Musei in Festa Palazzo d`Avalos, Natale 2016 Quest`anno il

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Musei in Festa Palazzo d`Avalos, Natale 2016 Quest`anno il
Musei in Festa
Palazzo d’Avalos, Natale 2016
Quest’anno il calendario delle attività natalizie dei Musei Civici si basa su un’offerta culturale
integrata che consentirà a ragazzi, adulti, famiglie di partecipare insieme all’iniziative in
programma o di seguire contemporaneamente i bambini i laboratori e i grandi le visite
26 dicembre e 1 gennaio h. 17.00
TombolArte, la tombola dei Fratelli Palizzi per conoscere i capolavori della Pinacoteca
divertendosi col più classico dei giochi natalizi (laboratorio bambini 5-12 anni).
Contemporaneamente visita guidata del Museo Archeologico e alla mostra sui rami di Nicola Tiberi
28 dicembre h. 17.00
Visita guidata alla Pinacoteca animata dalla lettura di brani del Carteggio Palizzi
30 dicembre h. 17.00
Fruttuosi Auguri di Buon Anno, laboratorio per bambini (4-12 anni) per realizzare un biglietto
d’auguri personalizzato con i frutti del giardino
4 gennaio h. 17.00
POP UP, Arrivano i Re Magi. Insolito presepe per l’arrivo dei magi. Laboratorio per
bambini (5-12 anni). Contemporaneamente visita guidata sui Palizzi e Francesco Paolo Michetti
nelle collezioni del palazzo
6 gennaio h 11.00
Caccia ai tesori d’arte nel centro storico sulle tracce della Befana. Attività per le famiglie
Appuntamento presso la biglietteria dei Musei Civici, in piazza Lucio Valerio Pudente 5 – Vasto (CH)
Attività gratuite, biglietto d’ingresso in base alle tariffe vigenti
Info
Musei Civici di Palazzo d’Avalos, p.zza Lucio Valerio Pudente 5, Vasto (CH)
Servizi museali: tel 0873/367773 – 334/3407240
e-mail: [email protected]
sito web: www.museipalazzodavalos.it
facebook: Palazzo d’Avalos Meraviglia d’Abruzzo
L’Antico di Nicola Tiberi e la nascita del Gabinetto Archeologico di Luigi Marchesani
Dal mese di ottobre sono tornate nuovamente in mostra nelle sale del museo archeologico le lastre
di rame con soggetti tratti dall’antico di Nicola Tiberi, poeta, pittore, letterato e incisore di nobili
origini nato a Vasto nel 1745.
Quella dei rami del conte Nicola Tiberi è una storia affascinante che offre interessanti spunti
sull’importanza del collezionismo nel ‘700 a Vasto. Nella città di “Histonio”, così come era solito
appellarla il conte Tiberi nelle sue rime arcadiche, vi erano diverse famiglie nobili, note per
l’impegno civico e per lo spiccato interesse nei confronti della storia antica, ma l’unica, forse, in
grado di rivaleggiare per ricchezza di opere e di reperti archeologici con i d’Avalos, era proprio la
famiglia Tiberi.
Prematuro, e forse anacronistico, è l’uso del termine “museo”, ma dalle fonti storiche dell’epoca
apprendiamo come i reperti archeologici che testimoniavano il glorioso passato del Municipium
romano, fossero esposti con ordine e cura all’interno e nel cortile della casa dei Tiberi, in via della
Trinità, nel cuore del centro storico. Qui il conte amava ricevere ospiti e membri del circolo
culturale di cui era stato fondatore insieme al fratello Giuseppe, anch’egli uomo di lettere, e al
dotto Benedetto Maria Betti. Proprio l’ “Accademia Histoniense”, nata con l’intento di promuovere
la formazione e l’accrescimento culturale di scienziati e letterati vastesi, si apprestava a raccogliere
la sfida culturale lanciata dalla più importante e famosa “Accademia dell’Arcadia”, sorta a Roma nel
1690 con l’intento di arginare quello che all’epoca veniva considerato il cattivo gusto barocco
attraverso il perseguimento di valori morali di un’antica sobrietà. Entrambi i fratelli Tiberi vi
aderirono con entusiasmo, cimentandosi con discreto successo nella composizione di poesie in stile
bucolico. Proprio il tema pastorale offre uno spunto interessante per l’analisi dei rami. Nicola,
infatti, appassionato di arti figurative, si occupò dell’illustrazione delle “Anacreontiche morali”
composte dal fratello Giuseppe. La sua vena artistica lo spinse anche a intraprendere il progetto di
illustrare un’opera inedita del concittadino Betti sulla storia di Vasto. A tal proposito, Nicola realizzò
37 rami da incisione per trarne stampe raffiguranti opere ma soprattutto reperti archeologici allora
per la maggior parte esposti nella sua casa museo. Come si può ammirare, alcune delle lastre più
belle mostrano i reperti immersi all’interno di scenari bucolici, agresti, con rovine e uomini che
emergono malinconicamente sullo sfondo, con una vegetazione fitta e rigogliosa che sovrasta il
reperto quasi a voler simboleggiare la nostalgia di un passato ormai decaduto.
L’opera dello storico Betti non fu mai pubblicata (il manoscritto è però oggi consultabile presso
l’Archivio storico di Vasto) ma il valore artistico e storico-archeologico delle incisioni ci permette
oggi di apprezzare con rinnovato interesse l’enorme bagaglio culturale contenuto nel Museo
Archeologico di Vasto, la cui storia nell’800 si lega indissolubilmente alla figura di Luigi Marchesani.
Medico e intellettuale vastese, appassionato di archeologia e studioso della storia patria, raccolse
reperti archeologici della varie collezioni private, tra cui quella dei Genova-Rulli, all’interno della
quale erano confluiti anche i rami del Tiberi.
Nel 1849 fondò il primo Gabinetto Archeologico d’Abruzzo, rendendo pubblica la raccolta di
antichità profondamente radicata al suo territorio di provenienza, promuovendo una grande opera
di tutela, conservazione e valorizzazione di tutta la collezione. Autore della “Storia di Vasto”, col
proposito di “riunire i fatti, più che giudicarli”, con spirito storiografico moderno, Marchesani è
stato un raccordo fondamentale per la ricostruzione del passato della nostra città. La tenacia e
l’impegno con cui ha perseguito il suo intento umanista si possono apprezzare anche nella
catalogazione dei reperti archeologici confluiti poi nel Museo. Il dottore, infatti, con acume
scientifico, redige personalmente l’inventario, avendo cura di riportare, laddove possibile, dettagli e
informazioni puntuali circa il luogo e le modalità di rinvenimento, la collezione di provenienza e la
descrizione dettagliata. È infatti lui il primo a notare la discrepanza tra i reperti raffigurati dal Tiberi
e quelli poi donati dalla famiglia Genova-Rulli al Gabinetto Archeologico. Laddove il reperto manca,
la testimonianza iconografica del Tiberi risulta ancora più preziosa e d’inestimabile valore storicoarcheologico. Si può supporre che i reperti raffigurati da Nicola ,e oggi mancanti all’appello, siano
stati venduti o ceduti o dispersi.
Questi rami sono quindi un ponte che mette in comunicazione Nicola Tiberi, la sua “casa museo”, il
fervido ambiente culturale vastese di fine Settecento, con Luigi Marchesani e il suo primo e
innovativo progetto di Museo, e in definitiva con la storia di Vasto.