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Franco Debenedetti
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14 aprile 2010
Il codice a barre delle sigarette e la par condicio
di Franco Debenedetti
Sulle Ferrari a Melbourne al posto del logo Marlboro campeggiava un anonimo codice a
barre. Le sigarette, Lucky Strike, West, Besnon & Hedges, hanno da sempre sponsorizzato
la Formula 1: il divieto talebano dell’Unione Europea a pubblicizzare il fumo in tv chiude
un’epoca. Per quel codice a barre dietro la testa del pilota, riferisce il Wall Street Journal, la
Philips Morris, produttrice delle Marlboro, continuerà a pagare alla Ferrari oltre 100 milioni
di dollari all’anno. Un “esercizio di ospitalità”, spiegano elegantemente. In realtà Marlboro,
con eccezionale abilità di marketing, è riuscita ad associare i valori simbolici della Formula
1, sesso, velocità, innovazione, con il fumare. Come gli esperti di neuro-marketing,
scannerizzando i cervelli, hanno verificato, basta mostrare un bolide rosso, e vien voglia di
fumare.
Già si sapeva che i messaggi che “passano” di più sono quelli non espliciti, che ci colgono
quando abbiamo la guardia abbassata. Contano i messaggi indiretti: per il fumo come per
la politica. Agli intellettuali che teorizzano l’homo videns manipolato dalla TV, ai controllori
che misurano col bilancino i secondi di presenza, ai politici che prima inventano la “par
condicio” e poi strattonano i regolatori che per non sbagliare proibiscono tutto, la Marlboro
insegna qualcosa. Stanno nel profondo della mente desideri e timori che determinano le
scelte politiche, lì si formano adesioni e ripulse per cose che magari non ci sono ancora o
non ci sono più. Ma, c’è da scommetterci, alle prossime elezioni, non vedremo manifesti
con codici a barre.
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4/9/2010