Riflessioni sulla moderna rupe tarpea

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Riflessioni sulla moderna rupe tarpea
A.M.C.I. Associazione Medici Cattolici Italiani Sezione di Milano Riflessioni sulla moderna “Rupe Tarpea” Nel 2004 fece scalpore l’articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine nel quale due pediatri olandesi, Verhagen e Pieter J.J. Sauer, presentarono il “protocollo di Groningen” in cui i parametri giudicati sufficienti per deliberare un intervento di “life-­‐ending” o di “terminazione” erano “la mancanza di autosufficienza”, “la mancanza di capacità di comunicazione”, “la dipendenza ospedaliera” e “l’aspettativa di vita”. Nel 2004 il Centro di Groningen invase le principali pagine di tutte le testate internazionali giornalistiche con l’ammissione di aver praticato l’eutanasia, pubblicando le linee guida per l’eutanasia neonatale, che l’ospedale aveva eseguito nel porre fine alla vita di 22 neonati tra il 1997 ed il 2004. In tempi non lontani, circa 1 anno fa, durante un Master di Bioetica dell’Università di Torino, furono invitati a parlare alcuni studiosi che ribadirono che “l’infanticidio dovrebbe essere consentito per le stesse ragioni per cui è consentito l’aborto” “l’essere umano non è di per sé sufficiente per attribuire a qualcuno il diritto alla vita” “sia il feto che il neonato sono certamente esseri umani ma né l’uno né l’altro sono persone nel senso di un soggetto di un diritto morale alla vita”. Per il dilagare di queste opinioni presso la classe medica e non, l’Associazione Medici Cattolici Italiani – Sezione di Milano – Santa Gianna Beretta Molla, prende una netta posizione di contrapposizione a queste idee che richiamano quelle della “Rupe Tarpea”. Sembra pertanto doveroso richiamare quel gesto di tenerezza di Papa Francesco nell’abbraccio di Dominic, un bambino affetto da paralisi cerebrale. Le immagini di questo abbraccio hanno fatto il giro del mondo sulle principali testate giornalistiche e sui media. Attraverso le parole del padre di Dominic, questa lezione confonde la sapienza del mondo: ci viene offerta una testimonianza potente della dignità e del valore infinito di ogni persona, specialmente di quelle che il mondo considera più deboli e più inutili. Attraverso la loro condivisione della Croce, i disabili diventano i più forti, i più produttivi tra noi e ci dimostrano ogni giorno come “si ama realmente l’altro”. 17 luglio 2013 

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