Città di Chioggia - Comune di Chioggia

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Città di Chioggia - Comune di Chioggia
Città di Chioggia
... ma io tacqui
In Germania i nazisti attaccarono
per primi i comunisti;
ma io tacqui perché non ero comunista.
Poi aggredirono sindacati;
ma io tacqui perché non ero sindacalista.
Poi si rivolsero agli ebrei;
ma io tacqui perché non ero ebreo.
Poi fu la volta di omosessuali, zingari e Testimoni di Geova;
ma io tacqui perché ero non ero certo omosessuale,
né zingaro, né Testimone di Geova.
Poi perseguitarono i cattolici;
ma io non dissi una parola perché ero protestante.
Infine vennero da me;
a quel punto non era rimasto nessuno che potesse parlare a mio favore.
Pastore Martin Niemoeller (1892-1984) internato nel lager di Auschwitz
Assessorati alla Pubblica Istruzione,
alla Cultura e alla Comunicazione
I PRINCIPALI CAMPI DI STERMINIO
I TRIANGOLI COLORATI
Così venivano "marcato" i prigionieri del KZ
AUSCHWITZ (1940)
BELZEC (1942)
BERGEN BELSEN (1943)
BOLZANO (1944)
BUCHENWALD (1937)
CHELMNO (1941)
DACHAU (1933)
DORA MIUELBAU (1943)
ESTERWEGEN (1934)
FLOSSENBÙRG (1938)
FOSSOLI (1943)
GROSS ROSEN (1940)
MAJDANEK (1941)
MAUTHAUSEN (1938)
NATZWEILER (1941)
NEUENGAMME (1938)
RAVENSBRÙCK (1939)
RISIERA Dl SAN SABBA (1943)
SACHSENHAUSEN (1936)
SOBIBOR (1942)
STUTTHOF (1939)
TREBLINKA (1942)
Ebreo
Stella di Davide gialla
a sei punte
Politico ebreo
Con triangolo rosso
Politico
Triangolo rosso
Apolide
Triangolo azzurro
Omosessuale
Triangolo rosa
"Studioso
della Bibbia"
(Testimone di Geova)
Triangolo marrone
Zingaro
Triangolo viola
Asociale
(per i nazisti)
Triangolo nero
Deliquente costante
(condannato
per gravi reati)
Triangolo verde
Sopra il distintivo era stampata le signa di nazionalità
del deportato, a fianco del numero di matricola,
che ad Auschwitz veniva invece tatuato sul braccio.
La Stella di David gialla fu usata già dai
primi anni della persecuzione anti-ebraica
in Germania per identificare gli appartenenti a questa religione: gli ebrei, infatti,
erano obbligati a cucire questo simbolo
nei loro indumenti in modo che fosse ben
visivo; con l’avvio dell’olocausto, la Stella
di David divenne il simbolo indicatore
degli ebrei nei campi di sterminio nazisti.
Per gli internati nei campi di concentramento e di sterminio nazisti che non
rientravano nella definizione “ebrei”,
vennero usati, come segni di riconoscimento dei triangoli colorati: VIOLA per i
Testimoni di Geova; ROSA per gli omosessuali; ROSSO per i comunisti e i sindacalisti; MARRONE per gli zingari;
GRIGIO per i cosiddetti “anti-sociali”.
27 GENNAIO
“Giorno della Memoria”
In ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico
e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti
(Legge 20 luglio 2000, n. 211)
Sono trascorsi più di sessant’anni dal genocidio di sei milioni di ebrei e di almeno
500mila zingari, malati psichiatrici, disabili, omosessuali e minoranze etniche e
religiose decretato dalla “soluzione finale” e dall’ascesa della follia del
Nazifascismo. Si dovette attendere il 1945 e la sconfitta di Hitler per porre fine al
periodo più buio del secolo scorso e per scoprire gli obbrobri compiuti dagli aguzzini tedeschi nei campi di sterminio di Auschwitz - Birkenau, Mauthausen , Sobibor
e Treblinka. A distanza di tanto tempo tuttavia non si può ancora dimenticare
quanto avvenuto e non lo si potrà mai, così come ben ha espresso Primo Levi all’inizio del suo libro “Se questo è un uomo” e dall’istituzione della Giornata della
Memoria che si celebra proprio il 27 gennaio. È necessario infatti ricordare la sofferenza dei campi di sterminio, far vivere la memoria perché “la cultura dell’oblio
– come scrisse il presidente nazionale degli ex deportati Maris – è veleno per la
coscienza degli uomini”.
SE QUESTO È UN UOMO
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca
I vostri nati torcano il viso da voi.
Primo Levi
LEGGE 20 LUGLIO 2000, N. 211
Istituzione del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.
1. La Repubblica Italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di
ricordare la “Shoah” (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la
persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la
deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi
e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a
rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
2. In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono
organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione. in modo particolare nelle scuole di ogni
ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati
militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel
futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affínchè simili eventi non possano
mai più accadere.
L’OLOCAUSTO
Il termine “Olocausto” si riferisce al periodo dal 30 Gennaio 1933, quando
Hitler divenne Cancelliere della Germania, all’8 Maggio 1945, la fine della
guerra in Europa, in questo periodo furono milioni le persone soppresse
dalla follia razziale nei confronti non solo degli ebrei. Pur essendo impossibile accertare l’esatto numero di vittime ebree, le statistiche indicano che il
totale fu di oltre 5.860.000 persone. La maggior parte delle autorità generalmente accettano la cifra
approssimativa di sei milioni a
cui si devono sommare 5
milioni circa di civili non ebrei
uccisi. In tutto quindi, ma la
cifra precisa ha ben poca
importanza, oltre 10 milioni
di persone furono uccise dall’odio nazionalsocialista. Tra i
gruppi assassinati e perseguitati dai nazisti e dai loro collaboratori, vi erano: zingari,
serbi, membri dell’intellighentia polacca, oppositori della resistenza di
tutte le nazionalità, tedeschi oppositori del nazismo, omosessuali, testimoni di Geova, delinquenti abituali, o persone definite “anti sociali”,
come, ad esempio, mendicanti, vagabondi e venditori ambulanti. La
maggior parte delle persone soppresse passarono per i campi di sterminio,
che erano campi di concentramento con attrezzature
speciali progettate per uccidere in forma sistematica.
Storicamente il partito nazista
prese la decisone di dare avvio
alla cosiddetta “soluzione
Finale” (Endl’sung), in realtà
molti ebrei erano già morti a
causa delle misure discriminatorie adottate contro di loro
durante i primi anni del Terzo
Reich, ma lo sterminio sistematico e scientifico degli ebrei
non ebbe inizio fino all’invasione, da parte della Germania, dell’Unione Sovietica
nel Giugno 1941. Per i nazisti
ebreo era: chiunque, con tre o
due nonni ebrei, appartenesse
alla Comunità Ebraica al 15
Settembre 1935, o vi si fosse
iscritto successivamente; chiunque fosse sposato con un
ebreo o un’ebrea al 15 settembre 1935 o successivamente a questa data;
chiunque discendesse da un matrimonio o da una relazione extraconiugale
con un ebreo al o dopo il 15
settembre 1935. Ma il Terzo
Reich considerava nemici non
solo gli ebrei, ma anche, zingari, oppositori politici, oppositori del nazismo, Testimoni
di Geova, criminali abituali, e
“anti-sociali”. In sostanza ogni
individuo che poteva essere
considerato una minaccia per
il nazismo correva il rischio di
essere perseguitato, ma gli
ebrei erano l’unico gruppo destinato ad un totale e sistematico annientamento. Per sottrarsi alla sentenza di morte imposta dai Nazisti, gli ebrei potevano solamente abbandonare l’Europa occupata dai tedeschi.
La persecuzione, certamente all’epoca nota a tutti i tedeschi, e lo sterminio
degli ebrei da parte dei nazisti, venne conosciuta in tutta la sua terribile violenza fatta di camere a gas e forni crematori, dopo la liberazione dei campi
di concentramento da parte degli Alleati nel maggio del 1945.
I DIVIETI
“Stanotte non riuscivo a prender sonno e ripensavo e catalogavo nella mente tutti
questi divieti che in qualche modo, anche se in misura minima, mi riguardano.
E poiché è domenica pomeriggio (da due giorni sta nevicando... ) trascriverò qui i
divieti di cui riesco a ricordarmi e, dopo averli trascritti, lascerò ancora molto spazio in bianco per gli altri che d’ora in avanti si aggiungeranno alla lista.
➧ Non posso uscire di casa dopo le otto di sera.
➧ Non posso prendere un alloggio indipendente.
➧ Non posso cambiare casa al di fuori dei quartieri di Praga I o V, e sempre
in subaffitto.
➧ Non posso frequentare fiaschetterie, caffè, osterie, cinema, teatri e concerti, tranne uno o due caffè per me autorizzati.
➧ Non posso andare nei parchi e nei giardini pubblici.
➧ Non posso andare nei boschi della città.
➧ Non posso allontanarmi dalla cerchia urbana di Praga.
➧ Non posso andare (quindi) a casa mia, a Kutná Hora e in nessun altro
luogo, se non con un permesso speciale della Gestapo.
➧ Non posso salire in tram sulla vettura motrice, soltanto nell’ultimo rimorchio, e, se l’ingresso è al centro, solo nella parte posteriore della vettura.
➧ Non posso fare acquisti nei negozi in altri orari che dalle 11 alle 13 e dalle
15 alle 17.
➧ Non posso recitare in teatro, né svolgere qualsiasi altra attività in pubblico.
➧ Non posso essere membro di alcuna associazione.
➧ Non posso frequentare scuole di sorta.
➧ Non posso avere rapporti con membri della Comunità Nazionale, che a
loro volta non dovranno avere rapporti con me, non dovranno rivolgermi
il saluto, né fermarsi con me, e dirmi altre parole che quelle strettamente
indispensabili (quando vado a comprar qualcosa, ecc.)”
Da “La cosa chiamata poesia”, Einaudi, 1969, di Jiri Orten (1919 - 1941) poeta ceco, destinato al lager
Orten morì il giorno del suo ventiduesimo compleanno sotto le ruote di un’autoambulanza tedesca.
LE CIFRE DEL MASSACRO
La galassia dei campi di concentramento nazista sfruttò, di fatto, dal 1933
circa 25.000.000 di schiavi di 28 nazioni, dei quali 9.250.000 prigionieri
militari (di cui 5.300.000 russi e 700.000 italiani - IMI); 4.350.000 deportati politici (di cui 2.300.000 tedeschi); 7.900.000 deportati razziali e “diversi” (ebrei, zingari, omosessuali, alienati, criminali...); 3.850.000 lavoratori
sedicenti liberi, emigrati o rastrellati, dalla Francia, Italia ed Europa
Orientale. I Lager di detenzione furono: 24 di sterminio diretto o col lavoro
duro sottoalimentato (KL, KZ) (con 1.700 dipendenze e 9.950 siti); 850
Lager militari e dipendenze (St., Of., etc., di cui 142 principali); 2.000
Battaglioni di lavoratori militarizzati (Bau-Btl); alcune decine di migliaia di
Arbeits Kommando di fabbrica (AK).
I morti, in prevalenza ebrei e russi, furono 16.000.000 (per inedia, tifo, tbc,
bombardamenti, gas e pallottole) dei quali 4.600.000 militari, 4.700.000
civili e 6.700.000 “diversi” (razziali, etc.).
I superstiti furono solo 9.000.000.
GLI ITALIANI NEI LAGER NAZISTI
Gli schiavi italiani furono in tutto 1.000.000, di cui 716.000 i cosiddetti
internati militari (IMI e KGF) iniziali, 44.000 deportati in KZ, 170.000 lavoratori liberi civili (volontari e precettati) ed infine 78.000 altoatesini emigrati, che avevano optato per la nazionalità tedesca, ma riscopertisi italiani a
guerra perduta! In queste cifre non sono compresi gli schiavi sfruttati direttamente dai tedeschi in Italia, nella Todt e, indirettamente, nei battaglioni di
disciplina: alcune migliaia di coscritti renitenti della “leva Graziani” e poi trasferiti in parte nel Reich come ausiliari della RSI. I deportati politici e razziali nei KZ e Straflager/Gestapo furono in tutto circa 44.000, dei quali
8.900 ebrei e zingari (6.750 ebrei italiani, alcune centinaia di stranieri
catturati in Italia e 1.900 ebrei del Dodecaneso), forse 30.000 “oppositori” (inclusi dei partigiani arrestati senz’armi), alcune centinaia di ufficiali antifascisti rastrellati, 2200 carcerati militari di Peschiera. A questi
si aggiungono 3000 coatti IMI transitati nei KZ e Straflager (con oltre 900 ufficiali, di cui 374 nello Straflager di Colonia), per lo più per resistenza ideologica, sabotaggi, tentata evasione, infrazioni gravi.
Tra i deportati di truppa (molti nelle fabbriche sotterranee di Dora) ci furono
dei bravi minatori senza colpe, ma validi capi squadra. I sopravvissuti furono
circa 4.000 “politici” ed ex IMI, 830 ebrei italiani e 179 dell’Egeo.
Tra i lavoratori civili, detti ipocritamente “liberi”, all’8 settembre 1943 erano
presenti in Germania 80/120.000 italiani civili, residuo di un numero maggiore di emigrati dal 1940, in parte rimpatriati per fine contratto o per ferie e
sorpresi in Italia dall’“8 settembre”. Parecchi erano fascisti, non avendo vissuto in Italia il crollo del regime. Agli emigrati si aggiunsero, nel ’44, 74.000
operai volontari o rastrellati in Italia (per un decimo donne), così da raggiungere 170.000 civili presenti, a fine guerra, dei 246.000 emigrati dal 1940. I
deceduti per malattia o sotto i bombardamenti sarebbero stati 10.000.
I militari lavoratori “ausiliari” (volontari e obbligati) erano al seguito diretto
delle FF.AA. germaniche (Wehrmacht, Luftwaffe, Flak, nebbiogeni) o della
“Todt”, mentre i “combattenti” erano inquadrati come “legionari RSI” nelle
divisioni allogene delle SS (italiana, sud tirolese e miste di varie nazionalità).
Degli 810.000 militari italiani catturati dai tedeschi, 94.000 optarono alla cattura, per coerenza od opportunismo, come combattenti (14.000) o ausiliari
(80.000). Dei 716.000 IMI restanti, durante l’internamento, 43.000 optarono
nei Lager come combattenti (nei primi 8 mesi) e 60.000 (in tutto l’internamento) come ausiliari (nei Bti di lavoratori militarizzati, assegnati in prevalenza alla Luftwaffe) in alternativa alla “civilizzazione”.
16 OTTOBRE 1943
Inizia da Roma l’Olocausto degli ebrei Italiani
“Mentre gli ebrei romani decidevano di stare in guardia, continuava ad essere
difficile l’interpretazione dei segnali. I soldati tedeschi trattavano i civili con
cortesia e rispetto. Acquistavano orologi e souvenir dal negozianti del ghetto.
Gli ebrei si sentivano rassicurati, appunto come volevano le SS. Il loro destino, infatti, era già stato deciso. Il 12 settembre il maggiore delle SS Kappler,
capo della polizia della sicurezza tedesca a Roma, aveva ricevuto una telefonata dall’ufficio berlinese del capo delle SS Himmler, ed era stato informato
che gli ebrei romani dovevano essere deportati. Il 25 settembre, Kappler ricevete l’ordine: “Tutti gli ebrei, senza distinzione di nazionalità, età, sesso e condizioni, dovranno essere trasferiti in Germania e Ivi liquidati. Il successo dell’impresa dovrà essere assicurato mediante un’azione di
sorpresa...”L’inganno era all’ordine del
giorno. Il primo colpo fu sferrato la sera dopo, il 16 ottobre
1943 ... I romani che si aggiravano per le vie intorno al vecchio ghetto dovettero comprendere subito che l’apparente tranquillità delle prime sei
settimane di occupazione
tedesca era finita: nel buio, sotto la pioggia, le SS stavano circondando il
ghetto ... Molti ebrei furono caricati immediatamente sul camion; molti altri
furono trascinati dal vecchio ghetto verso il Teatro di Marcello, dove furono
costretti ad attendere sotto la pioggia. I vecchi e i malati stentavano a reggersi in piedi. 1 bambini piangevano. Le famiglie cercavano di rimanere unite.
(…) La razzia dei tedeschi non si riversò solo sulle persone, ma su tutto il
patrimonio della comunità ebraica romana compreso le due storiche biblioteche della Sinagoga che furono imballate e trasferite in Germania.
La razzia del 16 ottobre aveva colpito anche fuori dal ghetto, in tutti i gruppi
sociali ed economici della comunità ebraica romana. in totale 365 SS avevano
arrestato 1259 persone prima che l’azione s1 concludesse dopo nove ore.”
dal libro “Thìe italians and the Olocaust” di Susan Zuccotti pubblicato a cura dell’Università del
Nebraska nel 1966.
IL “PORRAJMOS” ZINGARO
NELLA GERMANIA NAZISTA
Per “Porrajmos” si intende l’Olocausto zingaro nell’Europa centrale durante
la seconda guerra mondiale ad opera della Germania nazista.
Come per gli ebrei, gli oppositori politici, gli omosessuali, i Testimoni di
Geova, gli zingari subirono la violenza pianificata del regime nazista: perseguitati, internati nei campi di sterminio, eliminati con il gas e poi bruciati nei
forni crematori.
Il carattere prevalentemente nomade degli zingari, a quel tempo ancora prevalente, ha reso difficile quantificare il numero degli zingari sopravissuti
all’Olocausto. Tale situazione è accentuata dal fatto che a liberazione avvenuta molti zingari rifiutarono di fornire i propri dati agli Alleati. Mancano
dati ufficiali, ma una stima attendibile quantifica in 250 mila gli zingari sterminati nei campi nazisti. Lo sterminio ha riguardato zingari provenienti prevalentemente dalla stessa Germania (zingari “Zigeuwer”); dalle repubbliche baltiche, dalla Polonia, dalla Cecoslovacchia e
dall’Ungheria (zingari “Sinti” e “Rom”);
dall’Olanda, dal Belgio e dalla Francia
(zingari “Manouches”), ma anche
dall’Italia (zingari “Rom”) e persino dalla
Spagna (zingari “Gitani”) e dalla Turchia
(zingari “Farauwni”).
Identificati da un triangolo marrone o
nero e da un tatuaggio di una Z sul braccio, gli zingari furono usati come cavie
umane per esperimenti medici e poi mandati ai lavori forzati e infine nelle camere
a gas. Il Tribunale di Norimberga liquidò
la questione dell’Olocausto zingaro in
poche righe senza ascoltare nessun esponente delle Comunità zingare.
Solo di recente, con la Legge n. 249, la
Germania ha riconosciuto un indennizzo
agli zingari sopravvissuti allo sterminio
nei campi nazisti.
GLI INNOMINABILI
CON IL TRIANGOLO ROSA
Creare un dipartimento speciale per combattere l’omosessualità diventò una
parola d’ordine. Fu il primo passo fermo dei nazisti compiuto nello sterminio degli omosessuali. Fu preceduto dalla “notte dei lunghi coltelli”: il 30
giugno 1934 in Germania le
SS di Himmler massacrarono
le SA, le truppe d’assalto
(impiegate dagli albori del
nazismo e fino a quella data a
combattere violentemente i
comunisti, gli anarchici, i sindacalisti e gli uomini di cultura democratici) e arrestarono
il loro capo Ernst Rohm la più
potente personalità dopo
Hitler. Rohm e moltissime SA
erano omosessuali. Nell’ottobre 1934 fu creata la “sezione SD 11-S”, il dipartimento speciale per combattere l’omosessualità. Questa campagna causò la
diaspora di oltre 200 mila omosessuali tedeschi, tra cui moltissimi intellettuali, verso altri paesi europei. Si calcola che furono almeno 150 mila gli
omosessuali condannati dal regime nazista come “criminali degenerati”. Di
questi circa 60 mila finirono
nei lager, soprattutto a Mauthausen, Dachau e Buchenwald con un triangolo rosa
cucito sulla divisa, quasi tutti
senza farne più ritorno.
I TESTIMONI DI GEOVA
PERSEGUITATI DAI NAZISTI
PER LA LORO FEDE
Già dai primi anni della loro
presa di potere, i nazisti si
rivolsero
contro
la
Congregazione Cristiano dei
Testimoni di Geova presente in
Germania. I Testimoni di
Geova venivano dipinti dalla
propaganda nazista come degli
affiliati al sionismo ebraico o
come diffusori delle teorie
comuniste. Con lo scoppio
della secondo guerra mondiale
e l’occupazione della Germania dell’Europa centrale, la compagna contro i
Testimoni di Geova si estese anche a questi territori e, dal 1942, contro di loro
vennero aperte le porte dei campi di detenzione. Nel 1939, all’inizio della
guerra, i Testimoni di Geova presenti
in Germania, Austria, Belgio, Francia,
Italia, Lussemburgo, Olanda, Polonia,
Cecoslovacchia, Ucraina, Ungheria,
erano 31.387; di questi, 8.586 vennero internati nei campi e adibiti ai lavori forzati; 3.138 furono quelli che
morirono per i sistemi di vita imposti
nei campi o che furono uccisi dai nazisti. I Testimoni di Geova italiani rinchiusi nei lagher nazisti furono solo tre
un numero certamente esiguo di fronte al numero di Testimoni deportati
dalla Germania e dagli altri Stati europei, ma in Italia i Testimoni di Geova
avevano allora iniziato da poco la loro
testimonianza e gli affiliati erano molto
pochi.
I CHIOGGIOTTI MORTI NEI LAGER
Guido Lionello
Guido Lionello nacque a Chioggia il 16 novembre 1911 La sua, peraltro numerosa, famiglia subì per le proprie convinzioni politiche la persecuzione dei fascisti chioggiotti, tanto da essere costretta a trasferirsi a Venezia già dal 1920; in particolare il padre Antonio, pescatore, anarchico, anch’egli schedato come “comunista” subì il carcere a la tortura e fu condannato al confino.
Guido, emigrò clandestinamente negli USA nel 1932, arrestato come attivista
sindacale e comunista, fu espulso dal Paese.
Dopo aver girovagato per mezzo mondo, rientrò a Chioggia nel 1934 da dove
dovette quasi subito fuggire perché ricercato dalla polizia fascista.
Nel marzo del 1936, da Marsiglia si trasferì in Spagna per partecipare alla difesa
della Repubblica e aderì alle milizie armate del Poum (Partito Obrero de
Unificacìon Marxista).
Sfuggito in qualche modo alle fucilazioni di massa seguite alla sconfitta della
Repubblica Spagnola, Guido Lionello nel luglio del 1939 si trova a Tolosa e, nell’aprile dell’anno dopo, viene arrestato e internato nel campo di concentramento
di Gours, dove viene rilasciato due mesi dopo.
Nel 1942 fu nuovamente arrestato, questa volta dai tedeschi della Gestapo, e
inviato come “lavoratore volontario” a Saarburg.
Con l’8 settembre 1943, subì la sorte di tutti gli italiani presenti in Germania e
quindi, venne inviato nel lager nazista di Dachau. La conferma ci è fornita dalla
comunicazione della sua morte registrata all’Ufficio anagrafe di Chioggia: morto
a Dachau, in Germania, il 22 maggio 1945, poche settimane dopo la fine di
Mussolini e del Furer.
Il lager, tremendo, di Dachau era stato liberato dalle truppe USA appena il 29
aprile; ma dopo due lunghi anni di lavoro coatto in una fabbrica tedesca, 13 mesi
di carcere nazista e 21 mesi di detenzione nel lager, le condizioni fisiche di
Guido dovevano essere allo oramai allo
stremo e, così come tanti altri, riuscì
appena a sfiorare il ritorno alla libertà
dopo una vita errante dedicata alla causa
dell’emancipazione sociale. A lui il 22
febbraio 2002 è stata dedicata una piazza nel quartiere Saloni.
Ma furono molti i chioggiotti
che persero la vita nei campi di concentramento
Stendiamo una prima lista (senz’altro incompleta) di queste vittime:
Bergo Giulio di Sante,
Boscolo Arduino di Angelo,
Boscolo Fiorello di Giuseppe,
Boscolo Giuseppe di Federico,
Boscolo Vittorino di Vincenzo,
Bullo Giovanni fu Umberto,
Ciriello Emilio di Antonio,
De Toni Sisto di Cesare,
Dorigo Emilio fu Emiliano,
Dughiero Gino di Angelo,
Duse Angelo fu Nicolò
Fiotto Aldo di Napoleone
Fonsato Antonio di Emilio,
Frezzato Silvio di Napoleone,
Gianni Marcello di Antonio
Grasso Carlo di Tranquillo,
Grego Giusto di Umberto,
Mattiazzi Antonio di Vincenzo,
Modonese Emilio di Tullio,
Penzo Fioravante fu Erminio,
Pozzato Rolando fu Giovanni,
Redi Italo di Attilio,
Rinaldo Attilio di Augusto,
Siviero Giovanni di Sante,
Tiozzo Orlando di Cherubino,
Vallese Giovanni di Antonio,
Vendramin Amleto di Amedeo,
cl. 1919,
cl. 1902,
cl. 1913,
cl. 1919,
cl. 1924,
cl. 1916,
cl. 1912,
cl. 1907,
cl. 1921,
cl. 1922,
cl. 1923
cl. 1923
cl. 1916
cl. 1912,
cl. 1911,
cl. 1917,
cl. 1915,
cl. 1917,
cl. 1919,
cl. 1915,
cl. 1916,
cl. 1915,
cl. 1921,
cl. 1915,
cl. 1923,
cl. 1915,
cl. 1912,
morto il 17.08.1944
morto il 25.02.1945
morto il 23.03.1944
morto il 05.09.1944
morto il 23.06.1944
morto il 18.05.1945
morto il 08.12.1944
morto il 06.04.1945
morto il 17.05.1944
morto il 22.02.1945
morto il 09.04.1944
morto il 18.12 1944
morto il 30.07.1944
morto il 15.02.1945
morto il 28.06.1944
morto il 18.06.1944
morto il 23.04.1945
morto il 04.04.1945
morto il 20.03.1945
morto il 25.05.1944
morto il 24.01.1945
morto il 22.08.1944
morto il 28.03.1945
morto il 26.10.1941
morto il 16.03.1945
morto il 18.07.1944
morto il 04.12.1944
cl. 1922,
cl. 1919,
cl. 1910,
cl. 1924,
disperso il 21.08.1944
disperso il 07.03.1945
disperso il 19.05.1944
disperso il 06.01.1943
Inoltre:
Boscolo Angelo di Cherubino,
Doria Sergio di Giulio,
Frizziero Costantino di Giovanni,
Garziero Antonio fu Attilio,
Siti ufficiali dei campi
http://www.auschwitz-muzeum.oswiecim.pl/
Complesso concentrazionario di Auschwitz (in lingua polacca/inglese/tedesca).
http://www.buchenwald.de/
Lager di Buchenwald (in lingua tedesca/inglese/francese).
http://www.kz-gedenkstaette-dachau.de/
Lager di Dachau (in lingua tedesca/inglese).
http://www.flossenbuerg.de/
Lager di Flossenbürg (in lingua tedesca).
http://www.fondazionefossoli.org/
Lager di Fossoli (in lingua italiana).
http://www.mauthausen-memorial.gv.at/
Memorial del Lager di Mauthausen (in lingua tedesca/inglese).
http://www.ravensbrueck.de/
Lager di Ravensbrück (in lingua tedesca/italiana/francese/inglese/polacca).
Altri siti sull’argomento
http://www.deportati.it/
ANED, Associazione Nazionale ex Deportati politici nei campi nazisti (in lingua italiana/inglese/francese/tedesca).
http://www.cdec.it/
CDEC, Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (in lingua italiana).
http://www.kora.it/mauthausen
Sito italiano sul campo di sterminio di Mauthausen, realizzato nell’anno scolastico 1998-99 da
una classe di studenti e vincitore del Concorso Ministeriale “Il ‘900. I giovani e la memoria” (in
lingua italiana).
http://www.vhf.org/
Survivors of the Shoah Visual History Foundation (in lingua inglese).
http://www.yad-vashem.org.il/
Yad Vashem, Holocaust Martyrs’ and Heroes’ Remembrance Authority (in lingua inglese/ebraica).
http://www.ushmm.org/
Archivio USHMM, United States Holocaust Memoriale Museum (in lingua inglese).
http://www.wiesenthal.com/
Simon Wiesenthal Center (in lingua inglese).
http://www.shoa.de/
Sito tedesco dedicato ai temi, ai luoghi e ai nomi dell’olocausto.
LIBRI SULLA SHOAH
FILM SULLA SHOAH
Una lapide in Via Mazzini
di Giorgio Bassani
La tregua
di Francesco Rosi
La Banalità del bene
di Enrico Deaglio
Il cielo cade
di Andrea e Antonio Frazzi
16 ottobre 1943
di Giacomo Debenedetti
La settima stanza
di Marta Meszaros
La principessa delle ombre
di Cordelia Edvardson
La vita è bella
di Roberto Benigni
Rosa Bianca
di Roberto Innocenti
Schindler’s List
di Steven Spielberg
Il fumo di Birkenau
di Liana Millu
Train de vie
di Radu Mihaileanu
L’amico ritrovato
di Fred Uhlman
Vincitori e Vinti
di Stanley Kramer
Dossier a cura di Sergio Ravagnan
Testi, dati, notizie e immagini liberamente tratti dai siti internet
che trattano la questioni relative alla Shoah e ai deportati nei
lager nazisti. La biografia di Lionello è dedotta da una ricerca
di Marco Rossi. L’elenco dei morti chioggiotti nei campi di concentramento tedeschi è stato ricavato dal numero speciale di
Cronache Clodiensi, A. Terzo, n. 11, novembre 1955.
Si ringraziano le associazione ANPI e ANCR sezioni di
Chioggia.