Diario Dubai e Thailandia Marzo 2010

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Diario Dubai e Thailandia Marzo 2010
Diario Dubai e Thailandia
Marzo 2010
>Dubai: On the way to Bangkok
Siamo arrivate a Bangkok il 28 marzo mattina dopo quello che è stato uno dei viaggi più
faticosi della mia vita, devo ammetterlo.
Siamo arrivate all’alba di sabato 27 a Dubai, rinco per le poche ore di sonno con me ormai
senza voce vittima di influenza e mal di gola, con batterio fetido che intanto si era portato in
vantaggio complice l’aria condizionata dell’aereo. Ci siamo trascinate a fare colazione in un
aeroporto semi deserto, e avete presente il potere che hanno gli aeroporti di sembrare nonluoghi, vero? Armate di cartina IN ARABO – le altre le avevano finite - abbiamo deciso di
dedicarci alla nostra visita di un giorno alla città di Dubai. Partiamo dal meteo: tempesta di
sabbia dal deserto, visibilità vicina allo zero.
Con una metropolitana ultramoderna - di cui però hanno completato solo 1 fermata ogni dieci
pur avendole già segnate tutte nella cartina - attraversiamo una città che è un vero cantiere:
ovunque grattacieli e palazzoni di vetro in costruzione. Per cosa? Non si capisce. Il primo luogo
che visitiamo è: un centro commerciale, il Dubai Mall. Allora, se amate i centri commerciali
Dubai è il vostro posto. Se come me li odiate allora, dipende, parliamone.
Noi ci arriviamo con i negozi appena aperti, in giro non c’era quasi nessuno. Questi Emiri sono
riusciti a costruire dentro i centri commerciali di tutto, dagli acquari enormi alle fontane
galattiche...a mille ristoranti bar e caffè...esattamente gli stessi che trovereste in qualsiasi
altro posto al mondo.
Incredule che veramente Dubai non offrisse altro che il Dubai Mall, decidiamo evidentemente
l’impossibile: una passeggiata fuori dal centro commerciale. E ci troviamo....un lago finto. Con
tanto di casette finte che sembrano una commistione tra arte marocchina e veneziana. E dulcis
in fundo: il palazzo più alto del mondo. Un cosone lungo lungo, talmente lungo che la foschia
dovuta alla sabbia volante quasi impediva di vederne la fine. Bello. Ma dentro cosa c’è? non si
sa.
Beh sì, noi devo dire non ci siamo documentate a dovere...ma in ogni caso questi luoghi non
erano visitabili.
Non ci arrendiamo neanche davanti al lago finto e diciamo: proviamo ad arrivare al mare. A
piedi. Impossibile.
Le strade sono stradone tipo autostrade dove le macchine vanno velocissime e non ci sono
quasi punti di attraversamento. Spesso le vie sono bloccate dai cantieri e costringono i pedoni
- quali pedoni??? Nessuno a parte noi - a giri lunghissimi.
In giro solo spazzini - giuro - che lucidano i marciapiedi deserti e operai dei cantieri con i loro
elmetti gialli. Ci arrendiamo e prendiamo di nuovo la metro futuristica per andare...in un
secondo centro commerciale. In questo secondo centro commerciale - di cui ho perfino rimosso
il nome - sono riusciti a fare una pista da sci, con neve e tanto di seggiovia, maestri di sci,
casette in stile chalet, e affitto tute da sci. Beh, ammetto che questo era da vedere.
Ad un centro punto ci infiliamo in una libreria e leggiamo a sbaffo la Lonely Planet di Dubai - io
proprio non riuscivo ad arrendermi a non trovare il volto "cittadino" di Dubai e mi dicevo,
questa gente dovrà pur vivere da qualche parte...E infatti scopriamo un quartierino vicino al
mare e partiamo all'istante. Ci ritroviamo uniche turiste sopra un autobus preso di corsa e
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quasi alla cieca dal momento che nemmeno gli indigeni sapevano darci informazioni...e
ovviamente andiamo in giro su questo autobus senza avere la minima idea di dove scendere,
aspettando semplicemente di scorgere dai finestrini qualcosa di interessante. Non ci riusciamo,
e scendiamo in una fermata a caso nel mezzo di casettine tutte uguali. Decidiamo di riprendere
lo stesso autobus al contrario e tornare in aeroporto, ormai era sera, ora di tornare al check-in
per il nostro volo per Bangkok. Una tipa a cui chiediamo informazioni ci fa del terrorismo
psicologico dicendoci che gli autobus non passano quasi mai e che ci conviene prendere un
taxi!! Noi consultiamo il timetable e aspettiamo fiduciose. E l'autobus puntualissimo, passa.
Penso a questo punto che nessun turista - e mi stupisce che ci sia gente che riesca a
pianificare di andare a Dubai in vacanza - abbia mai preso un autobus a Dubai, visto che tutti
ci guardavano come due piccole sprovvedute.
Tornate in aeroporto ci imbarchiamo per Bangkok, volo 2 ore in ritardo...io sono tutta contenta
perché questo ci consente di dormire un po’ sulle comode - questo non e` ironico, sono
comode davvero! - poltroncine dell’aeroporto.
>Bangkok
Per gli appassionati di guerre batteriologiche: come vi ho detto il mio viaggio e la prima tappa
- Dubai - sono cominciati sotto il segno della sfiga. 2 giorni prima di partire mi sono ammalata,
con uno di quei simpatici mal di gola che ti fanno detestare l’idea di avere una lingua e della
saliva da deglutire. Non vi dico poi la goduria di prendere l’aereo con tutto il muco che si
spalma ben bene nelle cavità delle orecchie, rendendomi praticamente sorda.
Bene, nonostante queste simpatiche premesse, e nonostante una prima tappa - Dubai - non
proprio esaltante, anche se molto divertente, sono sbarcata a Bangkok piena di ottimismo. E
infatti ci troviamo subito in sintonia con il luogo, saltando con nostra stessa sorpresa
sull’autobus giusto per arrivare a Sukhumvit, la zona del nostro hotel. Bangkok ti accoglie
subito con il suo aspetto più kitsch: statue del buddha dorato lungo la strada che dall’aeroporto
porta alla città e altri dettagli che indicano chiaramente una pazzia di fondo nella visione della
cromia universale: i taxi sono fuxia, per esempio.
Il nostro albergo è un’oasi di teak e piante verdi in mezzo ai palazzoni ultramoderni di
Sukhumvit, un posto assurdo, ma assurdo nell’accezione più positiva che questo termine possa
avere: scale in teak conducono ad un corridoio con una passerella di legno - direi sempre teak
- che scorre quasi nel buio, con ai bordi le finestrelle e le porticine delle altre camere. Il
corridoio attraversa muri tagliati di mattoni, ai bordi del corridoio attrezzi vari per la vita e il
lavoro in campagna, almeno mi pare. Sembra un villaggio, tutto di legno. Abbiamo provato a
fare qualche foto ma purtroppo la luce è talmente bassa che le foto non vengono bene.
Appena arrivate ci riposiamo un po’, il fuso ci ha ucciso e la mia influenza va sempre peggio...Il
batterio continua a mettere a segno un punto dietro l’altro. Io continuo a imbottirmi senza
alcun risultato di tachipirina e gocce nelle orecchie. Rinuncio agli antibiotici per salvare il
vaccino per il tifo (ve l’ho detto che avrei descritto una guerra batteriologica in piena regola! Il
terreno di battaglia sono io, però!!).
Dopo il riposino facciamo un giro qui intorno all’hotel, giusto per prendere confidenza con il
luogo.
Scrivo adesso che ormai le nostre 3 giornate a Bangkok sono trascorse, domani partiamo per il
nord. Abbiamo girato abbastanza, e anche se le distanze sono enormi siamo riuscite a vedere
quasi tutto quello che ci eravamo proposte.
Gli effetti del fuso si stanno attenuando, il caldo è pesante e peggio l’aria condizionata sparata
a mille in qualsiasi luogo chiuso si entri - altro toccasana per la mia condizione fisica. Ci siamo
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date ai templi, Wat Pho, Montagna Doarata, Buddha di smeraldo e palazzo reale. Abbiamo
camminato per le vie di Chinatown, comprato oggettini kitsch per le strade di Little India
(vedrete che portachiavi!), abbiamo ammirato i negozi che producono le statue dorate del
Buddha, di tutte le dimensioni, e le espongono in vetrina una accanto all’altra, tutte belle
coperte di cellophane. Abbiamo visitato il famigerato mercato di Patpong..poi non ho capito
perché qui per proporci la visita ad uno dei loro fantastici spettacolini tutti si rivolgevano a me
e non ad Arianna!
Abbiamo preso il battello lungo il Chao Praya, bel fiume dalle acque marroncine fetide,
prendendoci anche delle belle secchiate di acqua lurida in faccia (speriamo non ci uccidano!).
Ma soprattutto abbiamo fatto qualche corsetta in tuk-tuk. Cos’è il tuk-tuk: un’ape con la
modifica al motore per viaggiare alla velocità del suono, al posto del cassone ha un sedile per
due persone che siamo appunto noi. A questo aggiungete colori decori e illuminazioni che lo
rendono molto più simile ad un disco volante del luna-park piuttosto che ad un veicolo vero e
proprio. Si tratta di un mezzo effettivamente comodo, perché consente una grande mobilità in
mezzo al casino totale del traffico cittadino.
In generale adoro Bangkok. Adoro i templi con i tetti dorati, con tutti quegli specchietti
colorati, adoro la vista delle case di legno sul Chao Praya con alle spalle i grattacieli ultra
moderni. Adoro i negozietti, i banchetti che vendono di tutto. Ogni stradina è interessante e
mostra qualcosa di strano o nuovo o estremamente diverso.
Detto ciò, con 40 gradi, la faccia da turista (e questa volta sono riusciti a chiedermi se fossi
brasiliana!!!) e poco tempo a disposizione, visitarla può essere davvero stancante. Ma, in
generale, è un’esperienza meravigliosa.
Tuttavia, per dovere di cronaca, mi trovo a dover riportare anche un fatto un po’ spiacevole...a
cui voglio dedicare un post a parte. Da leggere anche se volete sapere come è andata a finire
la guerra batteriologica!!
>Bangkok – the dark side
Questo è il capitolo della sfiga. Ho avuto la fortuna di viaggiare tanto e posso dire che quello che segue fa
parte dei rischi del, diciamo, “mestiere”.
Cominciamo dall’esito della guerra batteriologica: stremata dal mal di gola che andava solo peggiorando, ho
dovuto arrendermi all’unica delle soluzioni possibili: sacrificare il buon tifo e bombardare l’intruso malefico a
colpi di ciproxin. E ha funzionato: il mal di gola nel giro di un giorno e mezzo è sparito e io sto decisamente
meglio. In compenso non ho più un vaccino per il tifo...ma non lo avrei comunque avuto prima di una
settimana e sinceramente ho preferito guarire dal mal di gola per riuscire a godermi la vacanza.
Oggi ero tutta felice per la sparizione del mal di gola, prendiamo il solito tuk-tuk per fare un pezzetto di strada
e...mi fregano letteralmente la borsa dalle mani. Ci lanciamo con l’ape all’inseguimento del motorino e del
tipo con in mano della mia borsa, ci infiliamo in dei vicoletti e poi ad un certo punto lo perdiamo di vista.
Andato, lui e la mia borsa. E con lui il cellulare, la macchina fotografica, la guida, il bancomat e un po’ di
contanti.
Il nostro autista del tuk-tuk ci accompagna immediatamente alla stazione della polizia e qui si è aperto un
sipario assolutamente esaltante. Prima entriamo nell’edificio principale, pieno di poliziotti Thai serissimi in
alta uniforme - odio dirlo, ma mi sono tornati in mente tutti i film visti con i vietcong. Parlano nella loro lingua
misteriosissima con il nostro autista, noi non capiamo una parola.
Il tipo ci dice di seguirlo. Ci portano nel retro. Qui tutti praticamente in canottiera, bivaccano e mangiano
scodelle di spaghetti di soia. Praticamente iniziano a farmi le domande sull’accaduto, sui miei oggetti
personali e iniziano a stendere il verbale. Chiaramente si rivolgono a me in Thai, io non capisco niente,
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l’autista traduce - potete capire come - in inglese, io rispondo a lui in inglese che poi traduce nuovamente ai
poliziotti in canottiera. Sono tutti iper gentili, io devo avere una faccia distrutta perché mi trattano benissimo e
mi permettono di usare uno dei loro computer per internet e chiamare il numero per bloccare il bancomat.
Effettivamente siamo tutte e due abbastanza sconvolte...è la prima volta che mi capita e non è una bella
esperienza. Non lo riesco ad accettare, io, dico IO, IO che sono stata formata alla scuola magistrale dei
Quartieri Spagnoli, IO che sono stata da sola in 3 continenti...IO...e tutta un`altra serie di altri IO, IO, IO. E
invece è successo, a me.
Dopo averci interrogate nel “retro” torniamo nello studio dei big boss che riprendono a farci le stesse
domande degli altri. Di nuovo tutto da capo.
Qui si inserisce un ulteriore personaggio interessantissimo, un vecchio di sì e no 200 anni che parlava
l’inglese meglio di tutti noi messi insieme.
Si mette lui a tradurre e ad un certo punto il comandante mi chiede se siamo da sole, io guardo Ari e
rispondo sì. Lui ghigna e chiede `no body guard?` riferendosi chiaramente all’esistenza da qualche parte a
Bangkok dei nostri fidanzati. Io rispondo di no. Allora lui - apoteosi del surrealismo - mi dice sorridendo che
potrebbe essere lui la mia body guard. Io rispondo serissima: prima ritrovami la borsa!
Mi danno un foglio che è il verbale scritto in thai, ovviamente, e me lo fanno firmare. Io ne chiedo una copia
dicendo che mi servirà in Italia per la denuncia...in verità trovo che sia un bel souvenir di questa triste
avventura.
Detto questo voglio tranquillizzare tutti gli animi preoccupati: stiamo bene, è stato un piccolo incidente,
nessuno si è fatto male. Mi spiace soprattutto per la macchina fotografica e per le foto che c’erano dentro.
Ma il passaporto è al sicuro. Il bancomat e` bloccato, ma abbiamo mezzi alternativi e siamo ben organizzate
(w internet). Grazie a dio in Thailandia con 25 euro ho potuto comprare una borsa nuova, un portafoglio, una
penna, una paio di scarpe di gomma (un paio erano nella mia borsa), un portamonete. Confesso anche di
aver comprato una nuova Canon verde pistacchio da 10 mega pixel...tranqui, non l’ho comprata al mercatino
ma in un super centro commerciale e ho tanto di garanzia - in thai!
Domani si parte, destinazione Ayuttaya.
>Ayuttaya
Ci siamo lasciati a Bangkok con una borsa e una macchina fotografica nuova, un po’ scosse a causa del
furto, ma pronte per la partenza. Alleggeriamo il bagaglio comprando una nuova valigetta e lasciandola al
Suk 11 e partiamo, zaino in spalla, per la stazione di BKK dove arriviamo trafelate e al volo acchiappiamo il
biglietto - terza classe - per il treno per Ayuttaya. E infatti aspettiamo per un’ora sul binario perché il treno
non c’é!!! Alla fine, dopo un’ora di attesa si parte.
La terza classe dei treni thailandesi funziona che tutti i thai hanno il posto prenotato, che sarà anche un
panchetto scomodo, però intanto ce l’hanno, noi no. Con una botta di cuxx riusciamo a sederci comunque
spalle ad un finestrino ovviamente aperto, così ci becchiamo bene bene tutto il vento e la polvere. L’aria
viene mantenuta fresca appunto dai finestrini aperti - non c’è proprio il vetro - e da simpatiche ventoline
attaccate sul soffitto del treno. Intanto sopra c’è qualsiasi cosa, non so perché ma i Thai quando viaggiano si
portano dietro cibo di tutti i tipi, dai sacchi di riso a sacchettini di plastica trasparenti pieni di cibo strano...per
arrivare ad una signora che viaggiava con 3 scatolone piene di granchi vivi giganti!!! Giuro!!! La signora si è
fatta pure fotografare fierissima, con uno dei suoi granchioni in mano.
Tra parentesi: Arianna è stupita perché anche quando è lei a parlare per chiedere qualche informazione,
regolarmente tutti rispondono rivolgendosi a me...in Thai. So che scrivendo questa cosa mi sto facendo un
bel autogol...però è la verità!
Dopo un’ora e mezza siamo ad Ayuttaya, tra attraversamento del fiume in barca, super caldo e bagaglio da
trasportare e super mercatino pieno di carretti lungo la strada che dovevamo percorrere noi, ci mettiamo un
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po’ a trovare e raggiungere la guest house che avevamo scelto. Però alla fine arriviamo ed è bellissima, con
tanto di laghetto e giardinetto tropicale!!(spesa a testa a notte: 4 euro).
Lasciamo giù i bagagli, doccia veloce e senza neanche mangiare prendiamo le bici e partiamo alla visita del
parco delle rovine - e con i Buddha ormai saremo ad un centinaio.
Intanto prenotiamo anche una gita notturna in tuk-tuk per altri templi. Torniamo alle 4 alla guesthouse con
yogurtini (a proposito, ho scoperto uno yogurt buonissimo che potrebbe essere al latte di cocco o al
rambutan e un cosino da bere freddo all’ovomaltina che è il TOP!) e bevandine ghiacciate per un “pranzo”
veloce prima del tour in tuk tuk. Ci mettiamo sulla veranda della guest house a mangiare, fare foto e riposarci
aspettando che vengano a prenderci. Ad un certo punto la signora della guest house arriva e ci cazzia
perché stavano tutti aspettando noi per partire!!
Il tour serale per i tempi molto bello, poi per cena il tipo del tuk tuk ci scarica al mercatino e ci dice che alla
guest house ci torniamo a piedi! Ah beh! Intanto nel corso del tour raccattiamo una ragazza inglese che si
unisce a noi per la cena: ci arrendiamo a comprare cibo dai carrettini ambulanti del mercato mangiando
spiedini di qualche bestia ignota - la signora che c eli ha venduti ha comunque garantito per il
chicken...speriamo. In ogni caso io li ho trovati buonissimi, a parte un peperoncino camuffato da peperone
che mi ha fatto piangere per mezz’ora.
Il giorno dopo siamo di nuovo in partenza per Lopburi e Phitsanulok, questa volta lasciamo il treno per
provare con il bus.
Chiediamo alla stazione un autobus per Lopburi, un tipo ci fa salire sul suo autobus...che dopo un po’
scopriamo essere un semplice autobus cittadino!! Il tipo ci fa ad un certo punto scendere a bordo di quella
che sembra un’autostrada e ci indica una fermata. Effettivamente troviamo quella che sembra essere una
fermata di bus, il problema è che non c’è uno straccio di indicazione con caratteri latini e nessuno sembra
parlare inglese. Ci mettiamo a chiedere ad una signora e un ragazzo fermi lì, che ci rispondono in thai e noi
boh..poi interviene un monaco (!!!) e a gesti o in qualche altro modo ci confermano che siamo nel posto
giusto per Lopburi. Poi passa il suo bus e il monaco se ne va ordinando - almeno questo è quello che
capiamo noi - alla vecchia e al tipo di prendersi cura di noi - loro ubbidiscono e infatti ci mettono sull’autobus
giusto per Lopburi.
>Lopburi, Phitsanulok, Sukhothai
Lopburi è una città con un centro molto piccolo e assolutamente senza i fasti di Ayuttaya. Noi decidiamo di
farci una sosta per spezzare il viaggio fino a Phitsanulok e Sukhothai. É famosa per essere una città abitata
da scimmie che passeggiano indisturbate per la città. Noi ci siamo fermate per l'ora di pranzo e
probabilmente le scimmie stavano facendo la siesta, ne abbiamo viste solo 3: 2 zampettavano sui fili elettrici,
1 stava ravanando nella munnezza.
A parte questo, visitiamo le rovine di un palazzo dove entriamo senza pagare il biglietto - il tipo della
biglietteria probabilmente faceva la siesta insieme alle scimmie, peggio per lui. Facciamo un giretto per il
centro, è pieno di scolaretti in uniforme che sono appena usciti da scuola. Ci spariamo altre due rovine di wat
- e vai con la collezione di Buddha! - e poi andiamo alla stazione per prendere un altro treno. E qui viene il
bello, dal momento che le ore di viaggio questa volta non sono 2 ma 6. Anche questa volta terza classe, in
seconda non c' era più posto (noi sempre fortunate con i biglietti!!!). Saliamo con tanto di bagaglio ed il treno
è, ovviamente, pieno. Ci sistemiamo lungo il corridoio, pronte a rimanere in piedi.
I corridoi dei treni thailandesi, oltre ad essere strettissimi, sono trafficatissimi: ogni mezzo secondo passa
qualcuno che vende cibo di tutti i generi, dal pesce secco (odori stupendi), alla frutta, all'acqua, al riso, alle
verdure...quando dico di tutto intendo proprio di tutto.
Insomma, considerato questo continuo via vai pensare di stare in mezzo al corridoio era abbastanza una
follia. Alla fine un signore ci vede un po' confuse e ci sistema in questo modo: la mia chiappa sinistra viene
fatta sedere affianco ad un vecchio che tra l'altro stava malissimo per dei dolori ad un piede - mi e' stato
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spiegato dettagliatamente in thai cosa avesse, ovviamente ho fatto cenno di sì con la testa ma non ho capito
- la chiappa sinistra di Arianna va a dividere per 3 con altri due un sedile biposto. Il signore si mette a
conversare tranquillamente con noi, noi rispondiamo convinte di capire e lui pure e così si va avanti per un
po'. Insomma, mezzo viaggio procede con solo mezza chiappa seduta e con i vari venditori di cibo che
passando - sempre gli stessi, peraltro - continuano ad inciampare sulle nostre valigie. Poi il treno si svuota
un po', i controllori passano e vedendo la nostra situazione estrema ci portano in un altro vagone e
finalmente riusciamo ad avere almeno un sedile a testa tutto per noi.
Verso le 21.30 - con circa 45 minuti di ritardo - arriviamo a Phitsanulok dove ci fermiamo solo per la notte per
ripartire subito per Sukhothai - la nostra vera meta - il giorno dopo.
L'impatto con Phitsanulok non ci fa rimpiangere di averla scelta esclusivamente come tappa-letto: mignotte
lungo le strade e molto sporca...
Finalmente vediamo unn po' di scarafaggi a spasso, mi stavo quasi preoccupando di non riuscire a vederne
nemmeno uno!
Il primo albergo dove andiamo - scelto perché vicino alla stazione e segnalato sulla Lonely Planet - é un
posto luridissimo, non riuscivamo nemmeno a trovarlo e sono proprio le signorine lungo la strada che ce lo
indicano gentilmente: loro lo conoscono bene, infatti ha proprio l'aspetto di quegli alberghi lì (macchie
inquietanti sulle lenzuola). Scappiamo.
Proviamo in un altro poco più avanti dove suonando svegliamo un ciccione che ci apre e sembra anche
seccato. Anche questa camera fa abbastanza piangere ma almeno è pulita e sembra un albergo normale.
Per mangiare qualcosa andiamo sul lungo fiume dove becchiamo una carovana di vecchietti francesi in gita
e orde di ragazzini universitari thai a fare baldoria notturna...beh, almeno questo e' stato interessante.
Il giorno dopo saltiamo sul bus per Sukhothai. Arriviamo e prendiamo le bici per visitare il parco delle rovine
che è la versione Thailandese dell'Angkor Wat Cambogiano. Molto bello, e via giù con altre foto del Buddha
in tutte le salse!!
Durante la visita incontriamo varie scolaresche di bambini: loro vogliono fotografarci - più interessati a noi
che al tempio - noi vogliamo fotografare loro, quindi ci mettiamo d'accordo e facciamo questo scambio
culturale.
La signora delle bici insiste dall'inizio per volerci prenotare lei il bus per Chiang Mai dicendoci che è venerdì
e tutti tornano a casa per il week end e se non prenotiamo rischiamo di non trovare posto. Noi sgamatissime
capiamo che la signora vuole farci la cresta e la ringraziamo e le diciamo che facciamo noi. Alla fine del giro
delle rovine ci mettiamo lungo la strada dove ci dice la signora e aspettiamo il bus. Passa un'ora e niente.
Siamo malfidenti e andiamo a chiedere alla signora...lei ci dice che sa che il bus e' partito in ritardo dalla
stazione centrale. Noi non ci fidiamo e decidiamo di prendere un camioncino e andare direttamente alla bus
station. Infatti saliamo sul camioncino e dopo qualche minuto incrociamo il bus in senso opposto il nostro bus
per Chiang Mai!!! Che sfiga!!! Vabbe' alla fine perdiamo un'ora, prendiamo quello successivo...e indovinate
un po'? Siamo in piedi!!! Il bus e' pieno di studenti che tornano a casa per il week end!!!!!!! Ci facciamo la
prima ora tutta in piedi - evviva le norme di sicurezza!! - poi alla fine ci sediamo e a mezzanotte arriviamo
finalmente a Chiang Mai. (Per la cronaca: con tutti gli spostamenti in bus, treno, tuk tuk, alberghi, ingressi a
musei e rovine e cibo spendiamo circa 30 euro al giorno! Non male!).
>Chiang Mai
La prima notte a Chiang Mai la facciamo quasi alla cieca, accettando una stanza pulita ma veramente
decrepita: manopola della doccia che si stacca e ti rimane in mano, muffa alle pareti, bagno che sembra un
eliporto per zanzare.
Il giorno dopo però ci svegliamo in un piccolo vicolo bellissimo, piena di guest house di legno con giardinetti
e barettini...facciamo il check out dalla nostra guest-house e ci trasferiamo pochi metri più in là in una che
per 1 euro in più a testa sembra il Four Seasons in confronto.
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La giornata la dedichiamo a fare il bucato (basta consegnare tutto ad una signora che per 5 centesimi a kilo
riconsegna tutto pulito piegato e profumato per il pomeriggio dello stesso giorno!), a mangiare frutta
buonissima e a passeggiare per Chiang Mai.
Adesso vi spiego perché Chiang Mai è la mecca di tutti i viaggiatori come noi: perché è perfettamente
costruita per soddisfare le necessità di chi come noi arriva dopo le fatiche del viaggio via terra da Bangkok,
perché si arriva qui per riposarsi e rilassarsi prima di procedere per altre mete..insomma, un punto di arrivo e
di partenza. C'è chi come noi parte per le spiagge del sud e chi invece organizza da qui la prosecuzione del
viaggio nel sud est asiatico.
Qui è tutto facilissimo: non c'è da impazzire a prenotare i bus o a capire da dove partano e a che ora, qui
pensano a tutto i gestori delle guesthouse. Infatti anche noi che dobbiamo tornare a Bangkok per prendere il
volo per Krabi decidiamo per una volta di non impazzire e prendere il c.d. VIP BUS, ovvero un bus pensato
apposta per i turisti che costa un po’ di più ma ti passa a prendere al tuo albergo, ti fonrisce copertina e
intrattenimento (magari qualche bel film in thai in programmazione lungo il viaggio!).
E ci viene subito un dubbio: com'è che noi nella nostra traversata non abbiamo praticamente incontrato altri
stranieri??? Non è che tutti viaggiano belli comodi comodi sui VIP BUS???? Boh.
Chiang Mai è anche il luogo delle “attività”. Nel senso che da qui si organizza di tutto, dai corsi di cucina
thailandese al rafting..per non parlare di tutte le attività di puro sollazzo come i massaggi (1 ora di massaggio
thailandese 5 euro).
Noi prenotiamo per un tour di un giorno nella jungla qui intorno che comprende: bamboo rafting, rafting sui
gommoni, passeggiata in dorso di elefante e visita a serra di orchidee. Tour abbastanza pacco ma molto
divertente. Partenza questa mattina ore 8.30. Saliamo sul pullmino e sono tutti giapponesi, di cui 2
sfigatissimi. Bene.
La visita alla serra di orchidee è in verità la visita del giardino di un ristorante dove coltivano anche orchidee.
Bamboo rafting: appollaiati su una zattera di bamboo di ridiscende il corso del fiume. Bello. Romantico…
Ma veniamo al pezzo forte: il rafting in gommone. Dotate di caschetto e giubbotto salvagente veniamo
assegnate ad un gommone...indovinate un po' con chi??? Ma con i due giappi super sfiga ovviamente!!!
Praticamente per colpa di questi due idioti che non sapevano nemmeno tenere in mano un remo rischiamo
di ribaltarci un bel po' di volte, dal momento che continuavamo ad incagliarci sulle rocce!!!
Alla fine io e Ari ce la ridevamo prendendoli per il cuxx pure con il tipo thailandese che ci accompagnava sul
gommone!!! Dulcis in fundo del tour: mini passeggiata sugli elefanti. Io e Arianna, sempre perché con i mezzi
di trasporto siamo molto fortunate, becchiamo l'unico sedilino senza schienale imbottito!!!! Però noi stavamo
su mamma elefanta con il piccolino al seguito: bellissssssssimoooooo!!!! Il piccolo super indisciplinato
appena poteva scappava dalla fila e si buttava nel fango!!! Che carino!! Poi mamma elefanta ha alzato la
proboscide e ha starnutito e ci ha lavate con il suo moccio.
Ah, dimenticavo la visita alla cascata: 2 mt di dislivello!!! Ah ah!
Bene dopo questo esaltante tour adesso andiamo a farci una bella fruit salad e poi a nanna presto...domani
ci dedichiamo al relax dal momento che ci aspettano ben 12 ore di pullman e un aereo. Prossime notizie da
Ko Phi Phi.
>Ko Phi Phi Don
Mi sa che questa sarà l'ultima puntata dell'avventura Thailandese.
Al momento sono al Siam Parangon, un enorme centro commerciale a Siam Square, diciamo una delle parti
più nuove e goderecce di Bangkok.
Alle 10 di questa mattina io e Ari ci siamo salutate sulla porta del nostro amato Suk 11, lei prende il volo
prima, passa da Hong Kong (comodo!) e poi ci ritroviamo a Dubai per fare insieme l'ultima tratta di volo. Io
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per godermi le mie ultime ore in Thailandia ho scelto di visitare la Jim Thompson House, molto interessante.
Chi era Jum Thompson? Un architetto americano che dopo aver visitato Bangkok come militare è tornato in
america, ha mollato la moglie e si è stabilito qui. Scherzi a parte - il mio è evidentemente un riassunto e
un'interpretazione non proprio attendibile, eh eh... - il mitico Jim, affascinato dalle tradizioni Thailandesi, ha
deciso di impegnarsi a conservarle e si è dedicato con successo al rilancio della tradizione orientale di
lavorazione della seta commercializzandola all'estero.
E poi ha collezionato nella sua casa - costruita espiantando praticamente delle case di legno tradizionali del
country side Thailandese e ri-impiantandole qui con un bel giardino intorno - un bel po' di opere d'arte
orientali. La visita è molto interessante, le guide sono molto brave - io mi sono beccata il tour francese - e ci
si rende conto di come sono fatte le abitazioni tradizionali e soprattutto del perché siano fatte così. Il buon
Thompson è poi scomparso in Malaysia in circostanze misteriose.
Bene, dopo il giretto culturale mi sono lanciata nelle vie intorno all'università dove ci sono interessanti shop
di abbigliamento di stilisti emergenti in mezzo al solito ciarpame...dovrò pur spendere gli ultimi baht, no?
Ma torniamo a Chiang Mai, pronte per la partenza in VIP BUS. Confermo che il famoso VIP BUS parte in
orario e arriva in orario a BKK - stupendo l'attraversamento del ponte sul Chao Praya all'alba! - però ecco,
non immaginatevi niente di eccezionale. Sedili scassati, niente intrattenimento con dvd pirata, fin troppo
caldo (io che temevo il freddo polare dell'aria condizionata mi ero bardata come per una scalata in
montagna), niente soste per pipì...il bagno è dentro il bus e non mi sento di descrivervelo (questo però ve lo
dico: lo sciacquone non esiste, c'è un catino enorme di acqua con un secchiello da riempire e rovesciare
dentro 'o cess'...io chiaramente mi sono rifiutata di fare la procedura, lo ammetto. Inoltre ad ogni sballonzolio
del bus usciva un po' di acqua lurida dal catino...vabbe’...
Scese dal bus corriamo al suk 11 per alleggerire la valigia, poi ci concediamo una colazione con buffet
continentale in un posto vicino e schizziamo in aeroporto. Arriviamo a Krabi per l'ora di pranzo e la prima
sensazione che abbiamo è quella di non essere nemmeno in Thailandia...Tra l'altro molti musulmani in giro
perché nel sud sono molti di più. Nel pomeriggio andiamo a vedere la spiaggia di Ao Nang....Troppo
deludente: la via principale è piena di orridi shop per turisti..e in giro solo turisti da resort e mignotte.
Ci godiamo il tramonto in spiaggia e torniamo a Krabi Town. Il giorno dopo prendiamo il ferry per Ko Phi Phi
Don, e qui viene il bello. L'isola non ha strade, solo un sentierino mezzo cementato nella via principale di
fronte al molo...poi tutto terra e sabbia. E se volete, questo è il suo bello. Peccato che nella cartina sulla
guida tutto sembri vicinissimo e noi quindi rifiutiamo di prendere il taxi boat per long beach e decidiamo di
andare a piedi. Con zaini-valigia sulla schiena. Un po' ce li carichiamo, un po' ce li trasciniamo. Però ad un
certo punto il sentiero finisce proprio e ci sono due baie ancora da superare prima di arrivare a Long Beach.
A questo punto avevamo due opzioni: o la via degli scogli, rischiando probabilmente la morte per caduta o
rischiando di far volare la valigia in mare, oppure, alternativa B, prendere la scogliera dal lato delle
mangrovie e rischiare semplicemente una morte per infarto da estremo sforzo fisico (vi ricordo i 40 gradi).
Scegliamo l'alternativa B....Credo che trascinare su e giù una valigia per colline coperte di mangrovie sia una
delle cose più faticose e stupide che io abbia fatto nella mia vita. (Tutto per risparmiare 2,50€ per il trasporto
in taxi boat!).
Comunque siamo arrivate, alla fine. Long Beach è molto bella e almeno è lontana dal turismo soffocante
dell'isola composto prevalentemente da ventenni tedeschi e inglesi molto ignoranti. Abbiamo subito notato
che rispetto alle località del nord, le spiagge e il sud sono molto più cari - praticamente quasi 3 volte - il che
significa che per li standard europei è sempre tutto molto economico, ma a noi sembra tutto più caro rispetto
agli standard della Thailandia.
Arrivate in spiaggia facciamo esattamente quello per cui siamo arrivate fin lì: prendere il sole e ustionarci.
Il secondo giorno ci spariamo il tour in barca per le isole Phi Phi...moooolto bello, compresa visita alla
spiaggia di The Beach – (niente Di Caprio, però).
Nel corso della sosta in spiaggia - tale Bamboo Beach, me la ricordo perché stava per diventare la nostra
casa per sempre - io e Ari ci appartiamo per fare un pisolino all'ombra....ci addormentiamo e praticamente ci
stavano abbandonando lì!!!! Quando la barca era già partita si sono accorti che mancavamo noi e uno dei
tipi della barca è venuto a chiamarci. Risultato: visto che la marea era scesa avevano portato la barca più
lontano, noi per raggiungerla ci siamo fatte a piedi 200 mt in mezzo a sassi di corallo...ci abbiamo messo un
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po' ad arrivare alla barca - sofferenti per i tagli sotto i piedi - e gli altri del tour ci hanno guardato malissimo.
Ci avevano anche fregato il posto, ma siccome era il caso di mantenere un low profile non abbiamo avuto
coraggio di dire niente e ci siamo sedute a prua prendendoci secchiate d'acqua per tutto il viaggio. Ieri siamo
arrivate a Bangkok...ultimo saluto, oggi si parte. Mi e' arrivata notizia che a Milano ci sia la neve...ma mi dite
come faccio io a tornare sapendo questa cosa????
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