Rassegna stampa - Ordine degli Avvocati di Trani

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Rassegna stampa - Ordine degli Avvocati di Trani
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
Ufficio stampa
Rassegna
stampa
26 luglio 2006
Responsabile :
Claudio Rao (tel. 06/32.21.805 – e-mail:[email protected])
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Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431
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SOMMARIO
Pag. 3 LIBERALIZZAZIONI: Il decreto Bersani con il maxiemendamento ispira fiducia
(diritto e giustizia)
Pag. 4 LIBERALIZZAZIONI: Ancora proteste contro le liberalizzazioni
Oggi aperta una farmacia su sei (libero)
Pag. 5 LIBERALIZZAZIONI: Ordini-governo, muro contro muro (italia oggi)
Pag. 6 LIBERALIZZAZIONI: Grillo (Oua), con fiducia governo esaspera conflitto
(adnkronos)
Pag. 7 LIBERALIZZAZIONI: Avvocati Oua, fiducia Dl? sciopero prosegue (ansa)
Pag. 8 LIBERALIZZAZIONI: Mantenere le tariffe minime giudiziali per non
privilegiare i contraenti forti
di Avv. Bruno Spazzini - Segretario Generale ANF (guida al diritto)
Pag.11 LIBERALIZZAZIONI: Astensione forense: uno sciopero soreliano
di Roberto Zazza – Avvocato (diritto e giustizia)
Pag.12 LIBERALIZZAZIONI: Il Governo rampante e l'avvocatura inesistente
di Gennaro De Falco - Avvocato (diritto e giustizia)
Pag.14 RC AUTO: Indennizzo diretto: ecco il regolamento di attuazione
(diritto e giustizia)
Pag.15 RC AUTO: Avvocati e carrozzerie pronti ad attaccare il testo (italia oggi)
Pag.16 RC AUTO: Indennizzo diretto dal 2007 (il sole 24 ore)
Pag.17 RC AUTO: Rc auto, indennizzo diretto al via (italia oggi)
Pag.19 RC AUTO: L'Ania:«Il sistema sarà un flop» (il sole 24 ore)
Pag.20 RC AUTO: Schema di regolamento attuativo alla disciplina del risarcimento
diretto dei danni derivanti dalla circolazione stradale, in attuazione dell’articolo
150 del codice delle assicurazioni private di cui al decreto legislativo 7 settembre
2005, n.209 (diritto e giustizia)
Pag.24 ANM: Anm-Presidente: preoccupazioni incrociate (diritto e giustizia)
Pag.26 INDULTO: Indulto, Di Pietro: "No a colpo di spugna" - Fassino: nessun
cedimento, rigore etico (la repubblica)
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DIRITTO E GIUSTIZIA
Il decreto Bersani con il maxi emendamento ispira fiducia
«È solo l’inizio della nostra politica economica». Il ministro dello Sviluppo Pierluigi Bersani è
intervenuto ieri in Aula al Senato per difendere l’operato dell’esecutivo che con la quarta fiducia in
poco più di due mesi di legislazione ha voluto incassare la prima approvazione della cosiddetta
manovra bis (decreto 223/06). «Nella discussione sul decreto – ha detto il ministro che ha dato il nome
alla prima parte del provvedimento – le critiche si sono divise estremizzando tra due punti: non serve a
nulla o provoca disastri biblici, invece ha un notevole rilievo». Il decreto sulla competitività, ha
affermato ancora Bersani, ha toccato punti che erano a rischio infrazione comunitaria, procedure che, se
aperte, avrebbero potuto comportare «multe salate e crescenti, multe che pagheranno i contribuenti e
questo è inaccettabile». L’esponente del governo ha anche respinto al mittente le accuse di mancata
concertazione perché «su moltissime norme c’è stata una discussione decennale». «Non c’è nessuna
aggressività verso le categorie – ha continuato Bersani – certo è un passaggio critico, difficile, ma
l’Italia che faremo la faremo anche insieme a questi soggetti». Nella valanga di emendamenti, commi
(che prima sono scomparsi poi ricomparsi) e sub emendamenti ieri a fare chiarezza, almeno in parte, è
arrivato il maxiemendamento del governo che, come ha illustrato in Aula il ministro dei Rapporti con il
Parlamento Vannino Chiti, ha raccolto le modifiche approvate in commissione «più qualche altro
suggerimento dell’opposizione» (uno stralcio degli articoli con le modifiche approvate è leggibile tra i
documenti correlati). Nonostante le modifiche apportate, non è stato risolto all’articolo 21 il problema
riguardante il blocco delle spese di giustizia e soprattutto del pagamento dei compensi dei magistrati
onorari (vedi tra gli arretrati del 22 e 25 luglio). Sull’argomento ieri è intervenuta anche la magistratura
associata che, con una nota dell’Associazione nazionale magistrati, si è rivolta a tutti gli organi
competenti «affinché il blocco delle spese di giustizia venga rimosso nel minor tempo possibile».
Dimostrando preoccupazione, l’Anm ha evidenziato che «dal 4 luglio in attesa delle nuove istruzioni
per procedere alla liquidazione delle spese secondo le ordinarie procedure di contabilità dello Stato, si è
determinato un grave disservizio e un blocco sia nella liquidazione delle indennità da corrispondere alla
magistratura onoraria, sia nel rimborso delle spese di giustizia anticipate da magistrati, polizia
giudiziaria, testimoni e altri aventi diritto per tutte le attività quotidiane connesse al servizio». Secondo
il Guardasigilli Clemente Mastella i pagamenti saranno effettuati. Ieri si è svolto un lungo incontro tra il
ministro, il sottosegretario Luigi Scotti e il Capo del dipartimento dell’organizzazione giudiziaria
Claudio Castelli, e i rappresentanti dell’Associazione nazionale e dell’Unione nazionale dei giudici di
pace, Gabriele Longo e Fabrizio Cerosimo. Sulle indennità che i giudici di pace reclamano e sui timori
legati all’articolo 21 del Dl Bersani, Mastella ha assicurato che i pagamenti saranno effettuati attraverso
funzionari delegati presso le Corti d’appello e che «quanto prima sarà emessa una circolare per stabilire
le modalità da seguire in modo che i versamenti riprendano al più presto» e «dal 1° gennaio 2007 i
giudici onorari saranno retribuiti dalle direzioni provinciali del tesoro». Il colloquio ha rappresentato
l’occasione per aprire un tavolo tecnico per approfondire le problematiche che riguardano i giudici di
pace, trascinatesi anche durante la scorsa legislatura. Molto duro il commento dell’Avvocatura
rispetto alla decisione di porre la fiducia. Secondo il presidente dell’Organismo unitario
dell’avvocatura, Michelina Grillo, il governo sta esasperando il conflitto. «La decisione di porre la
fiducia – ha detto Grillo – dimostra come il provvedimento non sia condiviso nemmeno dalla
maggioranza. Le norme contro gli avvocati e i professionisti in genere non tutelano per nulla i
consumatori e gli emendamenti presentati al Senato, anche da esponenti del Centrosinistra, sono
la testimonianza di come questa semplice verità inizi a farsi strada». Gli avvocati, quindi,
continueranno la protesta. (p.a.)
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LIBERO
Nuove agitazioni
Ancora proteste contro le liberalizzazioni
Oggi aperta una farmacia su sei
ROMA Passa al Senato- con il sofferto voto di fiducia e tanti mal di pancia nella maggioranza -la
manovra bis che contiene anche il decreto Bersani sulle liberalizzazioni e quelli sulla lotta all' evasione.
Il testo, che adesso andrà all' esame della Camera, è stato pesantemente emendato in Commissione la
scorsa settimana e blindato dal governo con la fiducia per evitare stravolgimenti in Aula Tra le novità
dell'ultima versione l'anticipo al primo ottobre 2006 del regime fiscale agevolato (aliquota al 2%)
dell'imposta ipotecaria per le società di leasing immobiliare. Ma il voto di fiducia non può bloccare la
protesta delle categorie interessate.
Farmacisti in piazza. Oggi in tutta Italia i farmacisti protesteranno contro il decreto Bersani. Oltre 16
mila farmacie private chiuderanno per la seconda volta i battenti, dopo lo sciopero del 19 luglio scorso.
Garantito il servizio minimo essenziale in ben 2900 farmacie (1500 private di turno e 1400 comunali).
Alla serrata - proclamata da Federfarma hanno aderito anche le farmacie rurali che temono di
scomparire. Ma non basta I farmacisti, indossato il camice bianco, sfileranno in Piazza Barberini a
Roma per chiedere di restringere la lista dei farmaci da banco, eliminare l'obbligo della presenza del
farmacista nei supermercati e cancellare i farmaci senza obbligo di prescrizione dalla liberalizzazione.
Sullo sciopero incombe però il monito della Commissione di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici
essenziali. La multa va dai 2.500 ai 50.000 euro. «Ma la sanzione», spiega il presidente della
Commissione, Antonio Martone, «può essere comminata solo all'organizzazione che ha proclamato lo
sciopero» e non ai singoli farmacisti.
Avvocati furiosi. L'Organismo Unitario dell' Avvocatura assicura che continuerà lo sciopero
contro. Il decreto sulle liberalizzazioni. «La decisione del governo di porre la fiducia sul decreto
Bersani" dimostra come il provvedimento non sia condiviso nemmeno dalla maggioranza»,
sostiene il presidente dell'Oua, Michelina Grillo.«Le norme contro gli avvocati non tutelano per
nulla i consumatori e gli emendamenti presentati al Senato, anche da esponenti del centrosinistra,
sono la testimonianza di come questa semplice verità inizia farsi strada».
La protesta dei fornai. Anche i panificatori della Confcommercio di Roma scenderanno oggi in piazza
per protestare contro le liberalizzazioni del settore e contestare i contenuti del decreto Bersani.
Pensioni, età libera. Il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, puntualizza che verrà
rispettato il«principio della volontarietà».Gli fa eco il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, che ha
precisato che la novità sarà introdotta in Finanziaria. Insomma, solo«uscite flessibili»e concordate.
AN.C.
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ITALIA OGGI
LA MANOVRA PRODI/Farmacisti in sciopero. Consulenti alla ricerca di dialogo con l'esecutivo
Ordini-governo, muro contro muro
Cup territoriali: fax di protesta ai ministri e ai parlamentari
Niente proteste di piazza per i professionisti. Verificata l'impossibilità a ottenere in tempi rapidi la necessaria
autorizzazione della prefettura (occorrono 30 giorni di tempo per il rilascio), i Comitati dei professionisti
territoriali (Cup) hanno deciso di rinviare a settembre la loro protesta di venerdì in programma a Roma per
ribadire il ´no' al decreto Bersani sulle liberalizzazioni. Non subiranno variazioni invece le proteste, per così dire,
´a porte chiuse' dei consulenti del lavoro e dei commercialisti. Mentre per oggi è previsto un nuovo summit dei
vertici del Cup nazionale guidato da Raffaele Sirica per discutere della fiducia sul provvedimento che il governo
di Romano Prodi ha deciso di mettere in aula al senato per la conversione in legge del decreto.
La decisione dei presidenti dei comitati territoriali (Giuseppe Cappochin per il Nord, Domenico Ricciardi per il
Centro, Gian Salvo Sciacchitano per il Sud) di non andare a protestare davanti alla sede dell'esecutivo, dicono, si
è resa necessaria ´per non mettere a rischio l'incolumità dei partecipanti, visto quanto avvenuto lo scorso venerdì
in occasione della protesta spontanea di avvocati e ingegneri davanti palazzo Chigi, dove è stata schierata la
forza pubblica con l'ordine (non scattato, ndr) di caricare i manifestanti'. Manifestazione annullata che, però, non
cancella, si legge nella nota diffusa ieri, ´la violenza subita da un governo che, con tutti i mezzi, nega ai
professionisti italiani il rispetto dovuto al lavoro in qualsiasi forma esercitato, non concertando con gli stessi le
regole per l'esercizio delle professioni intellettuali'. Così, per mantenere alto lo stato di agitazione l'invito è
quello di ´inviare il comunicato di protesta tramite fax o posta elettronica a tutti i membri del governo e a tutti i
componenti di camera e senato'.
In campo anche gli avvocati. Dopo aver appreso della fiducia sul dl Bersani, Michelina Grillo, presidente
dell'Organismo unitario dell'avvocatura, ha fatto sapere: ´Il governo continua su una strada autoritaria ed
esaspera il conflitto. Non possiamo che continuare la nostra protesta'.
Nessuna variazione ai programmi delle sigle sindacali dei commercialisti. Che confermano per il 28 luglio la
manifestazione a Roma (presso la Sala Fellini di Roma Eventi, piazza di Spagna) per contestare la ´retroattività
delle norme e la decretazione d'urgenza'. L'evento, appoggiato anche dai due consigli nazionali di dottori e
ragionieri, prevede la discussione e l'approvazione del manifesto della categoria sottoscritto da tutte le sigle
sindacali (Ungdc, Snrc, Andoc, Unagraco, Adc). Il documento, infine, sarà consegnato da una delegazione ai
presidenti di camera e senato. La manifestazione intende far sentire la voce di una professione che conta circa
100 mila professionisti. E che, al contrario di altre categorie, non vuole scendere in piazza. Ma vuole ricordare la
propria serietà, correttezza ed equilibrio. Intanto oggi si terrà l'assemblea generale dei consulenti del lavoro
(presso lo Sheraton Roma West Four Points) per aprire un dialogo con la classe politica sulla riforma delle libere
professioni. All'assemblea parteciperanno, oltre al ministro della giustizia Clemente Mastella, il ministro del
lavoro Cesare Damiano, il sottosegretario al ministero per l'università Nando Dalla Chiesa, il sottosegretario al
ministero economia e finanza Mario Lettieri, il Sottosegretario al ministero del lavoro Antonio Montagnino, i
parlamentari Maurizio Del Bono, Luigi Maninetti, Gianni Paglierini, Nedo Poli, Maurizio Sacconi. L'assemblea
generale è stata organizzata dall'Ordine nazionale dei consulenti del lavoro guidato da Marina Calderone assieme
all'Enpacl (Cassa) e ai sindacati di categoria. Sempre oggi rimarranno chiuse le farmacie per protestare la
chiusura del governo di fronte alle proposte di Federfarma. Restarà chiuso un esercizio su sei (aderiscono anche
le farmacie rurali). 2.900 in tutto (di cui 1.500 private di turno e 1.400 comunali), contro le 17.900 che operano
quotidianamente in tutta Italia. Nel centro di Roma è prevista una manifestazione di farmacisti in camice bianco.
(riproduzione riservata) Ignazio Marino
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ADNKRONOS
25/07/2006 - 16.52.00
MANOVRA-BIS: GRILLO (OUA), CON FIDUCIA GOVERNO ESASPERA CONFLITTO
ZCZC ADN0977 5 ECO 0 RTX ECO NAZ MANOVRA-BIS: GRILLO (OUA), CON FIDUCIA
GOVERNO ESASPERA CONFLITTO = 'NEMMENO MAGGIORANZA CONDIVIDE DL
BERSANI' Roma, 25 lug. - (Adnkronos) - ''Il governo continua su una strada autoritaria ed esaspera il
conflitto. Non possiamo che continuare la nostra protesta''. La presidente Organismo Unitario
dell'Avvocatura (Oua), Michelina Grillo commenta cosi' la decisione del governo di porre la fiducia
sulla manovra-bis e quindi sul 'decreto Bersani' in essa contenuto. Una decisione che, aggiunge,
''dimostra come il provvedimento non sia condiviso nemmeno dalla maggioranza. Le norme contro gli
avvocati, e i professionisti in genere, non tutelano per nulla i consumatori e gli emendamenti presentati
al Senato, anche da esponenti del centrosinistra, sono la testimonianza di come questa semplice verita'
inizi a farsi strada''. ''Purtroppo, fin dall'inizio di questa vicenda il governo ha deciso di mettere tra
parentesi non solo la concertazione, ma le stesse regole elementari di un dibattito democratico: con un
blitz ha emanato un decreto legge di cui nessuno sapeva nulla; si e' rifiutato, almeno con gli avvocati, di
avviare qualunque confronto e ora chiude il cerchio ponendo la fiducia. Sono questi comportamenti che
oggettivamente esasperano il conflitto e ci obbligano a continuare nella nostra protesta'', conclude
Grillo. (Sin/Pn/Adnkronos) 25-LUG-06 16:50 NNNN
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ANSA
19.05.00
COMPETITIVITA': AVVOCATI OUA, FIDUCIA DL? SCIOPERO PROSEGUE
ZCZC0572/SXA WIN20319 R POL S0A QBXB COMPETITIVITA': AVVOCATI OUA, FIDUCIA
DL? SCIOPERO PROSEGUE (ANSA) - ROMA, 25 lug - L'Organismo Unitario dell' Avvocatura
continuera' il suo sciopero contro il decreto sulle liberalizzazioni. '''La decisione del governo di porre la
fiducia sul 'decreto Bersani' dimostra come il provvedimento non sia condiviso nemmeno dalla
maggioranza'', afferma Michelina Grillo, presidente dell'Oua. ''Le norme contro gli avvocati, e i
professionisti in genere, non tutelano per nulla i consumatori e gli emendamenti presentati al Senato,
anche da esponenti del centrosinistra, sono la testimonianza di come questa semplice verita' inizi a farsi
strada. Purtroppo - prosegue Grillo - fin dall'inizio di questa vicenda il governo ha deciso di mettere tra
parentesi non solo la concertazione, ma le stesse regole elementari di un dibattito democratico: con un
blitz ha emanato un decreto legge di cui nessuno sapeva nulla; si e' rifiutato, almeno con gli avvocati, di
avviare qualunque confronto e ora chiude il cerchio ponendo la fiducia. Sono questi comportamenti che
- conclude l' Oua in una nota - oggettivamente esasperano il conflitto e ci obbligano a continuare nella
nostra protesta''. (ANSA). COM-BAO 25-LUG-06 19:05 NNN
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GUIDA AL DIRITTO
Mantenere le tariffe minime giudiziali per non privilegiare i contraenti forti
Avv. Bruno Spazzini - Segretario Generale ANF
Molto è stato scritto sul decreto Bersani di liberalizzazione delle professioni, circa il metodo e il merito
per cui non appare opportuno ripetere gli argomenti, quanto piuttosto tentare una riflessione che
evidenzi come il decreto porterà di fatto, almeno per la professione forense, ad un risultato antitetico a
quello che si intendeva perseguire.
Dispiace che questo provvedimento abbia le caratteristiche dell’esemplarità (cioè dell’atto con cui
l’Esecutivo, nei primi 100 giorni, vuole dare un segnale di novità, specularmente a quanto fece il
governo precedente il cui totem fu l’abolizione dell’imposta di successione) che non permette un
dialogo ragionato, senza arroccamenti di segno opposto (nulla si cambia e nulla si discute).
Passiamo ad una rapida analisi dei punti di criticità e partiamo dall’abolizione della inderogabilità dei
minimi di tariffa.
Se può apparire ragionevole l’affermazione che la sussistenza dei minimi di tariffa non è in sè segno di
qualità della prestazione, è anche vero il contrario, e cioè che il minor prezzo in sè non permette
l’identificabilità ex ante di una prestazione di qualità.
È difficile per la realtà professionale italiana, composta per la maggior parte da studi piccoli, come si
ricava dal censimento ISTAT 2001 che indica in 600.000 le imprese attive nelle professioni
prevalentemente con organizzazioni minime (445.000 su 600.000), sintetizzare nella mera esposizione
del prezzo il costo necessitato per l’organizzazione dello studio (adeguamento alla privacy,
investimento in tecnologia, ecc.) e per l’aggiornamento e la formazione continua.
Il vero limite della norma, però, consiste nella lesione del diritto di difesa, laddove, in materia
giurisdizionale, si pone come oggettivo ostacolo all’accesso dei cittadini al processo, quindi alla tutela
dei diritti, e, per altro aspetto, nella mancanza di garanzia per i non abbienti attraverso il gratuito
patrocinio, ponendo così una questione di democrazia assai concreta.
In materia civile, infatti, il sistema è strutturato in modo che la parte vittoriosa, o il creditore, sia tenuto
indenne, salvo motivata decisione contraria da parte del giudice, dalle spese di giustizia, rispondendo
ciò, come più volte sostenuto dalla Cassazione, al dettato dell’art. 24 Costituzione.
Nell’assoluta mancanza di regolamentazione vi è il concreto pericolo che la Giustizia diventi privilegio
di pochi per la possibilità di imporre al soccombente il pagamento di una parcella convenzionalmente
stabilita tra l’Avvocato e il proprio rappresentato o, all’opposto, perché il Giudice, privo di riferimenti,
liquidi una somma di molto inferiore a quella concordata tra la parte vittoriosa e il suo Avvocato.
Oltre a ciò si privilegiano i contraenti forti (banche, assicurazioni, grandi imprese, ecc.) che,
utilizzando, come già parzialmente avviene ora (cosa nota!), avvocati convenzionati ai limiti inferiori di
tariffa, possono permettersi resistenze giudiziarie strumentali nei confronti dei singoli cittadini che
dovranno pagare quanto concordato con il proprio legale, aumentando così il proprio potere effettivo a
scapito della collettività.
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Occorre, pertanto, che almeno per le tariffe giudiziali vengano mantenuti i minimi, così da fornire
all’Autorità giudiziaria i “binari”, secondo la definizione di Calamandrei, su cui indirizzare la scelta per
un’equa parametrazione del costo di accesso e utilizzazione della Giustizia.
Questo corrisponde anche all’attualità di molti paesi europei, come in Francia e in Germania, mentre il
richiamo all’Inghilterra è scorretto laddove non specfica la divisione delle funzioni tra solicitor e
barrister: le regole più elastiche e liberali, come la possibilità di proporre assistenza legale nei
supermercati, valgono per il primo, una sorta di consulente giuridico, ma non per il secondo, l’avvocato
della difesa avanti alle Corti.
Appare, quindi, necessario che l’abrogazione dei minimi non riguardi le prestazioni giudiziarie degli
avvocati per consentire al Giudice, al privato nel caso di recupero crediti o alla Pubblica
Amministrazione l’indicazione esatta dei compensi spettanti per l’esercizio della difesa.
Lo stesso ragionamento è utilizzabile per il gratuito patrocinio, per garantire una prestazione dignitosa
per gli assistiti e non un simulacro di difesa come avveniva nel passato per le difese d’ufficio gratuite.
Sempre che sia corretta l’interpretazione della norma in tal senso, appare inopportuna anche
l’abrogazione del divieto del patto di quota lite che a tutt’oggi esiste tanto in Germania che in Francia.
Invero, il rischio della co-interessenza del difensore può essere a scapito dell’assistito perché allettato
più dalla ricerca del tornaconto personale che dalla tutela integrale dei diritti della parte.
Se il divieto dovesse essere derogabile, andrebbe comunque contenuto nei limiti delle tariffe di cui
sopra, in una misura percentuale massima prefissata, credito incedibile, con forma scritta obbligatoria.
Anche la pubblicità, se non accompagnata da una chiara indicazione dei limiti di carattere generale, può
essere più un elemento di distorsione che di orientamento nella scelta del consumatore, per cui
dovrebbero valere alcune indicazioni di minima come il divieto di nominare i clienti, di promettere
risultati, di vantare specializzazioni non possedute o accertate, con modalità che siano pertinenti allo
svolgimento della professione.
La sponsorizzazione di concerti, l’elencazione dei clienti, la presenza costante sui giornali sono forme
anomale a cui assistiamo da parte di molti studi legali che si assumono prestigiosi, in ciò non censurati
né richiamati, a quanto risulta, da nessuno al rispetto delle regole deontologiche.
Non è questo il corretto utilizzo della forma pubblicitaria.
Anche l’abrogazione del divieto di fornire servizi professionali di tipo interdisciplinare trova il limite
nella specificità della professione forense, legata comunque a un obbligo di rispetto del segreto
professionale e di rapporto fiduciario con il cliente che mal si concilia con le altre professioni che questi
obblighi non hanno.
Molte altre misure, poi, che riguardano la parte anti-elusione ed evasione si assommano alla distorsione
sopra provocata dalla cosiddetta liberalizzazione del decreto Bersani, rendendo ancora più concreto il
pericolo di mancata fruizione dei cittadini della giustizia, elemento caratterizzante il tasso di
democraticità di un sistema politico.
In breve sintesi: l’obbligo del conto professionale, che già in precedenza esisteva per i contribuenti che
avessero scelto la contabilità ordinaria, appare un grazioso omaggio al sistema bancario, questo sì non
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concorrenziale e privo di trasparenza; l’obbligo di non ricevere i pagamenti in contanti non ha alcun
effetto pratico (non si diventa virtuosi per decreto) e danneggia la parte di popolazione meno abbiente o
precaria (si pensi agli irregolari, ai clandestini ecc.) che non ha la possibilità di usufruire dei servizi
bancari; l’aumento indiscriminato e non proporzionato dei contributi a carico delle parti, con
l’estensione della solidarietà nel pagamento ai difensori, è disincentivante per l’assunzione della difesa
di soggetti economicamente deboli e presenta anche dubbi di costituzionalità ove siano coinvolti diritti
fondamentali.
Si potrebbe continuare: la diminuzione delle spese di giustizia, l’inefficienza dell’apparato giudiziario,
eccetera, sono tutti aspetti che vedono l’avvocatura creditrice nei confronti dello Stato, incapace di dare
una risposta rapida certa e ragionevole.
E allora domandiamo se veramente la liberalizzazione evocata sia tale; se veramente vi è un disegno
riformatore serio del sistema giustizia; se veramente la risposta è finalizzata alla tutela dei consumatori.
Per avere una vera riforma dobbiamo modificare l’ordinamento professionale, creando dei meccanismi
che rendano effettivi la verifica della professionalità, della qualità e del rispetto delle regole
deontologiche da parte dei Consigli degli Ordini, che, abbandonata ogni velleità di rappresentanza
politica e di confusione dei ruoli, devono rispondere in termini di efficienza all’interesse pubblico.
Vi è anche un grande spazio per le associazioni, specialistiche e non, che, attraverso percorsi formativi
e di aggiornamento, possano certificare la qualità degli aderenti, e così legittimino, senza costituire
cartello d’impresa, un sistema tariffario convenzionale collegato a una prestazione di accertata qualità
con metodi trasparenti e di preordinata informazione del cliente.
Ai Consigli degli Ordini rimarrebbe il compito di valutare la correttezza e la concretezza delle
prospettazioni delle associazioni accreditate, introducendo un elemento di controllo a monte in una
concorrenza che avverrebbe poi a valle, nella pluralità delle offerte certificate in favore dei cittadini.
Così si riuscirebbe a coniugare una spinta alla liberalizzazione senza sacrificare il diritto di difesa e di
accesso alla Giustizia.
Come prima cosa è necessario cominciare da una ricognizione all’interno della professione e a
riconoscere le specificità, ad esempio, tra la mera attività di consulenza e la difesa tecnica in giudizio in
qualsiasi sede, pubblica o privata, e da qui elaborare il grado di tutela necessario nei singoli ambiti per
la collettività, con una diversificazione delle regole sulla pubblicità, sulle tariffe, sulla deontologia, ecc.
Una riforma meditata, quindi, con l’invito rivolto anche ai sostenitori della liberalizzazione come
panacea di tutti i mali di essere scevri da pregiudizi ideologici, ma accostarsi alle ragioni delle
professioni, in primis quella forense, con disponibilità al dialogo e la sensibilità attenta ai valori
costituzionali coinvolti.
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DIRITTO E GIUSTIZIA
Astensione forense: uno sciopero soreliano
di Roberto Zazza - Avvocato
Dire che il DL Bersani costituisce un attacco proditorio alle libere professioni, per fiaccarle, prima di
imporre una normativa generale vantaggiosa per il sistema imprese e dimentica del settore civile, e
quindi della maggior parte dei cittadini; è osservazione ormai banale. È più utile qui invece analizzare
l’incidenza del DL Bersani sulle articolazioni interne all’Avvocatura. La norma ha infatti accelerato
inevitabilmente il processo di disarticolazione interno all’Avvocatura, favorendo la creazione di una
elíte basata sul diritto commerciale ed i grandi affari, separata dalla stragrande maggioranza degli
Avvocati destinati a dividersi un mercato povero, con a disposizione strutture pubbliche miserrime e
strozzato da una insopportabile concorrenza tariffaria (per carità di patria non voglio toccare il tema
della qualità del servizio). Ma i più penalizzati saranno quei professionisti di fascia media che verranno
inevitabilmente attratti la più gran parte nel magma del proletariato professionale e solo pochi dei quali
invece si ritaglieranno un ruolo di caudatari, magari in franchising (come preconizzava tal avv. Cappelli
su una nota rivista giuridica) dei grandi studi associati.Gli esiti della manifestazione del 21/07 u.s. a
Roma hanno dato piena conferma alla tesi.
Mentre all’Adriano infatti erano presenti tutte le componenti dell’Avvocatura; più o meno
volontariamente coese dalla necessità di essere, o almeno apparire unite di fronte ad un nemico ritenuto
comune, componenti che hanno concesso alla platea quel tanto di retorica che era inevitabile; chi e
quanti erano i presenti sotto Palazzo Chigi? Certamente meno della metà dei 2.000 che affollavano la
sala.Non erano presenti certamente i componenti e i soci dei grandi studi, né lo erano comunque gli
Avvocati “di prima fascia”, per anzianità o censo; né i membri della rappresentanza istituzionale
dell’Avvocatura.
Mancavano però anche moltissimi degli Avvocati che esercitano nelle aree privilegiate del paese o che
rappresentano modelli di esercizio della professione, dato non solo di censo ma anche culturale; che
potremo definire di classe media. Erano insomma presenti e attivi per la maggior parte gli Avvocati che
esercitano in aree particolarmente disagiate, o in settori attualmente sotto attacco e quelli più giovani e
perciò più esposti anche nell’immediato alle conseguenze nefaste del DL Bersani. Certamente un corteo
spontaneo è indice di una reazione rabbiosa ed emotiva, ma non rappresenta ancora l’emersione di una
leadership del tutto nuova. Se ne stanno però creando i presupposti, con il rischio in mancanza di
risposte opportune dall’interno del ceto forense; che emergano derive populiste e di contrasto al
necessario processo di modernizzazione della professione, i cui costi non possono però essere scaricati
sulle componenti più deboli del ceto. La risoluzione della questione sociale interna all’Avvocatura non
può essere postergata a normative generali o ritenuta estranea alla trattativa globale sulla
modernizzazione; che è la sfida alla quale l’Avvocatura intera non può sottrarsi. La soluzione si può
trovare solo in una conferenze nazionale sulla giustizia, ove tariffe e pubblicità trovino i giusti luoghi e
contrappeso insieme però alle questioni fondamentali: struttura, congruità dei fondi pubblici,
circoscrizioni giudiziarie, norme sull’accesso e la formazione, coinvolgimento dell’Avvocatura nella
gestione del servizio giustizia, definizione del concetto di consumatore, controllo sugli enti intermedi,
legge uniforme sulla paragiurisdizione, sviluppo di un sistema credibile e garantito di ADR, difesa
civica…. Un modello quindi tutto nuovo di esercizio delle professioni forense non più incentrato sulla
giurisdizione, ma sulla giustizia come servizio ai cittadini ed al territorio.
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DIRITTO E GIUSTIZIA
Il Governo rampante e l'avvocatura inesistente
di Gennaro De Falco - Avvocato
In questi giorni si è scritto tantissimo sulla stampa specializzata e no, delle riforme introdotte dal cd
decreto Bersani e delle proteste che sono seguite e seguiranno da parte della categorie interessate ed in
particolare dagli avvocati.
Ebbene, occorre dire che mai come in questo caso l’informazione che è stata data si è dimostrata tanto
erronea nei contenuti, quanto faziosa e fuorviante nei toni.
Per mero esempio, come si fa a dire che gli avvocati con l’astensione dalle udienze fanno prescrivere i
processi, quando anche l’ultimo dei praticanti avvocati sa che il rinvio per astensione determina la
sospensione dei termini di prescrizione?
Come si fa a dire che gli avvocati con l’astensione dalle udienze danneggiano solo i clienti quando gli
avvocati che non vivono di indennità parlamentari e consulenze varie, con l’astensione dalle udienze
non vengono pagati punto e basta?
Come si fa a scrivere che l’eliminazione del divieto di pubblicità dà spazio ai giovani ed ai più bravi,
trascurando il fatto che la pubblicità costa, e che quindi possono permettersela solo gli avvocati più
ricchi che non sono necessariamente i più bravi né tantomeno i più giovani?
E’ vero che esistono delle forme di pubblicità surrettizia, ma è anche vero che esse sono legate alla
notorietà derivante dalla partecipazione a processi eclatanti, in cui quindi l’aspetto professionale ha una
sua rilevanza.
E’ vero che in America il divieto di pubblicità non esiste, che non esistono i minimi tariffari ecc. E’
vero anche che in America ci sono strade ampie e parcheggi nel centro di tutte le città: che vogliamo
fare? per metterci al passo iniziamo ad abbattere il Colosseo ed al suo posto ci facciamo un bel
parcheggio multipiano con annesso centro commerciale?
Si è cercato a tutti i costi di dare l’immagine di un avvocatura divisa, dando il massimo spazio
soprattutto sulla grande stampa, a soggetti del tutto isolati che di avvocato hanno solo il titolo, ma che
certo di avvocatura non vivono e di avvocatura poco o niente sanno .
Si è cercato di alimentare il contrasto tra le generazioni, facendo passare queste norme come un modo
di aprire spazio alla concorrenza ed ai giovani, mentre questo è solo un modo per arrivare a forme di
cannibalismo sociale ancora più esasperate di quelle che purtroppo si vedono ogni giorno.
Mentre prima per un giovane occorrevano non meno di dieci anni dalla laurea per inserirsi ora ce ne
vorranno almeno 15, una situazione del genere è giusta, possibile e socialmente sostenibile?
Un giovane ricco solo della sua passione e della sua bravura come farà a pagarsi la pubblicità ed a
munirsi degli strumenti tecnici ed organizzativi minimi?
Si potrà dire che la stampa è tutta o quasi a favore del decreto Bersani ed anche l’opposizione appare
piuttosto tiepida nei confronti della protesta degli avvocati, ebbene anche questo dato si spiega
facilmente, in entrambi gli schieramenti le punte di diamante sono rappresentate dalla grande industria
che ha tutto l’interesse ad abbattere ogni tutela nei confronti del lavoro dipendente prima e di quello
autonomo poi, insomma si tratta del modello CO.CO.CO che si tenta di allargare anche al lavoro
autonomo, solo che una cosa è precariato del giovane e tutt’ altra cosa è quello dell’avvocato che
necessariamente si affaccia alla professione non più giovanissimo, e poi siamo certi che quello del
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lavoro precario sia un modello da estendere.
Un altro dei miti da sfatare in un contesto in cui la maggior parte delle società di capitali dichiara
reddito zero è l’evasione fiscale degli avvocati.
Anche un cieco capirebbe che molto dell’improbabile sfarzo che qualche volta si vede nelle aule di
giustizia è fumo e basta, è sufficiente scorrere gli elenchi degli avvocati che chiedono assistenza ai
consigli dell’Ordine per rendersene conto.
Del resto, se in Italia gli avvocati sono 180.000, se le condizioni economiche del paese e soprattutto del
sud sono quelle che sono, se nella sola città di Napoli gli avvocati iscritti all’albo sono sedicimila
queste mirabolanti ricchezze sottratte al fisco da dove possono mai venire?
E poi, è giusto e possibile dopo la normativa sulla privacy appesantire ancora l’attività degli studi
professionali con altri adempimenti di natura fiscale tanto vessatori quanto impossibili da attuare come
quelli che si leggono nel decreto Bersani? Lo avete mai visto un latitante che va a fare un bonifico sotto
casa per pagare l’avvocato o uno spacciatore munito di un libretto di assegni e conto corrente?
E inoltre, aspetto questo del tutto ignorato dalla stampa e dal legislatore, non è forse vero che con
l’abolizione dei minimi tariffari sottofatturare i compensi sarà più facile? Si potrebbe dire che esistono
gli studi di settore, ma se è così questi ulteriori adempimenti paranoici a che cosa servono? Un
discorso da affrontare è anche quello previdenziale, che pure rischia di profilarsi, è vero che l’ I.N.P.S
affonda nei debiti, è vero anche che le casse degli Ordini sono solide e ricche ma è anche altrettanto
vero che gli avvocati in pensione non ci vanno mai e che dietro le loro scrivanie ci muoiono, mentre
l’INPS è oberata da una politica previdenziale dissennata che non può essere accollata alle categorie del
lavoro autonomo.
Ancor più allucinante ed al di fuori della costituzione e dei trattati internazionali è poi il sostanziale
congelamento delle spese di giustizia, che di fatto impedisce la difesa di ufficio ed il patrocinio a spese
dello stato, insomma come al solito guai ai poveri .
Un fatto è certo, l’avvocatura libera non ha scelta, a questo punto di fronte ad un attacco come questo il
problema non è più la concorrenza ma la sopravvivenza stessa.
Insomma è evidente dopo la clamorosa manifestazione di Roma del 21 luglio che nel paese si è aperto
un confronto assai duro che va ben al di là del Decreto Bersani, e di cui la classe politica sembra non
aver compreso affatto la portata.
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DIRITTO E GIUSTIZIA
Indennizzo diretto: ecco il regolamento di attuazione
Via libera al regolamento di attuazione dell’indennizzo diretto. Ieri, il presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano ha firmato il Dpr relativo alla disciplina del risarcimento diretto dei danni derivanti
dalla circolazione stradale. Lo schema di regolamento (qui leggibile nei documenti correlati) è in attesa
di pubblicazione sulla «Gazzetta ufficiale» ed entrerà in vigore il 1 gennaio 2007, ma si applicherà ai
sinistri a partire dal 1 febbraio dello stesso anno.Finisce così, almeno per il momento la querelle che ha
visto opposti da un lato l’Avvocatura che ha sempre criticato fortemente l’adozione di tale nuova
procedura di risarcimento, prevista dagli articoli 149 e 150 del nuovo codice delle assicurazioni, e
dall’altra le compagnie assicurative che sostenevano invece la necessità di un sistema di indennizzo
diretto per ottenere una riduzione delle polizze. Del resto, l’iter di approvazione del regolamento di
attuazione del risarcimento diretto dei danni derivanti dalla circolazione stradale è stato lungo e
complesso. Malgrado la mobilitazione generale dei legali dello scorso anno e le osservazioni
dell’Antitrust che avevano invitato il precedente Governo a rivedere il decreto attuativo per garantire
che non venisse pregiudicata la concorrenza, il regolamento è arrivato al suo ultimo giro di boa.
Il sistema dell’indennizzo diretto così come formulato originariamente dal codice delle
assicurazioni, e ora completato dal regolamento di attuazione «determinerà – ha ammesso ieri
Michelina Grillo, presidente dell’Oua – gravi pregiudizi per i cittadini, a totale vantaggio delle
compagnie assicuratrici». Del resto, ha continuato Grillo «i danneggiati, vittime della strada,
saranno in totale balia delle stesse compagnie, e non potranno avvalersi, se non a loro spese, del
prezioso lavoro di assistenza e di consulenza tecnica qualificata che gli avvocati svolgono, per la
equa e corretta trattazione dei sinistri e la correlativa la valutazione dei danni, materiali e fisici».
L’Avvocatura, quindi, ha detto ancora il leader dell’Organismo politico sarà costretta a rivolgersi
alla Corte di Strasburgo perché siano difesi i diritti fondamentali dei cittadini italiani gravemente
pregiudicati dall’adozione di questo nuovo meccanismo di risarcimento.
Quanto al merito del provvedimento, l’Oua ha sottolineato che la gestione della convenzione ha
costi diretti per le imprese assicuratrici sia per il finanziamento della stanza di compensazione sia
per il comitato tecnico presso il ministero dello Sviluppo economico (articolo 14 commi 4, 5 e 6)
che «è posto a carico delle imprese che aderiscono al sistema di risarcimento diretto» (articolo 14
comma 7)». Inoltre, secondo l’Organismo unitario dell’avvocatura, i ben maggiori costi di
gestione verranno sostenuti dalle compagnie assicuratrici verranno recuperati sulle polizze, ma
non solo.L’articolo 14 del regolamento, ha spiegato ancora l’Oua, «non chiarisce in alcun modo
quali dovranno essere i benefici derivati agli assicurati (ossia non è detto in nessun modo che il
costo delle polizze diminuirà del 10 per cento o di qualche altra percentuale)». L’unica ipotesi di
sconto, almeno secondo l’Organismo politico, prevista espressamente a favore degli assicurati
sembrerebbe derivare non dall’indennizzo diretto bensì dall’«innovazione dei contratti che
potranno contemplare l’impiego di clausole che prevedano il risarcimento del danno in forma
specifica con contestuale riduzione del premio per l’assicurato» (articolo 14 comma 1), la cui
percentuale di sconto applicata dovrà essere espressamente indicata nel contratto. Per cui, ha
concluso l’Oua, «tale unica ipotesi di beneficio per i “cittadini-assicurati-consumatori” è
perfettamente compatibile con il meccanismo attuale di indennizzo non diretto ed è del tutto
indipendente dall'indennizzo diretto». (cri.cap)
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ITALIA OGGI
Avvocati e carrozzerie pronti ad attaccare il testo
Avvocati sul piede di guerra contro l'indennizzo diretto. Non appena entrerà in vigore, la nuova
disciplina sarà impugnata di fronte ai giudici della Corte di giustizia Ue e della Consulta. La versione
definitiva dello schema di regolamento in attuazione dell'articolo 150 del codice assicurazione (quello
che introduce il meccanismo dell'indennizzo diretto) è stato messo a punto dal ministero dello sviluppo
economico ed è già alla firma del presidente della repubblica, nonostante le ripetute proteste degli
addetti ai lavori, imprese di carrozzerie comprese. Il nuovo sistema sarà applicato a partire dal 2007. ´I
cittadini perdono il diritto ad avere una difesa adeguata in caso di sinistro, e le assicurazioni
avranno campo libero nello stabilire i risarcimenti', dichiara Michelina Grillo, presidente Oua,
l'organismo unitario dell'avvocatura italiana. ´La beffa è che le polizze non verranno abbassate.
Un'altra sconfitta per il cittadino/consumatore. L'avvocatura sarà costretta a rivolgersi alla Corte
di Strasburgo perché siano difesi i diritti fondamentali dei cittadini italiani gravemente
pregiudicati'.
Secondo Unarca, l'Unione nazionale avvocati responsabilità civile automobilistica, sono tre le assurdità
giuridiche del nuovo sistema: ´È a totale svantaggio degli utenti: perché la stessa compagnia deve
garantire un buon risarcimento al danneggiato', spiega il vicepresidente Settimio Catalisano. ´È scritto
che l'assicurazione dovrà fornire assistenza per tutto il corso del risarcimento e manca un soggetto terzo
che possa controllare la giustezza del danno nella fase stragiudiziale'. Per questo non appena entrerà in
vigore il regolamento (a partire da gennaio 2007) scatteranno i ricorsi di fronte ai giudici della Corte
costituzionale e di Lussemburgo. Come nei programmi dell'Oua. Le norme da impugnare sono quelle
che prevedono che il danneggiato è rimesso all'assistenza della propria compagnia senza altre garanzie
(art. 3 Costituzione) e che, di fatto, gli negano il ricorso al diritto di difesa (art. 24 Cost.). ´Nel maggio
2005 la Cassazione a sezione unite ha dichiarato che il diritto di difesa spetta anche in fase
stragiudiziale', puntualizza il vicepresidente dell'Unarca.
A preoccupare i giuristi è pure l'estensione dell'indennizzo diretto di competenza delle compagnie
assicurative alle lesioni personali fino al 9% di invalidità. ´Adesso molte compagnie hanno pochissimo
contenzioso, ma quando si troveranno a dover liquidare gli incidenti dei propri clienti si troveranno a
dover aumentare le liquidazioni e a cascata i prezzi delle polizze', aggiunge Catalisano. In prospettiva
non ci sono garanzie sulla possibilità di risparmio per i consumatori. Nel regolamento, infatti, la
garanzia di uno sconto (senza specificare però la percentuale) è riservata solo a chi accetterà il
risarcimento in forma specifica (la riparazione dell'auto al posto della liquidazione di denaro). E gli
effetti del risarcimento in forma specifica mettono in allarme anche le imprese di carrozzerie, 17.500 in
Italia. ´La bozza penalizza fortemente le imprese perché consente alle assicurazione di imporre le
proprie carrozzerie, nonché di aprirne proprie', dichiara Ettore Cenciarelli, responsabile nazionale
settore autoriparazione della cna. ´Con il risarcimento in forma specifica il lavoro per le carrozzerie
sarebbe ridotto del 40%. Si tratta di una vera e propria disfunzione del mercato e un altro regalo fatto
alle compagnie assicurative', conclude. Chiara Cinti
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IL SOLE 24 ORE
Assicurazioni. Attende solo la pubblicazione in «Gazzetta» il Dpr sulla nuova disciplina dei
risarcimenti
Indennizzo diretto dal 2007
Il meccanismo è previsto per gli incidenti lievi - Critici i professionisti
È in dirittura d'arrivo l'annunciato regolamento attuativo sull'indennizzo diretto per gli incidenti stradali
di lieve entità. Firmato lo scorso 18 luglio dal presidente della Repubblica, il decreto presidenziale - che
dal 10 gennaio 2007 deve rendere operative le procedure di risarcimento veloce tra compagnie
assicurative e clienti per "piccoli sinistri" - attende solo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. In
pratica, il regolamento darà attuazione all'articolo 150del Codice delle assicurazioni (decreto legislativo
209/2005),varato lo scorso settembre e "congelato" in attesa delle "istruzioni applicative". Istruzioni la
cui bozza circolava dallo scorso autunno tra i veti incrociati di professionisti, assicurazioni, Antitrust,
Consiglio di Stato e consumatori, senza trovare una posizione di sintesi e sulla quale è tuttora alto il
fuoco di avvocati e periti che dalle nuove procedure di risarcimento escono fortemente ridimensionati.
Del resto il nuovo Governo, già alla vigilia del debutto del DI Bersani sulle liberalizzazioni aveva
annunciato la volontà di "sbloccare" il meccanismo che consente all'utente (per danni al veicolo o
lesioni lievi) di negoziare direttamente con la propria compagnia assicurativa un indennizzo anche
senza la mediazione di un avvocato. Una procedura già in vigore in altri Paesi europei e che, secondo le
associazioni dei consumatori dovrebbe garantire risparmi sui prezzi delle polizze almeno del 10 per
cento. Tuttavia, se da più fonti aleggia l'ipotesi di uno slittamento dell'entrata in vigore – regolamento
valido dal 1o gennaio 2007 per sinistri occorsi dal 1° febbraio – il viceministro allo Sviluppo
economico, Sergio D'Antoni chiarisce che «Il Governo sta semplicemente verificando la migliore
applicazione possibile della disciplina, per coordinarla con le disposizione su Rc auto e assicurazioni
contenute nella manovra bis».
Durissimo il commento di Michelina Grillo, presidente dell'Oua, per cui «I cittadini perdono il
diritto ad avere una difesa adeguata in caso di sinistro e le assicurazioni avranno campo libero
nello stabilire gli importi. Senza il risarcimento dei "costi accessori" (tra cui appunto quelli legali
e di perizia), spiega Grillo, «se il cittadino commette errori nella fase istruttoria viene
compromesso il giudizio successivo». Rincara la dose Lodovico Molinari, presidente dell'Aneis
(l'associazione nazionale degli esperti di infortunistica stradale): «lasciando alle compagnie il compito
di decidere l'ammontare del danno che loro stesse andranno a risarcire, come fa il danneggiato a sapere
se il risarcimento offerto è quello giusto?». La normativa,dunque,sarà valida dal 1°gennaio 2007 per i
sinistri accaduti dal successivo 10 febbraio e si applicherà ai sinistri tra due veicoli a motore identificati
e assicurati. I danneggiati dovranno chiedere il risarcimento alla propria società con raccomandata che
poi si rivarrà su quella del veicolo responsabile. L'assicurazione comunicherà l'offerta di risarcimento o
i motivi del rifiuto entro 90 giorni in caso di lesioni e 60 giorni per danni a veicoli e cose (30se il
modulo di denuncia è sottoscritto da entrambi i conducenti). I valori dei costi medi e delle franchigie
verranno invece calcolati annualmente sulla base dei risarcimenti corrisposti da un comitato tecnico
ministeriale composto da funzionari dello Sviluppo economico, Isvap, un attuario e rappresentanti di
Ania e consumatori. Laura Cavestri
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ITALIA OGGI
CODICE ASSICURAZIONI/ Il ministero dello sviluppo economico ha messo a punto il regolamento
Rc auto, indennizzo diretto al via
Sconti sicuri a chi accetta il risarcimento in forma specifica
Dal 1° gennaio 2007 via all'indennizzo diretto dei danni da sinistro. Le nuove disposizioni si
applicheranno ai sinistri verificati dopo il 1° febbraio 2007. È già pronto lo schema di regolamento che
disciplina le modalità operative del risarcimento diretto. Vediamo i punti salienti del provvedimento.
La procedura di risarcimento diretto comporta l'indennizzo al danneggiato direttamente da parte della
sua assicurazione, la quale eserciterà la rivalsa nei confronti della compagnia del conducente
responsabile del sinistro.
Come spiega l'articolo 2 del regolamento in esame l'ambito di applicazione del nuovo sistema riguarda i
sinistri con danni al veicolo e di lesioni di lieve entità al conducente, anche quando nel sinistro siano
coinvolti terzi trasportati. Se i terzi trasportati hanno subito lesioni, la richiesta di risarcimento è
soggetta alla disciplina ordinaria (niente risarcimento diretto).
La parte più importante del regolamento dal lato degli automobilisti è l'obbligo di assistenza per la
compilazione della richiesta di risarcimento.
Il sistema ha una effettiva utilità, infatti, per gli automobilisti se al vantaggio del rapporto diretto, senza
intermediari, con le compagnie assicuratrici si unisce anche il mantenimento dei livelli di indennizzo, di
cui si poteva fruire con la assistenza del legale.
L'articolo 9 dello schema di regolamento prevede a carico delle compagnie l'obbligo di fornire
assistenza. In particolar modo l'assistenza deve riguardare quegli aspetti che potrebbero mettere più in
difficoltà il cittadino non esperto. Ci si riferisce alla quantificazione del danno e più in generale alla
compilazione della richiesta di risarcimento.
L'attività di assistenza prestata dalla compagnia assicuratrice negli intenti degli estensori del
regolamento dovrà essere tale da rendere superfluo il ricorso agli avvocati o comunque a propri
fiduciari. Il regolamento, infatti, esclude che la compagnia assicuratrice possa riconoscere al
danneggiato compensi per la consulenza o assistenza professionale di cui si sia volontariamente
avvalso. Con una eccezione e cioè i compensi per la perizia medico-legale per i danni alla persona.
In sostanza il danneggiato da sinistro potrà farsi assistere da un legale anche nella procedura di
risarcimento diretto, ma il compenso professionale per l'avvocato rimane a suo carico. L'assicurazione
non riconoscerà niente per le spese legali sostenute.
Certo la procedura pone un problema di conflitto di interessi, in quanto l'attività di assistenza al
danneggiato viene fornita dalla stessa compagnia assicuratrice tenuta all'indennizzo. L'argine normativo
per evitare effetti pregiudizievoli a carico del danneggiato è rappresentata dal richiamo ai principi
generali della correttezza e buona fede nell'adempimento degli obblighi contrattuali. In sostanza alla
compagnia assicuratrice che determinerà un minor importo del risarcimento rispetto a quello spettante
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potrà essere imputato la lesione della buona fede nell'esecuzione del contratto, con la conseguente
condanna al risarcimento del danno.
Passando alla procedura, la richiesta di indennizzo diretto va presentata alla propria assicurazione,
anche per via telematica (salva diversa indicazione del contratto di assicurazione).
Va detto che la compilazione della richiesta di indennizzo diretto è tutt'altro che facile: si pensi all'entità
delle lesioni subite. Ecco la ragione per la quale il decreto prevede l'obbligo di assistenza. Un obbligo
che può avere luogo anche in caso di invio di una domanda incompleta.
A seguito della richiesta completa in ogni suo punto scattano i termini a carico della assicurazione per
proporre il risarcimento del danno: 90 giorni in caso di lesioni; 60 giorni in caso di lesioni a veicoli o
cose; 30 giorni in caso di danni a veicoli e cose e il modello di denuncia di sinistro sia stato firmato da
entrambi i conducenti dei veicoli (con adesione alla ricostruzione dei fatti).
Il risarcimento da parte dell'impresa può avvenire anche in forma specifica: così testualmente l'articolo
8 dello schema di regolamento.
Questo significa che non avviene il risarcimento cosiddetto per equivalente e cioè attraverso la
corresponsione di una somma in denaro corrispondente all'ammontare del danno, ma attraverso la
riparazione dell'auto. Questo sistema si propone come è evidente di arginare eventuali piccoli lucri a
danno dell'assicurazione, nel caso di incameramento di somme poi non effettivamente spese per la
riparazione.
La possibilità di offrire il risarcimento in forma specifica deve essere specificamente prevista dal
contratto di assicurazione. E in relazione alle clausole che prevedono il risarcimento diretto in forma
specifica deve essere espressamente indicata la percentuale di sconto sul premio goduta dall'assicurato.
Altro punto nodale ai fini della quantificazione del risarcimento è rappresentata dalla individuazione del
grado di colpa. A questo proposito il regolamento prevede un apposito allegato nel quale sono stabiliti
criteri standard di accertamento. Se il sinistro non rientra nella tabella l'assicurazione è richiamata al
rispetto dei principi generali in tema di responsabilità derivante dalla circolazione dei veicoli.
(riproduzione riservata) Antonio Ciccia
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IL SOLE 24 ORE
L'Ania:«Il sistema sarà un flop»
Rinasce la"commissione Filippi" nella Rc auto, solo che si occuperà di determinare i costi dei
risarcimenti e non le tariffe del servizio assicurativo. A leggere il regolamento ministeriale sul
risarcimento diretto è sorto spontaneo il collegamento con l'organismo guidato da Enrico Filippi che,
fino al 1994 determinava annualmente i premi della assicurazione obbligatoria nel sistema di tariffe
amministrate. Ma in realtà il "comitato tecnico" istituito dal ministero delle Attività produttive, con il
compito di gestire la complessa problematica del risarcimento diretto, rappresenta un ibrido: una
struttura pubblicistica, guidata da un rappresentante dello stesso ministero, che tuttavia si innesta in un
sistema tariffario ormai liberalizzato.
Il comitato sarà l'anello terminale di un sistema che poggia su una convenzione "privatistica" tra le
compagnie. E che ha come anello intermedio una «stanza di compensazione» dei risarcimenti effettuati.
In cui, appunto, si confronteranno i flussi di informazione (e le relative compensazioni monetarie) tra le
compagnie che pagano i risarcimenti ai propri clienti "danneggiati" e quelli delle compagnie dei
"danneggianti" chiamate a indennizzare le prime. Si tratta di un'attività che dovrà svolgersi – stabilisce
il decreto raccogliendo un preciso invito dell'Antitrust - «in regime di completa autonomia » rispetto
alle imprese d'assicurazione. Sono state le paure anticoncorrenziali, legate allo scambio di dati tra le
compagnie, a spingere il ministero verso la soluzione ibrida pubblico-privato. Sulla quale, tuttavia, il
settore delle polizze dissenso. «Non si capisce chi farà da stanza di compensazione - sottolinea il
direttore generale dell'Ania Gianpaolo Galli – ma così il sistema non potrà funzionare». Inoltre - è la
critica più radicale - poiché è inibito lo scambio di informazioni,le compagnie non «saranno
verosimilmente in grado di gestire quelle clausole contrattuali che vanno a vantaggio del cliente». Ad
esempio un automobilista può scegliere di pagare direttamente i danni di un lieve incidente per evitare
un peggioramento del "malus", oppure la sua polizza ha un costo inferiore perché contiene una
franchigia (in caso di incidente) oppure clausole di rivalsa (in caso, ad esempio, di guida in stato di
ebbrezza). Ma come farà la sua compagnia a gestire simili problematiche - si domandano gli
assicuratori - se l'assicurazione del danneggiato non gli fornisce i dati sull'incidente? Per domani è
previsto un nuovo incontro dell'Ania con il presidente dell'Antitrust. I precedenti sono stati infruttuosi.
R.Sa.
26/07/2006
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ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
SCHEMA DI REGOLAMENTO RELATIVO ALLA DISCIPLINA DEL RISARCIMENTO DIRETTO
DEI DANNI DERIVANTI DALLA CIRCOLAZIONE STRADALE, IN ATTUAZIONE
DELL’ARTICOLO 150 DEL CODICE DELLE ASSICURAZIONI PRIVATE DI CUI AL DECRETO
LEGISLATIVO 7 SETTEMBRE 2005, N. 209
Articolo 1
Definizioni
1. Al fini del presente regolamento si intende per:
a) «codice»: il codice delle assicurazioni private di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n.
209;
b) «Isvap»: l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo;
c) «Impresa»: la società autorizzata ad esercitare nel territorio della Repubblica l’assicurazione
obbligatoria per la responsabilità civile autoveicoli;
d) «sinistro»: la collisione avvenuta nel territorio della Repubblica tra due veicoli a motore
identificati e assicurati per la responsabilità civile obbligatoria dalla quale siano derivati danni al
veicoli o lesioni di lieve entità ai loro conducenti, senza coinvolgimento di altri veicoli responsabili;
e) «danneggiato»: il proprietario o il conducente del veicolo che abbia subito danni a seguito del
sinistro;
f) «lesioni»: le lesioni di lieve entità definite all’articolo 139 del codice.
2. Restano ferme, inoltre, le definizioni contenute nell’articolo 1 del codice.
Articolo 2
Oggetto del regolamento
1. Il presente regolamento disciplina le modalità attuative del sistema del risarcimento. diretto,
nell’ambito dell’assicurazione obbligatoria della responsabilità civile per i danni derivanti dalla
circolazione stradale, in attuazione dell’articolo 150 del codice.
Art. 3
Ambito di applicazione
1. La disciplina del risarcimento diretto si applica in tutte le ipotesi di danni al veicolo e di lesioni di
lieve entità al conducente, anche quando nel sinistro siano coinvolti terzi trasportati.
2. Qualora i terzi trasportati subiscano lesioni, la relativa richiesta del risarcimento del danno resta
soggetta alla specifica procedura prevista dall’articolo 141 del codice.
Art. 4
Veicoli immatricolati all’estero
1. La disciplina del risarcimento diretto si applica ai sinistri che coinvolgono:
a) veicoli immatricolati in Italia;
b) veicoli immatricolati nella Repubblica di San Marino e nello Stato Città del Vaticano, se
assicurati con imprese con sede legale nello Stato italiano o con imprese che esercitino
l’assicurazione obbligatoria responsabilità civile auto al sensi degli articoli 23 e 24 del codice delle
assicurazioni private e che abbiano aderito al sistema del risarcimento diretto.
Art. 5
Modalità della richiesta di risarcimento
1. Il danneggiato che si ritiene non responsabile del sinistro rivolge la richiesta di risarcimento
all’impresa che ha stipulato il contratto relativo al veicolo utilizzato.
2. La richiesta è presentata mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento o con
consegna a manno o a mezzo telegramma o telefax o in via telematica, salvo che nel contratto sia
esplicitamente esclusa tale ultima forma di presentazione della richiesta di risarcimento.
4. L’impresa che ha ricevuto la richiesta ne dà immediata comunicazione all’assicurato ritenuto
responsabile del sinistro e all’impresa di quest’ultimo, fornendo le sole informazioni necessarie per
la verifica della copertura assicurativa e per l’accertamento delle modalità di accdimento del
sinistro.
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Art. 6
Contenuto della richiesta
1. Nell’ipotesi di danni al veicolo e alle cose, la richiesta di risarcimento contiene i seguenti
elementi:
a) i nomi degli assicurati;
b) le targhe dei due veicoli coinvolti;
c) la denominazione delle rispettive imprese;
d) la descrizione delle circostanze e delle modalità del sinistro;
e) le generalità di eventuali testimoni;
f) l’indicazione dell’eventuale intervento degli Organi di polizia;
g) il luogo, i giorni e le ore in cui le cose danneggiate sono disponibili per la perizia diretta ad
accertare l’entità del danno.
2. Nell’ipotesi di lesioni subite dai conducenti, la richiesta indica, inoltre:
a) l’età, l’attività e il reddito del danneggiato;
b) l’entità delle lesioni subite;
c) la dichiarazione di cui all’articolo 142 del codice circa la spettanza o meno di prestazioni da parte
di istituti che gestiscono assicurazioni sociali obbligatorie;
d) l’attestazione medica comprovante l’avvenuta guarigione, con o senza postumi permanenti;
e) l’eventuale consulenza medico legale di parte, corredata dall’indicazione del compenso spettante
al professionista.
Art. 7
Integrazione e regolarizzazione della richiesta
1. In caso di richiesta incompleta, l’impresa, entro trenta giorni dalla ricezione, offrendo l’assistenza
tecnica e informativa prevista dall’articolo 9, invita il danneggiato a fornire le integrazioni e i
chiarimenti necessari per la regolarizzazione della richiesta.
2. Nell’ipotesi di cui al comma 1, i termini per la formulazione dell’offerta o per la comunicazione
della mancata offerta sono interrotti e ricominciano a decorrere dalla data di ricezione delle
integrazioni e dei chiarimenti richiesti.
Art. 8
Determinazioni dell’impresa
1. Con apposita comunicazione inviata al danneggiato, l’impresa indica, alternativamente:
a) una congrua offerta di risarcimento del danno, eventualmente in forma specifica, se previsto nel
contratto;
b) gli specifici motivi che impediscono di formulare l’offerta di risarcimento del danno.
2. La comunicazione di cui al comma 1 è inviata entro i seguenti termini:
a) novanta giorni, nel caso di lesioni;
b) sessanta giorni, nel caso di danni riguardanti solo i veicoli o le cose;
c) trenta giorni, nel caso di danni ai veicoli o alle cose, qualora il modulo di denuncia del sinistro sia
sottoscritto da entrambi i conducenti coinvolti nel sinistro.
Art. 9
Assistenza tecnica e informativa ai danneggiati
1. L’impresa, nell’adempimento degli obblighi contrattuali di correttezza e buona fede, fornisce al
danneggiato ogni assistenza informativa e tecnica utile per consentire la migliore prestazione del
servizio e la piena realizzazione del diritto al risarcimento del danno. Tali obblighi comprendono, in
particolare, oltre a quanto stabilito espressamente dal contratto, il supporto tecnico nella
compilazione della richiesta di risarcimento, anche al fini della quantificazione dei danni alle cose e
ai veicoli, il suo controllo e l’eventuale integrazione, l’illustrazione e la precisazione dei criteri di
responsabilità di cui all’allegato a).
2. Nel caso in cui la somma offerta dall’impresa di assicurazione sia accettata dal danneggiato, sugli
importi corrisposti non sono dovuti compensi per la consulenza o assistenza professionale di cui si
sia avvalso il danneggiato diversa da quella medico-legale per i danni alla persona.
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Art. 10
Accesso telematico
1. Ai fini della liquidazione dei danni derivanti dal sinistro, l’impresa ha diritto di accedere in via
telematica agli archivi previsti dall’articolo 132, comma 3, del codice, per la verifica dei dati tecnici
e del proprietario dell’altro veicolo.
Art. 11
Sinistri esclusi dal sistema di risarcimento diretto
1. Nel caso in cui il sinistro non rientra nell’ambito di applicazione previsto dall’articolo 2,
l’impresa ne informa il danneggiato a mezzo raccomandata con avviso di ricevimento, entro trenta
giorni decorrenti dalla ricezione della richiesta di risarcimento.
2. Entro il termine di cui al comma 1, l’impresa è tenuta a trasmettere la richiesta, corredata della
documentazione acquisita per ogni ulteriore valutazione, all’impresa del responsabile qualora
quest’ultima sia nota in base agli elementi in suo possesso.
3. I termini previsti dagli articoli 145 e 148 del codice iniziano a decorrere dal momento in cui
l’impresa del responsabile del sinistro riceve la comunicazione di cui al comma 2.
Art. 12
Criteri di determinazione del grado di responsabilità delle parti
1. L’impresa adotta le proprie determinazioni in ordine alla richiesta del danneggiato, applicando i
criteri di accertamento della responsabilità dei sinistri stabiliti nella tabella di cui all’Allegato A, in
conformità alla disciplina legislativa e regolamentare in materia di circolazione stradale.
2. Qualora il sinistro non rientri in alcuna delle ipotesi previste dalla tabella di cui al comma 1,
l’accertamento della responsabilità è compiuto con riferimento alla fattispecie concreta, nel rispetto
dei principi generali in tema di responsabilità derivante dalla circolazione dei veicoli.
Art. 13
Organizzazione e gestione del sistema di risarcimento diretto
1. Le imprese di assicurazione stipulano fra loro una convenzione ai fini della regolazione dei
rapporti organizzativi ed economici per la gestione dei risarcimento diretto.
2. Per la regolazione contabile dei rapporti economici, convenzione deve prevedere una stanza di
compensazione dei risarcimenti effettuati. Per i danni a cose le compensazioni avvengono sulla base
di costi medi che possono essere differenziati per macroaree territorialmente omogenee in numero
non superiore a tre. Per i danni alla persona, le compensazioni possono avvenire anche sulla base di
meccanismi che prevedano l’applicazione di franchigie a carico dell’impresa che ha risarcito il
danno, secondo le regole definite dalla convenzione.
3. L’attività della stanza di compensazione deve svolgersi in regime di completa autonomia rispetto
alle imprese di assicurazione ed ai loro organismi associativi.
4. I valori dei costi medi e delle eventuali franchigie di cui al comma 2 vengono calcolati
annualmente sulla base dei risarcimenti effettivamente corrisposti nell’esercizio precedente per i
sinistri rientranti nell’ambito di applicazione del sistema di risarcimento diretto. Per il calcolo
annuale dei valori da assumere ai fini delle compensazioni, sulla base dei dati forniti dalla stanza di
compensazione di cui al comma 2, è istituito presso il Ministero dello sviluppo economico un
Comitato tecnico composto dai seguenti componenti:
a) un rappresentante del Ministero dello sviluppo economico, con funzioni di Presidente;
b) rappresentante dell’ISVAP;
c) un rappresentante dell’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici;
d) un esperto in scienze statistiche ed attuariali;
e) due rappresentanti del Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti.
L’esperto di cui alla lettera d) non deve avere svolto, nei due anni precedenti la nomina, incarichi
presso imprese di assicurazione.
5. Per il primo anno di applicazione del sistema di risarcimento diretto, il Comitato tecnico calcola i
valori di cui al comma 4 sulla base di statistiche di mercato.
6. I componenti il Comitato sono nominati con decreto del Ministro dello sviluppo economico per
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la durata di un triennio e possono essere riconfermati una sola volta. Il Comitato delibera a
maggioranza e, in caso di parità, prevale il voto del Presidente.
7. Il costo relativo al funzionamento della convenzione è posto a carico delle imprese che
aderiscono al sistema di risarcimento diretto.
8. Le imprese con sede legale in altri Stati membri dell’Unione europea che operano nel territorio
della Repubblica, ai sensi degli artt. 23 e 24 del codice, hanno facoltà di aderire al sistema di
risarcimento diretto mediante sottoscrizione della convenzione di cui ai comma 1.
9. Non costituiscono prestazioni di servizi ai fini dell’imposta sul valore aggiunto le regolazioni dei
rapporti tra imprese nell’ambito della procedura di risarcimento diretto.
10. Le informazioni, acquisite nell’ambito dei rapporti organizzativi ed economici per la gestione
del risarcimento diretto, possono essere utilizzati, esclusivamente, per le finalità della stessa stanza
di compensazione.
Art. 14
Benefici derivanti agli assicurati
1. Il sistema del risarcimento diretto dovrà consentire effettivi benefici per gli assicurati, attraverso
l’ottimizzazione della gestione, il controllo dei costi e l’innovazione dei contratti che potranno
contemplare l’impiego di clausole che prevedano il risarcimento del danno in forma specifica con
contestuale riduzione del premio per l’assicurato.
2. In presenza di clausole che prevedono il risarcimento del danno in forma specifica, nel contratto
deve essere espressamente indicata la percentuale di sconto applicata.
Art. 15
Entrata in vigore
1. Il presente regolamento entra in vigore il 1° gennaio 2007 e si applica al sinistri verificatisi a
partire dal 1° febbraio 2007.
2. Per i sinistri che coinvolgono ciclomotori, il presente regolamento si applica a condizione che i
ciclomotori stessi siano muniti di targa ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 6 marzo
2006, n. 153.
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DIRITTO E GIUSTIZIA
Anm-Presidente: preoccupazioni incrociate
L’efficienza della giurisdizione, la durata dei processi ma soprattutto le questioni riguardanti la riforma
dell’ordinamento giudiziario. Ieri i vertici dell’Associazione nazionale magistrati in un’ora di colloquio
hanno fatto presente al presidente della Repubblica e presidente del Consiglio superiore della
magistratura Giorgio Napolitano le preoccupazioni delle toghe italiane. Presenti all’incontro il
presidente Giuseppe Gennaro, il vicepresidente Antonietta Fiorillo, il segretario generale Nello Rossi, il
vice segretario Gioacchino Natoli, Simone Lucerti, Mario Suriano e Lucio Aschettino.
Durante il colloquio i vertici del sindacato delle toghe hanno potuto constatare «una straordinaria
informazione, attenzione e competenza del Presidente anche sui passaggi più specialistici dei temi
affrontati». «Abbiamo rivolto al Capo dello Stato – ha detto Rossi – il saluto deferente della
magistratura italiana e l’augurio di un settennato fervido e ricco di opere». Come già fece il suo
predecessore Carlo Azeglio Ciampi, anche Napolitano ha manifestato preoccupazioni su due grandi
questioni di giustizia: l’efficienza della giurisdizione e della durata dei processi. «Abbiamo ribadito al
Presidente – ha continuato Rossi – che i magistrati italiani sono i primi a volere una riforma
dell’ordinamento, ma a questo scopo è necessaria una sospensione di carattere assolutamente
temporaneo per consentire che il legislatore modifichi e riscriva le parti della legge Castelli che non
essendo vive e vitali non sono assolutamente in grado di funzionare». La sospensione degli effetti della
riforma della Giustizia sarà probabilmente approvata prima della pausa estiva da parte di Palazzo
Madama (vedi tra gli arretrati del 21 luglio 2006), ma non arriverà in tempo per fermare l’entrata in
vigore del cosiddetto “concorsificio”, che avverrà venerdì prossimo, 28 luglio. Il governo, secondo gli
emendamenti approvati in commissione Giustizia del Senato, ha voluto estendere fino a luglio 2007 la
sospensiva, prendendosi così altri quattro mesi di tempo per pensare alle modifiche da apportare ai
decreti delegati. Nella moratoria, però, dovrà essere inserita anche una norma transitoria volta a
colmare il vuoto legislativo che si creerà con l’entrata in vigore delle disposizioni. Il Consiglio
superiore della magistratura, da parte sua, ha già provato ad aggirare le disposizioni contenute nel
decreto legislativo sulla nuova materia disciplinare con una circolare votata la scorsa settimana (vedi tra
gli arretrati del 20 luglio 2006) impedendo “l’ingolfamento” della procura generale presso la
Cassazione. La soluzione definitiva però adesso spetta al Parlamento, per quanto riguarda la moratoria,
e all’esecutivo per quanto riguarda le modifiche ai decreti delegati. Nel frattempo l’Anm resta in attesa,
prima di pensare a forme di protesta più drastiche.
Accordo Csm-Cnipa. Tra le ultime iniziative della consiliatura uscente, va segnalato l’accordo firmato
ieri tra il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Virginio Rognoni e dal presidente
del Cnipa (Centro nazionale per informatica nella Pubblica amministrazione), Livio Zoffoli, per la
cooperazione tecnologica. La collaborazione tra i due organismi riguarderà il supporto alla
pianificazione informatica, anche in relazione a scelte strategiche legate allo sviluppo di software e di
funzioni consultive. In particolare la cooperazione interesserà i sistemi informativi automatizzati e di
comunicazione digitale del Csm (come la posta elettronica certificata), l’assistenza e l’emanazione da
parte del Cnipa di pareri sugli schemi di bandi di gara e contratti per l’acquisizione di beni e servizi
informatici e il supporto nella progettazione della rete informatica del Csm, sia interna che sul
territorio, con lo scopo di accrescere l’efficacia delle rispettive attività e realizzare ogni possibile
sinergia. «Mi compiaccio – ha detto Rognoni – di aver potuto sottoscrivere, prima della fine del
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mandato consiliare, questo accordo che consentirà al Csm, che già da tempo si avvale di un sistema
informatico complesso, utilizzando le tecnologie della informazione e della comunicazione, di avvalersi
della collaborazione specialistica e altamente qualificata del Cnipa per lo sviluppo ulteriore dei servizi
riguardanti l’accesso alla consultazione, alla circolazione, allo scambio di dati e di informazioni e
all’interoperabilità ed integrazione dei processi di servizio con gli ufficiali giudiziari». «Questa
significativa intesa -ha detto da parte sua Livio Zoffoli- fa seguito alla consolidata assistenza tecnica
resa dal Cnipa ai Segretariati Generali della Presidenza della Repubblica e della Corte Costituzionale,
nonché all'analogo accordo stipulato nei mesi scorsi con l’Agcom. Si tratta, in particolare, di accentuare
il supporto alla pianificazione e consulenza che, per legge, il Centro già svolge nei confronti della PA
centrale, estendendolo anche agli organi istituzionali e alle autorità indipendenti, sulla base di specifici
accordi, allo scopo di adempiere alla funzione fondamentale di promozione della piena efficienza e
concorrenza nel settore dell’ICT a beneficio dei cittadini, delle imprese oltre che della Pubblica
amministrazione».
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LA REPUBBLICA
Indulto, Di Pietro: "No a colpo di spugna"
Fassino: nessun cedimento, rigore etico
ROMA - Il grado di tensione dell'Unione sull'indulto si misura dall'intervento di Piero Fassino che chiede al
governo di pronunciarsi per consentire alla maggioranza di uscire dall'impasse. "Sarebbe quanto mai utile ed
opportuno - dice il leader dei Ds - che in queste ore il governo facesse sapere quali delle leggi ad personam
approvate dalla destra intende rapidamente abrogare". In questo modo "si renderebbe chiaro che l'indulto non
attenua minimamente il rigore etico e giuridico a cui il centrosinistra intende ispirare la sua politica in materia di
giustizia".
Fassino interviene al termine della giornata più difficile, quella che ha visto il ministro della Repubblica Antonio
Di Pietro scendere in piazza contro "il colpo di spugna", il presidente della Camera Bertinotti richiamare la
maggioranza alle proprie responsabilità e il leader dei comunisti italiani Diliberto schierarsi, a sorpresa, sulle
posizioni dell'Italia dei Valori.
Il sit-in e la svolta del Pdci. Per far capire quanto sia serio il dissendo, Antonio Di Pietro ha protestato davanti a
Montecitorio insieme alla dirigenza dell'IdV. Il suo è un no all'indulto del collega Mastella che prevede clemenza
per corrotti e corruttori. Mentre si compie il sit-in di Di Pietro, il leader dei Comunisti italiani, Oliviero Diliberto,
spiega che il suo partito si batterà per evitare "il colpo di spugna" e per "togliere i reati che riguardano la
pubblica amministrazione". Una svolta, quella del Pdci, dopo giornate di silenzio in cui si è alzata, sola, la voce
di Di Pietro. Ormai la tensione nella maggioranza rischia di dilagare tanto che il presidente della Camera, Fausto
Bertinotti, avverte: "Niente deresponsabilizzazione. Non si possono deludere le attese dei detenuti".
Domani, il voto. Il provvedimento di clemenza verrà votato domani in tarda mattinata - come annuncia il
presidente Bertinotti -, nonostante il numero degli emendamenti al testo licenziato dalla commissione Giustizia
sia stato drasticamente ridotto, passando da oltre 200 a circa 25. Solo 6 sono quelli dell'IdV.
Il tentativo di mediazioni portato avanti dalla maggioranza non ha prodotto frutti. Unico punto di incontro
l'emendamento dell'Ulivo, primo firmatario il Dl Pierluigi Mantini, che prevede l'esclusione dai benefici
dell'indulto delle pene accessorie temporanee. Su questo emendamento, infatti, Antonio Di Pietro ha annunciato
il voto favorevole del suo gruppo. Ma non basta: e l'Idv promette un nuovo sit in di protesta per domani mattina,
davanti a Montecitorio.
La posizione dei Ds. La posizione si Fassino è ribadita dal responsabile della Giustizia dei Ds, il senatore
Massimo Brutti, secondo il quale l'indulto, prevedendo l'interdizione dai pubblici uffici di coloro che si sono
macchiati di reati finanziari, di corruzione o contro la pubblica amministrazione, non consente di fatto la
reiterazione del reato. "Più importante della galera, in questi casi, è l'accertamento della verità e delle
responsabilità. E infine che il colpevole di questi reati resti escluso dalla vita pubblica". I Ds, dice Brutti,
"sarebbero stati i primi a dire no ad un'amnistia che riguardasse i reati finanziari, perchè l'amnistia cancella il
reato". Brutti quindi annuncia la ricetta per riportare un po' di equità: "Prima di tutto abrogare la ex-Cirielli:
cancellare con un tratto di penna le norme sui recidivi e quindi introdurre una ragionevole disciplina della
prescrizione che sostituisca il guazzabuglio voluto dalla destra per interessi particolari. Quindi correggere la
legge Cirami sul legittimo sospetto''.
Fini: An vota contro. E se nella maggioranza cresce la tensione, nella Cdl non tutti la pensano come Forza Italia
e Udc, i due partiti che voteranno insieme all'Unione. Il leader di An Gianfranco Fini conferma il voto contrario:
"Abbiamo chiesto che per dar vita a provvedimenti di clemenza come l'indulto ci fosse almeno rispetto per le
vittime, introducendo magari un richiamo alla soglia di almeno un terzo della pena da scontare comunque. Ma a
fronte di questa insensibilità della maggioranza, voteremo no all'indulto".
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