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GLI ULTIMI CORSARI DELLA STORIA MODERNA
PRIMA E SECONDA GUERRA MONDIALE
PREMESSA
Ho ritenuto necessaria una breve premessa a questo scritto per distinguere brevemente le figure
di pirati, di bucanieri e di corsari.
In tutti i millenni della nostra Storia l'intreccio tra nave a vela e possedimenti ha provocato
particolari tipologie di guerre marittime, legate continuamente al progresso della tecnologia e
dettate dalla necessità di sopravvivenza, dalla fame, dalla volontà di proteggere le proprie terre,
dalla concorrenza tra Stati e Regni, tra cui spiccano come attori le figure di cui parliamo adesso.
Vi è da aggiungere che gli stati europei continentali sfruttarono a fondo la loro cultura e la
tecnologia: con le armi da fuoco, gli strumenti di navigazione, i vascelli sempre più grandi e sicuri,
le velature adatte ad ogni tempo, gli equipaggi addestrati. Gli Stati centrali, di fatto, conquistarono
buona parte del pianeta acquisendo le proprie colonie.
I bucanieri (dal francese boucaner, affumicare) erano inizialmente cacciatori che abitavano nelle
isole di Haiti, Tortuga e Repubblica Dominicana che si erano organizzati in una specie di
Confederazione chiamata i Fratelli della Costa per depredare tutte le navi mercantili di passaggio
durante il diciassettesimo secolo: erano rozzi, spietati, brutali e senza regole. Furono sconfitti e
cancellati dalle flotte delle nazioni colpite dai troppi assalti e massacri.
I pirati rubavano in mare assaltando tutte le navi che interessavano loro senza rispetto per
Convenzioni, Leggi, Accordi navali compiendo saccheggi, torture e rapimenti nei porti e nelle
città portuali soprattutto lungo la costa occidentale americana; erano considerati assassini e ladri
dall'opinione pubblica che però cambio' visione nel XIX secolo immaginandoli come fuorilegge
romantici; i pirati divennero protagonisti di ballate, poesie, drammi teatrali. romanzi. E' molto
famosa per esempio, la poesia “il pirata” scritta da Lord Byron che affascino' i lettori fino a vedere
ben sette ristampe in un mese.
Poco conosciuta dal grande pubblico fu la donna pirata cinese Ching Shih (ritratto ipotetico) che
spadroneggiò con una flotta di ben 700 giunche armate confederate nel mar della Cina. Fu una
donna molto potente, spietata e determinata; il suo regno finì nel 1810 quando si accordò con il
governo cinese e la sua flotta si consegnò ottenendo in cambio le ricchezze acquisite.
I corsari, spesso abituati a una notevole indipendenza e ancor più spesso in azione da soli con i
loro vascelli, avevano l' autorizzazione scritta (“lettera di corsa”) del Sovrano di depredare il
nemico sia durante i conflitti dichiarati che in tempo di pace apparente, negli interessi del
Sovrano/Stato medesimo.
Alcune volte erano vascelli e Comandanti indipendenti, altre volte erano una proiezione della flotta
dello Stato. Corsari famosi furono Sir Francis Drake (illustrazione) fedele servitore di Elisabetta I
(ritratto) e Jean Bart agli ordini di Luigi XIV.
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Gli scenari erano le Indie, tutto l'Oceano Pacifico e soprattutto il Nuovo Mondo - del resto già
abitato da 50 milioni di persone da depredare e rendere sudditi o schiavi - con tutti i suoi tesori e
gli immensi territori contesi da Francia, Inghilterra, Portogallo, Spagna.
Nei secoli successivi, come vedremo adesso, la “lettera di corsa” e “la nave corsara” permangono
fino al XX secolo durante i due conflitti mondiali combattuti tra i Grandi Stati coloniali, in pratica
una guerra parallela e trasversale contro il traffico vitale sulle rotte degli approvvigionamenti.
PRIMA GUERRA MONDIALE
GLI INCROCIATORI AUSILIARI TEDESCHI
Dopo la vittoria sulla Francia nel 1870 vi fu la proclamazione dell'Impero Germanico con l'alleanza
con l'Austria Ungheria e i Balcani; furono acquisiti territori coloniali e punti di appoggio oltremare
compatibilmente con quanto lasciato libero dalla Gran Bretagna e dalla Francia, cioè lo “spazio
vitale” che rivedremo anni più tardi reclamato dal Terzo Reich.
Questa politica imperialista tedesca era provocata dall'esplosione della attività imprenditoriale
specialmente nei moderni settori produttivi, contemporaneamente all'incremento demografico, allo
spirito nazionalista e alla percezione dell'accerchiamento geopolitico. La reazione delle Potenze
Coloniali fu di creare ostacoli e accordi mirati a rendere difficoltoso il rifornimento di materie
primarie, soprattutto da parte della Gran Bretagna che vedeva a rischio le proprie importazioni ed
esportazioni; si posero cosi' le basi di una feroce rivalità che prima o poi sarebbe sfociata in un
conflitto.
Sono le medesime condizioni e con le medesime premesse, tra gli anni '30 e '40, che porteranno
alla 2a Guerra Mondiale, premesse rese più accese dai Trattati di Versailles.
Necessariamente l'espansione commerciale tedesca comporto' la creazione di una moderna flotta
mercantile, il potenziamento dei porti nazionali, la creazione di basi di appoggio oltremare fino alla
Cina per tutelare e supportare il potenziato traffico marittimo.
L'iniziativa di costruire una potente flotta in grado di misurarsi con quelle britanniche e francesi fu
promossa dall'ammiraglio Alfred von Tirpitz - Ministro della Marina dal 1897 – superando le
resistenze dell'Esercito e dell'opinione pubblica. Fu fondata la “Lega Navale” che divenne una
gigantesca macchina produttiva e propagandistica simbolo delle ambizioni tedesche.
Il
Parlamento approvo' il potenziamento della flotta da battaglia e anche quello di una seconda
componente nella flotta d'oltremare, in grado di condurre una guerra al commercio, vale a dire
una guerra corsara condotta nel rispetto della Convenzione di Parigi e delle Norme Internazionali.
Tutta questa premessa era necessaria per arrivare alla narrazione dell'avventura degli incrociatori
ausiliari tedeschi nella 1a Guerra Mondiale.
IL CONFLITTO
Allo scoppio del conflitto la Germania possedeva insediamenti e colonie in Cile, Argentina,
Marianne, Isole Caroline, Nuova Guinea, Camerun, Tanganika. Tutti gli insediamenti erano dotati di
una moderna rete di comunicazioni radio e cavi telegrafici sottomarini con importanti nodi a Dar es
Salaam, Camerun, Africa sud ovest.
Con notevole preveggenza le direttive di comportamento contro le flotte nemiche armate o
mercantili e contro le stazioni erano già state predisposte dal Kaiser Guglielmo 1° e poi dal figlio;
esse saranno eseguite con estrema dedizione dagli ufficiali e dagli equipaggi nel rispetto dell'onore
e della bandiera .
Le stesse direttive, anche se redatte in forma più esplicita e pratica come gli era consueto, erano
state redatte e rese operative dal Primo Lord dell'Ammiragliato Winston Churchill.
Dunque le flotte avevano
le medesime direttive e intendimenti ed erano organizzate
adeguatamente dal punto di vista della logistica; la Royal Navy pero' aveva più esperienza e
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migliori equipaggi, una flotta più numerosa conseguenze di una lunga tradizione risalente a
Elisabetta I.
La Kaiserliche Marine potenzio' la flotta di navi di prima linea in modo massiccio ma tralascio'
parzialmente la costruzione degli incrociatori leggeri scout destinati alla caccia del traffico
marittimo oltremare; la guerra di corsa si ripresenta dunque sullo scenario mondiale e non sarà
l'ultima volta.
L'allora cpt. Erich Raeder – poi comandante della Kriegsmarine durante il 3°Reich – avviso' con
notevole preveggenza l' Ammiragliato germanico che 27 “kleine kreuzer” in costruzione non erano
sufficienti a contrastare il traffico marittimo nemico; nonostante l'insistenza e la sua competenza fu
poco ascoltato e i fatti gli daranno ragione.
Questa strategia della guerra marittima, continua e indiscriminata, al traffico mercantile condotta
da numerosi incrociatori veloci e ben armati, un investimento in contrapposizione con quello delle
grandi navi da battaglia, fu promossa anche dal giovane brillante ufficiale Karl F.von Muller nato
in Prussia, rampollo di una famiglia di lunghe tradizioni militari: lo vedremo tra poco al comando
dell'Emden”.
La guerra di corsa inizia con l'invio di una squadra leggera comandata dal conte Maximilian von
Spee nel Pacifico e poi nell'Atlantico; la squadra si scontra a più riprese con la Royal Navy e ne
esce malconcia: solo 6 incrociatori leggeri diventano i veri corsari ma per casi contingenti.
GLI INCROCIATORI LEGGERI “kleine kreuzer” - due storie di guerra corsara
“nave Konisberg” 1915
La nave si trova all'inizio della guerra nel porto di Dar es Salaam, cattura immediatamente la
nave carboniera “City of Winchester”, si sposta davanti al porto di Zanzibar dove affonda
l'incrociatore HMS “Pegasus” e scompare nei mari nel delta del fiume Rufiy risalendo la foce
nell'entroterra assieme alla nave ausiliaria “Somali”.
Viene cercata dagli inglesi che finalmente la trovano grazie all'osservazione aerea che tentano di
imbottigliarla affondando un natante nel delta del fiume. Arrivano altre navi inglesi, compresi due
monitori armati pesantemente, ma l'incrociatore tedesco riesce a tenere testa al fuoco nemico per
cinque giorni di aspri cannoneggiamenti: alla fine viene affondata dal suo stesso equipaggio. I
superstiti dell'equipaggio continuano coraggiosamente la guerra fino al 1917, sormontando
notevoli difficoltà, dopo avere smontato e utilizzato alcuni cannoni.
La ricerca e l'affondamento del “Konisberg” costa alla Marina britannica ben 250 giorni di
navigazione con 27 navi impiegate e 38.000 t. di carbone.
“nave Emden”
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L'incrociatore “Emden” al comando del cpt. Von Muller partecipa assieme alle forze internazionali
alla lotta per soffocare la rivolta xenofoba dei Boxer in Cina; per le sue azioni sia la nave che il
comandante ricevono elogi internazionali da ogni Marina.
Allo scoppio della guerra il 2 Agosto von Muller cattura il piroscafo “Rjazan” russo che viene
riarmato come “Cormoran” e avviato alla guerra di corsa. Rifornito dalla squadra di von Spee il cpt.
Von Muller ottiene dal suo comandante l'autorizzazione di spostarsi nell'Oceano Indiano dove il
traffico mercantile tra Europa, India, Australia e Nuova Zelanda è più profittevole.
Durante questa crociera, eludendo le navi inglesi delle quali intercetta i radiomessaggi, cattura 8
mercantili, bombarda il porto di Madras e gli impianti petroliferi.
Cattura una preziosa nave carbonifera greca che viene aggregata alla squadra con l'equipaggio
di abbordaggio.
Affonda il cargo “Indus”, la nave da trasporto “Lovat”, i piroscafi “Kabinga” “Diplomat” e “Killin”. Tutti
questi successi colti in breve tempo provocano stima e fama per i Mari, mentre l'Ammiragliato
britannico prende onerosi provvedimenti per eliminare un vascello cosi' famoso e mortale.
Per sottrarsi alla caccia von Muller ricorre per la prima volta a camuffamenti usando false sagome,
fumaioli in legno, identificativi e identità' false aumentando cosi' la confusione nell'avversario.
Lo scompiglio e lo scoramento nella Royal Navy raggiunge livelli insopportabili costringendo W.
Churchill a scrivere un'ordinanza di rastrellamento completo dei mari per agevolare il traffico delle
navi inglesi e australiane bloccate nei porti cariche di truppe e rifornimenti.
Nel frattempo l' “Emden” cattura e affonda altre navi, fa due rifornimenti di carbone beffando il
nemico e continua a modificare l'aspetto della nave.
Poi von Muller (foto) commette un errore, decide di fare rotta per le isole Cocos - tra Giava e
Sumatra – per fare rifornimento e distruggere la importante stazione radio locale e i cavi
sottomarini ma segnala per radio l'appuntamento alla sua nave carbonaria.
La stazione radio inglese sulle Cocos, che e' proprio il suo obiettivo, intercetta il segnale e invia
l'allarme che viene raccolto immediatamente dall'incrociatore “Sidney” che è vicino a poco meno
di 50 miglia. Si arriva molto presto ad uno scontro impari.
Nonostante lo squilibrio di potenza di fuoco la nave corsara si batte con onore fino allo stremo e
costringe il cpt. John Glassop del “Sidney”, ammirato da tale coraggio, a chiedere una resa
onorevole.
L'”Emden” alza finalmente bandiera bianca sul relitto.
A bordo dell”Emden” ci sono 134 morti e 65 feriti; nei brevi mesi della campagna di corsa il
vascello ha affondato 17 navi nemiche e ha bombardato approdi e depositi importanti; il danno è
molto maggiore considerando che per raggiungere il suo affondamento sono state impiegate ben
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80 navi distolte da altri impegni.
Ma la storia della nave non si conclude cosi': il capitano e l'equipaggio superstite tentano spesso la
fuga per continuare la lotta in Africa e distogliere il nemico.
Von Muller viene insignito della “Croce di Ferro di 1° Grado” dall' Imperatore stesso ma si ritira in
modestia a vita privata; muore nel 1923 causa il cagionevole stato di salute.
Finisce cosi' la storia di una delle navi più famose del mondo, nel rispetto della tradizione
cavalleresca della Marineria.
Fu questo l'ultimo episodio di guerra di corsa nella 1a Guerra Mondiale. Le poche navi tedesche
avevano impegnato e distolto da altre operazioni un numero molto maggiore di vascelli nemici ma
fu un effetto collaterale, infatti la flotta inglese subi' di fatto perdite dell' 1% sul complessivo delle
unita', cioè 39 su 4.000 circa.
Ora nella guerra ai convogli per tutte le nazioni subentra un nemico ben più temibile, il
sommergibile, sempre più affidabile, insidioso e prodotto in gran numero.
La Germania fu sconfitta sui mari non solo dalla soverchiante potenza britannica ma anche dalla
capillarità delle stazioni di avvistamento e della rete di stazioni radio inglesi che erano in grado di
avvisare e raggruppare in breve tempo le squadre di contrasto.
Come adesso vedremo nel 2°conflitto mondiale – dopo solo vent'anni – saranno il radar,
l'aereo e il sonar ad essere l'elemento tecnologico decisivo.
Con la disponibilità di questi strumenti la guerra sui mari vede decretata la fine della
navigazione a vista, un'epopea romantica tanto cara agli Ammiragli di tutta la
Storia.
ANNI '20 e '30 – IL RIARMO NAVALE TEDESCO
Dopo i Trattati di Versailles vi furono nuovi assetti geopolitici internazionali, dall'Iraq all'Iran, dagli
Emirati al Centro Africa con la sparizione degli Imperi Ottomano, Austro-Ungarico, Russo e
Tedesco. La stessa Germania perse le proprie colonie. Le trattative tra Stati, spesso inconcludenti,
previdero dei negoziati per la riduzione degli armamenti navali che erano di vitale importanza per
la protezione degli interessi coloniali.
Con il Trattato di Washington furono fissate le capacita' belliche delle flotte e le specifiche delle
relative unita' militari, con sollievo di alcuni Stati – come l'Italia – che videro le proprie stentate
finanze alleggerite dai costi - piuttosto che amarezza -come nei casi della Gran Bretagna e della
Francia – per la riduzione del proprio potenziale.
Durante la Conferenza di Parigi la Germania, sconfitta e sanzionata, si vide proibire la
costruzione di sommergibili, di corazzate e incrociatori di dimensioni accettabili; per reazione a
queste decisioni l'amm. Ludwig von Reuter diede l'ordine di autoaffondare tutte le navi, ordine
che gli equipaggi eseguirono disciplinatamente: era il 21 Giugno 1919.
Nei primi anni '20 la Marina Tedesca comincio' a progettare la strategia del riarmo navale
che comprendeva anche il ritorno alla guerra di corsa con battelli veloci, ben armati del
tonnellaggio previsto dal Trattato di Washington. Con la nomina dell'ammiraglio Erich Raeder
come Capo di Stato Maggiore della rinata Reichsmarine – nonostante le risicate risorse
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economiche – furono impostate, come previsto, le nuove unita' in proporzione del 35% della
consistenza della Royal Navy.
Quando Hitler prese il potere denuncio' immediatamente i Trattati di Versailles, ricostitui' la
Luftwaffe e firmo' nel 1935 un fondamentale promemoria con la Gran Bretagna nel quale la guerra
al traffico veniva permessa anche se condotta da navi da guerra e mercantili armati, in pratica il
ritorno alla guerra di corsa. Dopo questo incredibile successo diplomatico Raeder presento' a
Hitler il programma di costruzioni navali : corazzate tascabili, incrociatori pesanti e leggeri,
cacciatorpediniere e sommergibili, 2 corazzate pesanti (le bellissime Bismarck e Tirpitz) una
portaerei.
Presto parleremo delle avventure di queste navi e dei loro equipaggi.
Bisogna aggiungere che a Londra gli Stati Maggiori non erano molto preoccupati delle intenzioni
tedesche – conoscendo la sproporzione di forze – nemmeno per il traffico mercantile messo in
pericolo dalle navi corsare, costruite comunque in numero limitato, mentre erano molto più
preoccupati dai reali danni che avrebbero procurato i sommergibili.
Solo W. Churchill, memore delle vicissitudini di pochi anni prima vissute personalmente, invio'
allarmanti promemoria sia allo Stato Maggiore che al Presidente americano F.D.Roosvelt; i fatti gli
daranno ragione quando scoppierà il conflitto e sarà nominato Primo Lord del Mare e poi Primo
Ministro.
IL PIANO “Z” DI RIARMO TEDESCO
Nel 1938, dopo l'”Anschluss” dell' Austria e la prossima occupazione della Cecoslovacchia i venti di
guerra sono ormai percepibili per tutti. Il dittatore nazista e il suo entourage pretendono che le
Regioni di lingua tedesca occupate ancora da milioni di persone di etnia tedesca vengano
restituite alla Germania; è interessante aggiungere che con la prossima occupazione senza colpo
ferire della Cecoslovacchia con il consenso delle Potenze europee la Germania occuperà la più
grande industria metallurgica d'Europa,la Skoda e con essa la lavorazione dell'acciaio e circa 300
nuovi carri armati moderni senza i quali la sconfitta della Francia avrebbe avuto meno probabilità.
Hitler convoca l'ammiraglio Raeder con gli alti ufficiali e sollecita un piano di sviluppo della flotta;
come gli è consueto il Fuhrer inganna gli interlocutori prevedendo l'inizio del conflitto nel 1942 e
oltre. Raeder presenta un progetto di costruzioni a lunga scadenza con proiezione oltre il 1945 che
comprende anche la costruzione di centinaia di sommergibili come sollecitato dall'amm. Karl
Donitz che nel 1° conflitto mondiale era stato un ufficiale esperto e decorato nell'arma
sottomarina.
Raeder oltre che pianificare la ricostruzione della Marina Germanica ha un altro obiettivo:
“tenere la politica fuori dalla Marina”, cosa non facile perché gli ufficiali di marina erano visti con
diffidenza dal regime nazista e spesso erano oggetto di indagine con le loro famiglie da parte della
Gestapo, come accadde anche agli ufficiali prussiani dell'Esercito.
Raeder trasmise alla Marina i suoi principi morali, proibì agli ufficiali di aderire a partiti politici e
mantenne il vecchio saluto navale. Le direttive di Raeder erano la garanzia che i marinai erano
persone oneste non coinvolte negli eccessi del regime nazista.
Insomma, anche la casta degli ufficiali di carriera di tradizione di famiglia guardava con diffidenza e
spesso con sprezzo i borghesi ambiziosi che avevano fatto carriera aderendo ciecamente al credo
nazista. Come si sa, i numerosi complotti contro Hitler furono orditi da ufficiali prussiani per tutta la
durata della guerra e si conclusero il 20 Luglio 1944 con l'esplosione della carica armata dal
Colonnello K.von Stauffenberg cui segui' una feroce repressione delle SS e della Gestapo.
Raeder scelse comandanti ed equipaggi in base all'esperienza e alla professionalità, uomini poco
schierati con il regime, salvando anche ufficiali di origine ebrea dalle persecuzioni antisemite
facendo ricorso, pur se malvolentieri, ad una vecchia conoscenza: Reinhard Heydrich, lo spietato
capo dell'SD-SS, ex ufficiale di marina congedato con disonore.
Con notevole abilità fu organizzata preventivamente la logistica, le rotte e le comunicazioni in
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modo da garantire alle navi da combattimento, agli incrociatori ausiliari e alla flotta di sommergibili
negli oceani gli appoggi fondamentali per i rifornimenti; il tutto funzionò molto egregiamente,
meglio che della omologa organizzazione della Gran Bretagna.
Di fatto la Kriegsmarine entra in guerra con 2 incrociatori da battaglia (Gneisenau e Scharnhost) 3
corazzate “tascabili” (Lutzow, Admiral Scheer, Admiral Graf Spee) 1 incrociatore pesante e 5
leggeri cui si aggiungono circa 50 unita' minori e 60 sommergibili.
Sono ancora in allestimento le due potenti corazzate gemelle Tirpitz e Bismarck e 2 incrociatori
pesanti.
La portaerei Zeppelin non verra' ultimata per volontà del Fuhrer e di Goering.
E' doveroso sottolineare che vi sono ormai fondamentali differenze con i battelli di vent'anni prima,
sono miglioramenti tecnologici che influenzano tattiche e strategie: propulsione diesel invece che
caldaie a vapore cioè maggiori velocità e autonomia, idrovolanti catapultabili per osservazione e
tiro, sofisticate ottiche di puntamento, radar D.T.G., potenti stazioni radio, ecoscandaglio e sonar
S.Gerat, saldatura elettrica delle lamiere non più rivettate, sistemi di cifrazione “enigma” e “ultra”, i
primi calcolatori elettronici di tiro, giropilota.
Come poi vedremo durante la guerra di corsa condotta da queste unita' e dai mercantili armati, gli
equipaggi saranno in soprannumero comprendendo gli equipaggi da preda atti a condurre i
mercantili catturati in Patria con in più le squadre di camuffamento e inganno con abbondanti
dotazioni di vernici, falsi fumaioli, identificativi per confondere le navi incontrate. Gli equipaggi da
preda devono essere in grado di manovrare vascelli, propulsori, impianti sconosciuti in lingue
straniere e di affrontare con essi tutti i mari e i loro capricci al fine di tornare con la preda e il suo
carico nei porti della Francia occupata.
Per essere più' espliciti sulla modernità di queste unita' forniamo i dettagli delle due corazzate
gemelle Bismarck e Tirpitz, le più' potenti di quel momento, eleganti e razionali, si dice le più'
belle navi mai costruite:
lungh. 251 m. - largh. 36 m. - disloc. 51.000 t. - potenza 150.200 HP – 30 nodi di velocità –
autonomia 9000 miglia – corazza scafo 320 mm -corazza ponti 100 mm. - corazza torri 360 mm.
Con questa corazzatura di ottimo acciaio saldato le due navi erano ritenute praticamente
inaffondabili. Armamento: 8 cannoni da 380/47 - 12 cannoni da 150/55 – 16 cannoni da 105/65 mitragliere da 37 e 20 mm. Equipaggio 2400 uomini.
SECONDA GUERRA MONDIALE – le navi corsare tedesche
Come spesso accade nella Storia, assistiamo durante la guerra alla replica delle linee di condotta
applicate 20 anni prima, causa la sproporzione di forze con la Gran Bretagna: i gruppi navali
britannici diventano il contrasto più efficace contro i sommergibili e gli incursori al traffico. Lo
stesso Winston Churchill, nominato nuovamente Primo Lord dell'Ammiragliato nel settembre
1939 (osannato dai marinai con il grido “Winnie is back !”) poi Primo Ministro il 10 Maggio 1940
dopo la caduta di Chamberlain, ripete le stesse linee di condotta e le prescrizioni da adottare
(aggiungendo le portaerei di scorta che 20 anni prima non esistevano) costringendo la Royal Navy
ad adottare la tattica di usare numerosi e consistenti gruppi da battaglia al fine di trovare e
sconfiggere un nemico agguerrito e fantasma. Comunque la Royal Navy entra in guerra senza navi
dedicate alla scorta dei convogli e alla caccia dei sommergibili, cerca di riempire questo vuoto
accettando 50 vecchie navi scorta dagli Stati Uniti dette “tre pipe” e ..digerisce i difetti delle
corvette classe “Flower” in costruzione la cui velocità è inferiore a quella degli U-Boot in
emersione. Le corvette “Flower” (foto) robuste ma instabili, nel biennio 1940-1942 saranno
costruite in ben 145 esemplari in Gran Bretagna e in 113 in Canada.
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La fornitura delle navi scorta americane, nell'Accordo “Affitti e prestiti” classe “Wickes” e “Clemson”
viene ceduta in cambio dell'affitto di basi oltremare per 99 anni.
Un altro errore iniziale dell'Ammiragliato britannico è di dare per scontata, come dottrina, l'efficacia
del sonar (ASDIC) nella lotta contro i sommergibili: in realtà esso si rivela scarsamente utile contro
i sommergibili in immersione e inutile contro quelli in emersione.
Praticamente adesso è la Royal Navy ad adattarsi alle strategie della Kriegsmarine e non il
contrario, disperdendo così le forze che vagano in squadre in Atlantico cercando corsari e
sommergibili e allentando la scorta sui convogli.
Forse è questo uno dei pochi errori di Winston Churchill.
Causa la disparità di forze per l'anticipo sull'inizio delle dichiarazioni di guerra e per le perdite
durante l'occupazione della Norvegia, la Kriegsmarine si limita ad azioni di caccia ai mercantili
eseguita da singole navi di prima linea o da gruppi di due o tre, evitando ove possibile, lo scontro
diretto con le squadre inglesi, condannando comunque navi e equipaggi coraggiosi a un finale
glorioso ma inutile, come vedremo.
I numeri sulle flotte antagoniste sono significativi: la Germania entra in guerra con 13 navi da
battaglia compresi gli incrociatori leggeri e 27 sommergibili; Gran Bretagna e Francia sommano
107 navi da battaglia, 7 portaerei inglesi e 135 sommergibili.
Dopo alcuni indubbi successi all'inizio del conflitto e gli scontri in Atlantico e in Norvegia,
per la cui conquista ambedue le Marine perdono molte navi, la guerra al traffico passa in mano ai
sommergibili per volontà' di Hitler che asseconda la strategia di Donitz.
Le porte dell'Atlantico
Il problema strategico della Marina tedesca durante i due conflitti è la posizione infelice delle basi,
basta guardare una cartina geografica per capire come la Gran Bretagna costituisce un gigantesco
ostacolo tra i i porti e i cantieri del Mare del Nord e l'Atlantico, una situazione che consente alla
flotta inglese di impedire a quella tedesca di raggiungere qualsiasi parte del mondo senza passare
davanti alle basi britanniche affrontando il contrasto concentrato della Home Fleet. Anche se, come
è successo nel caso della “Graaf Spee” e della “Bismarck” viene elusa la sorveglianza inglese, le
navi si ritrovano poi senza via di ritirata.
All'inizio della guerra inglesi e francesi cominciano a considerare la Norvegia neutrale come un'
importante zona di occupazione per impedire l'invio di minerale di ferro dalla Svezia alla Germania
attraverso il porto di Narvik e progettano di occupare gli attracchi per dominare il Mare del Nord e
tutti i passaggi che portano verso l'Atlantico.
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Per le medesime ragioni come detto sopra al fine di avere rotte più dirette verso l'Atlantico, la
Germania attacca immediatamente la Norvegia sbarcando truppe dalle navi scortate da
incrociatori e U-Boot; la grande novità di questa operazione è l'invio di truppe aviotrasportate a
bordo di Junkers 52 (foto sopra) con la copertura di caccia e bombardieri nonché l'utilizzo di
reparti d' assalto paracadutisti del generale Kurt Student.
Per la prima volta nella Storia viene combattuta con successo una battaglia con
operazioni combinate in mare, terra, cielo; questo è il prologo al “Blitzkrieg” che
renderà la Wehrmacht invincibile per i primi due anni del conflitto.
Molto presto i generali tedeschi come Erwin Rommel, Heinz Guderian, Erich von
Manstein, Kurt Student, i grandi innovatori e i giocatori d'azzardo, in sintonia con i
propositi di Hitler, rivelando tutti i loro talenti, lasceranno sconcertati e sconfitti i
generali alleati che applicano ancora le strategie della guerra precedente. Ancora,
gli Alleati si renderanno conto amaramente che gli ufficiali, sottufficiali e semplici
soldati tedeschi hanno più iniziativa, determinazione e addestramento.
Le truppe francesi e inglesi, poco attrezzate, sbarcano confusamente senza la protezione aerea e
dopo un mese i 25.000 uomini vengono reimbarcati a fatica.
Un'altra doccia fredda è la beffa, dovuta all'impreparazione, che consente alle navi tedesche di
attraversare il Mare del Nord passando a nord della Scozia senza essere rilevate per la mancanza
di collaborazione tra la Royal Navy e il Coastal Command della RAF.
Poi si rimedierà in seguito.
La campagna di Norvegia costa alla Gran Bretagna 2 incrociatori, 7 cacciatorpediniere e 8
sommergibili, una perdita abbastanza sopportabile per la Royal Navy, ma che provoca la caduta
del Governo Chamberlain, uno scambio di accuse e litigi tra francesi e inglesi, mentre il morale
dei tedeschi nonostante tutto sale alle stelle.
E' invece determinante per le scelte strategiche della Kriegsmarine la perdita di 3 incrociatori, 10
cacciatorpediniere, 8 sommergibili e navi trasporto più alcune navi importanti danneggiate: rimasta
al momento con poche navi da battaglia efficienti rinuncia definitivamente agli scontri diretti, come
fu 20 anni prima quello della battaglia dello Jutland.
Queste perdite hanno, molto probabilmente, anche l'effetto di far ripensare e poi rinunciare a Hitler
l' intenzione di invadere l'Inghilterra.
Per la cronaca c'è da aggiungere l' altra ragione che farà cancellare l'invasione dell'Inghilterra, la
strenua resistenza dei giovani e inesperti piloti da caccia della RAF – la cui speranza di vita era di
una settimana – contro gli smaliziati piloti della Luftwaffe durante la Battaglia di Inghilterra. In
questo fondamentale frangente Hermann Goering dimostrerà la sua incapacità strategica e la sua
mancanza di lungimiranza non avendo mai voluto costruire un bombardiere strategico
quadrimotore.
Con la veloce occupazione della Francia clamorosamente sconfitta tra il maggio e il giugno 1940,la
Germania occupa i porti della Normandia che si affacciano direttamente sull'Atlantico: Lorient,
Brest, Saint-Nazaire, La Pallice,Tolone; questi porti, poi rinforzati con giganteschi bacini e bunker
in cemento armato, diventano per tutta la guerra approdi e cantieri sicuri per navi di superficie e
sommergibili. Credo che uno dei più evidenti errori degli inglesi durante la Seconda Guerra
Mondiale sia stato di aver consentito la realizzazione di queste gigantesche infrastrutture,uno dei
più importanti progetti di edilizia militare di tutta la Storia.
Tornando alle intenzioni di Hitler,il dittatore non si fermerà nel suo progetto di dominio sull' Europa,
infatti dopo la Polonia, la Francia e le altre Nazioni il 21 Giugno 1941 attaccherà l'Unione Sovietica
stracciando, come gli era molto facile, il “Patto Ribbentrop-Molotov” e cogliendo assolutamente di
sorpresa Joseph Stalin; infatti fino al giorno prima treni e treni carichi di minerali, petrolio, grano e
approvvigionamenti passavano dalla Russia alla Germania in cambio di tecnologia (poca) e di
macchinari moderni (ancora meno).
L'ammiraglio Raeder (foto) è costretto a condividere tale cambiamento di strategia, del resto
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prevedibile, poiché ormai si rende conto che il poco naviglio di superficie, per quanto nuovo e di
eccellente qualità, non può sfidare la numerosa flotta britannica; di fatto la guerra sul mare si
trasforma un' altra volta, dopo 20 anni, in guerra ai convogli alleati, non sempre inizialmente
scortati, condotta dai sommergibili riuniti in “branchi di lupi “ mentre le singole navi corsare di
superficie, siano navi da battaglia oppure incrociatori ausiliari, hanno un ruolo poco determinante
per il vero risultato finale, anzi, vengono sacrificate con gli equipaggi in missioni quasi senza
ritorno.
Di fatto gli epici scontri navali a gran colpi di cannone, tanto cari nei secoli alle
Marinerie, si esauriscono dopo il 1940: sommergibili, grandi portaerei, portaerei di
scorta, bombardieri, aerosiluranti soppiantano le grosse bocche da fuoco. Negli
ultimi tempi vedremo entrare in scena anche i primi missili antinave teleguidati,
come quello che nel 1943 affonderà la corazzata “Roma”.
Per la precisione negli anni di guerra i sommergibili tedeschi affondano vascelli per 15.000.000
t. mentre le navi di superficie ne affondano 1.600.000 t.
Con uno sforzo logistico e industriale incredibile la Germania nazista in cinque anni costruisce
circa un migliaio di sommergibili nonostante i bombardamenti alleati, molti dei quali ancora in
cantiere all'armistizio, ma dopo il 1941 con l'entrata in guerra degli Stati Uniti la produzione di
trasporti alleati, navi su navi e mercantili “Liberty” su mercantili compenserà in maniera
soverchiante le perdite inflitte da tedeschi, italiani e giapponesi.
Per fare un esempio della capacità produttiva americana,le navi “Liberty” (foto sotto)capaci di
trasportare merci, armi e truppe, nel solo 1942 sono prodotte in 746 esemplari - per un totale di
ben 2.700 unità - praticamente due per ogni giorno - la stessa consistenza dell'intera flotta
mercantile italiana nel 1940 prima che Mussolini improvvisamente entrasse in guerra e buona
parte ne fosse confiscata dal nemico.
Per fare un'altro esempio, saranno consegnate alla Royal Navy ben 45 unità CVE (Carrier
Vessel Escort) portaerei di scorta classe “Bogue” di 10.000 t. (foto a destra) capaci di portare circa
20 aerei ricavate da mercantili; l'Italia non riuscirà nemmeno a terminare la propria “Aquila”
rimasta incompleta in cantiere (foto a sin.).
Forse sarebbe stato meglio spendere meglio le risorse e ristrutturare con un ponte di volo qualche
mercantile trasformandolo in una CVE come la classe “Bogue” inglese.
Per calcare la dose il coordinamento tra Regia Marina e Aviazione è sempre stato carente (anche
oggi....) facendo mancare alla flotta il supporto aereo e di ricognizione: aerei con scarsa autonomia
che decollano da terra, spesso senza trovare le proprie navi, sono episodi ricorrenti durante tutto il
conflitto.
Dopo queste digressioni a tutto tondo, finalmente seguiamo le avventure negli oceani di due
famosi incrociatori ausiliari, poi parleremo di alcune famose navi da battaglia nel loro ruolo di
corsare.
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GLI INCROCIATORI AUSILIARI – Hilfskreuzer
La Marina germanica,considerata la perdita delle colonie e dei punti di appoggio oltremare, si
occupa poco dell'uso bellico di mercantili armati; viene pero' organizzato per tempo ed anticipando
di anni il conflitto, un efficiente sistema di appoggio alle navi e ai sommergibili in Spagna, America
Meridionale e in Oriente al fine di permettere alle navi e ai sommergibili di navigare a lungo e di
attaccare il naviglio mercantile in luoghi lontani.
Il criterio di scelta degli equipaggi degli incrociatori ausiliari è di ingaggiare marinai di lungo corso
non più' giovani e volontari,con ufficiali provenienti dalla marina mercantile che avessero viaggiato
parecchio nel mondo, che conoscessero luoghi lontani, ai quali affidare l'iniziativa delle operazioni
con libertà di azione, contrariamente agli equipaggi delle navi di linea cui si richiede disciplina e
stretto rispetto della gerarchia.
L'organico di bordo certe volte supera i 300 uomini, adatti a lunghe crociere anche di anni senza
riposo e senza approdi amichevoli.
Vengono scelte poche unita' mercantili di costruzione recente, gli spazi a bordo sono ampliati per
fare posto a eventuali prigionieri, alle armi e alle attrezzature per la posa di mine. Sono grosse
navi, il tonnellaggio è mediamente di 12.000 t. con velocità intorno ai 12 nodi e una consistente
autonomia per permettere lunghe campagne d' oltreoceano.
Gli equipaggi sono in soprannumero comprendendo gli equipaggi da preda, certo non in situazioni
comode e sovente con alimentazione precaria, le condizioni del mare sono spesso improbe con
lunghi turni di osservazione, per cui sono molto forti le aspettative di incontro con navi rifornitrici
che consegnano la posta anche se molto datata e rifornimenti freschi. Certamente questi
equipaggi esperti sono ben consci della soverchiante superiorità della Royal Navy, sanno che
nonostante la vastità dei mari prima o poi si sarebbe presentato inevitabilmente un incrociatore
inglese a chiudere i conti..ma eppure..
Gli armamenti occultati sono vecchi cannoni da 150mm. in impianto singolo, risalenti alla prima
guerra mondiale, mitragliere antiaeree da 37 e 20 mm., mine, tubi lanciasiluri occultati nello scafo
e idrovolanti Arado o Heinkel trasportati nella stiva.
Resta evidente che le direttive di comportamento vietano ove possibile scontri con navi di linea di
armamento superiore piuttosto che con analoghe navi.
La tradizione di correttezza e rispetto verso il nemico non viene affatto dimenticata,
compatibilmente con la situazione di bordo, non ultima la tendenza a rilasciare prigionieri e
naufraghi vicino alle coste piuttosto che a bordo di altri vascelli rifornitori, oppure rilasciati perché
non belligeranti.
Il numero degli incrociatori ausiliari rimane limitato ad una prima serie di 5 seguita da una seconda
serie di 4: citiamo alcuni nomi famosi “Komet” “Atlantis” “Pinguin” “Kormoran”.
L'organo direttivo di tutte le navi assume la designazione SKL “See Kriegs Leitung”, che
riuscirà con successo e competenza a coordinare tra loro approdi sicuri, vascelli da guerra,
mercantili, rifornitori, corsari, sommergibili tedeschi e italiani in tutti i mari.
Ora raccontiamo alcune di queste avventure.
NAVE CORSARA “ATLANTIS” HSK 2
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Nel 1939 il cpt. Bernhard Rogge, ufficiale di lungo corso esperto di navigazione a vela, all'età di 40
anni prende il comando della motonave “Goldenfels” per la trasformazione in nave corsara –
incrociatore ausiliario. Dopo i lavori nei cantieri di Brema e Kiel la nave salpa nel 1940.
Rogge ha scelto personalmente l'equipaggio,300 marinai esperti che hanno navigato in molti mari,
che conoscono gli approdi, provenienti principalmente dalla marina mercantile. Sono volontari. In
breve il cpt. riesce a trasmettere entusiasmo e disciplina anche nei giovani ottenendo un ottimo
equipaggio. Uomo rispettoso dell'onore e della dignità' si conquisterà presto fama internazionale
per il suo comportamento verso prigionieri e naufraghi.
La nave esce in crociera attraverso il Circolo Artico per evitare la flotta inglese e fa rotta verso sud
fino all'Equatore.
Non mancano a questa longitudine le prede, abbordate o affondate, tra le quali un piroscafo con
molti passeggeri a bordo, salvati e rispettati, navi da carico, navi cisterna “persuase” con pochi
colpi di cannone di avvertimento quando cercano di fuggire.
L'Atlantis” continua la navigazione e ha successo nella sua opera di camuffamento e inganno
confondendo comandanti e Comandi alzando spesso la bandiera “K” che nel codice
internazionale significa alle prede di fermare le macchine.
Dopo 11 prede si sposta nell'Oceano Pacifico accostando Nuova Zelanda e Australia; qui cattura
altre prede tra cui la petroliera norvegese “Ketty Brovig” e la nave ”Speyback” che invia in
Germania con l'equipaggio da preda.
Nel maggio 1941, dopo un anno di navigazione, l'Atlantis attacca il traffico mercantile britannico nel
Pacifico Meridionale per tornare poi in Atlantico; SKL ordina una rotta di ritorno dopo questa
lunga navigazione verso la Germania anche per rifornire alcuni sommergibili vicino alle Isole di
Capo Verde.
Qui, nel novembre 1941, all'appuntamento con gli U-boot 68 e 126 si compie la fine della nave
corsara : il 22 novembre mentre sta rifornendo l' U-boot 126 all'orizzonte si affaccia l'incrociatore
pesante HMS“Devonshire”: il sommergibile taglia le manichette di rifornimento e si immerge senza
aspettare il suo comandante che era a bordo dell'Atlantis” per una meritata doccia !
Anziché tentare la fuga il cpt. Rogge tenta di ingannare un'altra volta,come gli era facile e
consueto, la nave britannica identificandosi come il mercantile danese “Poliphemus”.
Il sospettoso capitano inglese fa una verifica via radio con il suo Comando e scopre che tale nave
è in tutt'altri mari. L'incrociatore apre il fuoco furiosamente con i pezzi da 203 mm. e zigzaga a
tutta forza per evitare i siluri del sommergibile U 126 appena immerso. A questo punto la nave
corsara dispiega la bandiera di combattimento della Marina tedesca e risponde al fuoco con i
vecchi cannoni da 150mm. ma in breve tempo è un cumulo di rottami con 7 morti.
Rogge da' l'ordine di abbandono nave ed è l'ultimo a sbarcare, subito dopo la nave esplode e si
inabissa. Per timore del sommergibile il “Devonshire” si allontana senza raccogliere i 300 naufraghi
di cui una parte viene poi imbarcata a fatica nel ristretto spazio dell' U-126 riemerso, mentre la
maggior parte rimane sulle scialuppe al traino; in seguito vengono imbarcati 360 uomini sulla nave
appoggio “Python”.
Ma il “Devonshire” è sempre in agguato e piomba sulla nave appoggio mentre sta rifornendo due
sommergibili. Il “Python” viene affondato, tutti gli equipaggi si ritrovano ancora in balia delle onde
sulle scialuppe per giorni e giorni finché vengono presi al traino da due sommergibili, speranzosi
di raggiungere la Francia occupata in una crociera veramente disperata.
Finalmente tutti vengono imbarcati su sommergibili tedeschi e italiani coordinati da SKL .
Festeggiamenti e decorazioni attendono l'equipaggio al ritorno in Patria, Rogge (foto) viene
ricevuto da Hitler che gli consegna la medaglia di Cavaliere della Gran Croce di Ferro.
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Durante un anno e 7 mesi di navigazione la nave corsara ha raccolto 22 successi e ha sommato
146.000 t. di naviglio nemico perduto, senza aver provocato molti morti preoccupandosi sempre di
mettere in salvo passeggeri e marinai delle sue prede.
Nel 1958 rivediamo il cpt. Rogge divenuto contrammiraglio della Bundesmarine ricoprire l'incarico
di comandante della nuova Entità' Interforze NATO schierata in Germania.
Questo è il giusto riconoscimento per un ufficiale di Marina che si è sempre comportato
umanamente rispettando i nemici nonostante la situazione caotica e crudele dell'ultima guerra sui
mari.
La commissione d'inchiesta alleata che indago' dopo il conflitto sui crimini di guerra non trovo'
alcuna imputazione nei suoi confronti e fu subito rilasciato.
NAVE CORSARA “PINGUIN” - cifra “F” - 1940 - 1941
Gemella della “Goldenfels” (poi “Atlantis”) la grossa motonave “Kandelfels” fu anch'essa
trasformata in nave corsara con il medesimo armamento dell' “Atlantis”:i 6 vecchi cannoni da
150mm. sono occultati da cassoni in legno e un falso ponte copre il tutto, pronto ad essere
velocemente ribaltato per il tiro. Imbarca 420 uomini accuratamente selezionati e un idrovolante
Heinkel 114.(foto) Il comandante prescelto è il cpt. Felix Kruder (foto) di 45 anni, ufficiale di carriera
cordiale e schietto cui non mancano la rara dote della diplomazia e la conoscenza di diverse
lingue oltre a un notevole spirito di iniziativa e improvvisazione.
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Dopo alcune prove in mare la nave corsara salpa il 15 giugno 1940. Camuffata da mercantile
russo e grazie a un uragano, beffa la vigilanza britannica costeggiando la Norvegia e lo Stretto di
Danimarca entrando nell'Atlantico; rifornito un sommergibile in difficoltà raggiunge l'isola di
Ascension ove si camuffa da mercantile greco “Kossos”. Il 31 luglio affonda una nave inglese
carica di 7000 t. di grano, il 27 agosto nei pressi del Madagascar affonda tre piroscafi, un giorno
fortunato per il corsaro, ma non per le tre navi!
Il 7 ottobre cattura una nave cisterna norvegese di 9000 t. che viene ribattezzata “Passat” e che
viene attrezzata per la posa di mine nei passaggi più battuti intorno all'Australia – dove si è spinto
ora il cpt. Kruder con le due navi – intorno ai porti di Newcastle e Sydney.
Su queste mine salteranno 5 navi.
La “Passat” su ordine di SKL carica all'inverosimile, con a bordo molti prigionieri civili, donne,
bambini, e marinai si stacca dalla “Pinguin” e fa rotta verso la Germania.
Il cpt Kruder decide di battere le acque antartiche per predare la flotta norvegese di baleniere e
navi fattoria al fine di avviare in Patria carichi preziosi.
La fortuna e l'abilità aiutano e vengono catturate 11 baleniere e 3 navi fattoria norvegesi
con
20.000 t. di olio di balena – pari a qualche mese di razioni di margarina in Germania – e 10.000 t.
di nafta.
Tutte le navi catturate, meno una, raggiungono i porti della Francia occupata.
Lasciata la zona antartica il corsaro, con a bordo molti prigionieri, piega a nord costeggiando il
Mozambico dove fa altre 7 vittime mercantili.
Il numero dei prigionieri a bordo continua ad aumentare, ormai sono più di 200 stipati nelle stive e
la vita di bordo, non volendo violare le Convenzioni Internazionali, non è certo facile: tedeschi,
inglesi, indiani, norvegesi, musulmani e gente di colore hanno abitudini alimentari diverse, vi sono
scioperi della fame, proteste continue, problemi di igiene e di vigilanza. Gli equipaggi norvegesi
delle baleniere sono i più accaniti nelle proteste perché non accettano di essere stati depredati,
essendo la Norvegia un paese occupato; forse il cpt. Kruder voleva essere sicuro che il prezioso
olio di balena raggiungesse veramente la Germania piuttosto che arricchire con queste prede il
suo calmiere e la sua fama ?
Dopo aver abbordato altre navi, ed aver cannoneggiato quelle poche che rispondevano al fuoco
con i piccoli pezzi di bordo, si propone il problema di liberarsi degli oltre cinquecento prigionieri:
Kruder decide di rimandare subito in Germania la nave ausiliaria “Adjutant” che viene lasciata
libera, su ordine di SKL deve
fare rifornimento di carburante e rientrare in Patria con il
consuntivo più' brillante di tutte le navi corsare.
Il “Pinguin” si camuffa un'altra volta come mercantile norvegese “Tamerlane”
Il 7 maggio al largo delle Seychelles quella che poteva diventare tranquillamente la vittima n. 34, la
grossa petroliera britannica “British Emperor” cui fare rifornimento, diventa la Nemesi del corsaro:
Kruder e l'equipaggio sono allegri perché questa sembra l'ultima preda facile prima di rientrare in
Patria, ma il capitano della petroliera delude questa aspettativa – seguendo le raccomandazioni
di W. Churchill – non si fida dell'idrovolante con gli stemmi ridipinti e della nave camuffata,
accosta e fila via alla massima velocità trasmettendo “ Q Q Q” per radio.
Il pilota dell'idrovolante tedesco Heinkel torna sulla petroliera, cala un rampino con una manovra
semi suicida e strappa via le antenne della radio ma è troppo tardi.
La petroliera apre coraggiosamente il fuoco con il piccolo cannone da 76mm. ma I cannoni del
“Pinguin” fanno fuoco e la riducono a un rottame che affonda in un mare di fuoco; i naufraghi
vengono raccolti e i tedeschi si rassegnano di cercare un'altra opportunità per fare rifornimento.
Nel frattempo i segnali di allarme sono stati raccolti dall'incrociatore pesante “Cornwall” (foto) che
si dirige verso la zona seguito a distanza da un altro incrociatore e da una portaerei di scorta:
dall'incrociatore viene catapultato l'idrovolante che dopo una lunga ricerca trova il “Tamerlane” che
ritiene sia probabilmente la nave corsara che ha spadroneggiato per mesi in quei mari:
l'incrociatore fa rotta immediatamente e arriva a vista del “Tamerlane”: Kruder gioca la sua ultima
carta spacciandosi come il piroscafo norvegese, ma il cpt. Manwarring, dopo ore di meticolose
verifiche via radio con il Comando, non ci casca e decide di attaccare a tutta velocità sparando
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furiosamente.
L'incrociatore pesante inglese disloca 10.000 tons., raggiunge i 31 nodi di velocità, ha 4 torri da
203mm con una potenza di fuoco, anche a distanza, molto superiore a quella del “Penguin”.
La fuga è inutile perché il corsaro raggiunge a malapena i 16 nodi e il cpt. Kruder, come da
tradizione e onore, alza la bandiera tedesca e risponde al fuoco con i vecchi pezzi singoli da
150mm. L'incrociatore corazzato incassa un colpo a prua che non diminuisce il suo potenziale
bellico.
Lo scontro è decisamente impari e presto il “Pinguin” viene duramente colpito; il comandante
ordina l'abbandono nave e fa aprire le stive dove ci sono oltre 200 prigionieri, ma è troppo tardi: il
centinaio di mine contenute nelle stive esplodono e la nave affonda rapidamente spezzata in due
tronconi.
Si salvano soltanto 20 dei 200 prigionieri e 60 uomini dell'equipaggio del “Penguin” scompaiono
in mare 530 uomini compreso il cpt. Kruder.
Tutte le decorazioni che erano pronte in Patria per il comandante e l'equipaggio verrano
assegnate alla memoria.
Resta da chiedersi perché l'incrociatore britannico, sicuramente consapevole che vi fossero a
bordo molti prigionieri, non abbia dato assolutamente scampo al “Penguin” né perché il cpt.
Kruder abbia dato battaglia contro un avversario invincibile.
Per la cronaca, l'incrociatore pesante “Cornwall” verrà affondato da aerei giapponesi il 5 aprile
1942 durante i duri scontri soprannominati “il raid della domenica di Pasqua”.
Le due navi gemelle “Atlantis” e “Pinguin” sommano un bottino complessivo di 55 navi e 300.000 t.
di naviglio affondato o predato, cui si aggiunge il merito di aver distolto dozzine di navi nemiche
dai propri tradizionali compiti di scorta.
E' l'eccezionale risultato di ufficiali ed equipaggi preparati, motivati e dal comportamento
onorevole.
NAVI CORSARE ITALIANE
Negli anni '20 e '30 l'Italia aveva rinnovato la flotta mercantile facendo un enorme sforzo
industriale, compiuto da un Paese povero di materie prime, di carbone, di ferro e di
approvvigionamenti, stretto nel Mediterraneo in cui gli unici sbocchi, Suez e Gibilterra, erano in
mano agli inglesi. I possedimenti coloniali in Libia, Eritrea, Somalia e Etiopia, il cosiddetto “posto al
sole” tanto decantato dalla propaganda fascista, che erano costati l'“oro” degli italiani/e e fatica
per militari e civili, richiedevano naviglio per i trasporti di rifornimenti e persone; furono Colonie
costose e ben poco fruttifere per quegli italiani che contavano poco, promosse continuamente
dalla propaganda di un regime corrotto; casomai furono un “investimento a senso contrario” visto
che gli italiani vi costruirono strade, acquedotti e ponti che furono poi costretti a lasciare dopo
pochi anni causa la disfatta e la “resa” dell' 8 settembre 1943 (il dispaccio dell'Agenzia Reuters di
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quel giorno batte il termine “surrender” e non “armistice” giusto per la cronaca....).
Indimenticabili le scene dei poveri coloni italiani rimpatriati da navi ospedale con vigilanza inglese
che, sbarcati con aria affranta, non rispondono nemmeno al saluto fascista dei gerarchi che li
accolgono alle banchine. Anni di vite sprecate nella povertà e nelle disillusioni di un regime corrotto
abile solo nella propaganda.
Ma torniamo alla flotta mercantile italiana prima del 10 Giugno 1940, che mi piace definire il
giorno più disgraziato di tutta la nostra Storia: conta 780 mercantili moderni e ben attrezzati,
una flotta consistente in grado di fare fronte alle esigenze del nostro Paese che stava crescendo.
Poiché non vi è limite alla stupidità di certi megalomani principianti, prima del 10 Giugno la flotta
viene dispersa in tutti i mari cogliendo cosi', all'annuncio di guerra dato senza alcun preavviso, i
comandanti e gli equipaggi senza istruzioni e lontani da porti amici.
Conclusione: 215 navi vengono sequestrate in tutti i porti del mondo dal nemico e gli equipaggi
internati, praticamente una gravissima e decisiva sconfitta navale gratuita senza colpo ferire.
Una ventina di vascelli diventano “forzatori di blocco” raggiungendo i porti francesi occupati dai
tedeschi, altri servirono come rifornitori di sommergibili negli oceani. E' tutto qui, purtroppo.
Dimostrando competenza e lungimiranza, contrariamente al regime, lo Stato Maggiore della
Marina aveva previsto e attrezzato, ancora senza armi, alcuni grossi mercantili come incrociatori
ausiliari utili per la guerra di corsa, ma quando Supermarina offre al Comando Navale tedesco la
loro collaborazione si sente negare, con un po' di sprezzo, il consenso.
Solo tre mercantili furono di fatto attrezzati per la guerra di corsa: il “Monviso” il suo gemello
“Monginevro” (foto) e il “Monreale”.
Sono navi moderne di 5500 t. di stazza, velocità di 17 nodi, con autonomia aumentata fino a 5
mesi di navigazione, viene installato un armamento composto da: 6 cannoni da 150mm, 2
mitragliere da 37mm e due tubi lanciasiluri; l'equipaggio è di circa 100 uomini.
Causa la scarsità di mercantili , come già esposto prima, le navi sono invece destinate al
trasporto di truppe e rifornimenti verso il Nord Africa in quell'inferno sui mari che è diventato il
Mediterraneo.
Del resto, dove sarebbero potute andare a praticare la guerra di corsa, tipica delle grandi distese
oceaniche, non potendo uscire traversando i due stretti vigilati dagli inglesi ?
Le tre navi
verranno perdute durante gli eventi bellici.
NAVI DA BATTAGLIA CORSARE TEDESCHE
Corazzata “tascabile” Admiral Graaf Spee
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Il 21 agosto 1939 dal porto militare di Wilhelmshaven - non siamo ancora in tempo di guerra salpa la modernissima corazzata “tascabile” “Admiral Graaf Spee” completamente rifornita per una
lunga crociera; viene definita “tascabile” per l'innovazione tecnologica delle corazze saldate e non
imbullonate e per gli 8 motori Diesel che consentono in una corazzata un risparmio di peso nel
rispetto del dislocamento previsto dai Trattati di Versailles.
E' un vascello elegante e impressionante lungo 186 m. con le due grosse torri corazzate armate di
tre cannoni da 280mm capaci di una gittata di 36 km., altre torri minori e contraeree, lanciasiluri,
ecoscandaglio, sonar, radar, telemetria di ultima generazione, un equipaggio di 1150 marinai il
tutto per un peso di 16.000 t.; i motori Diesel consentono una velocità di 28 nodi con una
autonomia di 9.000 miglia. Corazze verticali, orizzontali e di controcarena sono di notevole
spessore di ottimo acciaio.
Con le gemelle “Deutschland” e “Admiral Scheer” sono le navi meglio progettate del secolo:
potenza di fuoco, strutture interne molto robuste, velocità le rendono capaci di resistere a colpi che
distruggerebbero altre navi.
Il comando è assegnato al cpt. Hans Langsdorff (foto) entrato in Marina nel 1912, un ufficiale di
carriera stimato dai superiori, cordiale, modesto di natura e non schierato politicamente.
Le istruzioni sono di aggirare non visti la Norvegia, Inghilterra, Islanda per poi immettersi in
Atlantico fino al Tropico del Cancro. Il 3 settembre la nave riceve un dispaccio cifrato da SKL : “le
ostilità con Gran Bretagna e Francia inizieranno oggi stesso “; gli ufficiali superiori aprono le
istruzioni sigillate con dentro gli ordini: da quel momento la corazzata deve applicare la guerra di
corsa contro il naviglio inglese e francese di concerto con la nave rifornitrice, la petroliera
“Altmark”. Non resta che obbedire e comunicare all'equipaggio la missione che li porterà in mari
distanti per molto tempo, come adesso vedremo.
Tra le coste del Brasile e l'isola di S. Elena vengono affondati 6 piroscafi i cui equipaggi sono tratti
in salvo e trasportati sulla “Altmark” oppure lasciati su scialuppe vicino alle coste.
Langsdorff si comporta cavallerescamente secondo il diritto internazionale con il nemico, cercando
di offrire alloggi e cibo dignitosi, i diari tenuti dai prigionieri testimoniano il suo comportamento.
La nave si camuffa continuamente, sceglie rotte poco battute e cerca di ingannare tutti sulla
propria identità. Al momento 6 navi sono ancora un magro bottino per la corazzata mentre il vero
risultato strategico è la costituzione di diversi gruppi di ricerca inglesi che navigano davanti
l'America meridionale, sulla rotta del Capo, a Freetown e a Dakar con il concorso di navi francesi,
navi da guerra importanti distolte dai propri compiti.
La Graaf Spee affonda ancora una nave cisterna e 3 mercantili, si rifornisce dalla Altmark su cui
vengono lasciati 300 prigionieri e fa rotta verso il Sud America vicino a Buenos Aires ove affonda
l'ultimo piroscafo, ma ormai la sua presenza è stata segnalata dalle vittime: l'ammiraglio Harwood,
che dirige tutte le operazioni, decide di attaccare immediatamente di giorno e di notte il corsaro
con i tre incrociatori disponibili in zona, l'incrociatore pesante “Exeter” ,gli incrociatori leggeri '
“Ajax” (foto) e “Achilles” nonostante la disparità di potenza e di gittata dei cannoni da 280mm.
della corazzata contro i 203mm. inglesi.
Così si compie il 13 Dicembre il famoso scontro a fuoco al largo di Rio della Plata.
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Causa un guasto all'idrovolante Arado ( foto) , Langsdorff viene sorpreso dall'arrivo delle tre navi,
identifica solo l'”Exeter”a lunga distanza e ritiene erroneamente che le altre due siano
cacciatorpediniere, ma accetta il combattimento nonostante le consegne ricevute; questo è il suo
primo errore.
Il secondo errore è di combattere controbordo per cui le velocità delle navi non consentono di
sfruttare in pieno la maggiore gittata delle torri da 280mm. La corazzata impegna con i grossi
calibri l'incrociatore pesante inglese e con le torri minori fa fuoco sugli incrociatori leggeri.
Harwood astutamente divide le tre navi al fine di evitare che la corazzata concentri il fuoco, ma il
tiro della “Graaf Spee” è ben preciso e danneggia molto gravemente l'incrociatore pesante
“Exeter” che incassa colpi al centro nave e sulle torri, viene colpito anche l'”Ajax” con due torri
rese inutilizzabili, tuttavia le navi inglesi sono ben determinate a non lasciare la preda sapendo
che stanno arrivando i rinforzi.
L'incrociatore “Exeter” si ritira dal combattimento dietro una cortina di fumo con 61 morti e 23 feriti
gravi, le altre due navi tallonano anche se a fatica la corazzata tascabile tedesca.
Langsdorff stesso è ferito a un braccio e ha una lieve commozione cerebrale.
Riuniti gli ufficiali sul ponte comunica la sua decisione, nella impossibilità di raggiungere la Patria
attraverso il Mare del Nord, di rifugiare la nave nel vicino porto di Montevideo nell' Uruguay
neutrale per riparare i danni e seppellire i morti.
Sono state fatte molte critiche, forse troppe, al comportamento di Langsdorff: la nave ha ricevuto
20 colpi ma salvo un montacarichi delle munizioni fuori servizio e una falla di due metri, è in grado
di combattere efficacemente avendo le riserve di munizioni adeguate. Però un colpo ha distrutto
le cisterne dell'acqua potabile - l'impianto di dissalazione a vapore serve solo per i motori - le
cucine sono fuori servizio, la riserva di farina è inutilizzabile, a bordo vi sono 37 morti e 57 feriti
gravi per cui il Comandante, con l'autonomia decisionale che gli è concessa dal grado, ritiene di
non avere altre alternative.
Il 14 dicembre 1939 la “Graaf Spee” entra nel porto di Montevideo; si è riunita una gran folla di ogni
Nazione con la Stampa internazionale che segue da vicino la vicenda, i radiocronisti molto
eccitati trasmettono in diretta tutte le fasi, migliaia di persone assisteranno alla vicenda sino alla
sua fine.
Mentre Langsdorff scende a terra per partecipare ai funerali dei marinai morti si accende una
disputa molto accesa tra il Consolato tedesco e quello inglese presso il Governo uruguaiano, si
tratta di decidere quanto tempo si può concedere alla corazzata per rimanere nel porto neutrale
per le riparazioni. Il Consolato tedesco chiede 2 settimane – il tempo sufficiente per riparare i danni
– mentre gli inglesi lo vogliono limitare a 24 ore poi portate a 72; secondo le regole internazionali
oltre quest'ultimo termine la nave sarebbe posta in disarmo e l'equipaggio internato.
Il governo di Montevideo sceglie il compromesso di 72 ore.
In Germania vi sono discussioni tra Hitler, il generale Jodl suo aiutante e l'ammiraglio Raeder: alla
fine è Hitler a decidere ordinando l'autoaffondamento e proibendo a Langsdorff di perire a bordo
della sua nave, come sarebbe da tradizione.
Il 17 dicembre la “Graaf Spee” lascia il porto con a bordo un equipaggio minimo seguita da due
rimorchiatori e raggiunto il limite delle acque territoriali si autoaffonda con una serie di potenti
esplosioni bruciando fino al mattino successivo (foto) poi si inabissa. Era una nave molto robusta.
L'equipaggio, trasferito preventivamente sui rimorchiatori, viene internato assieme al resto
rimasto a terra, fino alla fine della guerra.
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Il 19 dicembre Langsdorff si suicida con la sua pistola di ordinanza avvolto nella bandiera della
vecchia marina imperiale.
Così finisce la prima sfida condotta da navi di superficie al traffico britannico, una vittoria parziale
inglese che ridà un po' di fiducia all'opinione pubblica.
Con una certa delusione la Kriegsmarine cambia parzialmente la propria strategia optando
sull'utilizzo dei sommergibili e degli incrociatori ausiliari corsari per minacciare le principali rotte
mercantili. Verranno ancora svolte altre incursioni con incrociatori e “corazzate tascabili”,
beffando la Royal Navy, come ad esempio l' “Admiral Scheer” che decima in poco tempo a
cannonate un convoglio affondando 19 navi e l' “Admiral Hipper” che affonda 12 navi; poi
vedremo qui nel dettaglio le vicende della corazzata “Bismarck” che ha sempre attirato
l'attenzione dei lettori appassionati, compreso lo scrivente.
Ma prima parleremo dell'ombra della “Graaf Speer”, la fedele petroliera “Altmark” del suo
equipaggio e dei 300 prigionieri a bordo.
LA PETROLIERA “ALTMARK” - l'incidente diplomatico - l'invasione della Norvegia
Occupiamoci per un momento non di navi da guerra ma di una nave rifornitrice, battelli poco noti e
dimenticati dalla Storia che invece sono stati fondamentali per la riuscita di ogni operazione
navale: certo non sono navi rimaste nel mito ma hanno affrontato migliaia di miglia in mari ostili
condotte da equipaggi coraggiosi, sotto ogni bandiera, facendosi trovare puntualmente nel bel
mezzo degli Oceani per rifornire le più “nobili” navi da combattimento e i sommergibili.
La petroliera “Altmark” pesa a pieno carico 20.000 t., raggiunge la ragguardevole velocità di 21
nodi, è armata con tre cannoni da 150mm. e due cannoncini antiaerei da 20mm., l'equipaggio
conta 135 uomini, in alcuni vani e stive si possono ricoverare i prigionieri fatti dalle navi corsare.
Nell'agosto 1939 secondo le disposizioni del piano di mobilitazione di Hitler e di Raeder attraversa
l'Oceano e si rifornisce nel Texas di 10.000 t. di nafta.
La petroliera segue nelle sue rotte trasversali e rifornito tempestivamente per ben 5 volte la “Graaf
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Spee” e ha accolto a bordo 300 prigionieri, con poche comodità ma nutriti e curati.
Rimasta sola dopo l'affondamento della “corazzata tascabile” rimane invisibile nel sud Atlantico per
due mesi e soltanto il 22 gennaio 1940 inizia non vista il lungo viaggio di ritorno verso la Patria o
un porto occupato, traverso le Isole Faer Oer e l'Islanda. Però viene avvistata da un ricognitore
inglese che segnala la sua rotta presunta verso la Norvegia neutrale.
Winston Churchill, Primo Lord del Mare, dà immediatamente l'ordine a una squadra di
cacciatorpediniere di intercettarla, liberare i prigionieri e affondarla. La squadra trova la petroliera
al limite delle acque territoriali norvegesi ma la “Altmark” si rifugia in un fiordo norvegese ritenendo
di avere diritto alla protezione prevista dalle Convenzioni Internazionali.
Immediatamente le diplomazie inglesi e tedesche fanno pesanti pressioni sul Governo di Oslo,
dopo lunghe discussioni viene concordata una ispezione a bordo da parte delle Autorità locali; gli
ispettori affermano che la nave è vuota e che i prigionieri non ci sono....sembra strano non
abbiano visto e sentito 300 uomini rinchiusi nei compartimenti e nelle stive !!
Il cap. Vian del cacciatorpediniere “Cossack” (foto) riceve da un Churchill inflessibile e determinato
l'ordine perentorio di abbordare la nave, anche se in acque neutrali: il “Cossack” si fa largo trai i
ghiacci, avviene un breve scambio di cannonate con 7 morti tedeschi e la petroliera si arena sugli
scogli del fiordo dopo aver tentato di speronare il caccia. I prigionieri sono liberati e imbarcati sul
caccia inglese mentre l' “Altmark” e il suo equipaggio vengono internati in Norvegia.
L'incidente diplomatico con veementi accuse reciproche di collaborazione attuata da un Paese
neutrale manda Hitler a nozze per le sue intenzioni di invadere la Norvegia per le ragioni già
descritte prima: la Norvegia deve diventare la base per navi e aerei e il porto di Narvick è
fondamentale per l'importazione di ferro e nichel dalla Svezia. Astutamente ben prima dell'inizio
delle ostilità Hitler aveva già trovato un alleato in Vidkum Quisling, il fondatore del partito filonazista
norvegese, che gli aveva garantito la consegna del Paese e la sua collaborazione. Pertanto, detto
e fatto, il 9 aprile 1940 inizia l'operazione “Weserubung” con l'invasione della Norvegia che si
arrende ben presto.
Il corpo di spedizione britannico e francese viene sconfitto e i 25.000 soldati vengono ritirati dalle
navi con perdite non indifferenti.
Ora è tutto pronto per le campagne di terra contro Olanda, Belgio e Francia.
Il “Piano Manstein” è stato affinato e condiviso da un Hitler che ama l'azzardo e le idee
innovative, le divisioni corazzate hanno ragione in 40 giorni di queste Nazioni – una vittoria-lampo
insperabile anche per i generali prussiani – e ben presto il corpo di spedizione britannico di
300.000 soldati si ritroverà senza fiato a Dunkerque, dove sarà imbarcato con la perdita di tutti gli
armamenti.
Ma questa è un'altra Storia.
E' ora di narrare l'epopea famosa e tragica della corazzata “Bismarck” e dell'incrociatore
pesante “Prinz Eugen” contro tutto quello che la Royal Navy riesce a scatenare di
contrasto a queste due belle e potenti navi.
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Corazzata “Bismarck”
Impostata nel cantiere Blohm&Voss di Amburgo nel 1936 la corazzata, così battezzata in onore del
Cancelliere Otto von Bismarck, è la risposta del piano di riarmo tedesco alla denuncia di Hitler dei
Trattati di Versailles e alle loro limitazioni sugli armamenti navali: con la gemella “Tirpitz” sono
considerate le più potenti e moderne corazzate di quel momento, solo le gigantesche “Yamato”
giapponesi supereranno queste dimensioni.
All'inizio della guerra solo la “Bismarck” è approntata in stato ragionevolmente avanzato, mentre la
“Tirpitz” viene consegnata più tardi nei primi mesi del 1941 e la portaerei “Graf Zeppelin” non verrà
completata – negando alla Kriegsmarine il supporto aereo lontano.
Lo stesso errore di non costruire portaerei viene fatto anche dall'Italia che non completa la
propria, le due Marine non vogliono comprendere che ormai il potere sui mari è legato
essenzialmente alla supremazia data dal mezzo aereo. La lezione della “notte di Taranto” del 11
novembre 1940 nella quale dalla portaerei “Illustrious” a poca distanza decollano in piena notte
due ondate di biplani “Fairey Swordfish” che in 90' con i siluri mettono fuori servizio buona parte
della flotta italiana (foto corazz.”Cavour” semiaffondata ) ormeggiata a Taranto non viene
compresa e non si farà nulla per rimediare.
Sono significative le parole dell' amm. A.Cunningham “tutti i fagiani erano nel nido” con buona
grazia degli sprovveduti ammiragli italiani.
Lanciato dalle portaerei il “Fairey Swordfish” (foto) è un biplano che sembra uscito dalla guerra
precedente, è in metallo, legno e tela con le ali ripiegabili,il carrello fisso e l' abitacolo scoperto per
i tre membri dell'equipaggio, decolla in poco spazio ed è un mezzo con ottima portanza aerea
idoneo all'attacco a bassa quota; ne vengono costruiti ben 2.392 esemplari utilizzati sulle portaerei
principali e su quelle minori di scorta fino al 1945, è affidabile ed è armato di un siluro da 457mm:
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in mano a equipaggi molto coraggiosi che vanno all'attacco in qualsiasi condizioni climatiche farà
danni in tutti i teatri e...parteciperà ad affondare la “Bismarck” come vedremo adesso.
Solo i giapponesi capiscono bene questo cambiamento di strategia costruendo molte portaerei e
inoltre, con amabile discrezione, si interessano tramite l'Ambasciata alle metodiche di
quest'attacco improvviso in un porto protetto come è Taranto: stanno progettando l'attacco a Pearl
Harbour e questa brutta esperienza altrui sarà per loro molto preziosa, come dimostrerà il
successo che otterranno nel dicembre 1941.
Il 5 maggio Hitler e lo Stato Maggiore (foto) visitano a Gotenhafen le due corazzate gemelle, il
dittatore rimane impressionato dalla evidente potenza delle navi, si intrattiene curioso a lungo nei
locali tecnicamente più avanzati e cerca di essere rassicurato sulla potenza di fuoco in grado di
sfidare e distruggere le scorte dei convogli alleati, poiché è stato deciso che la guerra di corsa
sarà la missione delle due corazzate.
A bordo l'amm. Gunther Lutjens (foto sin.) prende il comando della squadra; Lutjens ha 51 anni, è
un uomo alto con i capelli corti, l'espressione severa, taciturno, sincero, è dedito interamente al
servizio, rende il saluto navale anche a Hitler e non quello del partito.
Il comando della Bismarck viene affidato al cpt. Ernst Lindemann (foto destra) di 45 anni, renano,
il miglior allievo del suo corso, specialista di artiglieria, accanito fumatore e consumatore di caffè.
Mano a mano che l'allestimento e le prove vengono completati, sbarcano i tecnici e gli installatori e
salgono a bordo fotografi, giornalisti, gli equipaggi da preda, i giovani marinai tutti volontari. Si
imbarcano anche l'ufficiale superiore del servizio meteo e gli ufficiali di collegamento con la
Luftwaffe e con gli U-Boot, i piloti degli idrovolanti Arado per un totale di 2100 persone.
Non posso esimermi dal citare un episodio singolare quando si parla di precognizione la deriva
degli eventi ci fa dei brutti scherzi: un giorno viene simulato l'allagamento del locale a poppa in
basso vicino ai timoni; il marinaio Herbert Blum esprime i suoi dubbi sulla possibilità di intervenire
nel locale allagato e al termine della esercitazione il suo ufficiale esclama ridendo “le possibilità
che un colpo arrivi fin qui sotto sono una su centomila !”
Blum non scorderà questo episodio che come vedremo segnerà invece la sorte dell'equipaggio e
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della nave.
L'intenzione della Marina e di Hitler è di inviare la “Bismark”, l'incrociatore pesante “Prinz Eugen”
(foto)
di 14.000 t. e l'incrociatore “Gneisenau” in crociera nell'Atlantico per un attacco combinato ai
mercantili, non solo,ma anche con libera scelta dell'ammiraglio di attaccare
la scorta
pesantemente armata. Ma lo “Gneisenau” viene silurato nel bacino di Brest da un aerosilurante, il
cui coraggioso equipaggio perisce nell'impresa, e rimane in porto per i lavori di riparazione.
L'incrociatore pesante “Prinz Eugen”, varato nel 1938, che nella forma non per caso assomiglia
alla “Bismarck” pesa 18.500 t. è armato con 4 torri binate da 203mm. raggiunge i 33 nodi con un
equipaggio di 1450 uomini. E' una bella, veloce, elegante e robusta nave il cui unico difetto è la
scarsa autonomia.
I piani di questo momento della Marina tedesca comprendono non soltanto la guerra al traffico
nell'Atlantico ma anche la volontà di distogliere il nemico dal prossimo intervento in Grecia e a
Creta; infatti la Jugoslavia si è arresa e la Grecia capitola il 21 aprile 1941, ma sono rimaste in
mano agli inglesi in Mediterraneo le isole di Malta e di Creta. Al momento
Hitler e Mussolini
rinunciano a Malta mentre Creta viene invasa dall'alto con l'uso massiccio sia di paracadutisti, per
la prima volta in tutta la Storia, che di truppe aviotrasportate con i trimotori Ju 52: dopo quello che
inizialmente sembra un disastro i paracadutisti del gen. Kurt Student e le truppe aviotrasportate
hanno ragione della numerosa guarnigione inglese.
La Royal Navy è costretta a intervenire distogliendo molte navi per evacuare i 16.500 soldati
inglesi, australiani, neozelandesi.
L'invasione di
Creta dall'aria resta una operazione assolutamente innovativa e costosa
progettata da Kurt Student, ma sarà l'ultima grande operazione del corpo paracadutisti tedesco a
causa delle gravi perdite e dei troppi aerei distrutti; i paracadutisti in seguito saranno operativi
solo a terra, dove si distingueranno per tenacia, iniziativa e combattività come vedremo
nell'assedio di Monte Cassino e con la liberazione di Mussolini sul Gran Sasso.
Il giorno 18 maggio 1941 la “Bismarck” e il “Prinz Eugen” salpano dal porto di Gotenhafen, Lutjens
durante il rifornimento iniziale commette il suo primo errore di non riempire fino alla massima
capacità i serbatoi della “Bismarck” per via delle esalazioni che hanno ucciso alcuni operai
polacchi, una carenza di cui vedremo i riscontri negativi.
Il 16 maggio dai porti atlantici e dalla Francia partono le petroliere e le unità di esplorazione per
prendere le loro posizioni nei punti di attesa nell'Oceano Atlantico, a nord della Groenlandia e nelle
Azzorre; con questa teutonica preparazione in grande stile tutte queste navi dovranno provvedere
per tre mesi le due corsare di acqua, nafta, viveri e munizioni.
La rotta verso nord le porta a Kristiansand in Norvegia, durante il viaggio vengono avvistate dal
cacciatorpediniere svedese “Gotland” che invia un messaggio a Stoccolma, il messaggio viene
intercettato dalla resistenza norvegese e ritrasmesso all'Ammiragliato britannico tramite
un attachè militare inglese.
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Nella grande base della “Home Fleet” a Scapa Flow squilla il telefono verde dell'amm. Sir John
Tovey , è arrivato l'allarme da Londra; Tovey mette in condizioni di muovere tutte le navi presenti:
l'incrociatore da battaglia “Hood” - fino a quel momento la più grande nave da battaglia del mondo
- da 20 anni l'orgoglio della Royal Navy e dei sudditi britannici - la nuova corazzata “Princes of
Wales” non ancora a punto, la portaerei “Victorius”(foto) , l'incrociatore pesante “Repulse” e le altre
navi nei porti sull'Atlantico e Gibilterra.
Sir John Tovey (foto) ha una lunga esperienza di comando fin dalla guerra precedente, è un uomo
piccolo con gli occhi azzurri, ama la buona tavola e la buona compagnia,è una persona brillante e
piacevole.
Tovey divide la flotta in due gruppi: “Hood” con “Princes of Wales”, “King George V” e “Repulse”
con tutte le altre navi minori.
Le navi cominciano a muoversi, evitando i relitti della flotta tedesca autoaffondatasi 20 anni prima
e il relitto della corazzata “Royal Oak” silurata il 14 ottobre 1939 dall' U-Boot 47 (disegno sotto) del
cpt. Gunther Prien che ha beffato le protezioni entrando e uscendo inosservato e silenzioso con il
flusso di marea. Uno smacco all'orgoglio britannico che l'Ammiragliato non ha digerito e che si
accinge ora a vendicare.
Nel frattempo Lutjens porta le due navi alla fonda vicino al porto norvegese di Bergen, certo questi
giganti non passano inosservati agli abitanti delle belle casette sul mare, ma solo il “Prinz Eugen”
viene rifornito, la corazzata non fa rifornimento, nessuno ne saprà mai la causa dal taciturno
Lutjens che ha l'abitudine di non condividere i suoi progetti con i subalterni, probabilmente Lutjens
pensa di rifornire la corazzata dalla petroliera “Weissenburg” ad un giorno di navigazione. E' il suo
secondo grave errore che avrà un prezzo molto alto.
Proseguendo la rotta verso il canale di Danimarca le due grandi navi grigie spariscono ai ricognitori
inglesi nella nebbia grigia sempre più fitta.
Lutjens è rassicurato dalla nebbia e scrive sul giornale di bordo “oggi il tempo è il più adatto per
forzare il blocco”. Purtroppo riceve due informazioni sbagliate dalla ricognizione aerea:
- che il Gruppo Nord è ancora agli ormeggi a Scapa Flow, mentre invece ha già salpato
- che la potente Forza H è in rotta verso Creta mentre è ancora ormeggiata a Gibilterra pertanto
molto più vicina.
Nel freddo polare le due navi si fanno strada tra i ghiacci forzando la banchisa tra la Groenlandia e
la estrema penisola dell'Islanda, in un canale d'acqua spettacolare che il tempo ormai schiarito
rende visibile agli equipaggi entusiasti e orgogliosi composti da giovani marinai che non sono mai
stati prima fuori dalle acque costiere.
Le squadre sono composte dagli incrociatori “Suffolk” e “Norfolk”, che stanno tallonando le due
navi tedesche, mentre stanno arrivando gli incrociatori “Manchester”, “Birghingham. Aretthusa, le
corazzate , King George V,e l'incrociatore pesante Hood la più grande nave del momento vanto
della Marina di Sua Maestà.
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Alle ore 1800 il marinaio scelto Newell vede le due navi e urla con tutto il fiato “rilevamento verde
uno quattro zero” :nonostante i radar la Bismarck esce dalla foschia a sole 6 m. a dritta di prua del
“Norfolk” e apre rabbiosamente il fuoco. Le salve arrivano molto vicine poi tutto scompare nella
nebbia e nella tempesta di neve. Tutte le navi trasmettono continuamente situazione e posizioni
decrittando i messaggi ma l'uomo cui interessano veramente è l'amm. Holland sull' “Hood” che
con la “Princes of Wales” è il più vicino su rotta diretta. Intanto i due incrociatori inglesi
scavalcando le onde alte come case tallonano tenacemente i tedeschi
trasmettendo
continuamente rotte e posizioni grazie ai radar.
Contemporaneamente a Gibilterra distante 2000 m. la forza H prende il mare diretta a nord-ovest
nel grigio Atlantico composta dalla portaerei “Ark Royal” dall'incrociatore “Renown” e da altre navi:
tutto l'Ammiragliato è preoccupato del convoglio WS8B carico di truppe che in Atlantico è in rotta
delle due corsare.
Intanto le due squadre ormai sono in rotta di collisione, l'”Hood”meno protetto è a prua della
“Prince of Wales” e il “Prinz Eugen” viene scambiato per la corazzata cui assomiglia, per cui le navi
inglesi aprono il fuoco concentrato sull'incrociatore.
Nelle navi i telemetristi sono chini sugli strumenti ma gli specialisti tedeschi hanno il vantaggio
della maggiore precisione del telemetro stereoscopico mentre gli inglesi non hanno voluto
abbandonare quello a coincidenza, le distanze e tutti i dati di navigazione e meteo vengono
trasmessi ai calcolatori nei locali corazzati.
PRIMO SCONTRO
Danimarca
mattino 24 maggio 1941 ore 5,52 battaglia dello stretto di
Dopo diverse accostate le due squadre entrano in contatto, con gli inglesi in posizione di
svantaggio su un angolo stretto che impedisce alle torri di poppa di andare in punteria.
Il fuoco tedesco è concentrato sull' “Hood” con il vantaggio del vento che bagna le lenti dei
telemetri inglesi, i proiettili vanno su e giù continuamente.
L'”Hood” (disegno) varato nel 1918 è la più grande nave da guerra del momento, è più lungo della
Bismarck ed è armato con 8 cannoni da 381mm, pesa come la corazzata tedesca ma l' unico
tallone di Achille è la mancanza della corazzatura sui ponti superiori. La nave aveva effettuato
negli anni precedenti una lunga crociera in tutto il mondo di lingua inglese radunando folle enormi
di sudditi rassicurati dalla reale manifestazione del potere navale inglese e aveva partecipato
all'affondamento della flotta francese a Orano che l'amm. Gensoul si era rifiutato di consegnare
dopo la resa della Francia. Purtroppo non si era fatto in tempo a portarlo in cantiere per i lavori di
corazzatura aggiuntiva causa gli eventi bellici.
L'”Hood” viene colpito dalla seconda salva del “Prinz Eugen” con un incendio a bordo che non
sembra grave ma il fuoco indirizza la quinta bordata della “Bismarck”: un colpo incredibilmente
precipita dritto tra il centro nave e la poppa,perfora il ponte non protetto ed esplode nella
Santabarba; l'”Hood” salta per aria con una grande vampata (foto sotto) senza rumore,si divide in
due tronconi che spariscono sott'acqua trascinando con sé tutto l'equipaggio di 1451 uomini, si
salvano solo in tre.
Vengono ripescati ore dopo nel mare ghiacciato aggrappati alle zattere Carley.
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Mentre l'”Hood” si inabissa le due navi tedesche con gli equipaggi ancora increduli di tanto
successo concentrano il fuoco sulla “Prices of Wales” che viene colpita gravemente da 7 granate.
La nave ne ha abbastanza, le artiglierie hanno continui malfunzionamenti alle torri che i tecnici
civili della Vickers-Armstrong non riescono ad aggiustare, ci sono morti e feriti, ha incassato 4
granate da 380mm. e 3 da 203mm. emette la cortina di fumo e si disimpegna.
Sono passati solo 21 minuti dall'inizio della battaglia.
Il “Prinz Eugen” è intatto,ma la “Bismarck” ha ricevuto tre colpi, uno dei quali ha perforato due
depositi di nafta, la nave è leggermente sbandata e perde una scia di carburante troppo visibile
sul mare; Lutjens decide di lasciare libero il “Prinz Eugen” e di fare rotta verso Saint Nazaire
oppure Brest ma, come accennato precedentemente, la riserva di nafta diventa l'assillo
dell'equipaggio e segnerà presto il destino della corazza
Il Prinz Eugen rientra a Brest il 1° giugno 1941, parleremo in seguito del suo immeritato destino.
Il porto di Brest resta e resterà l'obiettivo primario della RAF che colpirà non gravemente i tre
incrociatori presenti nella rada (“Scharnorst” “Gneisenau” poi il “Prinz Eugen” medesimo).
Alla fine di questo evento l''ultima corazzata che rimane alla Kriegsmarine è la “Tirpitz” (gemella
della “Bismarck”) al sicuro nel Mare del Nord, pertanto la Germania decide di rinunciare di fatto al
controllo dell'Atlantico con le navi di superficie e di operare solo con i sommergibili – una ritirata
strategica ma sempre l'ammissione di una sconfitta – infatti il 12 febbraio 1942 le tre navi
forzeranno la Manica in una operazione ardita e ben coordinata ( non accadeva da tre secoli..) e
si metteranno al sicuro nel porto di Wilhelmshaven.
Tornando allo scontro, gli inglesi perdono il contatto causa il malfunzionamento dei radar e per le
condizioni climatiche, alcune navi si dirigono alle basi per il rifornimento di carburante. Nel
frattempo la forza H partita da Gibilterra (portaerei “Ark Royal”, incr.“Renown” e ”Sheffield”) si sta
riunendo nell'Atlantico alle altre navi. (vd. disegno delle rotte ).
Praticamente sono in mare alla caccia della “Bismarck”: 12 incrociatori, 5 corazzate, 2 portaerei e
numerosi cacciatorpediniere, tutti assillati dal pensiero di proteggere i 4 preziosi convogli in
navigazione da questa grigia e gigantesca nave che sembra inaffondabile e invincibile.
SECONDO SCONTRO - notte - attacco degli aerosiluranti Swordfish
L'amm. Lutjens si dirige a sud sud ovest verso la linea di agguato predisposta dagli U- Boote dal
Comando Navale, tallonato ormai da 24 ore dalla flotta inglese nonostante le tempeste e i
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piovaschi, poi cambia idea e fa rotta a ovest dirigendo verso Brest per il rifornimento di nafta e per
godere della protezione aerea.
Poco dopo le ore 22.00 dalla portaerei “Victorius” al buio con il ponte scivoloso decollano 9 biplani
“Swordfish” condotti da equipaggi con poca esperienza di appontaggi su portaerei ma ben
determinati e coraggiosi. Girano a vuoto per molto tempo,poi trovano finalmente la corazzata che li
ha già avvistati e che apre un fuoco spaventoso con tutti i 50 pezzi di bordo illuminando a giorno la
notte con le bordate giallastre,rosse e verdi dei traccianti, uno spettacolo incredibile e mortale. Nel
buio della notte i biplani di tela con il carrello fisso, gli equipaggi in postazioni aperte sotto la
pioggia e al freddo volteggiano molto bassi sul mare sfiorando i marosi con il carrello cercando le
posizioni di lancio dei siluri; gli artiglieri tedeschi guardano affascinati e ammirati questi aerei, che
sembrano usciti dal “Circo di von Richtofen” di anni prima, che sfidano il maltempo e la loro
possente artiglieria.
Per quasi un miracolo nessun aereo viene abbattuto, un solo siluro raggiunge la corazzata
esplodendo contro la spessa cintura superiore di acciaio, con l'unico risultato di scrostare la
vernice.
Poi la flotta inglese perde il contatto con la “Bismarck” che ha cambiato ancora rotta dirigendo
verso Brest per fare rifornimento e trovare un approdo protetto.
A Londra la BBC trasmette mestamente tutte le notizie dell' insuccesso e le perdite subite
“pensiamo che il mondo sia finito se i tedeschi hanno affondato l”Hood” non c'è più speranza..”
A Berlino invece il Ministro della Propaganda dr. J.Goebbels si impadronisce subito delle buone
notizie trasmettendo per radio soddisfazione e euforia sommate alla vittoria ottenuta
nell'occupazione di Creta da parte delle truppe aerotrasportate e della Kriegsmarine che ha
danneggiato alcune navi della Royal Navy.
La gente a terra, i civili delle varie nazionalità nelle loro case anche se toccate dalla guerra, non
immaginano nemmeno le sofferenze e i disagi che gli equipaggi inglesi, polacchi e tedeschi stanno
soffrendo nelle navi squassate dai marosi alti come palazzi, senza dormire da giorni per i continui
allarmi, al gelo del tempo inclemente sui ponti scoperti con i vetri rotti dalle proprie bordate o
devastati dalle schegge ma la fuga e l'inseguimento continuano testardamente anche se la paura
di morire tocca tutti gli uomini, il prezzo è troppo alto per rinunciare e gli ordini vanno eseguiti con
estrema dedizione e sacrificio come da tradizione delle Marine di lungo corso.
TERZO SCONTRO
26 maggio ore 10.30
La Royal Navy ha perduto nel maltempo e per l'ennesima volta le tracce della corazzata, ma la
ricognizione aerea nonostante tutto continua: il ricognitore idrovolante a lungo raggio Catalina
Z209, di costruzione americana (foto sotto) del Coastal Command con a bordo anche un
guardiamarina americano, dopo ore e ore di volo avvista a 690 miglia da Brest la “ Bismarck” che
apre immediatamente il fuoco ma ormai la sua posizione viene trasmessa all'Ammiragliato
britannico.
Finalmente adesso il viceammiraglio sir James Somerville comandante della forza H sa di essere
distante solo 100 miglia dalla corazzata, perciò a portata dell'autonomia degli aerosiluranti.
Sir James Somerville,dopo una breve malattia, si è ripresentato in servizio spontaneamente ed
essendo un comandante esperto di lunga carriere, ha assunto il comando della forza H.
E' un uomo simpatico e vivace, ha cooperato nell'evacuazione delle truppe inglesi a Dunkerque e
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con la forza H ha bombardato la flotta francese a Orano. La forza H è appena rientrata a Gibilterra
dopo avere rinforzato Malta che è sotto assedio con il lancio di 48 caccia Hurricane
Vengono lanciati gli Swordfish che, scambiando lo “Sheffield” per la “Bismarck” attaccano
fortunosamente a vuoto la nave inglese; durante il riarmo degli aerei i siluri sono muniti di acciarino
a percussione programmati a una certa quota sostituendo quelli magnetici che hanno deluso.
Ore 19.00
La “Bismarck” è distante solo 38 miglia,l'Ark Royal “mette la prua al vento nella tempesta e 15
aerosiluranti decollano pericolosamente nelle incappellate alte come un palazzo.
Ore 20.53
Dopo aver rilevato l'esatta posizione della corazzata nemica tramite lo “Sheffield” che la tallona da
vicino con il radar, i lenti e goffi aerosiluranti attaccano in più sezioni e a diverse quote sotto il
fuoco tremendo della corazzata; poi giunge un messaggio alle forze inglesi “riteniamo di non aver
messo alcun siluro a segno” ma nella foga del combattimento si sbagliano. Comunque tutti gli
equipaggi degli “Swordfish” sono salvi, solo qualche aereo nel rientro si capovolge per via della
tempesta e viene buttato in mare.
Delusione e sconforto ormai hanno pervaso gli inglesi, è notte fonda e con la tempesta in corso
sembra che nulla ormai possa fermare la “Bismarck” nel suo rientro nell'approdo sicuro e le navi
britanniche sono al limite dell'autonomia.
Poi il rilevamento radar segnala che la corazzata sta girando praticamente in tondo.
Nell'ultimo attacco un siluro ha colpito a poppa sotto la linea di galleggiamento nei locali
agghiaccio allagando i compartimenti e bloccando i timoni a 15°, proprio come si era immaginato
il marinaio Blum – addetto alla sicurezza – alla partenza; Blum si ricorda benissimo di questa sua
predizione intanto che lavora faticosamente per riparare i danni non riparabili..un colpo
assolutamente imprevedibile ma fatale, un'altro siluro ha colpito a centro nave senza fare danni.
La nave ora può solo manovrare alla bassa velocità di 6 nodi usando le tre eliche intatte,
l'intervento semisuicida della squadra sommozzatori si rivela inutile e intanto la nafta continua a
fuoriuscire.
Ore 23.24
La squadra di cacciatorpediniere inglesi e il polacco “Piorun” vanno all'attacco con tutti i 14 siluri
con l'unico risultato di doversi ritirare con danni a bordo dalla furiosa reazione delle batterie della
“Bismarck”
Ore 8.47
La corazzata “Rodney” e la “King George V” (foto sotto dx) aprono il fuoco sulla gigantesca nave
ferita ormai ferma come su un pontone da tiro (foto sotto sx) che non riesce più a rispondere al
fuoco non potendo mantenere una rotta lineare.
Ore 9.31
La torre “D” “Dora” della corazzata tira il suo ultimo colpo,la nave viene colpita dai proiettili da
406mm e 356mm. tirati dalla distanza di 9 km dalle due corazzate inglesi. Il cpt. Lindemann
ordina l'autoaffondamento, l'amm. Lutjens sembra si sia suicidato la notte precedente.
L'equipaggio chiuso nei locali corazzati non si rende completamente conto della situazione, non
percepisce gli ordini e continua la propria missione, la corazzata è ormai un relitto in fiamme con i
cannoni contorti, costellata di squarci cui guizzano le fiamme con fumo grigio e nero da tutte le
fessure.
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Gli inglesi guardano con ammirazione e sgomento la nave che ha combattuto valorosamente fino
in fondo e che è ancora inaffondabile; l'amm. Tovey rinuncia di finire il relitto con le artiglierie, lo
preoccupano sia la scarsità di nafta sia l'arrivo degli U-Boote pertanto ordina di finirla con i siluri
dei cacciatorpediniere, ne vengono lanciati tre che danno il colpo di grazie. Centinaia di uomini
muniti di salvagente si buttano in acqua dal relitto.
27 marzo ore 10.30
La “Bismarck” scompare sotto il mare con le eliche ancora in movimento, la poppa appesantita si
immerge per prima poi la grande prua svasata.
Nell'acqua cosparsa di nafta annaspano centinaia di naufraghi, le navi inglesi raccolgono solo 107
marinai (tra cui il marinaio Blum) poi si allontanano lasciandoli in balia dell'oceano perché sembra
sia stato avvistato un sommergibile nemico.
Il relitto (foto) giace alla profondità di 4800 m a circa 600 km dal porto di Brest, una recente
spedizione subacquea lo ha fotografato e sembra sia ancora in ottimo stato, tanto questa nave era
ben costruita.
Il Governo tedesco lo ha dichiarato sacrario di guerra e le coordinate non sono rese note.
La caccia alle due navi rimane uno dei più famosi episodi di guerra navale di tutta la Storia; in quei
soli 8 giorni fu impegnata tutta la Royal Navy di mezzo pianeta, morirono 4000 uomini e andarono
a fondo due grandi navi orgoglio delle due Nazioni.
Probabilmente se la missione delle due corsare e delle altre di pari prestazioni si fosse svolta un
anno prima, quando la Royal Navy non aveva ancora messo a punto strumenti, mezzi e logistica,
avrebbero devastato i convogli nell'Atlantico con gravi ripercussioni sull'esito a medio termine del
conflitto.
La triste fine dell' incrociatore “Prinz Eugen”
La fine del conflitto sorprende l'incrociatore nel porto di Copenaghen; l'ultima grande nave della
Kriegsmarine viene consegnata alla Gran Bretagna in conto riparazioni danni di guerra, poi viene
ceduta agli Stati Uniti, trasferita a Filadelfia per lavori e riclassificata IX300 USS “Prinz Eugen”.
Salpa per l'atollo di Bikini dove viene impiegato assieme ad altre navi come bersaglio per i test
nucleari: il 7 luglio 1946 si trova a 1000 m. dall' esplosione in atmosfera della potenza di 20
kilotoni (= 20.000 t. di tritolo) che non provoca danni evidenti.
Il secondo test della medesima potenza ma subacqueo devasta la nave che però rimane a galla.
(foto sotto)
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Gli USA rinunciano al terzo test.
La nave viene trasferita in un atollo distante 160 km ed è ancora ben visibile.
Viene da chiedersi che fine abbiano visto gli equipaggi americani che poi hanno governato il relitto
pesantemente irradiato in zone pesantemente contaminate: sono anch'essi reduci atomici come
tutte le migliaia di militari di ogni Nazione freddamente coinvolti nelle centinaia di test nucleari svolti
negli ultimi sessant' anni su tutto questo pianeta.
Un destino iniquo per tutti, uomini, navi, Ambiente.
Febbraio 2014 - Valter Barretta
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