il punto - Centro Studi Calamandrei

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il punto - Centro Studi Calamandrei
IL PUNTO
Le notizie di LiberaUscita
Dicembre 2004 - N° 8
SOMMARIO
AL CINEMA
75 – Ancora su “Mare dentro”
NOTIZIE DAL MONDO
76 – Francia - Sì del Senato all'eutanasia
77 - Spagna - Verso l'eutanasia e i divorzi brevi
78 - Gran Bretagna – L’Alta Corte non interviene contro l'eutanasia
79 - Olanda - Eutanasia su bambini
80 - Australia - Eutanasia "fai da te"
LAICITA'
81 - LiberaUscita al Congresso UAAR
DIARIO DI UNA GIORNATA
82 – Eutanasia di un’assemblea studentesca
TI RICORDIAMO
83 - In memoria di Luigi Veronelli
PER RIFLETTERE....
84 - Maria Di Chio: l'eutanasia su bambini
PER SORRIDERE....
85 - La vignetta di Brusco
LiberaUscita
Associazione per la depenalizzazione dell’eutanasia
Sede: via Genova 24, 00184 Roma
Tel. 0647823807 – 0647885980 – fax 0648931008
Sito web: www.liberauscita.it - email:[email protected]
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75 - ANCORA SU "MARE DENTRO"
ROMA - Martedì 24 novembre, in collaborazione con l'Ufficio di Roma Capitale e
l'Associazione Cinema del Silenzio, LiberaUscita ha organizzato la proiezione pubblica e
gratuita del film "Mare Dentro".
La sala di oltre 300 posti del cinema "Mignon" di Roma era letteralmente piena. Prima
dell'inizio hanno illustrato il significato dell'iniziativa il Presidente di Roma Capitale, Luca
Nitiffi, membro del nostro Comitato Direttivo, l'Amministratore di Lucky Red, società
distributrice della pellicola, il Presidente dell'Associazione Cinema del Silenzio, il
Presidente di LiberaUscita Giancarlo Fornari e il sen. Alessandro Battisti, presentatore
del progetto di legge per la depenalizzazione dell'eutanasia. L'on.le Giorgio Benvenuto,
presentatore del disegno di legge per il testamento biologico - e socio onorario come il
sen. Battisti di LiberaUscita - ha inviato un messaggio di saluto.
Il film è stato molto apprezzato e tanti spettatori hanno firmato la petizione predisposta
dalla nostra Associazione.
La serata di ieri è la prima di una serie dedicata ai film "scomodi", che trattano temi delicati
e difficili, destinati a scomparire rapidamente dalle sale cinematografiche a meno che come appunto "Mare Dentro" - non siano sotto i riflettori della stampa per i premi ricevuti.
LiberaUscita darà il suo contributo affinché la coraggiosa e meritoria iniziativa di "Roma
Capitale" ottenga il massimo successo.
LOS ANGELES - Il film "Mare dentro" (Mar adentro) è stato presentato dalla Spagna al
prossimo Academy Awards di Los Angeles per concorrere al miglior film straniero,
nonostante molti ritenessero superiore il film di Almodovar "La mala education".
Finora troppe opere d’arte sul suicidio assistito o sull’eutanasia, anche se ben
intenzionate, sono state propaganda velatamente mascherata a favore del movimento pro
eutanasia.
Finalmente il problema è presentato ad un mondo più vasto in una forma artistica
pregevole. Questo fatto è di grande importanza, perché finora la pubblicità sul diritto a
morire in gran parte arrivava alle persone già convinte e quelle veramente convinte sono,
malgrado i sondaggi, una netta minoranza.
Forzata a scegliere, molta gente si dichiara d’accordo con l’autodeterminazione, ma in
realtà non è né pro, né contro in modo deciso, altrimenti farebbe parte di un’associazione,
è solo molto chiusa nel suo individualismo.
Perciò bisogna rivolgersi all’area media della popolazione, quella più numerosa, e l’arte è
una via che può raggiungerla. (traduzione di Maria di Chio).
76 - FRANCIA - SI' DEL SENATO ALL'EUTANASIA
Dal giornale online "La Pagina" riportiamo la seguente notizia:
" L'Assemblea nazionale francese ha votato all'unanimità il nuovo progetto di legge sulla
fine della vita. Niente eutanasia attiva, nessuna possibilità di "far morire" ma soltanto il
diritto per un malato terminale di chiedere di essere "lasciato morire" interrompendo cure
inutili quando non c'è più speranza.
La legge, che il Senato esaminerà a gennaio, è il "modello francese" di eutanasia, in
concreto il riconoscimento di uno stato di fatto già esistente: si mettono al riparo i medici
da eventuali sanzioni quando fanno soltanto quello che il paziente o i familiari hanno con
chiarezza domandato".
Commento: La decisione francese non risolve il problema di quanti NON sono dipendenti
da CURE INUTILI né quello della SOFFERENZA conseguente all'interruzione delle cure, e
sembra più indirizzata a tutelare i medici che la persona interessata, ma è pur sempre un
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passo avanti rispetto alla situazione attuale. In ogni caso, la legge comporterà
inevitabilmente la legalizzazione del testamento biologico.
Lo stesso giornale ha in corso un sondaggio telematico sulla decisione francese. Invitiamo
tutti i nostri soci e simpatizzanti a partecipare: è sufficiente aprire www.lapagina.it e
cliccare sul link del sondaggio. Attualmente i favorevoli sono il 58%. (gps)
77 - SPAGNA - VERSO L'EUTANASIA E I DIVORZI BREVI
Leggiamo su EL PAIS del 23 settembre che la cattolica Spagna istituirà una commissione
parlamentare per regolare l'eutanasia. La ministra Salgado dice che seppure in questa
legislatura l'eutanasia non sarà depenalizzata, sarà comunque istituita una commissione
per valutare le richieste.
Da La Stampa del 26 settembre apprendiamo che il governo spagnolo ha approvato un
disegno di legge che cambia le regole per il divorzio. Se i coniugi sono consenzienti e non
hanno figli né beni in comune, potrebbero bastare dieci giorni per ottenere il divorzio,
senza passare quindi per il periodo di separazione. Nel caso ci fossero figli, la loro
custodia potrebbe essere affidata ad ambedue i coniugi, sempreché consenzienti.
La vice-premier Maria Teresa Fernandez, che ha presentato il disegno di legge, così lo
motiva: "Adesso lo Stato chiede ai coniugi perché si vogliono separare, esigendo prove.
Ma tutto ciò non ha senso, perché se nessuno deve giustificare perché si sposa, nessuno
deve spiegare perché si separa".
Commento: Elementare, direbbe Watson. Al punto che persino i popolari di Mariano Rajoy
e degli altri partiti hanno espresso giudizi positivi. La Chiesa, invece, è molto critica perché
la riforma "comporterà più divorzi e più sofferenza".
Può darsi pure che i divorzi aumentino per effetto dell'abbreviazione dei tempi, ma
appunto per questa ragione le sofferenze diminuiranno. Ed è questo che realmente conta.
Fortunatamente in Spagna, al contrario dell'Italia, la Chiesa è sempre meno influente.
(gps)
78 - GRAN BRETAGNA – L’ALTA CORTE NON INTERVIENE CONTRO L'EUTANASIA
L' Alta Corte di Londra ha deciso di non intervenire nella vicenda di un uomo che rischia di
violare la legge britannica, che vieta l'eutanasia, accompagnando la moglie, malata
terminale, in Svizzera per poter attuare un suicidio assistito.
Il caso era giunto davanti all'alta istanza perché le autorità locali della comunità dove vive
la coppia - che non e' stata identificata - volevano sapere se era loro compito impedire la
partenza.
La donna è troppo debole per viaggiare da sola e, dopo lunghe insistenze, ha convinto il
marito ad aiutarla a morire.
Attualmente la donna, sofferente dal 1997 di atassia cerebrale, viene assistita in casa
propria dal servizio sanitario locale, che tramite un proprio rappresentante ha interpellato i
giudici dell' Alta Corte.
''Dopo anni di opinioni contrastanti, il marito ha infine cambiato idea - ha dichiarato Mark
Everall -, e ora e' pronto ad assecondare i desideri della moglie. Anche i figli piu' grandi
della coppia sono d'accordo, e sostengono la madre nella difficile decisione assunta''.
Secondo le leggi attualmente in vigore in Gran Bretagna, chi aiuta qualcuno a morire
rischia fino a 14 anni di carcere.
(Notizia ANSA del 30.11.2004 segnalata da Massimo Angelo Conte).
79 - OLANDA - EUTANASIA SU BAMBINI
Riportiamo l'articolo di Toby Sterling, dell'Associated Press Writer, pubblicato il 30
novembre scorso dal titolo “ La pratica dell’eutanasia per i bambini esce allo scoperto”.
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“Un ospedale in Olanda ha recentemente proposto delle linee guida per il mercy killing di
neonati malati terminali e poi ha fatto una rivelazione sensazionale: si è già cominciato ad
attuare tale procedura in un piccolo numero di casi e il governo ne è stato informato.
L’annuncio lo scorso mese da parte dell’ospedale universitario di Groningen si è inserito
nel mezzo di una discussione crescente in Olanda se legalizzare l’eutanasia su persone
incapaci di decidere da se stesse se vogliono morire, una prospettiva considerata con
orrore dagli oppositori dell’eutanasia e come naturale evoluzione dai difensori.
In agosto la più importante associazione medica olandese ha raccomandato al ministro
della sanità di creare un comitato indipendente per esaminare i casi di eutanasia per
persone malate terminali “prive di libera volontà”, includendo i bambini, i gravemente
ritardati mentali e le persone in coma irreversibile dopo un qualche incidente. Il ministro si
sta preparando a rispondere probabilmente entro dicembre.
Il protocollo di Groningen vorrebbe creare una cornice legale per permettere ai dottori di
porre fine attivamente alla vita di neonati che a loro giudizio soffrono comele persone
adulte, per le quali è permessa l’eutanasia, a causa di malattie incurabili o di gravissime
deformità. Gli esempi includono i nati molto prematuri che hanno patito danni cerebrali a
causa di emorragie e convulsioni, o neonati con malattie tali che potrebbero sopravvivere
solo con supporti vitali per il resto della loro vita, come ad esempio la spina bifida.
L’ospedale ha detto di aver attuato 4 di tali mercy killings nel 2003 e di aver riferito tutti i
casi al pubblico ministero, che non ha attivato nessun procedimento legale.
Le organizzazioni cattoliche e il Vaticano hanno reagito con sdegno all’annuncio
dell’ospedale e gli oppositori dell’eutanasia negli USA sostengono che l’Olanda ha perso
la bussola morale: “ Il pendio scivoloso in Olanda è già disceso in un precipizio verticale.”
L’eutanasia per i bambini rimane illegale ovunque, ma gli esperti dicono che i dottori fuori
dell’Olanda non riportano i casi per paura di incriminazioni legali.
E. Verhagen, primario della clinica pediatrica di Groningen, dice: “ Al momento attuale i
medici fanno questo segretamente e ciò è sbagliato. In Olanda noi vogliamo far conoscere
ogni cosa, perché sia controllata attentamente.”
Secondo il ministro della giustizia , 4 casi di eutanasia per i bambini sono stati dichiarati
nel 2003, 2 nel 2002, 7 nel 2001 e 5 nel 2000. Tutti i casi del 2003 sono avvenuti
nell’ospedale di Groningen, ma alcuni dei casi precedenti riguardavano altri ospedali.
Groningen ha stimato che il protocollo sarebbe applicabile in circa 10 casi all’anno in
Olanda, un paese con 16 milioni di abitanti.
Per quanto riguarda gli Usa L. Stell, professore di etica medica in Carolina, ha dichiarato
che misure che possono allungare la vita di bambini di minuti, ore, giorni o settimane, sono
interrotte di routine, cioè ogni giorno. Tutti sanno che ciò accade, ma c’è molta ipocrisia.
Più di metà di tutte le morti avvengono sotto supervisione medica, cosicché c’è veramente
una gestione e un metodo per trattare la morte.” (traduzione di Maria di Chio).
80 - AUSTRALIA - EUTANASIA "FAI DA TE"
In Australia John Howards e la sua coalizione contraria all'eutanasia hanno vinto le
elezioni e hanno rafforzato la loro posizione nel Senato. Ci si aspetta perciò che il
Telecommunications Offences Bill, che proibiva l’uso di un website per promuovere,
consigliare o incitare al suicidio o fornire istruzioni su come suicidarsi, sia reintrodotto,
impedendo così al dr. Nitschke, presidente di Exit-Australia, di continuare la sua opera.
Il nuovo Senato diventerà operativo a metà 2005, nel frattempo Nitschke si sta affrettando
a pianificare un incontro per un weekend di marzo, dove circa 30 persone anziane si
prepareranno ognuna una mistura mortale per un uso futuro personale.
Exit Australia ha sviluppato infatti una formula per una "peaceful pill", una mistura mortale
di ingredienti che sono facilmente rinvenibili nei negozi. La natura "fai da te" dell’incontro in
una località rurale segreta dovrebbe garantire che le leggi contro l’incitazione al suicidio
non siano infrante.
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La "peaceful pill" è solo l’ultimo ritrovato di una serie di consigli indicati da Nietschke, fra
cui una macchina della morte , che facilita l’inalazione di monossido di carbonio, sacchetti
di plastica per soffocare e un apparato simile ad una tenda ad ossigeno, adatto a pompare
un gas letale per due persone che vogliano suicidarsi insieme.
Negli anni passati Nietshke ha aiutato 4 pazienti a morire con una macchina elettronica in
conformità alla legge sull’eutanasia dei Territori del Nord, legge che il governo federale di
Howards ha rapidamente annullato. Sebbene i suoi seminari siano regolarmente tenuti e
alcuni dei suoi pazienti, comprese persone in salute, si siano suicidate, la sua pressione
per un cambiamento legislativo non ha avuto successo.
La procedura adottata da Nitschke ci ricorda quella di Ramon Sampedro in "Mare dentro".
(traduzione di Maria di Chio)
81- LIBERAUSCITA AL CONGRESSO UAAR
Come deciso dal Comitato Direttivo del 15 ottobre scorso, LiberaUscita è impegnata per
la laicità delle Istituzioni, principio senza il quale ogni provvedimento inerente alla bioetica
e alle questioni riguardanti la vita e la morte sarebbe difficile da far approvare.
Nel quadro di tale impegno, il Presidente di LiberaUscita , Giancarlo Fornari, ha portato il
saluto dell’associazione al 6° Congresso Nazionale UAAR (Unione atei, agnostici e
razionalisti), svoltosi a Firenze il 20/21 novembre scorso.
Riportiamo qui sotto i messaggi ricevuti da alcuni nostri iscritti che erano presenti
all’intervento di Fornari.
Scrive Meri Negrelli, Coordinatrice di LiberaUscita per la Toscana:
“ Carissimi, volevo informarvi che sabato 20 e domenica 21 novembre, in occasione del 6°
congresso UAAR di Firenze, eravamo presenti con un tavolo per la raccolta delle firme per
la petizione per la depenalizzazione dell'eutanasia.
Finalmente un piccolo successo: abbiamo raccolto 120 firme (praticamente tutti i
partecipanti) e distribuito diversi moduli per l'iscrizione alla nostra associazione.
Per LiberaUscita è intervenuto il nostro presidente Giancarlo Fornari il cui intervento ha
avuto un grande successo tanto che molte persone, anche dopo la sua partenza, sono
venute al tavolo per complimentarsi e chiedermi come contattarlo.
Inoltre alcuni responsabili dei circoli UAAR si sono resi disponibili a promuovere iniziative
sull'eutanasia ed a diffondere il nostro materiale informativo.
E' stata anche l'occasione per riprendere contatti con persone che spero di riuscire a
coinvolgere nelle nostre battaglie.
Un saluto a tutti.
Meri”
Scrive Giulio Cesare Vallocchia, responsabile LiberaUscita per la laicità:
“Cari amici, oltre che presidente di NO GOD - Atei per la Laicità degli Stati, sono anche
socio dell'UAAR ed ho partecipato al recente Congresso di Firenze dove Giancarlo Fornari
ha portato il saluto di LiberaUscita .
L'intervento di Fornari è stato molto apprezzato ed ha riscosso un grandissimo e
convintissimo applauso quando ha fatto riferimento all'importanza di stabilire una qualche
forma di collaborazione organica con tutte le Associazioni impegnate in battaglie di laicità
come è anche, nella situazione politica italiana, la lotta per la depenalizzazione
dell'eutanasia.
A mia volta ho presentato al Congresso UAAR un mozione che è stata approvata a
larghissima maggioranza e che fa ben sperare per la realizzazione di una qualche forma di
concreta collaborazione che abbiamo chiamato Resistenza Laica.
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Nella speranza che tale movimento possa presto decollare con l'apporto di tutte le
associazioni direttamente interessate alle cinque concrete battaglie di laicità già in corso di
discussione sui media, nelle Istituzioni e nel Paese, vi trascrivo la Mozione di cui sopra.”
Mozione N. 3 presentata da Giulio C. Vallocchia - "Resistenza Laica"
Il 6° Congresso dell'UAAR, a fronte della deriva clericale che travolge l'Italia, ritiene di
fondamentale importanza ricercare la collaborazione di tutte le associazioni affini per una
Lotta di Resistenza Laica che trovi forza e alimento dalla concentrazione dell'impegno
iniziale su alcuni importanti temi laici di attualità : la difesa del Referendum sulla Legge
40/2004, la depenalizzazione dell'eutanasia, il riconoscimento giuridico delle coppie di
fatto, la destinazione dell'8 per 1000 alla ricerca scientifica, l'autorizzazione all'uso della
pillola RU 486 in alternativa all'aborto chirurgico.
Cordiali saluti,
Giulio C. Vallocchia
82- EUTANASIA DI UN'ASSEMBLEA STUDENTESCA
Sabato 27 novembre 2004: il 9 mi porta dall'Isolotto alla stazione, il 17 mi scarica in viale
dei Mille nei pressi dello stadio Franchi di Campo di Marte.
Un mese prima quattro giovani ginnasiali fiorentine m'avevano chiesto la disponibilità a
trattare della eutanasia nella assemblea studentesca di fine mese. Avevano trovato il mio
nome in Internet, sito di LiberaUscita .
Adesso sono qui con Paola in Via Malta, di fronte al cavalcavia pedonale che unisce Viale
Mazzini agli impianti sportivi, costeggio lo stadio militare, la pista di atletica leggera dove
fervono i preparati per la Maratona di domani, domenica 28: il cielo è coperto ma non
piove né pioverà, gli alberi del viale portano evidenti i segni del tornado di una settimana
fa, la temperatura è mite.
Alle nove siamo al Palazzetto, come da programma: una trentina di studenti stanno di
fronte ad un cancello.
"Ci scusi cominceremo alle 9,30 perché siamo in attesa dei professori che devono venirci
ad aprire". I prof. arrivano alle 9,45.
Approfitto della sosta per curiosare un po' all'interno del Palasport che da poche settimane
porta il nome di Mandela: Nelson Mandela Forum. Questo battesimo mi piace.
Il Palazzetto è immenso, ovale, dispersivo: seimila posti o giù di lì.
Ad un tratto il ricordo. Il Palazzetto si rianima, si riempie di gente, in pochi minuti diviene
un grande uovo pigolante e in mezzo una band e in mezzo Fabrizio De André. 1997, una
serata indimenticabile. La prima volta che vedevo "re Carlo tornava dalla guerra" dal vivo.
Mi ricordo che fumava in continuazione e io pensavo: "ma se deve cantare, si rovina la
voce". Invece si stava rovinando i polmoni. Eutanasia volontaria. Da allora non ero più
rientrato in questo immenso spazio ovale.
Eccolo di nuovo vuoto, triste, umido non ancora freddo.
Entrano gli studenti, un centinaio; si siedono sui gradini a lato della maratona.
Quattro sedie davanti a loro attendono prima un tavolino rimediato dietro i soppalchi e poi i
4 relatori invitati: il medico, l'insegnante di diritto ecclesiastico, il prete e io, rappresentante
di LiberaUscita .
Mi colpisce uno dei quattro relatori che chiede spazientito chi è il responsabile
dell'organizzazione, dà una mano a sistemare il tavolo, incomincia a parlare.
E' il medico: lavora – ci dice - in un reparto di rianimazione; grande comunicativa, sa farsi
intendere con quel microfono sordo e a tratti inutile (se appena lo avvicini alla bocca),
crede nel suo mestiere è competente e dev'essere bravissimo come pochi nelle tecniche
rianimatorie; ne avrò una chiara impressione di conferma nel breve scambio di vedute
avuto con lui fuori del Palazzotto, all'uscita.
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E' sicuro di sé stesso, della sua medicina, del giuramento di Ippocrate; non crede ai
trattamenti eutanasici disposti per Legge, descrive la malattia e la morte con efficacia e
precisione.
Credo che abbia una fiducia infinita e definitiva nelle capacità di lenimento del dolore della
moderna medicina.
E qui si ferma: almeno così credo d'aver capito. Ripeto "credo", perché parla rivolto agli
studenti, a me di spalle o di tre quarti e l'altoparlante mi rimanda spezzoni di frasi. Non
dev'essere comunque in totale sintonia col prof. Morino.
Stesso problema acustico durante l'intervento del prof. di diritto ecclesiastico, simpatico, il
più preparato dei quattro, buona prossemica e grande comunicativa.
Tanto in lui calore meridionale nelle sue parole-gesto quanto nel medico razionalità e
scanzonatura fiorentina nelle sue definizioni-epigrammi.
Cita Socrate, si muove agile tra tutti i riferimenti storici, cita a memoria tutte le attuali
legislazioni relative ai trattamenti eutanasici, rintuzzando garbato e deciso i tentativi di
intromissione-intersezione del medico del corpo e di quello dell'anima.
Mi risparmierà la fatica di ripetere concetti importanti nella fase finale dell'assemblea
quando tutti sono un po' stanchi.
Il prete, sulla quarantina, modesto, quasi timido, un po' impacciato: si sente che sta un po'
stretto, lui prof. di filosofia in una facoltà teologica, nei panni del portavoce di una dottrina
anticata, imposta a lui dai "porporati" (definizione di Montanelli) romani, otri vecchie contro
il vino nuovo del progresso scientifico e del diritto civile ormai affermato qui da noi in
Occidente (non sto parlando del ministro Castelli).
A fine incontro gli lascerò volentieri una copia del fascicolo "Anche in Italia l'eutanasia",
recente e aggiornato e in più, non richiesto, gli metto tra le mani il documento dei Valdesi
che qui a Firenze sono una bel gruppo, sede in Via Manzoni, chiesa in Via Lamarmora,
accanto agli scolopi.
"Perché non c'è solo Ratzinger né un'unica scuola teologica". Annuisce, non se quanto per
cortesia e quanto per convinzione. In questa situazione l'ho visto comunque a disagio.
Tipi come lui si saranno trovati certo meglio in questo stesso palazzotto, pieno tempo
addietro dei fedeli osannanti alla madonna di Medjugorie, presenti cento "porporati" e la
veggente Marija Pavlovic. Anche la vita ha bisogno di terapie di lenimento dei dolori.
Ma il mio buon prete ha parlato troppo a lungo e togliendo al sottoscritto quarto relatore lo
spazio e la voglia. Fortunatamente il prof di diritto, come già detto sopra, aveva anticipato
idee e concetti eutanasici di grande livello e di sicura competenza.
Nonostante tutto, dopo due ore e tre quarti quei cento studenti, divenuti ottanta, sono
ancora lì, attenti pazienti battenti i denti dal fresco-umido che piano piano è entrato nelle
intersezioni tra ossa e muscoli.
Vedo un paio di coppie che si riscaldano a distanza ravvicinata: ci sorridiamo; lenimento
del dolore; senza, per ora, accanimento terapeutico.
Riflessione fuori campo: se è vero che la storia, nel bene e nel male, la fanno le
minoranze, eccole qui, nel bene: un quarto degli studenti, un centesimo dei prof., in
maggioranza femmine.
A loro suggerisco due libri di Elena Gianini Belotti: "Dalla parte delle bambine", "Adagio un
poco mosso" (dalla parte delle vecchie signore indegne). Nella circostanza ho portato con
me il secondo, Feltrinelli, 7 racconti di cui l'ultimo "La Gita", eutanasico. Da leggere.
A fine riunione mi hanno chiesto titolo autore editore.
QUELLO CHE HO DETTO:
Noi Beatrice, per grazia di Dio, Regina di Olanda, Principessa di Orange-Nassau,
etc.,etc.etc. porgiamo ringraziamenti a tutti coloro che vedranno o sentiranno questo
scritto.
Dal momento che abbiamo considerata giusta la richiesta di includere una norma per
l'esenzione dalla responsabilità criminale per i medici che, avendo osservato tutti gli
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adempimenti della cure necessarie, rischiano di essere perseguiti dalla legge per aver
posto fine ad una vita su richiesta o per aver assistito nel suicidio un'altra persona,
intendiamo qui provvedere ad una modifica di legge e ad una riforma delle procedure.
Il reato come previsto nel primo paragrafo non sarà punibile se è stato commesso da un
medico che ha soddisfatto le prescrizioni della cura dovuta, come previsto dall'articolo 2
della Legge sull'Eutanasia su richiesta e sul Suicidio assistito (letto da Sara, del comitato
studentesco).
Eluana, a cui ho dedicato questa occasione di incontro, a nome mio e del comitato
studentesco: ventinove anni, di cui otto passati in stato vegetativo.
Eluana, vittima di un incidente stradale, è stesa su un lettino, apre e chiude gli occhi ma
non vede, non parla, non si muove. Respira, però, da sola, il suo cuore batte ma non può
cibarsi e la sua vita è legata ad un sondino che la nutre.
Il padre della ragazza ora chiede il diritto ad una "morte dignitosa" che viene negata dal
tribunale di Lecco e dalla Corte d'Appello di Milano: l'alimentazione è un atto assistenziale
dovuto, non si tratta di accanimento terapeutico.
IL MIO TESTAMENTO BIOLOGICO,
perché contemporaneamente documento giuridico preciso nella terminologia medica e allo
stesso tempo portavoce di una esperienza diretta.
Disposizioni generali
Dispongo che.interventi oggi comunemente definiti "provvedimenti di sostegno vitale" e
che consistono in misure urgenti quali, ad esempio, la rianimazione cardiopolmonare, la
ventilazione assistita, la dialisi, la chirurgia d'urgenza, le trasfusioni di sangue,
l'alimentazione artificiale, non siano messi in atto, qualora il loro risultato fosse, a giudizio
di due medici, dei quali uno specialista:
• il prolungamento del mio morire;
• il mantenimento di uno stato d'incoscienza permanente;
• il mantenimento di uno stato di demenza avanzata.
In particolare, nel caso io fossi affetto da una malattia allo stadio terminale, da una
malattia o una lesione cerebrale invalidante e irreversibile, da una malattia implicante
l'utilizzo permanente di macchine o altri sistemi artificiali e tale da impedirmi una normale
vita di relazione, rifiuto qualsiasi forma di rianimazione o continuazione dell'esistenza
dipendente da macchine e non voglio più essere sottoposto ad alcun trattamento
terapeutico.
Chiedo inoltre formalmente che nel caso fossi affetto da una delle malattie sopra indicate
siano intrapresi tutti i provvedimenti atti ad alleviare le mie sofferenze, compreso in
particolare l'uso di farmaci oppiacei, anche se essi rischiassero di anticipare la fine della
mia vita.
Disposizioni particolari - Eutanasia
Nella prospettiva, inoltre, di un'auspicata depenalizzazione, anche nel nostro paese,
dell'eutanasia, nel caso in cui anche la sospensione di ogni trattamento terapeutico non
determini la morte, chiedo che mi sia praticato il trattamento eutanasico, nel modo che
sarà ritenuto più opportuno per la conclusione serena della mia esistenza.
QUELLO CHE NON HO DETTO O FATTO:
- proiezione del video con interviste sull'eutanasia di Montanelli, Hack e altri (durata pochi
minuti, intenso ed efficace);
- ascolto del canto di Calaf della Turandot "All'alba vincerò" dal film “Mare dentro”;
- ascolto della canzone "nera sombra" dal film c.s.
- drammatizzazione concordata in precedenza con tre ragazze della Legge Olandese: Noi
Beatrice, regina d'Olanda…con chiara allusione analogica a Beatrice-Turandot.
- Ricordo di Giorgio Conciani: avrebbe richiesto un intervento preciso, particolareggiato, di
una certa durata.
CONSIDERAZIONI FINALI.
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NO:
La dirigenza scolastica, primo fra tutti il Consiglio di Istituto, per aver mandato 100 studenti
a passare il tempo equivalente alla durata elle lezioni in un locale fatto per 6.000 persone,
rari nantes in gurgite vasto (oceano dentro), avendo a disposizione-butto là- l'Auditorium
della Cassa di Risparmio a due passi dalla scuola, il cinema atelier Alfieri a tre passi, il
Teatro delle Laudi a quattro passi, tutti locali messi a disposizione degli anziani che
frequentano a Firenze i corsi dell'Università dell'età libera.
SI':
Gli studenti (la minoranza presente, lievito nella massa): attenti, presenti, pazienti, liberi e
autonomi nella scelta dell'argomento.
UN'IMPRESSIONE FORTE:
La ragazza che ha parlato al microfono della situazione in famiglia, dove un componente(il
padre?), colpito da tumore in fase terminale, chiede la dolce morte che probabilmente non
potrà avere.
UNA CONSTATAZIONE CONSOLANTE:
all'uscita un'altra studentessa, parlando con me e Paola, sommessamente accenna al
caso del padre che, su richiesta, era stato aiutato dal medico, consenzienti e riconoscenti
tutti i familiari.
(Diario di Urbano Cipriani)
83 - IN MEMORIA DI LUIGI VERONELLI
Luigi Veronelli, socio onorario di LiberaUscita, è morto a Bergamo il 29 novembre scorso.
Era nato a Milano nel febbraio 1926.
Con Veronelli scompare un uomo eccezionale: famoso enologo e gastronomo,
intellettuale, scrittore, giornalista, editore ma sopratutto un combattente.
Non si è mai tirato indietro quando qualche associazione, circolo o centro sociale lo
chiamava per un incontro, una conferenza, una battaglia politica. Tanto battagliero da
essere condannato a sei mesi di carcere per aver istigato alla rivolta i vignaioli piemontesi
contro i grandi monopoli e a tre mesi per aver pubblicato nel 1957 “Storielle, racconti e
raccontini” di De Sade.
Da anni girava l’Italia per diffondere l’adesione degli amministratori locali alla
“Denominazione comunale”, la certificazione da lui inventata per legare la produzione e le
colture alla terra e ai contadini.
Sua è la proposta del “prezzo sorgente” contro la massificazione delle multinazionali agroalimentari, per avvicinare il produttore al consumatore, per “creare relazioni basate
sull’etica della responsabilità e della cooperazione”.
Da qualche anno stava portando avanti una crociata a favore dell’olio di oliva.
Se oggi i vini, la cucina e i “giacimenti gastronomici” d’Italia - come lui li aveva definiti –
hanno il successo che meritano, gran parte è merito suo.
A quasi settantanove anni stava scrivendo un romanzo giallo e aveva nuove idee per altre
battaglie.
Nonostante i suoi numerosi impegni e la malattia degli ultimi tempi, Luigi seguiva con
attenzione la nostra battaglia per l’eutanasia, e di tanto in tanto ci inviava messaggi di
incoraggiamento.
Non lo dimenticheremo.
Alla famiglia LiberaUscita esprime il suo più sincero cordoglio e sincero rispetto.
(gps)
84 – MARIA DI CHIO: EUTANASIA SU BAMBINI
Il tema dell'eutanasia su bambini, emerso in seguito al cosiddetto "protocollo di
Groningen", è molto delicato e fa discutere la gente, interessata personalmente o meno al
problema. Ieri sera, 6 dicembre, Maurizio Costanzo ha dedicato una trasmissione a questo
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tema, intervistando direttamente il dr. Eduard Verhagen, pediatra olandese che pratica
l'eutanasia ai bambini nella clinica olandese di Groningen, su autorizzazione sperimentale
della magistratura locale.
LiberaUscita ha chiesto alla dott.ssa Maria di Chio, vicepresidente dell'Associazione e
nostra consulente scientifica per la bioetica, una sua riflessione sull'argomento, anche per
stimolare analoghe riflessioni da parte di altri soci o simpatizzanti.
Ecco il suo contributo.
"Non posso fare a meno di commentare queste notizie con riflessioni di ordine morale, che
nel mio lungo studio alla ricerca delle ragioni etiche dell’eutanasia si sono andate
formando e continuano a formarsi e ad evolversi.
Per me, come per gli altri che si sono impegnati per la depenalizzazione dell’eutanasia,
dovrebbe essere motivo di soddisfazione e speranza nella futura realizzazione del
progetto vedere come in Italia nel giro di meno di 10 anni il problema, da quasi del tutto
ignorato o negato a qualsiasi livello (gente comune, mass media, intellettuali, medici,
magistrati, politici , istituzioni), sia diventato di attualità, venga liberamente e ampiamente
discusso, sia sostenuto da correnti politiche tanto da diventare oggetto di disegni di legge.
Benissimo, ma tutto questo, pur spingendoci ad intensificare il nostro impegno, non ci
esime dal riflettere sulla complessità morale e quindi, a mio parere, giuridica
dell’eutanasia.
Ciò che sta avvenendo in Olanda, primo paese in Europa a depenalizzare l’eutanasia,
riguardo ai bambini si presta in pieno ad approfondire l’aspetto morale, e quindi la
giustificazione etica, dell’eutanasia .
Su che cosa si basa quello che tutti noi abbiamo sempre dichiarato e sostenuto come
diritto all’eutanasia volontaria?
Sul principio di autonomia e quindi sul diritto all’autodeterminazione che da esso deriva,
nell’ambito ovviamente di una morale umana, che non si appella a principi di ordine
religioso.
Se questo è vero, se su questo siamo d’accordo, la forma di eutanasia moralmente
fondata, contro la quale, a mio parere, non si possono sollevare obiezioni valide, è quella
del suicidio assistito, che deve essere legalmente riconosciuta per non cadere sotto
l’accusa di aiuto o istigazione al suicidio, reato che quasi tutte le legislazioni riconoscono.
Non è a caso perciò che l’Oregon si sia dato una legge a favore del suicidio assistito, che
questo sia ammesso, per esempio, in Germania e in Svizzera, mentre l’eutanasia attiva è
ancora rifiutata.
Si potrebbe obiettare che ci sono casi in cui la persona non è in condizione di suicidarsi,
ma in realtà sono veramente rarissimi, perfino Ramon Sampedro, tetraplegico, la cui storia
sta commuovendo il mondo (Mare dentro), pur avendo avuto bisogno di aiuto da parte
degli amici, ha bevuto da solo il farmaco letale.
Se poi pensiamo a persone in stato d’incoscienza totale, che abbiano precedentemente
sottoscritto una dichiarazione di direttive anticipate con la richiesta di eutanasia, in questo
caso, non essendoci coscienza e quindi la consapevolezza della situazione di dolore e
angoscia e della irreversibile compromissione fisica, potrebbe bastare, per adempiere alla
volontà della persona, l’interruzione di ogni tipo di supporto vitale, incluse l’alimentazione e
l’idratazione artificiali.
Di conseguenza ogni caso, in cui non ci sia l’espressione dell’autodeterminazione, deve
essere escluso dall’eutanasia, quindi i bambini, gli incapaci o ritardati mentalmente, le
persone in stato di incoscienza irreversibile.
Come giudicare allora ciò che si sta proponendo in Olanda?
La pratica, che si sta affermando, non può essere chiamata eutanasia volontaria, ma, se si
vuole essere corretti, "mercy killing" (uccisione misericordiosa) e sotto questo punto di
vista può sembrare non solo accettabile, ma necessaria.
Ma qual è il suo fondamento morale?
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Di fronte al divieto di uccidere, che non è solo un precetto religioso, ma anche uno dei
fondamenti di ogni morale umana, a che cosa possiamo appellarci?
Alla pietà, appunto. E la pietà può essere un valore morale, che, quando entri in conflitto
con quello di non uccidere, debba essere giudicato superiore?
Ma, a sua volta, la pietà, al di là della sua valenza umana, affettiva di partecipazione
emotiva alla sofferenza dell’altro, su quale principio si basa?
Nel caso che ci interessa, si basa evidentemente sulla valutazione della qualità della vita,
per cui certe vite non possono essere giudicate tali, quindi non sono meritevoli di essere
vissute, né comportano colpa se sono soppresse (insomma non si tratta di omicidio,
perché viene soppressa solo una vita biologica e non una biografica).
Ma chi può giudicare la qualità di una vita?
Il medico, il genitore, un qualsiasi altro? Non è forse vero che il giudizio sulla qualità della
vita, giudizio del tutto soggettivo e insindacabile, può esprimerlo solo chi di quella vita è
portatore?
Per mostrare quanto pericolosa sia la via intrapresa dall’Olanda, un vero pendio scivoloso,
farò qualche esempio: il dr. Verhagen , intervistato dall’inviato di Repubblica (2/9/2004),
dichiara:
“Ha mai visto un neonato con la spina dorsale bifida?…Ecco, questo è uno dei 4 bambini
che quest’anno abbiamo “ucciso”, come dice lei. Hanno come un’apertura nella schiena in
cui va ad infilarsi di tutto, dal sangue al cervello. Hanno sempre difetti cerebrali, sono
paralizzati, non possono camminare, sedersi e neanche andare in bagno. Non sono in
grado di comunicare con nessuno e inoltre questa malformazione fa un male incredibile,
porta loro dei dolori fortissimi.”
Quale genitore, a meno che sia un vero, convinto cattolico, non si farebbe convincere da
tale prospettiva?
Ebbene mi ha colpita un’intervista pubblicata sul The Guardian del 26 ottobre 1986, in cui
un disabile affermava questo:
"Grazie al cielo il qui presente feto “abnorme” è stato concepito nel 1947. Nacqui con la
malformazione della spina bifida. Ai miei genitori fu detto che sarei vissuto tre giorni
(errato!), che non avrei camminato (errato!)e che non sarebbe stato possibile rieducarmi
(errato!)… Anni fa tenevamo internati gli “handicappati” – occhio non vede, cuore non
duole. Oggi ( grazie alla diagnosi prenatale e all’aborto) possiamo annientarli ancora prima
di vederli e di dover pensare a loro. Ma noi portatori di handicap siamo ancora qui, ancora
giochiamo il nostro ruolo nella società. Ironia della sorte, non soltanto molti di noi danno un
contributo alla società, ma riusciamo perfino a goderci la vita.”
Da notare che questo disabile è nato nel 1947, quando senza dubbio la medicina offriva
minori possibilità di supporto a situazioni simili, anche se il dr. Verhagen afferma che non
c’è assolutamente nulla da fare.
Altro esempio: negli anni ’70–’80 era diventato comune negli ospedali americani lasciar
morire, per decisione comune dei medici e dei genitori, neonati affetti da sindrome di
Down, che presentassero una difficoltà aggiuntiva, un blocco intestinale che impedisce al
cibo di passare.
E’ necessario un intervento chirurgico per rimuovere il blocco, in caso contrario il bambino
morirà.
In questi casi i bambini venivano lasciati morire non a causa del blocco intestinale, ma per
un giudizio sulla qualità della vita che, in quanto affetti da Down, avrebbero avuto.
Ora tutti, credo, conosciamo bambini cosiddetti mongoloidi, ebbene ce la sentiremmo di
giudicare negativa la qualità della loro vita e quella della loro famiglia?
E più in generale possiamo discriminare chi è degno di vivere da chi non lo è in base ad
un handicap più o meno grave?
E’ moralmente accettabile questa discriminazione?
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Ma nei casi in cui ci si trovi davvero di fronte a sofferenze fisiche inaccettabili, a
malformazioni devastanti e dolorosissime con prognosi di vita limitatissima, perché lasciar
soffrire per ore, giorni, settimane, mesi, inutilmente?
Citerò un esempio drammatico e commovente riportato nella tesi di laurea in filosofia,
“Eutanasia, origine di un problema aperto”, che il nostro socio Beppe Maltese discuterà il
giorno 16 di questo mese presso l’Università di Genova:
“Debbie, una ragazza di vent’anni, gravemente ammalata, in fase terminale, giaceva
abbandonata nella sua camera d’ospedale.
Sofferente di tumore all’apparato genitale, non riusciva ad avere nemmeno un po’ di sonno
ristoratore.
L’unica presenza accanto a lei era quella della madre.
Queste due figure colpirono enormemente il medico chiamato da una pietosa infermiera,
di notte, fuori del suo posto di competenza e non tenuto alla risposta di servizio.
Questi si rese immediatamente conto della rassegnata disperazione delle due donne e
della loro sofferenza.
La giovane poi, non alimentata da almeno due giorni, dimostrava un’età che non era più
la sua. Un relitto umano, ma soprattutto tragicamente cosciente.
Domandavano un po’ di sollievo. Poter riposare. Ed è precisamente quello che diede.
Si fece portare dall’infermiera una siringa di 20 mg. di solfato di morfina, disse alle due
donne di salutarsi, la puntura avrebbe dato il riposo che cercavano.
Risparmio la scena successiva con il decesso.
Soltanto il commiato del medico che se ne andava via: It is over, Debbie …E’ finita,
Debora…”
Ebbene di fronte a queste situazioni, pur sapendo che Debbie, ad esempio, non ha chiesto
di morire, ma solo di riposare, non posso che sospendere il giudizio morale, riconoscere
che è inutile far soffrire senza speranza anche solo un’ora in più.
Mi auguro solamente che si scelga la strada della sedazione terminale, anche se capisco
che la linea di confine, soprattutto per un neonato gravemente malato, fra sedare fino alla
morte e iniettare un farmaco immediatamente letale possa essere molto labile.
Tuttavia non sono d’accordo, per lo meno in questo momento del mio cammino
conoscitivo e morale, a codificare con una legge il "mercy killing", lo lascerei perseguibile,
trovando una soluzione giuridica che renda possibile il non applicare la pena, quale una
giustificazione o una esimente o una qualsiasi altra forma.
Il Rachels suggerisce che una dichiarazione di uccisione per pietà sia accettabile a difesa
contro un’accusa di omicidio quasi allo stesso modo per cui è accettabile una
dichiarazione di legittima difesa.
Probabilmente bisognerebbe agire in questo senso, operando qualche modifica al nostro
Codice penale e mi auguro che la revisione in atto del Codice, ad opera di una
commissione di esperti presieduta dal dr. Nordio, si muova per quello che riguarda
l’eutanasia proprio in questa direzione.
Spero che queste riflessioni possano suscitare un dibattito fra noi, che per primi dobbiamo
essere coscienti che, quando si trattano argomenti come la vita e la morte, le categorie,
pur imprescindibili, di laicità e libertà personale non sono più sufficienti e le leggi non
bastano a risolvere la complessità del problema, perché non è la legge a determinare la
moralità di un atto, ma è la morale che deve guidare la legge". (mdc).
Primo piccolo contributo. E’ logico e giusto che noi, che abbiamo sostenuto il diritto
all’eutanasia purché espresso – anche attraverso il testamento biologico - da persona
capace di intendere e di volere che si venga a trovare in particolarissime condizioni,
possiamo avere - come Maria - dubbi ed esitazioni qualora l’eutanasia debba essere
praticata ad un bambino.
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Ma le nostre perplessità sul “protocollo di Groningen” sono strumentalizzate (come ha fatto
Alessandra Mussolini nella trasmissione “Maurizio Costanzo Show” di ieri sera lunedì 6
dicembre) per bollare di empietà il principio stesso dell’eutanasia, per tutti.
E’ vero, ogni caso è diverso dagli altri, ed è difficile segnare il limite, il confine oltre il quale
si può accettare la legalizzazione dell’intervento eutanasico.
Ma il pericolo del “pendio scivoloso” non esiste solo per l’eutanasia, è una costante insita
in qualsiasi comportamento dell’uomo.
Forse non bisognava depenalizzare l’omicidio per legittima difesa per non incorrere in
possibili errori giudiziari?
Forse bisogna proibire la vendita di alcolici, sigarette, farmaci per timore di possibili abusi?
Forse bisogna tornare a rinchiudere i malati di mente nei manicomi per evitare possibili
lesioni o danni che potrebbero procurare?
La teoria del “pendio scivoloso” (o inclinato che dir si voglia) è dunque un volgare pretesto
per bloccare ogni discussione sull’argomento eutanasia.
Il vero problema è trovare insieme i criteri, le condizioni, le clausole per poter
serenamente intervenire in quei rari casi di fronte ai quali non possono esistere né dubbi
né rimorsi, casi che per la loro eccezionalità non possono essere assimilati a tutti gli altri,
casi di fronte ai quali chiudere gli occhi e far finta di niente non è da cristiani. (gps).
85 – LA VIGNETTA DI BRUSCO
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