La resistibile ascesa di Mario Scaramella

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La resistibile ascesa di Mario Scaramella
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11 gennaio 2007
La resistibile ascesa di Mario Scaramella
di Claudio Gatti
Incredibile ascesa del commissario Scaramella
Prima parte dell'inchiesta di Claudio Gatti
Per 18 anni Mario Scaramella si è presentato presso giornali, procure, organi nazionali e internazionali
spacciandosi per professore universitario con cattedre a Napoli, Londra, Stanford, San José e Bogotà
oltre che segretario generale di un'importante organizzazione intergovernativa, l'Ecpp. Non era né
l'uno né l'altro e nella prima parte della nostra inchiesta abbiamo raccontato com'è riuscito a passarla liscia
per oltre un decennio. Ma come ha fatto poi a traslocare dal campo della criminalità ambientale a
quello dell'intelligence sovietica, diventando consulente della Commissione parlamentare Mitrokhin?
Come mai il presidente di quella commissione, il senatore di Forza Italia Paolo Guzzanti, ha deciso di
affidargli una serie di compiti estremamente delicati come quello di acquisire documenti ed effettuare
ricerche presso istituzioni e organismi dell'ex Unione Sovietica, e addirittura di cercare «collegamenti
tra l'intelligence sovietica, il terrorismo islamico e altre strutture eversive straniere»?
Si potrebbe essere tentati di rispondere cinicamente che in questa vicenda l'incredibile si è spesso
rivelato possibile. Ma c'è una spiegazione più pedestre (e puntuale): la sua candidatura fu
sponsorizzata da Lorenzo Matassa, magistrato distaccato a tempo pieno presso la Commissione
Mitrokhin. Abbiamo perciò girato a lui la domanda: «Nel 2002 avevo incontrato Scaramella al
convegno del Cira (il Centro italiano di ricerche aerospaziali che aveva ospitato un incontro
organizzato da Scaramella, nonostante un'email di avvertimento che lo descriveva come un
millantatore, ndr). In quell'occasione ebbi modo di intuire che aveva diretti rapporti anche con alti
rappresentanti di pubbliche istituzioni russe. Ricordai quest'ultima circostanza circa un anno dopo
allorché, presso la commissione Mitrokhin, si manifestò la necessità di acquisire la sentenza di
condanna per tradimento irrogata nei confronti del defezionista del Kgb (Mitrokhin, ndr); per questo
motivo prospettai al presidente Guzzanti la possibilità di utilizzare i contatti istituzionali del professor
Scaramella in Russia».
Quando abbiamo chiesto che cosa c'entri il mondo spaziale con il Kgb, Matassa si è limitato a dire che
i contatti di Scaramella al Cira «saranno stati dei militari, vicini al Cremlino... e poi comunque non ci
sono "serviziologhi"».
Viktor Zaslavsky, storico russo da anni residente in Italia e membro sia della Commissine stragi che
della Mitrokhin, non è d'accordo. «Innanzitutto il collegamento tra il mondo spaziale e il Kgb manca di
presupposti logici - osserva - e poi non è vero che non esistono esperti». A lui, unico consulente russo
della Mitrokhin, non fu comunque chiesto un parere sulla scelta. In realtà non gli fu chiesto mai nulla.
«All'inizio presentai un piano. L'idea era di andare negli archivi russi, trovare documenti e analizzarli,
anche perché i documenti esistono e si potevano trovare. Ma la Commissione non aveva alcun
interesse a trovarli, e il mio piano non fu mai approvato. Da allora nessuno mi chiese più nulla»,
aggiunge.
«Diciamo pure che io sia stato preso in giro - ammette oggi Matassa - ma non sono stato io bensì un
intero organismo parlamentare a conferire l'incarico a Scaramella. E all'unanimità». Che in questo non
abbia torto lo dimostra il testo dell'intervento dell'onorevole diessino Valter Bielli nella seduta dell'11
dicembre 2003: «Nell'ambito dell'Ufficio di Presidenza integrato si è discusso... l'incarico da affidare al
professor Scaramella... e in quella sede è stata manifestata una volontà unanime, dichiarandoci tutti
d'accordo».
Il fatto che, nella Commissione Mitrokhin, Matassa non sia stato il solo a dare credito a Scaramella
non giustifica però nessuno. «Scaramella si presentava molto bene, conosceva le lingue straniere e
sapeva tenere lunghi discorsi. Ma non diceva nulla», osserva il professor Paolo Oliviero, che per anni
ha denunciato menzogne e trucchi di Scaramella. «Io mi sono accorto che era un imbroglione proprio
da quello. Perché non solo non era in regola con le carte o i titoli, ma neppure con la sostanza di
quello che diceva».
Con Scaramella il professor Oliviero parlava di tecnologie spaziali da applicare alla protezione
ambientale ma la sua analisi vale anche in materia di Kgb Un vero esperto avrebbe capito che
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ambientale, ma la sua analisi vale anche in materia di Kgb. Un vero esperto avrebbe capito che
annaspava nel buio. È anche per questo che tendiamo ad escludere quello che molti sospettano: che
Scaramella sia stato un agente dei servizi. Italiani o stranieri.
Di quale utilità poteva essere per un servizio segreto? Né le conferenze internazionali né tantomeno i
sequestri di edifici abusivi potevano interessare al Sismi o alla Cia. E poi, checché se ne dica, l'Ecpp
non aveva affatto «cospicue risorse». Riusciva a tirare avanti con i fondi regionali o con quelli dei
parchi nazionali. Insomma lo scenario spionistico sembra decisamente poco credibile.
C'è però da dire che un collegamento con il mondo dell'intelligence effettivamente esiste. Si chiama
Filippo Marino, e porta dritto dritto alla Cia. Ex tenente dell'esercito italiano trasferitosi negli Usa nei
primi anni 90, Marino è amico e socio di Scaramella sin dall'epoca dei Nasc. Nel corso del processo
contro il "commissario" Scaramella, la difesa introdusse una "missiva" firmata da tale Marino e lui
stesso ha ammesso di avere fatto corsi di addestramento all'uso delle armi al gruppo di Scaramella.
Insieme hanno poi fondato sia l'Ecpp che lo Science research monitoring center o Srmc (perlomeno
così dice la biografia di Marino pubblicata online da un suo ex datore di lavoro).
Da 15 anni Marino lavora anche nel campo della sicurezza negli Usa, a stretto contatto con persone
legate alla Cia. Uno di questi è Lou Palumbo, per 22 anni alla Agency. Un altro è Robert Seldon Lady
detto Bob, oggi ricercato dalla Procura di Milano per aver organizzato il rapimento dell'imam egiziano
Abu Omar nella sua veste di capo-centro Cia a Milano. Un terzo è Mark Read, che l'anno scorso ha
venduto a Lady la propria ditta, la Read International.
A collegare Marino con questi signori sono innanzitutto alcune intercettazioni fatte dalla polizia italiana
sul telefono del casale nell'astigiano che Lady si era comprato quando lavorava a Milano per la Cia. Il
2 giugno 2005, sua moglie Marta, parlando con la figlia, spiega che il marito «ha tanto lavoro da fare
con Mark e con l'altro socio, Filippo», aggiungendo che i tre devono andare in Ecuador, Argentina e in
altri Paesi latinoamericani.
Il successivo 13 giugno è lo stesso Bob Lady a chiamare la moglie: «Io andrò a Cordoba, in
Argentina... e Filippo farà Quito... il 14 devo essere a Washington per un colloquio. ... Mi incontro con
Filippo per discutere quello che diremo... e poi il 16 andiamo insieme a Washington (a una conferenza
sulla sicurezza delle Olimpiadi a Torino e di Atene)».
Il 18 giugno c'è una nuova telefonata di Lady alla moglie in Italia in cui fa il resoconto degli incontri
avuti in occasione della conferenza a Washington: «Secondo Mark, la mia parte è andata molto bene,
ma quella di Filippo no... metteva i piedi sul tavolo, si comportava come se non gliene importasse, era
noioso... Il 28 iniziano gli spettacoli di Disney World on Ice. Iniziano a Panama, dove andrà Mark. Io
andrò a Buenos Aires e a Cordoba, Mark andrà a Santiago... Quito lo farà Filippo».
Dalle risposte che Marino dà nell'intervista al Sole-24 Ore pubblicata sotto, si capisce che è proprio lui
il Filippo in questione. Marino ha anche ammesso di aver conosciuto Lady quando era ancora un
funzionario della Cia a Milano. Ma che cosa c'entra tutto ciò con la vicenda di Scaramella?
Apparentemente nulla.
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