e­si­avviava­chiamando­le­pecore­con­un­suono­gutturale.­Quelle­pecore
lì­tra­i­reparti,­i­soldati,­andavano­via­lentamente,­chiamate­dal­pastore.
S’era­avvicinato­a­lui.
S’era­messo­a­ridere:­«Che­strana­guerra».­Lo­aveva­guardato­con­aria­interrogativa.­Proprio­allora
erano­arrivati­gli­aerei­inglesi.­Erano­tre.­Calavano­rapidi­e­la­mitragliatrice­di­bordo­falciava­i­costoni
della­montagna.­B­s’era­buttato­a­terra­dietro­un­grosso­masso.­Anche­lui­dopo­un­attimo­di­incertezza,
aveva­fatto­lo­stesso.
Poi­s’era­ricordato­del­suo­plotone,­che­gli­spettava­sistemare­le­mitragliatrici­e­tentare­una­difesa.
Così­s’era­messo­a­correre,­aveva­raggiunto­e­radunato­qualche­soldato.­Gli­aerei­tornavano.­I­soldati
avevano­messo­l’arma­in­postazione,­tentavano­di­mirare.­Tornavano­due­aerei.­Qualcuno­era­rimasto
ferito­nelle­vicinanze.­Il­tiro­delle­mitragliatrici­non­riusciva­a­centrare­gli­aerei­inglesi.­Tornavano.­Ora
puntavano­proprio­sulla­postazione.­Stampa­aveva­fatto­inceppare­l’arma.­Con­lui­c’erano­tre­soldati­all’arma.­Stavano­sdraiati.­I­denti­stretti,­passavano­i­caricatori­al­sergente.­Mormoravano­suggerimenti,
quando­l’aereo­scendeva­sembrava­ci­dovesse­colpire­per­forza.
Ora,­nel­treno,­sarebbe­stato­meglio­addormentarsi.­Non­era­possibile­capire­tutto­quel­che­era­accaduto.­Avevo­un­gran­senso­di­vuoto­in­testa.
Già­quando­eravamo­ancora­in­città­la­guerra­aveva­cominciato­a­farci­vivere­in­modo­particolare.
La­voce­del­professore­di­geografia­in­quei­giorni,­prima­di­partire­per­il­fronte:­caverna,­burrone,­vallata.­Spartiacque.
Nessuno­che­da­quella­cattedra­avesse­improvvisamente­detto:­oggi­parleremo­della­guerra­che­è
scoppiata­in­Europa.­Ognuno­doveva studiare­le­sue­pagine,­tante­lezioni,­tante­pagine,­si­continuava
a­parlare­di­Orazio­(la­Maginot­aveva­di­fronte­i­carri­armati­tedeschi).
Chi­sa­dove­ci­portano.­Non­lo­immagino­neppure.­Avevo­cercato­di­saperlo­ma­nessuno­rispondeva.
Perché­quel­segreto?­Solo­l’infermiera­ha­fatto­un’ipotesi,­verso­la­Toscana­o­la­Liguria,­credo­non­ci
fermeremo­prima.­È­la­prima­volta­che­in­vita­mia­mi­trovo­in­balìa­degli­altri.­Non­ho­mai­avuto­coscienza­d’uno­stato­simile.­Provo­un­senso­di­fastidio­nell’intimo.
Tra­una­cuccetta­e­l’altra­lo­spazio­è­poco­e­avverto­il­respiro­dell’altro­ferito.­Ogni­tanto­parlo­con
uno­più­avanti.­Mi­risponde­in­dialetto­romano.­Ridono.­Dicono­che­la­ferita­è­un­buon­affare,­hanno
salvato­la­pelle.­Dicono­che­andranno­in­quel­posto, in­quell’altro­posto.­Si­fanno­i­calcoli,­e­non­parlano­di­come­dovranno­fare­per­non­tornare­più­al­fronte.
Nel­silenzio­cerco­inutilmente­il­sonno,­cambio­posizione.­Ne­cerco­un’altra.­Ta,­ta,­ta.­La­mitragliatrice­mira­sul­costone­greco.­Ta,­ta,­ta.­Preme­il­grilletto­dell’arma.­Piove­forte.­Accanto,­dei­soldati
manovrano­un­mortaio­Brixia.­I­mortai­greci,­nascosti­nella­valletta,­battono­le­loro­posizioni,­Breda
37.­
Avevo­ucciso?­Non­sapevo.­Non­avevo­visto­bene­a­quella­distanza.­Non­riuscivo­a­prendere­sonno.
Ero­vivo,­non­era­questo­l’importante?­Ma­qualcosa­in­me­si­rivoltava.­Avevo­sparato­per­uccidere,
senza­sapere­perché.­Per­la­mia­pelle.­Ora­potevo­tenermela­cara,­gli­occhi­vedevano,­non­erano­chiusi
come­quelli­del­maggiore­nella­tenda.­O­dei­tre­soldati­sul­costone.­I­miei­occhi­erano­aperti.­Vedevano
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per­terra­delle­scarpe,­i­corpi­degli­altri­feriti,­udivo­il­rumore­del­treno­sulle­rotaie,­il­fischio.­Mutavo
posizione,­tre­treni­fermi,­un­edificio,­un­ticchettio­del­telegrafo.­Locomotore,­fischio,­disinnesto.­Valvola,­biella,­balestra,­sospensione.­Treno­croce­rossa,­dai­finestrini­non­trapela­luce,­è­la­guerra.
Alle­otto­una­stazione,­il­treno­si­ferma.­Sono­ad­aspettarlo­le­autorità­locali.­Il­federale,­un­prefetto,
un­generale.­Stivali,­gambali,­aquila,­salgono­sul­treno,­stringono­mani.­Si­fermano­a­dire­ognuno
qualche­parola.­Ragazze­giovani­italiane­portano­sigarette,­canditi,­caramelle.
Come­state?­Bene.­Vedrete,­sarete­curati.­Avrete­la­riconoscenza­della­Patria.­La­Grecia­sarà­piegata.­Rinforzi.­Caramelle.­Il­duce­ha­provveduto.­Sigarette,­il­paese­è­con­voi.­L’esercito­tedesco­avanza.
Cioccolatini.­Noi­riprendiamo­l’avanzata.­Federale,­generale.­Una­giovane­italiana­bacia­un­ferito.­Sorrisi,­sorrisi.­Gamba­ferita,­braccio­ferito,­spalla,­costola,­ginocchio.­Ventidue,­trenta,­ventisei­anni,
treno­croce­rossa,­croce,­siate­benedetti,­dice­la­responsabile­femminile,­benedetti,­figlioli.
La­Patria­è­con­voi,­ci­sarà­l’attacco,­ci­saranno­le­scarpe,­vedrete,­i­personaggi­avanzano,­percorrono­il­treno­croce­rossa,­ripetono,­ripetono,­i­feriti­ascoltano,­guardano­le­ragazze,­sorridono.­Anche
lui­ne­guarda­una,­ha­rischiato­di­non­vedere­più­un­volto­come­quello,­la­tenerezza­di­quelle­labbra,
di­quello­sguardo.­Quella­è­una­ragazza.­Gli­offre­caramelle.­Patria,­rinforzi.
Treno­diretto­in­arrivo­accelerato­in­partenza.­Treno­croce­rossa­in­sosta.­Quanti­feriti.­È­la­guerra,
dice­il­federale.­A­primavera­l’Inghilterra­sarà­invasa­dai­tedeschi,­noi­occuperemo­la­Grecia­e­Alessandria­d’Egitto.­A­primavera­sarà­la­vittoria.­Un­cioccolatino,­sigarette,­quanti­feriti,­è­la­guerra.
Si­è­lavato­la­faccia,­si­è­seduto­a­metà­letto­con­due­cuscini­alle­spalle.­Il­treno­ha­ripreso­il­suo­viaggio.­Dal­finestrino­ora­vede­la­campagna,­un­ponte,­un­cielo­nero­basso.­Laggiù­un­paese­inerpicato
su­di­una­collina.
Quelle­case­grigie­gli­ricordano­quelle­del­suo­paese­del­sud.­Chi­sa­perché­ora­gli­torna­in­testa­il
marciapiede­di­casa­sua­sotto­il­sole­di­luglio.­Rimane­a­osservare.­Immagina­qualche­faccia.­Gli­torna
in­mente­la­gente­ch’era­nella­piazza­del­paese­il­giorno­che­era­stata­attaccata­l’Etiopia.­Nessuno­aveva
fiatato,­nessuno­aveva­detto­nulla.­Chi­sa­ora­che­dicevano.­Hai­visto­il­federale?­Era­sicuro­che­a­primavera­tutto­è­finito.­Lì,­il­tenente­di­F,­ferito­alla­spalla­scuote­la­testa.­E­l’altra,­quella­signora­con­i
signori,­la­moglie­del­prefetto.­Ripeteva­sempre:­poveri­ragazzi.­Mancavano­le­scarpe,­i­lacci,­una­gran
baraonda,­lo­sapete?
Ora­gli­occhi­non­gli­si­staccavano­da­quel­paesaggio,­quelle­colline,­il­cielo­nero­e­vedeva­il­suo­paese
nel­sud,­la­drogheria­sul­marciapiede­di­fronte,­e­vedeva­l’aeroporto­di­Valona.­E­quei­topi­nella­baracca­e­a­Durazzo­quegli­altri­topi­nella­baracca,­la­notte­che­gli­aerei­inglesi­avevano­fatto­illuminare
il­cielo­dalle­pallottole­traccianti­dell’antiaerea.
E­la­storia­dei­camion,­erano­un­reparto­in­ritardo,­una­trentina­di­uomini,­sbarcati­a­Durazzo.­Nel
porto­due­navi­affondate.­Li­avevano­accasermati­fuori­della­città,­a­circa­mezzo­chilometro,­fuori­delle
baracche.­Per­i­soldati­c’era­il­rancio,­per­gli­ufficiali­una­mensa.­Lui­e­l’altro­sottotenente­si­erano­recati­al­comando­tappa.
Volevano­notizie.­Dov’era­il­reggimento­e­come­fare­per­raggiungerlo.­Nell’ufficio­c’era­un­capitano
triste,­aveva­proprio­la­faccia­triste­e­fumava­senza­fermarsi.­Aveva­un­accento­genovese.­Ci­parlava­lentamente,­come­se­ci­commiserasse­e­insieme­si­divertisse­a­vederci­negli­impicci.­Indicò­una­carta­geografica­appesa­alla­parete.­«Vedete­lì?­Durazzo.­Bene.­L’unica­cosa­che­posso­dirvi­è­di­raggiungere
Valona.»­Noi­due­ci­siamo­guardati­in­faccia.
«E­dopo?»
«Dopo,­là­troverete.­Qualcuno­lo­saprà­dove­si­è­cacciato­il­vostro­reggimento.»
Io­non­lo­sapevo.­Non­ero­tenuto­a­saperlo.­E­come­ci­arriviamo?­Il­capitano­aveva­buttato­in­un
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angolo­la­cicca.­Come?­Vi­darò­un­camion.­Ma­non­oggi.­Non­ne­ho­oggi.­Ripassate­dopodomani.
Avevano­salutato­ed­erano­tornati­all’accampamento.­I­soldati­erano­stati­contenti:­niente­camion,
niente­partenza,­niente­fronte.­Passavano­il­giorno­nella­baracca­i­soldati,­o­in­giro­per­la­collina.­Ogni
tanto­arrivava­un­aereo­inglese­e­mitragliava­a­bassa­quota.
Si­sapeva,­ogni­due­o­tre­ore­un­mitragliamento.­Durazzo­era­piena­di­soldati­che­cercavano­qualcosa.­Tra­ufficiali­e­soldati­non­si­parlava­del­fronte,­era­un­punto­dove­si­doveva­andare,­ma­il­più­tardi
possibile.­Solo­che­quei­mitragliamenti­improvvisi­davano­sui­nervi­a­tutti.
Le­ore­passavano­aspettando­il­rancio,­giocando­a­carte,­scrivendo­lettere­a­casa.­I­soldati­parlavano
in­dialetto­napoletano,­casertano,­pugliese,­lucano.­Gli­ufficiali­in­un­italiano­sbiadito,­grigio,­e­poi­usavano­anche­loro­il­dialetto,­quasi­che­solo­così­le­parole­riuscissero­ad­avere­un­peso,­a­farsi­vive.
Era­abituato­alla­vita­del­paese,­un­barbiere,­un­sarto,­un­bracciante­(ognuno­di­questi­era­nel­panno
verde­del­soldato).­Un­tipo­di­casa,­di­sorella,­di­famiglia­(l’altro­ufficiale­aveva­una­casa­diversa,­in
città).­Si­mettevano­a­giocare­a­carte,­come­facevano­nei­loro­negozi­di­barbiere,­o­in­cantina.
Erano­lì,­consumavano­le­ore.­Non­c’era­per­ognuno­più­il­carro,­gli­attrezzi,­i­litigi­col­padrone­della
terra,­l’alzataccia­prima­dell’alba,­e­poi­per­il­sarto­le­sue­trattative­con­i­clienti,­e­per­il­barbiere­quelle
lunghe­giornate,­quelle­discussioni­a­voce­alta­e­a­mezza­voce.
Ognuno­di­loro­aveva­abbandonato­quei­gesti,­quella­fatica,­quei­rapporti­e­stava­lì­nelle­baracche,
in­Albania,­a­Durazzo,­aspettando­il­rancio,­il­mitragliamento,­il­camion.­Stare­insieme­in­gruppo,­in
giochi,­in­chiacchiere­serviva­a­vincere­l’isolamento.­Attorno­si­sentiva­la­gente­di­Durazzo,­che­parlava­una­lingua­dura,­incomprensibile,­lontana.­Non­incontravi­mai­un­occhio­d’albanese,­che­ti­guardasse­con­simpatia:­solo­paura,­sospetto,­rancore.­Solo­i­commercianti­ti­facevano­qualche­sorriso,­ma
sapeva­di­voluto,­era­fatto­al­cliente,­ai­lei che­il­cliente­in­divisa­portava.
Così,­nel­bar­di­una­piazza­di­Durazzo­noi­due­ufficiali­del­plotone­ce­ne­andavamo­a­passare­un’ora.
Un­grammofono­in­un­angolo­ripeteva­canzoni­in­voga.­Bevevamo­un­caffè­turco­e­mangiavamo­qualche­dolcetto­albanese.­Le­parole­di­cui­erano­fatte­le­canzoni­rimbalzavano­nel­locale­e­diventavano­echi
di­cose­lasciate­alle­spalle.­Erano­le­solite:­te­ne­andrai,­tornerai,­solo­vò,­piangerai,­tu­sola­mi­dirai,
cosa­so,­e­ogni­tanto,­messa­dalla­mano­del­padrone,­con­un­sorriso­equivoco:­vincere,­vincere,­vincere.
Lui­scriveva­in­quel­bar­qualche­cartolina­a­casa.­non­diceva­niente,­al­massimo:­mangio­dei­dolcetti.
Non­parlava­né­di­aeroplani,­di­paura­e­altre­cose.
Appelius­aveva­scritto,­nei­giorni­dell’attacco­tedesco­all’Olanda:
Hitler impone a Londra la sua strategia. È la strategia dei popoli che hanno anemiche le casseforti, ma traboccanti di sangue le vene. È il duello del sangue contro l’oro. L’oro è una materia preziosa, sì, ma il sangue è
una materia arcana.
Lì­nessuno­osava­parlare­usando­parole­così,­quelle­parole­a­Valona­non­arrivavano.­Le­parole­delle
canzoni­nel­bar­erano­ancora­amore,­languido,­mi­fai­male,­senza­te­morirò.­E­l’albanese­del­padrone
mascherato­dal­sorriso­era­però­come­l’albanese­degli­altri,­in­città:­per­le­strade,­chiuso,­sfuggente,
senza­gioia.
I­soldati­nelle­baracche­riuscivano­a­divertirsi,­a­cantare,­a­trovar­vino,­a­dimenticarsi­dov’erano.­Del
camion­nessuno­parlava,­nessuno­domandava.­Ai­soldati­del­plotone­non­importava­niente­del­camion,
toccava­ai­due­sottotenenti­ogni­due­giorni­recarsi­al­comando­di­tappa­e­domandare­notizie­del­ca10
mion.­I­giorni­passavano­e­noi­due­sottotenenti­avemmo­bisogno­di­denaro­e­ce­lo­facemmo­anticipare
dall’ufficiale­di­amministrazione­del­comando­di­tappa.
Non­avevamo­un­libro­con­noi,­c’era­poco­posto­nella­cassetta­ufficiali.­Ne­leggevamo­qualcuno­e­ce
ne­liberavamo­subito.­Andavamo­anche­a­vedere­qualche­film.
L’altro­sottotenente­sapeva­guidare,­lui­no.­Lui­e­il­resto­dei­soldati­del­plotone­sapevano­ben­poco
di­parole­come­frizione,­cambio,­amperometro,­oleometro,­carter.­Nei­paesi­le­trebbiatrici­erano­ancora
una­rarità.­Una,­due.­A­casa,­B,­l’altro­sottotenente,­aveva­una­Balilla.­Ne­era­un­patito:­la­macchina­ora,
prima­la­motocicletta.­Una­Guzzi­500.­Aveva­fatto­anche­le­corse.
Una­città­sconosciuta,­questa­era­Durazzo.­Di­cui­non­sapevano­nulla­e­nulla­potevano­sapere.­Ma
peggio­ancora,­nulla­volevano­sapere.­Mai­era­accaduto­a­uno­di­loro­di­domandarsi,­che­pensavano­gli
albanesi­di­Durazzo.­Mai­uno­di­loro­si­era­avvicinato­a­un­albanese­per­chiedergli­che­idea­avesse­su
quanto­stava­accadendo.­Ma­si­accorgevano­che­gli­albanesi­erano­uomini­come­loro?­Questa­questione­non­li­sfiorava,­nessuna­questione­del­genere­li­sfiorava.­Chi­fossero­gli­albanesi,­che­idee­avessero,­che­speranze,­che­rapporti­tra­di­loro,­che­idea­del­futuro,­quando­avessero­costruito­Durazzo,
Valona,­Tirana.
Non­ne­sapevano­nulla­né­si­chiedevano­nulla­del­genere.­Tutto­si­era­ridotto­a­stare­nelle­baracche,
aspettando­che­ci­fosse­un­camion­disponibile.­Ma­nemmeno­questo:­anche­dimenticando,­che­c’era­un
camion­da­aspettare.
E­perciò­si­servivano­di­poche­parole­con­gli­albanesi:­oggetti,­cose,­sigarette,­caffè,­e­poco­altro.­Tra
loro­e­gli­albanesi­c’erano­soltanto­quelle­poche­parole­e­le­cose­stavano­tra­di­loro;­strade,­pali­del­telegrafo,­insegne,­lampade,­finestre,­balconi,­cancelli,­alberi­di­nave,­senza­espressione­comune,­ostili.
A­questo­silenzio­intorno­reagivano­alle­volte­con­un’allegria­smodata,­isterica,­grottesca.­Riempivano­le­baracche­di­risate,­di­parolacce,­di­ricordi.­Parlavano­molto­di­donne,­ma­anche­in­questo,­tra
loro,­la­menzogna­si­insinuava.­Nessuno­parlava­troppo­della­ragazza­a­cui­voleva­bene,­al­massimo­ne
mostrava­la­fotografia.­Ma­era­raro.­Di­donne­parlavano­per­ricordare­una­sera,­una­notte,­un­bacio,­un
inganno,­una­maniera­di­sdraiarsi,­un­modo­di­dire.­Una­voce,­un­qualche­cosa.­Vennero­a­sapere­d’una
casa­di­tolleranza,­con­donne­venute­dall’Italia.­Una­stanza­larga.­Lei­nel­letto,­una­ragazza­di­ventitré
anni,­bel­muletto­dice,­i­seni­un­po’­cascanti.­Due­sedie,­un­canterano­scuro,­attorno­attorno­un­paio­di
scarpe,­calze,­una­scatoletta­di­cipria.­Lei­parlava­cantilenando:­vieni­a­letto,­che­sei­triste?­Avvicinati,
non­ti­mangio,­sei­un­ragazzo­ancora.
Nelle­baracche­ogni­tanto­usavano­il­linguaggio­militare:­alt,­fissi,­fianc­arm,­pied­arm,­sinistr,­destr.
Il­tono­era­quello­del­capitano­che­spiegava­le­parti­del­fucile­mitragliatore,­canna,­treppiede,­mirino.­Ricordava­anche­le­armi­della­prima­guerra­mondiale.­E­io­le­scrivevo­lettere­lunghe­quattro­facciate.­Così­si­mescolavano­parole­come:­aletta,­mirino,­che­hai­fatto,­com’è­il­mare?,­puntamento,­spero
che­passino­presto­questi­mesi.
Sugli­Alburni­il­treppiede,­la­canna,­l’alt,­ogni­alba.­Ogni­tanto­cantavano.­Attorno­c’era­la­gente.
L’esercito­in­grigio­verde­viveva­separato,­i­soldati­non­vedevano­di­buon­occhio­il­treppiede,­perché­trasportare­avanti­e­indietro­quel­peso?­Nessuno­aveva­mai­detto:­dobbiamo­conquistare­la­Grecia?­Che
senso­poteva­avere?­I­soldati­si­sarebbero­messi­a­ridere.­Anche­lui­sentiva­che­non­aveva­senso.­Allora
avevano­soprattutto­questo­in­comune:­nessuno­di­noi­aveva­ancora­trent’anni.­Tra­ufficiali­il­grado­rendeva­ipocriti.­Specie­al­rapporto­ufficiali,­davanti­al­maggiore.­Non­avevamo­le­idee­chiare­su­noi­stessi.
A­mensa,­i­discorsi­erano­sempre­futili:­barzellette,­scherzi,­lamentele­sul­cibo.­Qualche­volta­qualcuno
parlava­dell’andamento­della­guerra.­I­più­non­parlavano,­solo­tre­o­quattro.­E­che­dicevano?­Era­un
ronzio­di­parole,­nel­quale­la­voce­del­maggiore­dominava.
11
Bollettino­di­guerra,­strategia,­linea,­carri­armati,­prigionieri,­vettovagliamento,­resa,­artiglieria,­obici,
aviazione.­Le­parole­riempivano­la­stanza­e­quei­quattro­ingaggiavano­una­disputa,­mentre­gli­altri­stavano­a­guardarli,­senza­dir­parola.­Ormai­ognuno­si­sfogava­solo­di­infilare­una­di­quelle­parole­in­una
frase,­legarla­a­un­verbo,­darle­un­aggettivo.­Sono­le­munizioni­e­l’artiglieria­a­decidere,­non­conta
niente­più­del­dominio­dell’aria,­avete­ascoltato­l’ultimo­bollettino­di­guerra?­L’esercito­francese­ha
perso­per­i­suoi­quadri,­sono­i­quadri­che­fanno­l’esercito­tedesco,­la­resa­della­Francia­è­stata­una­vergogna,­non­avevano obici.
Quelle­parole­si­rincorrevano­senza­riuscire­a­prendere­corpo,­e­così­duravano­per­un’ora.­Il­maggiore
non­si­stancava­mai,­il­maggiore­si­lamentava­che­avevano­poca­artiglieria,­con­i­greci­l’artiglieria­era
tutto.­Ma­sta­a­vedere­chi­ha­deciso­al­riguardo.­Il­fante­se­ha­artiglieria­combatte­se­no­si­sente­indifeso,­abbandonato.­Ma­c’era­chi­si­permetteva­d’obiettare,­che­ormai­contava­più­l’aviazione­che­l’artiglieria.
Alla­mensa­ufficiali­sembrava­alle­volte­che­parlassero­di­cose­che­li­interessavano­ma­non­era­vero.
Nessuno­se­ne­interessava­seriamente.­La­parola­guerra­era­troppo­vasta­per­ognuno­di­loro,­non­ne­vedevano­più­la­fine;­era­guerra­in­Africa,­in­Grecia,­e­c’era­l’Inghilterra,­nessuno­di­loro­sarebbe­riuscito
a­immaginare­quando­poteva­finire.­Il­maggiore­e­gli­altri­tre­o­quattro­potevano­parlare­quanto­piaceva­loro,­gli­altri­se­ne­stavano­magari­ancora­lì,­scambiandosi­monosillabi­o­rimanendo­chiusi­in­sé.
La­linea­del­fronte,­le­operazioni­proseguono­normalmente,­gli­sviluppi­della­situazione­sono­controllati,­gli­Stukas­avranno­ragione­degli­inglesi,­l’Impero­inglese­è­alla­fine.­La­maggioranza­si­mangiava­il­secondo­piatto­dando­ogni­tanto­un’occhiata­al­maggiore,­e­assaporava­la­carne.
Il­dominio­dell’aria,­neanche­queste­parole­li­toccavano,­stavano­li.­Poi­arrivava­una­barzelletta­come
quella­di­quello­che,­e­si­rianimavano,­si­sentiva­ridere.­Era­la­fine­del­1940.­Nelle­baracche­il­vento­penetrava­dalle­fessure,­nel­campo­la­pioggia­aveva fatto­pozzanghere.­Una­sera­uno­dei­soldati­cacciò­una
fisarmonica.­E­si­misero­a­ballare,­ogni­tanto­uno­inciampava.­Io­ero­seduto­nell’angolo,­con­l’altro­ufficiale.­Non­ci­dicevamo­nulla,­guardavamo­i­soldati­ballare,­e­pensavamo­a­quando­c’erano­le­ragazze
e­ballavamo­anche­noi.­E­qualcosa­era­diverso,­con­quella­musica.­Dimenticavano­dove­erano,­che
giorno­era,­il­mese,­il­fronte,­e­sentivano­una­gran­voglia­di­ridere,­di­baciare­una­ragazza,­non­una­qualunque,­la­sua,­sulle­labbra­e­toccava­una­spilla­d’oro­con­il­nome­di­lei,­che­aveva­avuto­prima­di­partire­per­il­fronte,­un­suo­portafortuna.
Un­portafortuna.­Non­avendo­una­ragione­per­star­lì­a­sparare­e­star­sotto­il­tiro­dei­greci­un­portafortuna­era­necessario.­Non­credeva­in­Dio,­non­credeva­a­niente.­La­fisarmonica­continuava­a­suonare,­la­musica­metteva­gioia­nel­cuore.­Si­sarebbe­messo­a­ballare­anche­lui.
Una­croce­rossa­sul­treno­perché­gli­aerei­la­vedessero.­Era­un­treno­senza­cannoni,­né­fucili,­né­carri
armati.­Una­croce­rossa­enorme­sul­tetto­del­treno.
Anche­sulla­fronte­dell’infermiera­c’è­una­croce­rossa.­La­ferita­del­sottotenente­B­è­da­poco,­alla
mano­destra,­ma­tale­da­impedirgli­di­impugnare­la­pistola.­Perciò­lo­hanno­rimpatriato.­B­è­laureato
in­legge,­sa­tutto­sulla­girata,­su­di­un­titolo­all’ordine.­Avvocato­civilista.­A­casa­loro­hanno­una­biblioteca­da­seimila­libri­di­giurisprudenza.­È­chiaro­che­tratterà­cause­sull’usufrutto.­Magari­l’articolo
999,­locazioni­concluse­dall’usufruttuario.­Le­locazioni­concluse­dall’usufruttuario,­in­corso­al­tempo
della­cessazione­dell’usufrutto,­purché­constino­da­atto­pubblico­o­da­data­privata­di­data­certa­anteriore­continuano­per­la­durata­stabilita,­ma­non­oltre­il­quinquennio­dalla­cessazione­dell’usufrutto.­E
poi­continuando.
12
III
Chanel,­aroma,­balsamo.­Acqua,­ambretta,­anice,­basilico,­comino,­coriandolo­eliotropo,­maggiorana,­menta,­nardo.­Figlia­di­un­industriale­proprietario­tra­l’altro­della­T.G.,­profumi­e­saponi.­Nella
stanza­c’erano­alcune­bottiglie­di­quei­profumi.­Una­piccola­forma­rettangolare,­la­reclame­di­quel­profumo­si­legge­sui­giornali,­l’annuncia­la­radio,­suo­padre­studia­le­frasi­più­adatte,­prima­della­guerra
copiava­i­giornali­francesi.­La­fortuna­del­padre­è­cominciata­con­l’autarchia.­È aumentato­ora­il­numero­delle­operaie.­Lei­andava­spesso­a­veder­lavorare.­Suo­padre­l’avrebbe­voluta­come­aiuto­nell’ufficio­di­amministrazione.­Ma­non­era­per­lei­l’ufficio­di­amministrazione,­non­la­interessava.­Ora
l’ospedale­della­croce­rossa­è­deserto.­Sono­in­attesa,­è­un­ospedale­piuttosto­piccolo.­Il­direttore,­un­vecchio­medico,­è­stato­in­Africa.­Il­silenzio­è­stato­interrotto.­Sono­affluiti­all’alba­dal­treno­in­arrivo­dal
sud­i­feriti,­le­autoambulanze­li­hanno­portati­fin­sulla­porta.­Una­trentina.­Gli­ufficiali­sono­stati­sistemati­tre­o­quattro­per­stanza.­La­ringhiera­del­letto­è­smaltata­di­bianco.­Anche­le­pareti­sono­bianche,­un­crocefisso­sul­letto­di­centro,­piccolo.­Sono­i­primi­feriti­dal­fronte.­Ha­lavorato­due­ore­per
sistemarli.­È stato­un­lavoro­nuovo,­non­se­li­era­immaginati­così,­ha­detto.­Alcuni­sono­pallidi,­si­vede
che­hanno­perso­sangue,­hanno­uno­sguardo­sgomento.­Era­curioso­di­sapere,­di­che­età,­quanti,­da­che
fronte­venivano.­Poi­si­è­messo­a­parlare­dell’ultimo­successo­del­profumo­X.
Non­ha­capito­cosa­pensi­suo­padre­dei­feriti.­Si­è­rimesso­a­parlare­dell’ultimo­profumo.
Quando­lei­racconta­ad­alta­voce­queste­cose­vien­da­ridere.­Io­sorrido.­Questo­mescolarsi­di­ragionamenti­sui­feriti­e­sui­profumi­è­davvero­strano.­Così­lei­spiega­pure­come­è­diventata­crocerossina.
Starsene­a­casa­era­soffocante.­La­sedia­di­metallo­smaltata­di­bianco.­Il­comodino­anche­di­metallo
smaltato.­I­quattro­letti­l’uno­a­fianco­dell’altro.­Fa­male­la­ferita­stamattina?­No.­Se­mi­cura­lei,­la­ferita­non­fa­male,­dice­A.­Perché­non­siede­vicino­a­me?­Nei­giorni­scorsi­l’ospedale­era­vuoto.­Non­c’era
niente­da­fare,­nelle­stanze­i­letti­allineati,­tutto­quel­bianco.
La­signora­B­è­la­responsabile,­dirige­lei,­è­pignola.­I­feriti­sono­arrivati­d’improvviso.­Hanno­dirottato­un­carico­che­doveva­proseguire­per­L.­Ed­hanno­riempito­le­stanze,­sono­tutti­del­meridione,
ufficiali­e­qualche­soldato.­Fanno­pena­come­sono­conciati.­C’è­stato­molto­lavoro,­i­medici­a­medicare
ferite­al­braccio,­alle­gambe,­alle­spalle.­Bende,­alcool­a­non­finire.­Dice­di­essersi­sentita­utile­a­qualcosa.­E­la­prima­volta,­così­le­sembra.­Sono­giovani,­non­molto­più­di­vent’anni­alcuni­di­loro.­Hanno
voglia­di­ridere,­se­n’è­accorta­nella­stanza­numero­due.­Lì­c’è­quello­che­le­prende­la­mano,­dice­che­gli
fa­bene.­Ieri­mattina­visita­del­prefetto­e­di­alcune­signore.­Il­prefetto­non­parlava­molto,­stava­un­po’
fermo­davanti­a­ognuno,­le­signore­invece­facevano­domande­ed­esclamavano:­poverino,­poverino.­Il
prefetto­ogni­tanto­scambiava­qualche­parola­con­il­direttore­dell’ospedale.­Parlavano­velocemente­e­con
l’aria­di­non­voler­essere­ascoltati­da­nessuno.­Ma­il­prefetto­non­rivolgeva­domande­a­nessuno­dei­feriti.­Sembrava­non­volesse­sapere­niente­da­loro.­Di­questo­si­accorsero­tutti.
Mi­sento­ridicolo,­eppure­ho­bisogno­delle­loro­cure.­La­più­anziana­entra­nella­stanza­domandando
a­gran­voce:
«Come­va,­stamattina?»
E­comincia­a­mettere­i­termometri:­37.6,­37.7,­36.5,­queste­sono­alcune­temperature.­38.6­B,­37.6
A,­e­io­36.5.­Non­ho­febbre,­non­ho­più­febbre.­Non­è­detto­però­che­sia­finita,­ho­voglia­di­guarire­presto,­ne­ho­tutta­l’intenzione,­mi­aspettano­tante­cose.­Ma­intanto­c’è­ancora­la­guerra.­Ci­rendiamo
conto­di­cos’è­la­guerra?­Questa­guerra.­Non­so­come­stanno­gli­altri­dall’altra­parte,­i­francesi,­gli­inglesi.­Degli­inglesi­ho­sentito­solo­gli­aerei.
13
La­crocerossina­ha­un­corpo­forte.­Un­giorno­le­ho­chiesto:­«Perché­fa­la­crocerossina?».­M’ha­raccontato­una­storia­strana,­m’ha­detto­che­vicino­a­suo­padre­le­sembrava­di­restare­bambina.­Nella­fabbrica­avvertiva­questa­sensazione.­Le­operaie­erano­donne­e­lei­no,­bambina.­E­non­voleva­più­avvertire
questa­sensazione­umiliante.­Aveva­voluto­scegliere­qualcosa­che­fosse­suo,­aveva­così­scelto­di­fare­la
crocerossina.­Stava­in­quell’ospedaletto­da­un­anno,­prima­c’erano­pochi­malati.­Il­padre­era­andato­su
tutte­le­furie,­aveva­bisogno­di­lei,­diceva.­Che­faceva,­lì?­In­quell’ospedale­vuoto?
Era­venuto­anche­all’ospedaletto­suo­padre,­e­s’era­messo­a­prenderla­in­giro.­A­vederlo­vuoto­le
aveva­preso­il­braccio­e­le­aveva­detto:­«Che­ci­fai­qui?».­So­questo­della­crocerossina­che­si­muove
nella­stanza.­Passo­le­ore­del­mattino­in­silenzio.­Ho­un­libro­ma­non­riesco­a­leggere,­con­una­sola­mano
abile­mi­stanco­a­tenerlo­in­posizione­di­lettura.
I­due­al­mio­fianco­chiacchierano­del­più­e­del­meno.­Ci­hanno­portato­i­bacili,­ci­siamo­lavati.
Ieri­hanno­fatto­fare­la­comunione­a­chi­la­voleva­fare.­Io­no.­Una­suora­si­è­meravigliata­che­io­non
ringraziassi­di­essere­scampato.­Ma­non­mi­sento­di­ringraziare­nessuno.­Anzi,­vorrei­sapere­perché­mi
hanno­mandato­in­guerra­e­mi­hanno­conciato­così.­C’è­molto­rancore­in­me,­insieme­al­gusto­di­essere­vivo.­Ho­bisogno­di­capire­che­significa­essere­stato­in­guerra.­Non­riesco­a­rassegnarmi­all’idea­di
essere­qui,­a­ventitré­anni.­Mi­metto­a­fantasticare­a­occhi­aperti.­Non­è­vero­niente­ma­dura­poco.­Il
dolore­del­braccio­non­è­un’invenzione.­La­mattina­passa­tranquilla.­Viene­la­crocerossina­anziana,­è
stata­in­Africa,­nel­1936,­in­Etiopia.­È­invidiosa­della­crocerossina­giovane.
Questa­guerra­finirà­come­quella,­dice.­Noi­la­lasciamo­dire­per­un­po’,­poi­uno­di­noi­la­interrompe,
non­vogliamo­ascoltarla.­È­fastidiosa.­Parla­come­se­tutto­il­suo­racconto­fosse­una­menzogna.­Racconta
fatti,­cita­date,­posti,­ma­è­come­se­mentisse.­Tutto­quello­che­ho­attorno­mi­ha­messo­dentro­un­senso
di­vuoto.
La­crocerossina­giovane­parla­poco­ma­è­vera.­Il­tenente­B­si­alza,­le­bacia­la­mano­un­po’­per­scherzo,
un­po’davvero.­E­lei­lo­lascia­fare,­ci­ride.­È­chiaro­che­non­le­importerà­mai­nulla­di­lui.
Intanto­la­crocerossina­anziana­sposta­una­sedia­facendola­strisciare­sul­pavimento.­Ci­tasta­come
fossimo­cavalli.­Guarirete­presto,­dice.­Noi­non­siamo­cavalli,­siamo­uomini­feriti,­ma­uomini.­È­orgogliosa,­orgogliosa­di­noi,­dice.­Di­che­cosa,­esattamente?­Che­possiamo­guarire­ed­essere­ancora­spediti­al­fronte?­Ma­non­siamo­cavalli­da­corsa­come­crede­lei.
Guardo­A,­guardo­B.­Ci­guariranno,­questo­è­quel­che­conta.­Poi­si­vedrà.­Ma­ci­vuole­anche­volontà­per­guarire.­Stamattina­la­stanza­è­piena­di­sole.­La­crocerossina­aiuta­il­tenente­B­a­mettersi­la
benda.
Gli­occhi­della­crocerossina­sono­un­po’­malinconici.­Non­può­essere­che­in­quelle­stanze­io­ci­debba
stare­molto,­non­mi­piace­restare­qui.­La­sera­la­febbre­non­mi­lascia.­Alle­volte­mi­convinco­che­perderò­il­braccio,­tanto­è­il­dolore.­Debbo­averci­ancora­schegge­dentro,­ma­sono­convinto­che­tutto­passerà.­La­guerra­deve­finire.­Su­questo­fatto­B­ha­una­sua­teoria,­per­lui­la­guerra­è­violazione­di­diritto,
lui­cita­testi.­Noi­siamo­in­guerra­con­inglesi­e­francesi­e­siamo­alleati­dei­tedeschi.­Perché­siamo­alleati­dei­tedeschi?­B­mi­parla­d’un­suo­zio­farmacista.­Nella­sua­farmacia­si­parlava­della­guerra­di­Spagna.­Non­si­curava­molto­di­vendere­medicinali.­Gli­piaceva­parlare­della­guerra­di­Spagna.­Ora­B­me
lo­dice­abbassando­la­voce,­sperava­tanto­che­la­Repubblica­vincesse.­E­ora­B­abbassa­ancora­la­voce.
Lui­aveva­alcuni­amici.­Entrava­nella­farmacia,­gli­piaceva­il­retrobottega.­C’erano­due­signori,­che­si
mettevano­pure­loro­a­parlare­con­suo­zio.­E­il­volto­dello­zio­si­illuminava­a­dire­certe­cose.­A­me­il
braccio­fa­male,­tutta­la­notte­ha­fatto­male.­Non­penso­ad­altro,­che­a­questo­vuoto­del­male­che­ho
dentro.­Finirà­e­mi­rimetterò­a­vivere.­Da­qui­uscirò,­sono­sicuro.­A­fa­la­corte­alla­crocerossina­e­B­ogni
tanto­mi­racconta­di­suo­zio.­B­non­mi­ha­detto­chiaramente­che­suo­zio­è­un­antifascista,­ma­me­lo
14
ha­fatto­capire.­
La­crocerossina­ci­parla­ogni­tanto­dei­profumi­di­suo­padre,­come­vengono­prodotti,­come­si­vendono.­L’Albania­è­stata­un­incubo.­Che­ci­siamo­andati­a­fare?­Questa­domanda­mi­batte­dentro:­che
ci­siamo­andati­a­fare?­Lui­scuote­le­spalle:­se­era­per­me.
Questa­mattina­la­crocerossina­è­venuta­più­presto,­verso­le­9.­Arriva­ridendo.­Come­state?­A­è­in
piedi.­Ho­bisogno­delle­vostre­cure.­Lei­socchiude­le­labbra­in­una­smorfia.­È­l’ora­della­medicazione.
Viene­il­dottore,­lei­lo­aiuta­a­medicarci.­Una­volta­ha­parlato­di­laurearsi­in­medicina.
Ho­bisogno­di­dimenticare­l’Albania.­Di­esserci­stato.­Quel­porto­con­la­nave­affondata­quando­arrivammo.­Sbarcammo­ch’era­sera.­Gente­nelle­strade­se­ne­vedeva­poca.­Ma­all’alba­la­città­cambiò
volto.­Illuminata­dal­sole,­divenne­più­allegra.­C’era­un­mercato.­Una­donna­giovane­con­un­canestro
di­uova­passò.­Vorrei­dimenticarmi­d’essere­stato­in­Albania.­O­forse­devo­ricordarlo.­Ora­il­mio­compagno­canticchia.­In­onore­della­crocerossina­ch’è­entrata­nella­stanza.­Lei­sorride,­sembra­contenta.
Cos’è­questa­guerra­senza­senso?­Hanno­fatto­bene­quei­due­contadini­disertori.­Uno­poi­fu­preso­e­lo
fucilarono.­Ma­essi­erano­riusciti­a­disertare.­Penso­che­un­ufficiale­non­ha­il­coraggio­di­disertare,
quando­non­crede­in­quello­che­fa.­Quanti­di­noi­non­credevamo­in­quello­che­dovevamo­fare?­E­lo
abbiamo­fatto.­Nessuno­di­noi­ha­rischiato­la­fucilazione.­Dei­soldati­sì,­hanno­disertato.
La­sintassi­che­m’hanno­insegnato­a­scuola­è­stata­messa­in­discussione.­In­questa­guerra­c’è­una­sintassi­senza­logica.­Come­finirà?
I­soldati­non­avevano­fiducia­in­noi.­E­tutto­sommato­ci­odiavano,­forse­senza­saperlo.­Perché­mai
avrebbero­dovuto­avere­fiducia?­Io­me­ne­rendevo­conto­ora,­ma­era­così.­Il­sottotenente­B­sta­meglio,
noi­tre,­A­B­C­siamo­divenuti­inerti.­Aspettiamo­di­guarire.­Ma­A­è­sicuro­di­guarire, io­un­po’meno.
Guarire­significa­dimenticare.­Ma­si­possono­dimenticare­le­assurde­cose­che­ho­visto?­Questa­condizione­senza­significato?
Sto­così,­e­di­giorno­osservo­la­crocerossina­che­ha­sempre­da­fare.­Va,­viene,­lavora,­non­si­lamenta
mai.­B­parla­dei­suoi­figli­alla­crocerossina,­è­venuta­a­trovarlo­sua­moglie,­una­donna­bionda,­insegnante.­È­stata­seduta­vicino­a­lui­ore­e­ore.­Ogni­tanto­lo­carezzava.­Gli­parlava­fitto­fitto­e­lui­rispondeva­ con­ dei­ cenni.­ A­ si­ alza,­ corre­ dietro­ la­ crocerossina.­ Sono­ pazzo­ di­ voi,­ le­ dice.­ La
crocerossina­ride,­dice­che­ha­da­fare.­Ho­già­un­fidanzato,­dice.­Ho­scritto­a­lei.­Le­parlo­di­questo
senso­di­solitudine,­di­insicurezza.­Di­come­è­tremendo­il­momento­che­viviamo.­Tanti­uomini,­tante
donne­esposti­al­pericolo,­questa­guerra­in­cui­è­coinvolto­mezzo­mondo.­Voglio­sapere­lei­che­fa,­vorrei­che­venisse.­Ma­non­può.­A­casa­sua­non­sanno­niente.­Le­ricordo­quando­siamo­stati­insieme­al
mare.­
Mio­padre­è­venuto­a­trovarmi.­Lui­è­stato­nella­guerra­del­’15-18.­Non­abbiamo­parlato­molto.­È
contento­che­son­tornato­vivo.­Fa­qualche­domanda­ad­A­e­B.­M’ha­detto­come­stanno­mio­fratello­e
mia­sorella.­M’ha­parlato­di­come­vanno­le­cose­nella­città,­la­gente.­I­primi­bombardamenti.­Discutendo­ci­accorgiamo­di­valutare­diversamente­come­vanno­le­cose.­Poi­mio­padre­è­dovuto­ripartire.
Sono­arrivati­altri­feriti.­Una­delle­crocerossine­più­giovani­voleva­notizie­da­Argirocastro,­lì­aveva
il­suo­fidanzato.­A­non­sapeva­che­dire,­il­freddo­era­un­guaio­no?­È­vero­che­c’erano­tanti­con­le
gambe­congelate?­Ma­perché­non­finiva­la­guerra,­a­che­serviva?
Perché­a­ventiquattro­anni­tanto­vuoto?­Qualche­modo­ci­deve­essere­per­non­tornare­a­uccidere­i
greci­e­farsi­uccidere.­Lo­domando­a­B,­lui­ride.­Prendo­la­boccetta­di­profumo,­ne­passo­un­po’­sulla
fronte.­È­piccola,­rettangolare,­è­un­profumo­leggero.
15
IV
Il­primo­effetto­della­guerra,­cominciai­a­riflettere,­è­stato­di­rompere­i­rapporti­normali,­sociali,­reali.
Sono­qui­dentro­insieme­a­questi­due­ufficiali,­che­ho­conosciuto­al­reparto.­E­la­crocerossina­l’ho­conosciuta­qui.­È­come­se­una­dimensione­di­spazio­e­tempo­diversa­si­fosse­interposta­tra­me­e­la­vita
di­prima.­Ma­questo­accade­anche­a­loro.­Così­mi­dicono.­Hanno­continuato­a­scrivere­una­lettera­a
casa,­a­riceverne­qualcuna,­ma­anche­tra­loro­e­le­persone­rimaste­s’è­creata­una­divisione.­B­elude­la
questione­facendo­le­carte­alla­crocerossina,­è­un­gioco­per­lui.
Fuori­da­questa­stanza­continuano­a­costruire­camion,­aeroplani,­carri­armati,­sommergibili.­È­qualcosa­del­tutto­contrario­alla­vita­degli­uomini,­è­un­mondo­a­rovescio.­Ma­rischiano­di­affondarci,­di
accettare­giorno­per­giorno­queste­cose.­Le­operaie­del­padre­della­crocerossina­continuano­a­sfornare
boccette­di­profumo.­A­che­servono­in­un­periodo­come­questo­le­boccette­di­profumo?­Eppure­c’è­chi
consuma­le­boccette­di­profumo­anche­in­questi­giorni,­anche­ora.­La­moglie­di­B­riempie­il­marito­di
raccomandazioni,­fa­così­e­non­così,­questo­e­non­quello,­la­pillola,­non­muovere­il­braccio,­non­ti­agitare.­
E­B­l’ascolta,­a­volte­ubbidisce,­a­volte­no.­Da­quando­è­venuta­sua­moglie­B­ha­ripreso­a­ridere.
Ognuno­di­noi­può­essere­mandato­di­nuovo­al­fronte,­B­non­vuole­tornarci.­Nessuno­di­noi­vuole­tornarci.­
La­crocerossina­ora­viene­meno­spesso,­ha­da­fare­nelle­altre­stanze,­mi­sento­solo,­leggo­il­giornale.
Al­fronte­la­situazione­è­peggiorata.­I­miei­compagni­sono­in­una­situazione­difficile.­Scrivo­a­lei.­Le
dico­del­mio­stato­d’animo,­delle­difficoltà­che­incontro­a­venirne­fuori.­Ricevo­una­sua­lettera,­con
quella­calligrafia­un­po’­ruvida.­Avverto­dal­suo­modo­di­parlarmi­che­anche­per­lei­questi­giorni­sono
difficili.­Anche­lei­è­chiusa­in­un­dramma­di­cui­non­comprende­il­senso.­Mi­parla­della­vita­in­città,
degli­allarmi­aerei.­E­ancora­dell’università.­Sì,­è­come­pensavo.­Lì­dalle­cattedre­continuano­come­se
non­fosse­nulla,­le­vecchie­lezioni,­le­date,­i­raffronti,­i­periodi.
A­intanto­con­la­crocerossina­non­ottiene­niente­oltre­il­gioco­del­baciamano.­Non­riesce­a­capirla,
fa­un­sacco­di­complicazioni,­di­cui­lei­ride­e­basta.­B­si­studia­il­codice,­ha­in­mente­di­affrontare­un
esame­al­ritorno.
La­crocerossina­ha­preso­il­codice­in­mano.­Lo­legge­a­voce­alta,­cantilenando,­per­scherzo.­Che
strana­lingua.­Lei­invece­pensava­di­iscriversi­a­medicina.
V
Ognuno­di­noi­avverte­sempre­più­intenso­il­bisogno­di­guarire­e­di­andarsene.­E­B­e­io­ci­diciamo
questo.­Ma­io­avverto­che­per­me­la­guarigione­non­si­potrà­ridurre­a­guarire­il­braccio.­Anche­per­loro
è­lo­stesso.­Non­siamo­feriti­solo­nel­fisico.­Qualcosa­di­più­è­ferito­in­noi.
La­crocerossina­anziana­ride­allegra­quando­vede­le­nostre­ferite­migliorare.­Ma­per­lei­così­noi
siamo­utilizzabili­nuovamente.­La­sua­voce­riempie­la­stanza,­suona­gongolante.­Ci­guarda­come­se­fossimo­pezzi­di­un­cannone,­che­tornano­di­nuovo­lucidi,­pronti­per­l’uso.­La­crocerossina­giovane­è­diversa.
Ormai­porto­il­braccio­fasciato­al­collo­e­faccio­i­primi­passi­nella­stanza.­Mi­sento­egoista­nel­pro-
16
vare­tanta­gioia.­E­tutti­gli­altri­che­sono­ancora­in­pericolo?­Io­simulo­il­mio­entusiasmo.­Lo­scrivo­a
lei,­lei­dice­che­vorrebbe­venirmi­a­trovare­e­non­può.
Per­la­prima­volta­esco­dalla­nostra­stanzetta­di­ufficiali.­Esco,­vado­avanti­in­un­corridoio­e­lì,­d’improvviso,­mi­trovo­in­uno­stanzone,­dove­giacciono­una­trentina­di­feriti.­Ne­riconosco­qualcuno,­sono
dello­stesso­reggimento.­Ci­scambiamo­qualche­parola.­Un­soldato­si­lamenta.­Mi­dice­un­vicino,­che
questa­mattina­gli­hanno­tagliato­la­gamba­sinistra.­Che­pensano?­Non­so.­Hanno­pagato­un­prezzo
amaro,­sono­giovani,­giovanissimi.­Mi­hanno­dato­il­permesso­di­uscire­alcune­ore­durante­la­giornata,
col­braccio­fasciato­al­collo.­Sono­divenuto­uno­sfaccendato­che­gira­la­città­col­braccio­al­collo.­La­gente
va,­viene,­lavora.­Del­resto,­quello­della­crocerossina­non­è­un­lavoro?
Guardo­i­negozi,­ogni­tanto­qualcuno­compra.­Io­non­lavoro,­non­studio­da­molto.­Vado­sul­lungofiume.­Mi­piace­vedere­la­gente­che­cammina,­le­donne­che­vanno­a­fare­la­spesa,­qualche­bambino
che­gioca,­le­ragazze.­A­un­tratto­mi­si­annebbia­un­po’la­vista.
Per­un­caso­mi­sono­ritrovato­in­una­città­dove­ho­studiato.­Ma­in­condizione­così­diversa.­Ma
d’improvviso­mi­prende­un­gran­bisogno­di­ritrovare­qualcuno­di­tre­anni­fa.­Non­posso­accontentarmi­di­questo­vuoto­in­cui­sono­venuto­a­trovarmi.­D’improvviso­mi­comincio­a­sentire­come­responsabile­di­non­aver­capito.­Uscito­dall’ospedale­mi­sento­buffo.­Penso­a­tanti­come­me,­come­siamo.
A­questo­silenzio­che­è­tra­noi.
Ero­in­questa­città­quando­si­stava­preparando­la­guerra.­L’idea­che­la­guerra­stesse­maturando­mi
tormentava.­Ne­parlavo­con­due­amici,­studenti­come­me.­Uno­era­siciliano;­ma­non­avevamo­idee­precise.­Non­frequentavamo­il­GUF.­Io­ci­ero­capitato­una­volta­sola.­Ma­non­mi­andava­giù.­C’era­un
professore­con­cui­si­potevano­fare­quattro­chiacchiere­anche­al­caffè.­Lui­sì,­parlava­delle­volte­in
modo­che­faceva­pensare.­Ma­io­non­capivo­bene­quel­che­volesse­dire.­Io­immaginavo­di­poter­fare
qualcosa­di­più.­La­guerra­la­sentivo­come­qualcosa­di­inevitabile,­chi­mi­aveva insegnato­che­le­guerre
si­possono­impedire?­Nemmeno­mio­padre­lo­pensava,­nessuno­pensava­una­cosa­simile,­le­guerre­ci
sono­state­sempre.­Mio­padre­era­stato­nella­prima­guerra­sull’Isonzo.
Ora­la­guerra­me­la­trovo­stampata­nella­carne.­Vado­all’università,­voglio­incontrare­qualcuno,­sapere­che­pensano,­magari­quel­professore.­E­invece­non­trovo­nessuno­di­quelli­che­conoscevo.­Esco
dall’atrio­dell’università.­Decido­di­andare­a­rivedere­la­famiglia­presso­cui­ho­abitato­negli­anni­ch’ero
qui.
Lì­ho­notato­uno­sgomento­non­detto.­I­due­anziani­padroni­di­casa,­piccolini­entrambi­di­statura,
si­son­fatti­più­vecchi.­L’ultima­delle­figlie­è­cresciuta­ma­ha­sempre­l’aria­di­quand’era­ragazza,­e­il­figlio­è­sotto­le­armi­anche­lui.­In­una­città­del­centro­d’Italia,­mi­hanno­dato­un­bicchiere­di­vino.­Mi
guardo­intorno.­Le­stesse­sedie,­quella­bottiglia,­e­loro,­piccolini­di­statura,­con­aria­tra­stupita­e­incerta.­Attorno­la­ragazza­più­grande­e­la­minore.­Parliamo­un­po’,­vogliono­sapere­del­fronte,­com’era.
Quanto­durerà?­Si­preoccupano­per­il­figlio.­Ma­com’è­diverso­ora,­tra­me­e­loro.­Le­due­ragazze
stanno­lì,­la­più­grande­me­la­ricordo­alle­volte­vestita­da­giovane­italiana.­Le­piaceva­scherzare.­Ma
d’improvviso­avverto­che­sono­lì­da­troppo­tempo.­Ci­salutiamo­e­li­lascio­con­tanti­auguri,­io­a­loro,
loro­a­me.
Torno­in­ospedale,­incontro­la­crocerossina­sotto­il­portone,­se­ne­va.­Mi­parla­di­A,­della­sua­corte,
del­fatto­che­è­diventato­ossessivo.­Ha­il­viso­stanco.­È­contento­della­sua­prima­uscita?­mi­chiede.­Sì,
ma­è­stato­un­incontro­strano,­questa­città­dove­ho­studiato­era­diversa.­Ora­è­un­po’­diversa.­Anche
la­gente­forse.­Poi­lei­se­ne­va.­Io­salgo,­gli­altri­stanno­giocando­a­carte.­Io­mi­metto­a­scriverle­una
lettera.­Ma­nello­scriverle­m’accorgo­che­non­so­comunicarle­bene­quello­che­mi­rode.­E­sorrido­di­me
stesso.­Mi­sembra­naturale,­che­c’è­qualcosa­che­non­è­chiaro­nemmeno­a­me.­E­tuttavia­continuo­a
scrivere.
17
Poi­smetto.­Mi­hanno­invitato­a­giocare­a­carte.­Ogni­tanto­ci­osserviamo­e­ci­viene­da­sorridere.
Così­trascorriamo­un’ora,­anche­più.­Y­gioca­con­metodo,­ricorda­le­carte,­è­davvero­un­ragioniere.­A
non­fa­che­parlare­della­crocerossina,­ha­due­occhi­così­intensi.­E­la­voce,­la­voce­aiuta­a­vivere.­Noi
ridiamo.
Poi­d’improvviso­mi­prende­un­vuoto,­e­non­solo­me,­anche­loro.­Posiamo­le­carte.­Che­c’è­davanti
a­noi,­nel­futuro?
VI
Non­volevo­tornare­in­guerra,­intendevo­rifiutarmi.­Domandai­ai­due­ch’erano­con­me­che­pensavano­di­fare.­Anche­loro­pensavano­di­farla­franca­in­qualche­modo.­Ci­mettemmo­a­ridere.­Eravamo
solo­tre­paurosi?­Può­darsi.­Ma­è­che­la­guerra­non­aveva­senso­per­noi,­e­perciò­che­ci­restava­se­non
pensare­alla­nostra­pelle?­Chi­lo­sa,­per­quelli­che­ci­credevano,­forse­valeva­qualcosa,­ma­per­noi,­no.
Fummo­d’accordo­su­questo.­E­tuttavia­io­non­ero­quieto.­Potevo­starmene­lì­a­vegetare,­e­tutto­andava­in­malora?
Domandavo­a­loro­due,­al­sottotenente­avvocato­napoletano­e­all’innamorato­della­crocerossina,
domandavo­loro­che­avrebbero­fatto­per­non­tornare­in­guerra.­Il­sottotenente­si­mise­a­sorridere;­aveva
uno­zio­generale.­Questa­volta­l’avrebbe­impegnato­al­massimo.­E­l’innamorato?
Aveva­parlato­alla­crocerossina.­La­crocerossina­aveva­detto­ch’era­fidanzata­ufficialmente.­Un­fidanzamento­con­uno­del­suo­rango.­Io­sapevo­ormai­che­tornare­in­guerra­avrebbe­significato­perdermi.­Il­che­era­peggio­di­morire.­Lo­sognai.­Un­cielo­grigio.­E­tutti,­soldati­e­ufficiali,­e­i­greci,­che
venivano­avanti,­ombre.­Eravamo­ombre,­questo­sentivo.­Anche­se­non­fossimo­morti,­di­là­saremmo
tornati­ombre.­E­non­volevo­divenire­un’ombra.­Ci­doveva­essere­un­modo­per­non­divenirlo,­per­trovare­una­ragione­che­mi­evitasse­di­trasformarmi­così.­Ma­per­i­greci­era­diverso­da­noi,­noi­molto­più
di­loro­saremmo­divenuti­ombre.­C’era­una­nostra­responsabilità,­e­un­senso­di­colpa­che­prendeva
corpo.­E­insieme­un­bisogno­di­fuga.
C’era­un­generale­che­avrebbe­potuto­aiutarci­a­non­tornare­in­guerra­contro­i­greci?­Sì,­me­lo­descrisse­a­lungo­suo­nipote.­Era­un’autorità­della­famiglia.­Non­aveva­mai­vinto­una­battaglia­ma­era­lo
stesso­un­generale.­In­famiglia­tutti­lo­consideravano­molto.­Solo­lui,­il­sottotenente­ci­rideva.­Non­credeva­all’importanza­di­un­generale,­ma­in­questo­caso,­bisognava­ammetterlo,­non­si­poteva­rifiutare
il­suo­aiuto.­In­tutta­questa­situazione­poteva­rappresentare­una­via­d’uscita,­altrimenti­non­sarebbe­stato
possibile­non­tornare­al­fronte.­Andarci­era­disumano,­in­quelle­condizioni,­senza­speranza­di­trovare
una­ragione.­Così­decidemmo­di­scrivere­una­lettera­al­generale.­Fu­lui­a­pensarlo.­In­un­certo­senso
amava­gli­scherzi,­e­si­divertiva­a­scrivere.
Caro zio, sono ormai da venti giorni all’ospedale militare, sono ferito alla mano, non è una gran ferita. Ma
credo di essere un po’ esaurito. È una forma di indifferenza, di svogliatezza, come se non fossi interessato al
mio futuro. Ti scrivo promettendoti che verrò a trovarti appena tornerò. Spero che potrai aiutarmi. In guerra
non ci voglio tornare. E c’è anche un mio amico che, come me, non se la sente di andare a uccidere gente senza
ragione.
18
Ma­il­tenente­B,­dopo­aver­scritto­la­lettera­la­strappò.­Ma­io­cominciai­a­insistere­con­B­perché­scrivesse­un’altra­lettera­a­suo­zio.­Gli­proposi­di­scriverla­insieme.­B­cominciò­a­divertirsi­all’idea.­Io­lo
scrissi­a­lei:
Sto per ottenere la raccomandazione d’un generale e non tornare più in guerra. Non che io non pensi a
quelli che sono rimasti là e tante altre cose; ma è più forte di me. Non ci voglio tornare. E farò di tutto per non
tornarci. Tu che fai? Come trascorri le giornate? Ho tanto desiderio di rivederti.
Così­B­si­lasciò­convincere­e­mentre­A­continuava­a­baciare­la­mano­alla­crocerossina,­noi­preparammo­insieme­la­lettera­al­generale.­Alla­fine,­venne­fuori­così:
Caro zio, per lettera non si può dire con esattezza quello di cui io ti debbo parlare. E la cosa riguarda anche
un mio amico, che si trova con me all’ospedale militare. Perciò te ne parlerò a voce più a lungo. Ma si tratta
di noi, non vogliamo tornare in guerra. Ti potrà sembrare strano che io ti dica così a bruciapelo una cosa del
genere. Ma è così. Io e questo amico non vogliamo tornare in guerra e perciò io penso che tu sei il solo a poterci
venire in aiuto. So che forse ti adirerai contro di me, ma so anche che finirai per sorridere, perché mi conosci
bene, e penserai che da me c’era da aspettarsi qualcosa del genere.
A­questo­punto­la­lettera­fu­interrotta.­Era­mai­possibile­che­il­generale­accettasse­una­lettera­del
genere?­Così­il­tenente­B­cominciò­a­raccontarmi­la­storia­del­generale­suo­zio,­per­farmi­capire­perché­era­possibile­avere­il­suo­aiuto:­«Mio­zio­è­il­personaggio­più­importante­della­famiglia,­capisci,­un
generale.­Nella­nostra­famiglia­c’è­il­ramo­studioso­di­legge­e­il­ramo­dei­militari.­Zio­Gerolamo­è­militare,­ha­studiato­all’Accademia­e­poi­via­via,­fino­a­diventare­generale.­Però­non­è­un­generale­di
prima­linea,­è­un­generale­di­quelli­d’ufficio,­sta­dietro­una­scrivania.­Ma­da­dietro­quella­scrivania­sapessi­quante­ne­combina.­Ne­organizza,­ne­mette­insieme.­Conosce­mezzo­mondo­e­ha­maniglie­dove
vuole.­Non­è­fascista­sfegatato,­gli­piace­la­battuta,­ma­si­è­organizzato­bene.»
«Questa­guerra­per­esempio­non­si­può­dire­che­gli­sia­sembrata­buona.­Ma­ora­la­digerisce.­Che
può­farci?­È­insomma­proprio­il­tipo­adatto­per­noi.­Naturalmente­non­lo­posso­certo­convincere­per
lettera,­dovrò­parlargli­a­lungo,­ma­vedrai­che­ci­riuscirò.»
Io­su­questo­ero­d’accordo,­che­non­potevo­più­tornare­in­guerra­in­quelle­condizioni.­C’erano­tanti
che­rischiavano­la­vita­e­morivano,­e­forse­ero­un­uomo­senza­coraggio?­No,­la­questione­era­diversa,
noi­rifiutavamo­la­guerra­dove­ci­avevano­buttati­come­sacchi.­E­allora?­Non­c’era­niente­di­meglio­che
affidarci­alla­raccomandazione­di­un­generale?­Io­sentivo­che­c’era­di­meglio.­Tornai­varie­volte­all’università­alla­ricerca­di­quel­professore­e­di­quei­compagni,­che­avevano­detto­che­il­fascismo­sarebbe
finito.­Ma­non­li­trovai.­Dovevo­perciò­trovare­una­strada.­Scrissi­anche­a­lei­della­mia­idea­chiedendole­un­consiglio.­Lei­era­incerta.­Contraria.­L’idea­del­generale­che­ci­aiutava­fece­ridere­la­crocerossina.­Disse­anche:­«Volete­nascondervi?».
Come­ci­poteva­aiutare­il­generale?­Avremmo­finto­di­soffrire­di­amnesia,­di­dissociazione­della
personalità,­chiaro?­E­così,­in­questa­finzione­avremmo­vissuto­finché­la­guerra­fosse­cessata.
«Ma­siete­davvero­sicuri­che­saprete­uscire­dalla­vostra­finzione?»­ci­chiese­la­crocerossina.­Noi­in-
19
sistemmo­nell’idea­che­la­guerra­senza­senso,­la­violenza­in­cui­potevamo­essere­travolti­per­tanto­tempo
non­era­forse­egualmente­la­fine?
Non­dovevamo­farci­inviare­di­nuovo­in­prima­linea,­alla­mitragliatrice,­a­comandare­dei­soldati­che
non­avrebbero­sopportato­i­nostri­ordini,­a­uccidere­gente­che­non­aveva­nessun­torto.­La­crocerossina
cominciò­a­domandarci­come­pensavamo­di­poter­fingere.­«Ecco,­diremo­di­non­ricordare­i­particolari­dei­fatti,­diremo­di­avere­delle­forti­amnesie,­e­diremo­di­non­conoscere­bene­le­persone,­di­imbrogliarci­nel­pronunciare­le­parole,­diremo­che­siamo­chiusi­in­noi,­e­che­l’idea­di­comandare­ad­altri
ci fa­ridere.­E­poi,­diremo­di­avere­delle­crisi­di­pianto.­E­alle­volte­un­bisogno­di­ridere­senza­sapere
perché.»­La­crocerossina­guardò­B­e­me­e­sorrise.­Scosse­le­spalle­e­respirò­forte.­A­furia­di­fingere­si
può­restare­nella­finzione.­Sarà­il­nostro­rischio,­perché­quelli­che­continueranno­a­combattere­e­uccidere­senza­perché­non­resteranno­chiusi­in­una­trappola­diversa?
Io­scrissi­ancora­a­lei,­ma­lei­non­fu­d’accordo.­Ma­noi­cominciammo­a­fare­le­prime­prove­della­nostra­finzione.­Fingevamo­di­non­ricordare­quello­che­avevamo­fatto­il­giorno­precedente,­e­tutta­la­settimana.­E­ci­sembrava­alle­volte­di­dimenticare­realmente.­Come­se­la­decisione­di­dimenticare­ci
facesse­dimenticare­veramente.
Ma­i­momenti­ossessivi­della­guerra­erano­in­noi­e­non­sparivano.­E­forse­erano­quelli­che­avremmo
voluto­dimenticare.­Di­quelli­volevamo­liberarci,­a­quelli­volevamo­sfuggire.­Ma­era­come­se­avessero
preso­piede­in­noi,­messo­radici.­Ricevetti­una­lettera­da­lei,­preoccupata.­Io­le­scrissi­una­lettera,­cercai­di­spiegarle­quel­che­mi­accadeva.­“Sento­che­tornare­in­guerra­mi­renderebbe­per­sempre­fuori­di
me.­”­E­le­parlai­anche­del­generale,­e­di­come­B­e­io­contavamo­sul­suo­appoggio­per­non­rientrare­al
fronte.
Una­mattina­la­crocerossina­anziana­entrò­con­la­sua­aria­falsamente­materna.­Io­le­andai­vicino­e
per­scherzo­dissi:­«Buon­giorno,­signor­generale».­Lei­mi­guardò­indispettita.­«Non­scherzi­così»­disse.
Ma­in­qualche­modo­m’era­passata­per­la­mente­l’idea­che­anche­lei­s’atteggiasse­a­generale.­E­forse
potevamo­cominciare­lì,­senza­aspettare­più.­B­mi­guardò­stupito,­come­se­quello­che­accadeva­gli
sembrasse­impossibile­e­insieme­lo­divertisse.­La­crocerossina­anziana­mi­si­avvicinò­e­disse:­«Smetta
di­scherzare,­tenente».
Io­sorrisi,­la­guardai­negli­occhi.­E­ripetei:­«Signorsì,­signor­generale».­Allora­B­mi­venne­vicino,
mi­guardò­e­mi­mormorò:­«Ma­non­è­ora,­non­è­il­momento».
E­anche­la­crocerossina­giovane­ripeté:­«Non­scherzi,­non­scherzi».­Ma­io­dentro­di­me­avevo­deciso,­non­volevo­aspettare­più,­avevo­deciso­di­non­tornare­in­guerra­e­quello­era­l’unico­modo­sicuro.
Poi,­si­sarebbe­visto,­avrei­riflettuto,­avrei­seguito­gli­avvenimenti.­Guardavo­B­e­lo­vedevo­perplesso,
ma­a­suo­zio­generale­non­ci­credevo­gran­che.­E­d’altra­parte­non­potevamo­certo­fingerci­fuori­di­noi,
insieme.­La­crocerossina­giovane­mi­ripeteva:­«Non­scherzi,­non­scherzi­tenente».­Non­era­più­uno
scherzo,­facevo­davvero.
B­mi­ripeteva:­«Non­è­il­momento,­con­l’aiuto­di­mio­zio­generale­sarà­più­facile».­Io­mi­ero­seduto
e­non­dicevo­più­nulla,­ricordavo­Valona,­le­sere­grigie,­gli­albanesi­che­non­ci­guardavano­quasi.­E­pensavo­a­lei.­A­come­le­avrei­scritto.­Ma­proprio­se­volevo­ancora­ritrovare­lei,­in­guerra­non­ci­dovevo
tornare.
La­crocerossina­anziana­mi­venne­vicino­e­mormorò:­«Tenente,­perché­si­vuol­divertire­con­me?».
«No,­signor­generale,­non­mi­diverto­affatto.»
Così­si­misero­d’accordo­e­la­crocerossina­anziana­se­ne­andò.­Io­allora­tornai­naturale.­E­la­crocerossina­giovane­si­mise­a­ridere.­Anche­B­mi­guardò­stupito:­«Ma­perché­ti­sei­messo­a­scherzare?».­Io
feci­cenno­di­no.­«Non­vuoi­tornare­in­guerra?­Ma­credi­che­sia­la­strada­buona?»­Anche­la­croceros20
sina­giovane­insisté:­«Crede­che­sia­facile­fingere­una­cosa­del­genere?­Ci­può­restare­dentro,­non
crede?».­Mi­guardò­scuotendo­la­testa.­«Non­deve­insistere­così.»
B­mi­parlò­ancora­di­suo­zio,­era­sicuro­che­avrebbe­risolto­il­nostro­caso.­E­ci­avrebbe­tenuti­lontano­dal­fronte.­Ma­io­non­dicevo­nulla.­Ce­ne­andammo­a­letto.­Rimasi­a­lungo­sveglio.­Ricordai­il
1939,­era­arrivata­la­guerra­in­Europa.­Mi­domandavo­come­mai­stesse­accadendo­ciò.­Ne­parlavamo
compagne­e­compagni­di­studio.­Mi­svegliai.­A­e­B­dormivano,­era­piuttosto­presto.­Mi­alzai­e­mi­vestii.­Uscii.­Nel­corridoio­incontrai­la­crocerossina­anziana,­la­salutai.
Lei­mi­guardò­in­silenzio.­Poi­disse:­«Ha­smesso­di­scherzare?».­Continuai­il­mio­cammino,­uscii
dall’ospedale.­Nella­mente­m’erano­rimaste­impresse­quelle­immagini:­tanti­soldati­feriti,­nei­loro­letti.
Camminavo­e­mi­domandavo­se­non­era­il­caso­di­tornare­prima­a­casa,­e­anche­da­lei.­Ma­pensavo
che­forse­non­avrei­più­avuto­il­coraggio­di­farmi­ricoverare,­lo­dovevo­fare­adesso.­O­non­l’avrei­fatto
più.
E­così­sarei­finito­davvero­in­guerra.­Tornai­all’università,­entrai­nell’atrio,­c’erano­poche­studentesse­e­studenti.­Cercai­se­c’era­il­professore­con­il­quale­discutevamo­e­ci­diceva­alle­volte­che­il­fascismo­ci­avrebbe­portato­alla­guerra.­Ma­non­c’era.­Com’era­mutata­la­situazione­da­allora,­ora­mi­trovavo
alle­prese­con­una­decisione­così­strana.­La­guerra­del­fascismo­era­venuta,­come­diceva­il­professore.
Chiacchierai­un­poco­con­uno­degli­studenti,­gli­chiesi­com’era­la­vita­lì.­Lui­volle­sapere­dell’Albania.­E­mentre­io­parlavo­con­lui­sentivo­sempre­in­me­quel­pensiero:­non­dovevo­tornarci,­dovevo
fingere,­fingere,­fingere.­Un­giorno­sarei­tornato­con­gli­altri,­avrei­ritrovato­il­mio­posto­nella­società.
Lasciai­l’atrio­dell’università,­ritornai­lentamente­verso­l’ospedale.­La­crocerossina­mi­salutò.­B­dov’era?­Era­uscito­anche­lui.
«Ha­rinunciato­alla­sua­stupida­idea?»­mi­chiese­la­crocerossina.
«No»­dissi.
«Crede­davvero­di­riuscirci?»
«Certo.»
Fu­quella­notte­che­mi­decisi.­Avevo­letto­il­giornale­e­le­notizie­dai­vari­fronti­erano­orrende,­piatte,
e­nascondevano­una­verità­inumana.­I­greci­difendevano­la­Grecia,­ma­io­non­potevo­tornare­a­quel
fronte.­Pensai­di­vestirmi­e­andarmene,­così­potevo­cominciare,­non­farmi­trovare­più.­Sarebbe­stato
l’inizio­della­mia­recita.­Cominciai­a­vestirmi.­E­uscii,­stando­attento­che­né­A­né­B­si­svegliassero.­Nel
corridoio­non­c’era­nessuno,­raggiunsi­la­porta.­Uscii.­Avevamo­il­permesso­di­uscire­dalle­otto­alle­sei
di­sera.­Non­erano­ancora­le­sette,­ma­nessuno­mi­disse­nulla.­Tornai­verso­l’università,­per­le­strade
c’erano­donne,­uomini,­gente­che­andava­al­lavoro.­Io­camminavo­lentamente,­loro­andavano­a­lavorare,­io­no.­Incominciavo­la­mia­finzione.­E­lo­facevo­per­potere­un­giorno­tornare­ad­essere­uno­di­loro,
come­loro,­uscire­la­mattina­per­andare­al­lavoro.
Che­pensavano­essi­della­guerra?­Camminavo­lentamente.­Entrai­in­un­bar­per­prendere­tempo­e
presi­un­caffè.­Osservai­il­barista,­la­cassiera.­Che­ne­pensavano­della­guerra?­Avevo­una­gran­voglia
di­parlare.
«In­Albania­fanno­il­caffè­alla­turca»­dissi.
«Viene­dall’Albania?»­chiese­la­cassiera.
«Sì.»Volle­sapere­come­andavano­le­cose­là,­male,­male.
«È­vero­che­ci­sono­tanti­feriti,­ma­tanti?­L’ospedale­ne­è­pieno,­è­vero?»­Accennai­affermativamente.
«Speriamo­che­finisca­presto.»
Anche­io­volevo­lo­stesso:­ma­come?­Come­sarebbe­finita?­Che­bisognava­fare?­Salutai­e­uscii.­Distruggersi­senza­ragione­è­inumano,­consumarsi­in­senso­masochistico­è­contro­la­vita.­La­gente­pas21
sava,­gente­che­andava­al­lavoro,­operai,­donne,­camminavano­a­passo­svelto.­D’un­tratto­avvertii­una
strana­sensazione;­avrei­voluto­essere­uno­di­loro,­uno­che­non­avesse­addosso­la­divisa,­uno­che­non
si­trovasse­nella­situazione­in­cui­mi­trovavo­io.­Ma­reagii.­Mi­sarei­comportato­come­avevo­deciso.
Camminavo­più­svelto­e­dopo­aver­girato­ancora­per­la­città­tornai­all’università.­Ancora­speravo­di
ritrovare­qualcuno­che­mi­conoscesse.­Fui­più­fortunato­questa­volta.­C’era­un­giovane­col­quale­avevo
studiato.­Parlammo­naturalmente­della­guerra.­Voleva­sapere,­sapere.­Lì­che­si­diceva,­gli­studenti,­i
professori?­In­apparenza­le­cose­continuavano­come­prima.­Ma­non­era­così.­Parecchi­si­aggrappavano
al­loro­tran­tran,­facevano­di­tutto­per­non­accorgersi­che­la­situazione­cambiava.­Ma­in­una­parte­degli
studenti­si­manifestava­un­atteggiamento­diverso,­critico.
Rimasi­a­lungo­all’università,­salii­in­biblioteca,­salutai­altri­che­conoscevo,­(mi­fece­una­certa­impressione­rivedere­quei­luoghi­dove­avevo­studiato).­Ma­ora­sentivo­che­dovevo­fare­quello­che­avevo
deciso.
Lasciai­l’università­e­continuai­a­camminare­per­le­strade­della­città,­avevo­deciso­di­non­tornare­più
in­ospedale.­Davo­inizio­alla­mia­finzione.
Decisi­di­scrivere­qualcosa­per­trascorrere­il­tempo.­Mi­sedetti­al­tavolo­d’un­bar,­nella­sala­interna,
e­cominciai­a­riempire­alcuni­foglietti.­“Non­ho­bisogno­di­nessun­generale­per­non­tornare­in­guerra.
Io­mi­rifiuto­alla­distruzione.­Se­la­facciano­loro­questa­guerra;”­Ci­sono­troppi­generali­in­giro,­troppa
gente­con­gradi.­È­tutta­una­gerarchia,­fatta­in­modo­perché­alcuni­ne­traggano­profitto­e­ad­altri­tocchi­di­lasciarci­la­pelle.­E­poi,­che­senso­ha­sparare­contro­chi­non­ha­nessun­torto,­che­senso­ha­sparare?­B­vuole­rivolgersi­a­suo­zio­generale.­Dovrebbe­mandarlo­al­fronte,­come­generale.­E­magari
invece­lo­farà­rimanere­davvero­a­casa.­Io,­per­conto­mio,­preferisco­fare­da­me.­L’idea­di­aver­rinunciato­all’aiuto­del­generale­mi­metteva­di­buon­umore.­Cominciai­a­pensare­a­come­in­Albania­per
certa­gente­gli­affari­andavano­a­gonfie­vele.­E­al­fronte,­invece,­mi­ricordavo­la­tenda,­dove­eravamo
rimasti­per­due­notti,­feriti.­E­un­generale­che­venne­a­trovarci.­I­generali­cominciavano­a­far­fallimento
ma­non­se­ne­accorgevano.­Dentro­di­me­c’era­anche­paura,­paura­che­la­guerra­mi­dissolvesse.­Come
una­forza­senza­ragione,­una­violenza­senza­misura.
Avevo­bisogno­di­non­farmi­intrappolare,­B­avrebbe­fatto­come­me.­Trascorsi­il­giorno­girando­per
la­città­e­a­sera­mi­sedetti­in­un­bar.­Lì­bevvi­un­caffè­e­latte.­M’era­quasi­venuto­il­sonno.­La­padrona
mi­osservava­senza­dare­all’occhio.­Mi­sembrava­che­il­tempo­non­passasse.­B­che­stava­facendo?­E­la
crocerossina­giovane?
Scrissi­una­lettera­a­lei:
Ecco, oggi proprio ho deciso. Non so come finirà questa storia. Ma sento che devo farlo, e devo farlo in modo
che mi credano. In questa guerra sporca non ci deve essere posto per me.
Il­tempo­era­lungo­a­passare,­mi­veniva­sempre­più­sonno.­Uscii­dopo­aver­pagato,­per­le­strade­c’era
poca­gente.­M’incamminai­verso­l’ospedale.­In­Albania­si­continuava­a­combattere,­in­Libia,­su­Londra,­la­guerra­aveva­cominciato­ad­espandersi­sempre­di­più.­Toccava­nuovi­paesi.­Non­era­facile­capire­come­sarebbe­finita.­Come­sarebbe­tornata­la­pace.­Un­mondo­in­cui­ognuno­potesse­essere­se
stesso.­Ma­questo­era­ancora­lontano.­D’improvviso­una­ronda­con­un­ufficiale­mi­fermò,­l’ufficiale­mi
chiese­di­accompagnarli.­Fui­ricondotto­all’ospedale.­La­crocerossina­era­lì,­quella­giovane.­L’anziana
venne­più­tardi.­M’avevano­mandato­loro­a­cercare.­Anche­B­mi­chiese­dove­diavolo­fossi­andato­e­A
si­mise­a­ridere.­lo­dissi­che­non­sapevo­più­chi­erano.­Finsi­di­non­riconoscerli.
22
«Chi­sono,­loro?»­chiesi.­E­vidi­il­volto­della­crocerossina­giovane­impallidire.­E­B­scuotermi­per­le
spalle.
«Ma­smettila­di­scherzare,­non­è­così­che­te­la­cavi.­Mio­zio­generale­risolverà­tutto.»
«Chi­siete?»­io­ripetevo.­La­crocerossina­anziana­mi­disse­di­non­scherzare,­che­lo­sapevano­che­io
fingevo.­A­non­se­la­prendeva­troppo.
«Vedrai»­diceva­B­«vedrai­che­mio­zio­generale­ci­farà­restare­a­casa.»
La­crocerossina­giovane­insisteva­che­io­non­dovevo­fingere,­rischiavo­una­dura­condanna.­Non
vollero­credermi­e­per­quella­notte­mi­fecero­dormire­ancora­lì.
Io­restai­per­ore­a­occhi­aperti,­B­mi­parlò­a­lungo.­Anche­la­crocerossina­giovane­mi­parlò­a­lungo.
Mi­spiegavano­che­io­avevo­ragione,­che­la­guerra­era­orrenda,­mostruosa,­che­tornare­a­uccidere­gente
senza­ragione­era­inumano,­lo­capivano­che­io­mi­dovevo­rifiutare,­ma­non­così,­dovevo­farmi­aiutare
dal­generale­zio­di­B.­Ma­non­in­un­modo­simile.
E­io­non­dicevo­nulla.­A­furia­di­mentire­non­avrei­perso­per­sempre­la­possibilità­di­dire­la­verità?
Pensavo­a­lei,­a­mio­padre.­Poi­dormii.­All’alba­venne­la­crocerossina­anziana.­La­guardai­senza­dir
nulla.
«Non­mi­saluta?»­mi­chiese.
Feci­un­cenno.­Poi­lei­se­ne­andò­e­tornò­poco­dopo­con­un­dottore.­Questi­mi­osservò­per­un­poco
in­silenzio.­Aveva­una­quarantina­d’anni.
«Non­volete­tornare­in­guerra?»
«Non­m’interessa.»
«Chi­è­questa­crocerossina?»
«Non­so.»
«Finge»­mormorò­la­crocerossina­anziana.­Guardai­la­crocerossina­giovane,­sì­che­la­riconoscevo,
sì­che­sapevo­quanto­aveva­fatto­per­me,­e­di­suo­padre­e­della­fabbrica­di­profumi,­delle­bottigliette.
E­certo­che­riconoscevo­A­e­B,­tutti­i­giorni­al­fronte­insieme,­e­le­giornate­di­tregua,­le­risate,­e­quanto
mi­raccontava­della­sua­carriera,­dei­suoi­studi.­Ma­dissi:­«No,­non­li­riconosco».­Essi­rimasero­in­silenzio­e­mi­guardarono­come­dicessero:­“Hai­proprio­deciso­di­tentare?”
Sì,­avevo­deciso­ormai.­Avevo­dimenticato.­Essi,­i­dottori,­avrebbero­dovuto­tentare­di­ricostruire
qualcosa­dei­miei­ricordi.­Io­non­ricordavo­più.­Il­mio­passato­era­una­parete­bianca.­Doveva­esserlo.
Perché­se­fossi­tornato­in­guerra­davvero­forse­sarei­divenuto­così,­con­la­violenza­senza­senso­scatenata­in­me.­E­ora­dovevo­suscitare­questa­impressione,­con­abilità,­con­verità.
Ma­non­dovevo­restare­solo­davvero.­Se­fossi­rimasto­solo­davvero,­senza­comunicare­con­altri,­mi
sarei­perduto.­Avrei­dovuto­trovare­un­modo­perché­la­mia­finzione­avesse­un­senso­e­non­fosse­solo
autodistruzione.­Il­rischio­era­che­fingere­mi­isolasse,­mi­chiudesse­in­una­solitudine­dalla­quale­sarebbe
stato­impossibile­uscire.­Ma­la­guerra­non­presentava­anch’essa­lo­stesso­rischio,­il­rischio­di­perdermi
man­mano,­una­guerra­così,­senza­senso,­non­era­questo­altrettanto­alienante?
Volevo­dire:­sì,­vi­riconosco,­la­crocerossina,­A,­B.­Vi­riconosco,­ma­ero­ammutolito.­Sentivo­che
in­guerra­l’odio­avrebbe­corroso­il­mio­essere,­la­paura,­il­vuoto.­E­la­mia­stessa­capacità­e­volontà­di
vivere­sarebbe­stata­logorata­per­sempre.
Non­avrei­potuto­scrivere­lettere,­la­mia­amnesia­portava­con­sé­questa­limitazione.­Il­pensiero­che
non­avrei­potuto­scrivere­lettere­mi­colpì.­Dovevo­dunque­interrompere­così­tutti­i­rapporti?­Sentivo
che­andare­avanti­su­quella­strada­era­molto­difficile.­Mi­veniva­voglia­di­dire:­sto­mentendo.­Vi­riconosco­tutti.­E­se­mi­fossi­assuefatto­a­restar­chiuso­in­me?
Ma­decisi­di­insistere,­anche­se­riflettevo­che­avrei­potuto­far­del­male­a­chi­mi­voleva­bene:­ma­di23
versamente­non­era­peggio?­La­crocerossina­mi­venne­vicino­e­insisteva,­che­era­assurdo­quel­che­volevo­fare,­assurdo.­Io­la­guardavo­in­silenzio.­Mi­sentivo­lucido.­Così­un­giorno­avrei­potuto­certamente
riprendere­la­mia­vita­con­gli­altri.­Il­dottore­decise­di­lasciarmi­ancora­lì,­l’indomani­mattina­sarebbe
tornato.
VII
Il­tenente­mio­compagno­di­stanza­per­molto­insisté.­«Se­n’accorgeranno­che­stai­fingendo»­diceva.
«Sanno­come­fare­per­capirlo.»
Io­sorridevo.­Con­lui­parlai­di­nuovo.­E­anche­quando­venne­una­crocerossina­dissi­qualcosa.­«Non
mi­farete­cambiare­idea.»­Mi­sentivo­quasi­divertito­dalla­mia­decisione.
Poi­decisi­di­scrivere­l’ultima­lettera­a­lei.­Insistei­a­dirle­che­così,­un­giorno,­sarei­tornato.­Quel­che
avevo­visto­in­guerra­mi­aveva­colpito­troppo.­Il­vuoto,­la­nessuna­ragione­di­tutto­ciò.­Tornare­a­uccidere­così­no.­Non­volevo­rivedere­quel­che­avevo­visto­al­fronte.
Il­giorno­seguente­mi­condussero­in­osservazione.­Io­soffrivo­molto­di­non­poter­scrivere­a­nessuno.­La­prima­notte­dubitai­di­avere­sbagliato,­pensai­che­sarebbe­stata­meglio­la­guerra­che­la­mia
condizione.­In­quella­stanzetta,­con­una­finestra­che­dava­in­un­cortile­con­pochi­alberi,­capii­d’improvviso­quanto­era­orrendo­essere­solo­e­non­poter­comunicare­con­nessuno.­Stavo­seduto­e­mi­sembrava­di­essere­una­cosa,­come­il­letto,­la­sedia.­Volevo­comunicare­con­qualcuno,­un­essere­umano,
volevo­esprimermi.­Suonai­il­campanello,­venne­una­crocerossina,­aveva­capelli­biondi­come­la­mia
ragazza.
«Che­c’è?»
«Niente.­Mi.­sentivo­troppo­solo.»­Lei­sorrise.
«Domani­sarete­visitato.­»­Lo­disse­sorridendo.
Io­ero­un­poco­preoccupato­all’idea­della­visita.­Potevano­accorgersi­che­fingevo.­Io­provavo­un
gran­desiderio­di­tornare­a­casa,­di­rivedere­lei,­di­riprendere­una­vita­normale,­di­ricominciare­i­miei
studi.
Ma­tanti­erano­al­fronte.­Costretti­a­rischiare­la­vita­senza­una­ragione.­Quella­guerra­senza­ragione.
Pensavo­a­lei.­Ai­miei­compagni­feriti.­Perché­non­ero­con­loro?­Aveva­un­senso­quello­che­stavo
facendo?­Avrei­potuto­andare­avanti­così,­solo?­L’infermiera­se­n’era­andata,­ero­proprio­solo.­Guardai­alla­finestra.­Cominciai­a­ricordare­l’università,­i­professori,­i­compagni.­Avevo­studiato­con­interesse,­ma­già­c’era­la­guerra,­si­annunciava.­E­con­lei­sembrava­che­non­volessimo­perdere­il­tempo.
Nell’università­le­lezioni­si­svolgevano­come­se­non­stesse­per­accadere­nulla.­Ognuno­aveva­un­programma­e­lo­svolgeva,­di­lezione­in­lezione.­Di­quel­che­accadeva,­che­stava­per­accadere­non­si­parlava­tra­professori­e­allievi.­Era­un­modo­per­andare­avanti,­un­modo­che­sembrava­naturale.
La­prima­notte­fu­lunga.­Mi­svegliai­ch’era­ancora­buio.­Pensai­a­mio­padre,­a­come­era­venuto­a
trovarmi­fin­lassù.­A­mio­padre­e­a­lei­avevo­scritto­un­biglietto.­La­menzogna­mi­ripugnava­e­mi­domandavo­se­la­menzogna­poteva­essere­meno­pericolosa­della­violenza.­Non­sarebbe­stato­meglio­seguire­la­sorte­degli­altri­che­costruirne­una­così­strana?­O­meglio­ancora­liberarsi­man­mano­da­quanto
poteva­essere­ostile?­La­notte­fu­lunga.­La­stanza­cominciò­a­restringersi­attorno­a­me,­e­poi­si­fermò.
Era­stata­la­sensazione­di­un­attimo.­Mi­alzai.­Camminai­a­lungo­su­e­giù.­Mi­sentivo­inquieto,­in24
certo.­Forse­non­sarebbe­stato­facile­come­avevo­immaginato.­Era­il­febbraio­del­1941.­La­guerra­sarebbe­durata­ancora­molto?­Non­ne­avevo­idea.­Non­sarebbe­stato­meglio­essere­con­gli­altri,­e­seguirne­la­sorte­e­non­lì,­solo,­in­quella­stanza?­Non­era­assurda­la­mia­idea­di­isolarmi?­E­perché­non
avevo­ascoltato­il­consiglio­di­lei­che­mi­aveva­suggerito­di­non­farne­niente?
Potevo­ancora­uscirne,­rischiando­una­condanna­naturalmente.­Ma­ormai­c’ero­dentro.­Ero­colpevole­di­qualcosa?­Non­era­una­colpa­aver­abbandonato­quella­guerra,­semmai­un­merito.­Ero­colpevole
di­sentirmi­solo.­Questo­sentimento­di­solitudine­quella­notte­mi­si­rivelava­integralmente.­Avevo­la
sensazione­che­sarebbe­stata­una­solitudine­difficile­a­superare.­Fingere­con­metodo,­che­tracce­avrebbe
lasciato­in­me,­nella­mia­psicologia?­Sarei­riuscito­a­non­restare­impigliato­in­una­rete­inestricabile?
Sarebbe­stato­possibile­tornare­al­mondo­reale?­Mi­sedetti­sull’orlo­del­letto;­ci­sarei­riuscito.
D’improvviso­il­mondo­di­fuori­mi­attraeva­con­profonda­violenza,­sentivo­che­da­soli­non­si­esiste,
che­i­rapporti­con­gli­altri­sono­la­sostanza­della­vita­di­ognuno.­Come­potevo­conservare­dei­rapporti
chiuso­là­dentro?
La­stanza­mi­sembrava­più­piccola,­sentii­freddo.­Mi­sembrava­d’improvviso­di­non­sapere­più­che
volessi.­Qualcuno­sarebbe­venuto­a­trovarmi­di­quelli­che­amavo,­ma­avrei­dovuto­non­riconoscerli.
Ma­volevo­sapere­quel­che­accadeva­fuori,­come­andava­la­guerra,­chi­vinceva,­era­necessario­non­perdere­i­contatti,­sapere,­sapere,­in­ogni­modo­partecipare.­Non­potevo­essere­indifferente­a­quanto­accadeva.­ Non­ volevo­ sottrarmi­ alla­ mia­ parte­ di­ responsabilità;­ solo­ che­ mi­ sembrava­ giusto­ non
continuare­come­era­cominciato.
VIII
Ma­capii­che­qualcosa­dovevo­pur­fare­per­trascorrere­il­tempo,­chiuso­com’ero­in­quella­stanza.­Perché­tutta­la­notte­avevo­sentito­come­se­i­suoni­della­guerra­mi­giungessero­sempre­più­vicini.­Mi­ero
chiuso­in­me,­mi­ero­rifiutato­alla­guerra,­ed­ecco­che­una­profonda­irrequietezza­si­stava­impadronendo
di­me.­Il­suono­della­mitragliatrice,­il­dito­premuto­sul­grilletto,­l’occhio­al­soldato­che­veniva­avanti,
all’uomo­che­veniva­avanti,­questo­io­l’avevo­già­fatto,­le­urla­di­quei­soldati­ai­mortai­Brixia,­contadini
della­piana­di­Salerno,­il­loro­lamento­ferito,­io­mi­sono­nascosto­come­un­topo­in­questa­stanza,­ma­a
che­serve,­come­se­non­è­già­dentro­di­me­quello­che­m’ha­segnato,­la­gioia­dei­generali­che­mi­ci­hanno
mandato,­forse­non­ho­scelto­di­venire­qui,­forse­sono­stato­condizionato,­forse­ho­cominciato­a­fingere­credendo­di­voler­fingere,­e­invece­non­è­una­finzione.­Nelle­mie­mani,­nel­mio­essere,­nella­mia
volontà­è­rimasto­il­segno.
Ecco,­nella­stanza­ci­sono,­in­attesa­che­domani­mi­facciano­i­loro­esami,­le­visite,­ma­nella­stanza
ci­sono­davvero,­non­è­una­finzione.­In­Libia­c’è­la­guerra,­i­carri­armati,­gli­stukas,­in­Grecia­la­neve,
chi­sa­quanti­congelati,­a­Roma­nel­suo­palazzo­su­piazza­Venezia,­c’è­quello­che­ci­ha­mandati,­a­Londra­a­Parigi­c’è­la­guerra,­io­sono­davvero­in­questa­stanza,­non­è­una­finzione,­le­pareti­le­tocco,­se
parlo­nessuno­mi­risponde,­ma­non­mi­lamento,­non­è­il­caso,­di­fronte­a­quello­che­accade­a­tanti­altri,
non­c’è­ragione­che­io­mi­lamenti,­e­non­mi­lamento,­e­poi­ci­sono­i­generali,­i­generali­italiani,­e­gli
altri,­e­quelli­italiani­li­ho­visti­da­vicino.
Questa­stanza­non­è­una­finzione.­Non­è­peggiore­questa­solitudine­che­al­fronte­la­compagnia
degli­altri?­Ho­scelto­o­non­ho­scelto­di­venire­qui?­Venire­qui­non­è­un­modo­assurdo­di­comportarsi?
No,­no,­sparare­contro­i­Greci­senza­ragione,­questo­è­assurdo,­uccidere,­odiare,­questo­è­assurdo,­inumano.­Gli­uomini­non­sono­fatti­per­uccidere.­La­solitudine­di­questa­stanza­non­è­una­menzogna,­è
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una­verità.­Ha­le­pareti­bianche,­bianche.­Per­quali­ragioni­sono­qui?­Perché­rifiuto­la­guerra,­questa
guerra­del­1941,­in­Grecia,­perché­usare­le­armi­contro­i­greci­è­odio­e­vigliaccheria­insieme­e­questa
verità­ormai­non­è­chiara­solo­a­me.­Sono­qui,­in­questa­stanza,­per­non­abituarmi­a­essere­un­robot
della­guerra,­dell’odio,­del­servizio­alle­armi,­sono­qui­nel­disperato­tentativo­di­non­scivolare­nell’incoscienza­per­sempre,­di­non­rimanere­in­un­angolo­buio.
Le­pareti­bianche­della­stanza­già­si­intravedono­alla­prima­luce­che­trapela­dalla­finestra.­La­notte
è­passata­in­bianco,­e­la­luce­arriva­lentamente,­si­fa­chiara­sempre­di­più.­Ecco,­se­non­posso­ricordare
chi­devo­fingere­di­aver­dimenticato,­potrò­tuttavia­scrivere­a­chi­non­conosco,­a­chi­invento,­a­chi­mi
devo­pur­rivolgere­perché­non­posso­restare­immerso­nel­nulla,­o­peggio­ancora­nelle­allucinazioni­di
una­realtà­che­mi­sfugge.­È­il­1941­e­mi­stanno­davanti­le­pareti­bianche­della­stanza.­Fuori,­a­Londra,
a­Parigi,­a­Praga­è­la­guerra,­ad­Atene,­ad­Argirocastro,­su­Napoli,­in­un­modo­si­concluderà­tutto­questo,­la­vita­vincerà­sulla­morte,­la­pace­sulla­guerra,­la­libertà­su­questo­mondo­oscuro.­Ma­io­che­ne­so
della­libertà?
Fra­poco­mi­domanderanno,­mi­chiederanno:­ci­parli­di­questo,­ci­parli­di­quello,­ci­dica.­Perché
l’espressione,­il­linguaggio­è­la­spia­che­può­rivelare­il­mio­comportamento,­se­mento­o­no.­La­memoria,­questa­segreta­capacità­di­conservazione­in­sé­vivo­ciò­che­ci­sta­a­cuore,­e­ciò­che­ci­è­utile,­e­il
tempo,­il­tempo­passato­che­non­si­muta­in­una­non­identità,­non­si­vanifica.
Questa­stanza­ha­le­pareti­bianche.­Ne­ricordo­un’altra,­di­casa­mia,­con­eguali­pareti.­Ma­almeno,
chiuso­qui,­come­sono,­non­sarò­là­dove­si­commette­violenza­e­si­odia.
Ed­ecco­che­bussano,­entra­una­crocerossina.­Mi­chiede­se­ho­dormito,­e­mi­invita­a­seguirla.­È
bionda,­alta,­snella.­Ci­incamminiamo­per­il­corridoio.­E­mi­fa­entrare­in­una­stanza­dove­è­un­dottore,
un­uomo­sui­cinquant’anni,­magro.
Mi­domanda­come­mi­chiamo,­gli­rispondo.­Il­mio­nome­lo­ricordo.­Mi­chiede­di­raccontare­come
sono­arrivato­lì.­Faccio­cenno­di­no­con­la­testa,­non­lo­so,­non­lo­so.­Mi­chiede­di­parlargli­del­mio­passato.­Penso­a­qualcosa,­a­qualche­episodio.­Racconto­di­un­sogno­che­avevo­avuto­una­volta,­sui­sedici
anni:­ero­in­una­strada,­e­lì­passava­un’automobile,­poi­ripassava­la­stessa­automobile,­e­ancora,­e­ancora,­e­io­ero­fermo­a­guardare­quell’automobile­che­passava­e­ripassava­per­non­so­quanto­tempo.
E­poi?­Un­altro­sogno:­vedevo­davanti­a­me­un­prato­e­spariva,­un­fiume­e­spariva,­e­io­avevo­voglia
di­fermarli­e­non­ci­riuscivo.­E­vedevo­un­albero,­e­spariva.­Mi­stropicciavo­gli­occhi­ma­era­così,­non
c’erano­più.
Il­dottore­mi­dice­di­camminare­avanti,­indietro,­far­qualche­passo­di­corsa,­sollevare­le­braccia.­Poi
dice:­per­oggi­può­bastare­e­mi­rimandano­nella­mia­stanza.­Allora­io­chiedo­carta­e­penna,­non­voglio
starmene­solo,­voglio­scrivere.
Scrivere­per­comunicare,­a­qualcuno­che­ammetto­di­ricordare.­Così­decido­di­scrivere­una­lettera
al­sergente­Stampa.
Siete sempre vicino al mare? O vi siete spostati più all’interno? E non è cambiato niente in meglio? Immagino la neve che ci sarà ora sulle montagne e quello che questo significa. E i soldati? Che dicono? Bestemmiano, odiano a morte chi li ha mandati laggiù? Io sono ricoverato in una clinica dove sono in cura per dei
disturbi. Immagino quanto desiderate che la guerra finisca. Qui la gente va al suo lavoro, non parla. Con me
c’erano all’ospedale anche il tenente B e Lamarchi. Se mi scrivi parlandomi un po’ della situazione di voi mi
aiuti a ricordare cose che ho dimenticato.
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Parlo­ancora,­scrivo­ancora,­della­pace,­poi­cancello,­penso­alla­censura,­la­lettera­non­passerebbe.
Siete ancora con le scarpe a brandelli, Stampa? E i calzoni malridotti, Stampa? E c’è ancora la stessa aria
di come se nessuno sa niente di quel che si deve fare? Come se nessuno fosse responsabile di niente?
Scrivere,­mi­era­necessario,­indispensabile,­dovevo­farlo.­A­Roma­lo­sanno?­Sanno­come­stanno­le
cose­in­Albania?
Che­farà­ora­lei?­Ancora­non­lo­sa­che­sono­qui­dentro?­Mi­verrà­a­trovare?­E­mio­padre?­Certo­che
verranno.­Penso­a­tante­città,­alla­minaccia­continua­dei­bombardamenti,­alla­gente.­Come­sarà­il­futuro?
Stampa, ti ricordi come urlavano quei feriti attorno ai mortai? E per tutta l’Albania nessuno sembrava
responsabile di niente. Ti ricordi come bestemmiavano Roma? Ora forse state nelle tende, sotto la pioggia o la
neve. Chi è rimasto del plotone, chi è ancora sano e vivo? Io sono in una stanza solo, per ora. Ma non credo mi
lasceranno solo per tanto.
Sulla nave da Bari verso l’Albania aspettavamo i sottomarini, nessuno di noi mostrava di pensarci ma ci
pensavamo. Poi, a Durazzo, quei giorni, ricordi sergente Stampa in mezzo agli albanesi che non si curavano
di noi o ci guardavano appena con sguardo malevolo. Che eravamo andati a fare lì, Stampa, in quella terra?
E da allora che m’è cominciato di aver perso una parte della mia responsabilità su me stesso, e la stessa responsabilità che avrei dovuto avere nel guidarvi in guerra mi mancava, non si può essere responsabile se non si ha
coscienza di ciò che si fa, del perché lo si fa, in che modo, noi ufficiali non avevamo coscienza di ciò che ci toccava fare, come potevamo trasmetterla ai soldati questa coscienza che non avevamo?
Stampa, tu facevi eseguire certi ordini, in un modo o nell’altro quegli ordini venivano eseguiti, ma neanche tu eri a tuo agio. E sono finito in questa stanza perché veramente questa sensazione di essere senza coscienza
mi ha abbacinato, non me ne sono accorto subito, ma un po’ alla volta, e il dimenticare è proprio questo aver
perso coscienza. E senza coscienza uno non solo non è un ufficiale, Stampa, ma nemmeno sergente né soldato
né uomo.
Ecco come sono finito in questa stanza. Forse è nato dentro di me un senso di colpa profondo, e mi son voluto punire chiudendomi qui. Non ho scelto di farlo, il mio stesso essere mi ha spinto a farlo. Ero con B, scrivevo alla mia ragazza, c’era la crocerossina, la gente che lavorava, operai, donne studenti nell’atrio
dell’università, L’università dove sono stato a studiare, Stampa, ora ci sono le pareti bianche della stanza, e
fuori la guerra, i francesi, i tedeschi, i greci, gli inglesi, tutta l’Europa, ma certamente ci sono quelli che hanno
delle idee, sanno quello che vogliono, chiuso qui dentro forse non mi salverò lo stesso se non riuscirò a comunicare di nuovo quel che sono, o quel che sono diventato non si comunica più?
Sergente Stampa, ti saluto, attento a tutti voi e salutami un po’ tutti.
Ma­non­avevo­altro­da­dire­al­sergente?­Aveva­certamente­altro­da­pensare­che­ai­miei­problemi,­ma
forse­il­gelo­e­le­montagne­d’inverno­e­la­morte­che­li­minacciava­non­erano­un­po’­come­quelle­pareti
bianche­che­mi­stavano­lì­davanti?
Il­GUF.­Ora­ricordo­d’improvviso­un­pomeriggio­al­GUF.­Si­ballava.­La­guerra­non­era­ancora
scoppiata.­Non­ci­andavo­quasi­mai­al­GUF.­A­un­tratto­il­ballo­era­stato­interrotto­e­un­gerarca­s’era
fatto­avanti­per­annunciare­che­si­apriva­una­sottoscrizione­per­la­rivista­del­GUF­locale.­Lui­aveva­pro-
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vato­un­senso­di­fastidio,­gli­era­sembrato­tutto­come­una­farsa,­il­modo­come­aveva­parlato,­come­era
venuto­avanti­tra­quelli­che­ballavano,­come­aveva­fatto­interrompere­il­ballo.
Il­ballo­era­continuato.­Fino­a­sera­tarda.­Quel­che­ricordava­in­particolare­era­che­allora­non­c’era
ancora­la­guerra.­Ma­quel­gerarca­che­chiedeva­soldi­durante­il­ballo­rimaneva­nella­sua­memoria­come
un­aspetto­assurdo­di­quella­pace.
IX
La­guerra­era­molto­peggio­di­quanto­si­potesse­immaginare­prima­che­cominciasse.­Non­era­solo
tremendo­quel­poter­morire­da­giovani­senza­una­ragione­ma­era­intervenuta­nella­vita­rendendo­tutto
opaco.­Si­rideva,­si­faceva­dell’ottimismo,­si­conservavano­rapporti,­amicizie,­ma­era­in­gioco­il­senso
che­avrebbero­conservato­questi­rapporti.
Io­mentivo­dicendo­di­non­ricordare­ma­certo­era­vero­che­qualcosa­era­mutato­in­me.­Dovevo­cercare­di­capire­che­stesse­avvenendo.­Devo­cercare­di­capire­che­sta­avvenendo.­Non­tornare­in­guerra
è­necessario­ma­devo­anche­capire­che­fare.
Come­comportarmi?­Che­fare?
Gli­altri­erano­rimasti­al­fronte,­senza­volerlo­s’intende,­ma­io?­Avevo­la­bocca­amara.
La­crocerossina­è­venuta­a­chiamarmi­presto­questa­mattina,­il­dottore­mi­vuol­vedere­e­discutere.
Quando­entrai­nella­stanza­il­dottore­era­seduto.­Nel­guardarlo­avvertivo­come­un­senso­di­colpa:­era
forse­il­fatto­che­dovevo­mentirgli.­Ma­perché­non­andava­lui­in­guerra?­Mi­chiese­di­nuovo­di­camminare,­di­alzare­le­braccia,­di­far­qualche­passo­di­corsa.
Mi­chiese­poi­di­raccontare­qualcosa­di­quando­andavo­a­scuola.­Io­rimasi­a­lungo­in­silenzio,­mi
domandavo­se­dovevo­ricordare­o­no,­mi­domandavo­che­importanza­avesse­avuto­se­io­avessi­raccontato­qualche­episodio­della­mia­vita­di­studente.­Decisi­di­raccontare­una­partita­a­pallone,­che­avevamo
giocato­tra­studenti­del­liceo.­C’erano­molti­compagni­ai­bordi­del­campo.­Io­giocavo­male,­non­mi­riusciva­di­giocare­bene,­e­mi­sentivo­di­umore­nero.­Poi,­d’improvviso,­ero­riuscito­a­segnare­un­goal.
Tacqui.­Il­dottore­stette­un­po’­in­silenzio.­Mi­chiese­di­continuare.­Io­cercai­di­ricordare.­Ma­non
ricordavo­più­niente,­più­niente.­Non­ricordavo­davvero­altri­particolari­di­quella­partita.­Vedevo­la­parete­bianca­della­mia­stanza.­Il­dottore­mi­disse­di­parlare­di­qualche­altro­particolare­che­potevo­ricordarmi.
Ricordavo­la­gioia­provata­un­giorno,­vedendo­la­mia­compagna­di­gioco,­di­dieci­anni,­buttarsi­in
acqua­vestita.­Le­volevo­bene.
Continuai­a­parlare­di­quell’episodio.
«Qual­è­il­vostro­reggimento?»­mi­chiese­d’improvviso­il­dottore.­Scossi­la­testa.­Gli­occhi­del­dottore­si­fissarono­su­di­me,­a­lungo,­e­infine­ripeté:
«E­la­città­dove­siete­stato­col­reggimento­la­ricordate?»­Stavo­zitto.
«Ricordate­la­regione,­il­paese?»
Stavo­zitto.­Davanti­a­me­rivedevo­l’Albania,­Durazzo,­Valona,­Argirocastro­e­la­gente,­quella­gente
silenziosa­nelle­strade,­mi­rivedevo­camminare­con­il­sottotenente­B,­e­il­bar­nella­piazza,­e­il­proprietario­e­il­disco­che­suonava.­Ma­ora­tacevo.­Allora­il­dottore­mutò­tattica.­Mi­disse:­«Io­dirò­dei­nomi;
lei­dica­una­parola­qualunque,­che­le­viene­in­mente».­E­cominciò:­Giorno,­notte,­rispondevo,­io­e­così
via;­mare,­sottomarino,­cielo,­aeroplano,­bandiera,­cavallo,­mattino,­luce,­montagna,­neve,­soldato,­lava28
gna,­piatto,­fame,­anni,­tempo,­Durazzo,­sera,­Valona,­niente,­frontiera,­alba.
Poi,­dopo­aver­taciuto­ancora­a­lungo,­mi­chiese­di­nuovo­di­parlargli­dei­miei­studi.­Io­riflettei­a
lungo­e­cominciai­a­parlargli­di­storia­romana.­E­precisamente­delle­guerre­cartaginesi.­Ripetevo­quel
che­ricordavo­dall’esame­di­storia­romana.­Allora­egli­mi­chiese­se­mi­piacesse­la­storia.­E­io­accennai
di­sì.­Dove­avevo­studiato?­All’università.­Quale?­Quale?­Quale?­Dove?­Quando?
Feci­dei­cenni,­non­ricordavo,­non­sapevo,­non­mi­tornava­in­mente.­E­invece­ricordavo­l’università,
quel­corridoio­affollato­di­studenti,­studentesse:­l’attesa­tra­una­lezione­e­l’altra.
D’un­tratto­avvertii­una­strana­sensazione,­come­se­il­non­rispondere­volutamente­alle­domande­mi
stesse­in­parte­sottraendo­quello­che­negavo­di­ricordare.­Io­avevo­deciso­di­comportarmi­così,­ma­mi
sembrava­come­se­non­dire­avesse­uno­strano­effetto­in­me.­Ero­tentato­di­ricordare­e­dire­quello­che
ricordavo.­Ero­tentato­di­farlo­ma­la­mia­decisione,­io­opponevo­resistenza.­No.­Non­dovevo­tornare
in­guerra,­a­qualunque­costo­non­volevo­più­premere­il­dito­sul­grilletto­della­mitragliatrice­davanti­ai
greci.
Il­dottore­mi­rimandò­ancora­una­volta­nella­mia­stanza.­Mi­accompagnò­la­crocerossina,­io­la­seguivo­in­silenzio.
Quanto­sarebbero­durate­quelle­prove?­Quanto­tempo­avrebbero­dubitato­di­me?­Non­ne­avevo
idea,­ma­sentivo­che­ormai­riuscivo­a­proseguire­su­quella­strada.­Ci­riuscivo,­e­avevo­l’impressione­che
il­dottore­fosse­piuttosto­convinto­del­mio­modo­di­fare.
Nella­stanza­mi­ritrovai­davanti­alle­pareti­bianche.­Tra­me­e­la­società,­il­mondo,­la­gente­avevo­scelto
le­pareti­bianche.­Ma­fuori­la­società­non­aveva­vita,­era­il­caos,­la­violenza,­era­guerra:­cosa­erano­quelle
pareti­bianche?­Solo­paura,­pareti­dietro­cui­mi­nascondevo­per­paura­di­morire­?­Avevo­avuto­paura
in­guerra?­Forse­molto­di­più­di­quanto­avessi­creduto,­anche­se­nell’ansia­di­difendermi­non­avevo­badato­molto­a­quella­paura.­Era­solo­paura­che­mi­aveva­portato­dietro­quelle­pareti­bianche­o­una­scelta
libera,­una­volontà­di­non­partecipare­a­quella­guerra?
Le­pareti­bianche­mi­stanno­davanti­senza­darmi­nessuna­risposta.­Devo­scrivere,­non­posso­chiudermi­in­un­silenzio­completo­verso­tutti.­Ecco,­scriverò­a­un­mio­compagno­di­studi,­via­Girasole­63.
Non ho scritto prima di ora perché non ne ho avuto tempo, né occasione. Ora sono tornato dal fronte. Quel
che ho visto non te lo racconto. Sono stato ferito e sono ricoverato. Mi farebbe piacere se mi scrivessi raccontandomi di come vanno le cose all’università, di quel che fate, di quel che sta accadendo di nuovo. Io per quel
che mi è accaduto al fronte soffro di amnesia.
A­questo­punto­mi­sono­fermato.­Allora­è­vero?­Se­scrivo­a­questo­mio­compagno­che­è­vero,­è
vero?­Forse­al­fronte­qualcosa­mi­è­stato­strappato­via­per­sempre?­Sono­diverso­da­come­ero­?
Sono­diverso.­Diverso.­Ma­non­solo­io,­anche­gli­altri,­chiunque­c’è­andato,­chiunque­c’è,­chiunque
è­là­e­spara­contro­i­greci,­e­uccide­senza­ragione,­muore­un­poco­insieme­a­quelli­che­uccide­ed­è­diverso,­dentro­di­lui­muta,­senza­saperlo.
Il­futuro,­il­futuro­dietro­quelle­pareti­bianche,­il­futuro,­domani,­come­si­arriverà­alla­pace,­che­sarà
la­pace,­che­tipo­di­pace,­e­come­ci­arriverò,­che­parte­avrò,­chi­sarò?
Perché­ho­detto­che­ho­dimenticato?
Continuo­la­mia­lettera:
29
Eccomi dunque in questa stanza dalla quale non so bene quando e come potrò uscire, perché non ho un’idea
precisa di quanto davvero mi sia accaduto. Scrivo a te proprio perché vorrei che tu mi dicessi come vanno ora
i tuoi studi, a che punto sei, che si dice. Ecco, vorrei essere informato.
A­questo­punto­mi­sono­fermato:­vorrei­che­fosse­lei­a­informarmi­ancora,­a­scrivermi,­ma­a­lei­non
posso­scrivere,­almeno­per­ora,­la­mia­amnesia­deve­manifestarsi­nel­mio­comportamento,­non­posso
ricordare­tutto.­Ma­comunicare­con­la­realtà,­con­il­mondo­di­fuori,­con­quello­che­accade,­questo­è­assillante,­rimanere­chiuso­qui­va­bene,­ma­non­rassegnarsi,­rassegnarsi­significa­non­uscirne­più.
La­crocerossina­ritorna­a­chiedermi­se­mi­serve­qualcosa,­e­mi­racconta­che­la­sera­andrà­a­un­ballo.
Io­provo­il­desiderio­di­andarci­anch’io­ma­non­posso­andarci.
X
Sono­passati­sei­giorni.­Mi­accorgo­che­diventa­abbastanza­difficile­avere­notizie­dall’esterno.­Non
so­se­mostrare­molto­interesse­per­quanto­accade­fuori:­vorrei­sapere,­essere­informato,­che­accade­sui
vari­fronti,­e­il­resto.­Ma­dubito­che­il­dottore­possa­trarre­deduzioni­ottimistiche­se­io­chiedo­i­giornali.­Tuttavia­oggi­li­ho­chiesti.­Voglio­sapere,­è­troppo­tempo­che­non­so.
Mi­hanno­portato­un­giornale.­In­Grecia­le­cose­vanno­male,­si­capisce­anche­se­si­dice­poco:­in
Africa­meglio.­Leggo­tutto­il­giornale­con­minuzia.­Poi­viene­il­dottore­che­mi­chiede­le­mie­impressioni.
«C’è­la­guerra»­dico­«questo­mi­dice­il­giornale,­c’è­la­guerra.»­Ma­io­lo­sapevo?­«Sì,­sì,­lo­sapevo,­ma
in­un­modo­sfuocato.»
Il­medico­mi­promette­che­mi­farà­avere­il­giornale­ogni­giorno.­Io­ne­sono­contento.­Non­posso­rinunciare­a­sapere.­Certo­non­è­che­i­giornali­dicano­molto,­ma­almeno­qualcosa,­da­cui­uno­si­può­fare
un’idea.­E­questo­mio­interesse­ha­una­sua­ragion­d’essere.­Non­è­facile­trascorrere­questo­periodo­qui
dentro,­non­è­semplice.
Quel­che­avverto­come­preoccupante­è­come­trascorrere­il­tempo,­che­senso­dare­al­tempo­che­passa,
leggere­non­basterà,­aspettare,­aspettare­che­finisca­la­guerra,­ma­non­potevo­contribuire­in­qualche
modo­a­che­finisse?­E­se­tutti­avessero­fatto­come­me,­non­sarebbe­finita?
Quel­che­mi­pesa­è­la­solitudine­che­avverto­farsi­intorno­a­me:­sento­dentro­di­me­che­chi­mi­vuol
bene­mi­pensa,­ma­così,­senza­comunicare,­si­vive­in­un­limbo.
E­non­sapere,­non­sapere­quello­che­avviene­man­mano­che­avviene,­questo­è­anche­un­fenomeno
che­non­si­sopporta.­Credevo­fosse­più­facile­restare­qui­ma­avverto­che­invece­è­molto­più­difficile.
Mi­viene­la­tentazione­di­dire­che­ricordo,­ricordo­tutto.­Ma­non­è­possibile,­in­guerra­non­ci­devo
tornare.­I­giornali­di­oggi­parlano­di­altre­battaglie,­e­specialmente­in­Grecia­il­nostro­esercito­si­trova
a­mal­partito.­Appare­chiaro­a­saper­leggere­tra­le­righe;­certo­chi­non­c’è­stato­non­può­rendersene
conto,­ma­chi­era­là­lo­comprende.
Tuttavia­mi­pare­che­davvero­sia­trascorso­chi­sa­quanto­tempo­da­quando­ero­lì,­e­insieme­debbo
dire­che­ricordo­chiaramente­tutto.­Io­sono­stato­là,­ho­combattuto,­ho­sparato,­ho­sentito­le­urla­dei
feriti­al­mio­fianco.­Mi­pare­alle­volte­come­se­non­fossi­stato­io,­come­se­un­automa­fosse­stato­là­al
mio­posto,­come­se­le­azioni,­il­comportamento­non­fossero­miei,­non­mi­appartenessero.­Ecco,­co-
30
mincio­ad­avvertire­questo:­che­chi­era­laggiù­a­combattere­era­come­un­altro,­quello­che­è­tornato­è
un­altro.­Un­altro­in­cui­però­si­annida­quel­che­è­stato­al­fronte,­quel­che­ho­visto,­sentito,­vissuto.
Il­tempo­è­lungo­a­passare­ma­la­lettura­dei­giornali­mi­interessa­e­discutere­con­la­crocerossina­e­il
dottore­è­un­modo­per­mantenere­rapporti­con­il­mondo.­C’è­in­una­stanza­a­fianco­della­mia­un­altro
tenente,­di­Torino,­anche­lui­qui­in­cura.­Soffre­di­amnesia,­ma­davvero­lui.­Parliamo­dell’università­insieme,­dei­suoi­studi­di­ingegneria.
Ricorda­anche­lui­di­essere­stato­sul­fronte­greco,­ma­ha­dimenticato­reparto­e­tutto.­Se­gli­faccio
qualche­domanda­al­riguardo­sta­zitto,­non­risponde,­non­dice­nulla.­Guardandolo­io­provo­un­senso
di­pietà,­vedo­i­suoi­occhi­vagare­nel­vuoto­e­avverto­quanto­deve­essere­terribile­aver­dimenticato­davvero­una­parte­di­se­medesimo.
Chiedo­al­dottore­dove­si­è­trovato­a­combattere­quel­tenente:­neanche­lui­sa­esattamente,­ma­verso
Argirocastro,­è­stato­sotto­lo­choc­provocato­da­una­salve­di­artiglieria­cadutagli­non­molto­lontano.
Era­alla­postazione­di­artiglieria­ed­è­rimasto­svenuto.­Quando­si­è­svegliato­non­ricordava­più.
Non­gli­piace­parlare,­come­se­temesse­di­dare­fastidio,­come­se­potesse­riuscire­inopportuno.­Sta
chiuso­nel­suo­silenzio.­Quando­gli­chiedo­qualcosa­risponde­a­monosillabi.­Sono­anch’io­come­lui?­Ma
io­fingo,­lui­no,­lui­è­davvero­incapace­di­ricordare,­strappato­a­se­stesso­da­una­forza­misteriosa.­Tante
cose­che­in­lui­non­ci­sono­più,­io­le­ricordo,­fatti­che­abbiamo­vissuto,­in­cui­siamo­stati­coinvolti.
Contro­la­nostra­volontà,­certo,­ma­ora­sono­in­noi.
Con­un­po’­di­calma­e­di­cure­tuttavia­potrà­tornare­a­ricordare,­un­po’­alla­volta.­Perché­per­prendere­una­decisione­uno­deve­sapere­che­ha­fatto,­come­sono­andate­le­cose,­e­poi­decidere.­Io­alle­volte
ho­la­sensazione­che­tutto­si­ripeta­egualmente­fra­queste­stanze,­ecco­perché­leggo­i­giornali­e­voglio
sapere,­tenermi­informato.
Ora­mi­faccio­un­riepilogo­di­quello­che­ho­fatto­in­questi­giorni,­di­quello­che­mi­ha­chiesto­il­dottore.
XI
Sono­venuti­a­trovarmi;­era­naturale­che­mio­padre­e­lei­sarebbero­venuti.­È­stato­un­incontro­difficile;­io­parlavo­ma­come­se­mi­fosse­difficile­farlo.
Loro­non­volevano­credere­che­io­dovessi­rimanere­lì;­mi­chiedevano­perché­lo­avessi­fatto,­non­credevano­che­io­soffrissi­d’amnesia,­erano­convinti­che­lo­avessi­fatto­per­non­tornare­al­fronte.­Perché?
Era­difficile­non­dare­delle­risposte­chiare,­ma­io­non­dovevo­essere­chiaro,­non­potevo.­Faceva­male
e­a­loro­e­a­me­tutto­quel­che­stava­accadendo,­come­faceva­male­a­tanti­quel­che­stava­accadendo­nel
mondo.
Facevo­loro­delle­domande,­volevo­sapere­ma­senza­mostrare­eccessivo­interesse;­facevo­loro­capire
che­certo­in­qualche­modo­stavo­fingendo.­Pure­tra­me­e­loro­rimaneva­come­un­dubbio.
Se­ne­sono­andati,­avendo­tentato­inutilmente­di­farmi­cambiare­opinione.
Non­ci­sarebbe­riuscito­nessuno­forse,­perché­davvero­stavo­dimenticando­qualcosa,­che­volevo­dimenticare­di­quei­giorni.­Il­tempo­trascorreva,­ormai­avevo­l’impressione­che­il­dottore­mi­credesse,­si
fosse­convinto­che­io­non­ricordavo,­ero­chiuso­in­un­silenzio.
Il­tempo­trascorreva,­ma­le­mie­giornate­cominciavano­a­sembrarmi­eguali­senza­nessuna­variazione.
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