Valgrana, un prodotto sempre più d`eccellenza
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Valgrana, un prodotto sempre più d`eccellenza
24 attualità mercoledì 10 dicembre 2014 “Da Giolitti a Umberto II. La storia che torna” Nuova edizione del volume “Da Giolitti a Umberto II. La storia che torna” con gli atti dei convegni del 2013 “Incontro Umberto II. Trent’anni dopo” e “Mito e realtà del diritto di voto dall’età giolittiana al regime”, pubblicato dalla Provincia con la Fondazione CrSaluzzo. Il libro ha scritti del Principe Aimone di Savoia, Gianni Rabbia, Tito Lucrezio Rizzo, Massimo de Leonardis, Aldo G. Ricci, Marco Grandi, Antonino Zarcone, Sergio Boschiero, Roberto Calderoli, Dario Fertilio, Juan José Morales Ruiz, Giorgio Sangiorgi, Oscar Sanguinetti, Luigi Pruneti, Gianna Gancia e Aldo A. Mola (curatore). Le copie si richiedono al Centro europeo “G. Giolitti” per lo studio dello Stato (www.giovannigiolitti.eu). Abrate riconfermato in Copa-Cogeca Tommaso Mario Abrate, vicepresidente di Fedagri nazionale e presidente della Fedagri regionale Piemontese, è stato confermato all'unanimità alla vicepresidenza in Copa-Cogeca (organismo europeo di rappresentanza dei Produttori e delle Cooperative Agricole) ed a grandissima maggioranza alla vicepresidenza del gruppo di “Dialogo Civile Latte” in rappresentanza dei Produttori e delle Cooperative Lattierocasearie Europee. Cuneo è la provincia in cui si vive meglio Secondo la classifica del Sole 24 ore sulla qualità della vita, Cuneo è la provincia piemontese in cui si vive meglio. La Granda si piazza al 17° posto a livello nazionale con 573 punti, 5 in più rispetto al 2013. L’indagine mette a confronto le province valutate in base a tenore di vita, affari e lavoro, ordine pubblico, tempo libero, popolazione, servizi ambiente e salute. «È una bella notizia – ha commentato il presidente Federico Borgna – che conferma la capacità di un territorio di fare squadra e saper lavorare insieme per raggiungere risultati positivi, anche nei momenti di crisi. Ancora una volta i cuneesi dimostrano di avere doti e voglia di fare in tanti diversi settori, così da saper migliorare costantemente il livello di qualità della vita». AZIENDE Investimenti di oltre 5 milioni di euro entro il 2016 per il caseificio di Scarnafigi Valgrana, un prodotto sempre più d’eccellenza La Valgrana spa di Scarnafigi, in provincia di Cuneo, ha iniziato la produzione a regime e la vendita del suo prodotto principe, il Formaggio Piemonte (formaggio a pasta dura a lunga stagionatura), senza lisozima e con il solo utilizzo di latte, sale e caglio. Un traguardo importante per l’azienda casearia, che fa il paio con investimenti per 5 milioni di euro entro il 2016 che porteranno il caseificio a raggiungere una capacità produttiva che va dalle attuali 720 a oltre 1.100 forme di Formaggio Piemonte al giorno. «In oltre due decenni di storia, la tradizione produttiva di Valgrana si è imposta in virtù delle metodologie che assicurano al Formaggio Piemonte precise caratteristiche organolettiche ormai ben riconoscibili e sempre più ricercate dai consumatori, affezionati alla genuinità e alla bontà di un sapore che tiene alto il nome della provincia di Cuneo e dell’intero Piemonte – afferma l’amministratore delegato di Valgrana, Alberto Biraghi –. Ora abbiamo deciso di fare un passo avanti: forti di una produzione controllata e standardizzata, vogliamo assicurare al consumatore un prodotto sempre più d’eccellenza. In questo momento in cui entra in vigore la nuova legge sulle etichettature, il po- ter disporre di un prodotto senza lisozima, che ci consente di dichiarare come unico allergene il latte, fa sì che il consumatore, sempre più attento alla salubrità di cosa mangia, possa premiare le nostre produzioni. L’alta attenzione alle caratteristiche del latte ci permette di avere un prodotto di sicura qualità: i nostri cento fornitori delle province di Cuneo e Torino, infatti, allevano con un’attenzione maniacale per ogni dettaglio, assicurando una materia prima eccezionale». Con una produzione complessiva che sfiora oggi i 280 mila pezzi all’anno e un fatturato 2014 prossimo ai 40 milioni di euro,Valgrana si colloca in Italia tra i principali produttori di formaggi a pasta dura. Risultati destinati a migliorare da qui a breve. Ogni giorno sono “consumati” 1.900 quintali di latte prelevato nelle stalle di 100 allevatori delle province di Cuneo e di Torino. Se attualmente la quota di Formaggio Piemonte prodotto arriva fino a 720 forme al giorno (pari a circa 200 mila forme all’anno, ognuna del peso di 34 chili), entro due anni l’obiettivo è quello di salire a 1.100 forme prodotte in 24 ore (330 mila in un anno). Il tutto grazie ad un investimento di cinque milioni di euro nel prossimo biennio: «Gli investimenti sono già iniziati – pro- Il battitore di forme Michelangelo Rosso ed Alberto Biraghi Le forme di formaggio a riposo nello stabilimento segue Alberto Biraghi –. Abbiamo incominciato ad allestire delle nuove linee con nuovi macchinari. In un momento di crisi generalizzata, l’azienda ha deciso di investire, con l’idea, perché no, di assumere anche nuova manodopera interna. Un grande traguardo per una realtà partita da zero nel 1991 e ora in grado, quasi venticinque anni dopo, di essere tra le aziende di riferimento nella produzione di formaggi a pasta dura di lunga stagionatura». Una curiosità. Tutte le forme prima di essere vendute devono passare l’esame del “battitore”, che controlla con un martelletto se ci sono difetti, cioè se la pasta ha vuoti d’aria (in gergo “occhi”) . Un’operazione che si può fare solo artigianalmente e che in Valgrana è affidata alle abili mani di Michelangelo Rosso di Cavallermaggiore, “battitore” da oltre 40 anni. Formaggio Piemonte: gusto delicato La produzione più significativa è il Formaggio Piemonte, ottenuto da latte bovino che, dopo aver riposato, è perfetto per la caseificazione, originando un prodotto molto apprezzato in quanto a pasta dura, granulosa e ideale, dopo lenta stagionatura, per il consumo. È un prodotto in cui l'azienda di Scarnafigi crede molto e che l'ha vista impegnata in un ambizioso progetto legato alla realizzazione e commercializzazione di un formaggio genuino, costantemente disponibile, affidabile, dal sapore inconfondibile e dolce, proprio come il buon latte piemontese con il quale viene preparato. Il Formaggio Piemonte nasce dal latte crudo che viene parzialmente decremato. Viene messo in caldaia a circa 34° C e vengono aggiunti il siero innesto naturale (senza aggiunta di fermenti). A questo punto viene unito caglio di vitello. Quando la ‘cagliata’ è pronta, viene tagliata con speciali coltelli e cotta a 54° C. A temperatura raggiunta, la cagliata viene scaricata in appositi stampi e inviata alla salatura, dove resta per circa due settimane. Assorbita la necessaria quantità di sale, comincia il lento periodo di stagionatura, in ambienti controllati alla temperatura di 18° C, per 14-15 mesi, con spazzolatura e voltatura settimanale. Il prodotto finale si presenta con una pasta di colore bianco e un aroma fragrante e delicato. Tra le altre specialità ci sono anche il Cacio del Marchesato e l’Oro del Marchesato, oltre ad alcune pregiate produzioni Dop come Raschera, Bra tenero, Bra duro e Toma piemontese. RIFLESSIONE Medici e cittadini insieme potrebbero fare un esame di coscienza L’angolo Noi siamo un popolo di malati gravi? del sorriso Euro, sempre più sgradito Siamo dunque un popolo di malati gravi? Dai numeri dati dalla TV sembrerebbe proprio di sì, perché significa che poco meno della metà degli italiani ha avuto problemi di salute importanti che li hanno spinti a rivolgersi al soccorso d’urgenza. Sui numeri, essendo la matematica una scienza esatta, non si può discutere, ma è opportuno riflettere su un fenomeno di dimensioni inaccettabili, sia per il ricorso al servizio, sia per la spesa che la società è costretta a sopportare. È evidente che ci sono abusi estesi da parte degli utenti che per un nonnulla bypassano il medico di famiglia e si recano là dove vogliono avere visite e diagnostiche che servono a rassicurare il loro stato di salute. Non si tratterà del “Malato Immaginario” di Moliere? Forse esageriamo, ma riflettiamo sulle dichiarazioni che ci avvertono che parte di quanti occupano il Pronto soccorso, lo fanno per patologie trattabili in altro luogo. Una pletora di pazienti che finisce per far sì che il personale addetto rischi poi qualche difficoltà verso quelle patologie più gravi che necessitano di lucidità e rapido in- Molti accessi al Pronto soccorso dell’ospedale di Savigliano tervento per la salvaguardia della vita. Sappiamo bene che non si è più disponibili ad accettare alcun genere di malanno e che si è incapaci di attendere qualche tempo perché il corpo possa reagire all’aggressione di virus e batteri. Si deve sempre star bene, essere efficienti e avendo esorcizzato la morte, che però non è scomparsa, abbiamo ancora più paura di questo mistero che non possiamo scansare. È anche vero che certa propaganda ha fatto sì che ci sia una eccessiva fiducia nella medicina, che pensiamo inconsciamente sempre vincente, ma non è così. Uno dei grandi problemi sull’ec- cesso di presenze ai Pronto soccorso è dovuto alla mancanza di filtro da parte della medicina di base o di sfiducia nella stessa; viene da pensare che molti scavalchino il proprio medico per mettersi in mano a specialisti che là si possono trovare rapidamente. Ma la colpa non sta solo nei pazienti; è stata nel tempo creata un’alea di eccessiva fiducia nella classe medica, soggetta come tutti ad errori, e ora in sindrome di paura di denuncia, perché il paziente è diventato esigente e non tollera, visti gli emolumenti che percepiscono, che facciano sbagli. Infatti, è difficile capire perché un medico debba guadagnare molte volte più di un professore di greco o di matematica o di un ricercatore universitario. La sproporzione è dovuta al fatto che per la salute si è disposti a qualsiasi cosa e la classe medica forse usa ciò per non fare nulla per aiutare le persone ad un sano realismo. Ci sono molti problemi e si rischia, in poche righe, di fare semplificazioni, ma vorrei qui citare il farmacologo di fama prof. Silvio Garattini, che scrive nel volume “Fa bene fa male”: “Il servizio sanitario nazionale è un grande bene per le caratteristiche di universalità, equità e capillarità.Tuttavia, molto rimane da fare per aumentare l’efficienza e ridurre gli sprechi. Occorre operare perché il Servizio Sanitario Nazionale sia sostenibile nel tempo. Si tratta di un obiettivo sostenibile se si promuove la prevenzione attraverso ‘buone’ abitudini di vita e si rimborsano solo le pratiche diagnostiche, terapeutiche e riabilitative basate sull’evidenza”. Forse medici e cittadini insieme possono fare un esame di coscienza e camminare per raggiungere risultati migliori per tutti. Osvaldo Pignata