Susanna PASSIGLI - Università di Tor Vergata

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Susanna PASSIGLI - Università di Tor Vergata
Susanna Passigli
RIPARTIZIONI AMMINISTRATIVE E RELIGIOSE
NELL’AREA OSTIENSE FRA XIV E XIX SECOLO
Per ricostruire la struttura del territorio fra Medioevo ed età moderna sono state utilizzate fonti di carattere seriale appartenenti ai secoli XVI-XVII 1.
Ne è scaturita una banca dati relativa agli assetti topografici, ambientali ed
economici, che ha avuto in primo luogo l’obiettivo di effettuare confronti
con il primo Catasto particellare risalente al 1820 e in secondo luogo quello
di mettere a disposizione una base storico-cartografica per localizzare elementi del paesaggio rurale e manufatti menzionati nella documentazione anteriore, relativa al Suburbio e all’Agro Romano 2. Con questo studio ci si propone di fare il punto sull’articolazione topografica del territorio, relativamente all’assetto amministrativo, a quello religioso e alla percezione che i
contemporanei ne avevano; in un secondo momento ci si soffermerà in particolare sul paesaggio agrario e sulle trasformazioni da esso subite fra XVII e
XIX secolo. Il metodo consistente nel confrontare le fonti di età moderna con
quelle ottocentesche scaturisce dalla ferma convinzione, sostenuta e dimostrata dall’opera di Jean Coste per quanto riguarda il Lazio e la Campagna
Romana, che la conoscenza del territorio nelle epoche passate sia possibile
ripercorrendo a ritroso le tappe della catena di testimonianze sui suoi assetti,
andando dal più noto al meno noto 3.
Le fonti considerate sono: Archivio di Stato di Roma, Presidenza delle Strade, Taxae
viarum, secoli XVI e XVII, bb. 445-448; Catasto Alessandrino, 1660, cart. 432, mappe 1, 2, 36,
49, 50, 51, 57, 67, 69, 74; cart. 433 A, mappe 11, 47; Assegne delle vigne, 1660, bb. 435-436;
Tassa di Porta San Paolo, 1672, b. 872; Tassa fissa, 1734, b. 887; Tabella delle vigne, 1796,
b. 434.
2
Il lavoro è stato condotto grazie a una borsa di studio messa a disposizione dal CROMA e
dal Comune di Roma – Archivio Storico Capitolino: la ricerca e la schedatura delle mappe
del Catasto Gregoriano interessanti l’area oggetto di studio sono state opera di Barbara Corradi e Dania De Ascentiis, la restituzione cartografica e l’elaborazione dei dati informatizzati
di Keti Lelo.
3
Si vedano i saggi metodologici di J. COSTE, La topografia storica, in ID., Scritti di topografia medievale. Problemi di metodo e ricerche sul Lazio, a cura di C. Carbonetti-S. Carocci-S.
Passigli-M. Vendittelli, «Nuovi studi storici», 30, 1996, pp. 1-16; ID., Il metodo regressivo, Ivi,
pp. 17-24; ID., La topografia medievale della Campagna Romana e la storia socio-economica:
piste di ricerca, Ivi, pp. 41-90.
1
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1. Le fonti
Diretta antecedente della Presidenza delle strade per le competenze e la
giurisdizione ad essa affidate, la magistratura dei Magistri aedificiorum et
stratarum Almae Urbis cresce di importanza con l’intensificarsi della funzione della strada durante il Rinascimento, in particolare con la figura del papa
Niccolò V. Confermate le attribuzioni di ordine amministrativo e giudiziario
già proprie dell’organismo, al pontefice si devono la vera e propria nascita
della futura Presidenza delle strade, il passaggio di fatto della competenza
dall’autorità comunale a quella pontificia e infine la redazione di nuovi statuti in volgare nel 1452 4.
Rispetto al precedente statuto, per quanto riguarda il territorio extraurbano, le pertinenze della Presidenza delle strade risultano estese genericamente
a tutto il distretto (quaranta miglia di raggio intorno alla città), con l’effetto
che in molti casi l’esercizio reale risulti troppo esteso. Nel 1410, infatti, la
competenza sulle vie extraurbane era limitata a un raggio di dieci miglia, con
l’obbligo di far tagliare gli alberi di qua e di là della strada per due canne,
per motivi di sicurezza lungo le strade. In generale però va notato come lo
sviluppo della magistratura sia legato alle problematiche della città più che a
quelle della Campagna Romana. È solo con la seconda metà del secolo XV
che le cure del magistrato delle strade si rivolgono alle vie consolari e che i
proprietari del Suburbio e dell’Agro Romano, come le comunità del distretto, vengono sottoposti sempre più frequentemente a imposizioni occasionali
che sboccano in un tributo stabile conosciuto come Tassa fissa.
Il primo volume delle Taxae viarum risale agli anni 1514-1583 e raccoglie 143 tasse decretate dai maestri di strada 5. Ordinate secondo le vie consolari, le liste delle tasse considerano di solito le vigne, i canneti, i casali e talvolta anche i castelli interessati alla riparazione di strade o ponti fuori le Mura di Roma. Per le vie suburbane il criterio di tassazione delle Taxae viarum
è fornito dalla estensione delle singole proprietà e dalla posizione di ciascuna
rispetto alla strada; l’unità di misura per i casali è il rubbio (pari a ha. 1,848),
per vigne, sodi e canneti è la pezza (pari a ha. 0,26). Come dimostra la diversa unità di misura utilizzata, la distinzione fra le due entità fondiarie è nel di-
4
E. RE, Maestri di strada, «Archivio della Società Romana di Storia Patria», 50, 1927, pp.
5-102 e D. SINISI, Presidenza strade, in M.G. PASTURA RUGGERO, La Reverenda Camera Apostolica e i suoi archivi (secoli XV-XVIII), Roma, Archivio di Stato in Roma, Scuola di Archivistica
Paleografia e Diplomatica, 1984, pp. 100-118.
5
Le liste sono in parte oggetto di edizione in J. COSTE, I casali della Campagna Romana
nella seconda metà del Cinquecento, «Archivio della Società Romana di Storia Patria», 94,
1971, pp. 31-143, dove figura un’accurata descrizione del registro n. 445 della Presidenza delle strade, prevalentemente in relazione alle altre liste di casali conservate per il XVI secolo.
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verso grado di intensità di coltivazione, i terreni più preziosi sono costituiti
da “terrulis, vineis, arundinetis annexis, quo sodos vocant, sepibus tamen seu
fossatis vel muris circundatis”.
Con il tempo si fissa la procedura relativa alla manutenzione delle strade
consolari, dei ponti, delle strade suburbane e dei fossi e si chiariscono le figure individuate quali contribuenti per le spese di riparazione e di manutenzione: nel 1660, allo scopo di effettuare tassazioni più congrue, il papa Alessandro VII dispone che ciascun proprietario di casale giacente lungo le strade
consolari debba far eseguire da un perito agrimensore la pianta esatta della
sua proprietà e che ciascun proprietario di vigna debba consegnare una dichiarazione della superficie e della qualità del terreno, detta assegna 6. Pur se
raccolte secondo una volontà unitaria e istituzionale, le mappe del Catasto
Alessandrino presentano un carattere fortemente eterogeneo e ciò è dovuto
sia alla realizzazione a cura di diverse mani di agrimensori che ai diversi periodi in cui furono redatte, essendo alcune di esse copie di disegni più antichi, già in possesso dei proprietari 7. Il rilevamento delle tenute dell’Agro
non ha come unico scopo quello di ottenere una migliore conoscenza dei
fondi e delle proprietà per scopi fiscali. A questo, infatti, si associa anche un
motivo di politica agraria, finalizzato a precisare le caratteristiche e le possibilità produttive delle aziende allo scopo di assicurare i rifornimenti alimentari alla città 8. Per questo motivo le mappe presentano regolarmente non solo
una perimetrazione esterna accurata, ma anche una precisa suddivisione interna, con le relative misure e le principali categorie di uso del suolo presenti
nell’Agro Romano: terreno seminativo a coltura estensiva suddiviso in quarti
agricoli, prato, pascolo, bosco, raramente vigna e giardino intorno agli edifici del casale e per le tenute costiere anche macchia e tumoleto, boschi o macchie per la caccia. È già ben noto e sperimentato come, per queste caratteristiche, il Catasto Alessandrino costituisca una fonte sistematica di grande
precisione topografica per lo studio economico e patrimoniale dell’Agro Romano.
P.A. FRUTAZ, Le carte del Lazio, 3 volumi, Roma, 1972, I, pp. 58-63.
P.A. FRUTAZ, Le carte del Lazio, cit., I, pp. 60-63; J. COSTE, Tibur (pars tertia). Appendice
di topografia medievale, in ID., Scritti di topografia medievale, cit., pp. 269-366, in particolare
pp. 276-281; L. SCOTONI, Le tenute della Campagna Romana nel 1660. Saggi di ricostruzione
6
7
cartografica, «Atti e Memorie della Società Tiburtina di Storia e d’Arte», 59 (1986), pp. 185280, in particolare pp. 189-192.
8
S. PASSIGLI, Ricostruzione cartografica e paesaggio del Catasto Alessandrino. I. Osservazioni sulla rappresentatività delle mappe, in «Archivio della Società Romana di Storia Patria», 114 (1991), pp. 161-184; EAD., Ricostruzione cartografica e paesaggio del Catasto Alessandrino. II. Indici delle mappe, «Archivio della Società Romana di Storia Patria», 116, 1993,
pp. 243-393.
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Meno note delle mappe del Catasto Alessandrino, le Assegne delle vigne
derivano dallo stesso provvedimento di Alessandro VII e meritano qualche
cenno descrittivo in più. Si tratta di registri contenenti dichiarazioni nominali
effettuate dai proprietari delle vigne nel Suburbio Romano, ordinate secondo
la ripartizione per vie consolari e la data della dichiarazione. Ciascuna dichiarazione contiene il nome del proprietario, la superficie della vigna e l’eventuale distinzione fra terreno vineato/sodo, canneto e arundinetum all’interno della parcella, talvolta con l’indicazione delle singole superfici, la localizzazione in una contrada e l’elenco dei confini tramite nomi di proprietari o
elementi topografici emergenti nel paesaggio 9. Come già accennato, le Assegne del 1660 riguardano soprattutto terreni condotti a vigna, ma comprendono anche canneti, orti e arundineti situati in prevalenza nelle zone umide ai
lati dei corsi d’acqua: essi sono talvolta oggetto di dichiarazioni autonome,
mentre il più delle volte figurano all’interno della parcella principale di vigna, come componenti di essa introdotti dalla formula ex quibus oppure dall’ablativo assoluto comprehenso 10. Le Assegne delle vigne fuori Porta
Ostiense del 1660 sono state oggetto di schedatura completa e sono state organizzate in una banca dati allo scopo di arricchire le conoscenze territoriali
di questa porzione di Suburbio nel periodo contemporaneo alle mappe dell’Agro Romano volute da Alessandro VII.
Fra le Assegne delle vigne del 1660 e il chirografo del 1680 sulla Tassa
fissa si colloca la Tassa di Porta San Paolo del 1672-1673, conservata nel
registro n. 872 dello stesso fondo. Tale registro è dedicato unicamente alla
zona estesa intorno alla via Ostiense e fa parte della serie dei Libri Mastri e
vie consolari con materiali a partire dal 1606 al XIX secolo. Esso contiene un
elenco di casali soggetti al pagamento della tassa imposta dal Tribunale delle
strade per un ammontare di 73 voci alle quali si aggiunge la tassa imposta alla Porta, ai carri e ai cavalli. Le carte 13-31 sono occupate dall’elenco delle
vigne, a cui si aggiungono pochi orti e pochi canneti, che qui risultano compresi all’interno della parcella di vigna. Come le dichiarazioni del 1660, le
voci sono in tutto 186 e l’elenco è scandito da alcune intitolazioni topografiche che indicano l’andamento della descrizione dei fondi, secondo le strade
principali e secondarie. Ciascuna pagina del registro contiene l’indicazione
9
L’arundinetum è una particolare forma di canneto, si veda P. DE CRESCENZI, Trattato della
Agricoltura di Piero de’ Crescenzi traslato nella favella fiorentina, rivisto dallo ’Nferigno Accademico della Crusca, ridotto a miglior lezione da Bartolomeo Sorio P.D.O. di Verona, 3 volumi, Verona, 1851-1852, II, pp. 188-203, dove si descrive la canna sive arundine.
10
Le Assegne del 1660 occupano i due registri 435 e 436 della Presidenza delle strade,
articolate secondo le vie consolari di appartenenza; i restanti registri sino al 444 contengono
Assegne delle vigne sino all’anno 1735, fra i quali sono stati effettuati sondaggi per confronto.
Ripartizioni amministrative e religiose nell’area ostiense 59
del tipo di appezzamento, il nome del proprietario, la superficie in pezze, la
somma dovuta in scudi, la dichiarazione del pagamento avvenuto e il totale
degli scudi incassati. Il valore delle vigne corrisponde a mezzo scudo a pezza, quello degli orti a poco di più. A questi elementi si aggiungono altri dati
interessanti per lo studio della popolazione, quali la professione e la sede di
residenza in città dei proprietari e il nome del precedente proprietario. Rispetto alle Assegne del 1660, fonte nella quale la localizzazione delle vigne
figura attraverso l’indicazione di una serie di locus qui dicitur, paragonabili
a contrade, i punti di riferimento topografico in questi registri sono rappresentati dalle strade e dai principali toponimi delle contrade, numericamente
inferiori rispetto a quelli del 1660.
Altre date importanti per l’organo della Presidenza delle strade sono quella del 1730 quando Clemente XII ordina il “riattamento generale delle consolari” e quella del 1748 per l’importante disposizione emessa da Benedetto
XIV di effettuare una visita periodica di cui i maestri di strada avrebbero dato
relazione all’uditore del papa.
Appartenente alla serie dei Libri mastri e vie consolari del Fondo Presidenza delle strade, il Libro mastro con la Tassa fissa sopra le vigne n. 887 di
grandi dimensioni, datato 1734, contiene indicazioni relative ai possessori
delle vigne. Per ciascuna porta e secondo la relativa via consolare, le due pagine iniziali sono occupate da una lista contenente il numero progressivo della vigna, il nome del proprietario, il riferimento alla pagina con la registrazione dei pagamenti, la superficie in pezze, la somma da pagare in scudi. Per
la Porta San Paolo il totale è di 145 appezzamenti (quaranta circa in meno
del secolo precedente), per una superficie totale di 1945 pezze (pari a ha.
505,7), per una somma di 108, 94 scudi incassati.
Infine, la Tabella delle vigne del 1796, compresa nella serie Catasti e Assegne, segnata con il n. 434 del Fondo Presidenza delle strade, riporta la seguente intitolazione: “Descrizzione di tutte le ville, vigne, orti, canneti, sodi
et altri terreni esistenti nell’Agro Romano soggetti al pagamento della tassa
fissa di quatrini 28 a pezza dovuto all’Ill.mo Tribunale delle strade” eseguito
dall’appaltatore della tassa Benedetto Triulzi e consegnato alla Computisteria del Tribunale del 1796. Alla fine del registro è un Ristretto, redatto secondo le porte della cinta aureliana, con il numero della carta iniziale e il numero totale delle pezze. Come nel 1673, l’elenco è ordinato topograficamente e
suddiviso in base a intitolazione fondata sulle strade e sui vicoli. Segue l’indicazione della vigna, il nome del proprietario, le due vigne confinanti (la
precedente e la successiva nell’elenco), la superficie in pezze. Sono menzionati in tutto 53 canneti (scorporati in questo caso dalle parcelle delle vigne e
dichiarati autonomamente), 3 orti, 2 terreni, 144 vigne.
La competenza sul sistema di riparazione delle strade consolari ed extraur-
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bane viene riformata nel 1817, attraverso una ripartizione tra Presidenza delle
strade, alla quale viene attribuita la giurisdizione sulle vie nazionali, e Congregazione del Buon Governo, alla quale spettano le strade provinciali e comunali.
2. Il sistema amministrativo di ripartizione topografica
Non esiste un criterio istituzionale assoluto per la ripartizione del territorio suburbano e per la Campagna Romana prima dell’età moderna: la sua articolazione riflette i caratteri funzionali che via via hanno indotto gli estensori delle varie fonti che ci sono pervenute – i notai a partire dal XIV secolo, i
legislatori degli Statuti di Roma del XIV e XVI secolo, gli amministratori fiscali dell’Ufficio della Presidenza delle strade, infine gli agrimensori e i proprietari fondiari – a individuare punti di riferimento nel paesaggio “naturale”
e in quello costruito.
Una prima forma di ripartizione: Suburbio e Agro Romano
L’idea generale che si trae dalle fonti sul periodo antico è che gran parte
dell’attuale campagna fosse abitata, essa stessa come un suburbio della città
antica 11: le Mura aureliane, quindi, non avrebbero costituito la chiusura di un
abitato, ma tagliato esso nel vivo. Per quanto riguarda l’Alto Medioevo, fino
al secolo XII le vigne nominate nei privilegi, redatti in favore degli enti ecclesiastici, risultano per lo più situate nei Colli Albani o nei castra di loro proprietà e solo raramente dentro o fuori le Mura; a partire dal XII secolo, invece,
i cartulari monastici nominano regolarmente vigne di proprietà di monasteri,
ma anche di chiese e di laici, sia nella parte alta della città dentro le Mura, sia
fuori, per un raggio di due miglia lungo alcune vie consolari. Tra queste spicca soprattutto il settore sudest, che si trova adiacente all’area ostiense 12.
Qualche delimitazione di un Suburbio comincia con gli Statuti di Roma che
definiscono obblighi e diritti speciali per chi abita infra tria miliaria 13. Da notare che il fatto di riconoscere la cittadinanza a chi possiede vigne o fondi vicino alla città è comune negli statuti del Lazio medievale. A parte queste sugge-
11
L. QUILICI, La Campagna Romana come suburbio di Roma antica, «La parola del passato», 158-159, 1974, pp. 410-438.
12
Sull’intra ed extra muros nel Medioevo, E. HUBERT, Espace urbain et habitat à Rome du
Xe siècle à la fin du XIII siècle, «Nuovi Studi Storici», 7, 1990, pp. 93-100; L. MOSCATI, Alle origini del Comune romano. Economia, società istituzioni, «Quaderni di Clio», 1980, 1, pp. 98101; G. ARENA, Il verde a Roma. Dall’hortus alla villa, Roma, Il Bagatto, 1984, pp. 39-67.
13
C. RE, Statuti della città di Roma, Roma, Biblioteca dell’Accademia storico-giuridica,
1880, p. 84, 1.17; p. 85, 1.8; p. 268, 1.7; p. 270, 1.16; p. 274, 1.6.
Ripartizioni amministrative e religiose nell’area ostiense 61
stioni che derivano da una frequentazione intensa della documentazione romana medievale, la ricerca nel dettaglio per questo periodo è ancora da fare. Dobbiamo immaginare così tre “aureole” concentriche intorno a Roma, la cui percezione attraverso i fondi notarili trecenteschi romani è stata evidenziata da
Jean-Claude Maire Vigueur 14: vigne, casali agricoli – per lo più compresi nella
Campagna Romana, corrispondente circa al Comune attuale – castra ubicati in
prevalenza fuori della Campagna Romana. Tale assetto è ancora evidente dalla
carta di fine Seicento di Giovanni Battista Cingolani (figure 1 e 2).
Con il Cinquecento risalta una netta distinzione fiscale nelle Taxae viarum
tra vigne e casali ma quel che ci interessa è che in questo periodo si delinea un
primo abbozzo di delimitazione per quanto riguarda le vigne del Suburbio 15.
Il volume cronologicamente coincidente con l’età del Catasto Alessandrino è il n. 448 (del 1643), esso contiene alla c. 4r “Tassa fatta alli padroni delle
vigne et altri beni per spurgare il fosso dell’Acquataccio che passa per la Travicella”, alla c.12r “Aggiunta alla tassa del fosso della Travicella che piglia
l’acqua della Caffarella et Acquataccio alle vigne Carracetti et altri”, c. 31r
“[…] nettatura del fosso della Travicella”, alla c. 332r “Tassa alle vigne, horti,
canneti et altri beni dentro e fuori Porta San Paolo per pagar la spesa che si è
fatta nell’aprir la strada nuova dentro l’horto del Signor Duca Cesarini”, alla
c. 525r “Tassa alle vigne, horti, canneti, casali et altri beni posti dentro e fuori
Porta San Paolo per l’accomodamento dentro e fuori detta porta”.
L’individuazione in pianta delle vigne segnalate nelle liste cinquecentesche fornisce una prima immagine concreta del confine fra i due settori di
paesaggio: questa ricostruzione però non è facile sia perché i toponimi non
sono direttamente identificabili sulla carta IGM attuale, sia e soprattutto perché nella gran parte dei casi le vigne sono individuate unicamente attraverso
il nome del proprietario.
Il fatto decisivo, sul piano cartografico, è costituito dall’impianto del Catasto Alessandrino: ciò che è compreso tra le Mura e le prime tenute di cui vengono fornite le piante corrisponde alla fascia delle vigne del Suburbio. L’editto, infatti, comporta una distinzione netta poiché ciascun proprietario è tenuto
a esibire “in quanto alle vigne l’assegna, o denunzia giurata della quantità delle pezze, e quanto alle pediche, casali o terreni, la pianta (figura 3)” 16.
J.-C. MAIRE VIGUEUR, Les “casali” des églises romaines à la fin du Moyen Age (13481428), «Mélanges de l’Ecole Française de Rome», 86 (1974), pp. 63-136.
15
Il primo volume della serie (b. 445, anni 1514-1583) contiene alle cc. 384r-389v la tassa
della Strada di S. Paulo del 1556, alla c. 237r quella della Strada della Travicella del 1563 e
quella del Ponte della Travicella del 1561 alla c. 6r; partendo da Porta San Paolo la lista elenca 35 casali a sud di Roma lungo le vie Ostiense, Ardeatina e Laurentina, indicando per ciascuno nome del casale, nome del proprietario e superficie.
16
FRUTAZ, Carte del Lazio, cit., I, p. 61.
14
62 Susanna Passigli
La carta di Cingolani riunisce tutte le piante del Catasto Alessandrino (figura 1). Proprio l’area ostiense, posta al limite di quel suburbio sudest che
fin dall’antichità ha presentato un carattere così incidente nel paesaggio, fa
registrare una forma irregolare all’interno dell’ansa del Tevere, dove l’area
dei casali sembra aver infranto il confine immaginario tra Suburbio e Agro
Romano in coincidenza con la via Ostiense. Tale irregolarità non deve stupire troppo considerando che la gran parte dell’ansa in questione è occupata
dal territorio della tenuta di Prati di San Paolo, corrispondente all’area del
monastero di San Paolo fuori le Mura e alle sue immediate pertinenze, per
altro in parte occupate da filari di vigna.
La stessa forma di promiscuità tra paesaggio delle vigne suburbane e quello del casale agricolo a coltura estensiva e allevamento si registra per la tenuta
di Grotta Perfetta, all’interno della quale la vigna è ben presente, mentre nel
caso di Tor Marancia le vigne dei particolari sono menzionate come confine.
Per dare una spiegazione all’andamento di questo confine, è necessario risalire alle vicende precedenti della proprietà. L’area di Grotta Perfetta vanta testimonianze risalenti almeno al X secolo, quando compare negli atti con la denominazione di Orti del Prefetto, dovuta alla quantità di orti che molti enti ecclesiastici vi possiedono: il suo terreno risulta particolarmente adatto a questo
tipo di coltura perché solcato da un gran numero di rivi e quindi costantemente mantenuto umido; in particolare il Fosso o Marrana di Grotta Perfetta non è
guadabile in inverno e la via Ostiense lo attraversa tramite un ponte romano
(il Ponticello sulla carta IGM). Tra XII e XIII secolo menzioni di orti e vigne in
questa località pervengono dagli archivi dei monasteri di San Tommaso in
Formis e di Sant’Alessio 17. Pur senza addentrarci oltre all’interno della documentazione medievale, risulta chiaro che ci troviamo di fronte a un paesaggio
decisamente suburbano, nell’ambito del quale la necessità di irrigazione delle
colture intensive determina vere e proprie forme di intervento di ordinamento
delle acque, come quello che nel 1387 fa scatenare una lite fra il monastero di
San Paolo e i propri massari 18. La tappa intermedia del passaggio di questi
terreni dalla fascia suburbana a quella appartenente alla Campanea può indi-
17
Atto di permuta dell’anno 950, rogato tra San Lorenzo fuori le Mura e San Gregorio al
Clivo di Scauro di una terra seminata confinante con pantano e orti nel luogo detto Orti Perferie, in G. MARINI, I papiri diplomatici raccolti ed illustrati dall’abate G. Marini, Roma, 1805,
pp. 195-197, doc. n. 130.
18
I monaci avevano infatti eretto una diga sul fosso di Grotta Perfetta, nella località detta
Valle de Orto Perfecte, già di per sé soggetta a impantanarsi, diga che, eretta proprio per costituire riserve d’acqua per l’irrigazione, in realtà comportava eccessi di acqua ai danni dei possessi dei massari situati a monte di essa. Il documento è edito in F. BARTOLONI, Documenti inediti dei “Magistri aedificiorum Urbis” (secoli XIII e XIV), «Archivio della Società Romana di
Storia Patria», 60, 1938, pp. 191-230, pp. 226-230, doc. 6.
Ripartizioni amministrative e religiose nell’area ostiense 63
viduarsi nella denominazione “Torre delle vigne” attribuita, nelle liste di casali della Taxae viarum della fine del Cinquecento, a un’area della superficie di
60 rubbia (pari a ha.110,8), in seguito compresa all’interno del casale di Grotta Perfetta o Torre delle Vigne (nel Catasto Alessandrino, casale con una superficie di rubbia 116, appartenuto a Girolamo Mattei), un appellativo, quello
di Torre delle Vigne, destinato a perdersi nelle successive liste di casali della
Campagna Romana. La labilità del confine fra Suburbio e Agro Romano in
questo punto è attestata anche nelle coeve Assegne delle vigne, fra le quali si
conservano alcune dichiarazioni di parcelle poste nella località Torre delle Vigne, in una posizione fluttuante fra Suburbio e fascia delle tenute.
Una vera e propria raffigurazione di filari di vigna con edificio a protezione
di tini e vasche è presentata nella mappa alessandrina della tenuta della Travicella, nella quale le attività emergenti – vigna, canneto e orto – sono quelle tipiche della fascia suburbana. La storia patrimoniale di questo casale, seppure
qui ripresa molto sinteticamente, offre significativi spunti per comprendere la
dinamica del suo inserimento in questa fascia suburbana. Il microtoponimo
Travicella è attribuito a una pedica, appezzamento di modesta estensione e fisicamente staccato dal casale, facente parte del casale Morena, nel 1229 di proprietà del monastero romano di San Ciriaco in via Lata 19; all’interno della pedica figura una vigna di otto pezze, nel 1385 oggetto di vendita 20; vigneti del
monastero dei Santi Bonifacio e Alessio nel vocabolo Travicella sono attestati
nel XVIII secolo all’altezza del primo miglio della via Ostiense 21; il carattere
anomalo del casale Travicella risulta anche dalle scarse menzioni conservate di
esso fra le liste di casali (della superficie di rubbia 17, pari a ha. 31,4 cioè molto modesta per un casale, appartenente ai marchesi Capponi, in seguito ridotto
a vigne e orto). Si tratta di pochi dati dai quali si evince che il casale non ha
mai perso l’antico carattere di pedica, inserita in una fascia di territorio con diversa vocazione rispetto a quella propria della Campagna Romana e nel futuro
destinata a perdersi come fisionomia autonoma.
Seconda forma di ripartizione, in base alle vie consolari
Trascurando per il momento la troppo ampia suddivisione operata dal governo pontificio in due grandi province (Patrimonio e Campagna-Marittima),
G. TOMASSETTI, La Campagna Romana antica, medioevale e moderna, nuova edizione
aggiornata a cura di L. Chiumenti e F. Bilancia, 4 volumi, Firenze, Olschki, 1975-1976, IV,
pp. 147-148.
20
Archivio Storico Capitolino, Archivio Urbano, sezione I, notaio Nardo Venettini, n.
785/2, c. 172v.
21
F. NERINI, De templo et coenobio Sancti Bonifacii et Alexii. Historica Monumenta, Roma,
1752, p. 227.
19
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la natura economica e fiscale del rapporto città-campagna appare chiaramente nella percezione dei notai attivi fra la seconda metà del XIV e il XV secolo:
l’orientamento generale rispetto a Roma si basa su due punti di riferimento
che corrispondono a passaggi obbligati e cioè la porta che consente l’accesso
della via consolare più vicina al terreno da localizzare e, meno frequentemente, il ponte presso il quale si effettua la conta del bestiame 22. Oggetto di
una specifica competenza da parte della magistratura delle strade fin dallo
Statuto del 1410 – competenza relativa alla viabilità extraurbana fino a un
raggio di dieci miglia nel distretto: strade consolari e ponti, strade suburbane,
fossi – non stupisce che questa forma di ripartizione del suolo extraurbano
fosse caratterizzata da una forte continuità nella percezione di residenti, notai
e funzionari dell’amministrazione.
I materiali conservati nel Fondo della Presidenza delle strade, relativi al
contributo necessario per la riparazione di strade o ponti fuori le Mura di
Roma, riflettono puntualmente questa suddivisione in base alle vie consolari. Nella metà del secolo XVI le Taxae viarum contengono elenchi di casali
posti “intorno a via Nomentana”, di vigne, canneti e casali posti “fuori Porta Portese”, di vigne e casali “che adoperano la via Trionfale”, di casali
“lungo la via Tiburtina”, di vigne e casali posti “fuori Porta San Paolo”, di
vigne e casali “lungo la via Labicana”, di casali e tenimenti “fuori Porta del
Popolo”, di vigne e casali “fuori delle porte San Giovanni e Maggiore”, di
vigne e casali “che adoperano la via di Santa Maria del Riposo” 23. Il quadro
delle vie consolari mantiene, indipendentemente dal loro stato di conservazione, la sua funzione di ripartizione topografica dell’Agro senza soluzione
di continuità fino al Catasto Alessandrino, fonte nella quale le tenute fanno
riferimento alle porte principali e dove le stesse strade sono oggetto di specifiche carte a scala di minore dettaglio. La giurisdizione della magistratura
basata sulla suddivisione per strade è ancora in vita nell’Ottocento, quando
viene indicata con precisione la lunghezza del tratto delle strade sulle quali
si esercita la sua competenza: 18 miglia lungo la via Tiburtina, 23 lungo la
Casilina, 19 lungo l’Anagnina, 12 lungo la strada di Tor Tre Teste e così via.
La carta di Nicola Maria Nicolai del 1803, che riprende con maggiore
chiarezza e precisione la ripartizione dei casali già sintetizzata da Cingolani,
si presta meglio di quest’ultima per visualizzare l’area di pertinenza della via
Ostiense (figura 4). I confini dell’area riferita alla via Ostiense dalle Assegne
J. COSTE, Descrizione e delimitazione dello spazio rurale nella Campagna Romana, in
Scritti di topografia medievale, cit., pp. 25-40 e RE, Statuti, cit., pp. 143-145.
23
Elenco e descrizione delle liste in J. COSTE, I casali della Campagna di Roma all’inizio
del Seicento, «Archivio della Società Romana di Storia Patria», 92, 1969, pp. 41-115, in particolare le pp. 33-38.
22
ID.,
Ripartizioni amministrative e religiose nell’area ostiense 65
e dal Catasto Alessandrino risultano chiari attraverso la distinzione effettuata
nelle singole liste 24. Le aree confinanti sono quelle pertinenti alla Porta Portese e San Pancrazio, al di là del Tevere, e alla Porta San Sebastiano verso
est. La rigidità di questa suddivisione non è, però, assoluta, all’interno delle
stesse fonti seicentesche: la tenuta della Travicella – ubicata in modo ambiguo già nel confine fra Suburbio e Agro Romano – figura infatti come riferimento nelle Assegne di Porta San Paolo, ma in qualità di tenuta compresa
nell’elenco di Porta San Sebastiano (si è già visto il perché: si tratta di un’antica pedica appartenente al casale Morena, sito fuori Porta San Sebastiano).
Vi sono comprese anche Tor Marancia, la cui forma nel 1803 è “normalizzata” mentre il riporto della mappa seicentesca sulla tavoletta IGM mostra l’aspetto di enclave dell’area di Porta San Sebastiano all’interno di quella di
San Paolo: Tor Marancia, in effetti, risulta esclusa dalle fonti amministrative
relative alla via Ostiense fino al Catasto Gregoriano, che invece la annovera
nel territorio della mappa 1 ritagliata regolarmente tra la via Ostiense e la via
Ardeatina; lo stesso avviene per quanto riguarda le fonti parrocchiali rimanendo tagliata fuori dalla parrocchia di Santa Maria in Cosmedin prima, per
poi – dal 1708 – venire compresa in quella di San Paolo; nell’Ottocento Tor
Marancia rientra nel territorio Ostiense, dal punto di vista sia amministrativo
sia religioso.
L’area sottoposta alla dichiarazione delle Assegne ostiensi si estende
dunque dal corso del Tevere, segue il limite delle Mura fino alla Porta San
Sebastiano, è compresa entro il limite della via Ardeatina (Monte della Bagnaia), poi esclude la tenuta di Tor Marancia seguendo la via delle Sette
Chiese e comprende, infine, le vigne confinanti con il territorio della tenuta
di Grotta Perfetta, il cui confine è costituito dal fosso delle Tre Fontane, fino al Tevere. Per quanto riguarda la porzione ostiense di Agro Romano, è
sufficientemente chiara la delimitazione riportata sulla carta di Nicolai: il limite è la via Ardeatina per la parte più vicina a Roma, alla quale subentra
l’Appia (figura 4).
Stabilita la superficie di questa vasta pertinenza in base alla via consolare
proveniente dalla Porta San Paolo, soffermiamoci ora brevemente sull’incidenza della stessa via Ostiense e degli altri percorsi viari interni all’area evidenziata, secondo la percezione che ne scaturisce dalle varie fonti considerate.
Ci si limita all’area suburbana che, caratterizzata da una maggiore frammentazione delle parcelle, necessita di un più alto numero di riferimenti topografi-
24
Le 75 mappe delle tenute fuori Porta San Paolo sono conservate nella cartella 432, e
analogamente le 186 dichiarazioni di proprietà di vigne e canneti nella fascia suburbana descritti nei registri delle Assegne sono comprese alle carte 338v-456v del volume n. 435 sotto
la voce Porta San Paolo.
66 Susanna Passigli
ci, fra cui proprio le strade. Nella logica interna delle Assegne, infatti, che come vedremo basa il proprio sistema topografico sull’unità di misura costituita
dalla superficie della contrada, il ricorso alla strada per localizzare una parcella costituisce una eccezione, ma nello stesso tempo avvia un processo di identificazione fra le strade principali che solcano il territorio e alcune contrade,
che saranno poi fissate nel Catasto Gregoriano, come nel caso delle contrade
che assumono la denominazione dalla strada delle Sette Chiese e dal vicolo
delle Statue. La restituzione cartografica delle parcelle di vigna e di canneto
dichiarate in base alle vie dimostra che queste ultime assumono la funzione di
individuare un punto di riferimento non lineare ai lati del quale sono ubicate
le parcelle, ma areale e anche piuttosto ampio (figura 5).
Ciò dunque dimostra che, nella percezione dello spazio di allora, al percorso viario si deve attribuire una forte incidenza, in quanto, da struttura di
collegamento, la sua funzione si estende a tutta la circostante superficie di riferimento topografico.
Il sistema di localizzazione per strade sarà preferito non solo da altri tipi
di fonte – come gli Stati delle Anime – ma anche dalle stesse Assegne delle
vigne raccolte nel 1673, a distanza di poco meno di quindici anni dalle dichiarazioni analizzate. Per quanto riguarda l’Agro invece, i riferimenti sono
limitati alla superficie del casale e alle strutture edilizie del casale stesso,
raggiungibili tramite un diverticolo che si dirama dalla strada principale.
Nell’identificazione delle strade interne ci sostiene la rete disegnata sulla
mappa gregoriana, che fa da tramite fra la menzione delle strade seicentesche e l’assetto registrato sulla tavoletta IGM.
Tabella 1. Elenco e identificazione delle strade nelle diverse fonti utilizzate.
Assegne 1660
St. an. 1657-1664 Assegne 1673
Catasto
Gregoriano
St. an. 1826
(n. vigne e case)
Via Mola Sancti
Pauli, cfr. vicolo
della Moletta
Vicolo che viene
dalla Moletta
Vicolo della
Moletta
Vicolo della
Moletta (3)
Via ab ecclesia
Sancti Pauli ad
ecclesiam Sancti
Sebastiani =
via qua venit a
Sancto Sebastiano
Strada delle
Sette Chiese (ne
dipartono due
vicoli a mano
dritta)
Vicolo delle
Sette Chiese
(attribuisce nome
a una contrada)
Vicolo di San
Sebastiano (19)
Strada che va
a Ostia
Via Ostiense
Via per lo stradone
(7) (2) (8)
Fuori del
monastero (15)
Via recta tendens
ad Sanctum
Paulum
Strada dritta di
San Paolo
Ripartizioni amministrative e religiose nell’area ostiense 67
Assegne 1660
St. an. 1657-1664 Assegne 1673
Via tendens ad
Tres Fontes
Salita delle
Tre Fontane
Vicolo è
conspectum
cappelle Trinitatis
= vico Sancti
Antonii
Vicolo Grotte
Perfette
Vicolo per
andare alla
Travicella =
via Acquatacii
Via prope
moenia urbis
Strada che va a
Grotta Perfetta
Vicolo che va alla
Travicella
Catasto
Gregoriano
St. an. 1826
(n. vigne e case)
Strada delle
Tre Fontane
Strada delle
Tre Fontane (2)
e Salita delle
Tre Fontane (5)
(vicolo senza
denominazione)
Via per lo stradone
a Santi Pietro e
Paolo (cfr. IGM) (1)
Strada di
Grotta Perfetta
(si perde nella
tenuta)
Vicolo di
Grotta Perfetta (1)
Vicolo che svolta Via della Travicella Vicolo della
alla Travicella
(ha questa stessa
Travicella (3)
denominazione
anche il tratto
iniziale della
via Ardeatina)
Strada accanto
le Mura
Identificabile con
il primo vicolo
anonimo a destra
fuori della porta
Vicolo delle Statue Vicolo delle
Vicolo delle
Statue (attribuisce Statue (8) (3)
il nome a una
contrada)
Vicolo delle
Gioie = vicolo
di Padiglione (?)
Identificabile con
il vicolo senza
nome parallelo
al vicolo della
Moletta, definito
vicuum mortuum
nella vigna di
Monte della
Bagnaia
Vicolo detto
Fantisca (?) cfr.
casale Fantasia
Identificabile con
una diramazione
anonima della via
delle Sette Chiese
Dietro le mura (5)
Vicolo della
Rondinella,
confinante con il
fiume (?)
68 Susanna Passigli
Su 186 parcelle, 38 (pari al 20,4 per cento) sono localizzate mediante il
ricorso a una via come punto di riferimento; fra queste la grande maggioranza fa riferimento alla via di San Paolo (via Recta), la via Ostiense. Gli altri
tracciati importanti sono: via delle Sette Chiese, meglio nota come via che
collega le due basiliche di San Paolo e San Sebastiano, i tracciati ad essa
paralleli, cioè via della Travicella, vicolo della Moletta, via di Grotta Perfetta
e il più tardo vicolo delle Statue. La via Laurentina, che parte dall’Ostiense
subito dopo il Ponticello, è qualificata dalla funzione di collegare l’Ostiense
con l’abbazia e il casale delle Tre Fontane. Altre traverse minori, individuabili grazie alla mappa del Gregoriano, assicurano il collegamento con le parcelle sia a ovest ma soprattutto a est della via Ostiense. Il sistema stradale
dell’area risulta dunque ben presente attraverso la percezione della fonte fiscale seicentesca e risulta fornito di una sostanziale continuità nell’arco di
tempo che la separa dal Catasto Gregoriano: ciò che muta è il criterio toponomastico, in quanto le strade non sono più definite mediante i due punti
estremi, ma tramite un vero e proprio toponimo legato all’area attraversata.
Ciò può essere indicativo di una dinamica nella funzione e nella percezione
di una strada, non solo intesa per il collegamento, ma di per se stessa, avendo
acquisito inoltre – come si diceva sopra – la funzione di punto di riferimento
topografico per l’ampia area della contrada.
Un’altra osservazione da fare è che le Assegne del 1660 si dimostrano
una fonte particolarmente eloquente per quanto riguarda la quantità e la qualità degli elementi topografici riportati, fra cui proprio le strade. Lo stesso tipo di fonte che pure si basa unicamente sul sistema della viabilità per localizzare le vigne e i canneti, tredici anni più tardi, elenca un identico numero
di parcelle, ma elabora una sintesi trascurando alcuni vicoli secondari come i
tre vicoli sulle cui denominazioni saremmo rimasti all’oscuro senza il dato
del 1660. Il motivo è da ricercarsi nella struttura interna dei due tipi di documento: il primo è una registrazione delle dichiarazioni, raccolte man mano
che venivano consegnate in ordine cronologico, effettuate rispondendo a una
medesima domanda che evidentemente prevedeva la localizzazione della
parcella e i confini – la risposta dunque è affidata a ciascun dichiarante che
ben conosce i dati del proprio bene; il secondo è una lista ordinata topograficamente e redatta in modo omogeneo, risultato di una successiva elaborazione seguita alla raccolta delle dichiarazioni disordinate, il suo estensore ha
dunque operato una sintesi eliminando i tracciati troppo marginali e poco intelligibili ai fini della consultazione di un documento ufficiale. Ne scaturisce
dunque il grande valore topografico del più antico registro di Assegne.
Per quanto riguarda le liste di Stato delle Anime, fonte sulla quale ci si
soffermerà fra breve, si rileva che, rappresentando uno strumento di controllo dettagliato relativo alle singole abitazioni, è naturale che si avvalga dei
Ripartizioni amministrative e religiose nell’area ostiense 69
percorsi che servono per raggiungerle: il criterio seguito è costituito senz’altro dalla topografia stradale, ma le vie minori risultano trascurate negli elenchi seicenteschi, poiché l’estensore risparmia di precisarle (e forse risparmia
anche di percorrerle per i disagi procurati dalla scarsa manutenzione), accorpando tutte le residenze dei vignaioli alla principale “strada dritta di San
Paolo”. È infatti possibile che il parroco non raggiunga le residenze più marginali, mentre è estremamente probabile che percorra almeno la via Laurentina, oltre l’Ostiense, per registrare le presenze nei casali compresi nella circoscrizione parrocchiale, estesa sino al casale di Acqua Acetosa e oltre.
Nel Settecento e nell’Ottocento gli elenchi di Stato delle Anime diventano più sistematici, numerando le vigne e le case annesse, soprattutto distinguendo le registrazioni dei residenti secondo le strade: ricompare allora la rete viaria già affermata nel Seicento e coerente con quella disegnata sulla
mappa gregoriana. La maggior concentrazione di residenti si ha infatti in coincidenza con lo “stradone”, cioè la via Ostiense, segue il vicolo di San Sebastiano, cioè la via delle Sette Chiese; le altre strade percorse dal parroco
sono la via delle Tre Fontane (Laurentina), il vicolo di Grotta Perfetta, il vicolo della Travicella, il vicolo delle Statue, quello della Moletta e quello
anonimo parallelo alle Mura.
I decreti emessi in seguito alla visita pastorale del 1904 fanno riferimento
ai tracciati stradali e ferroviari che si stabilisce vengano assunti come confini
delle circoscrizioni parrocchiali, alla stregua delle divisioni naturali come i
fossi. La via Ostiense risulta in particolare molto sorvegliata, essendo diretta
a Castel Porziano: a 13 km dalla porta sarà eretta a parrocchia rurale la piccola chiesa della tenuta di Malafede, alla quale verranno affidate le circa
2000 anime afferenti alle tenute di Dragone, Dragoncello, Monti di San Paolo, Risaro, Tor de’ Cenci, Mostacciano, Grottoni. Il criterio seguito per l’ordinamento delle circoscrizioni parrocchiali appartenenti alla cosiddetta “seconda periferia” – cioè l’Agro Romano – consiste ancora una volta nella
suddivisione del territorio in dieci parrocchie rurali, seguendo l’ordine della
“prima periferia” – corrispondente al Suburbio – ossia secondo l’andamento
delle vie consolari originate dalle porte della cinta aureliana. La stessa area
della parrocchia suburbana di San Paolo viene ridimensionata, perché troppo
estesa, in base ai seguenti confini: Mura, Tevere, fosso dell’Acqua Acetosa,
sentiero che si innesta nella via della Cecchignola, via Ardeatina, via delle
Sette Chiese, vicolo dell’Acquataccio, Mura fino alla porta 25.
25
A. ILARI, Le visite pastorali a Roma sotto Leone XII e Leone XIII, «Rivista diocesana di
Roma», 8, 1967, pp. 350-359, 601-611, 844-850. Sulla visita del 1904, F. IOZZELLI, Roma religiosa…, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1985; sull’area extraurbana in particolare le pp.
64-65 e 75-85.
70 Susanna Passigli
Terza forma di ripartizione: le contrade, le loro denominazioni
Il solo orientamento lineare, rappresentato dalle vie consolari, se può essere sufficiente per la zona dei casali, per un’area più intensamente abitata, lavorata e frequentata, quale il territorio suburbano non può bastare. Si è così
nel passato ricorsi a una ulteriore forma di indicazione topografica, la contrada, il cui numero e la cui superficie variano nel tempo in uno stesso territorio,
in relazione all’intensità dell’uso del suolo e dell’insediamento, alla pressione
demografica.
La letteratura storica, sotto questo aspetto, offre sempre un quadro assai
desolante per quanto riguarda il territorio extraurbano dei secoli XVII-XIX.
Anche a questo proposito lo studio delle fonti contribuisce a fornire un panorama che induce a distinguere l’Agro Romano, con il suo sistema di latifondi
basati sull’allevamento e sulla coltura estensiva dotati di una modesta popolazione stabile, dal Suburbio, nella metà del Seicento interamente occupato
da vigne e canneti e – come si è appena visto – percorso da strade e punteggiato di osterie.
Il sistema di localizzazione per contrade, del resto, era utilizzato nei protocolli notarili romani trecenteschi riguardanti atti di compravendita di beni
situati nell’Agro Romano e oltre: forniti di un toponimo come attributo, la
contrata o il locus qui dicitur erano utilizzati dal notaio come riferimento ultimo, in seguito cioè a forme di ripartizione più ampia – quali la tripartizione
in base al Tevere e all’Aniene, le province del distretto, le diocesi – per precisare ulteriormente la localizzazione delle parcelle situate in aree dove la
maggiore intensità di insediamento rendesse appunto necessaria tale precisazione. Quanto ai toponimi qualificanti le contrade, essi potevano derivare da
entità territoriali più antiche ancora, come forme di ripartizioni agricole o
chiese paleocristiane, oppure risalire a epoca più recente, basati su vallate,
colline, fossi, monti o particolarità del terreno 26.
Assai dettagliata la ripartizione in contrade emergente dalla schedatura delle Assegne, essa si giustifica con la necessità di una dettagliata localizzazione
di parcelle di superficie modesta in un territorio molto densamente utilizzato.
L’identificazione precisa della superficie delle contrade sulla mappa del
Catasto Gregoriano, espressa attraverso un certo numero di particelle catastali, facilmente elencabili, ha costituito il “fondo carta” per procedere alla
comparazione con le contrade menzionate nelle dichiarazioni delle Assegne.
Ciò ha consentito, come si vedrà, con maggiore o minore precisione secondo i casi, di ricostruire una mappa delle contrade seicentesche dell’area, uti26
J. COSTE, Descrizione e delimitazione, cit., pp. 25 sgg., dove si possono trovare anche
numerosi esempi per ciascuna tipologia di toponimo attribuito a contrade.
Ripartizioni amministrative e religiose nell’area ostiense 71
le per poter “agganciare” – utilizzando appunto l’unità di misura di superficie della contrada, come quella dei casali nel caso dell’Agro – i file con le
banche dati relative alla schedatura delle vigne del Suburbio (contenenti: i
nomi di proprietari, i tre principali tipi di categorie di uso del suolo – vigna,
canneto, arundinetum – espressione delle superfici in pezze); per l’Agro
Romano quella relativa alle mappe del Catasto Alessandrino (contenenti:
denominazione, proprietario, uso del suolo – rappresentato da prato, seminativo, vigna, canneto, edifici – superficie totale e superfici parziali) e in seconda battuta quelle relative agli Stati delle Anime seicenteschi e ottocenteschi (figura 5).
L’identificazione della superficie delle contrade seicentesche con la superficie delle particelle appartenenti alle contrade gregoriane è resa possibile
– anche se talvolta con un certo margine di dubbio – grazie alla ricchezza di
riferimenti topografici riportati fra i confini delle parcelle di vigna dichiarate
nelle Assegne, grazie ai toponimi conservati a distanza di duecento anni, grazie infine anche al confronto con gli elenchi degli Stati delle Anime, nei quali l’indicazione del nome del proprietario della vigna segue uno stretto ordine
topografico. Si discuteranno fra breve i motivi che rendono impossibile una
ricostruzione certa dei confini delle contrade, in quanto forma di ripartizione
del territorio non rigida né di carattere istituzionale.
Si rende ora necessaria una precisazione in merito al metodo di lavoro
utilizzato in questa ricerca. La forte novità consiste nella resa informatica intesa ad “agganciare” cartografie storiche e moderne, ai dati testuali scaturiti
dalle fonti e quindi ottenerne visualizzazioni concrete e sintesi di tipo quantitativo e statistico. Per quanto riguarda i dati raccolti sulle ripartizioni del territorio e sulle notizie circa l’uso del suolo e il popolamento, si è tentato un
ulteriore passo, cioè quello di porre le contrade suburbane e i casali seicenteschi a confronto con l’assetto trasmesso dal Catasto Gregoriano. Il confronto
fra particelle e casali non ha posto problemi per il forte carattere di continuità che caratterizza l’Agro Romano nel lasso di tempo considerato; in questo
caso la comparazione si è spinta fino alla elaborazione cartografica relativa
agli usi del suolo. Diversamente, per quanto riguarda le contrade suburbane,
come si vedrà, le trasformazioni sono state più rilevanti, il che si ripercuote
nell’efficacia del confronto e della precisione delle ricostruzioni.
Bisogna quindi tener conto dei limiti che dipendono dall’interpretazione
talvolta necessariamente soggettiva dei dati territoriali delle due serie di fonti
seicentesca e ottocentesca e dalla stessa distanza cronologica che, se rende
arbitrario effettuare talune identificazioni, sul piano della dinamica del paesaggio si presta a diverse possibilità di riflessione, per esempio sull’uso del
suolo e sui manufatti, ma anche sul tipo di proprietà e sulla gestione fondiaria che ne dipende.
72 Susanna Passigli
Tabella 2. Elenco e individuazione delle contrade nelle diverse fonti utilizzate 1. (In corsivo
figurano i toponimi scomparsi fra Sei e Ottocento; in neretto quelli che nel Catasto Gregoriano individuano più contrade diverse fra quelle registrate nelle Assegne; alcune contrade
seicentesche, pure individuate, non sono state cartografate per il loro carattere effimero).
Assegne 1660
St. an. 1657-1664 Catasto
Gregoriano
St. an. 1826
Derivazione
topon.
Acquataccio
Acquataccio
Fossato, idrografia
Canneti
Porta San Paolo/
San Paolo
Uso del suolo
Casale Gentile
Ponticello di
San Paolo
Nome
proprietario?
Fantasia/Fantisca
Vicolo delle Sette
Chiese
Nome
proprietario?
Forma
Porta San Paolo
Manufatto antico
Fossignano/Fusigna
(casale f.p.
San Sebastiano)?
Nome fondo
medievale
Grotta Perfetta
Valco
Nome fondo
medievale, uso del
suolo
Marrana
Moletta
Fossato, idrografia
Marrane di San
Paolo
Grotta Perfetta
Fossato, idrografia
Grotta Perfetta
Grotta Perfetta
Moenia Urbis
Dietro le mura
Mura di Roma
Moletta/Mola di
San Paolo
Moletta
Moletta
Monastero di San
Paolo
San Paolo, Valco
Monte della
Bagnaia
Strada delle Sette
Chiese
Monte del
Padiglione
San Paolo
Monti di San Paolo/
Monti incontro San
Paolo
Vicolo delle Statue
Statue, Grotta
Perfetta
Dietro le mura
Manufatto antico
Manufatto
Fuori del
monastero
Struttura edilizia
religiosa
Idem, nuova messa
a coltura?
Escludendo le contrade derivanti dal nome di una strada, già elencate nella tabella 1, si
riportano da quella tabella la via da San Sebastiano a San Paolo, corrispondente alla via delle
Sette Chiese e la Via Recta.
1
Ripartizioni amministrative e religiose nell’area ostiense 73
Assegne 1660
St. an. 1657-1664 Catasto
Gregoriano
St. an. 1826
Derivazione
topon.
Monti Vecchi di San
Paolo/Monte Lupino
Vicolo e strada
delle Sette Chiese
San Paolo, Grotta
Perfetta
Penna
?
Ponte della
Travicella
Acquataccio
Manufatto
Ponticello di San
Paolo/ Ponte tendente
ad Ostia e alla
chiesa delle
Tre Fontane/
Ponte passato i prati
Ponticello di
San Paolo
Manufatto
Porta San Paolo
Porta San Paolo/ Porta San Paolo
fuori della Porta di
San Paolo
Idem, precedente
messa a coltura?
Manufatto
Porte Sante di
San Paolo
Valchetta
Entità religiosa
di spicco
Prati di San Paolo
Valco
Uso del suolo,
contrapposto a
Monti
Sant’Antonio
Porta San Paolo
Struttura edilizia
religiosa
Tamariceto
Tammariceto
Uso del suolo
Tor di Valle
Tor di Valle
Nome casale
Torre delle Vigne/
Torre/Torre in via
Recta/Monti Novi
Grotta Perfetta
Manufatto e
uso del suolo
Travicella
Travicella
Nome fondo
medievale
Mura di Roma
Nome vecchia
recinzione di vigne
Tre Fontane/Valle
delle Tre Fontane
Ortaccio delle
Tre Fontane
Nome fondo
e monastero
medievale
Valco di San Paolo
Valco
Manufatto
Via da San
Sebastiano
Vicolo delle Sette
Chiese
Nome asse viario
Tre Cancelli
Tre Cancelli
74 Susanna Passigli
Assegne 1660
St. an. 1657-1664 Catasto
Gregoriano
Via Recta
St. an. 1826
Nome asse viario
San Paolo,
Porta San Paolo,
Valchetta
Campagna
Derivazione
topon.
Campagna
Percezione dello
spazio, contrapposto all’area suburbana occupata
dalle vigne
Riportati in primo luogo i confini dei casali seicenteschi sulla mappa
Agro Romano 1 del Catasto Gregoriano (casali: Travicella, Prati di San
Paolo, Grotta Perfetta e Tor Marancia), il territorio restante è stato suddiviso secondo la denominazione delle contrade ottocentesche. Si è poi proceduto con l’attribuire un certo numero di particelle ottocentesche alle contrade enumerate nelle Assegne del 1660, in base:
1. alla coincidenza del toponimo attribuito all’area della contrada, ai
punti di riferimento rappresentati dall’elenco dei confini delle vigne dichiarate, in qualche caso agli elementi territoriali e toponomastici conservati sulla tavoletta IGM. Per esempio, alcune vigne sono localizzate nella
contrada “Casale Gentile passato il ponticello”; la tavoletta pone il toponimo casale Gentili in un punto che, confrontato con la mappa gregoriana, si
trova all’interno della contrada ottocentesca Ponticello di San Paolo; in
conclusione le vigne così identificate nel 1660 possono essere localizzate
fra le particelle 185-187 del Catasto Gregoriano.
2. In qualche caso tramite la forte e decisa continuità dell’assetto patrimoniale. Per esempio il monastero di Santa Francesca Romana a Tor de’
Specchi figura proprietario di alcune vigne lungo la via Recta; tale denominazione figura negli Stati delle Anime in sequenza con altri nomi di proprietari riconoscibili come Bernardo Evangelista di fronte alla cappella di
Sant’Antonio, Antonio Cantoni e Fatebenefratelli. Tali proprietari sono bene individuabili ancora nel brogliardo del Catasto Gregoriano e fungono da
punto di riferimento per la localizzazione di altre parcelle: Tor de’ Specchi
= particelle 42-48, Fatebenefratelli = particella 348.
3. In qualche caso ancora grazie alla coincidenza dei nomi dei proprietari delle vigne con i residenti enumerati in sequenza ordinata negli elenchi
di Stato delle Anime.
Un esempio significativo è costituito dalla contrada Tre Cancelli, menzionata sia nelle Assegne delle vigne sia nei coevi Stati delle Anime. Vi fi-
Ripartizioni amministrative e religiose nell’area ostiense 75
gurano localizzate vigne appartenenti ad Antonio Serlupi e a Giovanni Battista Massimi; ambedue i nomi sono menzionati negli Stati delle Anime di
Santa Maria in Cosmedin nell’area “fuori Porta San Paolo, a sinistra via
della Travicella”; in particolare l’elenco del 1657 pone Giovanni Battista
Massimi dopo i Serlupi, e subito prima della sequenza di nomi appartenenti alla contrada Travicella; le Mura di Roma sono utilizzate come punto di
riferimento topografico nell’elenco dei confini delle vigne, insieme al vicolo della Travicella; il toponimo Massimi si è conservato nella moderna cartografia e coincide con l’area delle particelle 476-478; le particelle ottocentesche confinanti con il vicolo e con le Mura sono le 463-467 nelle quali si può ipotizzare la localizzazione delle vigne Serlupi; la contrada seicentesca doveva quindi insistere nell’area delle ottocentesche Mura di Roma dalla quale si può ipotizzare lo stralcio delle particelle 463-465 e 473
che costituivano l’area della vecchia contrada Tre Cancelli, il cui nome deriva con tutta probabilità dalla recinzione delle vigne stesse appartenenti a
proprietari di un elevato rango sociale.
Lo studio della fonte consente qualche cenno sui caratteri e la funzione
delle singole contrade così come esse emergono nella descrizione. Il primo
dato di carattere generale, inserito nella tradizione storica delle ripartizioni
topografiche del territorio romano – che si è cercata sommariamente di ripercorrere sopra – consiste nella forma non rigida della suddivisione del
Suburbio in contrade. Essa infatti risulta un riflesso della consuetudine, di
una funzione pratica legata all’uso del suolo e alla necessità di individuarlo
in fonti di carattere “quotidiano” e quindi ben lontana dal rappresentare una
forma istituzionalizzata nella percezione dello spazio da parte dei residenti.
Le denominazioni possono, per esempio, facilmente essere adottate in seguito alla costruzione di un nuovo manufatto, che assume rilevanza come riferimento topografico, all’interno di un’area più ampia che aveva già una
sua propria definizione: è il caso del Ponte della Travicella, una denominazione che non figura nel più tardo Catasto Gregoriano dove ha finito per
prevalere il nome della contrada più ampia e più sentito nella consuetudine
locale, derivante dall’idronimo moderno dell’Almone: Acquataccio.
La seconda importante osservazione che si impone è riferita alla ripartizione in un numero maggiore di contrade dalla superficie più modesta, che
emerge dagli elenchi delle Assegne, in confronto con l’assetto successivo.
Ciò si deve imputare a due ordini di cause. In primo luogo il carattere della
fonte: in assenza di una base cartografica e tanto meno catastale, la localizzazione delle parcelle di vigna e canneto deve nel Seicento necessariamente basarsi su un tessuto identificabile a una scala di forte dettaglio data
l’entità anche molto modesta delle superfici dichiarate. In secondo luogo,
seguendo un modello valido in generale, l’intensificazione delle forme di
76 Susanna Passigli
suddivisione territoriale è l’effetto di un alto grado di intensità di uso del
suolo, anche se non corrisponde necessariamente a un alto tasso demografico. Sappiamo che l’area in questione, sia per vocazioni del suolo sia per
posizione geografica, è sempre stata caratterizzata da una forte frequentazione e non stupisce vederne in questa fonte riflessa la continuità. La fonte
ottocentesca, se per un verso, basandosi su un sistema particellare, non ha
più bisogno di una fitta rete di contrade, per un altro si inserisce cronologicamente in una fase di utilizzazione del suolo dal carattere meno intensivo,
all’interno della quale il paesaggio quasi totalmente interessato dalla vigna
sta cominciando a lasciare il posto a forme di coltura meno fragili e meno
esigenti di manodopera.
La tabella comparativa delle contrade e il confronto delle carte mettono
in evidenza i dati che inducono a rilevare il fenomeno descritto. Molte denominazioni in uso nella fonte seicentesca risultano, infatti, scomparse nella realtà catastale del XIX secolo (18 su 30). Inoltre, si constata facilmente
che – nonostante gli sforzi intesi a collegare le contrade seicentesche con
quelle corrispondenti nella mappa – la medesima contrada ottocentesca ricorra più volte per individuare una diversa e più frammentata realtà territoriale risalente all’età delle Assegne. Per esempio, le vigne localizzate nella
contrada di Grotta Perfetta nel Seicento sono identificate attraverso una serie di riferimenti areali, quali Marrane di San Paolo, Tor delle Vigne, la
stessa Grotta Perfetta, vicolo di Grotta Perfetta. Si tratta di definizioni
scomparse perché legate all’impiego momentaneo di un elemento topografico, sostituite dalla più regolare indicazione di contrada di Grotta Perfetta,
attribuita nell’Ottocento alle particelle 221-227 e 233-300: all’area definita
da queste particelle catastali sono state attribuite le vigne dichiarate nel
Seicento come localizzate tramite la nomenclatura su riferita.
Fra quelli scomparsi, si contano:
1. toponimi legati a un manufatto che, analogamente a quanto ricordato
poco sopra a proposito del Ponte della Travicella, si fissano in relazione a
una nuova costruzione (come più tardi sarà il caso di Valca e di Osteria) o,
viceversa, non sopravvivono alla scomparsa del manufatto stesso, come nel
caso di Sant’Antonio o di Forma (contrade ambedue corrispondenti a quella di Porta San Paolo nel Catasto Gregoriano).
2. toponimi legati al nome di un proprietario, il cui utilizzo si esaurisce
con la fine della famiglia in questione (come forse è il caso del Casale
Gentile e del Casale Fantasia/Fantisca).
3. denominazioni effimere riferite a una componente del paesaggio rurale emergente solo in modo saltuario, come Canneti, Marrane di San Paolo, o al contrario così diffusa da non essere più rappresentativa di una data
area, come Prati di San Paolo, Monti di San Paolo.
Ripartizioni amministrative e religiose nell’area ostiense 77
4. nomi di fondi o manufatti sostituiti da realtà più vicine alla percezione dei contemporanei, come Torre delle Vigne e Tre Cancelli.
La distinzione fra Monti Vecchi e Monti Novi è probabilmente relativa
a due fasi diverse di occupazione del suolo, la più antica delle quali si
estende nell’area più prossima al monastero di San Paolo. Sempre in relazione all’uso del suolo si può evidenziare la contrapposizione fra Monti e
Prati, ben viva anche a livello grafico sulle coeve mappe del Catasto Alessandrino, che si riferisce alla distinzione fra terreno seminativo leggermente ondulato e prato naturale in posizione pianeggiante, posto di preferenza
lungo le rive di un corso d’acqua. Tali denominazioni nell’Ottocento non
corrispondono più a reali caratteri del suolo e non hanno quindi alcuna rappresentatività nella definizione dei terreni: esse vengono quindi sostituite
da toponimi più legati all’assetto patrimoniale come Grotta Perfetta, o a
quello viario.
Le contrade più complesse fra quelle menzionate nelle Assegne sono
quelle che, al contrario della tendenza più diffusa, messa in evidenza finora, sembrano estendersi in aree più ampie rispetto a quella della singola
contrada ottocentesca e quindi comprenderne più d’una. È questo il caso
della già citata contrada Monti Vecchi – corrispondente a un’area estesa
nelle contrade ottocentesche Vicolo e Strada delle Sette Chiese, San Paolo,
Grotta Perfetta – Monti Novi di San Paolo – corrispondente a Vicolo delle
Statue e Grotta Perfetta – infine Via Recta – corrispondente all’area individuata dalle contrade ai due lati della via Ostiense. Questa contrada sembra
risultare molto estesa a giudicare dalla densità di parcelle di vigna, particolarmente forte proprio in coincidenza dell’importante asse stradale e della
presenza del monastero di San Paolo come centro di organizzazione e di
gestione dei terreni rurali. La sua area corrisponde in gran parte alla contrada successivamente denominata in base al monastero stesso, area molto
estesa anche in seguito e allungata sul lato sinistro della via Ostiense.
Le contrade rilevate sulla mappa 1 del Catasto Gregoriano basano la
propria confinazione sul sistema delle strade. Questo carattere distingue
profondamente la fonte catastale da quella fiscale relativa alle vigne seicentesche e ne accentua le difficoltà di confronto topografico, all’interno
della quale le strade figuravano quali punti di aggregazione e non di distinzione fra contrade, come nel caso eclatante della via Recta e già precedentemente descritto. Invece non sembra che i fossi siano impiegati come linee di confine delle contrade, diversamente da quanto accadeva nella documentazione notarile trecentesca e nelle mappe alessandrine stesse, quando
alla rete idrografica era attribuito un importante ruolo nella ripartizione territoriale. Tale differente percezione si deve forse imputare al carattere mutevole che l’idrografia ha ormai assunto in quest’epoca: l’idrografia comin-
78 Susanna Passigli
cia a subire trasformazioni dovute all’intervento umano sempre più frequente e per questo non è più in grado di assolvere la funzione di riferimento topografico. La marrana della Travicella con le sue mole, la marrana
di Grotta Perfetta e il fosso di Ponte Fratta sono gli unici corsi d’acqua che
mantengono una qualche incidenza nella suddivisione territoriale dell’area.
La superficie delle contrade ottocentesche ha un carattere fondamentalmente coerente: solo in cinque casi le particelle elencate come appartenenti
a una stessa contrada non formano un unico corpo, ma sono separate da
quelle relative ad altre unità territoriali: si tratta di San Paolo, Vicolo delle
Sette Chiese, Acquataccio, Ortaccio delle Tre Fontane, Osteria. Per il caso
della contrada San Paolo, qualche elemento di spiegazione può provenire
proprio dalla dinamica delle ripartizioni ricostruita in seguito al confronto
con la fonte seicentesca. Nei due corpi separati della contrada di San Paolo
si può infatti riconoscere la distinzione delle antiche contrade Via Recta e
Monti Vecchi di San Paolo, contrade facenti riferimento all’entità del monastero come meta e punto emergente lungo la strada. In questo caso, dunque, la “regolarizzazione” e razionalizzazione delle contrade che caratterizza l’assetto ottocentesco risentirebbe del protrarsi di una percezione più
antica dello spazio circostante la via Ostiense.
L’intensità di uso del suolo e il suo effetto di frammentazione del territorio delle particelle e delle contrade risultano nel disegno dalla mappa
gregoriana inversamente proporzionali alla distanza dalle Mura della città.
A eccezione delle minute particelle di canneto fra la Marrana e la Strada di
Grotta Perfetta (particelle 259-292), così come la superficie delle contrade
anche quella delle particelle va progressivamente crescendo e allontanandosi dal centro urbano, fino a giungere alla fascia dell’Agro Romano dove
l’area della tenuta rimane l’unico riferimento topografico di superficie.
Questo andamento è confermato dalla superficie dei casali seicenteschi
scomparsi o ridotti in estensione, superficie sulla quale insistono più contrade ottocentesche (Prati dei padri di San Paolo: Valco + Valchetta; Grotta
Perfetta: Osteria + Ortaccio delle Tre Fontane + Ponticello di San Paolo +
vicolo delle Statue + Grotta Perfetta).
Per quanto riguarda l’Agro Romano, area per la quale l’unità di misura
topografica areale non è più la contrada ma il casale, la ricostruzione topografica è stata condotta in modo più lineare, come del resto è dimostrato
dai lavori di topografia medievale di Jean Coste e dei suoi allievi (figura
6). Per individuare la superficie di un’antica unità amministrativa territoriale egli muoveva appunto dalla forma catastale ottocentesca: la toponomastica, la dinamica dei confini, l’assetto morfologico sono a distanza di
duecento anni assolutamente comparabili, quando non addirittura sovrapponibili.
Ripartizioni amministrative e religiose nell’area ostiense 79
Tabella 3. Elenco e individuazione dei casali dell’Agro Romano nelle diverse fonti
utilizzate (in neretto i casali e le tenute compresi nella mappa 1 del Gregoriano, oggetto di studio ravvicinato; il primo numero si riferisce alla mappa e i numeri fra
parentesi alle particelle catastali).
Catasto Alessandrino St. an. 1657-1664
Catasto Gregoriano
St. an. 1826
Acqua Acetosa, 432/2
Acqua Acetosa, Precoi
Tenuta dell’Acqua
Acetosa, 2
Tenuta di Acqua
Acetosa, nn. 94-96
(casale, casa contigua,
altro casale)
Grotta Perfetta,
432/51 (135-140,
149-184, 226-236,
289-292, 609-649)
Grotta Perfetta
Grotta Perfetta, 1
(609-649)
Tenuta di Grotta
Perfetta, n. 91
(capanna)
Grottone, 432/49
Prati dei Padri di
San Paolo, 432/57
(59-66, 132-133)
Tenuta di Ponte
Fratta, mappa 2
Monastero di San
Paolo
Tenuta scomparsa,
occupata dalle
contrade Valchetta,
1 (59) e Valco,
1 (60-97, 132-134)
Tenuta della Badia
delle Tre Fontane, 432/1
Tenuta delle Tre Fontane, Tenuta delle Tre Fontane,
4 (160-217)
nn. 92-93 (capanne)
Tenuta delle Tre Fontane,
432/36
Tenuta delle Tre Fontane, Tenuta delle Tre Fontane,
4 (160-217)
nn. 92-93 (capanne)
Tenuta detta de
Grottoni, 432/50
Tenuta dei Grottoni, 2
Tor Marancia, 433A/11
(577-608)
Tor Marancia, 1
(577-608)
Tor di Valle, 432/67
Tenuta di Tor di Valle, 2
Tor di Valle, n. 107
Tor di Valle, 432/69
Tenuta di Tor di Valle, 2
Tor di Valle, n. 107
Travicella, 433A/47
(489, 507-513, 529-536)
Tenuta scomparsa,
sostituita dalla
contrada Travicella,
1 (404-427, 488-504,
529-536)
Valchetta, Casale in
luogo detto, 432/75
Tenuta della Valchetta, 2 Valchetta, n. 110
Valchetta e Tor di Valle,
432/74
Tenuta Valchetta Rocchi, Valchetta, n. 110
2
Grottoni, Capanne dei,
n. 105
80 Susanna Passigli
Catasto Alessandrino St. an. 1657-1664
Catasto Gregoriano
St. an. 1826
CASALI SITUATI AL DI FUORI DELL’AREA CONSIDERATA
Malafede, 432/54
Vallerano, 432/37, 38,
39
Malafede, casale e
precoio
Vallerano, nn. 97-99
(selciaroli, casa, casale
nuovo, capanna)
Selcetta, n. 100
(capanna)
Mandriola, 432/15
Tenuta delle Mandriole,
n. 101 (capanna)
Valleranello, 432/23
Valleranello, nn. 102-103
(capanne)
Mostacciano, 432/55
Mustaciano, n. 104
(capanna) Le Risare,
n. 106
Infermaria, 432/53
Infermaria, n. 108
(casale) Trefusa, 432/71
Trefusa, n. 109
Le trasformazioni territoriali subite dai casali che costituiscono una sorta
di enclave nel Suburbio appaiono particolarmente rappresentative per spiegare le irregolarità nel confine fra Suburbio e Agro Romano 27. Il casale Prati
del monastero di San Paolo è scomparso nella mappa gregoriana, lasciando
traccia della propria unità territoriale nelle particelle 62 e 63 della contrada
Valco; il casale seicentesco è occupato integralmente da parcelle di prato naturale e si contrappone, dal punto di vista dell’uso del suolo, ai Monti – Vecchi e Novi – di San Paolo, contrada occupata da vigne. È a questo punto ipotizzabile, proseguendo nell’indagine della storia precedente della proprietà
del monastero, che l’appezzamento composto da Prati e da Monti fosse un
tempo unito e la denominazione si riferisse a una vecchia distinzione di uso
del suolo interna a uno stesso fondo, determinata dalla vocazione geopedologica. La documentazione seicentesca fa registrare una tappa intermedia nella
scomposizione dell’entità territoriale il cui esito finale risulta nella mappa
27
Si veda quanto già accennato sopra sulla costituzione dei fondi di Grotta Perfetta e Travicella nel Medioevo.
Ripartizioni amministrative e religiose nell’area ostiense 81
gregoriana, dove l’unione della tenuta è scomparsa per poi riemergere, come
mostra Dania De Ascentiis nella sua ricerca condotta a partire dal Catasto
Gregoriano, alla fine del XIX secolo. Ne rimane traccia nella morfologia delle
particelle come nella attribuzione patrimoniale.
Il toponimo Grotta Perfetta nel 1820 è attribuito in parte alla tenuta e in
parte alla superficie a vigna di una contrada. La superficie del casale seicentesco, confrontata con quella di due secoli più tardi, risulta assai più
estesa, protesa verso il Tevere sulla cui riva è il Porto della Pozzolana, raggiunto da un percorso interno al casale stesso. Tale superficie si estende in
quelle che saranno in seguito qualificate come contrade Osteria (particelle
135-140, 149-160), Ortaccio delle Tre Fontane (particelle 161-182), Ponticello di San Paolo (particelle 183-184), Vicolo delle Statue (particelle 228232). Tra Seicento e Ottocento l’area della tenuta si è contratta verso nord,
in una zona che in seguito sarà occupata da vigne, alla quale rimarrà la denominazione di Grotta Perfetta come attributo di contrada, in continuità
pedologica e agricola con la zona delle vigne e canneti degli antichi Monti
di San Paolo. La riduzione di superficie si registra anche verso sudovest, in
un’area che già nel 1660 è in gran parte occupata da vigne interne al casale. Tale dinamica fa registrare una normalizzazione della superficie della
tenuta, a spese del suo vecchio corpo proteso verso il Tevere, già costituito
da vigne e, quindi, più propriamente appartenente al Suburbio. La fascia
suburbana tende dunque ad ampliarsi a spese delle tenute in quelle parti di
esse che, per natura e uso del suolo, le appartengono. Del resto questa promiscuità si registra anche nel Seicento quando lo stesso toponimo figura
attribuito sia a un casale sia a una contrada e quando la superficie dei casali più interni nel Suburbio è in parte occupata da parcelle di vigna, canneto
e orto.
È questo il caso dei due casali di Grotta Perfetta e di Travicella, con le relative porzioni di vigna e orto. Il caso della Travicella è molto significativo.
Si è già accennato alla storia medievale del fondo e alla sua “innaturale” posizione all’interno della fascia suburbana. Il casale infatti risulta scomparso
nel 1820, quando il toponimo Travicella rimane attribuito a una contrada dalla superficie più estesa rispetto all’antico fondo. Il casale seicentesco è infatti
costituito dal corpo centrale della più ampia e irregolare contrada ottocentesca – del quale si conserva memoria nell’ampia estensione delle particelle
532, 533, 534, 535 – rimanendone esclusi i corpi sporgenti verso nord e
nordovest; esso si estendeva a cavallo del fosso chiamato Marrana della Travicella o Acquataccio, l’antico Almone ed era in gran parte occupato da appezzamenti di vigna e canneto e da orti. Fanno parte della omonima contrada
le vigne, i canneti e gli orti che ancora nel secolo XIX caratterizzano il territorio della contrada Travicella.
82 Susanna Passigli
Risulta chiaro, in conclusione, come l’assetto territoriale risulti strettamente legato alle forme di occupazione e di uso del suolo e alle loro trasformazioni: su questo aspetto appare rilevante il contributo di una fonte squisitamente demografica, quale le registrazioni di Stato delle Anime.
Quarta forma di ripartizione: la circoscrizione parrocchiale
Lo scopo principale che ci si è prefissati consiste nell’utilizzare questa
fonte per integrare la ricostruzione degli assetti topografici di un territorio
extraurbano 28.
Il territorio in questione figura compreso nella circoscrizione parrocchiale
di Santa Maria in Cosmedin fino al 1708 e, da questa data, in quella di San
Paolo fuori le Mura, parrocchia nuovamente eretta nell’ambito di una più
ampia fase di riorganizzazione territoriale 29.
Questa circoscrizione si estende nella diocesi di Roma sino al confine con
quella di Ostia: è importante rilevare come, pur essendo i casali l’unità di
misura territoriale di ambedue le forme di ripartizione, quella amministrativa
e quella religiosa non corrispondano. Infatti, in questo caso, come lungo tutto il confine dell’Agro Romano, alcuni casali che ne fanno parte dal punto di
vista amministrativo sono invece pertinenti alla diocesi di Ostia (figura 4).
I casali confinanti dalla parte di Ostia sono Palocco, Castel Fusano, Porcigliano, Decima, Torricella, Trigoria, Castel Romano. L’assenza di questi casali dagli Stati delle Anime di Santa Maria in Cosmedin non deve dunque
stupire. I casali posti sul confine dalla parte della diocesi di Roma sono: Dragone, Dragoncello, Monti San Paolo, Malafede, Trafusina, Trefusa, Tor de’
Cenci, Pedica di Spinaceto, Mezzocamino, Grottone, Torraccio, Acquacetosa, Mostacciano, Vallerano, Selcetta, Valleranello. Si tratta dei territori citati
negli elenchi degli anni a cavallo del Seicento e del Settecento, la cui presenza però non è regolare in quelli del pieno secolo XVII.
Sull’argomento si veda, da ultimo, la relazione tenuta da Eugenio Sonnino al seminario
Materiali per un atlante storico-ambientale di Roma tra XVIII e XIX secolo, organizzato dal
CROMA presso la sede di piazza Navona dell’Ècole Française de Rome, il 22 gennaio 2000 e
quanto lo stesso autore riassume nel saggio Popolazione e territori parrocchiali a Roma dalla
fine del ’500 all’unificazione, in Popolazione e società a Roma dal Medioevo all’età contemporanea, a cura di Eugenio Sonnino, Roma, Il Calamo, 1998 (Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”, Centro Interdipartimentale di Studi e Ricerche sulla popolazione e la società
di Roma).
29
Si vedano, sulla parrocchia di San Paolo, A. TAPPI CESARINI, La parrocchia della basilica
patriarcale di San Paolo apostolo sulla via Ostiense in Roma e serie dei parroci dal 1708 al
1967, «Benedictina», 15, 1968, pp. 330-336 e l’opuscolo dal titolo Cenni storici della parrocchia di San Paolo, conservato presso l’Archivio del monastero di San Paolo, «Festa dei santi
Pietro e Paolo», 28-29-30 giugno 1988, pp. 1-7.
28
Ripartizioni amministrative e religiose nell’area ostiense 83
Bisogna tenere presente che, per ciò che riguarda il secolo XVII, la situazione del confine diocesano risulta per molti versi fluttuante. Ne costituiscono un
esempio i confini con la diocesi di Albano che proprio tra il 1629 e l’età del
Catasto Alessandrino hanno subito importanti trasformazioni per ragioni di tipo economico 30. La situazione ostiense sembra però diversa: come si vedrà
fra breve, le testimonianze seicentesche sono orientate in senso opposto. Infatti, rispetto alla diocesi di Ostia, risalta piuttosto l’assenza di casali che invece dovrebbero figurare secondo il confine di diritto. Le possibili motivazioni di questo fenomeno sono: 1. che il confine sia regredito di fatto verso Roma a vantaggio della diocesi di Ostia 31; 2. che i casali più periferici non siano
menzionati o per mancanza di popolazione residente e per l’accorpamento
con tenute limitrofe di maggior estensione o per incapacità da parte del parroco di raggiungerli. Si vedrà in seguito come quest’ultima sia l’ipotesi più probabile. Infatti, in seguito alla missione del 1703, durante la quale si era registrata la difficoltà per le parrocchie di confine di occuparsi sufficientemente
della cura delle anime dei vasti territori rurali, nei primi anni del Settecento si
attua un generale e deciso spostamento verso la campagna delle parrocchie
della diocesi di Roma, grazie all’iniziativa del segretario del Vicariato Cuggiò
che propone l’erezione di una serie di nuove parrocchie 32.
Il territorio parrocchiale di Santa Maria in Cosmedin, fino al 1726 filiale
di San Nicola in Carcere, nel XVII secolo è molto vasto, avendo incorporato
dal 1588 un terzo delle competenze territoriali della soppressa parrocchia di
Santa Martina in Campo Vaccino e nel 1663 la metà di quelle di San Galla
cioè Santa Maria in Portico 33. Eretta nel 1571 in seguito alla soppressione di
Santa Maria Egiziaca, la parrocchia esercita il suo diritto su un territorio
estesissimo in parte urbano e in parte suburbano, comprensivo di orti, vigne
e casali.
La diocesi di Roma fa registrare un progressivo avanzamento verso l’esterno, su territori
dell’Agro Romano prima sottoposti alla cura religiosa di Albano: a partire dal 1629 in seguito
all’instaurazione della gabella sul vino dovuta dai proprietari delle vigne e dei casali della città
di Roma, alcuni di questi, avendo beni rustici sotto la giurisdizione di Albano, chiesero al parroco di San Giovanni in Laterano di mandare un sacerdote a Pasqua per amministrare i sacramenti
e per la registrazione delle anime, in modo da poter godere sotto tutti gli aspetti della qualifica di
proprietari romani; si veda PASSIGLI, Ricostruzione cartografica. I, cit., pp. 170-174.
31
P. SOMMARIVA, La circoscrizione ecclesiastica di Roma, Roma, 1922, con elenco delle strade di Roma, del Suburbio, dell’Agro Romano, indicazione delle parrocchie e notizie statistiche.
32
Sulla missione si veda sotto la nota 38.
33
Le scritture parrocchiali di Roma e del territorio vicariale. Fonti per la storia della popolazione, Roma, «Quaderni della Rassegna degli Archivi di Stato», 59, 1990, p. 65, dove si
riportano anche i riferimenti alla documentazione conservata presso l’Archivio storico del Vicariato di Roma: battesimi dal 1727 al 1902; matrimoni dal 1572 al 1909; morti dal 1573 al
1904; Stati delle anime conservati presso la Biblioteca Apostolica Vaticana dal 1569 al 1799.
30
84 Susanna Passigli
La visita apostolica del 21 marzo 1628 offre un’indicazione di massima
dei territori: essi si estendono dalla riva destra del Tevere fuori Porta Ostiense, oltre la basilica di San Paolo, fino alla diocesi di Ostia; a est la circoscrizione parrocchiale confina con San Giovanni in Laterano; la parte urbana
comprende il Palatino e l’Aventino, il Circo Massimo, il Foro Romano, le
chiese di San Lorenzo in Miranda e dei Santi Cosma e Damiano, gli archi di
Tito e Costantino 34. L’ampia estensione territoriale è inversamente proporzionale alla densità del popolamento: sempre secondo la citata visita, tra
quelle urbane e quelle extraurbane, le case ammontano a circa 115 per un totale di 560 anime di cui 350 comunicate 35. Nel 1658 il vicario perpetuo di
Santa Maria in Cosmedin, Giovanni Domenico Cimino, autore degli elenchi
fra i più precisi di Stato delle Anime della metà del Seicento, sente la necessità di fissare per iscritto in uno dei suoi registri parrocchiali i confini della
parrocchia: “fuori la Porta di San Paolo volta dietro le mura et arriva sin alla
Porta di San Sebastiano includendo la vigna del Marchese Nari et altre a man
dritta con l’Osteria e Vigna di Santo Spirito ad Acquataccio e Mola nel medesimo loco, entra poi nel vicolo che va alla Travicella includendo tutte le
vigne a mano dritta et anco la chiesa e monastero della Nuntiata. Le vigne
del piano di San Bastiano per andar a San Paolo son tutte di questa parochia
e così come in giù sin al territorio d’Ostia includendo anco il monastero delle
Tre Fontane dei Santi Vincenzo e Anastasio. Così trovo e cavo dalli libri antichi di Stati dell’Anime del 1599 ad hoggi” 36. Se in teoria l’estensione della
parrocchia arriva sino alla diocesi di Ostia, in pratica – come lamentano le
relazioni annesse alle visite pastorali che poi condurranno all’erezione della
nuova parrocchia di San Paolo fuori le Mura e, come emerge dal riferimento
ai padri missionari pii operai di Santa Balbina che coadiuvavano il parroco
presso la chiesa delle Tre Fontane, la cappella di Malafede e il casale di Vallerano 37 – gli elenchi di Stato delle Anime del XVII secolo mostrano che il
parroco non raggiunge tutte le residenze comprese nell’area.
34
A. ILARI, Le visite pastorali a Roma, cit.
C. SBRANA-R. TRAINA-E. SONNINO, Gli Stati
delle anime a Roma dalle origini al secolo
Fonti per lo studio della popolazione di Roma. Origini, consistenza, Contenuti. Con appendice sulle altre registrazioni parrocchiali, Roma, 1977 (Comitato per lo studio dei problemi della popolazione CISP), pp. 243-245.
36
Biblioteca Apostolica Vaticana, Santa Maria in Cosmedin, Stati delle anime, VI, 3 (16501659), cc. 97v-98v. Una nota a margine spiega il perché dell’esigenza di ricercare i confini nei
registri più antichi: come spesso accadeva tale ricorso è dovuto alla necessità di prove per sostenere liti per questioni territoriali con le parrocchie confinanti, in questo caso con San Giovanni in Laterano.
37
Biblioteca Apostolica Vaticana, Santa Maria in Cosmedin, Stati delle anime, VI, 9 (17021715), anno 1702.
35
XVII.
Ripartizioni amministrative e religiose nell’area ostiense 85
Nei registri del 1702 sono menzionati i seguenti riferimenti topografici, le
cui componenti esterne corrispondono con il confine delle diocesi di Roma e
di Ostia in età moderna e – più a est – con il confine con la parrocchia di San
Giovanni in Laterano:
Porta San Paolo, custodia
Osteria sotto la medesima
Corpo di guardia di soldati della Compagnia di Trastevere
Custodia della gabelletta
Capella di San Salvatore dell’Apollinare
Capelletta di Sant’Antonio
Vicoletto verso fiume
Segue altro vicolo
Strada di San Paolo a mano sinistra
Alla Torretta
Cappella della Santissima Trinità dei Pellegrini
Osteria della Moletta
Vicolo della Moletta
Mola
Vicolo che segue
Capelletta della Beata Vergine (romitorio)
Osteria di San Paolo fuori le Mura
Verso Porta San Sebastiano dietro le Mura
Ritorno verso la porta per la Travicella
Vicolo della Moletta e Monti della Bevagna
Monti di Bevagna
Vicolo che va alla Strada delle Sette Chiese
Ritorno per la medesima Strada verso San Paolo
Bracio di San Sebastiano
Basilica e Monastero di San Paolo
Vicolo verso Grotta Perfetta incontro il Portone del sudetto Monastero
Vicolo passato il Ponticello verso Grotta Perfetta a mano dritta e a sinistra
Grotta Perfetta, Procoio di vacche rosse del Sig. Duca Mattei
Dal Ponticello verso le Tre Fontane
Sopra li Monti Novi di San Paolo
Chiesa e Monastero dei Santi Vincenzo e Anastasio alle Tre Fontane
Dal Ponticello per la Strada Ostiense
Tornitore dove si carica la Puzzolana
Capanna de Carbonari a Ponte Buttaro da Santa Maria passato le Tre Fontane
Altra Capanna de Carbonari nella tenuta di Casa Ferratella per la Strada di Valerano
Torre Pagnotta, Procoio di Pecore
Torre de’ Signori Cenci, Procoio di Pecore
Casale dell’Acqua Acetosa delle Monache dei Santi Domenico e Sisto
86 Susanna Passigli
Casale di Valerano del Signor Marchese de Cavaglieri, Procoio di vacche rosse
(buttaro, casciere, vaccaro carraro)
Torre di Valerano, Procoio di Pecore (intorno al casale vi sono altri Procoi di Pecore con pecorai abruzzesi)
Casale della Perna del Signor Duca Poli, Procoio di Pecore
Per la Strada di Ostia passato le vigne
Torre di Valle, Casale del Coleggio dell’Apollinare
Grottoni di Spinaceto dove si fa il salnitro
Mezzo Camino del Signor Marchese Capizucchi, dormono a Roma, casale con
Procoio di Pecore
Osteria di Malafede del Signor Duca Lanti
Capanna della Posta della Legna del Signor Marchese Sacchetti
Capanna della Posta della Legna del Signor Barone del Neri
Capanna e Procoio di Vacine sopra li Monti Vecchi de San Paolo vicino ad Ostia
Strada verso Decima passato Tor di Valle
Capanna de Carbonari nella Tenuta di Tor de Cenci dell’Apollinare
Tenuta di Tre Fusa de Signori Melini, Procoio di Pecore del Signor Marchese
Astalli, capanne al Castelaccio
Capanne d’Infermaria verso Malafede.
Queste componenti, come risulta dalle liste di Stato delle Anime conservate presso l’archivio del monastero di San Paolo fuori le Mura, si conserveranno anche quando dalla parrocchia di Santa Maria in Cosmedin verrà stralciato il territorio della nuova parrocchia di San Paolo, nel 1708 (figura 4).
Confrontando i dati settecenteschi, che si manterranno invariati fino al
XIX secolo, con quelli risalenti ai decenni precedenti, è inevitabile osservare
una profonda cesura. Su cinque anni censiti, solo nel 1657 viene fatto riferimento al Casale e Precoio di Malafede; solo nel 1664 ai Precoi dell’Acqua
Acetosa; per il resto i riferimenti più esterni riguardano una generica Campagna occupata ancora da vigne, a Grotta Perfetta con i propri orti e vigne, al
monastero stesso di San Paolo (1661). Gli elenchi solo nei casi citati arrivano a comprendere strutture territoriali come casali, precoi, capanne di pecorari e carbonari, per il resto sono rigidamente limitati alla descrizione dei residenti presso le vigne, gli orti, le osterie lungo la strada. L’ulteriore confronto con le liste Status animarum può confermare che ancora nella seconda
metà del Seicento, per motivi di praticabilità delle strade, di difficoltà nel
raggiungere capanne isolate, di stato di igiene del territorio, il parroco non riuscisse a visitare e controllare personalmente tutti i residenti nei casali dell’Agro Romano che, in teoria, appartenevano alla sua parrocchia 38.
38
In proposito si vedano J. COSTE, Missioni dell’Agro Romano nella primavera del 1703,
«Ricerche per la storia religiosa di Roma», 2, 1978, pp. 165-223 che pone in particolare
Ripartizioni amministrative e religiose nell’area ostiense 87
Gli elenchi seicenteschi si limitano a descrivere le parcelle dichiaratamente utilizzate per residenza fissa e ciò ha come effetto in primo luogo
quello di registrare solo le parcelle prevalentemente localizzate lungo la
via Ostiense e le strade secondarie e, in secondo luogo, quello di presentare
un numero inferiore di parcelle e di riferimenti topografici alle contrade rispetto ai dati rilevati con le Assegne. Seppure l’ordine non sia sempre
quello che parte dalle Mura e si dirige verso l’esterno, la parcelle di terreno
menzionate sono costituite da orti, subito fuori la Porta San Paolo e da vigne lungo la strada verso la campagna (cfr. tabella 2). Non figurano quasi
mai riferimenti a vere e proprie case, dando per scontata la presenza di
strutture abitative all’interno dell’appezzamento di vigna: vi abitano il vignaiolo e la sua famiglia, quasi sempre presente in qualità di affittuario,
laddove il nome del proprietario è precisato come qualifica della vigna
stessa. Altre strutture materiali sono elencate sia in quanto sede di residenza, sia in quanto punto di riferimento topografico: osterie, mole, custodia
della farina, chiese.
Questi elementi costituiscono un importante riferimento anche per l’identificazione dei confini e delle stesse vigne all’interno della circoscrizione. La
mola di San Paolo, per esempio, citata nell’elenco del 1657 e corrispondente
alla Moletta (particelle 384-403 del Catasto Gregoriano), è utile per localizzare la vigna di Tor de Specchi lungo la Strada dritta di San Paolo, dotata di
forte continuità (particelle 42-48 del Catasto Gregoriano).
Lo Stato delle Anime del 1664 è l’elenco nel quale figura il maggior numero di nomi riconoscibili fra quelli dei proprietari delle vigne nelle Assegne
coeve. Tali nomi, attribuiti nelle Assegne alla relativa vigna all’interno della
contrada, possono essere integrati da una serie ulteriore di informazioni se
individuati negli elenchi di Stato delle Anime grazie ai riferimenti topografici riportati in questa fonte: a ciascuno di essi, infatti, corrisponde una precisa
forma di residenza all’interno della parcella (orto, vigna, osteria, mola), una
serie di nomi, cognomi, età, indicazioni di provenienza, di professione e dei
rapporti di parentela, corrispondenti agli effettivi residenti all’interno di edifici. Le strutture materiali di tali edifici possono essere identificate con una
certa precisione nelle particelle catastali ottocentesche grazie alle cartografie
informatizzate e poi, in ultima analisi, anche in alcune immagini tratte dalla
cartografia storica.
l’accento sul ruolo dei missionari che, facendo perno sull’unica struttura esistente, il casale,
contribuirono all’assistenza religiosa dei 200.000 ettari di Agro affidati a solamente otto parrocchie; G. ROSSI, L’Agro di Roma tra Cinquecento e Ottocento. Condizioni di vita e di lavoro, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1988, pp. 83 sgg.; F. IOZZELLI, Roma religiosa,
cit., pp. 75-85.
88 Susanna Passigli
Tabella 4. Esempi di identificazione delle parcelle e delle abitazioni attraverso i nomi dei proprietari
e i riferimenti topografici (l’ordine segue l’andamento topografico dell’elenco di Stato delle Anime).
ASSEGNE 1660
Destin. Nome
propr.
Contrada,
confini
STATO DELLE ANIME 1664
CATASTO GREG. 1820
Destin.
Destin.
Nome
propr.
Osteria
Rifer. top.
Nome Particella
propr.
Della Porta
Chiesa
San
Salvatore
fuori Porta San
Paolo
Vigna Francesco avanti
Lucatelli S. Antonio
Osteria
Francesco
Lucatelli
Sant’Antonio,
dopo chiesa
San Salvatore
25-25,
36-37
Vigna Bernardo Via Recta,
Evangelista conf.
S. Antonio
Vigna
Domenico Dopo Osteria
Evangelista* Sant’Antonio
35-37
Vigna Duca
Via, fra due Vigna
Geronimo vie
Mattei
Baronessa
Mattei
Tra
Evangelista e
Toti
161-182
Vigna Alessandro Valca di
Vigna
de Todis San Paolo,
conf. orto di
Gasparo
Ruggero
Mons. Toti
Tra Mattei e
Gasparo
Ruggero
60-97
Chiesa
Arund Giovanni Travicella,
Armato
Trinità
Vigna
Giovanni
conf. fosso Amata/
Marrana Ormati
Vigna Curzio
Vicolo delle Vigna
Galluccio Gioie o
Padiglione
Vigna Mon.
Tor de’
Specchi
Via Recta
Vigna
Vigna Antonio
Cantone
Via Recta, Vigna
conf. vigna
Tor de’
Specchi
441-444
Alla
Marrana
Curzio
Galluccio
Mon. Tor
Tra
de’Specchi Galluccio e
Cantone
Antonio
Cantone
420-421
Tra
Giovanni
Amata e
mon. Tor
de’Specchi
42-48
Tra Tor de’
e Ost.
Moletta**
* Nello Stato delle Anime del 1661 Bernardo Evangelista è indicato come proprietario dell’Osteria della vigna: si tratta evidentemente del padre di Domenico, che ha dichiarato una vigna di sei pezze, presso la quale era un’osteria nel 1664 tenuta da Madonna Vittoria e non più
dalla famiglia Evangelista.
** Visibile nella immagine della Marrana di Du Perac.
Ripartizioni amministrative e religiose nell’area ostiense 89
Pur non visualizzati su questa tabella, sono rilevanti i dati aggregati a
questi nomi e che possono essere sia utile oggetto di confronto fra fonti coeve, sia in senso diacronico utili per verificare le eventuali trasformazioni di
uso del suolo, di struttura dell’abitazione e di forma di popolamento. Tali dati consistono in: superficie e composizione interna dell’appezzamento dalle
Assegne; numero, età e professione dei residenti dagli Stati delle Anime, forma e dimensione della particella catastale corrispondente all’edificio abitato.
È importante la data del 1708 perché segna una tappa nella effettiva suddivisione fra territorio urbano ed extraurbano, in base alle Mura aureliane,
suddivisione come si è visto del tutto assente nella percezione quotidiana
dello spazio nei secoli precedenti. Da questo momento si tenderà sempre più
ad accentuare il ruolo delle diverse fasce di insediamento e uso del suolo, fino agli esiti registrati all’inizio del secolo XX, quando i decreti emessi in seguito alla visita pastorale del 1904 imporranno una rigida separazione fra la
cura delle anime dell’area urbana, quella del Suburbio e quella dell’Agro
Romano.
Il territorio della parrocchia di San Paolo fuori le Mura, assegnato in seguito al Decreto di erezione della parrocchia emanato il 13 ottobre 1708, si
estende dalla Porta San Paolo fino al Ponte della Marrana e di qui fino a
Ostia antica, alla via Ardeatina e alla Magliana. Per il vicario curato della
nuova parrocchia annessa all’omonima basilica risulterà più facile esercitare
il ministero pastorale fra i fedeli che si trovano sparsi nei casali, precoi e capanne della vasta zona ostiense. La superficie fuori dalle Mura rimane dunque la stessa di prima, venendo però alleggerita la parrocchia ormai tutta urbana di Santa Maria in Cosmedin.
La parrocchia al principio del Novecento subisce trasformazioni radicali
sia per il graduale popolarsi della zona ostiense e per un profondo mutamento delle condizioni sociali dei parrocchiani sia per i cambiamenti delle
circoscrizioni ecclesiastiche territoriali. Il monaco incaricato della cura parrocchiale assume il titolo di parroco e non più quello di vicario curato 39. La
parrocchia conta allora 2300 abitanti e si estende fino a oltre le tenute di
Grotta Perfetta, Tre Fontane, Cecchignola e Tor Marancia, comprendendo
una stazione di carabinieri, la scuola, lo studio del medico (cfr. tabelle 3 e
4). Il territorio parrocchiale viene giudicato troppo vasto e nel corso della
visita del 1904 si propone di ridurlo in questo modo: “uscendo dalla porta a
Cenni storici della parrocchia di San Paolo, cit.; per un elenco dei vicari curati di San
Paolo, si veda A. TAPPI CESARINI, La parrocchia, cit. L’archivio del monastero di San Paolo, la
cui consultazione si deve alla gentilezza del padre abate don Paolo Lunardon, conserva quasi
senza soluzione di continuità dal 1730 al 1875 Stati delle anime conservati in nove registri;
battesimi dal 1741 al 1838 in quattro registri; matrimoni dal 1711 al 1739 e dal 1785 al 1800.
39
90 Susanna Passigli
destra lungo le Mura il fiume Tevere fino allo sbocco del fosso Acquacetosa. Costeggia il fosso stesso fino all’altezza di Tor Pagnotta. Segue il sentiero che mette a via della Cecchignola; prosegue per la via Ardeatina piegando per la via delle Sette Chiese, e pel vicolo dell’Acquataccio ritorna alle
Mura fino alla porta” 40. Questa circoscrizione deve corrispondere a quella di
una delle dieci parrocchie situate nella prima periferia, cioè nel Suburbio.
Anche la seconda periferia, corrispondente all’Agro, si suddividerebbe in
dieci parrocchie, definite rurali, che seguirebbero l’ordine di quelle della
prima periferia, cioè tenendo presenti le porte della cinta aureliana. Nel nostro caso, si propone di erigere a parrocchia la piccola chiesa rurale di Malafede, che, posta a 13 chilometri dalla porta, comprenderebbe le tenute di
Dragone, Dragoncello, Monti San Paolo, Risaro, Tor de’ Cenci, Mostacciano e Grottoni. La popolazione raggiungerebbe così i 2000 abitanti circa e i
confini sarebbero il Tevere, i confini della diocesi di Ostia, la via di Trigoria, il fosso di Vallerano 41.
Nello Stato delle Anime del 1826 della parrocchia di San Paolo – conservato presso l’archivio del monastero stesso – le residenze sono numerate e
ammontano a 117, presentano la definizione di vigna, casa annessa, osteria,
capanna, casale. Per esempio la vigna di Tor de’ Specchi è contraddistinta
dal n. 4, è localizzata “fuori dal monastero” e vi abitano un garzone di 31 anni “moresco” di provenienza e un bambino di nove anni. I riferimenti topografici sono: “fuori del monastero, strada delle Tre Fontane, vicolo delle Statue, vicolo di Grotta Perfetta, vicolo di San Sebastiano, vicolo della Moletta,
dietro le Mura, via per lo stradone, Campagna”, e i nomi delle tenute. Case e
vigne sono elencate nel territorio suburbano, mentre a partire dalla Campagna si registrano capanne e casali come sedi dei residenti. In queste residenze figura un numero ben più alto di abitanti, prevalentemente uomini, spesso
definiti lavoranti e senza famiglia, la cui provenienza è molto istruttiva per
A. ILARI, Le Visite pastorali a Roma, cit., in particolare p. 847.
Ibidem, dove alle note 109 e 114 è riportato l’elenco delle parrocchie odierne erette a partire dal 1926 nelle due precedenti circoscrizioni citate, per i cui dati storici si rimanda all’Annuario Diocesano: La diocesi di Roma, a cura di mons. L. Moretti, Roma, Vicariato di Roma
1998-1999, p. 134, elenco delle parrocchie della Prefettura XXIV del settore sud. Il primo
smembramento si ebbe infatti nella zona del Gazometro o dei Mercati Generali ove si costruì la
chiesa di San Benedetto; seguirono le chiese erette nel territorio della Garbatella annesse alle
chiese dedicate a San Galla e San Filippo Neri presso l’antica cappella di Sant’Eudosia, protettrice delle campagne. Nuove esigenze d’assistenza pastorale dei fedeli persuasero il Vicariato
di Roma ad erigere altre sedi nella zona della Montagnola: il Buon Pastore e Regina Apostolorum e i Santi Pietro e Paolo all’Eur. Sono in tutto otto le parrocchie comprese nella XXIV Prefettura del settore sud e nove quelle comprese nella XXVII Prefettura, corrispondente all’antica diocesi di Ostia; si vedano le carte della diocesi di Roma e delle parrocchie, in P.A. FRUTAZ, Le
piante di Roma, 3 volumi, Roma, Istituto di Studi Romani, 1972, III, tavv. 583 e 645.
40
41
Ripartizioni amministrative e religiose nell’area ostiense 91
individuare i gruppi di immigrati spesso residenti in casali confinanti. Nelle
vigne dell’area suburbana la vigna stessa è la sede di residenza della famiglia
del vignarolo mentre gli eventuali lavoranti sono ospitati nella casa annessa.
Se le componenti economiche e sociali del Suburbio hanno subito una decisa
trasformazione nel secolo XX, il contemporaneo assetto parrocchiale risulta
invece una “naturale” e progressiva filiazione del precedente, appena ricostruito, determinata dalla crescita demica e dalla conseguente articolazione
del territorio.